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IL VIGESIMOQUARTO LIBRO

1.1Poi che forniti fur tutti e' certami
1.2fatti per onorar l'estinto duca
1.3il vicimperador de l'occidente
1.4invitò seco i vincitori a cena
1.5e seco gli menò denr'al palazzo;
1.6ma quando si volean poner a mensa
1.7venne da Norsa il callido Narsete:
1.8e smontato che fu dentr'al palazzo
1.9salì le scale, e ritrovò ch'appunto
1.10stavano tutti in piè per assettarsi,
1.11onde lo vidder con diletto immenso:
1.12e feccion dare a lui l'acqua a le mani
1.13col ramin d'oro e col bacil d'argento,
1.14e presso al capitanio l'assettaro.
1.15Poi quivi sopra le tovaglie bianche
1.16sparse di rose e d'odorati fiori
1.17primieramente fu recato il pane
1.18ben cotto e bianco e come spunga lieve
1.19in bei piatti d'argento, e dopo quello
1.20tra le prime latuche e i pomi estremi
1.21fur poste varie qualità di carni
1.22e varii pesci con pastizzi e torte
1.23e con guazzetti ed ottimi sapori,
1.24in cui tutti e' baron poser le mani
1.25per satisfare a l'importuna fame;
1.26ma poi ch'ella fu sciolta o rintuzzata
1.27empier le tazze d'un liquor di Bacco
1.28piccante e dolce, e di sì buon odore
1.29e sì soave e dilicato al gusto,
1.30ch'avanza quel di Candia e quel che nasce
1.31unico al mondo in la Trissinca Selva,
1.32onde con gran diletto ne gustaro.
1.33Da poi levate le tovaglie e data
1.34l'acqua a le man con limpidissim'onda,
1.35l'eccelso capitanio de le genti
1.36interrogò Narsete in questa forma:
1.37Signore illustre e di suppremo ingegno,
1.38non vi sia grave di narrar la causa
1.39che da Vitellio dipartir v'ha fatto
1.40e non andar con lui dentr'al Piceno:
1.41e perché siete ritornato in Roma.
1.42A cui rispose quel barone accorto:
1.43Illustre capitanio, il cui valore
1.44illustra Europa e fa tremare il mondo,
1.45io vi dirò diffusamente il tutto,
1.46poi che volete i miei consigli udire.
1.47Quando noi fummo prossimi a Spoletti,
1.48ci venner quattro ambasciador da Norsa
1.49che ci parlaron con parole tali:
1.50Signori eletti a rassettar l'Europa
1.51e dar salute a tutti i suoi paesi,
1.52a voi ci manda la città di Norsa,
1.53ch'è nostra patria nobile ed antica,
1.54a dimandarvi a i suoi bisogni aita.
1.55Questa, come interviene a le cittadi,
1.56si truova avere i cittadin divisi
1.57e posti in arme in due diverse parti,
1.58che l'una d'esse chiamansi i Dolosi
1.59e l'altra si dimandano i Violenti;
1.60e tutte queste tra ferite e sangue
1.61dimoran sempre, e gli uni uccidon gli altri
1.62talor con forza e spesso con inganni.
1.63Or, perché dénsi con estrema cura
1.64scacciar le sedizïon de le cittadi
1.65più che non si dén far da i corpi umani
1.66le febbri intense, putride ed acute,
1.67però noi siam mandati a ritrovarvi
1.68ed a pregarvi che vogliate darci
1.69qualche rimedio a quest'orribil male
1.70che mai non credo che sanar si possa
1.71senza le vostre altissime presenze.
1.72Dunque preghianvi che pigliar vi piaccia
1.73questa fatica di venire a Norsa,
1.74e risanar quella città divisa.
1.75Così parlaro, ed io poi mi ristrinsi
1.76secretamente con Vitellio nostro;
1.77e consultato ciò ch'era da farsi
1.78mi volsi a gli oratori, e così dissi:
1.79Prudenti ambasciadori, il camin nostro
1.80che destinato fu verso la Puglia
1.81non si può trammutar, né far più lento,
1.82per altra cosa che ci appaia avanti:
1.83ma perché il vostro mal molto m'aggrava
1.84lascerò andar Vitellio con la gente
1.85ad essequir ciò che gli è stato imposto
1.86dal vicimperador de l'occidente;
1.87ed io, che posso dirmi sopra soma
1.88di queste schiere sue, venirò vosco
1.89con la famiglia mia, che non è molta,
1.90e tenterò saldar le vostre piaghe:
1.91perché l'unire una città divisa
1.92è beneficio nobile ed immenso.
1.93Così risposi, e la risposta nostra
1.94mirabilmente a tutti lor fu grata,
1.95come mostrar con atti e con parole.
1.96Questo negozio adunque ci divise:
1.97ond'ei prese il camin verso l'Abbruzzo
1.98ed io men venni a l'onorata Norsa;
1.99ove mi ricevér con tanta festa
1.100quanta arian fatto un messaggier del Cielo,
1.101dapoi feci chiamar per un araldo
1.102Turranio e Polimecano lor capi,
1.103l'un de i Violenti e l'altro de i Dolosi;
1.104i quai vennero a noi senza dimora
1.105con una compagnia superba e grande
1.106di cittadini nobili ed illustri,
1.107tutti senz'arme e con le toghe intorno;
1.108ed io feci sederli, e poi gli dissi:
1.109Signori adorni d'intelletto e forze,
1.110non vi sia grave por prima da canto
1.111le vostre passïon, mentre ch'io parlo:
1.112perché la passïon l'ingegno offusca
1.113e 'l giudizio impedisce e la prudenza.
1.114So che siete tra voi venuti a l'arme
1.115forse per causa debole e leggiera:
1.116ché la sedizïon spesso si muove
1.117da vil principio e da leggiere offese,
1.118e primamente è pargoletta e bassa;
1.119poi tanto s'aggrandisce e tanto s'alza,
1.120che ci conduce a non pensato fine.
1.121Considerate poi fra voi medesmi
1.122che quel che dice o fa ciò che non debbe
1.123agli altri, spesse volte ancor da gli altri
1.124ode o patisce ciò che non vorrebbe.
1.125Ponete adunque a le discordie vostre
1.126qualche compenso, che 'l lasciarle andare
1.127non vi può parturir se non ruina;
1.128e voi sapete ancor che 'l stare uniti
1.129conserva e fa richissime le terre,
1.130sì come il star divisi le distrugge:
1.131e che le case pargolette fansi
1.132per la concordia glorïose ed alte,
1.133sì come ancora le famose e grandi
1.134per la discordia spesso si disfanno.
1.135Piacciavi adunque di voler narrarmi
1.136le vostre differenze a parte a parte,
1.137perché mi sforzerò di rassettarle,
1.138e con tal modo ristorar gli offesi
1.139che non aran cagion da prender arme.
1.140Così gli dissi, e poi così rispose
1.141Polimecano a me con tai parole:
1.142Signore illustre e di valore estremo,
1.143Dio sa che mai da me non è mancato
1.144d'usar quei buoni termini ed offici
1.145ch'ogni buon cittadin dovrebbe usare,
1.146e sempre con modestia e con ingegno
1.147da le violenze lor mi son diffeso;
1.148e benché in queste brighe un mio fratello
1.149da lor mi fosse crudelmente ucciso,
1.150di cui mi saria dolce la vendetta
1.151(ché la vendetta ogni aspra ingiuria amonta),
1.152pur io son pronto in voi ripormi, e fare
1.153ciò che comanderà la vostra altezza.
1.154Così quel Polimecano mi disse,
1.155e poi parlò Turranio in questa forma:
1.156L'astuto Polimecano si dole
1.157che gli sia stato ucciso un suo fratello;
1.158e non dice però che quello acerbo
1.159fratel di lui, ch'avea nome Bolpino,
1.160uccise a tradimento un mio nipote,
1.161ch'era il più bel garzon, che fosse in Norsa,
1.162nomato Lilio; e uccisel per invidia,
1.163perciò che Amelia figlia di Rignano,
1.164giovane bella e di richezza immensa,
1.165l'amava e lo volea per suo marito:
1.166onde mosso da invidia il mal Bolpino
1.167l'uccise a tradimento in una strada;
1.168e poscia i nostri con armata mano
1.169il dì seguente lui mandaro a morte:
1.170e dietro a questi dui molti altri ancora
1.171da l'una e l'altra parte furo estinti.
1.172Ma ben ch'io sia quel che fu prima offeso,
1.173non vuo' però restar di pormi anch'io,
1.174signore eccelso, ne le vostre mani,
1.175e di essequire i vostri alti precetti.
1.176Così diss'egli, ed io com'ebbi intesa
1.177la volontà di tutte due le parti
1.178comendai molto la prontezza loro;
1.179e poscia attesi a maneggiar gli accordi
1.180ed assettar tutte le offese e i danni
1.181me' che si puote in così brieve tempo:
1.182onde a la fin tra lor conclusi pace,
1.183e la firmai con parentadi ed altre
1.184cose opportune, e con minaccie e pene,
1.185acciò che lungamente ella durasse;
1.186e nel trattar di questa pace avea
1.187l'alloggiamento in casa di Modesto,
1.188ch'era un de i quattro ambasciador di Norsa
1.189che vennerci a trovar presso a Spoleti.
1.190Questi era molto nobile e prudente,
1.191cortese e ricco e pratico del mondo;
1.192onde, poi che la pace fu conchiusa
1.193e dato pranso ad ambe due le parti,
1.194parlai verso Modesto in questa forma:
1.195Prudente cavaliero, or ch'io mi truovo
1.196in queste parti, e col favor del Cielo
1.197ho rassettate le discordie vostre,
1.198ardo d'un incredibile desio
1.199di visitar la vostra alma Sibilla,
1.200antichissima d'anni e di prudenza:
1.201da cui, per grazia a lei dal Ciel concessa,
1.202si pòn saper tutte le cose umane
1.203che son, che furo e che devran venire:
1.204però sapere vorrei da quella il modo
1.205che tener deggia in tutta la mia vita
1.206e ne i difficil punti de le guerre.
1.207Non vi sia grave adunque dirmi il luoco
1.208ov'ella alberga, acciò ch'io possa andarvi.
1.209Così gli dissi, ed egli a me rispose:
1.210Signore illustre e di virtù suprema,
1.211in questo nostro frigido paese
1.212si truova un monte ch'ha nome Vittore
1.213perché vince d'altezza ogni altro monte:
1.214ne la cui sponda ch'è verso levante
1.215si truova un lago le cui livide acque
1.216son piene di demoni, e paion pesci
1.217che van guizzando ognor tra quelle rive;
1.218da l'altra sponda poi che guarda a l'Ostro
1.219fra duoi suoi colli altissimi discorre
1.220il Tronto e bagna Arquata, e poscia tinge
1.221da l'una parte d'Ascoli le mura,
1.222perché da l'altra il Castellan le riga,
1.223prima ch'al vaso altrui congiunga l'acque.
1.224Or sotto questo lago de i demoni
1.225appresso a un luoco che si chiama Gallo
1.226si truova la spelunca alta e profunda
1.227de la nostra antichissima Sibilla,
1.228a cui sogliono andar diverse genti;
1.229ma non ho visto ritornarne alcuno,
1.230se non un nostro cittadin divoto,
1.231nomato Benedetto, uom d'alto ingegno,
1.232che sul monte Cassino or si dimora,
1.233e vive in vita solitaria e santa.
1.234Questi di quei ch'andaro a la Sibilla
1.235veduto ho solo ritornarsi in dietro:
1.236e molto mi parlò di quel vïaggio
1.237per esser mio domestico e parente;
1.238dissemi alor che gli ottimi ricordi
1.239d'una donna gentil, che gli fu scorta,
1.240lo ricondusse fuor per una via
1.241che non è molto cognita a le genti.
1.242Però, signor, se voi vorrete andarli
1.243vi narrerò quel che dovrette fare,
1.244secondo i suoi santissimi precetti.
1.245Così mi disse il provido Modesto,
1.246ed io risposi a lui con tai parole:
1.247Diletto ospite mio, molto m'aggrada
1.248il consiglio gentil che voi mi date;
1.249ditemi adunque il modo che vi disse
1.250quel Benedetto santo acciò ch'io possa
1.251ben essequir quest'alto mio disire:
1.252che chi va ben instrutto a i gran negozi
1.253suole essequirli ben, se non gli manca
1.254o l'ingegno o la forza o la fortuna.
1.255Così risposi, ed ei seguendo disse:
1.256Sul lago de i dimon ch'io v'ho narrato
1.257stanno due nimfe incantatrici, ch'hanno
1.258su quelle ripe dilicati alberghi,
1.259con bei giardini e limpide fontane.
1.260La prima è d'anni giovane, e di faccia
1.261molto lasciva, ed ha nome Margena;
1.262questa con sguardi allegri e con accorte
1.263maniere e con dolcissime parole
1.264v'inviterà d'entrar ne le sue stanze:
1.265ma se voi v'intrerete, al primo tratto
1.266farà sedervi, e poneravvi a mensa
1.267sopra una tavoletta di cipresso
1.268polita e vaga, e dentro a un piatto d'oro
1.269vi farà manducare una salata
1.270di tenere erbe e di radici dolci;
1.271ma ne la fine poi daravvi frutti
1.272in un piatto di terra, tant'amari,
1.273che vi farà parer quegli altri cibi
1.274da voi gustati esser veleno acerbo:
1.275e se vorrete andar con la sua scorta,
1.276ch'ha nome Estesia, a la Sibilla antica,
1.277arete gran fatica a ritrovarla;
1.278e se la troverete, non sperate
1.279più di tornare a riveder la luce,
1.280ma resterete in quelle ampie caverne
1.281sepulto vivo e senza gloria alcuna.
1.282Ben vi consiglio, come voi giungete
1.283dov'è quella Margena, di offerirle
1.284un pane e un gotto d'acqua e tre castagne
1.285ch'io vi preparerò da portar vosco;
1.286né la guardate in viso quando fate
1.287a lei sì fatta offerta, ma tenete
1.288le luci vostre verso il cielo,
1.289e partitevi poi senz'altro dirli;
1.290ed andate a man destra per la riva
1.291di quel profondo e paventoso lago,
1.292non rivolgendo in dietro mai la vista
1.293per cosa che v'appaia in quel vïaggio,
1.294ché non potreste più passare avanti.
1.295Ma quando voi sarete a l'altro capo
1.296opposto al bel albergo di Margena,
1.297quivi ritroverete una donzella
1.298nominata Pedia, di gran bellezza,
1.299senza lascivia alcuna e senza lisso,
1.300ma veneranda e di ottimi costumi:
1.301questa farà sedervi a la sua mensa,
1.302fatta di legno di odorato cedro,
1.303e farà manducarvi una salata
1.304primieramente di radici amare,
1.305che reccheravvi in un piatel d'argento:
1.306ma ne la fine poi daravvi frutti
1.307di scorza feruginea, ma sì dolci
1.308e sì süavi e dilicati al gusto,
1.309che condiranvi tutti gli altri cibi.
1.310State pur con costei sicuramente,
1.311ché poi daravvi una leggiadra scorta
1.312che fia nomata Euloga, da condurvi
1.313per buona strada a la Sibilla antica:
1.314e quindi vi farà tornar sicuro
1.315per una bucca presso a la Amatrice,
1.316molto più chiara e nobile de l'altra.
1.317Così disse Modesto, ed io risposi:
1.318Prudente cavalier, questo consiglio
1.319vostro mi piace sì, ch'io son disposto
1.320senza pensarvi più porlo ad effetto.
1.321Preparatemi adunque il pane e l'acqua
1.322e le castagne ch'offerir conviemmi
1.323a quella prima perigliosa maga,
1.324ch'io voglio andar domane a ritrovarla,
1.325e veder questa altissima ventura.
1.326E così detto, come il giorno apparve
1.327la seguente mattina, i' me n'andai
1.328in compagnia de l'ottimo Modesto
1.329a ritrovar le incantatrici al lago:
1.330su la ripa del qual trovammo appunto
1.331Margena, che pescava con un amo
1.332d'oro e con esca di smeraldi e perle.
1.333Alor Modesto disse: Questa è quella
1.334Margena incantatrice ch'io v'ho detto;
1.335non vi scordate i fidi miei precetti,
1.336se vi volete liberar da lei
1.337e gir sicuramente a la Sibilla.
1.338Così disse, e sparì come un baleno
1.339che 'l bello aere seren fende e le nubi,
1.340e ritornossi a la città di Norsa
1.341per mandare i cavalli e la famiglia
1.342ad aspettarmi dentr'a la Amatrice.
1.343La bella maga poi, levando il ciglio,
1.344quando mi vide presso a quella riva
1.345pose un demonio grande sopra il lito,
1.346ch'avea pescato in forma d'una trotta;
1.347e volta verso me, con bei sembianti
1.348da far inamorare un cuor di sasso
1.349mi venne contra, e poi così mi disse:
1.350Ben venga il mio signor, che molto appreggio
1.351per la sua fama, e molto onoro ed amo,
1.352se ben con gli occhi pria non l'ho veduto.
1.353Entrate signor mio, nel nostro albergo,
1.354che col favor de la presenza vostra
1.355fia sopra ogni altro glorïoso ed alto:
1.356quivi potrete ristorar le membra
1.357affaticate in questi orribil sassi
1.358con cibi eletti e prezïosi vini,
1.359e poi farò guidarvi a la Sibilla.
1.360Questo diss'ella, ed io suspesi il piede,
1.361mosso dal dolce suon de le parole,
1.362e quasi fui per porlo entr'a la soglia:
1.363ma tornandomi a mente i buon precetti
1.364de l'ottimo Modesto, mi ritenni
1.365e non risposi a lei, ma ben le posi
1.366il pane e l'acqua e le castagne in mano,
1.367guardando sempre mai verso le stelle;
1.368ed ella le portò dentr'a l'albergo,
1.369pensando di tornare a persuadermi.
1.370Alor mi posi a gir con molta fretta
1.371su per la riva de l'orribil lago,
1.372sempre a man destra rimirando avanti:
1.373né perché quel demonio ch'era trotta
1.374si trammutasse in forma di sirena
1.375e con süave canto mi chiamasse,
1.376né per rumor ch'i' udisse entr'a quel lago
1.377dietro le spalle mie da quei demoni,
1.378mi rivolsi già mai fin ch'io non fui
1.379a l'altro capo opposito a Margena.
1.380Quivi picchiai con vergognosa fronte
1.381a l'onorato albergo di Pedia,
1.382e non senza fatica mi fu aperto:
1.383ma come posi il piè dentr'a la soglia
1.384del picciol uscio de la bella donna,
1.385che si sedeva in mezzo al suo cortile
1.386presso a una limpidissima fontana
1.387fra le sue damigelle a far ricami,
1.388quel fier demonio che mi correa dietro
1.389in forma di sirena prese un salto
1.390subitamente, e si gettò nel lago;
1.391e poscia tramutossi in una anguilla
1.392che se n'andò guizzando per quell'acque.
1.393Quando la bella donna gli occhi volse
1.394e vide ch'i' era giunto avanti lei,
1.395mi risguardò con sì benigno aspetto,
1.396e pien di maestà tanto miranda,
1.397ch'io me gli ingenocchiai davanti i piedi
1.398e dissi a lei con tremebunda voce:
1.399Donna, se siete donna, ch'io non credo
1.400che questa forma sia cosa mortale,
1.401anzi la stimo angelica e divina,
1.402non vi sia grave di piegar le orecchie
1.403purgate e dotte a questi nostri prieghi
1.404mossi da zelo e da disio d'onore.
1.405Io son venuto a dimandarvi grazia
1.406che m'insegniate la sicura strada
1.407di poter pervenire a la Sibilla,
1.408e poscia quindi a ritornarmi in dietro,
1.409che non si fa senza divino aiuto.
1.410Così le dissi, ed ella con la mano
1.411mi sollevò da terra e mi rispose:
1.412Signor che foste eternamente eletto
1.413nel consiglio divin per torre il giogo
1.414ultimo a Roma de la gente gotta
1.415e farla andare a l'isola di Tule:
1.416io son disposta far ciò che v'aggrada
1.417e dare aiuto a sì mirabil opra:
1.418sedete adunque a questa nostra mensa.
1.419- e mostrommi una mensa ivi in un canto -
1.420Perché, gustando le vivande nostre,
1.421potrete starvi poi senz'altro cibo
1.422ne l'alta grotta tutti quanti e' giorni
1.423che star convienvi in quell'aspro vïaggio;
1.424e manderò con voi questa donzella
1.425nomata Euloga, che vi sarà scorta
1.426a trappassar tutti i difficil passi
1.427di quella acerba e perigliosa grotta:
1.428poi conduravvi fuor per una strada
1.429molto rimotta fino a la Amatrice.
1.430Così diss'ella, e poi seder mi fece
1.431a la sua bella tavola di cedro,
1.432ove gustai quelle radici amare
1.433postemi avanti in un piatel d'argento
1.434che quasi tutto mi smagraro il gusto:
1.435ma ne la fine poi recommi frutti
1.436soavi e dolci e dilicati e saldi
1.437che mi mandaro al cuor tanto ristauro,
1.438che sarei stato agevolmente un anno,
1.439non che tre giorni, in quella orribil buca
1.440senza ricever più null'altro cibo.
1.441Quindi, preso commiato da la nimfa,
1.442dietro a i vestigi de la buona Euloga
1.443in poco d'ora discendemmo in Gallo,
1.444e poscia andammo presso a la caverna
1.445che conduce la gente a la Sibilla:
1.446e come fummo dentro da un pertugio
1.447ch'era lungo, ed aperto in forma d'uovo,
1.448primieramente vi trovammo un lago
1.449mobile e chiaro, e non molto profondo.
1.450Alor si volse a me la fida scorta
1.451e disse: Signor mio, convien passarvi
1.452al primo ingresso questo instabil lago
1.453co i piedi ignudi e con le piante molli;
1.454e converravvi star quatr'ore in esso
1.455con estremo periglio de la vita,
1.456pria che giunger possiate a l'altra ripa.
1.457Alor, vi dirò il ver, ch'entr'al mio cuore
1.458pentimmi assai d'esser condutto a questo
1.459sì mal sicuro e necessario varco,
1.460e venni in fronte scolorito e smorto;
1.461il che vedendo la discreta Euloga
1.462per man mi prese, e poi così mi disse:
1.463Non dubitate no, signor mio caro,
1.464di poter aver mal con la mia guida.
1.465Vedete là quella fanciulla onesta
1.466bella ed allegra e candida nel volto
1.467che tien l'albergo suo sott'a quel Granchio
1.468ed ha due corne in testa, e qunci q quindi
1.469rivolta gli occhi, e mai non può star ferma:
1.470quella è la nobilissima Selana,
1.471imperatrice e donna de gli umori,
1.472che si governan sol com'ella vuole;
1.473e quando se ne va ne gli orizzonti
1.474gli fa callare, e crescer quando arriva
1.475a l'uno e a l'altro cuspide del cielo
1.476che divideno a noi le notti e i giorni:
1.477tal che quell'alma ch'esce fuor di vita
1.478convien aspettar sempre che Selana
1.479si truvi sopra l'un di questi cerchi
1.480orizzontali, perché stando in mezzo
1.481al cielo il biondo Apol non lascia uscirla
1.482fuor de la siepe de gli edaci denti.
1.483Questa Selana signoreggia il lago
1.484che voi vedete: adunque andiamo ad ella,
1.485che volentieri insegneracci il guado;
1.486e la divinità del suo favore
1.487ci guiderà sì ben per entr'a l'onde,
1.488che le trapasserem senz'alcun danno.
1.489Così diss'ella, onde con lei mi lossi;
1.490e giunti che noi fummo, al suo conspetto
1.491Euloga le parlò con tai parole:
1.492Eterna imperatrice de gli umori,
1.493questo baron che voi vedete meco
1.494vorrebbe trappassare il vostro lago
1.495per arrivare a la Sibilla antica:
1.496e la buona Pedia mi manda seco
1.497ad insegnarli i men cattivi passi
1.498di queste vostre perigliose grotte,
1.499ché così vuole il gran Mottor del cielo.
1.500Insegnateci adunque, alta reina,
1.501il più sicuro varco da passarlo,
1.502e le quattr'ore che staremo in esso
1.503non ci lasciate senza il vostro aiuto.
1.504Così le disse Euloga, a cui rispose
1.505la bella e gentilissima Selana:
1.506Quivi a man destra è il più sicuro vado
1.507di questo nostro periglioso lago;
1.508ed ove un gorgo fia di latte bianco
1.509presso a la prima scesa de la ripa,
1.510passate quindi senz'alcun timore,
1.511ch'io non vi mancherò d'onesto aiuto:
1.512Così diss'ella, e subito n'andammo
1.513al dissegnato luoco, e co i piè scalzi
1.514mi posi entr'a quel late, e lo passai,
1.515e d'indi l'acque: e 'n tutte le quattr'ore
1.516ch'io stetti a trappassar l'instabili onde
1.517non conobbi periglio né disturbo
1.518ch'i' avesse intorno, e pur ve n'eran molti:
1.519tant'avea l'alma debole ed ingombra
1.520di pensier lievi e de ignoranza carchi.
1.521Ma come giunto fui su l'altra ripa
1.522trovammo un prato nobile, coperto
1.523di tenere erbe e leggiadretti fiori:
1.524alor mi disse la gentile Euloga:
1.525In questo luoco avemo a star dieci ore,
1.526perché una nimfa, ch'ha nome Ermodora,
1.527ch'or co i figliuoi di Leda or con Astrea
1.528tien la sua casa. ed è molto gentile,
1.529di ingegno acuto e di parole accorte
1.530e di man molto ingenïosa e destra,
1.531ha questo prato tenerello in guarda.
1.532Eccola starsi là fra molte ancelle,
1.533l'una che insegna a por le lettre insieme
1.534e l'altra a numerar fin a l'arena
1.535la terza a l'armonia, parte di voci
1.536parte di corde e flebili instrumenti;
1.537la quarta è intenta a misurar la terra
1.538e tutte l'altre superficie e corpi
1.539quadrati e rombi e conici e ritondi;
1.540la quinta a discoprir tutti i vïaggi
1.541e i moti ingenïosi de le stelle;
1.542la sesta a le dispute, e l'altra poi
1.543insegna ad agitar diverse cause
1.544in giudizii, in consulti e 'n lodar altri,
1.545per far di sé maravigliar la gente.
1.546Quell'altra insegna a governar se stesso
1.547e quella le republiche e le case
1.548e quella a specular metalli e piante
1.549e la natura occulta de le cose
1.550e quella a medicar le parti offese
1.551o con prudenza mantenerle sane:
1.552ed altre ad altre oneste ed utili arti.
1.553Andiamo a star con lor queste dieci ore,
1.554che le trappassere' con gran diletto.
1.555Così mi disse la gentile Euloga,
1.556onde mi posi a gir verso le nimfe.
1.557Alor la cortesissima Ermodora
1.558per man mi prese, e fecemi sedere
1.559tra quelle damigelle in su quell'erba:
1.560che ad una ad una ragionaron meco
1.561sì belle cose e con parlar sì dolce,
1.562che 'l tempo scorse ch'io non me n'avvidi,
1.563né conobbi la luce de la luna
1.564ch'era successa al lampeggiar del sole,
1.565che penetravan dentro a quelle grotte
1.566o per divin volere o per incanto
1.567sì come soglion penetrar co i raggi
1.568vetri o cristalli o limpidissime acque.
1.569La buona Euloga alor mi disse: Andiamo,
1.570che già la notte è sopra l'orizzonte
1.571col primo passo suo ch'ell'erge al cielo.
1.572Così da quelle nimfe si partimmo,
1.573e giungemmo più avanti in un pratello
1.574ch'era piantato d'odorati mirti,
1.575ed era circondato intorno intorno
1.576da un ruscelletto che con limpide acque
1.577giva fuggendo per le tenere erbe.
1.578Quivi trovammo la gentil Ciprina,
1.579giovane vaga e di bellezze immense,
1.580che la sua casa che governa il Tauro
1.581in cui si essalta la celeste luna
1.582avea lasciata, ed albergava in Libra:
1.583eravi la gentil generatrice
1.584con la divinità dell'Ellesponto,
1.585v'eran le Grazie e i Giuochi e le Camene,
1.586che tra lascivi balli e soni e canti,
1.587conviti e nozze e vestimenti adorni
1.588si stavan sempre con diletto e gioia.
1.589Questa con tanta umanità ci accolse
1.590quanta possa narrar terrestre lingua:
1.591ma comprendendo che le sue donzelle
1.592non m'aggradivan molto,e ch'i' era stanco,
1.593disse: Menatel là, gentile Euloga,
1.594presso a quel rivo, a riposarsi alquanto
1.595fin che l'ora verrà da dipartirsi:
1.596che in questo prato convien starsi ott'ore,
1.597prima ch'e' possa trappassar più avanti.
1.598Così n'andammo dentr'al bel pratello
1.599che ci mostrò quella leggiadra nimfa,
1.600e quivi si assidemmo in su la ripa
1.601del fiumicello; e la discreta Euloga
1.602del mio diporto ragionava sempre,
1.603e disse: Acciò che vi sia nota meglio èla grotta tortüosa ove noi semo,
1.604vuo' che sappiate primamente ch'ella
1.605fu fabricata dal voler divino
1.606in molte cose simile a la vita
1.607che fan le genti sotto il vostro cielo:
1.608le quai, come escon fuor del matern'alvo,
1.609i quattro anni primieri de l'infanti
1.610menan sotto tutela de la luna;
1.611gli altri dieci che siegueno son dati
1.612a la tutela di Mercurio, e sono
1.613detti de la püerizia; ed i seguenti
1.614otto dapoi da Venere son retti,
1.615e son chiamati de gli adolescenti.
1.616Quei de la gioventù, che son desnove,
1.617son dedicati al bel occhio del cielo;
1.618poi la virilità quindeci n'ave,
1.619governati da Marte; e quei di Giove
1.620dodeci sono, e son de la vecchiezza
1.621e del consiglio stabile e maturo.
1.622Gli altri anni, dopo quei, che 'l ciel conciede
1.623son la decrepità, dati a Saturno
1.624che s'assimiglia a questa alma Sibilla:
1.625però, prima ch'a lei si possa andare,
1.626passar conviensi il lago de gli infanti
1.627e i prati di Ermodora e di Ciprina
1.628e i campi di Eliodora e quei di Marzia
1.629e quei di Giovia, e star tant'ore in essi
1.630quanti son gli anni che si sta in tutela
1.631de le lor stelle su ne l'altra vita.
1.632In questo mezzo voi darete al sonno
1.633l'afflitte membra vostre, fin che giunga
1.634l'ora che 'l gallo suol predir col canto:
1.635ch'ad Eliodora poi n'andremo insieme.
1.636Così con quelle sue parole dolci
1.637quivi m'addormentò la bella donna:
1.638e, come tempo fu, dapoi svegliommi
1.639e mi condusse a i campi d'Eliodora
1.640ch'avea la casa sua sotto 'l Leone,
1.641e se ne stava con le sue donzelle,
1.642Edonia e Callia e Dossia ed Ippia ed Ebe,
1.643gioiosa e lieta e fra pensieri eccelsi;
1.644e come stato fui con esse loro
1.645le desnove ore ch'io dovea starvi,
1.646di cui me ne dormi' la quarta parte,
1.647subitamente a Marzia me n'andai,
1.648ch'avea le case sue molto dilette
1.649or sotto 'l Scorpio ed or sotto 'l Montone,
1.650in cui s'essalta il bel occhio del cielo.
1.651Quivi mi stetti quindeci ore, e sempre
1.652parlai con Filocrema e Stratigea,
1.653di cui serbai nel cuor molti precetti;
1.654e riposato alquanto anco in quel prato
1.655menommi a star con Giovia, che ha l'albergo
1.656ora nel Sagittario ed or ne i Pesci.
1.657Questa di gentilezza e di bontate,
1.658di fede, di bellezza e di giustizia
1.659vincea tutte le nimfe di quel luoco;
1.660quivi mi ragionai con Callibula
1.661e con Sinesia quelle dodeci ore
1.662ch'io stetti seco, e poi partito quindi
1.663se ne venimmo a la Sibilla antica,
1.664ch'avea l'albergo sotto 'l Capricorno
1.665e sotto quel pastor che fonde l'acque.
1.666Come fui giunto avanti a quella diva,
1.667ch'era di tanta reverenza in vista
1.668quant'esser possa mai cosa del mondo,
1.669ratto me ingenocchiai davanti a lei;
1.670ond'ella, che conobbe il mio timore,
1.671cominciò ragionar sì dolcemente
1.672ch'ogni paura mi scacciò da l'alma:
1.673poi sollevommi con la mano, e disse:
1.674Altissimo baron, quanto m'allegro
1.675vedervi in questo mio rimoto albergo,
1.676considerando quella immensa gloria
1.677che v'apparecchia il Re de l'universo,
1.678ch'a Belisario fia molto propinqua!
1.679Ei sarà il primo a dibellare i Gotti
1.680e porre in libertà l'Italia afflitta,
1.681e voi sarete il prossimo e 'l secondo.
1.682Così mi disse la Sibilla, ed io
1.683riconfortato da le sue parole
1.684incominciai parlarli in questa forma:
1.685Donna eccellente, e di saper tant'alto
1.686ch'a la profondità del vostro senno
1.687non può mai penetrar pensiero umano;
1.688poi che m'alzate il cuore a tanta speme
1.689non vi sia grave ancor farmi palese
1.690quel ch'abbia ad avenire in questa guerra,
1.691acciò ch'io sappia governarmi in essa;
1.692e dirmi come andrà l'imperio, e quale
1.693sarà la nobiltà che Italia onori.
1.694Così le dissi, ed ella mi rispose:
1.695Signor, questo non è sì agevol cosa
1.696come si sta ne la credenza vostra;
1.697pur sforzerommi d'essequirla in parte
1.698secondo le mie forze e 'l mio valore.
1.699Quando Giovia si viene a star con meco
1.700ne la primiera parte del Montone,
1.701che novecento e sessant'anni stassi
1.702prima che si ritorni un'altra volta
1.703al medesimo punto ov'era alora,
1.704alora io faccio a certi miei ministri
1.705dipinger molte spazïose sale
1.706de la mia casa con novelle istorie,
1.707che mostran quel che dee venire al mondo:
1.708perché il corso del cielo e la vecchiezza
1.709e 'l tempo ingannator corroden sempre
1.710co i denti de la età tutte le cose
1.711e le conducon lentamente a morte;
1.712ma come sono pervenute al fine
1.713i tempo in tempo ne risorgon altre.
1.714e però se voremo andare in queste
1.715sale, mi sforzerò mostrarvi molte
1.716di quelle cose che richieste avete.
1.717Dopo questa risposta, mi condusse
1.718in una sala spazïosa e grande
1.719dipinta d'oro e di sì bei colori
1.720che le figure sue parean di carne.
1.721Questa è, disse,la sala de le guerre.
1.722Quello è il gran Belisario, che conduce
1.723preso dentr'a Bisanzo il re de' Gotti
1.724e dàllo in man del correttor del mondo
1.725con tutti quelli amplissimi tesori
1.726che ritrovati arà dentr'a Ravenna;
1.727quella è la bella Amata, che è mogliera
1.728di Vitige, e da poi che fia defunto
1.729prenderà per marito il buon Germano,
1.730degno nipote del signor del mondo.
1.731Quella è la gente gotta, che ribella
1.732al grande imperio, e Totila suo rege
1.733afflige Italia e falli immensi danni:
1.734e voi lo romperete appresso il colle
1.735ove ruppe i francesi il buon Camillo,
1.736e quivi in Caprea fia sepulto e morto:
1.737a cui succede Teio, e nel Vesevo
1.738l'ucciderete, e spingerete i Gotti
1.739fuor de l'Italia a l'isola di Tule.
1.740Dapoi ne l'anno da che nacque Cristo
1.741cinquecento e cinquanta e cinque ed uno
1.742quasi nel mezzo del fiorito aprile
1.743venirà a morte Belisario il grande,
1.744e sepelito fia dentr'a Bisanzo
1.745con molta gloria ed onorevol pompa;
1.746e parimente in quel medesimo anno,
1.747quando novembre arà forniti gl'Idi,
1.748morirà il sommo imperador del mondo,
1.749e nel suo luoco sederà Giustino
1.750con la bella Sofia ch'or'è sua moglie.
1.751Questi vorrà di Italia rivocarvi,
1.752e quella donna con parole indegne
1.753de la vostra virtù farà sdegnarvi
1.754e chiamar ne la Italia i Longobardi:
1.755ma voi pentito poi di tanto errore
1.756e confirmato al pristino governo
1.757di Roma, gli farete star lontani
1.758da i confini d'Italia infin che l'alma
1.759vostra starà ne le terrene membra:
1.760ma quando il cielo a sé l'abbia chiamata
1.761ritorneranvi,e senza alcun contrasto
1.762si piglieran l'Italia intorno al Pado:
1.763e 'l lor seggio regal sarà in Pavia
1.764cento e cent'anni e più, fin che quel grande
1.765re de la Francia Desiderio prenda
1.766e solva il lor mal acquistato impero.
1.767Poi, vindicati i danni de la chiesa,
1.768aràci il fior d'Italia, che dapoi
1.769dividerassi in Gibellini e Guelfi
1.770ed empierassi di discordie e sangue,
1.771tanto che i stridi andran fino a le stelle.
1.772Il grande imperio poi ne l'Orïente
1.773quando fia molto lacerato e manco
1.774de le sue membra, e debole ed infermo,
1.775ne gli anni de la vostra alma salute
1.776dui con cinquanta e quattrocento e mille
1.777sarà destrutto per le man de' Turchi,
1.778e l'infelice Constantin fia morto,
1.779ultimo imperador, dentr'a Bisanzo.
1.780Poi la casa Otomana arà il domìno
1.781di tutta l'Asia, e parte de l'Europa:
1.782la casa felicissima Otomana
1.783di successori e di richezze immense,
1.784ma poco amica a i studi de le Muse;
1.785onde i lor fatti da i preclari ingegni
1.786non saran molto celebrati e chiari.
1.787Così parlava l'ottima Sibilla,
1.788e dopo questo riguardommi e disse:
1.789Deh lasciam star le guerre ora da canto:
1.790entriam ne l'altre spazïose sale,
1.791ove vedrete le famose case
1.792ch'han dati spirti generosi al mondo.
1.793Vedete quanti imperadori e regi
1.794e duchi eccellentissimi daranvi
1.795le case di Sassonia e di Baviera
1.796e quella d'Austria, che le vice tutte,
1.797con la sua Lucimborga e la Aragona,
1.798l'Aragona gentil che 'l grande Alfonso
1.799manderà ne la Italia a ristorarla:
1.800questi sarà sì liberale e giusto
1.801che fia l'essempio a tutti gli altri regi
1.802da governare in pace i stati loro.
1.803Di lui fia Ferdinando e un altro Alfonso,
1.804un altro Ferdinando e un Federico,
1.805gentile e giusto ed amator di pace.
1.806Ma questo al fin morrà privo del regno,
1.807del regno constituto da i Normani;
1.808e poscia da la casa de i Svevi
1.809possederassi, de i Normani erede:
1.810perché Costanza uscirà fuor del chiostro
1.811presso che vecchia, e pur arà un figliuolo
1.812che sarà il fior de i principi del mondo.
1.813Il regno poi di Napoli e di Puglia
1.814dopo i Svevi, andarà in man di Carlo,
1.815duca d'Angiò, fratel d'un re di Francia:
1.816e quivi rimarrà di tempo in tempo
1.817fin che pervenga a gli ottimi Aragoni
1.818ch'io v'ho nomati, insino a Federico;
1.819ma dopo Federico un Ferdinando,
1.820che fia re di Aragona e di Castiglia,
1.821cacciati i Mori fuor de la Granata
1.822col suo Consalvo capitanio eccelso
1.823torrà quel regno da le man di Francia,
1.824ch'acquistato n'avea la maggior parte,
1.825e reggerallo con prudenzia molta:
1.826poi lascerallo in mano a Carlo Quinto,
1.827nipote e successor d'ogni suo regno,
1.828a Carlo imperador, che con gran forza
1.829cercherà sempre opporsi a gli Ottomani;
1.830ma prima espedirà l'impresa santa
1.831contra i Germani eretici e ribelli
1.832de la fede di Cristo e de l'impero.
1.833Questi tutti faranno una gran lega
1.834di tante terre e popoli e signori,
1.835che sarà cosa orribile a vederli:
1.836che tutti quanti da l'Oceano a l'Alpi
1.837saran vestiti d'arme, per spogliare
1.838del sacro imperio il correttor del mondo,
1.839che fia sopra il Danubio con le squadre
1.840de l'Austria e de l'Italia e de la Spagna
1.841per aspettere il buon conte di Bura
1.842che sen venìa con le Fiaminghe genti:
1.843e già con quelle arà passato il Reno
1.844quando eccoti apparir con gran furore
1.845il fier Langravio e 'l duca di Sassogna
1.846con altri molti capitani illustri,
1.847che seco aran quella infinita gente
1.848de la lega smalcadica ch'io dissi,
1.849tutta coperta di brunito acciale;
1.850e tante artelarie, tante bombarde
1.851faran sparare a un tempo, che la terra
1.852tremar vedrassi ed oscurarsi il sole.
1.853Da l'altra parte il correttor del mondo
1.854sopra il suo ferocissimo corsiero
1.855starassi armato intrepido e virile,
1.856e darà cuore a tutte le sue squadre,
1.857smarrite alquanto da le ardenti pale
1.858che fulguravan quei nimici orrendi
1.859più spesse assai che grandine che caschi
1.860giù da le nubi con terribil vento.
1.861Quivi farà munir il suo gran vallo
1.862quello ardito signor senza aver tema
1.863de le bombarde che fioccavan sempre;
1.864ma come poi l'avran munito tanto
1.865che sia riparo a quelli orribil colpi,
1.866a sé chiamando l'ottimo Granvela
1.867e 'l suo figliuolo Episcopo di Arasso,
1.868uomini grandi e di consiglio eletto
1.869che le cose del mondo hanno in governo,
1.870consulterà con lor tutto 'l negozio:
1.871dapoi col duca d'Alba ed altri molti
1.872principi degni e capitani eccelsi
1.873conchiuderassi uscir fuor del steccato
1.874e fare il fatto d'arme co i nimici,
1.875se ben avran disavantagio molto
1.876di cavalli e di genti e di bombarde
1.877ch'a queste supplirian con la virtute.
1.878Ma quando poi fia nota a l'empia lega
1.879tanta prontezza di venire a l'arme,
1.880tacitamente partirassi quindi
1.881e ridurassi dentro a Tanaverto:
1.882alor se ne verrà il conte di Bura,
1.883e si congiungerà col suo signore.
1.884Dapoi l'imperadore andrà seguendo
1.885i suoi superbi e perfidi nimici;
1.886e quei fuggendo il fatto d'arme sempre
1.887si ridurranno dentr'ai luoghi forti,
1.888poi finalmente solveranno il stulo:
1.889e così senza polve e senza sangue
1.890il domator de le mondane genti
1.891durando il verno fra le nevi e i giacci
1.892col stuolo armato intorno a i suoi nimici
1.893conseguirà di lor vittoria immensa;
1.894e tutte le città, tutti i paesi,
1.895tutti i signori e i principi ribelli
1.896nel giusto arbitrio suo si renderanno,
1.897a li quali userà molta clemenza.
1.898Ma solamente il duca di Sassogna
1.899s'ostinerà nel fiero suo proposto,
1.900e se ne fuggirà dentr'al suo stado
1.901che riga l'Albia, impetüoso fiume
1.902che mai da tempo alcun non può vadarsi,
1.903credendosi per quello esser sicuro;
1.904ma l'alto imperador, trovando il vado
1.905che mostreralli un angelo del cielo
1.906in luogo che mai più non fu vadato,
1.907guazzerà il fiume con prestezza immensa,
1.908e quivi giungerallo a l'improviso
1.909e romperallo a prenderal prigione
1.910ferito in faccia, il che sarà il sigillo
1.911di quella glorïosa alta vittoria:
1.912perché Langravio anch'ei ne le sue mani
1.913in volontaria prigionia darassi.
1.914Cesare poi se n'entrerà in Augusta
1.915con gran trïomfo, e vederansi aprire
1.916i chiusi templi di Germania e tutti
1.917fumar gli altari d'odorati incensi
1.918e render grazie al Re de l'universo
1.919di così degna e così gran vittoria;
1.920ed e' sedendo sopra un'alta sede
1.921fra gli oratori e i principi del mondo
1.922darà le leggi a quei che furon vinti,
1.923e grata pace a tutte l'altre genti.
1.924Questo tal fine arà l'impresa santa
1.925di Quinto Carlo Massimo e divino:
1.926ma se lo seguirà il popol di Cristo
1.927non solamente da le man de i Turchi
1.928torrà l'Europa, ma con molta gloria
1.929andrà vincendo il mondo infin a gl'Indi.
1.930Mirate ancor quella mirabil casa
1.931che fa risplender tutta questa sala;
1.932quella è la casa di Valloes, ch'abbonda è
1.933i regi serenissimi e di duchi:
1.934questa dal nono Lodovico al primo
1.935Francesco arà più coronate teste
1.936di Filippi, di Carli e di Luigi
1.937ch'abbia nul'altra de' paesi vostri.
1.938Guardate ivi quei tre che vanno insieme
1.939l'un dopo l'altro: il primo è Carlo ottavo,
1.940che l'Alpe passerà con tal furore
1.941che tutto 'l mondo tremeralli avanti,
1.942l'altro sarà il duodecimo Luigi,
1.943più forte ad acquistar terre e paesi
1.944che a ritenerli; il terzo fia Francesco,
1.945che romperà gli Elvezi a Marignano
1.946e fia fautore a i studi de le Muse,
1.947a le antigaglie ed ai gentili ingegni.
1.948Mirate ancor la casa di Inghelterra
1.949con gli antichi Odoardi e con gli Arrighi,
1.950potentissimi re d'arme e tesori,
1.951ma ne le mogli alcun poco felice.
1.952Quell'altra casa ha i re di Portogallo,
1.953sagaci in ritrovar nuovi paesi:
1.954questi andaran da i Lusitani agl'Indi
1.955passando l'equinozio co le navi,
1.956e recheran sì prezïose gemme
1.957e sì notabil quantità di pepe
1.958e di altre cose inusitate e rare,
1.959che acquisteranno una ricchezza immensa.
1.960Quell'altra è poi la casa Casimiera,
1.961che adornerà di re tutti i Poloni;
1.962quella è la Vlacca, onde 'l gran re Matia
1.963uscirà fuor con tanta gloria al mondo,
1.964che sempre durerà la sua memoria;
1.965quella è la casa illustre di Navara,
1.966quella è quella di Scozia, e i Lusignani,
1.967ch'hai Saraceni fia d'immenso danno:
1.968quell'altra è di Cristierno re de' Daci,
1.969quella è de i Moscoviti di Roscìa.
1.970Ma noi siam troppo lunghi in questa sala,
1.971chen s'io dovessi raccontarvi il tutto
1.972mi mancheriano le parole e 'l tempo.
1.973Passiamo a l'altra omai, ch'io vuo' il futuro
1.974dei ben de la fortuna e de l'ingegno
1.975e de le forze discoprirvi meglio
1.976prima che dal mio chiostro vi diparta.
1.977Così diss'ella, ed io risposi: Donna,
1.978veramente vi son tanto tenuto
1.979di questa gentilissima fatica
1.980che prendete per me, ch'io mi confondo,
1.981né vi so ringraziar come dovrei;
1.982ma seguitate pur, che questa cosa
1.983mi reca dentr'al cuor diletto immenso.
1.984E così detto me n'entrai con ella
1.985in un altro grandissimo salone:
1.986questo era pien di papi e cardinali,
1.987d'arcivescovi e vescovi ed abbati;
1.988onde a me volta sorridendo disse:
1.989Troppo sarebbe a nominar costoro
1.990ad un ad un, di cui la maggior parte
1.991son degni di silenzio, e non di nome.
1.992Pur d'alquanti dirò, che saran chiari
1.993e degni di nomar, per non lasciarvi
1.994uscir di qui senza notizia alcuna.
1.995Quella è la nobil casa Frangipane,
1.996che daravvi un pontefice eccellente
1.997che nomato sarà Gregorio primo;
1.998ma non fia troppo amico a le antigaglie
1.999di Roma, né a le Muse di Varrone,
1.1000ché a l'une e l'altre donerà disturbo.
1.1001Quella è la gran famiglia de gli Orsini,
1.1002madre di molti capitani eccelsi,
1.1003di molti cardinali e molti papi.
1.1004L'altra che va con ella a paro a paro
1.1005è la casa Colonna, anch'alla madre
1.1006di cardinali e capitani e papi;
1.1007e quella è la Savella, e poi quell'altra
1.1008la Caëtana, e l'altra la Contesca,
1.1009che daran papi e cardinali a Roma.
1.1010Quella è la casa Flisca con dui papi,
1.1011con dui la Picolomina e la Borgia:
1.1012e quella de la Rovera con dui,
1.1013la Medica con dui molto eccellenti;
1.1014la Condulmeria poi sarà contenta
1.1015d'un solo, e d'uno parimente i Barbi,
1.1016e d'un eccellentissimo i Farnesi,
1.1017umano e dotto, d'animo virile:
1.1018questi sarà nomato Paulo terzo,
1.1019ed arà l'arte vera de i Romani
1.1020da governare i popoli del mondo
1.1021col perdonare a quei che fian suggetti
1.1022e dibellare e vincere i superbi.
1.1023La casa di Cibò manderà fuori
1.1024anch'ella un papa, e quella di Sarzana
1.1025arà nel germe suo migliore uscita,
1.1026che arà Nicola quinto, molto amico
1.1027a i studi de le Muse e a le buone arti.
1.1028E poi fra tanti e tanti cardinali
1.1029umani e dotti e di laudabil vita,
1.1030vedete là Bessarïone e 'l Barbo
1.1031che splendon come due notturne fiamme
1.1032ch'ardan la notte sopra un alto colle;
1.1033quella luce che è là fia d'Antonino,
1.1034arcivescovo degno di Fiorenza,
1.1035quella è di Folco, e quella è del Barozzi:
1.1036ma chi volesse nominarle tutte
1.1037perderia tempo assai senza profitto;
1.1038dunque passiam a quei che non fur cherci,
1.1039e veggiam prima le case ch'ebber duci,
1.1040marchesi e conti e cavalieri illustri
1.1041ed altri adorni di preclari ingegni.
1.1042Alor risposi a lei: Gentil mia donna,
1.1043quel ch'a voi piace a me tanto diletta,
1.1044ch'io non so desïare altro di meglio.
1.1045Ed ella: Rimirate, alto signore
1.1046quella città che siede in mezzo a l'onde
1.1047tra le foci del Sile e de la Brenta:
1.1048questa sarà Vinegia, ch'or si chiama
1.1049Rivalto, ed ha molte isolette intorno
1.1050ch'aran tali edifici e tai splendori
1.1051che giudicate fian cosa divina.
1.1052Queste saranvi ancor sì dolci e care
1.1053che le ornerete di onorevol tempio .
1.1054Quindi usciran le glorïose case
1.1055che daran duci illustri a quei paesi:
1.1056Angel Participazio fia il primiero
1.1057che sarà fatto duce entr'a Rialto;
1.1058ma questa cosa nobile che poi
1.1059fia detta Badoera da la gente
1.1060sederà diece volte in quella sede:
1.1061e cinque sederannovi i Sanuti,
1.1062cinque gli Orseoli, e quattro volte poi
1.1063i Dandoli, e tre volte i Gradenighi,
1.1064tre volte i Moresini e i Contarini
1.1065e i Falieri e i Michieli e i Mocenighi.
1.1066ma i Memi, i Steni, i Tiepoli e i Zïani
1.1067e i Barbarighi ognuna arà dui duci;
1.1068e uno i Trasdomenici e i Bellegni
1.1069già detti Selvi, ed uno i Salamoni,
1.1070uno i Pollani, i Mastropieri e i Zeni
1.1071e i Zorzi co i Dolfini e co i Soranzi:
1.1072un duce aranno anco i Cornari e i Celsi,
1.1073i Malipieri e i Foscari e i Venieri,
1.1074Mori, Troni, Marcelli e Vendramini,
1.1075Loredani, Grimani, Gritti e Landi.
1.1076E dopo questi l'ottimo Donato
1.1077fia di gran refrigerio al suo bel nido,
1.1078perché de integrità, prudenza e senno
1.1079vincerà ognun che quivi unqua sedesse.
1.1080Tutte queste notabile famiglie
1.1081ne la sedia ducal porranno il piede
1.1082prima che giunga il termine ch'io dissi
1.1083de gli anni novecento co i sessanta.
1.1084Molt'altre case poi di grand'altezza,
1.1085se ben non daran duci, produrranno
1.1086a la sua patria cittadini illustri
1.1087e di virtute e di sublime ingegno:
1.1088tra le quai renderan molto splendore
1.1089Giustinïani, Barbari e Donati,
1.1090Rinieri, Amuli e Navagerii e Bembi
1.1091e Dandoli e Capelli e Contarini;
1.1092ma negli Amuli un Marcantonio fia
1.1093che di gloria, bontà , senno e valore
1.1094trappasserà ciascun di quella etade.
1.1095Or s'io volesse nominarvi tutte
1.1096le case ch'ivi aranno uomini degni
1.1097più tempo ci vorrebbe assai di quello
1.1098che v'ha concesso il ciel da star con noi.
1.1099Mirate la città del mar Tirreno
1.1100ch'ha nome Genoa, e par contraria a questa:
1.1101quivi saran molte famiglie illustre
1.1102che daran duci illustri al suo paese;
1.1103e due, che chiameransi Capellazzi,
1.1104l'una detta Fregosa e l'altra Adorna,
1.1105faran molt'opre glorïose e degne
1.1106co i Doria e Flischi e Spinoli e Grimaldi.
1.1107Ma quella Doria un principe daralli
1.1108sì virtüoso e valoroso in arme,
1.1109che si giudicherà signor del mare:
1.1110questi porà la patria in libertade,
1.1111e rassettate le discordie vecchie
1.1112la torrà via dal giogo de i francesi,
1.1113onde empierassi di ricchezze immense.
1.1114Vedete là la casa de i Visconti,
1.1115che produrrà Giovanni e Galeazzo
1.1116e 'l conte di Virtute, a far tal prove,
1.1117ch'acquisteran quasi la Italia tutta;
1.1118questi fia il primo duca di Milano,
1.1119che lascerà i paesi in gran travaglio
1.1120per la sua morte, e 'l suo figliuol Filippo
1.1121che quasi perderà tutto il suo stato,
1.1122ma poi n'acquisterà la maggior parte
1.1123col Cormignola e 'l Picinino e 'l Sforza.
1.1124Mirate ancor tre nobili famiglie,
1.1125che illustreran la Italia appresso al Pado:
1.1126l'una sarà la casa di Savoia,
1.1127con molti duchi glorïosi e degni;
1.1128l'altra quella da Este, in cui vedransi
1.1129Obizzo e Nicolò, Lionello e Borso,
1.1130che sarà il primo duca in quella gente;
1.1131ed Ercule suo frate fia il secondo,
1.1132Alfonso il terzo e suo figliuolo il quarto,
1.1133ch'arà il nome de l'avo e la prudenza
1.1134del padre, e 'l stado più tranquillo e fermo.
1.1135Questi orneran di inespugnabil mura
1.1136la lor bella Ferrara, e fian dotati
1.1137di gran richezza e di onorata prole.
1.1138La terza fia la casa da Gonzaga;
1.1139questa arà molti capitani eccelsi,
1.1140molti marchesi e cardinali e duchi:
1.1141questa il paese ove Virgilio nacque
1.1142arà sott'essa ed altri, e sarà ancora
1.1143erede universal del Monferato;
1.1144di questa fia il magnanimo Ferando,
1.1145ch'andrà con Carlo quinto in molte imprese,
1.1146tal che farà tremar Germania e Francia:
1.1147e quindi acquisterà sì grandi onori,
1.1148che la sua chiara e glorïosa fama
1.1149aggiungerà da l'uno a l'altro polo.
1.1150La casa da Carrara e da la Scalla
1.1151tosto si estingueran, ma fiano eccelse:
1.1152la Scala arà il magnanimo Cangrande,
1.1153che sarà giusto e liberale e forte
1.1154più d'ogni altro signor di quella etade;
1.1155estingueransi ancora i Castracani
1.1156col suo Castruccio, e quella da Romano
1.1157con gli Ezzelini e quella da Camino;
1.1158ma surgeran la Rovera e la Borgia,
1.1159co i lor feroci duchi oltra i lor papi:
1.1160e dopo queste i Medici e i Farnesi,
1.1161parimente con duchi oltra i lor papi;
1.1162ché i Medici Lorenzo e Giulïano
1.1163aran per duchi, ed Alessandro e Cosmo,
1.1164Cosmo gentil, che di prudenza e senno
1.1165vincerà tutti gli altri suoi maggiori:
1.1166e fia sì amico a i studi de le Muse
1.1167ed a l'altr'arti ingenïose e buone,
1.1168che adornerà tutto 'l paese tosco.
1.1169Que' de i Farnesi più daransi a l'arme,
1.1170che 'l duca Ottavio andrà con Carlo Quinto
1.1171socero suo contra Germania tutta,
1.1172e farà quivi inestimabil pruove.
1.1173Vedete i Malatesti e i Barbïani,
1.1174e fra i lor capitani il buon Albrigo
1.1175ch'a Italia renderà il mestier de l'arme
1.1176e fia 'l maestro di Bellona e Marte.
1.1177La casa Montefeltra e la Varana
1.1178averan duchi valorosi e degni:
1.1179mirate la Opulenta e la Manfreda
1.1180e la Pallavicina e da la Torre,
1.1181la Rossa, la Rangona e la Triulza,
1.1182la Uberta, la Torella e la Boiarda
1.1183e la Sanseverina e la Cantelma
1.1184e l'Acquaviva, e Davala e Caraffa:
1.1185la Davala gentil, che sarà madre
1.1186di quelli eccellentissimi marchesi
1.1187da Pescara e dal Guasto, il cui valore
1.1188rimbomberà dal Tago infino al Gange.
1.1189La casa Livïana e la Cogliona
1.1190anco aran degni capitani in arme.
1.1191Vedete quei dui fulguri di guerra:
1.1192l'un sarà detto Braccio, e l'altro Sforza,
1.1193ch'empieran tutta Italia di rumori;
1.1194ma i successor di Sforza aran più stado,
1.1195che saran duchi di Milano, e poi
1.1196per le discordie lor lo perderanno.
1.1197Mirate quelle nobili famiglie,
1.1198Saluzzi e Malaspini e del Carretto,
1.1199Savorgnani e Collalti e Brandolini,
1.1200Sambonifaci e Bentivogli e Pepi
1.1201ed Obizzi e Purlilii e Bivilacqui
1.1202e Martinenghi e Gambari e Avogari,
1.1203e quei dal Verme e quei da Castel Barco
1.1204e da Arco e da Madruzzo e da Lodrone;
1.1205ma quella di Madruzio arà un signore
1.1206che fia pastore e principe di Trento,
1.1207liberale e magnanimo e cortese,
1.1208ch'ornerà d'alta gloria il suo capello.
1.1209Quell'altre sono ancor famiglie illustri,
1.1210ma gran tempo v'andrebbe a dirle tutte:
1.1211però fia ben lasciarle, e con disio
1.1212passar ne la gran sala de le Muse,
1.1213ch'è più bella di questa e più lucente;
1.1214anzi questa da lei riceve luce,
1.1215come luna dal sol riceve lume,
1.1216per quel pertuggio in forma di Sirena.
1.1217Così diss'ella, e poi volea menarmi
1.1218in essa; ed io, che vidi esservi avanti
1.1219molte figure, tanto ben dipinte
1.1220che diero a gli occhi miei nuovo diletto,
1.1221le dissi: O saggia e grazïosa donna,
1.1222chi son costor che avanti a questo ingresso
1.1223paion sì gravi e venerandi in vista?
1.1224Ed ella: In questo luogo fur dipinti
1.1225tutti quanti i Teologhi che furo
1.1226che saràn dopo il Figliuol de l'Uomo.
1.1227Quello è Mateo, quello è Giovani, e quello
1.1228è Marco e quello è Luca, e l'altro è Paulo,
1.1229primi scrittor de la criastiana legge.
1.1230Quello è Basilio e quello e 'l Nazanzeno,
1.1231e Dionisio e Crisostomo e Origène,
1.1232Nemesio ed Anastasio e Teodoretto,
1.1233Eusebio ed altri assai famosi Greci,
1.1234che mal poriansi nominarli tutti.
1.1235Vedi poi là Tertulio e Ciprïano
1.1236e Lattanzio e Boezio, e tutti i quattro
1.1237dottori eletti de la chiesa vostra,
1.1238Ieronimo ed Ambrosio ed Augustino
1.1239e Gregorio, e dapoi ne vien Cirillo
1.1240e Bernardo e 'l scolastico Tomaso,
1.1241a cui sarà l'acuto Scotto adverso:
1.1242onde fian poi due sette in quelle etadi
1.1243di Tomisti e Scottisti, e fian seguite
1.1244da due gran moltitudini di genti
1.1245che contendon fra sé, come tu vedi;
1.1246ma lasciànli contendere ed urtarsi,
1.1247e passam entro omai ne la gran sala,
1.1248che dipinta sarà d'altri colori.
1.1249Volgete gli occhi a quei preclari ingegni:
1.1250quello è Bessarïon, quell'altro è il Gaza,
1.1251che darà tanto lume a quella etade
1.1252che manderalla prossima a le antique.
1.1253Quell'altro è il Gemistò col Trapesonzo
1.1254e 'l Calcondile e 'l Lascari e 'l Mussuro:
1.1255il Calcondile, che farà che Atene
1.1256verrà seco in Italia, e pianteravvi
1.1257il seme eletto de la lingua greca.
1.1258Mirate là Polizïano e 'l Pico
1.1259e 'l Barbaro e 'l Donato e 'l Sipontino,
1.1260il Biondo, il Losco, il Platina e 'l Budeo
1.1261e l'Alberti e 'l Filelfo e 'l Acciaiuoli,
1.1262il Cosmico e 'l Marcello e 'l Contarini,
1.1263il Sabellico, il Poggio, il Giovio e 'l Parma,
1.1264il Maturanzio e Romulo e 'l Bassano,
1.1265il Monte Regio, Erasmo e Melantone,
1.1266il Sessa e 'l Genoa, il Pomponazzo e 'l Maggio,
1.1267che fian peripatetici eccellenti.
1.1268Quel poi sarà il Platonico Ficino
1.1269col suo Diaceto, e 'l Corsi e 'l Rucellai,
1.1270che canta l'api del suo florid'orto;
1.1271e l'ottimo Pontano e 'l Sannazaro
1.1272e 'l Sadoleto col Flaminio e 'l Bembo,
1.1273e 'l Fracastoro e 'l Navagero e 'l Cotta
1.1274e l'Altilio, il Conternio, il Vida e 'l Molza,
1.1275e Giovan da la Casa e 'l Castiglione,
1.1276il Caro e 'l Tasso e 'l Guidiccione e 'l Varchi
1.1277e 'l Capello e 'l Molino e l'Alemani
1.1278e la marchesa di Pescara, e seco
1.1279Veronica da Gambara, con molte
1.1280donne eccellenti e di leggiadro ingegno;
1.1281Trifon Gabriele al suo Petrarca intento,
1.1282l'Aretino, il Boiardo e l'Arïosto
1.1283col Furïoso suo che piace al vulgo,
1.1284il Pulci e 'l suo Morgante, e poi Burchiello
1.1285e 'l Berna e 'l Mauro, ed altri vaghi ingegni
1.1286che le carte ridendo empion di burle.
1.1287Ma lasciamo i poeti e rivoltiansi
1.1288a i studi che saranno in maggior pregio.
1.1289Questo è l'eloquentissimo Bonfio,
1.1290che sarà un Ciceron di quella etade;
1.1291e quello è il famosissimo Alcïato,
1.1292che i faticosi studi de le leggi
1.1293caverà fuor de la barbaria inculta.
1.1294Quell'altro è il Leoniceno, e presso a lui
1.1295il Monte e 'l Frigimelica sen vanno:
1.1296questi la imbarbarita medicina
1.1297ritorneranno al culto di Galeno.
1.1298Mirate ancora quei pittori eccelsi,
1.1299il Vinci, il Bonarotti e Tizïano,
1.1300Zorzone e Rafaello e 'l Pordanone,
1.1301le cui pitture fian tanto eccellenti,
1.1302che pareran più che le vive vive.
1.1303Or dopo questi è ben ch'io ponga fine
1.1304a le parole mie troppo prolisse:
1.1305perché son qui tanti eccellenti ingegni,
1.1306che s'io volesse nominarli tutti
1.1307ci converrebbe trappassar quell'ore
1.1308che v'ha concesso il Ciel da starvi meco,
1.1309le quai son oramai scorse e compiute.
1.1310Tornate adunque a riveder le stelle,
1.1311e bastinvi que' pochi ch'io v'ho detti.
1.1312Così diss'ella, ed io risposi e dissi:
1.1313Deh, noia non vi sia, donna eccellente,
1.1314dirmi anch'il luoco ov'io debba imbarcarmi
1.1315e dov'io possa ritrovar Giovanni.
1.1316Ed ella: Come quinci vi partiate
1.1317uscendo fuor per un secreto buco
1.1318che con la scorta de la buona Euloga
1.1319vi condurrà vicino a l'Amatrice,
1.1320ove la vostra compagnia v'aspetta,
1.1321andate pur di lungo fin a Roma,
1.1322poi per la foce d'Ostia entrate in mare
1.1323e dirizzate 'l camin verso Bisanzo:
1.1324né vi pensate più trovar Giovanni,
1.1325che poi che prese Ancona indi partissi
1.1326e se n'è gito a Rimino, e l'ha preso;
1.1327ma i Gotti dietro a lui ritengon Osmo
1.1328ed altri luoghi assai muniti e forti:
1.1329onde si truova aver l'assedio intorno,
1.1330perché non osservò quei buon precetti
1.1331che gli commise il capitanio eccelso;
1.1332e così spesso avviene a quelle genti
1.1333che far non voglion ciò che è lor comesso.
1.1334Ma s'ei non ha da Belisario aiuto,
1.1335diverrà tosto in man de i suoi nimici:
1.1336però direte a quel signore illustre
1.1337che non indugi, e venga a liberarlo.
1.1338Questo diss'ella, ed io dapoi men venni
1.1339con la fedele Euloga a l'Amatrice,
1.1340e quindi a Roma a la presenzia vostra.
1.1341Così narolli l'ottimo Narsete:
1.1342e poi ch'ebbe fornito ognun partissi,
1.1343e se n'andor ne i lor fedeli alberghi
1.1344per riposarsi fino a la mattina.
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