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1.1Ma il gran mostro infernal, che vede queti
1.2que' già torbidi cori e l'ire spente,
1.3e cozzar contra 'l fato e i gran decreti
1.4svolger non può de l'immutabil Mente,
1.5si parte, e dove passa i campi lieti
1.6secca, e pallido il sol si fa repente;
1.7e d'altre furie ancora e d'altri mali
1.8ministra, a nova impresa affretta l'ali.
2.1Ella, che dall'essercito cristiano
2.2per industria sapea de' suoi consorti
2.3il figliuol di Bertoldo esser lontano,
2.4Tancredi e gli altri più temuti e forti,
2.5disse: – Che più s'aspetta? or Solimano
2.6inaspettato venga e guerra porti.
2.7Certo (o ch'io spero) alta vittoria avremo
2.8di campo mal concorde e in parte scemo. –
3.1Ciò detto, vola ove fra squadre erranti,
3.2fattosen duce, Soliman dimora,
3.3quel Soliman di cui non fu tra quanti
3.4ha Dio rubelli, uom più feroce allora
3.5né se per nova ingiuria i suoi giganti
3.6rinovasse la terra, anco vi fòra.
3.7Questi fu re de' Turchi ed in Nicea
3.8la sede de l'imperio aver solea,
4.1e distendeva incontra a i greci lidi
4.2dal Sangario al Meandro il suo confine,
4.3ove albergàr già Misi e Frigi e Lidi,
4.4e le genti di Ponto e le bitine;
4.5ma poi che contra i Turchi e gli altri infidi
4.6passàr ne l'Asia l'arme peregrine,
4.7fur sue terre espugnate, ed ei sconfitto
4.8ben fu due fiate in general conflitto.
5.1Ma riprovata avendo in van la sorte
5.2e spinto a forza dal natio paese,
5.3ricoverò del re d'Egitto in corte,
5.4ch'oste gli fu magnanimo e cortese;
5.5ed ebbe a grado che guerrier sì forte
5.6gli s'offrisse compagno a l'alte imprese,
5.7proposto avendo già vietar l'acquisto
5.8di Palestina a i cavalier di Cristo.
6.1Ma prima ch'egli apertamente loro
6.2la destinata guerra annunziasse,
6.3volle che Solimano, a cui molto oro
6.4diè per tal uso, gli Arabi assoldasse.
6.5Or mentre ei d'Asia e dal paese moro
6.6l'oste accogliea, Soliman venne e trasse
6.7agevolmente a sé gli Arabi avari,
6.8ladroni in ogni tempo o mercenari.
7.1Così fatto lor duce, or d'ogni intorno
7.2la Giudea scorre, e fa prede e rapine
7.3sì che 'l venire è chiuso e 'l far ritorno
7.4da l'essercito franco a le marine;
7.5e rimembrando ognor l'antico scorno
7.6e de l'imperio suo l'alte ruine,
7.7cose maggior nel petto acceso volve,
7.8ma non ben s'assecura o si risolve.
8.1A costui viene Aletto, e da lei tolto
8.2è 'l sembiante d'un uom d'antica etade:
8.3vòta di sangue, empie di crespe il volto,
8.4lascia barbuto il labro e 'l mento rade,
8.5dimostra il capo in lunghe tele avolto,
8.6la veste oltra 'l ginocchio al piè gli cade,
8.7la scimitarra al fianco, e 'l tergo carco
8.8de la faretra, e ne le mani ha l'arco.
9.1– Noi – gli dice ella – or trascorriam le vòte
9.2piaggie e l'arene sterili e deserte,
9.3ove né far rapina omai si pote,
9.4né vittoria acquistar che loda merte.
9.5Goffredo intanto la città percote,
9.6e già le mura ha con le torri aperte;
9.7e già vedrem, s'ancor si tarda un poco,
9.8in sin di qua le sue ruine e 'l foco.
10.1Dunque accesi tuguri e greggie e buoi
10.2gli alti trofei di Soliman saranno?
10.3Così racquisti il regno? e così i tuoi
10.4oltraggi vendicar ti credi e 'l danno?
10.5Ardisci, ardisci; entro a i ripari suoi
10.6di notte opprimi il barbaro tiranno.
10.7Credi al tuo vecchio Araspe, il cui consiglio
10.8e nel regno provasti e ne l'essiglio.
11.1Non ci aspetta egli e non ci teme, e sprezza
11.2gli Arabi ignudi in vero e timorosi,
11.3né creder mai potrà che gente avezza
11.4a le prede, a le fughe, or cotanto osi;
11.5ma feri li farà la tua fierezza
11.6contra un campo che giaccia inerme e posi. –
11.7Così gli disse, e le sue furie ardenti
11.8spirogli al seno, e si mischiò tra' venti.
12.1Grida il guerrier, levando al ciel la mano:
12.2– O tu, che furor tanto al cor m'irriti
12.3(ned uom sei già, se ben sembiante umano
12.4mostrasti), ecco io ti seguo ove m'inviti.
12.5Verrò, farò là monti ov'ora è piano,
12.6monti d'uomini estinti e di feriti,
12.7farò fiumi di sangue. Or tu sia meco,
12.8e tratta l'armi mie per l'aer cieco. –
13.1Tace, e senza indugiar le turbe accoglie
13.2e rincora parlando il vile e 'l lento,
13.3e ne l'ardor de le sue stesse voglie
13.4accende il campo a seguitarlo intento.
13.5Dà il segno Aletto de la tromba, e scioglie
13.6di sua man propria il gran vessillo al vento.
13.7Marcia il campo veloce, anzi sì corre
13.8che de la fama il volo anco precorre.
14.1Va seco Aletto, e poscia il lascia e veste,
14.2d'uom che rechi novelle, abito e viso;
14.3e ne l'ora che par che il mondo reste
14.4fra la notte e fra 'l dì dubbio e diviso,
14.5entra in Gierusalemme, e tra le meste
14.6turbe passando al re dà l'alto aviso
14.7del gran campo che giunge e del disegno,
14.8e del notturno assalto e l'ora e 'l segno.
15.1Ma già distendon l'ombre orrido velo
15.2che di rossi vapor si sparge e tigne;
15.3la terra in vece del notturno gelo
15.4bagnan rugiade tepide e sanguigne;
15.5s'empie di mostri e di prodigi il cielo,
15.6s'odon fremendo errar larve maligne:
15.7votò Pluton gli abissi, e la sua notte
15.8tutta versò da le tartaree grotte.
16.1Per sì profondo orror verso le tende
16.2de gli inimici il fer Soldan camina;
16.3ma quando a mezzo del suo corso ascende
16.4la notte, onde poi rapida dechina,
16.5a men d'un miglio, ove riposo prende
16.6il securo Francese, ei s'avicina.
16.7Qui fe' cibar le genti, e poscia d'alto
16.8parlando confortolle al crudo assalto:
17.1– Vedete là di mille furti pieno
17.2un campo più famoso assai che forte,
17.3che quasi un mar nel suo vorace seno
17.4tutte de l'Asia ha le ricchezze absorte?
17.5Questo ora a voi (né già potria con meno
17.6vostro periglio) espon benigna sorte:
17.7l'arme e i destrier d'ostro guerniti e d'oro
17.8preda fian vostra, e non difesa loro.
18.1Né questa è già quell'oste onde la persa
18.2gente e la gente di Nicea fu vinta,
18.3perché in guerra sì lunga e sì diversa
18.4rimasa n'è la maggior parte estinta;
18.5e s'anco integra fosse, or tutta immersa
18.6in profonda quiete e d'arme è scinta.
18.7Tosto s'opprime chi di sonno è carco,
18.8ché dal sonno a la morte è un picciol varco.
19.1Su su, venite: io primo aprir la strada
19.2vuo' su i corpi languenti entro a i ripari;
19.3ferir da questa mia ciascuna spada,
19.4e l'arti usar di crudeltate impari.
19.5Oggi fia che di Cristo il regno cada,
19.6oggi libera l'Asia, oggi voi chiari. –
19.7Così gli infiamma a le vicine prove,
19.8indi tacitamente oltre lor move.
20.1Ecco tra via le sentinelle ei vede
20.2per l'ombra mista d'una incerta luce,
20.3né ritrovar, come secura fede
20.4avea, pote improviso il saggio duce.
20.5Volgon quelle gridando indietro il piede,
20.6scorto che sì gran turba egli conduce,
20.7sì che la prima guardia è da lor desta,
20.8e com' può meglio a guerreggiar s'appresta.
21.1Dan fiato allora a i barbari metalli
21.2gli Arabi, certi omai d'esser sentiti.
21.3Van gridi orrendi al cielo, e de' cavalli
21.4co 'l suon del calpestio misti i nitriti.
21.5Gli alti monti muggìr, muggìr le valli,
21.6e risposer gli abissi a i lor muggiti,
21.7e la face inalzò di Flegetonte
21.8Aletto, e 'l segno diede a quei del monte.
22.1Corre inanzi il Soldano, e giunge a quella
22.2confusa ancora e inordinata guarda
22.3rapido sì che torbida procella
22.4da' cavernosi monti esce più tarda.
22.5Fiume ch'arbori insieme e case svella,
22.6folgore che le torri abbatta ed arda,
22.7terremoto che 'l mondo empia d'orrore,
22.8son picciole sembianze al suo furore.
23.1Non cala il ferro mai ch'a pien non colga,
23.2né coglie a pien che piaga anco non faccia,
23.3né piaga fa che l'alma altrui non tolga;
23.4e più direi, ma il ver di falso ha faccia.
23.5E par ch'egli o s'infinga o non se 'n dolga
23.6o non senta il ferir de l'altrui braccia,
23.7se ben l'elmo percosso in suon di squilla
23.8rimbomba e orribilmente arde e sfavilla.
24.1Or quando ei solo ha quasi in fuga vòlto
24.2quel primo stuol de le francesche genti,
24.3giungono in guisa d'un diluvio accolto
24.4di mille rivi gli Arabi correnti.
24.5Fuggono i Franchi allora a freno sciolto,
24.6e misto il vincitor va tra' fuggenti,
24.7e con lor entra ne' ripari, e 'l tutto
24.8di ruine e d'orror s'empie e di lutto.
25.1Porta il Soldan su l'elmo orrido e grande
25.2serpe che si dilunga e il collo snoda,
25.3su le zampe s'inalza e l'ali spande,
25.4e piega in arco la forcuta coda.
25.5Par che tre lingue vibri e che fuor mande
25.6livida spuma, e che 'l suo fischio s'oda.
25.7Ed or ch'arde la pugna, anch'ei s'infiamma
25.8nel moto, e fumo versa insieme e fiamma.
26.1E si mostra in quel lume a i riguardanti
26.2formidabil così l'empio Soldano,
26.3come veggion ne l'ombra i naviganti
26.4fra mille lampi il torbido oceano.
26.5Altri danno a la fuga i piè tremanti,
26.6danno altri al ferro intrepida la mano;
26.7e la notte i tumulti ognor più mesce,
26.8ed occultando i rischi, i rischi accresce.
27.1Fra color che mostraro il cor più franco,
27.2Latin, su 'l Tebro nato, allor si mosse,
27.3a cui né le fatiche il corpo stanco,
27.4né gli anni dome aveano ancor le posse.
27.5Cinque suoi figli quasi eguali al fianco
27.6gli erano sempre, ovunque in guerra ei fosse,
27.7d'arme gravando, anzi il lor tempo molto,
27.8le membra amcor crescenti e 'l molle volto.
28.1Ed eccitati dal paterno essempio
28.2aguzzavano al sangue il ferro e l'ire.
28.3Dice egli loro: – Andianne ove quell'empio
28.4veggiam ne' fuggitivi insuperbire,
28.5né già ritardi il sanguinoso scempio,
28.6ch'ei fa de gli altri, in voi l'usato ardire,
28.7però che quello, o figli, è vile onore
28.8cui non adorni alcun passato orrore. –
29.1Così feroce leonessa i figli,
29.2cui dal collo la coma anco non pende
29.3né con gli anni lor sono i feri artigli
29.4cresciuti e l'arme de la bocca orrende,
29.5mena seco a la preda ed a i perigli,
29.6e con l'essempio a incrudelir gli accende
29.7nel cacciator che le natie lor selve
29.8turba e fuggir fa le men forti belve.
30.1Segue il buon genitor l'incauto stuolo
30.2de' cinque, e Solimano assale e cinge;
30.3e in un sol punto un sol consiglio, e un solo
30.4spirito quasi, sei lunghe aste spinge.
30.5Ma troppo audace il suo maggior figliuolo
30.6l'asta abbandona e con quel fer si stringe,
30.7e tenta in van con la pungente spada
30.8che sotto il corridor morto gli cada.
31.1Ma come a le procelle esposto monte,
31.2che percosso da i flutti il mar sovraste,
31.3sostien fermo in se stesso i tuoni e l'onte
31.4del ciel irato e i venti e l'onde vaste,
31.5così il fero Soldan l'audace fronte
31.6tien salda incontra a i ferri e incontra a l'aste,
31.7ed a colui che il suo destrier percote
31.8tra i cigli parte il capo e tra le gote.
32.1Aramante al fratel che giù ruina
32.2porge pietoso il braccio, e lo sotiene.
32.3Vana e folle pietà! ch'a la ruina
32.4altrui la sua medesma a giunger viene,
32.5ché 'l pagan su quel braccio il ferro inchina
32.6ed atterra con lui chi lui s'attiene.
32.7Caggiono entrambi, e l'un su l'altro langue
32.8mescolando i sospiri ultimi e 'l sangue.
33.1Quinci egli di Sabin l'asta recisa,
33.2onde il fanciullo di lontan l'infesta,
33.3gli urta il cavallo adosso e 'l coglie in guisa
33.4che giù tremante il batte, indi il calpesta.
33.5Dal giovenetto corpo uscì divisa
33.6con gran contrasto l'alma, e lasciò mesta
33.7l'aure soavi de la vita e i giorni
33.8de la tenera età lieti ed adorni.
34.1Rimanean vivi ancor Pico e Laurente,
34.2onde arricchì un sol parto il genitore:
34.3similissima coppia e che sovente
34.4esser solea cagion di dolce errore.
34.5Ma se lei fe' natura indifferente,
34.6differente or la fa l'ostil furore:
34.7dura distinzion ch'a l'un divide
34.8dal busto il collo, a l'altro il petto incide.
35.1Il padre, ah non più padre! (ahi fera sorte,
35.2ch'orbo di tanti figli a un punto il face!),
35.3rimira in cinque morti or la sua morte
35.4e de la stirpe sua che tutta giace.
35.5Né so come vecchiezza abbia sì forte
35.6ne l'atroci miserie e sì vivace
35.7che spiri e pugni ancor; ma gli atti e i visi
35.8non mirò forse de' figliuoli uccisi,
36.1e di sì acerbo lutto a gli occhi sui
36.2parte l'amiche tenebre celaro.
36.3Con tutto ciò nulla sarebbe a lui,
36.4senza perder se stesso, il vincer caro.
36.5Prodigo del suo sangue, e de l'altrui
36.6avidissimamente è fatto avaro;
36.7né si conosce ben qual suo desire
36.8paia maggior, l'uccidere o 'l morire.
37.1Ma grida al suo nemico: – E' dunque frale
37.2sì questa mano, e in guisa ella si sprezza,
37.3che con ogni suo sforzo ancor non vale
37.4a provocare in me la tua fierezza? –
37.5Tace, e percossa tira aspra e mortale
37.6che le piastre e le maglie insieme spezza,
37.7e su 'l fianco gli cala e vi fa grande
37.8piaga onde il sangue tepido si spande.
38.1A quel grido, a quel colpo, in lui converse
38.2il barbaro crudel la spada e l'ira.
38.3Gli aprì l'usbergo, e pria lo scudo aperse
38.4cui sette volte un duro cuoio aggira,
38.5e 'l ferro ne le viscere gli immerse.
38.6Il misero Latin singhiozza e spira,
38.7con vomito alterno or gli trabocca
38.8il sangue per la piaga, or per la bocca.
39.1Come ne l'Apennin robusta pianta
39.2che sprezzò d'Euro e d'Aquilon la guerra,
39.3se turbo inusitato al fin la schianta,
39.4gli alberi intorno ruinando atterra,
39.5così cade egli, e la sua furia è tanta
39.6che più d'un seco tragge a cui s'afferra;
39.7e ben d'uom sì feroce è degno fine
39.8che faccia ancor morendo alte ruine.
40.1Mentre il Soldan sfogando l'odio interno
40.2pasce un lungo digiun ne' corpi umani,
40.3gli Arabi inanimiti aspro governo
40.4anch'essi fanno de' guerrier cristiani:
40.5l'inglese Enrico e 'l bavaro Oliferno
40.6moiono, o fer Dragutte, a le tue mani;
40.7a Gilberto, a Filippo, Ariadeno
40.8toglie la vita, i quai nacquer sul Reno;
41.1Albazàr con la mazza abbatte Ernesto,
41.2cade sotto Algazelle Otton di spada.
41.3Ma chi narrar potria quel modo o questo
41.4di morte, e quanta plebe ignobil cada?
41.5Sin da quei primi gridi erasi desto
41.6Goffredo, e non istava intanto a bada;
41.7già tutto è armato, e già raccolto un grosso
41.8drapello ha seco, e già con lor s'è mosso.
42.1Egli, che dopo il grido udì il tumulto
42.2che par che sempre più terribil suoni,
42.3avisò ben che repentino insulto
42.4esser dovea de gli Arabi ladroni;
42.5ché già non era al capitano occulto
42.6ch'essi intorno scorrean le regioni,
42.7benchè non istimò che sì fugace
42.8vulgo mai fosse d'assalirlo audace.
43.1Or mentre egli ne viene, ode repente
43.2– Arme! arme! – replicar da l'altro lato,
43.3che in un tempo il cielo orribilmente
43.4intonar di barbarico ululato.
43.5Questa è Clorinda che del re la gente
43.6guida a l'assalto, ed have Argante a lato.
43.7Al nobil Guelfo, che sostien sua vice,
43.8allor si volge il capitano e dice:
44.1– Odi qual novo strepito di Marte
44.2di verso il colle e la città ne viene;
44.3d'uopo là fia che 'l tuo valore e l'arte
44.4i primi assalti de' nemici affrene.
44.5Vanne tu dunque e là provedi, e parte
44.6vuo' che di questi miei teco ne mene
44.7con gli altri io me n'andrò da l'altro canto
44.8a sostener l'impeto ostile intanto. –
45.1Così fra lor concluso, ambo gli move
45.2per diverso sentiero egual fortuna.
45.3Al colle Guelfo, e 'l capitan va dove
45.4gli Arabi omai non han contesa alcuna.
45.5Ma questi andando acquista forza, e nove
45.6genti di passo in passo ognor raguna,
45.7tal che già fatto poderoso e grande
45.8giunge ove il fero Turco il sangue spande.
46.1Così scendendo dal natio suo monte
46.2non empie umile il Po l'angusta sponda,
46.3ma sempre più, quanto è più lunge al fonte,
46.4di nove forze insuperbito abonda;
46.5sovra i rotti confini alza la fronte
46.6di tauro, e vincitor d'intorno inonda,
46.7e con più corna Adria respinge e pare
46.8che guerra porti e non tributo al mare.
47.1Goffredo, ove fuggir le impaurite
47.2sue genti vede, accorre e le minaccia:
47.3– Qual timor – grida – è questo? ove fuggite?
47.4Guardate almen chi sia quel che vi caccia.
47.5Vi caccia un vile stuol, che le ferite
47.6né ricever né dar sa ne la faccia;
47.7e se 'l vedranno incontra sé rivolto,
47.8temeran l'arme lor del vostro volto. –
48.1Punge il destrier, ciò detto, e là si volve
48.2ove di Soliman gli incendi ha scorti.
48.3Va per mezzo del sangue e de la polve
48.4e de' ferri e de' rischi e de le morti;
48.5con la spada e con gli urti apre e dissolve
48.6le vie più chiuse e gli ordini più forti,
48.7e sossopra cader fa d'ambo i lati
48.8cavalieri e cavalli, arme ed armati.
49.1Sovra i confusi monti a salto a salto
49.2de la profonda strage oltre camina.
49.3L'intrepido Soldan che 'l fero assalto
49.4sente venir, no 'l fugge e no 'l declina;
49.5ma se gli spinge incontra, e 'l ferro in alto
49.6levando per ferir gli s'avicina.
49.7Oh quai duo cavalier or la fortuna
49.8da gli estremi del mondo in prova aduna!
50.1Furor contra virtute or qui combatte
50.2d'Asia in un picciol cerchio il grande impero.
50.3Chi può dir come gravi e come ratte
50.4le spade son? quanto il duello è fero?
50.5Passo qui cose orribili che fatte
50.6furon, ma le coprì quell'aer nero,
50.7d'un chiarissimo sol degne e che tutti
50.8siano i mortali a riguardar ridutti.
51.1Il popol di Giesù, dietro a tal guida
51.2audace or divenuto, oltre si spinge,
51.3e de' suoi meglio armati a l'omicida
51.4Soldano intorno un denso stuol si stringe.
51.5Né la gente fedel più che l'infida,
51.6né più questa che quella il campo tinge,
51.7ma gli uni e gli altri, e vincitor e vinti,
51.8egualmente dan morte e son estinti.
52.1Come pari d'ardir, con forza pare
52.2quinci Austro in guerra vien, quindi Aquilone,
52.3non ei fra lor, non cede il cielo o 'l mare,
52.4ma nube a nube e flutto a flutto oppone;
52.5così né ceder qua, né là piegare
52.6si vede l'ostinata aspra tenzone:
52.7s'affronta insieme orribilmente urtando
52.8scudo a scudo, elmo ad elmo e brando a brando.
53.1Non meno intanto son feri i litigi
53.2da l'altra parte, e i guerrier folti e densi.
53.3Mille nuvole e più d'angeli stigi
53.4tutti han pieni de l'aria i campi immensi,
53.5e dan forza a i pagani, onde i vestigi
53.6non è chi indietro di rivolger pensi;
53.7e la face d'inferno Argante infiamma,
53.8acceso ancor de la sua propria fiamma.
54.1Egli ancor dal suo lato in fuga mosse
54.2le guardie, e ne' ripari entrò d'un salto;
54.3di lacerate membra empié le fosse,
54.4appianò il calle, agevolò l'assalto,
54.5sì che gli altri il seguiro e fèr poi rosse
54.6le prime tende di sanguigno smalto.
54.7E seco a par Clorinda o dietro poco
54.8se 'n gio, sdegnosa del secondo loco.
55.1E già fuggiano i Franchi allor che quivi
55.2giunse Guelfo opportuno e 'l suo drapello,
55.3e volger fe' la fronte a i fuggitivi
55.4e sostenne il furor del popolo fello.
55.5Così si combatteva, e 'l sangue in rivi
55.6correa egualmente in questo lato e in quello.
55.7Gli occhi fra tanto a la battaglia rea
55.8dal suo gran seggio il Re del Ciel volgea.
56.1Sedea colà dond'Egli e buono e giusto
56.2dà legge al tutto e 'l tutto orna e produce
56.3sovra i bassi confin del mondo angusto,
56.4ove senso o ragion non si conduce;
56.5e de l'Eternità nel trono augusto
56.6risplendea con tre lumi in una luce.
56.7Ha sotto i piedi il Fato e la Natura,
56.8ministri umili, e 'l Moto e Chi 'l misura,
57.1e 'l Loco e Quella che, qual fumo o polve,
57.2la gloria di qua giuso e l'oro e i regni,
57.3come piace là su, disperde e volve,
57.4né, diva, cura i nostri umani sdegni.
57.5Quivi ei così nel suo splendor s'involve,
57.6che v'abbaglian la vista anco i più degni:
57.7d'intorno ha innumerabili immortali,
57.8disegualmente in lor letizia eguali.
58.1Al gran concento de' beati carmi
58.2lieta risuona la celeste reggia.
58.3Chiama Egli a sé Michele, il qual ne l'armi
58.4di lucido adamante arde e lampeggia,
58.5e dice lui: – Non vedi or come s'armi
58.6contra la mia fedel diletta greggia
58.7l'empia schiera d'Averno, e insin dal fondo
58.8de le sue morti a turbar sorge il mondo?
59.1Va', dille tu che lasci omai le cure
59.2de la guerra a i guerrier, cui ciò conviene,
59.3né il regno de' viventi, né le pure
59.4piaggie del ciel conturbi ed avenene.
59.5Torni a le notti d'Acheronte oscure,
59.6suo degno albergo, a le sue giuste pene;
59.7quivi se stessa e l'anime d'abisso
59.8crucii. Così commando e così ho fisso. –
60.1Qui tacque, e 'l duce de' guerrieri alati
60.2s'inchinò riverente al divin piede;
60.3indi spiega al gran volo i vanni aurati,
60.4rapido sì ch'anco il pensiero eccede.
60.5Passa il foco e la luce, ove i beati
60.6hanno lor gloriosa immobil sede,
60.7poscia il puro cristallo e 'l cerchio mira
60.8che di stelle gemmato incontra gira;
61.1quinci, d'opre diversi e di sembianti,
61.2da sinistra rotar Saturno e Giove
61.3e gli altri, i quali esser non ponno erranti
61.4s'angelica virtù gli informa e move,
61.5vien poi da' campi lieti e fiammeggianti
61.6d'eterno dì là donde tuona e piove,
61.7ove se stesso il mondo strugge e pasce,
61.8e ne le guerre sue more e rinasce.
62.1Venia scotendo con l'eterne piume
62.2la caligine densa e i cupi orrori;
62.3s'indorava la notte al divin lume
62.4che spargea scintillando il volto fuori.
62.5Tale il sol ne le nubi ha per costume
62.6spiegar dopo la pioggia i bei colori;
62.7tal suol, fendendo il liquido sereno,
62.8stella cader de la gran madre in seno.
63.1Ma giunto ove la schiera empia infernale
63.2il furor de' pagani accende e sprona,
63.3si ferma in aria in su 'l vigor de l'ale,
63.4e vibra l'asta, e così lor ragiona:
63.5– Pur voi dovreste omai saper con quale
63.6folgore orrendo il Re del mondo tuona,
63.7o nel disprezzo e ne' tormenti acerbi
63.8de l'estrema miseria anco superbi.
64.1Fisso è nel Ciel ch'al venerabil segno
64.2chini le mura, apra Sion le porte.
64.3A che pugnar co 'l fato? a che lo sdegno
64.4dunque irritar de la celeste corte?
64.5Itene, maledetti, al vostro regno,
64.6regno di pene e di perpetua morte;
64.7e siano in quegli a voi dovuti chiostri
64.8le vostre guerre ed i trionfi vostri.
65.1Là incrudelite, là sovra i nocenti
65.2tutte adoprate pur le vostre posse
65.3fra i gridi eterni e lo stridor de' denti,
65.4e 'l suon del ferro e le catene scosse. –
65.5Disse, e quei ch'egli vide al partir lenti
65.6con la lancia fatal pinse e percosse;
65.7essi gemendo abbandonàr le belle
65.8region de la luce e l'auree stelle,
66.1e dispiegàr verso gli abissi il volo
66.2ad inasprir ne' rei l'usate doglie.
66.3Non passa il mar d'augei sì grande stuolo
66.4quando a i soli più tepidi s'accoglie,
66.5né tante vede mai l'autunno al suolo
66.6cader co' primi freddi aride foglie.
66.7Liberato da lor, quella sì negra
66.8faccia depone il mondo e si rallegra.
67.1Ma non perciò nel disdegnoso petto
67.2d'Argante vien l'ardire o 'l furor manco,
67.3benché suo foco in lui non spiri Aletto,
67.4né flagello infernal gli sferzi il fianco.
67.5Rota il ferro crudel ove è più stretto
67.6e più calcato insieme il popol franco;
67.7miete i vili e i potenti, e i più sublimi
67.8e più superbi capi adegua a gli imi.
68.1Non lontana è Clorinda, e già non meno
68.2par che di tronche membra il campo asperga.
68.3Caccia la spada a Berlinghier nel seno
68.4per mezzo il cor, dove la vita alberga,
68.5e quel colpo a trovarlo andò sì pieno
68.6che sanguinosa uscì fuor de le terga;
68.7poi fère Albin là 've primier s'apprende
68.8nostro alimento, e 'l viso a Gallo fende.
69.1La destra di Gerniero, onde ferita
69.2ella fu già, manda recisa al piano:
69.3tratta anco il ferro, e con tremanti dita
69.4semiviva nel suol guizza la mano.
69.5Coda di serpe è tal, ch'indi partita
69.6cerca d'unirsi al suo principio invano.
69.7Così mal concio la guerriera il lassa,
69.8poi si volge ad Achille e 'l ferro abbassa,
70.1e tra 'l collo e la nuca il colpo assesta;
70.2e tronchi i nervi e 'l gorgozzuol reciso,
70.3gio rotando a cader prima la testa,
70.4prima bruttò di polve immonda il viso,
70.5che giù cadesse il tronco; il tronco resta
70.6(miserabile mostro) in sella assiso,
70.7ma libero del fren con mille rote
70.8calcitrando il destrier da sè lo scote.
71.1Mentre così indomita guerriera
71.2le squadre d'Occidente apre e flagella,
71.3non fa d'incontra a lei Glidippe altera
71.4de' saracini suoi strage men fella.
71.5Era il sesso il medesmo, e simil era
71.6l'ardimento e 'l valore in questa e in quella.
71.7Ma far prova di lor non è lor dato,
71.8ch'a nemico maggior le serba il fato.
72.1Quinci una e quindi l'altra urta e sospinge,
72.2né può la turba aprir calcata e spessa;
72.3ma 'l generoso Guelfo allora stringe
72.4contra Clorinda il ferro e le s'appressa,
72.5e calando un fendente alquanto tinge
72.6la fera spada nel bel fianco, ed essa
72.7fa d'una punta a lui cruda risposta
72.8ch'a ferirlo ne va tra costa e costa.
73.1Doppia allor Guelfo il colpo e lei non coglie,
73.2ch'a caso passa il palestino Osmida
73.3e la piaga non sua sopra sé toglie,
73.4la qual vien che la fronte a lui recida.
73.5Ma intorno a Guelfo omai molta s'accoglie
73.6di quella gente ch'ei conduce e guida;
73.7e d'altra parte ancor la turba cresce,
73.8sì che la pugna si confonde e mesce.
74.1L'aurora intanto il bel purpureo volto
74.2già dimostrava dal sovran balcone,
74.3e in quei tumulti già s'era disciolto
74.4il feroce Argillan di sua prigione;
74.5e d'arme incerte il frettoloso avolto,
74.6quali il caso gli offerse o triste o buone,
74.7già se 'n venia per emendar gli errori
74.8novi con novi merti e novi onori.
75.1Come destrier che da le regie stalle,
75.2ove a l'uso de l'arme si riserba,
75.3fugge, e libero al fin per largo calle
75.4va tra gli armenti o al fiume usato o a l'erba:
75.5scherzan su 'l collo i crini, e su le spalle
75.6si scote la cervice alta e superba,
75.7suonano i piè nel corso e par ch'avampi,
75.8di sonori nitriti empiendo i campi;
76.1tal ne viene Argillano: arde il feroce
76.2sguardo, ha la fronte intrepida e sublime;
76.3leve è ne' salti e sovra i piè veloce,
76.4sì che d'orme la polve a pena imprime,
76.5e giunto fra nemici alza la voce
76.6pur com'uom che tutto osi e nulla stime:
76.7– O vil feccia del mondo, Arabi inetti,
76.8ond'è ch'or tanto ardire in voi s'alletti?
77.1Non regger voi de gli elmi e de gli scudi
77.2sète atti il peso, o 'l petto armarvi e il dorso,
77.3ma commettete paventosi e nudi
77.4i colpi al vento e la salute al corso.
77.5L'opere vostre e i vostri egregi studi
77.6notturni son; dà l'ombra a voi soccorso.
77.7Or ch'ella fugge, chi fia vostro schermo?
77.8D'arme è ben d'uopo e di valor più fermo. –
78.1Così parlando ancor diè per la gola
78.2ad Algazèl di sì crudel percossa
78.3che gli secò le fauci, e la parola
78.4troncò ch'a la risposta era già mossa.
78.5A quel meschin sùbito orror invola
78.6il lume, e scorre un duro gel per l'ossa:
78.7cade, e co' denti l'odiosa terra
78.8pieno di rabbia in su 'l morire afferra.
79.1Quinci per vari casi e Saladino
79.2ed Agricalte e Muleasse uccide,
79.3e da l'un fianco a l'altro a lor vicino
79.4con esso un colpo Aldiazìl divide;
79.5trafitto a sommo il petto Ariadino
79.6atterra, e con parole aspre il deride.
79.7Ei, gli occhi gravi alzando a l'orgogliose
79.8parole, in su 'l morir così rispose:
80.1– Non tu, chiunque sia, di questa morte
80.2vincitor lieto avrai gran tempo il vanto;
80.3pari destin t'aspetta, e da più forte
80.4destra a giacer mi sarai steso a canto. –
80.5Rise egli amaramente e: – Di mia sorte
80.6curi il Ciel, – disse – or tu qui mori intanto
80.7d'augei pasto e di cani –; indi lui preme
80.8co 'l piede, e ne trae l'alma e 'l ferro insieme.
81.1Un paggio del Soldan misto era in quella
81.2turba di sagittari e lanciatori,
81.3a cui non anco la stagion novella
81.4il bel mento spargea de' primi fiori.
81.5Paion perle e rugiade in su la bella
81.6guancia irrigando i tepidi sudori,
81.7giunge grazia la polve al crin incolto
81.8e sdegnoso rigor dolce è in quel volto.
82.1Sotto ha un destrier che di candore agguaglia
82.2pur or ne l'Apennin caduta neve;
82.3turbo o fiamma non è che roti o saglia
82.4rapido sì come è quel pronto e leve.
82.5Vibra ei, presa nel mezzo, una zagaglia,
82.6la spada al fianco tien ritorta e breve,
82.7e con barbara pompa in un lavoro
82.8di porpora risplende intesta e d'oro.
83.1Mentre il fanciullo, a cui novel piacere
83.2di gloria il petto giovenil lusinga,
83.3di qua turba e di là tutte le schiere,
83.4e lui non è chi tanto o quanto stringa,
83.5cauto osserva Argillan tra le leggiere
83.6sue rote il tempo in che l'asta sospinga;
83.7e, colto il punto, il suo destrier di furto
83.8gli uccide e sovra gli è, ch'a pena è surto,
84.1ed al supplice volto, il qual in vano
84.2con l'arme di pietà fea sue difese,
84.3drizzò, crudel!, l'inessorabil mano,
84.4e di natura il più bel pregio offese.
84.5Senso aver parve e fu de l'uom più umano
84.6il ferro, che si volse e piatto scese.
84.7Ma che pro, se doppiando il colpo fero
84.8di punta colse ove egli errò primiero?
85.1Soliman, che di là non molto lunge
85.2da Goffredo in battaglia è trattenuto,
85.3lascia la zuffa, e 'l destrier volve e punge
85.4tosto che 'l rischio ha del garzon veduto;
85.5e i chiusi passi apre co 'l ferro, e giunge
85.6a la vendetta sì, non a l'aiuto,
85.7perché vede, ahi dolor!, giacerne ucciso
85.8il suo Lesbin, quasi bel fior succiso.
86.1E in atto sì gentil languir tremanti
86.2gli occhi e cader su 'l tergo il collo mira;
86.3così vago è il pallore, e da' sembianti
86.4di morte una pietà sì dolce spira,
86.5ch'ammollì il cor che fu dur marmo inanti,
86.6e 'l pianto scaturì di mezzo a l'ira.
86.7Tu piangi, Soliman? tu, che destrutto
86.8mirasti il regno tuo co 'l ciglio asciutto?
87.1Ma come vede il ferro ostil che molle
87.2fuma nel sangue ancor del giovenetto,
87.3la pietà cede, e l'ira avampa e bolle,
87.4e le lagrime sue stagna nel petto.
87.5Corre sovra Argillano e 'l ferro estolle,
87.6parte lo scudo opposto, indi l'elmetto,
87.7indi il capo e la gola; e de lo sdegno
87.8di Soliman ben quel gran colpo è degno.
88.1Né di ciò ben contento, al corpo morto
88.2smontato dal destriero anco fa guerra,
88.3quasi mastin che 'l sasso, ond'a lui porto
88.4fu duro colpo, infellonito afferra.
88.5Oh d'immenso dolor vano conforto
88.6incrudelir ne l'insensibil terra!
88.7Ma fra tanto de' Franchi il capitano
88.8non spendea l'ire e le percosse invano.
89.1Mille Turchi avea qui che di loriche
89.2e d'elmetti e di scudi eran coperti,
89.3indomiti di corpo a le fatiche,
89.4di spirto audaci e in tutti i casi esperti;
89.5e furon già de le milizie antiche
89.6di Solimano, e seco ne' deserti
89.7seguìr d'Arabia i suoi errori infelici,
89.8ne le fortune averse ancora amici.
90.1Questi ristretti insieme in ordin folto
90.2poco cedeano o nulla al valor franco.
90.3In questi urtò Goffredo, e ferì il volto
90.4al fier Corcutte ed a Rosteno il fianco,
90.5a Selìn da le spalle il capo ha sciolto,
90.6troncò a Rossano il destro braccio e 'l manco;
90.7né già soli costor, ma in altre guise
90.8molti piagò di loro e molti uccise.
91.1Mentre ei così la gente saracina
91.2percote, e lor percosse anco sostiene,
91.3e in nulla parte al precipizio inchina
91.4la fortuna de' barbari e la spene,
91.5nova nube di polve ecco vicina
91.6che folgori di guerra in grembo tiene,
91.7ecco d'arme improvise uscirne un lampo
91.8che sbigottì de gli infedeli il campo.
92.1Son cinquanta guerrier che 'n puro argento
92.2spiegan la trionfal purpurea Croce.
92.3Non io, se cento bocche e lingue cento
92.4avessi, e ferrea lena e ferrea voce,
92.5narrar potrei quel numero che spento
92.6ne' primi assalti ha quel drapel feroce.
92.7Cade l'Arabo imbelle, e 'l Turco invitto
92.8resistendo e pugnando anco è trafitto.
93.1L'orror, la crudeltà, la tema, il lutto,
93.2van d'intorno scorrendo, e in varia imago
93.3vincitrice la Morte errar per tutto
93.4vedresti ed ondeggiar di sangue un lago.
93.5Già con parte de' suoi s'era condutto
93.6fuor d'una porta il re, quasi presago
93.7di fortunoso evento; e quindi d'alto
93.8mirava il pian soggetto e 'l dubbio assalto.
94.1Ma come prima egli ha veduto in piega
94.2l'essercito maggior, suona a raccolta,
94.3e con messi iterati instando prega
94.4ed Argante e Clorinda a dar di volta.
94.5La fera coppia d'essequir ciò nega,
94.6ebra di sangue e cieca d'ira e stolta;
94.7pur cede al fine, e unite almen raccòrre
94.8tenta le turbe e freno a i passi imporre.
95.1Ma chi dà legge al vulgo ed ammaestra
95.2la viltade e 'l timor? La fuga è presa.
95.3Altri gitta lo scudo, altri la destra
95.4disarma; impaccio è il ferro, e non difesa.
95.5Valle è tra il piano e la città, ch'alpestra
95.6da l'occidente al mezzogiorno è stesa;
95.7qui fuggon essi, e si rivolge oscura
95.8caligine di polve invèr le mura.
96.1Mentre ne van precipitosi al chino,
96.2strage d'essi i cristiani orribil fanno;
96.3ma poscia che salendo omai vicino
96.4l'aiuto avean del barbaro tiranno,
96.5non vuol Guelfo d'alpestro erto camino
96.6con tanto suo svantaggio esporsi al danno.
96.7Ferma le genti; e 'l re le sue riserra,
96.8non poco avanzo d'infelice guerra.
97.1Fatto intanto ha il Soldan ciò che è concesso
97.2fare a terrena forza, or più non pote;
97.3tutto è sangue e sudore, e un grave e spesso
97.4anelar gli ange il petto e i fianchi scote.
97.5Langue sotto lo scudo il braccio oppresso,
97.6gira la destra il ferro in pigre rote:
97.7spezza, e non taglia; e divenendo ottuso
97.8perduto il brando omai di brando ha l'uso.
98.1Come sentissi tal, ristette in atto
98.2d'uom che fra due sia dubbio, e in sé discorre
98.3se morir debba, e di sì illustre fatto
98.4con le sue mani altrui la gloria tòrre,
98.5o pur, sopravanzando al suo disfatto
98.6campo, la vita in securezza porre.
98.7<> al fin disse <
98.8fuga il trofeo di sua vittoria sia.
99.1Veggia il nemico le mie spalle, e scherna
99.2di novo ancora il nostro essiglio indegno,
99.3pur che di novo armato indi mi scerna
99.4turbar sua pace e 'l non mai stabil regno.
99.5Non cedo io, no; fia con memoria eterna
99.6de le mie offese eterno anco il mio sdegno.
99.7Risorgerò nemico ognor più crudo,
99.8cenere anco sepolto e spirto ignudo.>>
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