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1.1Eron già tutti alla risposta intenti
1.2e pargoletti intorno all'aureo letto,
1.3quando Cupido con occhi ridenti,
1.4tutto protervo nel lascivo aspetto,
1.5si strinse a Marte, e colli strali ardenti
1.6della faretra gli ripunse il petto,
1.7e colle labra tinte di veleno
1.8baciollo, e 'l fuoco suo gli misse in seno.
2.1Poi rispose alla madre: «E' non è vana
2.2la cagion che sì lieto a te mi guida:
2.3ch'i' ho tolto dal coro di Diana
2.4el primo conduttor, la prima guida,
2.5colui di cui gioir vedi Toscana,
2.6di cui già insino al ciel la fama grida,
2.7insino agl'Indi, insino al vecchio Mauro:
2.8Iulio, minor fratel del nostro Lauro.
3.1L'antica gloria e 'l celebrato onore
3.2chi non sa della Medica famiglia,
3.3e del gran Cosmo, italico splendore,
3.4di cui la patria sua si chiamò figlia?
3.5E quanto Petro al paterno valore
3.6n'aggiunse pregio, e con qual maraviglia
3.7dal corpo di sua patria rimosse abbia
3.8le scelerate man, la crudel rabbia?
4.1Di questo e della nobile Lucrezia
4.2nacquene Iulio, e pria ne nacque Lauro:
4.3Lauro che ancor della bella Lucrezia
4.4arde, e lei dura ancor si mostra a Lauro,
4.5rigida più che a Roma già Lucrezia
4.6o in Tessaglia colei che è fatta un lauro;
4.7né mai degnò mostrar di Lauro agli occhi
4.8se non tutta superba e suo' begli occhi.
5.1Non priego non lamento al meschin vale,
5.2ch'ella sta fissa come torre al vento,
5.3perch'io lei punsi col piombato strale,
5.4e col dorato lui, di che or mi pento;
5.5ma tanto scoterò, madre, queste ale,
5.6che 'l foco accenderolli al petto drento:
5.7richiede ormai da noi qualche restauro,
5.8la lunga fedeltà del franco Lauro,
6.1che tutt'or parmi pur veder pel campo,
6.2armato lui, armato el corridore,
6.3come un fer drago gir menando vampo,
6.4abatter questo e quello a gran furore,
6.5l'armi lucenti sue sparger un lampo
6.6che tremar faccin l'aier di splendore;
6.7poi, fatto di virtute a tutti essemplo,
6.8riportarne il trionfo al nostro templo.
7.1E che lamenti già le Muse ferno,
7.2e quanto Apollo s'è già meco dolto
7.3ch'i' tenga il lor poeta in tanto scherno!
7.4et io con che pietà suo' versi ascolto!
7.5ch'i' l'ho già visto al più rigido verno,
7.6pien di ruina e crin, le spalle e 'l volto,
7.7dolersi colle stelle e colla luna,
7.8di lei, di noi, di suo crudel fortuna
8.1Per tutto el mondo ha nostre laude sparte,
8.2mai d'altro mai se non d'amor ragiona;
8.3e potea dir le tue fatiche, o Marte,
8.4le trombe e l'arme, e 'l furor di Bellona;
8.5ma volle sol di noi vergar le carte,
8.6e di quella gentil ch'a dir lo sprona:
8.7ond'io lei farò pia, madre, al suo amante
8.8ch'i' pur son tuo, non nato d'adamante.
9.1I' non son nato di ruvida scorza,
9.2ma di te, madre bella, e son tuo figlio;
9.3né crudele esser deggio, e lui mi sforza
9.4a riguardarlo con pietoso ciglio.
9.5Assai provato ha l'amorosa forza,
9.6assai giaciuto è sotto 'l nostro artiglio;
9.7giust'è ch'e' faccia ormai co' sospir triegua,
9.8e del suo buon servir premio consegua.
10.1Ma 'l bel Iulio ch'a noi stato è ribello,
10.2e sol di Delia ha seguito el trionfo
10.3or drieto all'orme del suo buon fratello
10.4vien catenato innanzi al mio trionfo,
10.5né mosterrò già mai pietate ad ello
10.6finché ne porterà nuovo trionfo:
10.7ch'i' gli ho nel cor diritta una saetta
10.8dagli occhi della bella Simonetta.
11.1E sai quant'è nel petto e nelle braccia,
11.2quanto sopra 'l destriero è poderoso:
11.3pur mo' lo vidi sì feroce in caccia,
11.4che parea il bosco di lui paventoso;
11.5tutta aspreggiata avea la bella faccia,
11.6tutto adirato, tutto era focoso.
11.7Tal vid'io te là sovra el Termodonte
11.8cavalcar, Marte, e non con esta fronte.
12.1Questa è, madre gentil, la mia vittoria;
12.2quinci è 'l mio travagliar, quinci è 'l sudore;
12.3così va sovra al cel la nostra gloria,
12.4el nostro pregio, el nostro antico onore;
12.5così mai scancellata la memoria
12.6fia di te, madre, e del tuo figlio Amore;
12.7così canteran sempre e versi e cetre
12.8li stral, le fiamme, gli archi e le faretre
13.1Fatta ella allor più gaia nel sembiante,
13.2balenò intorno uno splendor vermiglio,
13.3da fare un sasso divenire amante,
13.4non pur te, Marte; e tale ardea nel ciglio,
13.5qual suol la bella Aurora fiammeggiante;
13.6poi tutto al petto si ristringe el figlio,
13.7e trattando con man suo chiome bionde,
13.8tutto el vagheggia e lieta li risponde:
14.1«Assai, bel figlio, el tuo desir m'agrada,
14.2che nostra gloria ognor più l'ale spanda;
14.3chi erra torni alla verace strada,
14.4obligo è di servir chi ben comanda.
14.5Pur convien che di nuovo in campo vada
14.6Lauro, e si cinga di nuova ghirlanda:
14.7ché virtù nelli affanni più s'accende,
14.8come l'oro nel fuoco più risplende.
15.1Ma prima fa mestier che Iulio s'armi
15.2sì che di nostra fama el mondo adempi;
15.3e tal del forte Achille or canta l'armi
15.4e rinnuova in suo stil gli antichi tempi,
15.5che diverrà testor de' nostri carmi,
15.6cantando pur degli amorosi essempi:
15.7onde la gloria nostra, o bel figliuolo,
15.8vedrèn sopra le stelle alzarsi a volo.
16.1E voi altri, mie' figli, al popol tosco
16.2lieti volgete le trionfante ale,
16.3giten tutti fendendo l'aer fosco;
16.4tosto prendete ognun l'arco e lo strale,
16.5di Marte el dolce ardor sen venga vosco.
16.6Or vedrò, figli, qual di voi più vale:
16.7gite tutti a ferir nel toscan coro
16.8ch'i' serbo a qual fie 'l primo un arco d'oro».
17.1Tosto al suo dire ognuno arco e quadrella
17.2riprende, e la faretra al fianco alluoga
17.3come, al fischiar del comito, sfrenella
17.4la 'gnuda ciurma e remi, e mette in voga.
17.5Già per l'aier ne va la schiera snella,
17.6già sopra la città calon con foga:
17.7così e vapor pel bel seren giù scendono,
17.8che paion stelle mentre l'aier fendono.
18.1Vanno spiando gli animi gentili
18.2che son dolce esca all'amoroso foco;
18.3sovress'e' batton forte i lor fucili,
18.4e fanli apprender tutti a poco a poco.
18.5L'ardor di Marte, ine' cor giovenili
18.6s'affige, e quelli infiamma del suo gioco;
18.7e mentre stanno involti nel sopore,
18.8pare a' gioven far guerra per Amore.
19.1E come quando il sol li Pesci accende,
19.2tutta la terra è di suo virtù pregna,
19.3che poscia a primavera fuor si estende,
19.4mostrando al cel verde e fiorita insegna;
19.5così ne' petti ove lor foco scende
19.6s'abbarbica un disio che drento regna,
19.7un disio sol d'eterna gloria e fama,
19.8che le 'nfiammate menti a virtù chiama.
20.1Esce sbandita la viltà d'ogni alma,
20.2e, benché tarda sia, Pigrizia fugge;
20.3a libertate l'una e l'altra palma
20.4legon gli Amori, e quella irata rugge.
20.5Solo in disio di gloriosa palma
20.6ogni cor giovenil s'accende e strugge;
20.7e dentro al petto sorpriso dal sonno
20.8li spirite' d'amor posar non ponno.
21.1E così mentre ognun dormendo langue,
21.2ne' lacci è 'nvolto onde già mai non esce;
21.3ma come suol fra l'erba el picciol angue
21.4tacito errare, o sotto l'onde el pesce,
21.5sì van correndo per l'ossa e pel sangue
21.6gli ardenti spiritelli, e 'l foco cresce.
21.7Ma Vener, com'e suo' alati corrieri
21.8vide partiti, mosse altri pensieri.
22.1Pasitea fe' chiamar, del Sonno sposa,
22.2Pasitea, delle Grazie una sorella,
22.3Pasitea che dell'altre è più amorosa,
22.4quella che sovra a tutte è la più bella;
22.5e disse: «Muovi, o ninfa graziosa,
22.6truova el consorte tuo, veloce e snella:
22.7fa che e' mostri al bel Iulio tale imago,
22.8che 'l facci di mostrarsi al campo vago».
23.1Così le disse; e già la ninfa accorta
23.2correa sospesa per l'aier serena;
23.3quete sanza alcun rombo l'ale porta,
23.4e lo ritruova in men che non balena.
23.5Al carro della Notte el facea scorta,
23.6e l'aria intorno avea di Sogni piena,
23.7di varie forme e stranier portamenti,
23.8e facea racquetar li fiumi e i venti.
24.1Come la ninfa a' suoi gravi occhi apparve,
24.2col folgorar d'un riso gliele aperse:
24.3ogni nube dal ciglio via disparve,
24.4che la forza del raggio non sofferse.
24.5Ciascun de' Sogni drento alle lor larve
24.6gli si fe' incontro, e 'l viso discoverse;
24.7ma lei, poi che Morfeo con gli altri scelse,
24.8gli chiese al Sonno, e tosto indi si svelse.
25.1Indi si svelse, e di quanto convenne
25.2tosto ammonilli, e partì sanza posa;
25.3a pena tanto el ciglio alto sostenne,
25.4che fatta era già tutta sonnacchiosa;
25.5vassen volando sanza muover penne,
25.6e ritorna a sua dea, lieta e gioiosa.
25.7Gli scelti Sogni ad ubidir s'affrettono
25.8e sotto nuove fogge si rassettono:
26.1quali i soldati che di fuor s'attendono,
26.2quando sanza sospetto et arme giacciono,
26.3per suon di tromba al guerreggiar s'accendono,
26.4vestonsi le corazze e gli elmi allacciono,
26.5e giù dal fianco le spade sospendono,
26.6grappon le lance e' forti scudi imbracciono;
26.7e così divisati i destrier pungono
26.8tanto ch'alla nimica schiera giungono.
27.1Tempo era quando l'alba s'avicina,
27.2e divien fosca l'aria ove era bruna;
27.3e già 'l carro stellato Icaro inchina,
27.4e par nel volto scolorir la luna:
27.5quando ciò ch'al bel Iulio el cel destina
27.6mostrono i Sogni, e sua dolce fortuna;
27.7dolce all'entrar, all'uscir troppo amara,
27.8però che sempre dolce al mondo è rara.
28.1Pargli veder feroce la sua donna,
28.2tutta nel volto rigida e proterva,
28.3legar Cupido alla verde colonna
28.4della felice pianta di Minerva,
28.5armata sopra alla candida gonna,
28.6che 'l casto petto col Gorgon conserva;
28.7e par che tutte gli spennecchi l'ali,
28.8e che rompa al meschin l'arco e li strali.
29.1Ahimè, quanto era mutato da quello
29.2Amor che mo' tornò tutto gioioso!
29.3Non era sovra l'ale altero e snello,
29.4non del trionfo suo punto orgoglioso:
29.5anzi merzé chiamava el meschinello
29.6miseramente, e con volto pietoso
29.7gridando a Iulio: «Miserere mei,
29.8difendimi, o bel Iulio, da costei».
30.1E Iulio a lui dentro al fallace sonno
30.2parea risponder con mente confusa:
30.3«Come poss'io ciò far dolce mio donno,
30.4ché nell'armi di Palla è tutta chiusa?
30.5Vedi i mie' spirti che soffrir non ponno
30.6la terribil sembianza di Medusa,
30.7e 'l rabbioso fischiar delle ceraste
30.8e 'l volto e l'elmo e 'l folgorar dell'aste».
31.1«Alza gli occhi, alza, Iulio, a quella fiamma
31.2che come un sol col suo splendor t'adombra:
31.3quivi è colei che l'alte mente infiamma,
31.4e che de' petti ogni viltà disgombra.
31.5Con essa, a guisa di semplice damma,
31.6prenderai questa ch'or nel cor t'ingombra
31.7tanta paura, e t'invilisce l'alma;
31.8ché sol ti serba lei trionfal palma».
32.1Così dicea Cupido, e già la Gloria
32.2scendea giù folgorando ardente vampo:
32.3con essa Poesia, con essa Istoria
32.4volavon tutte accese del suo lampo.
32.5Costei parea ch'ad acquistar vittoria
32.6rapissi Iulio orribilmente in campo,
32.7e che l'arme di Palla alla sua donna
32.8spogliassi, e lei lasciassi in bianca gonna.
33.1Poi Iulio di suo spoglie, armava tutto,
33.2e tutto fiammeggiar lo facea d'auro;
33.3quando era al fin del guerreggiar condutto,
33.4al capo gl'intrecciava oliva e lauro.
33.5Ivi tornar parea suo gioia in lutto:
33.6vedeasi tolto il suo dolce tesauro.
33.7vedea suo ninfa in trista nube avolta,
33.8dagli occhi crudelmente esserli tolta.
34.1L'aier tutta parea divenir bruna,
34.2e tremar tutto dello abisso il fondo;
34.3parea sanguigno el cel farsi e la luna,
34.4e cader giù le stelle nel profondo.
34.5Poi vede lieta in forma di Fortuna
34.6surger suo ninfa e rabbellirsi il mondo,
34.7e prender lei di sua vita governo,
34.8e lui con seco far per fama eterno.
35.1Sotto cotali ambagi al giovinetto
35.2fu mostro de' suo' fati il leggier corso:
35.3troppo felice, se nel suo diletto
35.4non mettea morte acerba il crudel morso.
35.5Ma che puote a Fortuna esser disdetto,
35.6ch'a nostre cose allenta e stringe il morso?
35.7Né val perch'altri la lusinghi o morda,
35.8ch'a suo modo ne guida e sta pur sorda.
36.1Adunque il tanto lamentar che giova?
36.2A che di pianto pur bagnar le gote,
36.3se pur convien che lei ne guidi e muova?
36.4Se mortal forza contro a lei non puote?
36.5Se con sue penne il nostro mondo cova,
36.6e tempra e volge, come vuol, le rote?
36.7Beato qual da lei suo' pensier solve,
36.8e tutto drento alla virtù s'involve!
37.1O felice colui che lei non cura
37.2e che a' suoi gravi assalti non si arrende,
37.3ma come scoglio che incontro al mar dura,
37.4o torre che da Borea, si difende,
37.5suo' colpi aspetta con fronte sicura,
37.6e sta sempre provisto a sua vicende!
37.7Da sé sol pende, e 'n se stesso si fida,
37.8né guidato è dal caso, anzi lui guida.
38.1Già carreggiando il carro Aurora lieta
38.2di Pegaso stringea l'ardente briglia;
38.3surgea del Gange el bel solar pianeta,
38.4raggiando intorno coll'aurate ciglia;
38.5già tutto parea d'oro il monte Oeta,
38.6fuggita di Latona era la figlia;
38.7surgevon rugiadosi in loro stelo
38.8li fior chinati dal notturno gelo.
39.1La rondinella sovra al nido allegra,
39.2cantando salutava il nuovo giorno;
39.3e già de' Sogni la compagnia negra
39.4a sua spilonca avean fatto ritorno
39.5quando con mente insieme lieta et egra
39.6si destò Giulio e girò gli occhi intorno:
39.7gli occhi intorno girò tutto stupendo,
39.8d'amore e d'un disio di gloria ardendo.
40.1Pargli vedersi tuttavia davanti
40.2la Gloria armata in su l'ale veloce
40.3chiamare a giostra e valorosi amanti,
40.4e gridar «Iulio Iulio» ad alta voce.
40.5Già sentir pargli le trombe sonanti,
40.6già divien tutto nell'arme feroce:
40.7così tutto focoso in piè risorge,
40.8e verso il cel cota' parole porge:
41.1«O sacrosanta dea, figlia di Giove,
41.2per cui il tempio di Ian s'apre e riserra,
41.3la cui potente destra serba e muove
41.4intero arbitrio di pace e di guerra;
41.5vergine santa, che mirabil pruove
41.6mostri del tuo gran nume in cielo e 'n terra,
41.7che i valorosi cuori a virtù infiammi,
41.8soccorrimi or, Tritonia, e virtù dammi.
42.1S'io vidi drento alle tue armi chiusa
42.2la sembianza di lei che me a me fura;
42.3s'io vidi il volto orribil di Medusa
42.4far lei contro ad Amor troppo esser dura;
42.5se poi mie mente dal tremor confusa
42.6sotto il tuo schermo diventò secura;
42.7s'Amor con teco a grande opra mi chiama,
42.8mostrami il porto, o dea, d'eterna fama.
43.1E tu che drento alla 'nfocata nube
43.2degnasti tua sembianza dimostrarmi,
43.3e ch'ogni altro pensier dal cor mi rube,
43.4fuor che d'amor dal qual non posso atarmi;
43.5e m'infiammasti come a suon di tube
43.6animoso caval s'infiamma all'armi,
43.7fammi in tra gli altri, o Gloria, sì solenne,
43.8ch'io batta insino al cel teco le penne.
44.1E s'io son, dolce Amor, s'io son pur degno
44.2essere il tuo campion contro a costei,
44.3contro a costei da cui con forza e 'ngegno,
44.4se ver mi dice il sonno, avinto sei,
44.5fa sì del tuo furor mio pensier pregno,
44.6che spirto di pietà nel cor li crei:
44.7mie virtù per se stesse ha l'ale corte,
44.8perché troppo è 'l valor di costei forte.
45.1Troppo forte è, signor, il suo valore,
45.2che, come vedi, il tuo poter non cura:
45.3e tu pur suoli al cor gentile, Amore,
45.4riparar come augello alla verdura.
45.5Ma se mi presti il tuo santo furore,
45.6leverai me sopra la tua natura;
45.7e farai, come suol marmorea rota,
45.8che lei non taglia e pure il ferro arrota.
46.1Con voi me 'n vengo, Amor, Minerva e Gloria,
46.2ché 'l vostro foco tutto 'l cor m'avvampa:
46.3da voi spero acquistar l'alta vittoria,
46.4ché tutto acceso son di vostra lampa;
46.5datemi aita sì che ogni memoria
46.6segnar si possa di mia eterna stampa,
46.7e facci umil colei ch'or mi disdegna:
46.8ch'io porterò di voi nel campo insegna.
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