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II

Anselmo Calderoni (1393–1446)
Poesie

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1.1Ora è venuto il tempo, ora è il destino
1.2contra di quello ingrato faragone
1.3nimico di Raspante perugino,
2.1ché gli è dato da Dio per promissione
3.1E per nostra chiarezza ora si vede
3.2il mezzo Monton, che era sulla rota,
3.3per suo mal far si troverà da piede;
4.1se già non fosse una ragione or nota,
4.2perch'e figliuol del Comun fiorentino,
4.3forsi vorranno trarlo della mota;
5.1e perché il Duca gran Conte d'Urbino
5.2s'appella buon figliuol di quel Comuno,
5.3son certo seguirebbe lor dimino.
6.1Se non fia questo, e' converrà che l'uno
6.2manchi suo stato; e credo che 'l Montone
6.3vorria di tal impresa esser digiuno;
7.1e piagneranne ancor quel da Frontone
7.2del tradimento che ordinò da Gobbio,
7.3e 'l c della terra ove è il cordone,
8.1e lasceranno il preso, e non è dubbio,
8.2posto che danno aggia ricevuto;
8.3ma vergogna per lui s'avolse al subbio,
9.1quando comprendo il poco onor c'ha 'vuto,
9.2cacciati fuor, come le meretrici,
9.3da Gobbio; né è da chi non fu veduto.
10.1E questo è de' segnali una radice,
10.2che fia perdente d'ogni suo contese,
10.3siccome per passato era felice.
11.1E perché più non avrà quel paese
11.2col qual sé ricopria dal suo ribello,
11.3e per questo ha acquistato gran paese;
12.1io ho trovato che costui è quello
12.2che lui rimise in casa sua per certo,
12.3e 'l merito che n'ha tu puoi vedello.
13.1Questo è colui che sempre s'era offerto
13.2metter tra 'l gran Pastore e lui concordia
13.3perché lo stato suo non fosse incerto.
14.1Con tutti intorno intorno avia discordia,
14.2fuor che con questo, ma, per suo peccato,
14.3convien che gridi ancor misiricordia;
15.1ché quel che fu cagion di darli stato,
15.2così s'era cagion farlo mendico,
15.3e tal con lui, che non ha colpa al lato;
16.1e ancor seguirà che 'l più amico,
16.2veggendol correr a molto periglio,
16.3convertirassi in suo mortal nimico.
17.1Se volesse scusarsi da tal piglio,
17.2d'aver ragione non porria mostrarlo.
17.3Dirò per trar la gente di bisbiglio:
18.1se 'l Conte gli avea a fare e volie farlo,
18.2de' danar che gli entrò mallevadore
18.3per cavar di pregion il signor Carlo,
19.1e' dovieno a Firenze al gran Pastore
19.2trovarsi insieme, e, così ragionato,
19.3avian fermato l'un l'altro signore;
20.1sì che 'n suo mala fede egli è mancato,
20.2e vuol chiaro mostrar ch'egli è rubello
20.3delle chiavi e del manto del biato.
21.1Ma lassa far, ché sord'è tal drapello,
21.2che converrà che torni a penitenza,
21.3se non vola per l'aier come uccello.
22.1Non è molti anni ch'io vidi Piagenza
22.2con gran trïunfo; vedi quel ch'è ora,
22.3ch'è poco men che troiana sentenza.
23.1Godi Raspante, ché tu se' di fora;
23.2presto ritornerai nel tuo ricetto,
23.3e l'aversario tuo convien che mora,
24.1se non l'aita quel che sopra ho detto.
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