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1.1L'eterno Re nel suo palazzo eterno,
1.2che fabricolli il protettor di Lenno
1.3fece chiamare il suo consiglio eterno:
1.4e primamente se ne intraro in esso
1.5le intelligenzie de le stelle erranti,
1.6Saturno, Giove, Marte e 'l biondo Apollo
1.7che sol governa il carro de la luce,
1.8e poi Mercurio e Venere e Dïana
1.9che ricevendo il lume dal fratello
1.10col vario suo girar muove gli umori.
1.11Furonvi ancora ed Orïone armato
1.12e Cefeo e Cassiopeia ed Arianna,
1.13Perseo, Chirone, Astrea con tutte l'altre
1.14intelligenzie de le stelle fisse:
1.15e parimente gli angeli del cielo
1.16ch'hanno in custodia le fontane e i fiumi
1.17e le azïon de le terrene genti
1.18andaro in quello amplissimo consiglio.
1.19Quivi il celeste Re, sedendo in mezzo
1.20quelle sustanzie nobili ed eterne
1.21sopra la sedia sua d'oro e di gemme,
1.22e rivolgendo gli occhi eterni a Roma
1.23ed a i gran valli de gli afflitti Gotti,
1.24incominciò parlare in questa forma:
1.25e ragionando lui quetossi il mondo,
1.26tal che la terra immobili tenea
1.27tutte le frondi, e gli animai selvaggi
1.28non si vedeano andar per entro i boschi,
1.29e 'l gran Nettuno avea l'onde tranquille,
1.30e non ardiano in lor guizzare i pesci,
1.31e l'aere senza nubi e senza venti
1.32non era corso da volanti ucelli;
1.33così quetossi al suo parlare il mondo,
1.34ed E' sciolse la lingua in tai parole:
1.35Udite il mio parlar, sustanze eterne,
1.36e riponetel dentr'a i vostri petti,
1.37ch'io vuo' scoprirvi il corso de la guerra
1.38che ha da seguire intra i Romani e i Gotti:
1.39acciò che voi sapendo il mio volere
1.40lo seguitiate, e non gli siate adverse;
1.41che s'alcuna di voi vorrà far opra
1.42contra la voglia mia, le farò noto
1.43con lor vrgogna il mio potere immenso.
1.44Io voglio adunque che sian vinti e' Gotti
1.45e sia posta l'Italia in libertade;
1.46ben voglio pria che 'l gran signor de i Sciti
1.47uccida Turrismondo, e dopo questo
1.48vuo' ch'ancor egli in brieve sia tradito
1.49e sia condotto indegnamente a morte
1.50nel tuor di prigionia la bella donna,
1.51perché tale è il destin sotto cui nacque.
1.52Poi so ch'e' non faracci ancor gli onori
1.53né i sacrifici che devrebbe farci
1.54per la sua nobilissima vittoria,
1.55e però gli apparecchio questa pena.
1.56E voglio ancor che Belisario il grande
1.57constringa a ritornarsi il re de' Gotti
1.58con tutte le sue genti dentr'a Ravenna,
1.59e poscia quivi combattendo il prenda
1.60e lo meni prigion dentr'a Bisanzo:
1.61onde l'Ausonia libera si resti
1.62sotto tutella del romano impero;
1.63e se poi le fia dato alcun disturbo
1.64da i ribellanti Gotti, ancor fien vinti.
1.65Così parlò il Motor de l'universo,
1.66e dopo il suo parlar tremò la terra
1.67e l'aere spinse fulguri e baleni;
1.68onde l'angel Latonio a lui rispose:
1.69Signor del ciel che governate il mondo
1.70e reggete i negozi de i mortali
1.71con tanta providenza e tanto senno
1.72ch'alcun nostro intelletto non v'aggiunge;
1.73ben sapiam noi, né mai ci fu nascosto,
1.74che a Voi non si può far contrasto alcuno:
1.75perché 'l vostro valor tanto è profondo,
1.76ch'al par di quello il poter nostro è nulla.
1.77Sì ch'io non credo che nessun di noi
1.78sia per opporsi al Vostro alto volere
1.79né con fatti contrari o con parole,
1.80anzi tutti sarem per essequirlo:
1.81e se altrimente pria si fosse fatto
1.82per alcuna sustanzia de le nostre,
1.83non fu per contraporsi a quel, ma solo
1.84perché non c'era noto il grande abisso
1.85del Vostro profondissimo consiglio.
1.86Or che Vostra mercè l'ha discoperto,
1.87lo seguirem, né partirènci punto
1.88da i vostri efficaccissimi precetti.
1.89Così disse Latonio, e 'l Re del cielo
1.90sorrise, e poi rispose: Or così sia:
1.91mandisi adunque per l'Eburnea Porta
1.92un sogno falso a Turrismondo altero,
1.93di tal maniera e di tal forza ch'egli
1.94ardisca d'uscir fuori a la campagna
1.95solo, e combatter contra Corsamonte;
1.96e tu, Iunonio, prendine la cura.
1.97L'angel Iunonio dal divin precetto
1.98mosso, ridendo abbandonò l'Olimpo,
1.99e passò Traccia e i suoi nivosi monti;
1.100e sempre andando per le cime d'essi,
1.101né toccando co i piè l'arida terra,
1.102al fin discese in una valle ombrosa
1.103ove è la casa de l'inerte Sonno,
1.104ch'è fratel de la morte, e tolse quivi
1.105l'Insonnio falso, e poi menollo a Roma
1.106e nel steccato intrò di Turrismondo:
1.107e poco inanzi a l'apparir de l'alba
1.108pose l'Insonnio presso a la sua testa
1.109che gli fé vaneggiar denanzi a gli occhi
1.110molte figure nobili e diverse.
1.111Esser pareali in un teatro grande
1.112de la sua terra, ch'è press'al Timavo;
1.113poi coronato di vittrice alloro
1.114gli parea gire in un superbo tempio,
1.115e quivi il patriarca per la mano
1.116prenderlo, e dire a lui queste parole:
1.117Signor, voi siete giunto a tanta gloria
1.118quanta aver possa alcun di questa gente:
1.119perciò che avendo Corsamonte ucciso
1.120col tòrre Elpidia fuor de le sue mani,
1.121penso che sia ben fatto a riposarvi
1.122in questo luoco, ed offerirli ancora
1.123la ghirlanda gentil ch'avete in testa.
1.124Così gli disse quel fallace Sogno,
1.125e poi partissi subito, ed andossi
1.126a transtullar con le ozïose genti,
1.127svegliossi Turrismondo, e con diletto
1.128per la mente volgea quel dolce insogno:
1.129e certo si credea di dar la morte
1.130a Corsamonte in quell'istesso giorno;
1.131sciocco, che non intese il senso oscuro
1.132di quel parlar, né 'l suo riposo eterno.
1.133Però si vestì d'arme e venne al vallo;
1.134e trovò il re che stava entr'al consiglio
1.135sopra i ripari a la Pretoria Porta
1.136ed era nel suo cuor molto suspeso
1.137per la percossa ch'ebbe e per le pruove
1.138ch'avea vedute il dì di Corsamonte.
1.139Ma poi che sparsi fur per tutti e' colli,
1.140gli adorni raggi de l'arcier di Delo,
1.141Corsamonte s'armò di lucide arme
1.142e montò sopra il suo feroce Ircano;
1.143e senza dir parola a l'altra gente
1.144se n'uscì fuor per la Pinciana Porta
1.145e solo se n'andò verso il gran vallo.
1.146Il re de' Gotti, che venir lo vide,
1.147non lo conobbe prima, e giudicollo
1.148un uom che si fuggisse da i Romani
1.149per voler militar sotto 'l su' impero:
1.150ma come giunto fu presso a i ripari
1.151fu conosciuto a le parole e a l'arme,
1.152perciò che 'l duca alteramente disse:
1.153O gente Gotta di fallaci inganni,
1.154d'attender parca e di promesse larga:
1.155poi ch'avete pigliata la mia donna
1.156con tradimenti al tempo de la tregua
1.157e non l'avete resa al forte Achille
1.158secondo i patti che con lui giuraste,
1.159io vi disfido tutti quanti a morte:
1.160e voglio io solo mantenervi a tutti
1.161che siete vili e mancator di fede.
1.162Così parlò l'audace Corsamonte;
1.163e 'l re de' Gotti e gli altri suoi baroni
1.164tutti rimaser taciti e suspesi:
1.165ma Turrismondo, che nel petto avea
1.166quel alto insogno, al re si volse e disse:
1.167Signore eccelso, io m'offerisco solo
1.168combatter con costui da corpo a corpo:
1.169e s'ei m'uccide, a voi starà la cura
1.170de la vendetta, con quest'altra gente,
1.171e far che del su' ardir porti la pena.
1.172Io voglio adunque col mio proprio sangue
1.173salvar la gloria de gli antichi nostri,
1.174e più tosto morir che aver vergogna.
1.175Così diss'egli, e poi montò a cavallo
1.176e se n'andò velocemente al campo.
1.177Vitige poi con tutta l'altra gente
1.178armata se n'andò sopra i ripari
1.179per veder quella asperrima battaglia
1.180de i dui più forti cavalier del mondo;
1.181e Turrismondo alor con l'elmo in testa
1.182e con la forte lancia su la coscia
1.183se n'andò appresso a Corsamonte, e disse:
1.184Corsamonte,io son qui con l'arme indosso
1.185per giostrar teco, e mantener l'onore
1.186de i miei maggiori e del paese Gotto:
1.187ma sarà ben che noi fermiamo i patti
1.188prima, e giuriamo al Re de l'universo
1.189che s'io ti manderò giostrando a terra
1.190tu sarai mio prigion senza contrasto,
1.191ed anch'io sarò tuo, se tu m'abbatti;
1.192ma se ciascun di noi rimane in sella
1.193combatterem con le taglienti spade:
1.194e se da te sarò ferito o morto
1.195prenderai l'arme mie, rendendo il corpo
1.196a la famiglia mia per seppellirlo;
1.197ch'anch'io farò di te questo medesmo.
1.198E Corsamonte a lui con gli occhi torti:
1.199Crudel baron, non mi parlar di patti,
1.200avendo fatte a me sì gravi offese
1.201e possedendo il ben che tu m'hai tolto:
1.202ché non puon farsi accordi che sian fermi
1.203tra l'agno e 'l lupo e tra il leone e l'omo,
1.204ché l'odio che è tra lor mai non si estingue;
1.205e così l'odio nostro non ricerca
1.206patti né tregue, che sarìano indarno
1.207se l'un di noi non cade in sul terreno
1.208e non dona col sangue a l'altro gloria.
1.209Sveglia pur dentr'al cuor la tua virtute,
1.210ch'or ti farà bisogno esser gagliardo:
1.211e spero di pagarti in questo giorno
1.212de l'ingiurie ch'hai fatte a la mia donna
1.213ed a i diletti miei fidi compagni.
1.214Or prendi campo, e mostra il tuo valore.
1.215Così diss'egli e volse il suo cavallo,
1.216e Turrismondo poi fece il medesmo;
1.217e dilungati alquanto, si voltaro
1.218e vennersi a incontrar con l'aste basse:
1.219ed ambi si colpiro in sommo a i scudi,
1.220e feceno un rumor tanto profondo
1.221che tutto il prato gli tremava intorno:
1.222né fa sì gran rumor quando il Velino
1.223cade da Pe' di Luco entr'a la Nera,
1.224quantunque s'oda più di dieci miglia
1.225i suo rimbombo, e cinque miglia intorno
1.226si veggian scintillar le lucide acque:
1.227tal fu l'orribil suon de i dui gran colpi
1.228di quei possenti ed ottimi guerrieri;
1.229e le scintille che n'usciron d'essi
1.230si vider scintillar ne i sette colli
1.231di Roma, e fuori in tutti sette i valli:
1.232ma tal fu l'arte e la mirabil forza
1.233di que' dui valentissimi signori,
1.234che rupper tutti dui l'orribili aste
1.235né si moveron punto de la sella,
1.236come fusser murati entr'a gli arcioni.
1.237Ma poi ch'ebber gettati i tronchi in terra
1.238e messo mano a le taglienti spade,
1.239s'andaro adosso, che parean leoni
1.240irati con la schiuma intono i denti:
1.241e Turrismondo pria tirò una punta
1.242verso la testa del possente duca;
1.243ma Corsamonte la parò col scudo,
1.244tal che l'acuta punta de la spada
1.245non potèo trappassar quel fino acciale:
1.246ben lo segnò d'assai notabil segno.
1.247Da l'altra parte il forte Corsamonte
1.248gli tirò de la spada in ver la vista
1.249de l'elmo, e Turrismondo per schivarla
1.250s'abbassò presso al col del suo destriero:
1.251onde 'l stocco gli andò sopra la testa
1.252ed altro non toccò che l'aria e 'l vento.
1.253Poscia il gran duca replicolli un colpo
1.254per cacciarli la spada entr'a la gola,
1.255ed egli ancor la riparò col scudo:
1.256ma ben la spada furïosa entrando
1.257dentr'a la lama si ficcò nel legno
1.258e tutto lo passò vicino al braccio,
1.259né però giunse a lui dentr'a la carne;
1.260ben restò fitta nel possente scudo,
1.261che per voler del ciel la tenne salda,
1.262e Turrismondo lasciò girlo in terra:
1.263tal che l'ardito duca, non potendo
1.264ricovrar la sua spada, abbandonolla;
1.265e 'l scudo che tenea nel braccio manco
1.266trasse con tal furor verso 'l nimico,
1.267che gli percosse il braccio destro, e félli
1.268cader la spada sua sopra l'arena:
1.269ond'ambi senza scudi e senza spade
1.270rimasi s'abbracciarono a traverso;
1.271e tirando l'un l'altro, Corsamonte
1.272trasse 'l gran Turrismondo de la sella:
1.273e, per non lo lasciar cadere al piano,
1.274convenne anch'egli andar sopra l'arena:
1.275che parve una grand'acquila ch'ha preso
1.276un fiero drago, e nel levarlo in alto
1.277l'empio se li aviticchia intorno a l'ali
1.278con le volubil spire e con la coda,
1.279tal che l'ucel di Dio rimane abbasso,
1.280fin che con l'unge e con l'orribil becco
1.281gli frange il capo e fallo andare a morte,
1.282poi si ritorna glorïoso in alto;
1.283cotal pareva il gran duca de i Sciti
1.284quando cadèo con Turrismondo al piano.
1.285Ma come giunto fu con lui su l'erba,
1.286lo prese per la testa del cingiale
1.287che portava ne l'elmo per cimiero:
1.288e molto lo tirò per tragliel fuori
1.289di capo e non poteo, ch'era legato
1.290a la corazza con coreggie forti;
1.291ma il buon angel Palladio alor sfibbiolle,
1.292tal che, slegate, quel fortissimo elmo
1.293senza molto tirar gli uscì di capo:
1.294e Corsamonte poi lo prese in mano
1.295e trar non lo poteo molto da lunge
1.296da lui, perch'era in terra, ma gettollo
1.297appresso il buon Ircan ch'ivi si stava
1.298vicino al suo signor, senza partirsi.
1.299E Turrismondo alor quando si vide
1.300tratto l'elmo di testa, bestemiando
1.301guardava il cielo, e nel suo cuor dicea:
1.302O fallace destin, dove m'hai giunto
1.303con sogni falsi e con speranze vane?
1.304Fammi il peggio che puoi, ch'io ten dispriego.
1.305E Corsamonte alor, volgendo gli occhi,
1.306vide il suo brando ch'era ivi propinquo,
1.307perché Palladio l'avea tratto fuori
1.308di quel gran scudo, e posto in su l'arena:
1.309il che vedendo il glorïoso duca
1.310abbandonò il nimico, e saltò in piedi
1.311e tolse in mano avidamente il brando;
1.312e Turrismondo anch'ei levossi in piedi
1.313e tolse l'elmo suo, ch'er'ivi a canto,
1.314e con diletto se lo pose in testa.
1.315E Corsamonte poi gli disse: Prendi
1.316ancor la spada tua, ch'io son contento:
1.317perché vuo' che finiam questa battaglia
1.318a piedi, e senza alcun vantaggio d'arme;
1.319ch'aver da te non voglio altro vantaggio
1.320che quel valor che m'ha donato il Cielo.
1.321Rispose Turrismondo: Io ti ringrazio
1.322de l'alta cortesia ch'io veggio usarti,
1.323e questa riporrò dentr'al mio petto,
1.324ché la riposta grazia è un bel tesoro:
1.325ma pur meglio saria l'empia battaglia
1.326lasciar per oggi, e dipartirsi amici.
1.327E Corsamonte a lui con gli occhi torti
1.328rispose: Amici? Ah scelerato cane,
1.329tu pensi ch'io mi scordi tante ingiurie
1.330che tu m'hai fatte e fai? Deh come è vero
1.331che l'ignoranza fa le menti audaci
1.332e la ragion le fa dubbiose e lente.
1.333Or l'ignoranza tua ti face ardito
1.334dopo tanti dispregi e tante offese
1.335che tu m'hai fatte a dimandar ch'io lasci
1.336l'empia battaglia, e ti divenga amico.
1.337S'io t'ho lasciato prender la tua spada
1.338fu perch'io spero con maggior mia gloria
1.339darti la morte e le tue pessim'opre
1.340punire in questo dì con tua vergogna.
1.341E così detto, gli tirò una punta
1.342ne la vista de l'elmo, e Turrismondo
1.343si ritirò con la persona indietro,
1.344tal che non potè coglierlo a suo modo.
1.345Ma Turrismondo anch'ei ne spinse un'altra
1.346nel petto a Corsamonte, e non passolli
1.347punto la sua finissima corazza.
1.348Poi Corsamonte da disdegno ed ira
1.349spinto guardava ben tutto 'l nimico,
1.350e disïava pur d'accorlo in loco
1.351che la percossa sua non fosse indarno:
1.352onde vedendo che nel porsi l'elmo
1.353s'avea lasciata un po' di carne ignuda
1.354là dove il collo si congiunge al petto,
1.355che è loco paratissimo a la morte,
1.356se gli fé appresso, e poi cacciò la punta
1.357quivi del stocco, e trappassolli il collo
1.358sì fieramente ch'ei cadette in terra;
1.359e Corsamonte alor così gli disse:
1.360Tu se' pur giunto, Turrismondo, al fine
1.361de la tua vita debole e caduca;
1.362né ti pensasti mai ch'avendo presa
1.363la donna mia nel tempo de la tregua
1.364si devesse di questa averne cura,
1.365né mi stimavi nulla, essendo altrove;
1.366sciocco, pur ti dovea tornare a mente
1.367che l'esser privo di colei che s'ama
1.368tanto ci apporta più crudel dolore
1.369quanto è più dolce il ben ch'indi s'aspetta;
1.370e dovevi pensar com'io non era
1.371da queste parti ancor tanto lontano
1.372ch'io non potesse vindicar tal onta.
1.373Or io son stato a te troppo vicino
1.374poi ch'io t'ho morto; e le tue carne molli
1.375saranno pasto d'avoltori e cani.
1.376E Turrismondo, che la morte a i denti
1.377avea, con umil voce a lui rispose:
1.378Io vi priego, signor, per la vostr'alma,
1.379per la vittorïosa vostra mano
1.380e per color che v'han produtto al mondo
1.381che non vogliate far che le mie membra
1.382sian date a i cani e a gli affamati augelli:
1.383bastivi la vittoria e 'l grande onore
1.384d'aver mandato Turrismondo a morte;
1.385e rendete il suo corpo a Baldimarca,
1.386che possa collocarlo entr'a un sepulcro
1.387che sia memoria de la gloria vostra:
1.388e Dio farà che tutti i vostri amici
1.389vi loderan di sì pietoso officio.
1.390Così diss'egli, e Corsamonte a lui:
1.391Ben so che non devrei muovermi punto
1.392per le parole tue, vedendo ancora
1.393restare in prigionia la mia consorte
1.394che mi rubbasti in mezzo de la strada.
1.395Ma pascer non mi vuo' di corpi estinti:
1.396mori sicuro pur, ch'a le tue membra
1.397non lascerò più far dispregio alcuno;
1.398e renderansi a i tuoi quand'a lor piaccia.
1.399Mentre poi volea farli ancor risposta
1.400l'afflitto Turrismondo che morìa,
1.401gli occhi suoi fur di tenebre coperti
1.402e l'alma andò gemendo a l'altra vita.
1.403Il gran duca di Scitia, avendo avuto
1.404quella vittoria nobile ed immensa,
1.405rimontò sopra il suo feroce Ircano
1.406e s'aviò verso la gente gotta
1.407che dolente piangea sopra i ripari
1.408per l'empia morte di sì gran barone:
1.409ma pur vedendol Vitige venire
1.410verso il gran vallo, subito mandolli
1.411contra seicento cavalieri eletti
1.412sotto 'l governo del feroce Teio,
1.413di Marzio, di Canducio e di Pitone;
1.414e questi usciti in ordine quadrato
1.415assaliro il baron, ch'avea già tolta
1.416un'altra lancia sua nodosa in mano
1.417che Filopisto gli portava dietro.
1.418E primamente contra lui si mosse
1.419il duca di Milan con l'asta bassa,
1.420il duca di Milan, ch'era rimaso
1.421il più forte baron ch'avesser Gotti
1.422dopo l'acerbo fin di Turrismondo:
1.423e Corsamonte con la lancia in resta
1.424ver lui si mosse, e si colpir ne gli elmi,
1.425onde molte faville andaro al cielo;
1.426e come il ferro in una gran fucina
1.427tolto dal fuoco e posto in su l'incude
1.428quando è percosso a tempo da i martelli
1.429sparge per tutto le faville ardenti;
1.430così da i colpi de l'acute lancie
1.431molte faville uscir de i lucid'elmi.
1.432Ma Corsamonte per l'orribil colpo
1.433di Teio non piegò la sua persona:
1.434ben Teio alor per viva forza cadde
1.435sopra il verde terren tutto stordito.
1.436Appena Corsamonte era rivolto
1.437con l'asta ricovrata in su la coscia,
1.438che 'l fier Canducio con la sua chimera
1.439che portava nel scudo per insegna
1.440si mosse contra lui con l'asta bassa:
1.441e Corsamonte contra lui si mosse
1.442e gli passò con la feroce lancia
1.443il petto, e lo mandò disteso al piano;
1.444e Marzio dietro a lui mandò per terra
1.445col colpo che lo colse in una tempia
1.446e tutto lo stordì, ma non l'uccise.
1.447Con quella lancia ancor ferì Prialto,
1.448che l'attaccò nel scudo ov'eran posti
1.449i tre denti d'argento per insegna
1.450e tutto lo passò come una cera:
1.451e penetrò sotto la poppa manca,
1.452onde lo stese palpitando a l'erba;
1.453e quel meschin volgendo gli occhi al cielo
1.454sul duro ponto de l'orribil morte
1.455si ricordò de l'Adige e di Trento.
1.456Alor si pose quella gente in fuga,
1.457e fuggendo n'andor vicini al vallo:
1.458onde vedendo il perfido Pitone,
1.459che da un sol cavaliero eran seguiti,
1.460disse con voce disdegnosa ed alta:
1.461Non avete vergogna, o gente gotta,
1.462di fatti vile e di minaccie altera,
1.463a fuggir tutta con sì gran paura
1.464dinanzi a un cavalier che vi persiegue
1.465solo, e non ha nessun de' suoi Romani
1.466che lo possa veder, non che aiutarlo,
1.467se non il paggio suo che gli va dietro?
1.468E voi, che siete qui più di seicento,
1.469in presenza del re da lui fuggite
1.470come greggia d'agnelle inanzi al lupo.
1.471Così diss'egli, ed impugnò la lancia
1.472e spronò il suo caval contra 'l gran duca;
1.473e tutta l'altra gente si rivolse
1.474con lui per dar la morte a Corsamonte:
1.475e Corsamonte anch'ei con l'asta bassa
1.476contra Piton si mosse, e lo percosse
1.477d'un sì feroce colpo ne la testa,
1.478che l'elmo forte alor non lo difese,
1.479ma l'empia lancia gli passò la fronte
1.480ed acquetò 'l furor dentr'al cervello
1.481e mandò l'ape sua; che per insegna
1.482portava, a gustar fiori in su quel prato.
1.483Ascaltro poi col giglio suo d'argento
1.484volse gustare anch'ei l'aspre percosse
1.485del fiero duca, ed ei lo stese al piano
1.486con la sua lancia che passolli il petto.
1.487Alor si pose un'altra volta in fuga
1.488tutta la gente gotta, e 'l duca sempre
1.489gli era a le spalle, e con l'orribil colpi
1.490mandava tutti gli ultimi a la morte:
1.491fin che s'ascose ognun dentr'al gran vallo,
1.492e Teio e Marzio ancora entror con essi,
1.493perché riposti fur sopra i destrieri
1.494da i lor fedeli amici e da i compagni;
1.495il che vedendo il re molto s'accese
1.496di vergogna e di sdegno, e poscia disse
1.497verso Aldibaldo suo queste parole:
1.498Gran cosa è ch'un guerrier tanto n'offenda.
1.499Io vuo' ch'andiamo fuor con tutto il stuolo
1.500e che lo circondiam di gente armata,
1.501tanto che questi ci pervenga in mano
1.502o vivo o morto, e più non torni a Roma.
1.503So ben ch'egli è vergogna a gir con tanti,
1.504che cento millia e più farem con l'arme,
1.505contra un baron che ci assalisce solo:
1.506ma questa villania sarà coperta
1.507da la vittoria di sì gran nimico
1.508e da l'utilità, che quindi aremo:
1.509perché la gente suol laudare il fine
1.510de i gran negozi, e non guardare a i mezzi.
1.511Così Vitige disse, e poi condusse
1.512tutte le genti armate a la campagna:
1.513con tanto furore e con tai cridi
1.514usciron fuor, ch'arìa tremato il mondo,
1.515sol Corsamonte senza alcun timore
1.516gli aspettò tutti, che parea un leone
1.517ch'è circondato da infinita gente
1.518bramosa e vaga di mandarlo a morte:
1.519ed ei camina lento e la dispregia,
1.520ma quando qualche giovane con l'asta
1.521lo fiede, si rivolge e con la bocca
1.522aperta e con la schiuma intorno i denti
1.523sveglia nel cuor la sua robusta forza
1.524e con la coda si percote i fianchi
1.525per incitarsi meglio a la battaglia;
1.526dapoi si muove, e con orribil vista
1.527sen va tra lor, fin che ne mandi a terra
1.528alcuno, od ei sia morto al primo incontro;
1.529così incitava Corsamonte il fiero
1.530l'ira per assalir tutti quei Gotti.
1.531Il primo che l'offese fu Finalto,
1.532ch'avea la pastorella per insegna
1.533e governava Fossambruno e Calli:
1.534costui ferì ne l'elmo Corsamonte
1.535con la nodosa lancia, e non piegollo
1.536punto, che stette ritto in su l'arcione
1.537come una torre che percuota il vento;
1.538ma Corsamonte poi con l'asta fiera
1.539l'accolse ne la gola, e lo distese
1.540senza poter parlar sopra l'arena.
1.541E dopo lui percosse Filadelfo,
1.542ch'era figliuol del principe Boardo,
1.543ch'è 'l più giust'uom ch'abbia la gente gotta;
1.544e regge la citàà che inonda il Reno
1.545prima ch'al grande Eridano s'aggiunga:
1.546costui percosse alor sopra il belico
1.547ove il nervoso stomaco s'asconde
1.548e morto lo gettò fuor de l'arcione.
1.549L'angel Palladio poi discese in Roma
1.550e prese la figura di Rappallo,
1.551ch'era fratel del padre d'Antonina
1.552e governava lei come figliuola;
1.553poi disse al capitanio este parole:
1.554Signore eccelso e di virtù suprema,
1.555mandate a dar soccorso a Corsamonte
1.556che sol combatte con la gente gotta,
1.557di cui n'ha forse centomillia intorno:
1.558e benché egli abbia ucciso Turrismondo
1.559e Canducio e Prialto e Filadelfo
1.560con altri molti, e tutta via n'uccida;
1.561pur se non mandarete a darli aiuto
1.562senz'alcun dubbio non potrà durarvi,
1.563quantunque egli abbia forza oltra misura,
1.564che solamente a dar la morte a tanti
1.565non vi porìa bastar braccio del mondo:
1.566ma se sarete presto al suo soccorso,
1.567voi caccierete i Gotti in questo giorno
1.568di là dal Tebro con vittoria grande.
1.569Com'udì questo, il capitanio eccelso
1.570guardollo, e vide al caminar che fece
1.571ed a le piante sue, che non toccaro
1.572il suol, ch'egli era un messagier del cielo:
1.573però disse a le genti ch'avea poste
1.574in Campo Marzio per mandarle a fare
1.575una battaglia grande co i nimici:
1.576Andate, valorosi almi guerrieri
1.577che siete il fior de le romane genti,
1.578a dar soccorso a l'alto Corsamonte
1.579che sol combatte con la gente gotta
1.580ed ha mandato Turrismondo a morte
1.581con parecchi altri principi e signori:
1.582ma tanti se ne truova avere intorno
1.583che senza aiuto non poria durarvi.
1.584Itene adunque arditamente fuori,
1.585ch'oltre che aiuterete quel guerriero
1.586farete strada a la vittoria nostra.
1.587Così diss'egli e quella armata gente
1.588se n'uscì tosto fuor de la cittade
1.589e se n'andò velocemente al campo
1.590tutta sotto 'l governo di Bessano:
1.591col quale andaro ancor Traiano e Olando
1.592e Mundello e Longin, Sertorio e Ciro
1.593ed altri molti principi romani
1.594tutti a cavallo, e poi v'andaron dietro
1.595due legïoni a piedi co i lor capi.
1.596Il giunger di costor fu molto grato
1.597a Corsamonte, e rallegrossi tutto,
1.598come suol farsi dentr'ad una nave
1.599che 'n mezzo 'l mar si sta priva di venti
1.600e non ha speme di poter seguire,
1.601senza il spirar di quelli, il suo vïaggio,
1.602onde i nocchieri stan suspesi e mesti:
1.603ma se un propizio vento ivi si scuopre
1.604ognun s'allegra, e con l'enfiate vele
1.605subitamente pongonsi in camino;
1.606così ne l'apparir di tanto aiuto
1.607lieto si spinse il duca entr'a i nimici:
1.608e fece andar per terra Sinderico,
1.609ch'era figliuol di Linteo e di Marulla,
1.610Linteo, che poi morì dentr'al Piceno
1.611e fu fratel carnal d'Amalaverga
1.612madre del re, tal che 'l figliuol di lui
1.613veniva ad esser suo fratel cugino;
1.614questi morì per man di Corsamonte,
1.615che gli cacciò la lancia in mezz'al petto,
1.616e quella se n'uscì da l'altra parte
1.617del corpo a punto in mezzo de le spalle.
1.618In questo tempo aggiunse il fier Bessano,
1.619e con la lancia sua percosse Osdeo
1.620e tutto lo passò di banda in banda;
1.621Mundello uccise Andargo e Frigiderno,
1.622l'un con la lancia e l'altro con la spada:
1.623Longino anch'ei facea mirabil pruove,
1.624ch'uccise Bagliardino e poi Frodillo
1.625e Gottifredo con l'orribil asta,
1.626Gottifredo gentil, ch'era fratello
1.627del sventurato Arbengo e di Bellambro,
1.628a cui mandollo il buon conte di Egitto
1.629a tenir compagnia presso a Plutone.
1.630Ma Corsamonte, che pareva un drago,
1.631tanti n'urtava e ne mandava a morte,
1.632che di sangue correa tutto 'l terreno:
1.633e tutti e' Gotti gli fuggiano avanti
1.634come timide lepre avanti i cani;
1.635e volendo fuggir dentr'a i lor valli,
1.636l'ardito duca gli pigliò la volta
1.637e non ve i lasciò gir senza contrasto.
1.638Dapoi l'angel Iunonio avanti gli occhi
1.639de i Gotti pose una tal nebbia oscura
1.640che 'n due diverse parti gli divise:
1.641la metà d'essi corse a Ponte Molle
1.642dietro al lor re, ch'andava inanzi a tutti;
1.643questa seguita fu dal fier Mundello
1.644e da Longino e da molti altri duchi,
1.645l'altra metà n'andò verso il Tevrone,
1.646che chiamossi Anïene al tempo prisco:
1.647questa seguita fu da Corsamonte
1.648che ne facea meravigliosa strage;
1.649tal che da tema e da paura spinta
1.650ratto cacciossi ne le lucid'onde
1.651di quel bel fiume, e con rumore immenso
1.652facea le ripe risonare e l'acque:
1.653e i Gotti poi coperti da le volte
1.654del fiume, si vedeano e quinci e quindi
1.655notar per esso verso l'altra ripa:
1.656e qual locuste dal furor cacciate
1.657del fuoco che s'accenda entr'a una stoppia
1.658se ne vanno fuggendo verso il fiume:
1.659ma quella fiamma impetüosa tanto èle stringe, che s'attuffano entr'a l'acque;
1.660così per lo furor di Corsamonte
1.661s'empìa quel fiume d'uomini e cavalli.
1.662Poi quell'alto baron discese a piedi;
1.663e senza lancia con la spada in mano
1.664gli seguitava ognor per entro l'acque,
1.665e tanti n'uccidea, ch'ivano al cielo
1.666i gemiti e i suspiri, e l'onde vaghe
1.667divenian tutte turbide e sanguigne.
1.668E come i pesci in mar 'nanzi al delfino
1.669fuggono dentro a le caverne e i porti
1.670con gran timor, che san che fian presi
1.671divorati saran senza dimora
1.672da sì veloce e sì spietata fiera;
1.673così quei Gotti s'ascondeano tutti
1.674per le ripe del fiume e dentr'ai gorghi,
1.675che sapean ben che quanti fosser colti
1.676da Corsamonte, tutti arian la morte.
1.677Al fin n'uscì fuor l'ardito duca
1.678stanco di dar la morte a sì vil gente,
1.679e prese l'asta sua ch'era appoggiata
1.680ad un gran salce appresso il suo destriero:
1.681e mentre che volea salir sovr'esso
1.682gli venne avanti il giovane Bellano,
1.683ch'era fratel del principe Aldibaldo;
1.684onde affirmossi il duca e fra sé disse:
1.685Fia ben che questi guste la percossa
1.686del frassino ancor ei ch'io tengo in mano,
1.687prima ch'i' ascenda sopra il mio destriero.
1.688Alor Bellano a lui si fece appresso,
1.689e l'asta gli toccò con la man manca
1.690e con la destra gli abbracciava i piedi,
1.691dicendo: Eccellentissimo signore
1.692che siete il fior de i cavalier del mondo,
1.693per quel perfetto amor che voi portate
1.694a i vostri dilettissimi parenti,
1.695a i vostri amici ed a la patria vostra,
1.696non m'uccidete, e fatemi prigione:
1.697ch'io mi riscoterò con molto argento.
1.698Non sono ancor sei giorni interi ch'io
1.699aggiunsi da Verona in queste parti;
1.700e la mia sorte e 'l mio destino amaro
1.701venir m'ha fatto ne le vostre mani:
1.702da cui non penso di poter fuggire
1.703se la pietà ch'è in voi non mi fa salvo.
1.704Così disse Bellano, e Corsamonte
1.705rispose umanamente: Io son contento
1.706lasciarti vivo, e manderotti a Roma
1.707al capitanio eccelso de le genti;
1.708da poi lo diede in man de i suoi compagni
1.709che lo menor prigion dentr'a le mura.
1.710D'indi montò sopra il feroce Ircano
1.711e s'incontrò col perfido Carnuto:
1.712questi è fratel di Teio, ed ha in governo
1.713il laco Lario e la città di Como;
1.714ed è tanto crudel che spesso ha fatto
1.715gli uomini vivi lacerare a i cani,
1.716prendendo del lor mal tanto diletto
1.717che superava ogni altro suo trastullo.
1.718A questo appose il ferro entr'a la vista
1.719de l'elmo, e penetrò ne l'occhio manco
1.720e poscia trappassò da l'altra parte:
1.721e fél cadere e morsicar l'arena.
1.722Dopo quel colpo Corsamonte ardito
1.723spronò il cavallo verso Ponte Molle,
1.724là dove il fier Mundello e 'l fier Longino
1.725e Bessano e Traiano e Olando e Ciro
1.726con le lor genti avean seguiti i Gotti:
1.727ma come i Gotti fur vicini al Tebro,
1.728si volse Teio e Totila e Vernolfo
1.729con molti altri baroni, e in retroguarda
1.730si poser per dar tempo a i lor soldati
1.731che potesser passar fuggendo il ponte;
1.732ché 'l re de' Gotti avea la porta aperta
1.733de la gran rocca, per salvar la gente:
1.734e ne l'aprir di lei v'entrò la luce
1.735che facea scorta a quei ch'erano in fuga.
1.736Il che vedendo l'ottimo Longino,
1.737che si trovava essere avanti a tutti,
1.738ferì con la sua spada Carïato,
1.739giovane bello e di costumi eletti
1.740fratel di Rodorico e di Corillo,
1.741e morto lo mandò sopra 'l terreno.
1.742Alor Corillo e Rodorico e Teio
1.743gli furo intorno, e Totila e Vernolfo,
1.744e tutti quanti con le spade in mano
1.745gli percoteano le fortissime arme:
1.746che parean proprio una tempesta orrenda
1.747che cada giù dal ciel senz'altra pioggia
1.748sopra le case al tempo de l'estate
1.749che rompe tutti e' vetri a le fenestre
1.750e spezza ancor le tegole ne i tetti,
1.751e piante e foglie e frutti a terra manda;
1.752tali eran spesse le percosse acerbe
1.753de i cinque feroccissimi guerrieri
1.754sopra il forte Longin, che gli era in mezzo:
1.755ed egli ora col scudo, or con la spada
1.756si ricopria da quelli orribil colpi;
1.757e poi tirò una punta al gran Vernolfo,
1.758che gli era avanti, e gli passò la gola,
1.759tal che lo fece andar giù del destriero,
1.760a mal suo grado, e lo distese in terra.
1.761Totila in quel tirolli una stoccata
1.762dietro a le spalle, e gli passò la schena,
1.763e dentro penetrò perfino al petto;
1.764e 'l fiero Teio con un'altra punta
1.765feroce gli passò la destra coscia,
1.766e tanto penetrò, che 'l suo destriero
1.767gli uccise sotto, e féllo andare al piano:
1.768ma come fu caduto il buon Longino,
1.769l'anima sua gli uscì fuor de le membra;
1.770il che vedendo il giovane Corillo
1.771smontò, che gli volea tagliar la testa
1.772e portarla con lui di là dal fiume.
1.773In questo aggiunse Corsamonte il fiero,
1.774e tutti quei baron si dilungaro
1.775quindi, e Corillo sol restovvi a piedi:
1.776come quando talora entr'a un cortile
1.777molti pollami sono intorno a un serpe
1.778co i duri becchi, e l'han condotto a morte:
1.779se 'l nibbio appare a lor con larghi voli
1.780fuggono tutti, e 'l pollo ch'è più lento
1.781rimanli in preda, onde 'l carpisce e mangia;
1.782così Corillo, che trovossi appresso
1.783Longino, e gli volea tagliar la testa,
1.784rimase in preda a Corsamonte il grande:
1.785il qual discese giù del buon Ircano
1.786e lo toccò con l'asta nel costato,
1.787di modo che lo stese in su 'l terreno;
1.788poi con la spada sua tagliolli il capo
1.789netto dal busto, e lo gettò nel Tebro.
1.790E Rodorico e Totila fuggiro
1.791dentr'a la rocca e chiusero la porta,
1.792lasciando alcuni pochi ancor di fuori
1.793che tutti morti fur da Corsamonte
1.794e gettati con l'arme entr'al gran fiume.
1.795Il forte duca poi volea tentare
1.796di prender quella altissima fortezza,
1.797ancor che per veder levato il ponte
1.798gli paresse impossibile a pigliarla.
1.799Alora il Re de la celeste corte
1.800per far seguire il corso al suo destino
1.801mandò dal ciel l'angel Palladio in terra,
1.802il qual prese la forma di Bessano
1.803e disse a Corsamonte este parole:
1.804Signore eccelso e di valore immenso,
1.805a me non par che sia da por fatica
1.806in prender quest'altissima fortezza:
1.807anzi devem lasciar fuggir i Gotti
1.808a lor bel agio, poi che se ne vanno;
1.809ché non si dee la fuga de i nimici
1.810impedir mai, ma vuolsi agevolarla,
1.811s'alor fosse uopo far ponti d'argento:
1.812ché non si può veder più dolce vista
1.813che le nimiche spalle in fuga volte.
1.814Torniamo adunque a la città di Roma,
1.815ché 'l sole è basso, e tosto fia sott'acqua:
1.816e se stanotte partiransi i Gotti,
1.817come mi rendo certo che faranno,
1.818doman potremo aver questi altri luochi
1.819con manco assai fatiche e manco morti.
1.820Così parlò quell'angelo, e sparìo
1.821dinanzi a gli occhi suoi come un baleno:
1.822ond'ei conobbe chiaramente ch'egli
1.823er'un de i messaggier del paradiso;
1.824e senza più tentar quell'alta rocca
1.825il duca e gli altri ritornaro in Roma:
1.826e l'alegrezza di sì gran vittoria
1.827fu temperata alquanto per la morte
1.828del feroce Longin conte d'Egitto.
1.829Il re de' Gotti oltra misura mesto
1.830vedendo che i Romani eran partiti
1.831dal fiume, e ch'apparia l'umida notte,
1.832discese in terra giù del suo corsiero
1.833e poi fece chiamare a i fidi araldi
1.834tutti e' principi suoi dentr'al consiglio;
1.835e come quivi ragunati foro,
1.836ch'eran percossi da dolore amaro,
1.837il re gemendo e suspirando molto
1.838incominciò parlarli in questa forma:
1.839Diletti amici miei, signori e duchi,
1.840da poi che 'l Re del ciel ci è tanto adverso
1.841che mi bisogna far nuovi pensieri,
1.842pensiamo prima a la salute nostra:
1.843ch'essendoci mancata la speranza
1.844che 'l Signor di là su mi pose in cuore
1.845di prender Roma e Belisario insieme,
1.846e racquistare ancor l'Italia tutta;
1.847penso che meglio sia ch'io torni in dietro
1.848per la medesma via ch'io son venuto
1.849e vi riduca salvi entr'a Ravenna:
1.850se ben lasciato ho qui la maggior parte
1.851di quelle genti ch'io menai con meco;
1.852ché men male è perdendo perder parte
1.853che mettere ogni cosa in gran ruina.
1.854Quest'è forse il voler di quel Motore
1.855a cui denno ubidir le cose umane,
1.856perché a la forza sua non è riparo.
1.857Partiànci adunque tutti in questa notte
1.858et andiamo ad Otricoli, e poi quindi
1.859ritorneremo ne i paesi nostri,
1.860lasciando Roma a Belisario il grande
1.861ed attendendo a conservare il resto.
1.862Dietro al parlar del re ciascun rimase
1.863tacito e muto, e pien d'alto dolore;
1.864al fin rispose il duca di Trivigi
1.865Totila, e mandò fuor queste parole:
1.866Fate, summo signor, quel che vi piace,
1.867ché tutti sarem pronti ad ubidirvi
1.868co 'l cuor suspeso e l'animo dolente.
1.869Pur non abbiate a sdegno perch'io sia
1.870d'altro parere e di contraria voglia:
1.871che se 'l Motor del ciel v'ha dato il scettro
1.872sopra la gente gotta pur ci resta
1.873ne i nostri petti libero il volere,
1.874che non si muove mai se non dal bene
1.875ch'è vero bene o che così gli paia.
1.876Ognun conosce che questi aspri mali
1.877fatti ci son da l'empio Corsamonte,
1.878perché a la forza sua non è riparo:
1.879ma s'ei fosse defunto, aver potremmo
1.880qualche speranza di vittoria ancora.
1.881Sapete pur quel che Burgenzo disse
1.882quando ne le man vostre fu condotta
1.883la bella pricipessa di Tarento,
1.884ch'ei sperava per lei di darvi in brieve
1.885o morto o preso Corsamonte il fiero.
1.886Proviamo adunque pria questo dissegno,
1.887ché m'offerisco anch'io porvi la vita
1.888acciò che 'l suo sperar sortisca effetto:
1.889cosa che ci daria la guerra vinta.
1.890Così diss'egli, e tutti gli altri Gotti
1.891lodaro ed admiraro il suo parlare:
1.892onde Aldibaldo in piè levossi e disse:
1.893Totila mio, come d'ardire e forza
1.894tu vinci ogni baron de gli anni tuoi,
1.895così gli avanzi ancor d'alto consiglio:
1.896però posso affirmar che 'l tuo ricordo
1.897riprender non si può per voce umana,
1.898né se ne può trovare un che sia meglio;
1.899né già lo lodo per desio di guerra,
1.900ch'è ben senza fratelli e senza casa
1.901e senza leggi quel che la disia:
1.902ma questo dico sol per la salute
1.903e per la gloria de la gente nostra,
1.904perché perdendo Roma perderemo
1.905l'Italia tutta, e non arem più luoco
1.906da stare in vita libera e sicura.
1.907Mandiamo adunque a tuor con buona scorta
1.908Burgenzo, ed intendiamo il suo dissegno,
1.909che forse ci darà sì fatto lume
1.910che fia cagion de la vittoria nostra.
1.911Il parlar d'Aldibaldo a tutti piacque,
1.912onde Vitige re si volse a Teio
1.913e disse: Teio, va dentr'al gran vallo
1.914posto tra l'Asinaria e la Latina
1.915ch'era in custodia del feroce Argalto
1.916e mena cinquecento cavalieri
1.917teco, per irvi con sicura scorta:
1.918quivi truova Burgenzo, e fa 'l venire
1.919subitamente a la presenza nostra
1.920acciò che inteso bene il suo consiglio
1.921si possa poi per noi porlo ad effetto.
1.922Partissi Teio, e in poco spazio d'ora
1.923ritornò quivi con Burgenzo seco:
1.924a cui narrando il re tutto 'l bisogno
1.925e ricercandol de la sua promessa,
1.926gli disse accortamente este parole:
1.927Signori, poi ch'io divenni vostro servo
1.928di propria volontà, non penso ad altro
1.929che di far beneficio a vostra altezza:
1.930ché quel che non s'ingegna a satisfare
1.931al suo signore, ha l'intelletto offeso.
1.932Io spero tanto far con mie parole
1.933e con l'ingegno mio, che Corsamonte
1.934diman si troverà dentr'a la rocca
1.935di Prima Porta, male armato e solo,
1.936sperando trarre Elpidia di prigione.
1.937Or quivi, al primo terzo de la notte,
1.938fate che sia l'essercito parato,
1.939ch'entrodurollo, e spero fare in modo
1.940che senza dubbio Corsamonte arete
1.941o morto o preso ne le vostre mani.
1.942Ma pria bisogna in questa notte istessa
1.943partirvi quinci, e gir con tutto 'l stuolo
1.944di là da quella rocca, ad imboscarvi
1.945in qualche occulto luoco ivi propinquo:
1.946e fate star tutte le genti in arme,
1.947acciò che com'io mostri una facella
1.948si truovin pronte ed entrin ne la rocca,
1.949la qual farò che troveranno aperta;
1.950e queste sian divise in tre squadroni,
1.951che se per caso il primo fosse rotto
1.952dal supremo valor di Corsamonte
1.953vi succeda il secondo, e a quello il terzo:
1.954perché non potrà mai fuggir da tutti.
1.955Ma per far che i Romani abbian per certo
1.956il partir vostro, e che voi siate andato
1.957con tutto quanto il stuol verso Ravenna,
1.958arder farete i vostri sette valli,
1.959e sol mi lascierete in un di quelli
1.960legato in ceppi, ch'io farò vedervi
1.961ciò che sa fare il mio sagace ingegno.
1.962Così disse Burgenzo, e fu lodato
1.963da tutti il suo consiglio, e preparorsi
1.964a doverlo essequir senza dimora;
1.965ed egli andò volando a Prima Porta,
1.966ed ordinò gli inganni con Sarmento,
1.967ch'era luogotenente d'Unigasto;
1.968e poi tornossi al re con gran prestezza,
1.969e fermo presuposto o di morire
1.970o di condure il duca entr'al castello.
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