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LXXXIX

Rime

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1.1Qual già colui che mal vide Dïana
1.2bagnar nel fonte e, volto in altra forma,
1.3fuggendo de’ suoi veltri il dente e l’orma
1.4rimase preda lor misera e strana,
2.1tal, s’io veggio il bel viso, oltra l’humana
2.2condition, ch’in fera mi trasforma,
2.3fuggo de’ pensier miei la crudel torma,
2.4che mi segue, mi giunge e prende e sbrana;
3.1né, perché d’hor in hor m’impiaghe e morda,
3.2posso morir, ché son ognihor più nova,
3.3ma ben poch’ esca a sì gran fame e ria;
4.1ché vole il ciel, cui contrastar non giova,
4.2ch’io sia Titio e Prometheo, e ch’Amor sia
4.3famelico avoltoio, aquila ingorda.
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