1.1Già l'aura messaggiera erasi desta
1.2a nunziar che se ne vien l'aurora;
1.3ella intanto s'adorna, e l'aurea testa
1.4di rose colte in paradiso infiora,
1.5quando il campo, ch'a l'arme omai s'appresta,
1.6in voce mormorava alta e sonora,
1.7e prevenia le trombe; e queste poi
1.8dièr più lieti e canori i segni suoi.
2.1Il saggio capitan con dolce morso
2.2i desideri lor guida e seconda,
2.3ché più facil saria svolger il corso
2.4presso Cariddi a la volubil onda,
2.5o tardar Borea allor che scote il dorso
2.6de l'Appennino, e i legni in mare affonda.
2.7Gli ordina, gl'incamina, e 'n suon gli regge
2.8rapido sì, ma rapido con legge.
3.1Ali ha ciascuno al core ed ali al piede,
3.2né del suo ratto andar però s'accorge;
3.3ma quando il sol gli aridi campi fiede
3.4con raggi assai ferventi e in alto sorge,
3.5ecco apparir Gierusalem si vede,
3.6ecco additar Gierusalem si scorge,
3.7ecco da mille voci unitamente
3.8Gierusalemme salutar si sente.
4.1Così di naviganti audace stuolo,
4.2che mova a ricercar estranio lido,
4.3e in mar dubbioso e sotto ignoto polo
4.4provi l'onde fallaci e 'l vento infido,
4.5s'al fin discopre il desiato suolo,
4.6il saluta da lunge in lieto grido,
4.7e l'uno a l'altro il mostra, e intanto oblia
4.8la noia e 'l mal de la passata via.
5.1Al gran piacer che quella prima vista
5.2dolcemente spirò ne l'altrui petto,
5.3alta contrizion successe, mista
5.4di timoroso e riverente affetto.
5.5Osano a pena d'inalzar la vista
5.6vèr la città, di Cristo albergo eletto,
5.7dove morì, dove sepolto fue,
5.8dove poi rivestì le membra sue.
6.1Sommessi accenti e tacite parole,
6.2rotti singulti e flebili sospiri
6.3de la gente ch'in un s'allegra e duole,
6.4fan che per l'aria un mormorio s'aggiri
6.5qual ne le folte selve udir si suole
6.6s'avien che tra le frondi il vento spiri,
6.7o quale infra gli scogli o presso a i lidi
6.8sibila il mar percosso in rauchi stridi.
7.1Nudo ciascuno il piè calca il sentiero,
7.2ché l'essempio de' duci ogn'altro move,
7.3serico fregio o d'or, piuma o cimiero
7.4superbo dal suo capo ognun rimove;
7.5ed insieme del cor l'abito altero
7.6depone, e calde e pie lagrime piove.
7.7Pur quasi al pianto abbia la via rinchiusa,
7.8così parlando ognun se stesso accusa:
8.1– Dunque ove tu, Signor, di mille rivi
8.2sanguinosi il terren lasciasti asperso,
8.3d'amaro pianto almen duo fonti vivi
8.4in sì acerba memoria oggi io non verso?
8.5Agghiacciato mio cor, ché non derivi
8.6per gli occhi e stilli in lagrime converso?
8.7Duro mio cor, ché non ti spetri e frangi?
8.8Pianger ben merti ognor, s'ora non piangi. –
9.1De la cittade intanto un ch'a la guarda
9.2sta d'alta torre, e scopre i monti e i campi,
9.3colà giuso la polve alzarsi guarda,
9.4sì che par che gran nube in aria stampi:
9.5par che baleni quella nube ed arda,
9.6come di fiamma gravida e di lampi;
9.7poi lo splendor de' lucidi metalli
9.8distingue, e scerne gli uomini e i cavalli.
10.1Allor gridava: – Oh qual per l'aria stesa
10.2polvere i' veggio! oh come par che splenda!
10.3Su, suso, o cittadini, a la difesa
10.4s'armi ciascun veloce, e i muri ascenda:
10.5già presente è il nemico. – E poi, ripresa
10.6la voce: – Ognun s'affretti, e l'arme prenda;
10.7ecco, il nemico è qui: mira la polve
10.8che sotto orrida nebbia il ciel involve. –
11.1I semplici fanciulli, e i vecchi inermi,
11.2e 'l vulgo de le donne sbigottite,
11.3che non sanno ferir né fare schermi,
11.4traean supplici e mesti a le meschite.
11.5Gli altri di membra e d'animo più fermi
11.6già frettolosi l'arme avean rapite.
11.7Accorre altri a le porte, altri a le mura;
11.8il re va intorno, e 'l tutto vede e cura.
12.1Gli ordini diede, e poscia ei si ritrasse
12.2ove sorge una torre infra due porte,
12.3sì ch'è presso al bisogno; e son più basse
12.4quindi le piaggie e le montagne scorte.
12.5Volle che quivi seco Erminia andasse,
12.6Erminia bella, ch'ei raccolse in corte
12.7poi ch'a lei fu da le cristiane squadre
12.8presa Antiochia, e morto il re suo padre.
13.1Clorinda intanto incontra a i Franchi è gita:
13.2molti van seco, ed ella a tutti è inante;
13.3ma in altra parte, ond'è secreta uscita,
13.4sta preparato a le riscosse Argante.
13.5La generosa i suoi seguaci incita
13.6co' detti e con l'intrepido sembiante:
13.7– Ben con alto principio a noi conviene –
13.8dicea – fondar de l'Asia oggi la spene. –
14.1Mentre ragiona a i suoi, non lunge scorse
14.2un franco stuol addur rustiche prede,
14.3che, com'è l'uso, a depredar precorse;
14.4or con greggie ed armenti al campo riede.
14.5Ella vèr lor, e verso lei se 'n corse
14.6il duce lor, ch'a sé venir la vede.
14.7Gardo il duce è nomato, uom di gran possa,
14.8ma non già tal ch'a lei resister possa.
15.1Gardo a quel fero scontro è spinto a terra
15.2in su gli occhi de' Franchi e de' pagani,
15.3ch'allor tutti gridàr, di quella guerra
15.4lieti augùri prendendo, i quai fur vani.
15.5Spronando adosso a gli altri ella si serra,
15.6e val la destra sua per cento mani.
15.7Seguìrla i suoi guerrier per quella strada
15.8che spianàr gli urti, e che s'aprì la spada.
16.1Tosto la preda al predator ritoglie;
16.2cede lo stuol de' Franchi a poco a poco,
16.3tanto ch'in cima a un colle ei si raccoglie,
16.4ove aiutate son l'arme dal loco.
16.5Allor, sì come turbine si scioglie
16.6e cade da le nubi aereo fuoco,
16.7il buon Tancredi, a cui Goffredo accenna,
16.8sua squadra mosse, ed arrestò l'antenna.
17.1Porta sì salda la gran lancia, e in guisa
17.2vien feroce e leggiadro il giovenetto,
17.3che veggendolo d'alto il re s'avisa
17.4che sia guerriero infra gli scelti eletto.
17.5Onde dice a colei ch'è seco assisa,
17.6e che già sente palpitarsi il petto:
17.7– Ben conoscer déi tu per sì lungo uso
17.8ogni cristian, benchè ne l'arme chiuso.
18.1Chi è dunque costui, che così bene
18.2s'adatta in giostra, e fero in vista è tanto? –
18.3A quella, in vece di risposta, viene
18.4su le labra un sospir, su gli occhi il pianto.
18.5Pur gli spirti e le lagrime ritiene,
18.6ma non così che lor non mostri alquanto:
18.7ché gli occhi pregni un bel purpureo giro
18.8tinse, e roco spuntò mezzo il sospiro.
19.1Poi gli dice infingevole, e nasconde
19.2sotto il manto de l'odio altro desio:
19.3– Oimè! ben il conosco, ed ho ben donde
19.4fra mille riconoscerlo deggia io,
19.5ché spesso il vidi i campi e le profonde
19.6fosse del sangue empir del popolo mio.
19.7Ahi quanto è crudo nel ferire! a piaga
19.8ch'ei faccia, erba non giova od arte maga.
20.1Egli è il prence Tancredi: oh prigioniero
20.2mio fosse un giorno! e no 'l vorrei già morto;
20.3vivo il vorrei, perch'in me desse al fero
20.4desio dolce vendetta alcun conforto. –
20.5Così parlava, e de' suoi detti il vero
20.6da chi l'udiva in altro senso è torto;
20.7e fuor n'uscì con le sue voci estreme
20.8misto un sospir che 'ndarno ella già preme.
21.1Clorinda intanto ad incontrar l'assalto
21.2va di Tancredi, e pon la lancia in resta.
21.3Ferìrsi a le visiere, e i tronchi in alto
21.4volaro e parte nuda ella ne resta;
21.5ché, rotti i lacci a l'elmo suo, d'un salto
21.6(mirabil colpo!) ei le balzò di testa;
21.7e le chiome dorate al vento sparse,
21.8giovane donna in mezzo 'l campo apparse.
22.1Lampeggiàr gli occhi e folgoràr gli sguardi,
22.2dolci ne l'ira; or che sarian nel riso?
22.3Tancredi, a che pur pensi? a che pur guardi?
22.4non riconosci tu l'altero viso?
22.5Quest'è pur quel bel volto onde tutt'ardi;
22.6tuo core il dica, ov'è il suo essempio inciso.
22.7Questa è colei che rinfrescar la fronte
22.8vedesti già nel solitario fonte.
23.1Ei ch'al cimiero ed al dipinto scudo
23.2non badò prima, or lei veggendo impètra;
23.3ella quanto può meglio il capo ignudo
23.4si ricopre, e l'assale; ed ei s'arretra.
23.5Va contra gli altri, e rota il ferro crudo;
23.6ma però da lei pace non impetra,
23.7che minacciosa il segue, e: – Volgi – grida;
23.8e di due morti in un punto lo sfida.
24.1Percosso, il cavalier non ripercote,
24.2né sì dal ferro riguardarsi attende,
24.3come a guardar i begli occhi e le gote
24.4ond'Amor l'arco inevitabil tende.
24.5Fra sé dicea: <
24.6talor, che la sua destra armata stende;
24.7ma colpo mai del bello ignudo volto
24.8non cade in fallo, e sempre il cor m'è colto.>>
25.1Risolve al fin, benché pietà non spere,
25.2di non morir tacendo occulto amante.
25.3Vuol ch'ella sappia ch'un prigion suo fère
25.4già inerme, e supplichevole e tremante;
25.5onde le dice: – O tu, che mostri avere
25.6per nemico me sol fra turbe tante,
25.7usciam di questa mischia, ed in disparte
25.8i' potrò teco, e tu meco provarte.
26.1Così me' si vedrà s'al tuo s'agguaglia
26.2il mio valore. – Ella accettò l'invito:
26.3e come esser senz'elmo a lei non caglia,
26.4già baldanzosa, ed ei seguia smarrito.
26.5Recata s'era in atto di battaglia
26.6già la guerriera, e già l'avea ferito,
26.7quand'egli: – Or ferma, – disse – e siano fatti
26.8anzi la pugna de la pugna i patti. –
27.1Fermossi, e lui di pauroso audace
27.2rendé in quel punto il disperato amore.
27.3– I patti sian, – dicea – poi che tu pace
27.4meco non vuoi, che tu mi tragga il core.
27.5Il mio cor, non più mio, s'a te dispiace
27.6ch'egli più viva, volontario more:
27.7è tuo gran tempo, e tempo è ben che trarlo
27.8omai tu debbia, e non debb'io vietarlo.
28.1Ecco io chino le braccia, e t'appresento
28.2senza difesa il petto: or ché no 'l fiedi?
28.3vuoi ch'agevoli l'opra? i' son contento
28.4trarmi l'usbergo or or, se nudo il chiedi. –
28.5Distinguea forse in più duro lamento
28.6i suoi dolori il misero Tancredi,
28.7ma calca l'impedisce intempestiva
28.8de' pagani e de' suoi che soprarriva.
29.1Cedean cacciati da lo stuol cristiano
29.2i Palestini, o sia temenza od arte.
29.3Un de' persecutori, uomo inumano,
29.4videle sventolar le chiome sparte,
29.5e da tergo in passando alzò la mano
29.6per ferir lei ne la sua ignuda parte;
29.7ma Tancredi gridò, che se n'accorse,
29.8e con la spada a quel gran colpo occorse.
30.1Pur non gì tutto in vano, e ne' confini
30.2del bianco collo il bel capo ferille.
30.3Fu levissima piaga, e i biondi crini
30.4rosseggiaron così d'alquante stille,
30.5come rosseggia l'or che di rubini
30.6per man d'illustre artefice sfaville.
30.7Ma il prence infuriato allor si strinse
30.8addosso a quel villano, e 'l ferro spinse.
31.1Quel si dilegua, e questi acceso d'ira
31.2il segue, e van come per l'aria strale.
31.3Ella riman sospesa, ed ambo mira
31.4lontani molto, né seguir le cale,
31.5ma co' suoi fuggitivi si ritira:
31.6talor mostra la fronte e i Franchi assale;
31.7or si volge or rivolge, or fugge or fuga,
31.8né si può dir la sua caccia né fuga.
32.1Tal gran tauro talor ne l'ampio agone,
32.2se volge il corno a i cani ond'è seguito,
32.3s'arretran essi; e s'a fuggir si pone,
32.4ciascun ritorna a seguitarlo ardito.
32.5Clorinda nel fuggir da tergo oppone
32.6alto lo scudo, e 'l capo è custodito.
32.7Così coperti van ne' giochi mori
32.8da le palle lanciate i fuggitori.
33.1Già questi seguitando e quei fuggendo
33.2s'erano a l'alte mura avicinati,
33.3quando alzaro i pagani un grido orrendo
33.4e indietro si fur subito voltati;
33.5e fecero un gran giro, e poi volgendo
33.6ritornaro a ferir le spalle e i lati.
33.7E intanto Argante giù movea dal monte
33.8la schiera sua per assalirgli a fronte.
34.1Il feroce circasso uscì di stuolo,
34.2ch'esser vols'egli il feritor primiero,
34.3e quegli in cui ferì fu steso al suolo,
34.4e sossopra in un fascio il suo destriero;
34.5e pria che l'asta in tronchi andasse a volo,
34.6molti cadendo compagnia gli fèro.
34.7Poi stringe il ferro, e quando giunge a pieno
34.8sempre uccide od abbatte o piaga almeno.
35.1Clorinda, emula sua, tolse di vita
35.2il forte Ardelio, uom già d'età matura,
35.3ma di vecchiezza indomita, e munita
35.4di duo gran figli, e pur non fu secura,
35.5ch'Alcandro, il maggior figlio, aspra ferita
35.6rimosso avea da la paterna cura,
35.7e Poliferno, che restogli appresso,
35.8a gran pena salvar poté se stesso.
36.1Ma Tancredi, dapoi ch'egli non giunge
36.2quel villan che destriero ha più corrente,
36.3si mira a dietro, e vede ben che lunge
36.4troppo è trascorsa la sua audace gente.
36.5Vedela intorniata, e 'l corsier punge
36.6volgendo il freno, e là s'invia repente;
36.7ned egli solo i suoi guerrier soccorre,
36.8ma quello stuol ch'a tutt'i rischi accorre:
37.1quel di Dudon aventurier drapello,
37.2fior de gli eroi, nerbo e vigor del campo.
37.3Rinaldo, il più magnanimo e il più bello,
37.4tutti precorre, ed è men ratto il lampo.
37.5Ben tosto il portamento e 'l bianco augello
37.6conosce Erminia nel celeste campo,
37.7e dice al re, che 'n lui fisa lo sguardo:
37.8– Eccoti il domator d'ogni gagliardo.
38.1Questi ha nel pregio de la spada eguali
38.2pochi, o nessuno; ed è fanciullino ancora.
38.3Se fosser tra' nemici altri sei tali,
38.4già Soria tutta vinta e serva fòra;
38.5e già domi sarebbono i più australi
38.6regni, e i regni più prossimi a l'aurora;
38.7e forse il Nilo occultarebbe in vano
38.8dal giogo il capo incognito e lontano.
39.1Rinaldo ha nome; e la sua destra irata
39.2teman più d'ogni machina le mura.
39.3Or volgi gli occhi ov'io ti mostro, e guata
39.4colui che d'oro e verde ha l'armatura.
39.5Quegli è Dudone, ed è da lui guidata
39.6questa schiera, che schiera è di ventura:
39.7è guerrier d'alto sangue e molto esperto,
39.8che d'età vince e non cede di merto.
40.1Mira quel grande, ch'è coperto a bruno;
40.2è Gernando, il fratel del re norvegio;
40.3non ha la terra uom più superbo alcuno,
40.4questo sol de' suoi fatti oscura il pregio.
40.5E son que' duo che van sì giunti in uno,
40.6e c'han bianco il vestir, bianco ogni fregio,
40.7Gildippe ed Odoardo, amanti e sposi,
40.8in valor d'arme e in lealtà famosi. –
41.1Così parlava, e già vedean là sotto
41.2come la strage più e più s'ingrosse,
41.3ché Tancredi e Rinaldo il cerchio han rotto
41.4benché d'uomini denso e d'armi fosse;
41.5e poi lo stuol, ch'è da Dudon condotto,
41.6vi giunse, ed aspramente anco il percosse.
41.7Argante, Argante stesso, ad un grand'urto
41.8di Rinaldo abbattuto, a pena è surto.
42.1Né sorgea forse, ma in quel punto stesso
42.2al figliuol di Bertoldo il destrier cade;
42.3e restandogli sotto il piede oppresso,
42.4convien ch'indi a ritrarlo alquanto bade.
42.5Lo stuol pagan fra tanto, in rotta messo,
42.6si ripara fuggendo a la cittade.
42.7Soli Argante e Clorinda argine e sponda
42.8sono al furor che lor da tergo inonda.
43.1Ultimi vanno, e l'impeto seguente
43.2in lor s'arresta alquanto, e si reprime,
43.3sì che potean men perigliosamente
43.4quelle genti fuggir che fuggean prime.
43.5Segue Dudon ne la vittoria ardente
43.6i fuggitivi, e 'l fer Tigrane opprime
43.7con l'urto del cavallo, e con la spada
43.8fa che scemo del capo a terra cada.
44.1Né giova ad Algazarre il fino usbergo,
44.2ned a Corban robusto il forte elmetto,
44.3chè 'n guisa lor ferì la nuca e 'l tergo
44.4che ne passò la piaga al viso, al petto.
44.5E per sua mano ancor del dolce albergo
44.6l'alma uscì d'Amurate e di Meemetto,
44.7e del crudo Almansor; né 'l gran circasso
44.8può securo da lui mover un passo.
45.1Freme in se stesso Argante, e pur tal volta
45.2si ferma e volge, e poi cede pur anco.
45.3Al fin così improviso a lui si volta,
45.4e di tanto rovescio il coglie al fianco,
45.5che dentro il ferro vi s'immerge, e tolta
45.6è dal colpo la vita al duce franco.
45.7Cade; e gli occhi, ch'a pena aprir si ponno,
45.8dura quiete preme e ferreo sonno.
46.1Gli aprì tre volte, e i dolci rai del cielo
46.2cercò fruire e sovra un braccio alzarsi,
46.3e tre volte ricadde, e fosco velo
46.4gli occhi adombrò, che stanchi al fin serràrsi.
46.5Si dissolvono i membri, e 'l mortal gelo
46.6inrigiditi e di sudor gli ha sparsi.
46.7Sovra il corpo già morto il fero Argante
46.8punto non bada, e via trascorre inante.
47.1Con tutto ciò, se ben d'andar non cessa,
47.2si volge a i Franchi, e grida: – O cavalieri,
47.3questa sanguigna spada è quella stessa
47.4che 'l signor vostro mi donò pur ieri;
47.5ditegli come in uso oggi l'ho messa,
47.6ch'udirà la novella ei volentieri.
47.7E caro esser gli dée che 'l suo bel dono
47.8sia conosciuto al paragon sì buono.
48.1Ditegli che vederne omai s'aspetti
48.2ne le viscere sue più certa prova;
48.3e quando d'assalirne ei non s'affretti,
48.4verrò non aspettato ove si trova. –
48.5Irritati i cristiani a i feri detti,
48.6tutti vèr lui già si moveano a prova;
48.7ma con gli altri esso è già corso in securo
48.8sotto la guardia de l'amico muro.
49.1I difensori a grandinar le pietre
49.2da l'alte mura in guisa incominciaro,
49.3e quasi innumerabili faretre
49.4tante saette a gli archi ministraro,
49.5che forza è pur che 'l franco stuol s'arretre;
49.6e i saracin ne la cittade entraro.
49.7Ma già Rinaldo, avendo il piè sottratto
49.8al giacente destrier, s'era qui tratto.
50.1Venia per far nel barbaro omicida
50.2de l'estinto Dudone aspra vendetta,
50.3e fra' suoi giunto alteramente grida:
50.4– Or qual indugio è questo? e che s'aspetta?
50.5poi ch'è morto il signor che ne fu guida,
50.6ché non corriamo a vendicarlo in fretta?
50.7Dunque in sì grave occasion di sdegno
50.8esser può fragil muro a noi ritegno?
51.1Non, se di ferro doppio o d'adamante
51.2questa muraglia impenetrabil fosse,
51.3colà dentro securo il fero Argante
51.4s'appiatteria de le vostr'alte posse:
51.5andiam pure a l'assalto! – Ed egli inante
51.6a tutti gli altri in questo dir si mosse,
51.7ché nulla teme la secura testa
51.8o di sasso o di strai nembo o tempesta.
52.1Ei crollando il gran capo, alza la faccia
52.2piena di sì terribile ardimento,
52.3che sin dentro a le mura i cori agghiaccia
52.4a i difensor d'insolito spavento.
52.5Mentre egli altri rincora, altri minaccia,
52.6sopravien che reprime il suo talento;
52.7ché Goffredo lor manda il buon Sigiero
52.8de' gravi imperii suoi nunzio severo.
53.1Questi sgrida in suo nome il troppo ardire,
53.2e incontinente il ritornar impone:
53.3– Tornatene, – dicea – ch'a le vostr'ire
53.4non è il loco opportuno o la stagione;
53.5Goffredo il vi comanda. – A questo dire
53.6Rinaldo si frenò, ch'altrui fu sprone,
53.7benché dentro ne frema, e in più d'un segno
53.8dimostri fuore il mal celato sdegno.
54.1Tornàr le schiere indietro, e da i nemici
54.2non fu il ritorno lor punto turbato;
54.3né in parte alcuna de gli estremi uffici
54.4il corpo di Dudon restò fraudato.
54.5Su le pietose braccia i fidi amici
54.6portàrlo, caro peso ed onorato.
54.7Mira intanto il Buglion d'eccelsa parte
54.8de la forte cittade il sito e l'arte.
55.1Gierusalem sovra duo colli è posta
55.2d'impari altezza, e vòlti fronte a fronte.
55.3Va per lo mezzo suo valle interposta,
55.4che lei distingue, e l'un da l'altro monte.
55.5Fuor da tre lati ha malagevol costa,
55.6per l'altro vassi, e non par che si monte;
55.7ma d'altissime mura è più difesa
55.8la parte piana, e 'ncontra Borea è stesa.
56.1La città dentro ha lochi in cui si serba
56.2l'acqua che piove, e laghi e fonti vivi;
56.3ma fuor la terra intorno è nuda d'erba,
56.4e di fontane sterile e di rivi.
56.5Né si vede fiorir lieta e superba
56.6d'alberi, e farne schermo a i raggi estivi,
56.7se non se in quanto oltra sei miglia un bosco
56.8sorge d'ombre nocenti orrido e fosco.
57.1Ha da quel lato donde il giorno appare
57.2del felice Giordan le nobil onde;
57.3e da la parte occidental, del mare
57.4Mediterraneo l'arenose sponde.
57.5Verso Borea è Betèl, ch'alzò l'altare
57.6al bue de l'oro, e la Samaria; e donde
57.7Austro portar le suol piovoso nembo,
57.8Betelèm che 'l gran parto ascose in grembo.
58.1Or mentre guarda e l'alte mura e 'l sito
58.2de la città Goffredo e del paese,
58.3e pensa ove s'accampi, onde assalito
58.4sia il muro ostil più facile a l'offese,
58.5Erminia il vide, e dimostrollo a dito
58.6al re pagano, e così a dir riprese:
58.7– Goffredo è quel, che nel purpureo ammanto
58.8ha di regio e d'augusto in sé cotanto.
59.1Veramente è costui nato a l'impero,
59.2sì del regnar, del comandar sa l'arti,
59.3e non minor che duce è cavaliero,
59.4ma del doppio valor tutte ha le parti;
59.5né fra turba sì grande uom più guerriero
59.6o più saggio di lui potrei mostrarti.
59.7Sol Raimondo in consiglio, ed in battaglia
59.8sol Rinaldo e Tancredi a lui s'agguaglia. –
60.1Risponde il re pagan: – Ben ho di lui
60.2contezza, e 'l vidi a la gran corte in Francia,
60.3quand'io d'Egitto messaggier vi fui,
60.4e 'l vidi in nobil giostra oprar la lancia;
60.5e se ben gli anni giovenetti sui
60.6non gli vestian di piume ancor la guancia,
60.7pur dava a i detti, a l'opre, a le sembianze,
60.8presagio omai d'altissime speranze;
61.1presagio ahi troppo vero! – E qui le ciglia
61.2turbate inchina, e poi l'inalza e chiede:
61.3– Dimmi chi sia colui c'ha pur vermiglia
61.4la sopravesta, e seco a par si vede.
61.5Oh quanto di sembianti a lui somiglia!
61.6se ben alquanto di statura cede.
61.7– E' Baldovin, – risponde – e ben si scopre
61.8nel volto a lui fratel, ma più ne l'opre.
62.1Or rimira colui che, quasi in modo
62.2d'uom che consigli, sta da l'altro fianco:
62.3quegli è Raimondo, il qual tanto ti lodo
62.4d'accorgimento, uom già canuto e bianco.
62.5Non è chi tesser me' bellico frodo
62.6di lui sapesse, o sia latino o franco;
62.7ma quell'altro più in là, ch'orato ha l'elmo,
62.8del re britanno è il buon figliuol Guglielmo.
63.1V'è Guelfo seco, e gli è d'opre leggiadre
63.2emulo, e d'alto sangue e d'alto stato:
63.3ben il conosco a le sue spalle quadre,
63.4ed a quel petto colmo e rilevato.
63.5Ma 'l gran nemico mio tra queste squadre
63.6già riveder non posso, e pur vi guato;
63.7io dico Boemondo il micidiale,
63.8distruggitor del sangue mio reale. –
64.1Così parlavan questi; e 'l capitano,
64.2poi ch'intorno ha mirato, a i suoi discende;
64.3e perché crede che la terra in vano
64.4s'oppugneria dov'il più erto ascende,
64.5contra la porta Aquilonar, nel piano
64.6che con lei si congiunge, alza le tende;
64.7e quinci procedendo infra la torre
64.8che chiamano Angolar gli altri fa porre.
65.1Da quel giro del campo è contenuto
65.2de la cittade il terzo, o poco meno,
65.3che d'ogn'intorno non avria potuto
65.4(cotanto ella volgea) cingerla a pieno;
65.5ma le vie tutte ond'aver pote aiuto
65.6tenta Goffredo d'impedirle almeno,
65.7ed occupar fa gli opportuni passi
65.8onde da lei si viene ed a lei vassi.
66.1Impon che sian le tende indi munite
66.2e di fosse profonde e di trinciere,
66.3che d'una parte a cittadine uscite,
66.4da l'altra oppone a correrie straniere.
66.5Ma poi che fur quest'opre fornite,
66.6vols'egli il corpo di Dudon vedere,
66.7e colà trasse ove il buon duce estinto
66.8da mesta turba e lagrimosa è cinto.
67.1Di nobil pompa i fidi amici ornaro
67.2il gran ferètro ove sublime ei giace.
67.3Quando Goffredo entrò, le turbe alzaro
67.4la voce assai più flebile e loquace;
67.5ma con volto né torbido né chiaro
67.6frena il suo affetto il pio Buglione, e tace.
67.7E poi che 'n lui pensando alquanto fisse
67.8le luci ebbe tenute, al fin sì disse:
68.1– Già non si deve a te doglia né pianto,
68.2ché se mori nel mondo, in Ciel rinasci;
68.3e qui dove ti spogli il mortal manto
68.4di gloria impresse alte vestigia lasci.
68.5Vivesti qual guerrier cristiano e santo,
68.6e come tal sei morto; or godi, e pasci
68.7in Dio gli occhi bramosi, o felice alma,
68.8ed hai del bene oprar corona e palma.
69.1Vivi beata pur, ché nostra sorte,
69.2non tua sventura, a lagrimar n' invita,
69.3poscia ch'al tuo partir sì degna e forte
69.4parte di noi fa co 'l tuo piè partita.
69.5Ma se questa, che 'l vulgo appella morte,
69.6privati ha noi d'una terrena aita,
69.7celeste aita ora impetrar ne puoi
69.8che 'l Ciel t'accoglie infra gli eletti suoi.
70.1E come a nostro pro veduto abbiamo
70.2ch'usavi, uom già mortal, l'arme mortali,
70.3così vederti oprare anco speriamo,
70.4spirto divin, l'arme del Ciel fatali.
70.5Impara i voti omai, ch'a te porgiamo,
70.6raccòrre, e dar soccorso a i nostri mali:
70.7indi vittoria annunzio; a te devoti
70.8solverem trionfando al tempio i voti. –
71.1Così diss'egli; e già la notte oscura
71.2avea tutti del giorni i raggi spenti,
71.3e con l'oblio d'ogni noiosa cura
71.4ponea tregua a le lagrime, a i lamenti.
71.5Ma il capitan, ch' espugnar mai le mura
71.6non crede senza i bellici tormenti,
71.7pensa ond'abbia le travi, ed in quai forme
71.8le machine componga; e poco dorme.
72.1Sorse a pari co 'l sole, ed egli stesso
72.2seguir la pompa funeral poi volle.
72.3A Dudon d'odorifero cipresso
72.4composto hanno un sepolcro a piè d'un colle,
72.5non lunge a gli steccati; e sovra ad esso
72.6un'altissima palma i rami estolle.
72.7Or qui fu posto, e i sacerdoti intanto
72.8quiete a l'alma gli pregàr co 'l canto.
73.1Quinci e quindi fra i rami erano appese
73.2insegne e prigioniere arme diverse,
73.3già da lui tolte in più felici imprese
73.4a le genti di Siria ed a le perse.
73.5De la corazza sua, de l'altro arnese,
73.6in mezzo il grosso tronco si coperse.
73.7<> vi fu scritto poi <
73.8onorate l'altissimo campione.>>
74.1Ma il pietoso Buglion, poi che da questa
74.2opra si tolse dolorosa e pia,
74.3tutti i fabri del campo a la foresta
74.4con buona scorta di soldati invia.
74.5Ella è tra valli ascosa, e manifesta
74.6l'avea fatta a i Francesi uom di Soria.
74.7Qui per troncar le machine n'andaro,
74.8a cui non abbia la città riparo.
75.1L'un l'altro essorta che le piante atterri,
75.2e faccia al bosco inusitati oltraggi.
75.3Caggion recise da i pungenti ferri
75.4le sacre palme e i frassini selvaggi,
75.5i funebri cipressi e i pini e i cerri,
75.6l'elci frondose e gli alti abeti e i faggi,
75.7gli olmi mariti, a cui talor s'appoggia
75.8la vite, e con piè torto al ciel se 'n poggia.
76.1Altri i tassi, e le quercie altri percote,
76.2che mille volte rinovàr le chiome,
76.3e mille volte ad ogni incontro immote
76.4l'ire de' venti han rintuzzate e dome;
76.5ed altri impone a le stridenti rote
76.6d'orni e di cedri l'odorate some.
76.7Lasciano al suon de l'arme, al vario grido,
76.8e le fère e gli augei la tana e 'l nido.
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