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1.1Canto l'arme pietose e 'l capitano
1.2che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
1.3Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
1.4molto soffrì nel glorioso acquisto;
1.5e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
1.6s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
1.7Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
1.8segni ridusse i suoi compagni erranti.
2.1O Musa, tu che di caduchi allori
2.2non circondi la fronte in Elicona,
2.3ma su nel cielo infra i beati cori
2.4hai di stelle immortali aurea corona,
2.5tu spira al petto mio celesti ardori,
2.6tu rischiara il mio canto, e tu perdona
2.7s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte
2.8d'altri diletti, che de' tuoi le carte.
3.1Sai che là corre il mondo ove più versi
3.2di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
3.3e che 'l vero, condito in molli versi,
3.4i più schivi allettando ha persuaso.
3.5Così a l'egro fanciul porgiamo aspersi
3.6di soavi licor gli orli del vaso:
3.7succhi amari ingannato intanto ei beve,
3.8e da l'inganno suo vita riceve.
4.1Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli
4.2al furor di fortuna e guidi in porto
4.3me peregrino errante, e fra gli scogli
4.4e fra l'onde agitato e quasi absorto,
4.5queste mie carte in lieta fronte accogli,
4.6che quasi in voto a te sacrate i' porto.
4.7Forse un dì fia che la presaga penna
4.8osi scriver di te quel ch'or n'accenna.
5.1E' ben ragion, s'egli averrà ch'in pace
5.2il buon popol di Cristo unqua si veda,
5.3e con navi e cavalli al fero Trace
5.4cerchi ritòr la grande ingiusta preda,
5.5ch'a te lo scettro in terra o, se ti piace,
5.6l'alto imperio de' mari a te conceda.
5.7Emulo di Goffredo, i nostri carmi
5.8intanto ascolta, e t'apparecchia a l'armi.
6.1Già 'l sesto anno volgea, ch'in oriente
6.2passò il campo cristiano, a l'alta impresa;
6.3e Nicea per assalto, e la potente
6.4Antiochia con arte avea già presa.
6.5L'avea poscia in battaglia incontra gente
6.6di Persia innumerabile difesa,
6.7e Tortosa espugnata; indi a la rea
6.8stagion diè loco, e 'l novo anno attendea.
7.1E 'l fine omai di quel piovoso inverno
7.2che fea l'arme cessar, lunge non era;
7.3quando da l'alto soglio il Padre eterno,
7.4ch'è ne la parte più del ciel sincera,
7.5e quanto è da le stelle al basso inferno,
7.6tanto è più in su de la stellata spera,
7.7gli occhi in giù volse, e in un sol punto e in una
7.8vista mirò ciò ch'in sé il mondo aduna.
8.1Mirò tutte le cose, ed in Soria
8.2s'affisò poi ne' principi cristiani;
8.3e con quel guardo suo ch'a dentro spia
8.4nel più segreto lor gli affetti umani,
8.5vide Goffredo che scacciar desia
8.6de la santa città gli empi pagani,
8.7e pien di fé, di zelo, ogni mortale
8.8gloria, imperio, tesor mette in non cale.
9.1Ma vede in Baldovin cupido ingegno,
9.2ch'a l'umane grandezze intento aspira:
9.3vede Tancredi aver la vita a sdegno,
9.4tanto un suo vano amor l'ange e martira:
9.5e fondar Boemondo al novo regno
9.6suo d'Antiochia alti princìpi mira,
9.7e leggi imporre, ed introdur costume
9.8ed arti e culto di verace nume;
10.1e cotanto internarsi in tal pensiero,
10.2ch'altra impresa non par che più rammenti:
10.3scorge in Rinaldo e animo guerriero
10.4e spirti di riposo impazienti;
10.5non cupidigia in lui d'oro o d'impero,
10.6ma d'onor brame immoderate, ardenti:
10.7scorge che da la bocca intento pende
10.8di Guelfo, e i chiari antichi essempi apprende.
11.1Ma poi ch'ebbe di questi e d'altri cori
11.2scòrti gl'intimi sensi il Re del mondo,
11.3chiama a sè da gli angelici splendori
11.4Gabriel, che ne' primi era secondo.
11.5E' tra Dio questi e l'anime migliori
11.6interprete fedel, nunzio giocondo:
11.7giù i decreti del Ciel porta, ed al Cielo
11.8riporta de' mortali i preghi e 'l zelo.
12.1Disse al suo nunzio Dio: – Goffredo trova,
12.2e in mio nome di' lui: perché si cessa?
12.3perché la guerra omai non si rinova
12.4a liberar Gierusalemme oppressa?
12.5Chiami i duci a consiglio, e i tardi mova
12.6a l'alta impresa: ei capitan fia d'essa.
12.7Io qui l'eleggo; e 'l faran gli altri in terra,
12.8già suoi compagni, or suoi ministri in guerra. –
13.1Così parlogli, e Gabriel s'accinse
13.2veloce ad esseguir l'imposte cose:
13.3la sua forma invisibil d'aria cinse
13.4ed al senso mortal la sottopose.
13.5Umane membra, aspetto uman si finse,
13.6ma di celeste maestà il compose;
13.7tra giovene e fanciullo età confine
13.8prese, ed ornò di raggi il biondo crine.
14.1Ali bianche vestì, ch'han d'or le cime,
14.2infaticabilmente agili e preste.
14.3Fende i venti e le nubi, e va sublime
14.4sovra la terra e sovra il mar con queste.
14.5Così vestito, indirizzossi a l'ime
14.6parti del mondo il messaggier celeste:
14.7pria sul Libano monte ei si ritenne,
14.8e si librò su l'adeguate penne;
15.1e vèr le piaggie di Tortosa poi
15.2drizzò precipitando il volo in giuso.
15.3Sorgeva il novo sol da i lidi eoi,
15.4parte già fuor, ma 'l più ne l'onde chiuso;
15.5e porgea matutini i preghi suoi
15.6Goffredo a Dio, come egli avea per uso;
15.7quando a paro co 'l sol, ma più lucente,
15.8l'angelo gli apparì da l'oriente;
16.1e gli disse: – Goffredo, ecco opportuna
16.2già la stagion ch'al guerreggiar s'aspetta;
16.3perché dunque trapor dimora alcuna
16.4a liberar Gierusalem soggetta?
16.5Tu i principi a consiglio omai raguna,
16.6tu al fin de l'opra i neghittosi affretta.
16.7Dio per lor duce già t'elegge, ed essi
16.8sopporran volontari a te se stessi.
17.1Dio messaggier mi manda: io ti rivelo
17.2la sua mente in suo nome. Oh quanta spene
17.3aver d'alta vittoria, oh quanto zelo
17.4de l'oste a te commessa or ti conviene! –
17.5Tacque; e, sparito, rivolò del cielo
17.6a le parti più eccelse e più serene.
17.7Resta Goffredo a i detti, a lo splendore,
17.8d'occhi abbagliato, attonito di core.
18.1Ma poi che si riscote, e che discorre
18.2chi venne, chi mandò, che gli fu detto,
18.3se già bramava, or tutto arde d'imporre
18.4fine a la guerra ond'egli è duce eletto.
18.5Non che 'l vedersi a gli altri in Ciel preporre
18.6d'aura d'ambizion gli gonfi il petto,
18.7ma il suo voler più nel voler s'infiamma
18.8del suo Signor, come favilla in fiamma.
19.1Dunque gli eroi compagni, i quai non lunge
19.2erano sparsi, a ragunarsi invita;
19.3lettere a lettre, e messi a messi aggiunge,
19.4sempre al consiglio è la preghiera unita;
19.5ciò ch'alma generosa alletta e punge,
19.6ciò che può risvegliar virtù sopita,
19.7tutto par che ritrovi, e in efficace
19.8modo l'adorna sì che sforza e piace.
20.1Vennero i duci, e gli altri anco seguiro,
20.2e Boemondo sol qui non convenne.
20.3Parte fuor s'attendò, parte nel giro
20.4e tra gli alberghi suoi Tortosa tenne.
20.5I grandi de l'essercito s'uniro
20.6(glorioso senato) in dì solenne.
20.7Qui il pio Goffredo incominciò tra loro,
20.8augusto in volto ed in sermon sonoro:
21.1– Guerrier di Dio, ch'a ristorar i danni
21.2de la sua fede il Re del Cielo elesse,
21.3e securi fra l'arme e fra gl'inganni
21.4de la terra e del mar vi scòrse e resse,
21.5sì ch'abbiam tante e tante in sì pochi anni
21.6ribellanti provincie a lui sommesse,
21.7e fra le genti debellate e dome
21.8stese l'insegne sue vittrici e 'l nome,
22.1già non lasciammo i dolci pegni e 'l nido
22.2nativo noi (se 'l creder mio non erra),
22.3né la vita esponemmo al mare infido
22.4ed a i perigli di lontana guerra,
22.5per acquistar di breve suono un grido
22.6vulgare e posseder barbara terra,
22.7ché proposto ci avremmo angusto e scarso
22.8premio, e in danno de l'alme il sangue sparso.
23.1Ma fu de' pensier nostri ultimo segno
23.2espugnar di Sion le nobil mura,
23.3e sottrarre ai cristiani al giogo indegno
23.4di servitù così spiacente e dura,
23.5fondando in Palestina un novo regno,
23.6ov'abbia la pietà sede secura;
23.7né sia chi neghi al peregrin devoto
23.8d'adorar la gran tomba e sciòrre il voto.
24.1Dunque il fatto sin ora al rischio è molto,
24.2più che molto al travaglio, a l'onor poco,
24.3nulla al disegno, ove o si fermi o vòlto
24.4sia l'impeto de l'armi in altro loco.
24.5Che gioverà l'aver d'Europa accolto
24.6sì grande sforzo, e posto in Asia il foco,
24.7quando sia poi di sì gran moti il fine
24.8non fabriche di regni, ma ruine?
25.1Non edifica quei che vuol gl'imperi
25.2su fondamenti fabricar mondani,
25.3ove ha pochi di patria e fé stranieri
25.4fra gl'infiniti popoli pagani,
25.5ove ne' Greci non conven che speri,
25.6e i favor d'Occidente ha sì lontani;
25.7ma ben move ruine, ond'egli oppresso
25.8sol costrutto un sepolcro abbia a se stesso.
26.1Turchi, Persi, Antiochia (illustre suono
26.2e di nome magnifico e di cose)
26.3opre nostre non già, ma del Ciel dono
26.4furo, e vittorie fur meravigliose.
26.5Or se da noi rivolte e torte sono
26.6contra quel fin che 'l donator dispose,
26.7temo ce 'n privi, e favola a le genti
26.8quel sì chiaro rimbombo al fin diventi.
27.1Ah non sia alcun, per Dio, che sì graditi
27.2doni in uso sì reo perda e diffonda!
27.3A quei che sono alti princìpi orditi
27.4di tutta l'opra il filo e 'l fin risponda.
27.5Ora che i passi liberi e spediti,
27.6ora che la stagion abbiam seconda,
27.7ché non corriamo a la città ch'è mèta
27.8d'ogni nostra vittoria? e che più 'l vieta?
28.1Principi, io vi protesto (i miei protesti
28.2udrà il mondo presente, udrà il futuro,
28.3l'odono or su nel Cielo anco i Celesti):
28.4il tempo de l'impresa è già maturo;
28.5men diviene opportun più che si resti,
28.6incertissimo fia quel ch'è securo.
28.7Presago son, s'è lento il nostro corso,
28.8avrà d'Egitto il Palestin soccorso. –
29.1Disse, e a i detti seguì breve bisbiglio;
29.2ma sorse poscia il solitario Piero,
29.3che privato fra' principi a consiglio
29.4sedea, del gran passaggio autor primiero:
29.5– Ciò ch'essorta Goffredo, ed io consiglio,
29.6né loco a dubbio v'ha, sì certo è il vero
29.7e per sé noto: ei dimostrollo a lungo,
29.8voi l'approvate, io questo sol v'aggiungo:
30.1se ben raccolgo le discordie e l'onte
30.2quasi a prova da voi fatte e patite,
30.3i ritrosi pareri, e le non pronte
30.4e in mezzo a l'esseguire opre impedite,
30.5reco ad un'altra originaria fonte
30.6la cagion d'ogni indugio e d'ogni lite,
30.7a quella autorità che, in molti e vari
30.8d'opinion quasi librata, è pari.
31.1Ove un sol non impera, onde i giudìci
31.2pendano poi de' premi e de le pene,
31.3onde sian compartite opre ed uffici,
31.4ivi errante il governo esser conviene.
31.5Deh! fate un corpo sol de' membri amici,
31.6fate un capo che gli altri indrizzi e frene,
31.7date ad un sol lo scettro e la possanza,
31.8e sostenga di re vece e sembianza. –
32.1Qui tacque il veglio. Or quai pensier, quai petti
32.2son chiusi a te, sant'Aura e divo Ardore?
32.3Inspiri tu de l'Eremita i detti,
32.4e tu gl'imprimi a i cavalier nel core;
32.5sgombri gl'inserti, anzi gl'innati affetti
32.6di sovrastar, di libertà, d'onore,
32.7sì che Guglielmo e Guelfo, i più sublimi,
32.8chiamàr Goffredo per lor duce i primi.
33.1L'appovàr gli altri: esser sue parti denno
33.2deliberar e comandar altrui.
33.3Imponga ai vinti legge egli a suo senno,
33.4porti la guerra e quando vòle e a cui;
33.5gli altri, già pari, ubidienti al cenno
33.6siano or ministri de gl'imperii sui.
33.7Concluso ciò, fama ne vola, e grande
33.8per le lingue de gli uomini si spande.
34.1Ei si mostra a i soldati, e ben lor pare
34.2degno de l'alto grado ove l'han posto,
34.3e riceve i saluti e 'l militare
34.4applauso, in volto placido e composto.
34.5Poi ch'a le dimostranze umili e care
34.6d'amor, d'ubidienza ebbe risposto,
34.7impon che 'l dì seguente in un gran campo
34.8tutto si mostri a lui schierato il campo.
35.1Facea ne l'oriente il sol ritorno,
35.2sereno e luminoso oltre l'usato,
35.3quando co' raggi uscì del novo giorno
35.4sotto l'insegne ogni guerriero armato,
35.5e si mostrò quanto poté più adorno
35.6al pio Buglion, girando il largo prato.
35.7S'era egli fermo, e si vedea davanti
35.8passar distinti i cavalieri e i fanti.
36.1Mente, de gli anni e de l'oblio nemica,
36.2de le cose custode e dispensiera,
36.3vagliami tua ragion, sì ch'io ridica
36.4di quel campo ogni duce ed ogni schiera:
36.5suoni e risplenda la lor fama antica,
36.6fatta da gli anni omai tacita e nera;
36.7tolto da' tuoi tesori, orni mia lingua
36.8ciò ch'ascolti ogni età, nulla l'estingua.
37.1Prima i Franchi mostràrsi: il duce loro
37.2Ugone esser solea, del re fratello.
37.3Ne l'Isola di Francia eletti foro,
37.4fra quattro fiumi, ampio paese e bello.
37.5Poscia ch'Ugon morì, de' gigli d'oro
37.6seguì l'usata insegna il fer drappello
37.7sotto Clotareo, capitano egregio,
37.8a cui, se nulla manca, è il nome regio.
38.1Mille son di gravissima armatura,
38.2sono altrettanti i cavalier seguenti,
38.3di disciplina a i primi e di natura
38.4e d'arme e di sembianza indifferenti;
38.5normandi tutti, e gli ha Roberto in cura,
38.6che principe nativo è de le genti.
38.7Poi duo pastor de' popoli spiegaro
38.8le squadre lor, Guglielmo ed Ademaro.
39.1L'uno e l'altro di lor, che ne' divini
39.2uffici già trattò pio ministero,
39.3sotto l'elmo premendo i lunghi crini,
39.4essercita de l'arme or l'uso fero.
39.5Da la città d'Orange e da i confini
39.6quattrocento guerrier scelse il primiero;
39.7ma guida quei di Poggio in guerra l'altro,
39.8numero egual, né men ne l'arme scaltro.
40.1Baldovin poscia in mostra addur si vede
40.2co' Bolognesi suoi quei del germano,
40.3ché le sue genti il pio fratel gli cede
40.4or ch'ei de' capitani è capitano.
40.5Il conte di Carnuti indi succede,
40.6potente di consiglio e pro' di mano;
40.7van con lui quattrocento, e triplicati
40.8conduce Baldovino in sella armati.
41.1Occupa Guelfo il campo a lor vicino,
41.2uom ch'a l'alta fortuna agguaglia il merto;
41.3conta costui per genitor latino
41.4de gli avi Estensi un lungo ordine e certo.
41.5Ma german di cognome e di domino,
41.6ne la gran casa de' Guelfoni è inserto:
41.7regge Carinzia, e presso l'Istro e 'l Reno
41.8ciò che i prischi Suevi e i Reti avièno.
42.1A questo, che retaggio era materno,
42.2acquisti ei giunse gloriosi e grandi.
42.3Quindi gente traea che prende a scherno
42.4d'andar contra la morte, ov'ei comandi:
42.5usa a temprar ne' caldi alberghi il verno,
42.6e celebrar con lieti inviti i prandi.
42.7Fur cinquemila a la partenza, e a pena
42.8(de' Persi avanzo) il terzo or qui ne mena.
43.1Seguia la gente poi candida e bionda
43.2che tra i Franchi e i Germani e 'l mar si giace,
43.3ove la Mosa ed ove il Reno inonda,
43.4terra di biade e d'animai ferace;
43.5e gl'insulani lor, che d'alta sponda
43.6riparo fansi a l'ocean vorace:
43.7l'ocean che non pur le merci e i legni,
43.8ma intere inghiotte le cittadi e i regni.
44.1Gli uni e gli altri son mille, e tutti vanno
44.2sotto un altro Roberto insieme a stuolo.
44.3Maggior alquanto è lo squadron britanno;
44.4Guglielmo il regge, al re minor figliuolo.
44.5Sono gl'Inglesi sagittari, ed hanno
44.6gente con lor ch'è più vicina al polo:
44.7questi da l'alte selve irsuti manda
44.8la divisa dal mondo ultima Irlanda.
45.1Vien poi Tancredi, e non è alcun fra tanti
45.2(tranne Rinaldo) o feritor maggiore,
45.3o più bel di maniere e di sembianti,
45.4o più eccelso ed intrepido di core.
45.5S'alcun'ombra di colpa i suoi gran vanti
45.6rende men chiari, è sol follia d'amore:
45.7nato fra l'arme, amor di breve vista,
45.8che si nutre d'affanni, e forza acquista.
46.1E' fama che quel dì che glorioso
46.2fe' la rotta de' Persi il popol franco,
46.3poi che Tancredi al fin vittorioso
46.4i fuggitivi di seguir fu stanco,
46.5cercò di refrigerio e di riposo
46.6a l'arse labbia, al travagliato fianco,
46.7e trasse ove invitollo al rezzo estivo
46.8cinto di verdi seggi un fonte vivo.
47.1Quivi a lui d'improviso una donzella
47.2tutta, fuor che la fronte, armata apparse:
47.3era pagana, e là venuta anch'ella
47.4per l'istessa cagion di ristorarse.
47.5Egli mirolla, ed ammirò la bella
47.6sembianza, e d'essa si compiacque, e n'arse.
47.7Oh meraviglia! Amor, ch'a pena è nato,
47.8già grande vola, e già trionfa armato.
48.1Ella d'elmo coprissi, e se non era
48.2ch'altri quivi arrivàr, ben l'assaliva.
48.3Partì dal vinto suo la donna altera,
48.4ch'è per necessità sol fuggitiva;
48.5ma l'imagine sua bella e guerriera
48.6tale ei serbò nel cor, qual essa è viva;
48.7e sempre ha nel pensiero e l'atto e 'l loco
48.8in che la vide, esca continua al foco.
49.1E ben nel volto suo la gente accorta
49.2legger potria: <>;
49.3così vien sospiroso, e così porta
49.4basse le ciglia e di mestizia piene.
49.5Gli ottocento a cavallo, a cui fa scorta,
49.6lasciàr le piaggie di Campagna amene,
49.7pompa maggior de la natura, e i colli
49.8che vagheggia il Tirren fertili e molli.
50.1Venian dietro ducento in Grecia nati,
50.2che son quasi di ferro in tutto scarchi:
50.3pendon spade ritorte a l'un de' lati,
50.4suonano al tergo lor faretre ed archi;
50.5asciutti hanno i cavalli, al corso usati,
50.6a la fatica invitti, al cibo parchi:
50.7ne l'assalir son pronti e nel ritrarsi,
50.8e combatton fuggendo erranti e sparsi.
51.1Tatin regge la schiera, e sol fu questi
51.2che, greco, accompagnò l'arme latine.
51.3Oh vergogna! oh misfatto! or non avesti
51.4tu, Grecia, quelle guerre a te vicine?
51.5E pur quasi a spettacolo sedesti,
51.6lenta aspettando de' grand'atti il fine.
51.7Or, se tu se' vil serva, è il tuo servaggio
51.8(non ti lagnar) giustizia, e non oltraggio.
52.1Squadra d'ordine estrema ecco vien poi
52.2ma d'onor prima e di valor e d'arte.
52.3Son qui gli aventurieri, invitti eroi,
52.4terror de l'Asia e folgori di Marte.
52.5Taccia Argo i Mini, e taccia Artù que' suoi
52.6erranti, che di sogni empion le carte;
52.7ch'ogni antica memoria appo costoro
52.8perde: or qual duce fia degno di loro?
53.1Dudon di Consa è il duce; e perché duro
53.2fu il giudicar di sangue e di virtute,
53.3gli altri sopporsi a lui concordi furo,
53.4ch'avea più cose fatte e più vedute.
53.5Ei di virilità grave e maturo,
53.6mostra in fresco vigor chiome canute;
53.7mostra, quasi d'onor vestigi degni,
53.8di non brutte ferite impressi segni.
54.1Eustazio è poi fra i primi; e i propri pregi
54.2illustre il fanno, e più il fratel Buglione.
54.3Gernando v'è, nato di re norvegi,
54.4che scettri vanta e titoli e corone.
54.5Ruggier di Balnavilla infra gli egregi
54.6la vecchia fama ed Engerlan ripone;
54.7e celebrati son fra' più gagliardi
54.8un Gentonio, un Rambaldo e duo Gherardi.
55.1Son fra' lodati Ubaldo anco, e Rosmondo
55.2del gran ducato di Lincastro erede;
55.3non fia ch'Obizzo il Tosco aggravi al fondo
55.4chi fa de le memorie avare prede,
55.5né i tre frati lombardi al chiaro mondo
55.6involi, Achille, Sforza e Palamede,
55.7o 'l forte Otton, che conquistò lo scudo
55.8in cui da l'angue esce il fanciullo ignudo.
56.1Né Guasco né Ridolfo a dietro lasso,
56.2né l'un né l'altro Guido, ambo famosi,
56.3non Eberardo e non Gernier trapasso
56.4sotto silenzio ingratamente ascosi.
56.5Ove voi me, di numerar già lasso,
56.6Gildippe ed Odoardo, amanti e sposi,
56.7rapite? o ne la guerra anco consorti,
56.8non sarete disgiunti ancor che morti!
57.1Ne le scole d'Amor che non s'apprende?
57.2Ivi si fe' costei guerriera ardita:
57.3va sempre affissa al caro fianco, e pende
57.4da un fato solo l'una e l'altra vita.
57.5Colpo che ad un sol noccia unqua non scende,
57.6ma indiviso è il dolor d'ogni ferita;
57.7e spesso è l'un ferito, e l'altro langue,
57.8e versa l'alma quel, se questa il sangue.
58.1Ma il fanciullo Rinaldo, e sovra questi
58.2e sovra quanti in mostra eran condutti,
58.3dolcemente feroce alzar vedresti
58.4la regal fronte, e in lui mirar sol tutti.
58.5L'età precorse e la speranza, e presti
58.6pareano i fior quando n'usciro i frutti;
58.7se 'l miri fulminar ne l'arme avolto,
58.8Marte lo stimi; Amor, se scopre il volto.
59.1Lui ne la riva d'Adige produsse
59.2a Bertoldo Sofia, Sofia la bella
59.3a Bertoldo il possente; e pria che fusse
59.4tolto quasi il bambin da la mammella,
59.5Matilda il volse, e nutricollo, e instrusse
59.6ne l'arti regie; e sempre ei fu con ella,
59.7sin ch'invaghì la giovanetta mente
59.8la tromba che s'udia da l'oriente.
60.1Allor (né pur tre lustri avea forniti)
60.2fuggì soletto, e corse strade ignote;
60.3varcò l'Egeo, passò di Grecia i liti,
60.4giunse nel campo in region remote.
60.5Nobilissima fuga, e che l'imìti
60.6ben degna alcun magnanimo nepote.
60.7Tre anni son che è in guerra, e intempestiva
60.8molle piuma del mento a pena usciva.
61.1Passati i cavalieri, in mostra viene
61.2la gente a piede, ed è Raimondo inanti.
61.3Regea Tolosa, e scelse infra Pirene
61.4e fra Garona e l'ocean suoi fanti.
61.5Son quattromila, e ben armati e bene
61.6instrutti, usi al disagio e toleranti;
61.7buona è la gente, e non può da più dotta
61.8o da più forte guida esser condotta.
62.1Ma cinquemila Stefano d'Ambuosa
62.2e di Blesse e di Turs in guerra adduce.
62.3Non è gente robusta o faticosa,
62.4se ben tutta di ferro ella riluce.
62.5La terra molle, lieta e dilettosa,
62.6simili a sé gli abitator produce.
62.7Impeto fan ne le battaglie prime,
62.8ma di leggier poi langue, e si reprime.
63.1Alcasto il terzo vien, qual presso a Tebe
63.2già Capaneo, con minaccioso volto:
63.3seimila Elvezi, audace e fera plebe,
63.4da gli alpini castelli avea raccolto,
63.5che 'l ferro uso a far solchi, a franger glebe,
63.6in nove forme e in più degne opre ha vòlto;
63.7e con la man, che guardò rozzi armenti,
63.8par ch'i regni sfidar nulla paventi.
64.1Vedi appresso spiegar l'alto vessillo
64.2co 'l diadema di Piero e con le chiavi.
64.3Qui settemila aduna il buon Camillo
64.4pedoni, d'arme rilucenti e gravi,
64.5lieto ch'a tanta impresa il Ciel sortillo,
64.6ove rinovi il prisco onor de gli avi,
64.7o mostri almen ch'a la virtù latina
64.8o nulla manca, o sol la disciplina.
65.1Ma già tutte le squadre eran con bella
65.2mostra passate, e l'ultima fu questa,
65.3quando Goffredo i maggior duci appella,
65.4e la sua mente a lor fa manifesta:
65.5– Come appaia diman l'alba novella
65.6vuo' che l'oste s'invii leggiera e presta,
65.7sì ch'ella giunga a la città sacrata,
65.8quanto è possibil più, meno aspettata.
66.1Preparatevi dunque ed al viaggio
66.2ed a la pugna e a la vittoria ancora. –
66.3Questo ardito parlar d'uom così saggio
66.4sollecita ciascuno e l'avvalora.
66.5Tutti d'andar son pronti al nuovo raggio,
66.6e impazienti in aspettar l'aurora.
66.7Ma 'l provido Buglion senza ogni tema
66.8non è però, benché nel cor la prema.
67.1Perch'egli avea certe novelle intese
67.2che s'è d'Egitto il re già posto in via
67.3inverso Gaza, bello e forte arnese
67.4da fronteggiar i regni di Soria.
67.5Né creder può che l'uomo a fere imprese
67.6avvezzo sempre, or lento in ozio stia;
67.7ma, d'averlo aspettando aspro nemico,
67.8parla al fedel suo messaggiero Enrico:
68.1– Sovra una lieta saettia tragitto
68.2vuo' che tu faccia ne la greca terra.
68.3Ivi giunger dovea (così m'ha scritto
68.4chi mai per uso in avisar non erra)
68.5un giovene regal, d'animo invitto,
68.6ch'a farsi vien nostro compagno in guerra:
68.7prence è de' Dani, e mena un grande stuolo
68.8sin da i paesi sottoposti al polo.
69.1Ma perché 'l greco imperator fallace
69.2seco forse userà le solite arti,
69.3per far ch'o torni indietro o 'l corso audace
69.4torca in altre da noi lontane parti,
69.5tu, nunzio mio, tu, consiglier verace,
69.6in mio nome il disponi a ciò che parti
69.7nostro e suo bene, e di' che tosto vegna,
69.8ché di lui fòra ogni tardanza indegna.
70.1Non venir seco tu, ma resta appresso
70.2al re de' Greci a procurar l'aiuto,
70.3che già più d'una volta a noi promesso
70.4e per ragion di patto anco è dovuto. –
70.5Così parla e l'informa, e poi che 'l messo
70.6le lettre ha di credenza e di saluto,
70.7toglie, affrettando il suo partir, congedo,
70.8e tregua fa co' suoi pensier Goffredo.
71.1Il dì seguente, allor ch'aperte sono
71.2del lucido oriente al sol le porte,
71.3di trombe udissi e di tamburi un suono,
71.4ond'al camino ogni guerrier s'essorte.
71.5Non è sì grato a i caldi giorni il tuono
71.6che speranza di pioggia al mondo apporte,
71.7come fu caro a le feroci genti
71.8l'altero suon de' bellici instrumenti.
72.1Tosto ciascun, da gran desio compunto,
72.2veste le membra de l'usate spoglie,
72.3e tosto appar di tutte l'arme in punto,
72.4tosto sotto i suoi duci ogn'uom s'accoglie,
72.5e l'ordinato essercito congiunto
72.6tutte le sue bandiere al vento scioglie:
72.7e nel vessillo imperiale e grande
72.8la trionfante Croce al ciel si spande.
73.1Intanto il sol, che de' celesti campi
73.2va più sempre avanzando e in alto ascende,
73.3l'arme percote e ne trae fiamme e lampi
73.4tremuli e chiari, onde le viste offende:
73.5L'aria par di faville intorno avampi,
73.6e quasi d'alto incendio in forma splende,
73.7e co' feri nitriti il suono accorda
73.8del ferro scosso e le campagne assorda.
74.1Il capitan, che da' nemici agguati
74.2le schiere sue d'assecurar desia,
74.3molti a cavallo leggiermente armati
74.4a scoprire il paese intorno invia;
74.5e inanzi i guastatori avea mandati,
74.6da cui si debbe agevolar la via,
74.7e i vòti luoghi empire e spianar gli erti,
74.8e da cui siano i chiusi passi aperti.
75.1Non è gente pagana insieme accolta,
75.2non muro cinto di profonda fossa,
75.3non gran torrente, o monte alpestre, o folta
75.4selva, che 'l lor viaggio arrestar possa.
75.5Così de gli altri fiumi il re tal volta,
75.6quando superbo oltra misura ingrossa,
75.7sovra le sponde ruinoso scorre,
75.8né cosa è mai che gli s'ardisca opporre.
76.1Sol di Tripoli il re, che 'n ben guardate
76.2mura, genti, tesori ed arme serra,
76.3forse le schiere franche avria tardate,
76.4ma non osò di provocarle in guerra.
76.5Lor con messi e con doni anco placate
76.6ricettò volontario entro la terra,
76.7e ricevé condizion di pace,
76.8sì come imporle al pio Goffredo piace.
77.1Qui del monte Seir, ch'alto e sovrano
77.2da l'oriente a la cittade è presso,
77.3gran turba scese de' fedeli al piano
77.4d'ogni età mescolata e d'ogni sesso:
77.5portò suoi doni al vincitor cristiano,
77.6godea di mirarlo e in ragionar con esso,
77.7stupia de l'arme pellegrine; e guida
77.8ebbe da lor Goffredo amica e fida.
78.1Conduce ei sempre a le maritime onde
78.2vicino il campo per diritte strade,
78.3sapendo ben che le propinque sponde
78.4l'amica armata costeggiando rade,
78.5la qual può far che tutto il campo abonde
78.6de' necessari arnesi e che le biade
78.7ogni isola de' Greci a lui sol mieta,
78.8e Scio pietrosa gli vendemmi e Creta.
79.1Geme il vicino mar sotto l'incarco
79.2de l'alte navi e de' più levi pini,
79.3sì che non s'apre omai securo varco
79.4nel mar Mediterraneo a i saracini;
79.5ch'oltra quei c'ha Georgio armati e Marco
79.6ne' veneziani e liguri confini,
79.7altri Inghilterra e Francia ed altri Olanda,
79.8e la fertil Sicilia altri ne manda.
80.1E questi, che son tutti insieme uniti
80.2con saldissimi lacci in un volere,
80.3s'eran carchi e provisti in vari liti
80.4di ciò ch'è d'uopo a le terrestri schiere,
80.5le quai, trovando liberi e sforniti
80.6i passi de' nemici a le frontiere,
80.7in corso velocissimo se 'n vanno
80.8là 've Cristo soffrì mortale affanno.
81.1Ma precorsa è la fama, apportatrice
81.2de' veraci romori e de' bugiardi,
81.3ch'unito è il campo vincitor felice,
81.4che già s'è mosso e che non è chi 'l tardi;
81.5quante e quai sian le squadre ella ridice,
81.6narra il nome e 'valor de' più gagliardi,
81.7narra i lor vanti, e con terribil faccia
81.8gli usurpatori di Sion minaccia.
82.1E l'aspettar del male è mal peggiore,
82.2forse, che non parrebbe il mal presente;
82.3pende ad ogn'aura incerta di romore
82.4ogni orecchia sospesa ed ogni mente;
82.5e un confuso bisbiglio entro e di fore
82.6trascorre i campi e la città dolente.
82.7Ma il vecchio re ne' già vicin perigli
82.8volge nel dubbio cor feri consigli.
83.1Aladin detto è il re, che, di quel regno
83.2novo signor, vive in continua cura:
83.3uom già crudel, ma 'l suo feroce ingegno
83.4pur mitigato avea l'età matura.
83.5Egli, che de' Latini udì il disegno
83.6c'han d'assalir di sua città le mura,
83.7giunge al vecchio timor novi sospetti,
83.8e de' nemici pave e de' soggetti.
84.1Però che dentro a una città commisto
84.2popolo alberga di contraria fede:
84.3la debil parte e la minore in Cristo,
84.4la grande e forte in Macometto crede.
84.5Ma quando il re fe' di Sion l'acquisto,
84.6e vi cercò di stabilir la sede,
84.7scemò i publici pesi a' suoi pagani,
84.8ma più gravonne i miseri cristiani.
85.1Questo pensier la ferità nativa,
85.2che da gli anni sopita e fredda langue,
85.3irritando inasprisce, e la ravviva
85.4sì ch'assetata è più che mai di sangue.
85.5Tal fero torna a la stagion estiva
85.6quel che parve nel gel piacevol angue,
85.7così leon domestico riprende
85.8l'innato suo furor, s'altri l'offende.
86.1<> dicea <
86.2veraci segni in questa turba infida;
86.3il danno universal solo a lei giova,
86.4sol nel pianto comun par ch'ella rida;
86.5e forse insidie e tradimenti or cova,
86.6rivolgendo fra sé come m'uccida,
86.7o come al mio nemico, e suo consorte
86.8popolo, occultamente apra le porte.
87.1Ma no 'l farà: prevenirò questi empi
87.2disegni lor, e sfogherommi a pieno.
87.3Gli ucciderò, faronne acerbi scempi,
87.4svenerò i figli a le lor madri in seno,
87.5arderò loro alberghi e insieme i tèmpi,
87.6questi i debiti roghi a i morti fièno;
87.7e su quel lor sepolcro in mezzo a i voti
87.8vittime pria farò de' sacerdoti.>>
88.1Così l'iniquo fra suo cor ragiona,
88.2pur non segue pensier sì mal concetto;
88.3ma s'a quegli innocenti egli perdona,
88.4è di viltà, non di pietade effetto,
88.5ché s'un timor a incrudelir lo sprona,
88.6il ritien più potente altro sospetto:
88.7troncar le vie d'accordo, e de' nemici
88.8troppo teme irritar l'arme vittrici.
89.1Tempra dunque il fellon la rabbia insana,
89.2anzi altrove pur cerca ove la sfoghi;
89.3i rustici edifici abbatte e spiana,
89.4e dà in preda a le fiamme i culti luoghi;
89.5parte alcuna non lascia integra o sana
89.6ove il Franco vi pasca, ove s'alloghi;
89.7turba le fonti e i rivi, e le pure onde
89.8di veneni mortiferi confonde.
90.1Spietatamente è cauto, e non oblia
90.2di rinforzar Gierusalem fra tanto.
90.3Da tre lati fortissima era pria,
90.4sol verso Borea è men secura alquanto,
90.5ma da' primi sospetti ei le munia
90.6d'alti ripari il suo men forte canto,
90.7e v'accogliea gran quantitade in fretta
90.8di gente mercenaria e di soggetta.
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