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1.1Mentre che stavan gli onorati duchi
1.2nel ricco aloggiamento di Plutina,
1.3il re de i Gotti con furore immenso,
1.4passato avendo l'appennino e 'l Tebro,
1.5si avvicinava a la città di Roma:
1.6e non curò di prender per la strada
1.7Spoleti e Narni per non perder tempo;
1.8che duditava assai che non fuggisse
1.9fuor de le mura Belisario il grande
1.10avanti ch'ei giungesse a quelle porte,
1.11onde poi non potesse averlo in mano:
1.12perché certo credea, se vel trovava,
1.13menarselo prigion dentr'a Ravenna;
1.14Ma quel sperar ch'è dal disio sospinto
1.15più che da la ragion, spesso c'inganna.
1.16Egli adunque venia col suo gran stuolo,
1.17et era già vicino a Ponte Molle,
1.18ch'è sol due miglia lunge da le mura.
1.19Burgenzo alora, ch'era posto in guardia
1.20de la gran rocca che di là dal ponte
1.21avea munita il capitanio eccelso,
1.22e v'avea messi cavalieri e fanti
1.23tutti a l'ubidienza di Burgenzo;
1.24Burgenzo, adunque, visti i piani e i colli
1.25tutti coperti di cavalli e d'arme,
1.26reputò quella impresa esser perduta
1.27per Belisario, e non aver riparo:
1.28però, sospinto da la sua natura
1.29e da l'odio crudel ch'a Corsamonte
1.30portava, e a molti principi romani,
1.31deliberò con qualche alto negozio
1.32farsi benigno il nuovo re de' Gotti;
1.33ma celando nel cuor questo pensiero
1.34chiamò i soldati astutamente, e disse:
1.35Voi vedete, fratei, quanta ruina
1.36ci giunge addosso, e che 'l Signor del cielo
1.37ha volto omai tutta la mente a i Gotti;
1.38i quai venuti son con tanta gente
1.39che uccideranci e 'ngoieranci prima
1.40che noi possiamo por le mani a l'armi.
1.41Poi Belisario con occulti inganni
1.42ci ha posti in questo mal munito ponte
1.43per farci andare indegnamente a morte
1.44e per coprire i folli suoi dissegni,
1.45con la iattura de le nostre vite;
1.46però fia buon che noi cerchiam salvarci
1.47a qualche modo, e mantenerci vivi:
1.48ché le nostre mogliere, i nostri figli
1.49aran speranza in noi quando arem vita,
1.50che non si può sperar ne l'uom ch'è morto.
1.51Così disse Burgenzo; e quei soldati
1.52non furon di parer punto diverso,
1.53ma s'accordaron di salvarsi tutti.
1.54Poi, come venne in ciel l'oscura notte,
1.55i fanti primamente usciron fuori
1.56de la gran torre, e trappassaro il ponte;
1.57e, non arditi di tornarsi in Roma,
1.58presero il lor camin verso Gaeta.
1.59Ma i cavalieri, come il giorno apparve,
1.60montaro in sella, e con Burgenzo in mezzo
1.61(ché di sua volontà l'avean legato)
1.62andaron verso 'l campo de' nimici;
1.63e giunti appresso al padiglion regale
1.64dimandor di parlare al gran signore:
1.65il qual, poi che sentì ch'eran romani,
1.66fece introdurli ne la sua presenza.
1.67Alor Frodetto, un de i decurii loro,
1.68si fece inanzi umilemente e disse:
1.69Signore invitto e di possanza estrema,
1.70noi siam quei cavalier ch'avemo in guarda
1.71la bella rocca che di qua dal ponte
1.72avea munita Belisario il grande;
1.73la quale appresentiamo a vostra altezza,
1.74e vi rechemo l'onorate chiavi:
1.75e seco ancora il capitanio nostro
1.76legato e preso sopra il suo destriero,
1.77il qual speriamo che vi fia giocondo
1.78e di molto profitto a questa impresa;
1.79ben vi preghiamo di trattarlo bene,
1.80perché noi seguirem le vostre insegne
1.81ovunque la fortuna e 'l ciel le volga.
1.82Così disse Frodetto, a cui rispose
1.83il re di quella numerosa gente:
1.84Sagaci cavalier, ben foste accorti
1.85e saggi a non provar le nostre forze:
1.86perché in poch'ore arei la rocca presa,
1.87e tutti vi mandava a fil di spada.
1.88Ma poi che siete resi, io son contento
1.89tenervi al nostro glorïoso soldo,
1.90e trattar bene ancora il vostro capo,
1.91il qual terrò prigion per fin ch'io uccida
1.92con le mie mani Belisario il grande:
1.93Poi lascierollo, e con partito onesto
1.94lo farò militar fra le mie genti
1.95quand'io volga il camin verso levante.
1.96Mentre che 'l re spargea queste parole,
1.97Burgenzo tenea gli occhi a terra fissi,
1.98e non guardava alcun di loro in faccia;
1.99ma dicea nel suo cuor: S'io giungo a tanto
1.100ch'io ragioni con voi da solo a solo,
1.101vi dirò cose per le quali io spero
1.102che m'amerete e mi farete onore.
1.103Come ebbe posto fine al suo parlare
1.104quell'iracondo re, levossi in piedi
1.105e sonar fece le canore trombe
1.106e dare il segno di levarsi il campo;
1.107onde si mosse quella altera gente,
1.108e cominciaro a trappassare il ponte.
1.109Ma come fan le pecorelle, uscite
1.110fuor de le riche stalle d'un pastore
1.111che n'abbia molti numerosi greggi,
1.112che sempre van gridando verso i paschi
1.113e dan risposta a i lor diletti agnelli
1.114che vengon dietro, o son dentr'a le mandre;
1.115così quei Gotti al trappassar del ponte
1.116givan gridando, e con diverse voci
1.117davan risposta a gli altri lor compagni
1.118ch'erano a dietro o sopra l'altra ripa.
1.119In questo tempo il capitanio eccelso,
1.120ch'inteso avea l'approssimar de i Gotti
1.121e credea che Burgenzo ancor tenesse
1.122quella fortezza che guardava il passo,
1.123deliberò d'uscir fuor de la terra
1.124e star con la sua gente a la campagna;
1.125ma pria volendo scelgere un buon sito
1.126da por le genti, e ben munire il vallo,
1.127si pose intorno le sue lucid'armi
1.128e montò sopra il suo destrier Vallarco.
1.129Questi era sauro, con la fronte bianca
1.130e le narre e le labbra, e molto destro
1.131de la persona, e di statura tale
1.132che vincea di grandezza ogni corsiero:
1.133però lo amava e cavalcava sempre
1.134ne le sue gravi e perigliose imprese.
1.135Poi seco tolse mille altri guerrieri
1.136de i miglior cavalier che avesse il campo,
1.137ed uscì fuor per la Flaminia porta;
1.138e tutti s'inviaro inverso il Tebro
1.139taciti e cheti come fusser muti:
1.140ma il cuore aveano intrepido, e la mente
1.141pronta ed intenta ad ubidire il capo.
1.142Or, così andando, s'incontrar ne' Gotti
1.143ch'avean passato il ponte, e con furore
1.144venian gridando e minacciando a Roma;
1.145onde quei cavalier ch'erano inanzi,
1.146come si vider giunti fra i nimici,
1.147abbassor l'aste e punseno i ronzoni:
1.148e Lucillo investì l'ardito Adrasto,
1.149ch'era figliuol del perfido Agolante,
1.150e tutto lo passò di banda in banda;
1.151tal che quel giovinetto andò per terra
1.152come un olmo novel che 'l vento sbarbi.
1.153Sindosio poscia e 'l giovane Corillo
1.154si riscontror con le robuste lance;
1.155e pria Corillo il colse in mezz'al scudo,
1.156e fece andar la sua dur'asta in pezzi,
1.157né però mosse quel baron di sella;
1.158ma l'asta di Sindosio non si ruppe,
1.159e mandò il cavalier disteso a l'erba,
1.160che poi rizzossi con fatica in piedi.
1.161Quando Argolante intese che 'l figliuolo
1.162stat'era il primo morto da i romani,
1.163fremea co i denti e si traea la barba,
1.164poi facea con le man le fiche al cielo
1.165dicendo: Togli, Iddio, che puoi più farmi.
1.166Ma pur, disposto a vendicar tal onta
1.167sopra i romani, andò con l'asta bassa
1.168ov'esser vide più la gente folta;
1.169e 'l primo che trovò fu Disticheo
1.170signor di Lesbo, giovinetto adorno
1.171che fu figliuol d'Arisba e di Macisto:
1.172questi era volto verso il buon Massenzo
1.173e lo chiamava che venisse inanzi,
1.174onde Agolante lo passò nel fianco
1.175e lo mandò da l'altra banda al piano.
1.176Massenzo, che lo vide andare a terra
1.177da quel colpo villan, tutto s'accese
1.178di sdegno, e pose la sua lancia in resta;
1.179e corse verso il perfido Agolante
1.180e lo passò d'un colpo ne la gola
1.181che morto lo mandò sopra 'l terreno:
1.182e fece nel cader tanto rimbombo
1.183quanto farebbe una percossa torre
1.184da machina mural ch'a terra caschi;
1.185e poi Massenzo disse ad alta voce:
1.186Vattene pur, o scelerato cane,
1.187al tuo Pluton, che la vendetta è fatta
1.188del giovinetto a tradimento ucciso.
1.189Il feroce Danastro ebbe gran doglia
1.190quando vide Agolante in terra morto,
1.191perciò ch'egli era suo fratel cugino,
1.192e molto più fu la vergogna ch'ebbe
1.193de le parole acerbe di Massenzo:
1.194onde arrestò la sua possente lancia
1.195per gir contra costui, ma non vi giunse;
1.196perché gli venne avanti il bel Ligustro,
1.197Ligustro Ambraciotta, ch'era figlio
1.198del furibondo Aratto e di Meandra,
1.199onde convenne pria giostrar con esso:
1.200e lo colpì nel mezzo de la panza,
1.201d'un fiero colpo, e poi tirando l'asta
1.202gli venner le budella in su l'arcione,
1.203tal che Ligustro abandonò la sella
1.204e trabbuccò dal lato in su l'arena,
1.205e cadde assai propinquo al buon Traiano;
1.206il qual s'empìo di sdegno e di vergogna,
1.207perché Ligustro l'osservava molto
1.208ed egli amava lui come figliuolo:
1.209onde impugnò la sua robusta lancia
1.210e si volse ad andar verso Dannastro.
1.211E 'l fier Danastro non schiffò l'invito,
1.212ma venne verso lui con l'asta bassa
1.213che di recente sangue era dipinta;
1.214e colse il buon Traiano in mezzo 'l scudo
1.215ov'era posta la bilancia d'oro,
1.216e nol passò, ché quella ardita lancia
1.217si ruppe, e i tronchi andor volando al cielo.
1.218Ma l'asta di Traian colse Dannastro
1.219nel fino elmetto, e nella parte appunto èov'ei fa strada a la rinchiusa vista;
1.220né però quel buon elmo ebbe possanza
1.221di diffender la faccia al suo signore,
1.222perché 'l ferro crudel se n'andò dentro
1.223per l'occhio manco e per la nuca uscio,
1.224ond'egli andò subitamente a morte
1.225e cadde giù del suo cavallo in terra:
1.226come una quercia ch'è sopra un bel colle
1.227che 'l villanel con la secure acerba
1.228la taglia, ond'ella si ruïna al piano
1.229e fa d'intorno rimbombar le valli;
1.230tal fu il cader di quel superbo Gotto
1.231e 'l rimbombar de le sue lucid'armi.
1.232Alor s'incominciò l'orribil zuffa:
1.233ché Turrismondo, Totila e Sitalco
1.234con altri molti principi de i Gotti
1.235si mosser contra i cavalier romani;
1.236e Turismondo al primo colpo uccise
1.237il buon Adardo re de gli Azumiti,
1.238che 'l petto gli passò con la sua lancia
1.239e lo distese morto in su l'arena.
1.240Totila s'incontrò con Filodemo,
1.241e così fieramente la percosse
1.242con la dura asta sua nutrita al vento
1.243che gli fu forza abbandonar la sella,
1.244né gli giovaro i consüeti incanti:
1.245ben che levossi arditamente in piedi
1.246col stocco in mano, e fece aspra difesa,
1.247tal che poi rimontò sopra il destriero.
1.248Sitalco uccise Margentino acerbo,
1.249ch'era compagno del feroce Olando;
1.250e fatto questo, quei baroni alteri
1.251posero mano a le taglienti spade
1.252e si caccior tra la romana turba;
1.253e gli arian fatto assai vergogna e danno
1.254se non intrava Belisario anch'egli,
1.255come un fulgure ardente, fra i nimici,
1.256che si fa larga strada ovunque arriva.
1.257Ma voi, figliuole de l'eterno Giove,
1.258vergini Muse, or mi donate aiuto:
1.259ditemi chi fu il primo e chi 'l secondo
1.260che venner contra Belisario armati.
1.261Asfalto, di Tachimoro figliuolo
1.262e nipote di Vitige, che nacque
1.263su la ripa del Ren presso a Pontecchio:
1.264quivi egli avea gran numero d'armenti
1.265grassi, e gran copia di feraci campi;
1.266ma per vedere il zio venne a Ravenna,
1.267ch'era creato nuovo re de i Gotti,
1.268e di sua compagnia partissi quindi
1.269et andò seco a por l'assedio a Roma:
1.270questi avea 'l suo destrier coperto tutto
1.271d'una maglia bellissima d'acciale
1.272dorata a liste, et avea l'arme ancora
1.273fregiate intorno di lamette d'oro,
1.274poscia una sopravesta avea sovr'esse
1.275ricamata di perle e d'altre gioie
1.276che Tamora sua madre e due sorelle
1.277sue da marito ch'e' teneva in casa
1.278gli avean di propria man fatti e' ricami
1.279quando 'l mandaro a Vitige a Ravenna;
1.280or questi spinse con superbia molta
1.281incontra Belisario il suo destriero,
1.282movendo il scudo ch'e' teneva in braccio
1.283ed abbassando la richissim'asta,
1.284che 'l folle si credea metterlo in fuga
1.285col bel splendor de le sue lucid'arme:
1.286ma Belisario gli voltò la punta
1.287de l'asta fiera, e gli traffisse il petto,
1.288ond'ei lasciò la briglia, e gli occhi adorni
1.289furon d'oscure tenebre coperti,
1.290ch'a le sue membra delicate e molli
1.291recaro un lungo e dispietato sonno.
1.292Il capitanio poi si volse a dietro,
1.293e fece a i cavalier de la sua corte
1.294prender le belle ed onorate spoglie;
1.295ed egli oltra passò con l'asta bassa
1.296già fatta in parte di color sanguigno,
1.297e si scontrò col generoso Asdingo
1.298fratel di Valdemiro e di Tuncasso
1.299ch'aveano il stato lor presso al Ticino:
1.300e gli attaccò la punta in mezzo 'l scudo
1.301bianco, dov'era la vermiglia spada,
1.302e tutto il fesse; e la corazza ancora
1.303passando, entrò sotto la poppa manca,
1.304onde cader convenne a terra morto.
1.305Il capitanio trasse fuor la lancia;
1.306poi la ripose un'altra volta in resta
1.307e colse ne la gola Sagimbano,
1.308ch'era figliuol del principe Sitalco
1.309che Bressa fertilissima governa:
1.310il colpo passò dentro, ond'ei piegossi
1.311verso le croppe, e la spietata punta
1.312giunse a la bocca e poi d'indi al cervello,
1.313tal che l'asta il portò giù del destriero;
1.314e ne l'aria pendea come una lepre
1.315che tolga il villanel denanzi a i cani
1.316e se la rechi allegramente a casa
1.317in cima il spontoncel che porta in spalla;
1.318tal parve il cavalier, ma tosto il peso
1.319ruppe la lancia, ed ei cadette a terra
1.320e fece nel cader molto rimbombo.
1.321E come un sasso che talor si spicca
1.322per qualche caso giù da una montagna
1.323e cade a basso con sì gran rumore
1.324che fa tremarsi le campagne intorno,
1.325onde fugge il pastor dentr'a le grotte,
1.326perch'ha timor di qualche altra ruina;
1.327così si ritirò la gente gotta
1.328per la paura di quel colpo orrendo.
1.329Ed i Romani con cridore immenso
1.330da l'altra parte si faceano avanti
1.331col viceimperator de l'occidente,
1.332ch'avea già in mano la pungente spada
1.333e s'era volto ov'eran più feroci
1.334e più superbe le nimiche schiere;
1.335quando l'angel Gradivo, che dal cielo
1.336scese per aiutar la gente gotta,
1.337disse sdegnoso con orribil voce:
1.338O genti gotte nobili ed eccelse,
1.339non vi smarrite e non cedete un palmo
1.340di terra a gli empi cavalier romani:
1.341già non han più di voi di ferro il petto,
1.342né la carne di sasso, che non senta
1.343i vostri colpi e le ferrate lance.
1.344Quello è il gran Belisario che vi caccia:
1.345però cercate di ferir lui solo,
1.346ché s'e' fia morto in questo primo ingresso
1.347sarà vinta per voi tutta la guerra.
1.348Così cridava l'angelo feroce
1.349da l'alta rocca che guardava il ponte;
1.350ond'alor tutti i principi de i Gotti
1.351con trenta millia cavallieri armati
1.352furono intorno a Belisario il grande,
1.353cercando a pruova ognun di darli morte:
1.354né si sentia cridar per entro 'l stuolo
1.355altro che Al sauro, ognun percuota il sauro,
1.356disegnando il caval ch'egli avea sotto,
1.357di color sauro con la faccia bianca;
1.358tanto ciascuno avea volto il pensiero
1.359solamente a ferir quel gran barone.
1.360E come quando fulmina il marito
1.361de la bella Giunone, onde discende
1.362molta pioggia dal ciel, molta tempesta,
1.363o quando i vapor freddi in spesse falde
1.364fioccan di neve, e fan la terra bianca;
1.365così frequenti ognor saette e lance
1.366pioveano intorno al capitanio eccelso.
1.367Ma Dio non si scordò del tuo periglio,
1.368Belisario gentil, né quello eterno
1.369angel Palladio: anzi ei ti stava a canto,
1.370e facea gir molte saette al vento
1.371e molte lance rivoltava, e molte
1.372facea lente arrivar dentr'al tuo scudo;
1.373né la tua bella Compagnia del Sole
1.374fu pigra ad aiutarti: anzi ognun d'essi
1.375poneanti i scudi e le persone avanti,
1.376e riceveano in sé molte percosse
1.377che venute sarian contra il tuo petto.
1.378Né tu medesmo ti mancasti mai
1.379d'animo invitto e di destrezza e forza,
1.380che te ne stavi col tuo scudo in braccio
1.381e con la spada sanguinosa in mano.
1.382Come un leon che sia dentr'a le mandre
1.383di grassi armenti, e che ha d'intorno cani
1.384e valorosi giovani con aste
1.385che cercan di ferirlo e darli morte:
1.386e' nulla teme, ed or con l'ungia atterra
1.387un cane, ed ora un giovane col dente,
1.388né si vuol dipartir fin che non sazia
1.389di quelli armenti la bramosa fame;
1.390così facea quel capitanio eccelso,
1.391ferendo ed occidendo assai persone
1.392ch'erano intorno a lui per darli morte;
1.393e già si incominciava a far davanti
1.394quasi un riparo di persone estinte,
1.395e molti eccellentissimi corsieri
1.396givano a torno con le selle vote,
1.397che i lor signori eran caduti a terra
1.398da le percosse di quel gran guerriero.
1.399Da l'altra parte Vitige e Bisandro
1.400e Teio e Berimondo e Filacuto
1.401ed altri molti principi de i Gotti
1.402si mosser contra Belisario il grande
1.403con l'aste basse per mandarlo al piano:
1.404e certamente gli arian fatto oltraggio,
1.405se 'l fier Massenzo, che di ciò s'avvide,
1.406non si voltava verso il buon Traiano
1.407ch'era col ferocissimo Acquilino
1.408e combattean contra i superbi Gotti,
1.409e se non gli dicea queste parole:
1.410Che vi par, frati miei, di quei mastini
1.411che con tanto vantaggio e tanta rabbia
1.412s'aventan contra il capitanio eccelso?
1.413Pigliam le lancie, andiamo ad incontrarli;
1.414mostrianli ch'anco il ferro nostro punge,
1.415e sapem come lor portar la lancia.
1.416Così diss'egli; e quei baroni ardenti
1.417tolser l'aste di mano a i lor ministri
1.418e ratto se n'andor contra quei Gotti.
1.419Vitige si scontrò co 'l buon Traiano,
1.420Bisandro con Massenzo, e Berimondo
1.421con Acquilino, e tutti si colpiro.
1.422Il re colse Traiano in mezzo il scudo
1.423con l'asta fiera, che se n'andò in pezzi,
1.424e quella di Traian fece altretanto:
1.425ben lo toccò di sì spietato colpo
1.426ne la visiera, ove s'aggiunge a l'elmo,
1.427ch'apena apena si ritenne in sella;
1.428e se non era il provido Unigasto
1.429che corse ad aiutarlo, andava al prato,
1.430perciò ch'avea perdute ambe le staffe
1.431e lasciata di man la fida briglia:
1.432onde Unigasto intrepido e fedele,
1.433che vide il suo signore in quel periglio,
1.434con una man ritenne il gran destriero
1.435e lo rizzò con l'altra in su l'arzone,
1.436tal ch'ei tornò nel suo primiero stato.
1.437Acquilin, che giostrò con Berimondo,
1.438con Berimondo che reggea Vicenza,
1.439il colse a punto in cima de la testa
1.440ove avea la ghirlanda per insegna
1.441di maiorana, senz'altro cimiero;
1.442e l'elmo gli passò come una pasta
1.443e l'empì tutto di cervella e sangue,
1.444ond'ei se ne cadette a terra morto,
1.445e le belle arme gli sonaro intorno.
1.446Ma Bisandro a Massenzo si colpiro
1.447di fermissimi colpi in cima i scudi,
1.448e con le dure lance gli passaro:
1.449passaro anco i spallazzi e le corazze
1.450e i fiancaletti, e penetraro al vivo
1.451gli acuti ferri, onde uscì fuori il sangue;
1.452ma le ferite lor furon leggiere
1.453perché si rupper le fortissime aste,
1.454né però mosser quei baron di sella,
1.455come se fusser quivi entro murati;
1.456dapoi si rivoltor co i stocchi in mano,
1.457e si tiravan colpi aspri ed orrendi
1.458che facean sfavillar le lucid'arme.
1.459Quando poi Teio duca di Milano
1.460vide disteso Berimondo al prato
1.461ebbe gran doglia, perch'era figliuolo
1.462de l'empia Scardemisia sua sorella:
1.463onde spronò il corsier con l'asta bassa
1.464ed andò contra il fervido Acquilino,
1.465ed Acquilino contra lui si volse
1.466con la lancia crudel ch'era ancor tinta
1.467de le cervella e sangue del nipote;
1.468ed ambidui si colser ne la testa,
1.469né per quei colpi se n'andaro a terra,
1.470quantunque l'aste lor fosser possenti,
1.471ma stetter saldi come fan dui scogli
1.472che sian percossi da terribil onde;
1.473poi messer mano a le pungenti spade
1.474e s'urtar come asperrimi leoni.
1.475Filacuto da poi con l'asta in resta
1.476passò la folta gente ch'era intorno
1.477a Belisario, e gli percosse il fianco
1.478di sbrisso, e col cavallo oltra passando
1.479l'urtò: ma non si mosse il buon Vallarco
1.480né 'l forte cavalier che gli era sopra;
1.481ben diede a Filacuto ne la gola
1.482con l'empia punta de l'acuto brando
1.483e trappassolla, ond'ei cadette morto
1.484giù del cavallo e si distese al piano,
1.485e co i denti mordea l'erba sanguigna.
1.486Da poi Vallarco rivoltò le croppe
1.487a quel corsier che sen volea fuggire,
1.488e gli diè dui tal calci ne la spalla
1.489destra, ch'ei cadde a lato a suo patrone.
1.490Mentre che 'l fer Bisandro e 'l fier Massenzo
1.491si davan colpi orribili e tremendi,
1.492e che Massanzo avea molt'avantaggio,
1.493per aver più destrezza e maggior forza,
1.494l'angel Gradivo, il qual volea ch'al tutto
1.495Massenzo andasse in quel conflitto a morte
1.496per satisfare a la celeste Donna,
1.497prese la forma d'Aldibaldo, e volto
1.498a Totila, a Sitalco, a Valdemiro
1.499ch'erano insieme in quell'aspra battaglia,
1.500gli disse: Valorosi almi baroni,
1.501potrete tolerar tanta vergogna
1.502che 'l fier Massenzo inanzi a gli occhi vostri
1.503con le sue proprie man scanni Bisandro,
1.504che è il più forte uom ch'abbia la gente Gotta?
1.505Non abbiate vergogna a girli contra
1.506voi tutti tre, perciò che tra i nimici
1.507non si risguarda né a virtù né a fraude.
1.508Così diss'egli, e dielli ardire e forza:
1.509poi tutti tre poser le lance in resta,
1.510e spronaro i cavai verso 'l barone,
1.511pigliando ognun di lor diversa strada.
1.512Alor le dure Parche incominciaro
1.513raccorre il stame al principe Massenzo
1.514de la sua vita, che volean troncarlo:
1.515Totila lo toccò nel destro fianco
1.516con l'asta, e lo passò da l'altra parte;
1.517Valdemiro l'accolse ne le rene,
1.518e 'l ferro se n'andò fin a la pancia;
1.519e poi Sitalco nel sinistro braccio
1.520colpillo, e penetrò la carne e l'osso
1.521con gran furore, e gli passò due coste:
1.522così quel gran guerriero andò sul prato
1.523da quei tre colpi orribili e villani.
1.524Al cader di Massenzo, i fieri Gotti
1.525mandarono un cridor fino a le stelle:
1.526e l'onorata Compagnia del Sole
1.527tutta s'accese di vergogna e d'ira,
1.528e intorno al capitanio si ristrinse;
1.529il qual, se ben si ritrovava chiuso
1.530da corpi morti e da infinita gente
1.531viva ed intenta nel ferir lui solo,
1.532spinse il caval su le persone estinte
1.533e tra le vive, con furore immenso,
1.534et andò là dov'era il gran Massenzo
1.535disteso in terra, che finia la vita.
1.536Il primo che scontrò fu Valdemiro:
1.537e 'l stocco gli piantò ne l'occhio destro,
1.538ch'andò fin a la nuca; ond'ei cadette
1.539giù del cavallo, e si distese in terra
1.540come si stende una succisa pianta.
1.541Dapoi vedendo il principe Sitalco
1.542ch'alzava il braccio per ferir Catullo,
1.543gli tirò d'una punta sotto l'ala
1.544destra ch'andò fin a la poppa manca,
1.545onde lo stese palpitando a l'erba;
1.546e fatto questo andò verso Bisandro,
1.547che si difese con la spada in mano:
1.548ma non però così ch'ei non gli desse
1.549una ferita in mezzo de la faccia
1.550vicina la naso, che se n'andò dentro
1.551verso la bocca, e non toccò il palato;
1.552e dopo questa il capitanio eccelso
1.553gli tirò un'altra punta ne la coscia
1.554destra, che lo passò fin a la sella:
1.555onde Bisandro per lo sangue sparso
1.556s'endebolì, tal che cadette in terra
1.557tra i morti anch'ei come persona morta.
1.558Totila, a cui toccava il quarto assalto,
1.559non lo volse assaggiar, ma ritirossi
1.560tra le sue genti, e si salvò la vita;
1.561e Belisario con la spada ignuda
1.562entrò fra i Gotti, come fosse un vento
1.563ch'entra nel mare, e che commuove l'onde;
1.564e facea come un fulgure dal cielo,
1.565che si fa larga strada ovunque arriva:
1.566poi tutta l'altra Compagnia del Sole
1.567co i stocchi insanguinati il seguitava,
1.568onde fu messa quella gente in fuga;
1.569e i buon Romani n'occidevan tanti,
1.570che di sangue correa tutto 'l terreno.
1.571Vitige sen fuggì dal buon Traiano
1.572e se n'entrò ne le più folte schiere
1.573perché da tutto 'l stuol fosse diffeso;
1.574fuggiva Teio inanzi ad Acquilino,
1.575e Totila fuggiva, e Turrismondo
1.576era constretto anch'ei tirarsi in dietro
1.577con tutti gli altri principi de i Gotti:
1.578ma Belisario ognor gli era a le spalle,
1.579mandando sempre gli ultimi a la morte.
1.580E come il villanel ch'a giunte insieme
1.581le sue cavalle, e fa trebbiare il grano
1.582ne la grand'ara solida e pulita,
1.583vede sotto i lor piè saltar le spighe
1.584calcate, e 'l gran nudato da le ariste;
1.585così da i gravi piè del buon Vallarco
1.586eran calcate le persone estinte:
1.587e 'l sangue uman saltava in ver la panza
1.588di quel destriero, e insanguinava i sproni
1.589e le schiniere al capitanio eccelso.
1.590Nel tempo che così fuggiano i Gotti
1.591cacciati da i Romani, i servi fidi
1.592del fier Massenzo e del gentile Adardo
1.593trovaro i lor signor ch'erano estinti;
1.594e gli portaron dentr'a la cittade
1.595con grave pianto e lamentevol grido:
1.596e pur i duchi e principi romani
1.597seguiano i Gotti ch'eran posti in fuga,
1.598e tanti n'uccidean, tanti da gli urti
1.599di lor medesmi abandonar le selle,
1.600ch'era coperto tutto quanto il suolo
1.601di scudi e lance e d'uomini e di sangue.
1.602E certo saria giunto il giorno estremo
1.603di quella gente orribile e superba,
1.604se 'l Re del ciel non risguardava in terra
1.605e non avea pietà di tante morti:
1.606onde chiamò l'angelo Iridio e disse:
1.607Vattene, Irridio mio, senza dimora
1.608dentr'al gran vallo de la gente Gotta;
1.609e fa che s'armin tutti quanti i fanti
1.610e diano aiuto a i cavalieri afflitti
1.611che sono in fuga, e corren verso il fiume:
1.612in cui poriano tutti esser summersi,
1.613se da la fanteria non han soccorso;
1.614e dì a Palladio che si torni al cielo
1.615e lasci la tutela de i Romani:
1.616poi fa sapere a l'angelo Gradivo
1.617ch'aiute i Gotti, e che si porti in modo
1.618che Belisario con li suoi guerrieri
1.619torni a mal grado suo dentr'a le mura.
1.620L'angel di Dio dopo il divin precetto
1.621subito scese giù da l'alte nubi
1.622di molti varii e bei colori adorno;
1.623e pigliando l'effigie d'Aldibaldo
1.624entrò nel vallo, e fece dare a l'arme:
1.625e fatto ch'ebbe armar tutti quei fanti
1.626trovò l'angel Gradivo, che si stava
1.627di qua dal ponte con la spada in mano
1.628e 'l scudo in braccio per fermar la gente
1.629Gotta, che sen fuggìa verso la torre,
1.630e disse a lui queste parole tali:
1.631Gradivo, il Re del ciel t'impone e dice
1.632che tu soccorri i cavalier de i Gotti
1.633che sono in rotta, e che ti porti in modo
1.634che Belisario torni entr'a le mura.
1.635Come ebbe detto questo al fier Gradivo,
1.636partissi, e se n'andò dove si stava
1.637l'angel Palladio, che col scudo in braccio
1.638dava favore a Belisario il grande;
1.639onde accostato a la sua destra orecchia
1.640disse: Palladio, il Re dell'universo
1.641ti fa saper che tu ritorni al cielo
1.642e lasci la tutela de i Romani.
1.643Angel Palladio, ancor ch'a mal suo grado
1.644lasciasse 'l capitan, sentendo il messo
1.645celeste, l'ubidì senza dimora;
1.646ma levò prima a Belisario il velo
1.647che la carne mortale avanti gli occhi
1.648gli avea disteso, ond'impediti alquanto
1.649non conosceano i messaggier celesti:
1.650e questo gli levò perché potesse
1.651vederli meglio, e non opporsi a loro.
1.652l'angel Gradivo poi, com'ebbe inteso
1.653ciò che piaceva a la divina Altezza,
1.654presa la forma del gentile Agrippa
1.655principe di Calabria, che nel scudo
1.656avea la tortorella per insegna,
1.657ché si dolea de la compagna estinta,
1.658cridò con voce paventosa ed alta
1.659tanto quanto farian se fosser cento
1.660persone insieme che cridasser tutte;
1.661e poi dicea con quella voce orrenda:
1.662Non avete vergogna, illustri Gotti
1.663belli di forma e di persona grandi,
1.664fuggire inanzi a così poca gente?
1.665mentr'era armato in sella il gran Bisandro
1.666sustenia solo il pondo de la guerra;
1.667or ch'egli è in terra, ognun di voi si fugge.
1.668Pur è qui il fiume, che è senz'alcun varco:
1.669non vi sperate di passarlo a guado,
1.670fermate il passo e rivolgete il volto,
1.671ché qui saranno or or tutti i pedoni
1.672ch'aiuteranvi, e vi faranno spalle.
1.673Così cridò quell'angelo feroce,
1.674ponendo in tutti loro ardire e forza:
1.675onde si rivoltò tutta la gente
1.676che fuggìa inanzi a i cavalier romani;
1.677ben non fu alcun che si voltasse prima
1.678di Turrismondo, il qual senza dimora
1.679si fece dare una possente lancia
1.680e ratto s'avviò contra i nimici.
1.681Dietro a costui seguir tutte le schiere;
1.682e 'l fier Gradivo ora gli andava inanzi
1.683ora a tergo or a lato, avendo in braccio
1.684il scudo eterno, e con orribil voce
1.685crolando l'asta minacciava tanto
1.686che facea paventar tutti e' Romani.
1.687L'eccelso capitan, che lo conobbe,
1.688restò molto confuso entr'al suo petto;
1.689e come il villanel ch'è posto in via,
1.690quando ritruova per camino un fiume
1.691che murmurando turbido e veloce
1.692conduce l'acque sue schiumose al mare,
1.693tutto smarrito si ritorna in dietro
1.694verso l'albergo, e lascia il suo vïaggio;
1.695così fermossi Belisario il grande
1.696e si rivolse a la sua gente, e disse:
1.697Non combattiam contra il voler del cielo,
1.698ma ritirianci a poco a poco, sempre
1.699volgendo il viso al viso de i nimici;
1.700poi fermerenci alquanto in su quel colle
1.701quivi a man destra, poco a noi lontano,
1.702vederem ciò che faran costoro;
1.703e poscia d'indi se n'andremo a Roma.
1.704Così diss'egli, e i rivoltati Gotti
1.705eran già presso a le romane squadre:
1.706poi Turrismondo con la lancia in resta
1.707uccise Miso, giovane eccellente
1.708ch'era figliuol bastardo di Bessano;
1.709e lo toccò ne la sinistra tempia,
1.710tal che morto caddeo giù del destriero.
1.711Dapoi diede a Pannonio nel costato
1.712e morto lo mandò sopra 'l terreno;
1.713questo Pannonio fu fratel bastardo
1.714di Mondo, che morì presso a Salona
1.715insieme con Mauritio suo figliuolo
1.716nel tempo quando l'Affrica fu presa
1.717da Belisario, onde per quelle morti
1.718si fece chiaro il dir de la Sibilla.
1.719Acquilin che ciò vidde ebbe pietate
1.720di quei meschini ed impugnò la lancia;
1.721e colse Melanton ne la cintura,
1.722la qual si ruppe, e fé cader la spada
1.723ch'al fianco avea quell'infelice Gotto:
1.724ma il ferro impetüoso andò sì avanti
1.725che gli passò il bilico e le budella,
1.726ed uscì fuor per le fiaccate rene,
1.727tal che lo fece andare a terra morto;
1.728e nel cader con le sue membra estinte
1.729tolse al vivo Acquilin l'asta di mano:
1.730onde poi molti de la gente Gotta
1.731con gran furor se gli cacciaro addosso,
1.732e ben ch'ei fosse valoroso e forte
1.733e più superbo d'uom che fosse in campo,
1.734pur convenne per forza anch'ei ritrarsi.
1.735Gli altri Romani poi, ch'eran sforzati
1.736dal fiero Turrismondo e da Gradivo,
1.737non si diero a fuggir verso la terra,
1.738e non ardian però di contraporsi
1.739arditamente a l'impeto de i Gotti;
1.740ma a poco a poco si tiraro in dietro
1.741fin che fur giunti al disegnato colle.
1.742Quivi firmossi il capitanio eccelso,
1.743e fé che tutti i cavalier romani
1.744subitamente s'ordinaro a rombo;
1.745ed ei si pose ne la prima punta
1.746avanti a tutti gli altri, e ne la destra
1.747pose Acquilino, e pose in la sinistra
1.748Costanzo e poi ne l'ultima Traiano,
1.749che risguardava la città di Roma.
1.750I Gotti, che vedean quella ordinanza,
1.751tenner le briglie in mano; onde Gradivo,
1.752ch'avea l'effigie d'Aldibaldo presa,
1.753disse in tal modo al principe Fabalto:
1.754Fabalto, andate a Vitige, che viene
1.755qui dietro e mena tutti quanti i fanti;
1.756dittei che faccia due falangi d'essi
1.757che volgan contra sé tutte le fronti,
1.758e 'l spazio che sarà tra l'una e l'altra
1.759sia largo nel principio e stretto al fine
1.760in guisa d'una forfice da sarto:
1.761acciò che noi possiamo uccider tutti
1.762quei cavalier che son ridotti in rombo.
1.763Così disse Gradivo; e 'l buon Fabalto
1.764non udì già quelle parole indarno,
1.765ma se n'andò correndo verso il stuolo
1.766ch'alora alora avea passato il ponte
1.767ed espose al suo re quell'ambasciata:
1.768il qual, come l'udì, chiamò Seresto
1.769e Rubicone e Vallio suoi sergenti
1.770e fidi araldi, e dissegli che tosto
1.771ponessero le genti in ordenanza
1.772secondo ch'avea detto il buon Fabalto;
1.773ma non lo sepper far, che sapean male
1.774e l'ordinanze e l'arte de la guerra:
1.775onde Gradivo, che di ciò s'avide,
1.776se n'andò prestamente in quella parte
1.777e quivi separò tutte le squadre
1.778et ordinolle poscia in giughi e versi
1.779ed in falange antistoma duplare;
1.780ma non sapeano gl'inesperti fanti
1.781poi caminar ne l'ordine di quella,
1.782onde l'un l'altro con diverse voci
1.783si daven leggi, e con parole acerbe
1.784voleva ogni ignorante esser maestro:
1.785tal che mandavan fuor certi cridori
1.786che parean ocche over anitre o cigni,
1.787quando vanno volando intorno al Mincio
1.788e poi cridando posansi in sul prato
1.789che da le voci lor le suona intorno;
1.790così cridavan tutte quelle genti:
1.791onde ordinolle quel celeste messo
1.792me' che poteva, e le condusse avanti.
1.793Quando 'l gran Belisario ebbe veduto
1.794quell'ampio stuolo avicinarsi al colle
1.795con la falange antistoma duplare,
1.796e che vedea che l'angelo Gradivo
1.797la governava e gl'insegnava l'arte,
1.798ben si conobbe giunto a mal partito;
1.799onde le parve, per salvar le genti,
1.800di ritirarsi prestamente in Roma:
1.801e l'aria fatto alor, se non vedea
1.802con l'arco in mano il giovane Fileno,
1.803fratel carnal del principe Acquilino,
1.804ferire i Gotti; e come l'avea colto
1.805qualcuno, e che l'avea mandato al piano,
1.806si ritirava al scudo del fratello
1.807come fa il fanciullin dietro a la mamma;
1.808ed Acquilin spingeva in fuori il braccio
1.809e lo copria col suo pesante scudo.
1.810Ma chi fu, Muse, il primo e chi 'l secondo
1.811ch'alor Fileno saettando uccise?
1.812Grimasco fu il primiero, e poi Pacciro
1.813Ermisio, Gerro, Crobizzo e Turigo,
1.814Ordisio, Geberico, Atanagildo
1.815tutti morti mandò sopra 'l terreno;
1.816il che vedendo Belisario il grande
1.817s'allegrò dentr'al cuore, e poi gli disse:
1.818Fileno mio gentil, va pur facendo
1.819questi tai colpi glorïosi e magni,
1.820ché tu recherai gloria al tuo paese
1.821e gran piacere al tuo diletto padre
1.822che ti mandò sì giovane a la guerra
1.823acciò che tu acquistassi onore e fama
1.824che ti seguisse ancor dopo la morte.
1.825Io voglio dirti questo, e poi farollo:
1.826se 'l Re del ciel mi darà grazia ch'io
1.827liberi Italia da la gente Gotta,
1.828subitamente a te con le mie mani
1.829scelgerò un dono di cavalli o d'arme
1.830o d'una bella giovane discreta,
1.831e tel darò come a guerriero eletto.
1.832A cui rispose il giovinetto ardito:
1.833Eccelso capitanio de le genti,
1.834non bisogna eccitar colui ch'è pronto:
1.835ch'altro disio non ho dentra 'l mio petto
1.836che di far guerra e d'acquistarmi onore;
1.837e giù nel pian, quando incontrammo i Gotti,
1.838molti n'ho posti con quest'arco in terra;
1.839e da poi ch'io son giunto in questo colle
1.840nove saette ho saettato, e tutte
1.841l'ho fitte ne le membra de i nimici.
1.842Ma non so colger quel rabbioso cane
1.843che fa tal scempio de la gente nostra.
1.844E detto questo tolse una saetta
1.845fuor del turcasso, e posela su l'arco
1.846per ferir Turrismondo, e non l'accolse,
1.847perché Gradivo fece andarla in fallo:
1.848pur si cacciò nel petto a Dorpaneo
1.849ch'era figliuol di Vitige, e che nacque
1.850di Malaverga in su la riva d'Agno
1.851quand'el governo avea di quella valle
1.852che poi fu Val de Trissino chiamata;
1.853ma come un bel papavero ne l'orto
1.854grave da la semenza e da la pioggia
1.855piega la testa sua da l'altra parte,
1.856così piegò quel giovinnetto ancora
1.857il capo onusto del suo lucid'elmo.
1.858Poi che 'l gran Turrismondo ebbe veduto
1.859quel empio colpo, e 'l giovane defonto,
1.860fece darsi a Bellino una ginetta,
1.861e ratto la lanciò verso l'arciero
1.862ch'avea posto uno strale ancor su l'arco
1.863per ferir Turrismondo; onde 'l prevenne
1.864con la ginetta, e gli passò la spalla
1.865dal lato manco d'un orribil colpo,
1.866tal che 'l grand'arco gli cascò di mano:
1.867ed egli ancor saria caduto in terra,
1.868se non era aiutato dal fratello
1.869che col scudo il coperse, e fece trarli
1.870fuor la ginetta e poi condurlo a Roma
1.871da Florïano e Rosio suoi ministri.
1.872Alora il Re de la celeste corte
1.873empìo d'ardire e di furore i Gotti,
1.874tal che per forza spinsero i Romani
1.875verso le mura a la Salaria Porta;
1.876e Turrismondo con la spada ignuda
1.877gli seguitava, e gli facea gran danno.
1.878E come il can che seguita il leone èo 'l selvatico porco entr'a la selva,
1.879che si confida ne i veloci piedi
1.880e gli va dietro picicando l'anche,
1.881e poi che morse l'ha, si volge e guarda
1.882la fiera, acciò ch'ei non riceva oltraggio;
1.883così facea quel Turrismondo altero
1.884nel seguitare i cavalier romani:
1.885i quai fuggendo giunsero a le mura
1.886ch'era già quasi il tramontar del sole.
1.887Quivi poi ritrovar la porta chiusa,
1.888e dimandaron che gli fosse aperta:
1.889ma quei ch'avean la guardia di quel luoco
1.890non la volsero aprir, ch'avean temenza
1.891che i Gotti mescolati co i Romani
1.892non se n'entrasser dentr'a la cittade
1.893e gli mandasser tutti a fil di spada;
1.894il che vedendo il capitanio eccelso
1.895cridò con voce disdegnosa ed alta:
1.896Ché non ci aprite, cavalieri ignavi,
1.897pria che ci venga tutto 'l campo adosso?
1.898Aprite adunque, et ubidite al capo:
1.899non vogliate saper più che 'l signore,
1.900che vi farà pentir del vostro fallo.
1.901Così cridava Belisario il grande;
1.902e quei che stavan sopra l'alte torri
1.903non voleano ascoltar le sue parole,
1.904ché non lo conoscean, perciò che l'elmo
1.905e 'l scudo carghi avea di polve e sangue;
1.906e poi color che riportaro in Roma
1.907il gran Massenzo con dolore e pianto
1.908per la Flaminia Porta fur cagione,
1.909che nascesse un rumor entr'a la terra
1.910che Belisario il grande in quella zuffa
1.911stat'era anch'egli combattendo ucciso.
1.912Al fin vedendo il capitanio eletto
1.913che non aprian quella servata porta
1.914si ritirò tra la gran fossa e 'l muro:
1.915e Turrismondo con furore immenso
1.916stava da l'altra ripa in sul destriero
1.917scorrendo il fosso, e ricercando il varco
1.918con gli occhi che parean di fiamma ardente.
1.919Il capitanio alor levando in alto
1.920gli occhi e le palme sospirando disse:
1.921Padre del cielo, i gravi miei peccati
1.922nascosi, e ch'io non so, forse son quelli
1.923che m'han condotto a questa infamia eterna.
1.924Perdonami Signor, se mai t'offesi;
1.925e se non vuoi che per le mie fatiche
1.926torni l'Esperia afflitta in libertade,
1.927lasciala star così; ma non volere
1.928che questo buon essercito romano
1.929sia tutto ucciso da la gente Gotta.
1.930Così diceva lacrimando sempre:
1.931onde mosse a pietà l'eterno Sire,
1.932tal che gli concedeo che fosser salvi;
1.933e gli mostrò ne l'aere una gran fiamma
1.934che diè conforto a le affannate menti.
1.935I buon Roman dopo il celeste segno
1.936fecero un cuneo, ed assaltaro i Gotti
1.937con tal furor, che fur conversi in fuga.
1.938Belisario era 'l primo avanti gli altri;
1.939poi seguiva Acquilino e 'l buon Traiano,
1.940e dietro a lor Bessan, Costanzo e Magno;
1.941e poscia gli altri principi romani
1.942seguian costor con ordine mirando,
1.943ché crescea sempre un cavalier per iugo,
1.944ed era raro e non continuo il verso.
1.945Belisario passò di banda in banda
1.946con la sua lancia Pinamonte acerbo,
1.947ch'era figliuol del principe Aldibaldo
1.948e de la leggiadrissima Orestilla,
1.949che parturillo appreso il bel Benaco
1.950in Bardolin, che è tra Lagise e Garda;
1.951costui cadette morto al primo incontro.
1.952Aquilin poscia uccise il fiero Ermoldo
1.953che per impresa sua portava un drago;
1.954Traian mandò per terra Rondinello,
1.955Bessano Arrigo, e poi Costanzo Anfeo
1.956e Magno uccise il sventurato Ottingo.
1.957I Gotti, visti quelli orribil colpi,
1.958fugiron tutti, e mai non voltaro
1.959fin che non si trovar vicini al campo
1.960che conduceva il re verso la porta;
1.961quivi fermossi ognun, che per la notte
1.962non si potea veder s'erano in fuga:
1.963onde si mescolar con l'altre genti
1.964come impediti da scurissim'ombra.
1.965Ma Belisario non gli seguì molto,
1.966che sopragiunto da la notte oscura
1.967se ne tornò ne la città di Roma;
1.968e fugli aperta la serrata porta,
1.969ché quei di dentro avean pigliato ardire
1.970quando s'accorsen del fuggir de i Gotti.
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