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VII

Giovanni Pegolotti (????–????)
Poesie

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1.1Giusta querela spongo, padre santo,
1.2dinanti a' piedi tuoi, perché mi lece
1.3dolere e lamentar da ciascun canto.
2.1Cristo, figliuol d'Iddio, pastor ti fece
2.2unico della Chiesa universale
2.3dei suoi cristiani, e dietti ogni suo vece
3.1che chi legassi in terra perpetuale
3.2fosse il legame, e anche chi sciogliessi
3.3soluto fosse; e questo in bene e male.
4.1Dietti le chiavi sue, ché le volgessi
4.2in favor sol de' giusti, non per certo
4.3ad essaltare i suoi rebelli espressi.
5.1Quest'è ch'io dico, e che si vede aperto,
5.2che tu consenti che gli error ariani
5.3sismatici infedei ricevan merto
6.1delle fatiche di noi cristiani,
6.2che te seguimo col santo collegio
6.3a confondere i lor modi non sani.
7.1Ora mi par che 'l guadagnato pregio
7.2della vittoria sia donato a' vinti,
7.3in onta dei collegiani e gran dispregio.
8.1Così di corte omai ci hanno sospinti,
8.2faccendo insieme una arïana setta,
8.3e chi nol vede ha gli occhi ciechi e tinti.
9.1Questa gente nel mondo maladetta,
9.2quand'han veduto Ario vinto e tristo,
9.3fint'hanno di seguir la fé prefetta;
10.1e i servi tuoi, della Chiesa e di Cristo,
10.2delusi son no men che abandonati,
10.3poco gauldendo il doloroso acquisto.
11.1No' siam vilipenduti e maltratati,
11.2e i' son un di que' che mi cordoglio
11.3degli animi al presente tanto ingrati.
12.1Veggio gli error arian dentro dal soglio
12.2del tuo segreto estallo entrare e uscire
12.3colle teste alte e temerario orgoglio.
13.1Ma noi, servi fedei, possiam ben dire
13.2che l'uscio ci è percosso pello petto.
13.3«State costà; non vi vogliamo aprire!»
14.1Ond'io vorrei che co' medesmo efetto
14.2le cose si doveson far duo volte,
14.3per usar senno all'altrui difetto.
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