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CLXXXVII

Rime

PoeTree.it

1.1Deh, come tosto si fa notte il giorno;
1.2deh, come il vago e ’l verde
1.3subitamente perde!
1.4Tal si gode securo in bel soggiorno,
1.5festeggiando a diletto,
1.6lontan d’odio e di sdegno,
1.7che poi repente il tetto
1.8li cade sopra, e non vi resta un segno.
1.9Tal si sommerge in porto;
1.10tal va lieto a diporto,
1.11che torna a casa poi mal vivo o morto.
2.1Ahi, quanto è saggio ben chi non si fida
2.2a sereno di verno,
2.3né si dona in governo
2.4a chi se stesso mal corregge e guida.
2.5È ver che ’n ogni parte
2.6si ritrova mal passo.
2.7Faccia chi sa far l’arte;
2.8al primo colpo non va pianta al basso,
2.9né torre al primo assalto;
2.10e quanto s’alza in alto
2.11più l’huom, tant’è maggior cadendo il salto.
3.1Tant’è, già non si niega, il lupo vole
3.2la più guardata agnella;
3.3e la rosa più bella
3.4sfronda il vento talhor, distrugge il sole.
3.5L’acerbo anzi il maturo
3.6cade spesso; e si scende,
3.7per salir in sul muro.
3.8In gran proferte ed in terren che pende
3.9non è da por speranza.
3.10Morire è vecchia usanza;
3.11e sciocco è, chi sta bene, a cangiar stanza.
4.1Dopo lungo sudor, lunga fatica
4.2nudo al sole, a la luna,
4.3contadin prode aduna
4.4picciol thesor de la sua bionda spica,
4.5per riporlo al pagliaio:
4.6onde la famigliuola
4.7col povero granaio
4.8pasca e sostegna, e sì quel mal consola;
4.9quando poi sopravene
4.10pioggia, che la sua spene
4.11ne porta, e mesce e perde ogni suo bene.
5.1Ben è Morte tiranna e senza legge;
5.2col piè fangoso immondo
5.3sempre il più chiaro fondo
5.4di puro fonte fa torbido il gregge.
5.5Rado suol da rastrello
5.6cader vil vase e rotto,
5.7e veggiam nel duello
5.8di lutta chi sta sopra ir talhor sotto.
5.9Dà ne la rete spesso
5.10vago augel da se stesso;
5.11e di novella ria ne vola il messo.
6.1Con mio danno dir posso: «È vero un sonno
6.2ogni tempo passato».
6.3Né conosce il suo stato
6.4mentr’huomo il gode, e mal tornar si ponno
6.5indietro l’hore, e mai
6.6il ben non s’ama o stima,
6.7se tu nol perdi, e guai
6.8a chi ’l futuro mal non vede prima.
6.9Il pentirsi non giova.
6.10Gran vantaggio ritrova
6.11chiunque a l’altrui spese impara e prova.
7.1Hor sì ch’intendo a pien quel che si dice:
7.2è sbandita la fede;
7.3il satollo non crede
7.4al debile, digiun, nudo, infelice.
7.5Il san spesso l’infermo
7.6facilmente consiglia.
7.7Non val difesa o schermo,
7.8se ’l cielo altrui talhora urta e scompiglia.
7.9Agevole è guardare
7.10da la riva alto il mare,
7.11e giudicar quel che nocchier de’ fare.
8.1Io so, che ’l provo: e’ son molti al buon tempo
8.2gli amici, e pochi al rio.
8.3A seconda del rio
8.4ciascun sa gir, sia pur tardi o per tempo;
8.5ma non sì tosto poi
8.6pioggia l’accresce e ’l turba,
8.7che non curando i suoi
8.8fugge indietro la vana infedel turba.
8.9Non sia di tanto o quanto
8.10chi si pregi, o dia vanto.
8.11Si miete a sesta il riso, a nona il pianto.
9.1Non perché chiuse i due begli occhi Morte,
9.2che son anchora il die
9.3a queste notti mie,
9.4fia però ch’io non arda e ch’io non porte
9.5soavemente il peso
9.6ch’al cor mi pose Amore;
9.7né sarà meno inteso
9.8il grido infino al ciel del mio dolore.
9.9Non è l’amare un gioco:
9.10ove già fu gran foco
9.11caldo riman per lungo tempo il loco.
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