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CANTO SESTO

Giovanni Pegolotti (????–????)
Poesie

PoeTree.it

1.1«Tiranno non fu mai lassù nel mondo
1.2più iniquo di costui, più disleale,
1.3più falso, più bugiardo e più iracondo.
2.1Questi non pensò mai altro che male,
2.2questi fatt'ha morir molti di fame,
2.3di fé né di pietà punto gli cale.
3.1Assai paesi e terre ha fatto grame.
3.2Quante donne ha private dei mariti,
3.3che non han punto a cui se ne richiame!
4.1Di tutti questi 'sempi farò equiti,
4.2tanto gli schiaccerò le tempie e l'ossa
4.3che fine avran le sue pudrite liti.
5.1Più superbio è di me, giusta sua possa;
5.2in questo tegno non è 'l più crudele,
5.3né chi sua coscienzia abbia più grossa.
6.1Mosca non volò mai sì presta al mèle
6.2quanto costui ad ogni gran peccato
6.3l'animo aguzza e cala le suo vele.
7.1Soddomito non è più scelerato;
7.2tolse el garzone a Luca da Rabatta,
7.3quando tenne l'ufizio del senato.
8.1In quel putente vizio sì s'imbratta
8.2che già non vuol veder la propia moglie,
8.3donna di gran valore e d'alta schiatta.
9.1Così, seguendo tutte le suo voglie,
9.2uccide la ragion contra natura,
9.3ben che da me n'avrà infinite doglie.
10.1Nulla cosa fé mai co mente pura
10.2che non usasse fellonia e difetto,
10.3perché solo a mal far dispon sua cura.
11.1Che tradimento fece a Beldiletto
11.2io te 'l dirò per ordine e disteso,
11.3ben che fallato gli venisse el getto.
12.1Come si fu col suo Ciarlon inteso,
12.2fece consiglio con que' da Pensauro,
12.3el qua' cota' mestieri ha ben compreso.
13.1Disposti nel lasciar per forza d'auro
13.2per fïzion né per studio o per arte
13.3quando scaldava el sol la coda al Tauro,
14.1finse con gente d'arme seguir Marte
14.2per voler gire a socorere allora
14.3l'aquila, che cacciò la guelfa parte.
15.1Pier di Viterbo, ch'è maestro ancora
15.2de l'arte d'Antenòr molto solenne,
15.3a Camerin mandò sanza dimora,
16.1e co Ridolfo da Varana tenne
16.2pratica di dare a Pier Gentile
16.3la figlia in moglie; e così si convenne.
17.1Indi quel traditor crudele e vile
17.2concluse i patti e sugellò el contratto
17.3di cotal matrimonio perverile.
18.1Partissi presto, come l'ebbe fatto,
18.2e a San Severin n'andò di botto
18.3e pose campo e mostrò voler patto.
19.1Po', come l'ora fu di dare il botto,
19.2mosse le 'nsegne sue falsi e fallaci
19.3di notte tempo sanza far marmotto,
20.1e a Beldiletto con pensier veraci
20.2giunse. Ma Quel che mi cacciò di cielo
20.3fece mancar le suo voglie rapaci,
21.1sì che i diavoli miei, a cui con zelo
21.2lui ha servito e serve e servirà,
21.3non potêr far che si torcesse un pelo
22.1a Ridolfo e' suo figli; e per bontà
22.2dell'aversario mio, che qui mi tene,
22.3libero fu di tanta aversità.
23.1Rimase la mogliera in gravi pene
23.2allora nel palazzo assediata
23.3da quel nimico d'ogni virtù e bene.
24.1Essa per sé fé patti e sua brigata
24.2di rendere al mio servo la fortezza,
24.3salve le lor persone a quella fiata.
25.1Or odi tradimento e grande asprezza
25.2che fece el traditor ch'io spesso rodo:
25.3tosto gli prese, ogni convegno sprezza.
26.1Fegli tutti prigioni; ond'io ne godo,
26.2perch'ogni male mi ralegra e piace,
26.3e ogni vïolenza e falso frodo
27.1mi fa contento e lui fa star vivace;
27.2e più di lui ne gode Ciarlon sire,
27.3ch'or è qui meco ne l'ardente face.
28.1Quanto lo fa superbia al ciel salire
28.2e quanta ha nella testa altera rabbia
28.3la mia possanza nol potrebbe dire.
29.1Tanta . . . . . . . . .
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