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1.1Siede su ’l lago e imperioso i mari
1.2vagheggia e i monti ampio palagio adorno;
1.3tramutar vede le stagioni e in vari
1.4volti sotto apparir la notte e ’l giorno.
1.5Egli è in stabil riposom e da’ contrari
1.6sì gioia accresce al suo dolce soggiorno
1.7come è soave il rimirar da terra
1.8nave che ’n mar cruccioso aggira ed erra.
2.1Non hanno (sì il desio gli affretta e punge)
2.2essi a tante vaghezze alcun riguardo,
2.3poi che ’l mostro custode appar da lunge
2.4su la gran porta in minaccievol guardo.
2.5D’uomo è in lui quel di sopra, a cui congiunge
2.6poscia da’ fianchi in giù membra di pardo,
2.7salvo che serpentina orribil coda
2.8nel deretano suo ripiega e snoda.
3.1Con quella fère impetuoso e crudo
3.2sì che ne fende e f¢ra il ferro e i marmi.
3.3Elmo non ha, non ha corazza o scudo
3.4che ne la pugna l’assecuri e l’armi,
3.5ma la velocitate al corpo ignudo
3.6e la destrezza sua vaglion per armi:
3.7tre dardi ha ne la destra, e la ritorta
3.8spada di fina tempra al fianco porta.
4.1Contra gli armati duo sol con sì fatte
4.2difese vien, né l’orme in terra imprime;
4.3e correria sovra le spighe, intatte
4.4lasciando lor le tremolanti cime,
4.5e porteria per mezzo ’l mar le ratte
4.6piante su l’onde tumide sublime,
4.7senza punto bagnarle. Or come fue
4.8vicin, lanciò l’armi volanti sue.
5.1E di tre colpi i duo guerrier con esse
5.2percosse: piagò Ubaldo a mezzo ’l petto,
5.3Carlo non piagò già, però che resse
5.4due punte, onde fu colto, il forte elmetto.
5.5Quinci d’intorno a lor tesse e ritesse
5.6suoi corsi in giro, e fende a suo diletto;
5.7e sono spesso anco colpiti a un punto,
5.8ché l’un la coda e l’altro il ferro ha giunto.
6.1Non se fosser tra mille in mezzo accolti
6.2fòran sì lor battuti i petti e i fianchi,
6.3le cave tempie, i larghi omeri e i volti,
6.4come un sol gli combatte e gli ha già stanchi.
6.5Essi, non mai cogliendo e sempre colti,
6.6temon che indarno sparso il vigor manchi;
6.7giunger le spalle e far costretti furo
6.8ciascun co ’l petto e il tergo altrui securo.
7.1Con tutto ciò per sì diverse strade
7.2or l’uno or l’altro assale e sì repente,
7.3e in lor de’ colpi la tempesta cade
7.4de le doppie armi sì grave e frequente,
7.5c’hanno al parar più ch’al ferir le spade
7.6con tutte l’arti de lo schermo intente;
7.7e se nulla temenza han di morire,
7.8n’han dubbio almen, né scema il dubbio ardire.
8.1Ubaldo al fine argomentò con arte
8.2nova vincer la dubbia aspra contesa:
8.3il rotto scudo suo gitta in disparte
8.4sì ch’abbia la sinistra atta a far presa;
8.5quando la coda poi ch’incide e parte
8.6le dure piastre è sovra lui discesa,
8.7l’afferra sì che ’l mostro a sé non puote
8.8ritrarla, e ferma le veloci rote.
9.1L’una stringe la coda e l’altra mano
9.2difende ambi duo lor da le percosse;
9.3ché tentò il mostro di troncar, ma in vano,
9.4or l’una or l’altra; in van si torse e scosse:
9.5rotar non può, non gir da lor lontano,
9.6né da far resistenza have armi o posse,
9.7talché senza contrasti e senza schermi
9.8fesse e trafitte son le membra inermi.
10.1Carlo tre volte a lui la spada immerse
10.2dove l’umano era al ferin consorte,
10.3ed altrettante il capo e più gli aperse,
10.4e bastava assai meno a la sua morte.
10.5Poi co ’l compagno suo l’orme converse,
10.6già curata sua piaga, invèr le porte;
10.7e quando presso fur, lucido e vago
10.8trasse allettando a sé lor vista il lago.
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