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IV

Giovanni Frescobaldi (????–????)
Poesie

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1.1Volendo seguitare il mio disegno,
1.2quasi smarrito avea la fantasia
1.3e la memoria, intelletto e lo 'ngegno;
1.4e non trovando da sezzo o da pria
1.5cosa che s'aducessi a porto degno,
1.6usci' dello scrittoio e messo in via
1.7per ispassare e cessare il pensiero,
1.8dove i' senti' le trombe in sul sentiero.
2.1Onde mi parve il suon, presi il camino,
2.2e d'un passo in un altro feci tanto
2.3che 'n sulla piazza di Santo Agostino,
2.4over si chiama lo Spirito Santo,
2.5giunsi dov'era un popol pellegrino,
2.6che sarebbe impossibil dire alquanto;
2.7e 'ntorno intorno vòto resta il centro,
2.8fuor che trenta garzon, che vi son dentro.
3.1E quindici ve n'è d'esto quartieri
3.2di Santo Spirto in un pari volere,
3.3forti qual torre e nel correr leggeri,
3.4che voglion far lor fama prevalere;
3.5dall'altra parte altrettanti scudieri,
3.6ch'ognun spera l'onor di possedere,
3.7e giucator del prato son chiamati,
3.8nel fare al calcio ben disciplinati.
4.1Paion d'età da venticinque a venti
4.2anni, e spogliati son tutti in farsetto,
4.3e que' del prato alla chiesa reddenti,
4.4que' del quartiere più giù al dirimpetto.
4.5Con fortezza, atti, ingegni e scaltrimenti,
4.6ognun di vincer faccia suo concetto.
4.7Volsimi a que' del prato, gente magna,
4.8uniqua, singular, senza compagna.
5.1E, nel voltar, vidi Stoldo Altoviti,
5.2Pier Nero e 'l Manza, giucator divino,
5.3Matteo de' Bardi e Ulivier Sapiti,
5.4el Morano e la Chiara e Pagolino
5.5e Gerozzo e ser Noce compariti,
5.6Amerigo de' Benci col Mancino,
5.7Luca di ser Martin, Giovan Petrini
5.8e 'l Vespa e gli altri garzon pellegrini.
6.1Dall'opposita parte v'era Anteo;
6.2èvi lo Sghera con Buccicaldino,
6.3e Francesco Ugolin, Lorenzo e Meo,
6.4e Francesco Mucini e Iacopino,
6.5ciascuno ardito quanto un tigro o leo,
6.6Pier del Bruciolo e Ricci e Gherardino,
6.7èvi il Cruscoso luminoso e dotto
6.8ed èvi Anton Sapiti, Como e Giotto.
7.1E così, sendo in punto la brigata,
7.2ciascun per vincer generoso e lieto,
7.3Anteo mandò tre in sulle stremitate,
7.4e disse lor: «Non partite da dietro,
7.5quando la palla fie 'n calamitate;
7.6ciascun sia giucator saggio e discreto».
7.7E 'l Buccicaldo disse: «Fatto fia»,
7.8con Piero e Iacopino in compagnia.
8.1E altri tre n'era sopra a costoro
8.2in sulle dieci braccia, infra' quali era
8.3Anteo, che propio m'assembra a un toro
8.4e Francesco Ugolini è collo Sghera,
8.5e gli altri innanzi immitando il lavoro.
8.6E già si grida: «A' fatti, ch'egli è sera!»,
8.7e nel gridare i' mi fu' rivoltato
8.8e vidi acconci e giucator del prato;
9.1e 'l simigliante avien fatto costoro,
9.2ch'è tre nel dietro, alle scalee rasenti,
9.3forti, gagliardi, risistenti al martoro,
9.4quatro di sotto a questi succedenti,
9.5che prezzon più l'onor ch'altro tesoro,
9.6fieri ed arditi, animosi e valenti.
9.7A dir chi son que' tre fie buon m'induca:
9.8de' Medici Gerozzo e 'l Vespa e Luca.
10.1Que' quatro arditi e animosi e fieri,
10.2che son sotto a que' tre, mi paion questi:
10.3Pier Nero e 'l Manza, Stoldo e Ulivieri,
10.4giucator atti, sperti, cauti e desti.
10.5E 'ntanto un della parte del quartieri
10.6avia la palla e vien con passi presti
10.7e dice: «Tòla!». E da cinquanta braccia
10.8le diè un colpo, e poi innanzi si caccia.
11.1I' non ti dico per particulare
11.2el suon che fanno nel cominciamento,
11.3come la gente s'usa rassettare
11.4veggendo che le parti danno drento:
11.5duo trombe per quartier uson sonare
11.6e duo pel prato: ha quatro e paion cento.
11.7Con grida e suon quel giuoco s'incomincia,
11.8par che sozopra vada la provincia.
12.1Francia Mucin fu quel che l'ebbe dato
12.2un colpo in modo che la palla scese
12.3dove Stoldo era, che attento è parato
12.4per al bisogno dare; e quella prese,
12.5e dieci passi innanzi s'è cacciato,
12.6correndo forte colle braccia stese,
12.7e dielle un colpo, ma 'l Cruscoso corre
12.8e 'n alto salta e 'l colpo non può storre.
13.1La palla alzò, che parve una saetta;
13.2inverso quella è mosso Gherardino
13.3con empita tempesta, rabia e fretta.
13.4E quella prese allotta Pagolino,
13.5ch'assembra un cerbio; adosso se le getta
13.6e fecegliel cader, sì che 'l Mancino
13.7le diè un colpo, ché è di furia caldo.
13.8ond'ella venne in man del Buccicaldo.
14.1E, com'egli ebbe quella, si fa in sùe,
14.2correndo forte, e vuolla palleggiare,
14.3ma una siepe avea di cento o piùe,
14.4che 'n nessun modo non la può scampare.
14.5Francia Ugolin dicea: «Or che fai tue?
14.6Deh, dalle! tu c'hai, vuoi pericolare?
14.7Deh, dimmi la cagion che tanto peni!»
14.8Ser Noce in quella gli abracciò le reni.
15.1E una scossa in atto mumentano,
15.2per passare oltre, al Buccicaldo diè,
15.3e, non potendo presto, un colpo invano
15.4le gira e dice: «O Anteo, dove se'?»
15.5Anteo si volse e sì la prese in mano,
15.6tempo gli par d'adoperare il piè,
15.7e dielle un calcio e non la prese bene,
15.8sì che la palla ov'è la Chiara viene;
16.1la quale en punto e con atto manesco
16.2si fece innanzi e vollela pigliare,
16.3e de' Mucin vi comparì Francesco
16.4e 'n una giunta cominciò a urtare,
16.5e fegli far tomolo schiavonesco;
16.6non parve tempo al Moran d'indugiare
16.7e fecesi oltre per dare alla palla,
16.8ma Giotto il pinse in modo che la falla.
17.1Pier Brucioli, che l'animo ercoleo
17.2avea, le gira un calcio a più potere:
17.3la palla s'alzò su, sì che Matteo
17.4vi misse il braccio e fella ricadere
17.5dov'è la Chiara; ma 'n un soffio Meo
17.6la spinge e falla alla terra ghiacere;
17.7e alla palla corse Anton Sapiti
17.8e dielle un colpo ov'è Stoldo Altoviti.
18.1Presela Stoldo, sendo codïato
18.2com'una golpe in mezzo di più cani,
18.3che dietro, innanzi, in uno e 'n altro lato
18.4corria per iscampar delle lor mani;
18.5simile a Stoldo Altoviti è 'ncontrato,
18.6in atti, gesti 'nusitati e strani,
18.7e con più giuochi e modi di più sorte
18.8trapassò quegli e dielle un colpo forte.
19.1Il calcio fu terribile e feroce,
19.2ma sanza balzo la prese lo Sghera.
19.3«Fatti 'n su! fatti 'n su!» ad una boce
19.4gridava del quartier tutta la schiera;
19.5ma Amerigo, Pagolo e ser Noce,
19.6ciascun di lor presso alle spalle gli era,
19.7e a lui incontro venìa molta gente,
19.8onde e' le diè col piè subitamente.
20.1Di qualità fu il calcio, ch'ella venne
20.2dov'era il Manza, e, quasi in un baleno,
20.3la prese in mano e palleggiandola venne
20.4e dielle un calcio al misero e sereno;
20.5ma Francesco Ugolin metteva penne,
20.6e, gittatosi innanzi a sciolto freno,
20.7e' dielle un calcio di gran maraviglia,
20.8onde Ulivier sanza balzo la piglia.
21.1«Fatti 'n giù, Ulivier! vien giù! vien, vieni!»
21.2diceva il Manza e fecegli far lato.
21.3«Tien colui! sconcia quel! quell'altro tieni!»
21.4vi si gridava, e Meo gli era dallato
21.5e abracciollo e più crolli e baleni
21.6fece. Ulivieri è quasi che cascato,
21.7e la palla lasciò sopra 'l sentiero;
21.8al primo balzo la prese Pier Nero.
22.1Allora avien che Francesco Mucini
22.2l'abracciò sì che Pier quella abandona,
22.3e, 'nnanzi fatto, Giovanni Petrini
22.4le diè un calcio, e 'l Riccio la risuona.
22.5Ser Noce e Amerigo lì vicini
22.6ciascun di lor si solecita e sprona,
22.7ma Amerigo, baldanzoso e fiero
22.8le diè un calcio, dov'è del Bruciol Piero.
23.1Tre corron giù, e Pier diceva: «Tiegli!»,
23.2e fé col piè un certo lachezino;
23.3po' la riprese e missesi infra quegli,
23.4e dielle un calcio ornato e pellegrino.
23.5Pagol l'aspetta e Giotto Manovegli
23.6lo sconcia, e 'n medïante Gherardino
23.7correva per averla e giunse tardi:
23.8prima di lui l'ebbe Matteo de' Bardi.
24.1Gridavan: «Tien, Matteo!». E 'mmantanente
24.2corre il Cruscoso, c'ha mirabil lena,
24.3per lui pigliar, ma Matteo, intendente,
24.4lasciò la palla e giucava di stiena;
24.5po' la riprese al calcio succedente
24.6e, trascorrendo, un gran calcio le mena,
24.7credendo trapassare ogni confino;
24.8e ratto e presto l'ebbe Iacopino.
25.1Tutto fu un pigliar, ch'ell'ebbe dato
25.2un colpo; ov'è Anteo la palla caccia.
25.3Anteo la prese, e 'l Moran gli era allato:
25.4'n in voltar d'occhio alle rene gli abraccia;
25.5e' la lasciò, e poi, come 'nfocato,
25.6le gira un calcio; e la Chiara s'avaccia
25.7per darle un colpo; el Riccio non s'infigne
25.8e urta lei, e 'l Mancin lo sospigne.
26.1Quivi s'adoperava ogni argomento:
26.2chi le dà, chi rimbecca e chi rovina,
26.3e chi pelle picchiate pare spento,
26.4chi corre forte e chi lento camina,
26.5chi dà pettate e chi le gira al vento,
26.6chi 'n alto salta e chi 'n basso si china,
26.7e chi di far rovinar un procaccia,
26.8chi grida, chi bestemia e chi minaccia.
27.1Nel darla e rimbeccarla presa l'ha
27.2Pier Brucioli e un calcio le girò,
27.3onde Ulivier Sapiti oltre si fa
27.4e con un sopramman la rimbeccò.
27.5Lo Sghera furïoso a quella va
27.6e darle vuol, ma 'l Moran l'abracciò;
27.7suggiunse Anteo, ch'un gran calcio le diè:
27.8per fin dov'era il Vespa andar la fé.
28.1Presa in man l'ebbe il Vespa sopra detto
28.2e dielle un calcio; allotta Pagolino
28.3la prese, e 'l Riccio l'urta a suo dispetto.
28.4E de' Petrin vi corse Giovannino
28.5per darle, e fu tenuto, e in effetto
28.6le diè ov'era Luca di ser Martino,
28.7qual, fattosi oltre, in un alzar di ciglia
28.8le diè un colpo, onde 'l Moran la piglia.
29.1Presa che l'ebbe, e' corre com'un vento
29.2per passar giù; Anton Sapiti il tenne.
29.3Mosso Gerozzo e cacciatosi dentro,
29.4e' corre e 'nverso della palla venne;
29.5lo Sghera, che istà in orecchi attento,
29.6dielle un calcio magnifico e solenne:
29.7la palla per gran lena non ristiè,
29.8toccò la chiesa e gridovisi: - Ell'è! -
30.1Que' del quartier, per vettoria e corona
30.2della passata caccia, fanno festa;
30.3ogni stormento armonezzante suona,
30.4el dolor ghiace e 'legrezza si desta,
30.5e 'l giubilo fra lor frumina e truona,
30.6e ogn'infimo vil rizza la cresta
30.7e gli altri con tranquillo e lieto core,
30.8veggendo che lor parte è vincitore.
31.1Istanze, piani e monti cercherete
31.2e mari e fiumi e tutte l'onde loro,
31.3e a ciascun di lor vi scuserete,
31.4isconosciute da quel verde alloro.
31.5A que' che vi dimandon voi direte,
31.6scusando me, che ne' versi son soro,
31.7qual ogni sano ingegno cerca e brama
31.8e lascia dopo morte sì gran fama.
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