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1.1Nel tempo che si stava entr'a le mura
1.2il capitanio a far ripari e fossi
1.3e che quei cavalier ch'avean pigliato
1.4Faulo eran iti a liberare Areta,
1.5i buon legati co i tribuni insieme
1.6che si trovar ne l'adunato stuolo
1.7faceano essercitar tutte le genti:
1.8tal che i tironi almen due volte al giorno
1.9si riduceano sopra la quintana,
1.10ed imparavan quivi a fare il passo
1.11pare di tempo e di lunghezza equale,
1.12da gir con esso almen tre miglia a l'ora;
1.13poi si davano al corso ed al saltare
1.14saraglie e fossi, ed a natar ne l'onde:
1.15e dopo questo ivano contra un palo
1.16nodoso e grosso e di robusto legno
1.17ch'avanzava sei piè sopra la terra;
1.18e con un scudo grave ed una mazza
1.19ch'era di peso doppio d'una spada
1.20combattean seco, e come a un lor nimico
1.21tentavan di ferirlo or ne la gola
1.22ora nei fianchi ed ora ne la faccia:
1.23né gli menavan mai se non di punta.
1.24Erano ancor quei giovinetti intenti
1.25a tirar aste e trar balestre ed archi
1.26ed a saltar sopra cavai di legno
1.27e destramente maneggiarsi in essi;
1.28ed imparavan anco a portar pesi,
1.29a cavar fossi e far tutti i ripari
1.30ch'eran mestieri a circondare il vallo.
1.31Onde venendo Belisario il grande
1.32una mattina nel spuntar de l'alba
1.33a riveder come si stava il campo
1.34per farlo caminar verso Tarento,
1.35il vecchio Paulo se gli fece incontra,
1.36ed in tal modo a lui parlando disse:
1.37Illustre capitan, luce del mondo,
1.38divisi avem gli alloggiamenti tutti,
1.39ed avem posto ogni centuria insieme
1.40sotto il suo contestabile, che stansi
1.41a mangiare e dormir sempre in un loco;
1.42et ordinato avem che ogni promosso
1.43abbia i suoi fanti, e stian presso al sergente;
1.44e che i sergenti stian co i caporali,
1.45e quei co i loro iconomi e squadrieri,
1.46tenendo sempre i consüeti luochi.
1.47Ed io gli facio stare in questa forma
1.48acciò che meglio si conoscan tutti
1.49l'un l'altro, e cerchi ognun di farsi onore,
1.50né mai si turbin gli ordini e le schiere:
1.51anzi turbati si racconcin tosto.
1.52Ancora i contestabili e i tribuni
1.53fan sempre essercitare i lor soldati
1.54ne' modi et ordinanze de le guerre:
1.55tal che si voltan tutti quanti al scudo
1.56e tutti a l'asta, over si mutan tutti,
1.57e tutti tornan prestamente al dritto,
1.58secondo il comandar del capitano.
1.59San condensare e rarefar le squadre,
1.60doppiarle e triplicarle, e per i giughi
1.61congiunger le decurie e per i versi,
1.62o intercallarle in mezzo o porle a dietro.
1.63Sanno voltare ancor tutte le schiere
1.64col modo macedonico o 'l coreo,
1.65o co 'l lacedemonio, ch'è il migliore.
1.66Sanno indurre e dedurre ogni falange,
1.67san farla obliqua over trasversa o dritta,
1.68san farla in cuneo, in rostro, avanti inflessa
1.69o dietro o in plinto o tutta implessa o curva;
1.70e similmente i cavaglier san porsi
1.71in quadro, in rombo, in pendola od in uovo:
1.72di che possete esperïenza farne,
1.73e veder s'egli è ver quel ch'io ragiono.
1.74Così disse il buon vecchio, a cui rispose
1.75l'invitto capitanio de le genti:
1.76O sommo Re de le sustanze eterne,
1.77quant'obligo v'avem d'aver sì buoni,
1.78sì bene instrutti e prattichi soldati:
1.79onde per far che siano ancor migliori
1.80ne gli essercizi ed arte de la guerra,
1.81vuo' porre a tutti quest'almo certame:
1.82che quel soldato che sarà più pronto
1.83e diligente ad ubidire i capi,
1.84ed arà l'armi sue lucenti e nette
1.85e saprà meglio star ne l'ordinanze
1.86e fia più ardito a porsi entr'a i perigli
1.87cercando sempre d'acquistarsi onore,
1.88costui fia eletto subito promosso;
1.89e de i promossi quel che fia più cauto
1.90a governare i fanti a lui commessi,
1.91fia creato sergente, e de i sergenti
1.92iconomi sian fatti, e poi squadrieri;
1.93ed i miglior di questi sian creati
1.94centurïoni, e d'indi colonnelli:
1.95e poi di colonnelli sian tribuni.
1.96Oltre di questo, quel che ne la guerra
1.97ferirà il suo nimico, arà una spada
1.98che arà il manico d'oro e l'elsa e 'l pomo;
1.99ma a chi lo getterà giù del cavallo
1.100o spoglierallo, fian donati ancora
1.101dui sproni d'oro appresso a quella spada,
1.102e farol cavalier con le mie mani.
1.103Chi poi di lor ne la battaglia orrenda
1.104diffenderà da morte il suo compagno,
1.105arà per premio una collanna d'oro
1.106di peso grave e di gentil disegno;
1.107e chi ne l'espugnar de le cittadi
1.108sarà il primiero a gir sopra le mura,
1.109fia coronato di corona eletta
1.110che arà le foglie sue di quel metallo
1.111che tanto è disïato da le genti,
1.112con le insegne de i merli intorno intorno.
1.113A tutti poi costor daremo ancora
1.114le paghe doppie, oltra i predetti doni.
1.115Così dicea quel capitanio eccelso;
1.116ed ascoltato fu con gran diletto
1.117da tutti quei guerrier ch'eran presenti:
1.118onde a lui disse l'onorato Magno:
1.119Supremo capitan, mastro di guerra,
1.120io vuo' narrarvi un ordine che tiene
1.121Pompeio contestabil de gli astati,
1.122perché possiate dar qualche più laude
1.123a queste diligenti sue fatiche.
1.124Egli si lieva nel spuntar de l'alba,
1.125e mena tutta la centuria fuori,
1.126l'un dopo l'altro, ed ei precede a tutti;
1.127e poco stando, poscia la divide
1.128tutta in due squadre co i squadrieri avanti,
1.129dapoi la parte ancora in quattro parti,
1.130e gli iconomi allor son posti in fronte;
1.131d'indi la face in otto, e vengon poscia
1.132i caporali tutti esser primieri;
1.133e dopo questo fa ridurla ancora
1.134in sedeci altre parti, onde i sergenti
1.135tengono il primo giugo de la schiera.
1.136Poi la fa porre in trentadue quadriglie
1.137l'una apo l'altra dietro a i suoi promossi,
1.138che tutti in giugo se ne vanno avanti;
1.139ma quando s'avvicinano a la tenda
1.140la torna ne le due primiere squadre,
1.141ed entran poi nel contubernio loro
1.142a due a due, con ordine mirando:
1.143e vanno con quell'ordine a la mensa,
1.144ove ancor siede ognun sempre al suo loco.
1.145Ma, finito il mangiar, se n'escon fuori,
1.146ed il tergiduttore allor vien prima,
1.147poi gli altri sieguen dietro ad uno ad uno
1.148cominciando da gli ultimi: onde adviene
1.149che quei che fur postremi ne l'entrare
1.150sono i primi a l'uscire, e restan dietro
1.151color che ne l'entrar furono i primi;
1.152sì che il centurïon vien dopo tutti,
1.153e pur comanda a tutti ovunque sia.
1.154Questo medesimo ordine si tiene
1.155quando vuol passeggiar con le sue squadre:
1.156ch'egli è il primier, se vanno inver levante,
1.157e tutti ad un ad un gli tengon dietro;
1.158ma quando poi camina ver ponente,
1.159allora il suo tergiduttore è il primo,
1.160e gli altri van con l'ordine ch'io dissi,
1.161ond'ei riman postremo; ed a tal modo
1.162imparano a marchiar verso i nimici,
1.163e parimente a ritirarsi in dietro
1.164senza disordinarsi in parte alcuna.
1.165Così gli disse Magno, a cui rispose
1.166l'eccelso capitanio de le genti:
1.167Quanto mi piace l'essercizio ch'odo
1.168che tien Pompeio circa i suoi soldati:
1.169il qual farete ancor servarsi a gli altri,
1.170ché l'ordine servato ne le guerre
1.171è di momento estremo a le vittorie.
1.172E poi, se ben la più onorevol cura
1.173del capitanio è di nutrir le genti,
1.174tal che non manchi vittüaria al campo,
1.175e la seconda è di tenerle sane
1.176con frequenti essercizi e con fatiche;
1.177la terza è pur che siano instrutte e dotte
1.178ne l'ordinanze ed arti de la guerra:
1.179come la quarta è ch'animose e pronte
1.180le facia a voler porsi entr'a i perigli;
1.181e poi la quinta è ch'ubidiscan tutte
1.182al capo lor senza tardanza alcuna.
1.183Adunque le farete esser maestre
1.184in codeste ordinanze, perché noi
1.185con diligenza attenderemo al resto.
1.186Mentre che si dicean queste parole,
1.187ecco apparir quegli undeci guerrieri
1.188ch'erano stati a liberare Areta;
1.189ma come il capitan gli vide insieme
1.190tutti quanti tornar giocondi e sani,
1.191divenne molto allegro entr'al suo petto.
1.192Da l'altra parte i cavalieri adorni,
1.193vedendo il capitan, scendero in terra
1.194de i lor destrieri, e se n'andaro a lui
1.195con gesto umile, ed inchinor la fronte:
1.196ed ei giocondamente gli raccolse.
1.197Poi prese Corsamonte con la destra
1.198mano, ed il buon Traian con la sinistra,
1.199e si rivolse verso gli altri, e disse:
1.200O valorosi miei diletti amici,
1.201veramente son stato in gran pensiero
1.202de le vostre fortissime persone;
1.203e dentr'al cuore avea molta temenza
1.204che qualche fraude non v'avesse colti
1.205e fatti andare indegnamente a morte:
1.206or sia lodato Iddio, che siete salvi.
1.207E però voi starete a pransar nosco,
1.208poi ci direte quel che avete fatto
1.209per liberar questi compagni vostri.
1.210Così diss'egli; e volse che Costanzo
1.211restasse e Paulo con Bessano e Magno
1.212in compagnia di questi a mangiar seco.
1.213Poi tutti quanti si lavar le mani
1.214e s'assettaro a l'onorata mensa
1.215l'un presso a l'altro; indi pigliando i cibi
1.216che in quella posti fur di tempo in tempo,
1.217rintuzzaron la fame, e poi la sete
1.218scacciaro ancor co i prezïosi vini
1.219che gli fur porti in lucidi cristalli.
1.220Allora il capitanio de le genti
1.221narrar si fece a l'ottimo Traiano
1.222tutto 'l vïaggio, e ciò che gli era occorso
1.223da la partenza lor fino al ritorno:
1.224che fé stupire ognun di meraviglia.
1.225Ma poi che furon di stupore scarchi,
1.226il capitanio si rivilse, e disse:
1.227Valorosi, leggiadri, alti baroni,
1.228noi loderemo il Re de l'universo
1.229che v'ha tornati con vittoria al campo
1.230fuor di tanti perigli e tanti inganni.
1.231Dapoi fia ben che proseguiam la guerra,
1.232ch'el differir ne l'ordinate imprese
1.233spesso è un venen ch'atterra ogni ventura.
1.234Vuo' lasciar in Brandizio Atenodoro
1.235con tre buone coorti in compagnia
1.236che guarderanno e teniran quel loco,
1.237se tutta Europa gli venisse a torno.
1.238E noi diman ne l'apparir de l'alba
1.239quinci si partirem con tutto il stuolo,
1.240ed anderemo a la città che siede
1.241su la marina tra 'l Vesevo e Baia:
1.242e cercherem d'averla ne le mani,
1.243né gli risparmierem fatica o tempo.
1.244E detto questo, subito levossi
1.245per gire a la quintana, e per vedere
1.246come si essercitavano i soldati;
1.247quando eccoti apparir due belle schiere
1.248di genti disarmate, i quali in mano
1.249portavan rami di canuta oliva:
1.250e tutta quanta la minuta plebe
1.251del campo lieta gli correa dintorno.
1.252Il che vedendo Belisario il grande
1.253si fermò nel pretorio, e come intese
1.254ch'erano ambasciador d'alcune terre,
1.255subitamente a sè chiamar gli fece,
1.256ed in tal modo a lor parlando disse:
1.257Leggiadri cavalier che 'n vista siete
1.258degni di ogni alto ed onorevol grado,
1.259poiché venite a me con questa insegna
1.260che tanto piace al Re de l'universo,
1.261solvete arditamente i parlar vostri,
1.262e dite quel che voi da noi cercate,
1.263perché sarem disposti a compiacervi.
1.264A cui rispose un venerando vecchio
1.265che si nomava Policasto, ed era
1.266il principal de gli orator di Leccie;
1.267e disse a lui parlando in questa forma:
1.268Illustre capitan, mastro di guerra,
1.269noi siamo quattro ambasciador venuti
1.270da la città di Leccie a vostra altezza:
1.271la quale avendo già tre giorni inteso
1.272che 'l corretor del mondo a noi vi manda
1.273per por l'antica Esperia in libertade,
1.274vi vuol far un presente di se stessa,
1.275ché fia gran giovamento a tanta impresa.
1.276E queste son le chiavi de le porte
1.277ch'ella vi manda, ed io ve le consegno;
1.278onde a voi sta mandarvi quella gente
1.279che vi paia opportuna a mantenerla,
1.280ché noi la piglierem con gran diletto:
1.281ed oltre a quella, le persone nostre
1.282s'ingegneran di ritenerla sempre
1.283divota e serva de l'imperio vostro.
1.284Né per questo cerchiam se non quei patti
1.285ch'al bel Brandizio fur da voi concessi.
1.286Così parlò l'ambasciadore al duca
1.287di Benevento, ed ei prese le chiavi
1.288allegramente, e poi così rispose:
1.289La città vostra m'è tanto più grata,
1.290quanto d'averla avea minor speranza
1.291senza nostri travagli e vostri danni.
1.292Or sia lodato il Re de l'universo
1.293che v'ha rivolti per sicura strada:
1.294dunque noi la pigliam di buona voglia,
1.295e mostrerenli quanto ci sia caro
1.296questo suo degno e prezïoso dono;
1.297e gli faremo ancor più larghi patti
1.298de i brandusini che ci avete chiesti.
1.299A pena Belisario ebbe fornita
1.300la sua risposta, che si fece avanti
1.301un altro cavaliero, e così disse:
1.302Ancor io sono ambasciador d'Idrunto,
1.303che vien divoto ne le vostre mani;
1.304e parimente manda a voi le chiavi
1.305de le sue porte, ed io ve le appresento:
1.306né vi voglio laudare il nostro porto,
1.307né dir che siam vicini a la Valona
1.308ed a Corfù, perché sapete meglio
1.309di noi ciò che v'è commodo a l'impresa.
1.310Sol questo vi dirò, che noi speriamo
1.311di far tal pruova de la nostra fede,
1.312che sarete di quella assai contento.
1.313Or mentre ch'e' dicea queste parole,
1.314apparve una bellissima donzella
1.315ch'avea le veste di colore oscuro,
1.316e venia sopra un palafren morello
1.317con quattro nobil cavalieri intorno,
1.318gravi d'aspetto e di matura etade:
1.319che parimente anch'essi eran vestiti
1.320con le famiglie lor tutti di nero.
1.321Belisario si volse a quella vista
1.322con desiderio di saper chi fosse
1.323la damigella e i cavalier pregiati:
1.324ma prima prese l'onorate chiavi,
1.325e disse al cavalier ch'a lui le diede,
1.326ch'era nomato Salentin da Castro:
1.327Gentile ambasciador prudente e saggio,
1.328accetto volentier la terra vostra,
1.329e più con fatti assai che con parole
1.330conoscer vi farem quanto siam grati.
1.331Era già scesa la donzella al piano
1.332dal palafreno, e in mezzo a i dui più vecchi
1.333de i quattro cavalier ch'eran con essa
1.334giunse umilmente a Belisario avanti,
1.335e cominciava ingenocchiarsi a i piedi
1.336del capitan, quand'ei, che se n'accorse,
1.337per man la prese e sollevolla e disse:
1.338Dite, donna gentil, ciò che vi piace,
1.339e non usiate cerimonie meco:
1.340ch'io son così mortal come voi siete,
1.341ed ubidisco al correttor del mondo,
1.342come denno ubidir tutte le genti.
1.343Questo diss'egli; e la donzella poi
1.344levossi in piedi, e vergognosa in vista
1.345le dolci labbra in tai parole aperse:
1.346Invitto capitan che vinto avete
1.347quasi le tre gran parti de la terra,
1.348e siete or giunto ne l'Italia afflitta
1.349per liberarla da le man crudeli
1.350e da la dura servitù de i Gotti:
1.351io sono Elpidia, figlia di Galeso
1.352e de la nobilissima Safena,
1.353che diede a lui per dote il bel Tarento
1.354con altre terre che gli sono intorno,
1.355de le quai tutte son rimasa erede.
1.356Perché Tebaldo, capitan de i Gotti
1.357che son ne la Calabria e ne la Puglia,
1.358mi volea dar per moglie a un suo figliuolo
1.359ch'è il più brutto, il più sciocco e 'l più dapoco
1.360che si ritruovi tra la gente loro,
1.361tal che mio padre a lui non volse darmi;
1.362ond'e' s'empìo di tanto sdegno ed ira,
1.363che giorno e notte non pensava ad altro
1.364che a far di tal repulsa aspra vendetta.
1.365Or aspettando tempo al suo proposto
1.366finse più non curar le nostre nozze.
1.367Advenne poi che 'l mio diletto padre,
1.368andando un giorno sconosciuto a Roma
1.369con un famiglio ed un ragazzo soli
1.370perché volea parlar col re de i Gotti
1.371secretamente, che l'avea richiesto,
1.372fu sopragiunto da la notte oscura
1.373su quella strada che divide i boschi
1.374Pontini, e se ne va sotto Priverno.
1.375Quivi alloggiar convenne in un albergo
1.376mal proveduto e in solitario loco:
1.377ove trovossi ancora il fier Tebaldo,
1.378che da Roma venia verso Campagna,
1.379e smontato era un quarto d'ora avanti;
1.380ma nostro padre a lui non dimostrossi,
1.381perché volea celar quella sua gita.
1.382Pur Tebaldo il conobbe, e nulla disse:
1.383anzi in tutto mostrò di non vederlo;
1.384dapoi la notte, in su 'l profondo sonno,
1.385entrò con dui compagni in quella stanza,
1.386ch'era mal chiusa, ove dormia Galeso,
1.387e lo scannor miseramente in letto
1.388co i lor pugnali che teneano in mano;
1.389poi, fatto questo, uccisero il famiglio
1.390che dormia quivi sopra il pavimento,
1.391e morto ancor avrebbono il ragazzo,
1.392ch'era svegliato e stava appresso l'uscio:
1.393ben finse di dormir, come gli vide,
1.394ma cheto cheto poi se n'uscì fuori
1.395mentre ch'erano intorno al suo padrone;
1.396e d'indi caminò tutte le notti,
1.397dormendo i giorni, fin che a noi pervenne
1.398e ci narrò quel doloroso caso.
1.399Il fier Tebaldo poi come ebbe ucciso
1.400Galeso, il prese per l'antica chioma,
1.401e via dal busto gli spiccò la testa,
1.402e quella si portò dentr'al su' albergo;
1.403ancor gli tolse il consüeto anello,
1.404e i deti gli tagliò per trarlo fuori.
1.405Fatto quel grave e scelerato eccesso,
1.406il perfido assassin partissi quindi,
1.407e portò seco l'infelice teschio;
1.408poi non credendo che ci fosse nota
1.409la dispietata morte di mio padre,
1.410fece presso a Tarento una imboscata,
1.411e mandò quivi un simulato messo
1.412da parte di Galeso co 'l su' anello,
1.413che mi pregava assai per sue parole
1.414ch'i' andasse a ritrovarlo a Benevento,
1.415perch'era oppresso da sì grave febbre,
1.416che in brieve si credea finir la vita,
1.417e mi volea vedere anz'il suo fine.
1.418Come la madre mia, che avea già udito
1.419dal suo ragazzo il maleficio orrendo,
1.420vide quel messo e intese la proposta,
1.421subito gli fé por le mani adosso,
1.422e poscia gli fé dar molti tormenti:
1.423ond'ei le confessò che 'l fier Tebaldo
1.424era in una imboscata ivi propinqua,
1.425e dissegnava, com'io usciva fuori
1.426de la città, d'avermi ne le mani
1.427e far di me vittuperosi strazi,
1.428udendo questo, l'infelice donna,
1.429mossa da sdegno e da dolore acerbo,
1.430fece impiccar quel messaggiero a un merlo;
1.431che s'ella il tenea vivo, e poi mandava
1.432il popol nostro intorno a la imboscata,
1.433gli arebbe presi facilmente tutti,
1.434e facea del marito aspra vendetta:
1.435ma la meschina si accecò ne l'ira,
1.436e diede morte a quel che avea men colpa,
1.437il cui morir fu poi salute a gli altri:
1.438ché sendo visto lui da quei di fuori
1.439impeso, si pensor d'esser scoperti,
1.440e quella istessa notte si partiro;
1.441ma ben lasciaro un miserabil segno,
1.442ché fecer porre il teschio di Galeso
1.443presso a la porta sopra un alto palo.
1.444E quel dapoi ne l'apparir de l'alba
1.445fu conosciuto da la nostra gente,
1.446e quindi fu spiccato, e con gran pianto
1.447fu riportato a la sua cara moglie:
1.448la qual poi trammortì com'ella il vide,
1.449né si poteo più rivocare in vita
1.450con medicine ed argumenti umani;
1.451onde sepulta fu con quella testa
1.452che gli era più che se medesma cara;
1.453ed io rimasi poscia in gran dolore,
1.454priva del padre e de la madre a un tempo.
1.455Né mi conforta punto perch'io sia
1.456di tanta facultà rimasta erede,
1.457ch'altro germe non è nel nostro sangue:
1.458anzi son vissa in un continuo pianto
1.459da l'ora in qua, che son quaranta giorni,
1.460che seguitor quelle infelici morti.
1.461Poi, come intesi de la vostra giunta,
1.462venuta sono a voi senza dimora,
1.463che siete il più giust'uom che in terra alberghi:
1.464e qui ripongo ne l'arbitrio vostro
1.465la robba ch'i' aggio e la persona e 'l stado,
1.466e prenderò colui per mio consorte
1.467che mi fia dato da la vostra altezza;
1.468e s'ei fosse il più vil di tutto il stuolo,
1.469sempre l'onorerò per mio signore.
1.470Così parlò quella fanciulla onesta;
1.471e nel suo ragionar, la bella faccia
1.472di rugiadose lacrime bagnava:
1.473onde mosse a pietà tuti e' baroni;
1.474e chi di lor per la beltà miranda,
1.475chi per la dote, e chi per i costumi
1.476disïava d'averla per consorte:
1.477ma sopra tutti Corsamonte il fiero
1.478di lei s'accese, e la volea per moglie;
1.479né il feroce Aquilin da l'altra parte
1.480avea per lei d'amor men caldo il petto,
1.481e così aveano Achil, Traiano e Ciro
1.482e tutti gli altri principi e signori
1.483che si trovor nel padiglione a udirla;
1.484ma non ardian di far parola alcuna,
1.485se Belisario non parlava prima:
1.486il quale a lei rispose in questa forma:
1.487Leggiadrissima donna, assai mi dole
1.488de i vostri affanni e de le gravi offese
1.489che avete avute da la gente Gotta:
1.490ma spero in Dio ch'io ne farò vendetta,
1.491se vivo resterò sopra la terra.
1.492Da l'altra parte poi molto m'aggrada
1.493che abbiate tanta confidenza in noi,
1.494e che vogliate prender per marito
1.495colui che noi destinerem di darvi:
1.496a la qual cosa io vuo' pensarci alquanto,
1.497ché difficil sarà trovar barone
1.498che sia condegno di sì rara moglie.
1.499Però mi par di non andare in fretta
1.500a tale elezïon, che si dee sempre
1.501usar consiglio ben maturo e saldo
1.502in quel che s'ha da far sol una volta.
1.503Fra questo tempo voi potrete starvi
1.504nel bel Tarento, o se volete ancora
1.505andare ov'è Teodora imperadrice,
1.506io vi farò condur dentr'a Durazzo;
1.507e sarete da lei sì bene accolta,
1.508che non vi spiacerà d'esservi andata.
1.509Questo diss'egli, ed ella a lui rispose:
1.510Signor mio caro, ecco la vostra ancella,
1.511parata a far di sè quel ch'a voi piace;
1.512e d'ogni cosa ella sarà contenta
1.513che giudicata fia da voi per buona.
1.514Allora il capitan soggiunse: Adunque
1.515potrem pigliar la più sicura strada,
1.516che è di mandarvi a l'onorata corte.
1.517Come udì questo Corsamonte altiero
1.518crollò prima la testa, e poscia disse:
1.519Eccelso capitanio, io so che siete
1.520tanto prudente ne le vostre imprese,
1.521che non vi fa mestier l'altrui consiglio:
1.522pur non starò di dir quel che a me pare.
1.523E se ben sono anch'io di quei ch'han voglia
1.524d'aver sì cara ed onorata donna,
1.525non è però ch'io non conosca il dritto,
1.526e ch'io non dica il ver senza menzogna.
1.527Non indugiate, no, sì lungo tempo
1.528a ritrovar marito a la donzella:
1.529ché l'indugiare è 'l tosco de gli amanti;
1.530ma scelgete un di noi, qual più v'aggrada:
1.531ché scelto ch'ei sarà, farà qualche opra
1.532degna di gloria contra i fieri Gotti
1.533che lo dimostrerà quanto sia degno
1.534d'aver sì bella e virtüosa moglie.
1.535Ma se voi non volete esser colui
1.536che facia questa invidïosa scelta,
1.537non la lasciate trappassare il mare;
1.538ma fate che ciascun che brami averla
1.539per moglie venga qui con l'armi in dosso,
1.540ch'io vuo' con lor provarmi ad uno ad uno;
1.541e s'io gli vinco o gli conduco a morte
1.542la damigella allor mi sarà data,
1.543che onorerolla ed amerolla tanto,
1.544quanto si possa amar persona umana:
1.545ma se per caso io fosse o vinto o morto,
1.546colui che fia vittorïoso al campo
1.547ancor sarà signor de la donzella.
1.548Così parlò quel giovane feroce,
1.549e 'l superbo Aquilin dapoi gli disse:
1.550Io son parato, Corsamonte altero,
1.551d'essere il primo che combatta teco
1.552per questa nobilissima signora:
1.553che ancora a gli occhi miei le donne belle
1.554paiono belle, e so cercar d'averle;
1.555ché la mia lancia e la mia spada punge
1.556come la tua, sì che non ho paura
1.557né di te né d'altr'uom che monti in sella.
1.558Questo diss'egli, e Corsamonte tutto
1.559si rodea dentro di disdegno e d'ira,
1.560e gli occhi suoi parean di fiamma ardente;
1.561poi disse: A che più star? Vegnamo a l'arme,
1.562proviam con esse chi è di noi più forte.
1.563E detto questo, pose la gran mano
1.564sopra la fiera spada per cavarla
1.565e combatter con lui senza dimora;
1.566ma Bessan ch'era quivi lo ritenne,
1.567e tutti gli altri cavalieri e duchi
1.568gli erano intorno, e con parole accorte
1.569cercavan di placare il suo disdegno
1.570ma non potean, ch'egli era come un scoglio
1.571che sta nel mare, ed è percosso intorno
1.572ccontinuamente da terribili onde,
1.573che non si muove per soffiar de' venti
1.574né per la schiuma che 'l percuota o l'alga.
1.575Aquilin stava poi da l'altra parte
1.576a l'erta, e non volea cederli punto.
1.577Allora surse il venerando Paulo
1.578conte d'Isaura, e disse in questa forma:
1.579Veramente il parlar di Corsamonte
1.580non merta al parer mio d'esser ripreso:
1.581ben si devrebbe commutare alquanto
1.582ne la seconda sua narrata parte,
1.583perché la prima non poria dir meglio.
1.584Egli ha pur detto nel principio come
1.585sarebbe ben che 'l capitanio nostro
1.586scelgesse quel di noi che più gli aggrada;
1.587ché scelto ch'ei sarà, farà qualche opra
1.588degna di gloria contra i fieri Gotti
1.589che lo dimostrerà quanto sia degno
1.590d'aver sì bella e virtüosa donna.
1.591Questo non merta già d'esser corretto;
1.592ma l'altra parte si, la qual disfida
1.593ogni baron che la disia per moglie,
1.594ecc vuol combatter con ciascun di loro.
1.595Certo questo parlar non fu mai buono,
1.596per ciò che non è ben fra noi medesmi
1.597far così acerbe e sanguinose pruove,
1.598le quai son da serbar contra i nimici.
1.599Ma a voi, signor, che tutto 'l pondo avete
1.600di questo eletto essercito romano,
1.601non sarà grave il far quel ch'io vi dico:
1.602perch'io son vecchio, e non ragiono indarno.
1.603Tegnam pur la donzella entr'a Tarento,
1.604come fu il primo bel vostro disegno,
1.605che sarà più giocondo a questi amanti.
1.606Dapoi scelgete dieci almi baroni
1.607de i miglior cavalier del nostro campo;
1.608e quel di lor che di maggior valore
1.609si mostrerà contra la gente Gotta,
1.610eletto fia da lei per suo marito
1.611quando arem presa la città di Roma.
1.612Così parlò il buon vecchio, e tutto il stuolo
1.613laudava mormorando il suo consiglio;
1.614onde l'eccelso capitanio disse:
1.615O valoroso mio conte d'Isaura,
1.616molto mi piace il consigliar che fate
1.617e però son disposto di essequirlo.
1.618Adunque scelgeremo a questa pruova
1.619tutta la nostra Compagnia del Sole,
1.620che sono undeci eletti almi baroni:
1.621perch'io, che son duodecimo, non v'entro,
1.622ché avendo moglie non potrei sposarla.
1.623Chi adunque di costor maggior prodezza
1.624dimostrerà contra la gente Gotta,
1.625eletto fia da lei per suo consorte:
1.626perché la elezïone a lei s'aspetta,
1.627se 'l matrimonio libero esser deve.
1.628A quel parlar di Belisario il grande
1.629fu poi soggiunto dal cortese Achille:
1.630Valoroso signor, sendo ancor io
1.631un de gli eletti a quest'almo certame,
1.632non voglio risparmiar fatica alcuna
1.633per acquistar tant'onorato pregio;
1.634e se per caso il ciel me ne fa degno,
1.635ché certo mi sarà il maggior contento
1.636ch'i' avesse mai, né ch'io potesse avere,
1.637vorrò dar la mia sorte a Corsamonte,
1.638poi che è sì vago e cupido d'averla:
1.639ché sempre amato l'ho come fratello,
1.640ed ho più cari i suoi piaceri onesti
1.641e 'l suo verace ben che 'l mio medesmo.
1.642Udendo questo, Corsamonte ardito
1.643slargò le braccia e corse ad abbracciarlo,
1.644e lo basciò teneramente in fronte;
1.645poi disse: Almo fratel, sempre t'amai,
1.646e sempre t'amerò mentre ch'io viva;
1.647e sapea parimente esser amato
1.648da te, che noi siamo allevati insieme
1.649da giovinetti in su col gran Giustino,
1.650e siamo stati insieme in ogni guerra.
1.651Pur non credea che tu m'amassi tanto
1.652quanto mi mostran or le tue parole:
1.653che 'l dare altrui la sua diletta donna
1.654ben è signal d'un inaudito amore.
1.655Però mi sforzerò non esser vinto
1.656da te di questo sì cortese affetto:
1.657ché chi si lascia vincere in amore
1.658è di cuor basso, e di natura ingrata.
1.659Così diss'egli, e da quel giorno inanzi
1.660furo i più cari e i più leali amici
1.661che si trovasser mai sopra la terra.
1.662Il vecchio Paulo, poi che pur vedea
1.663l'ira che Corsamonte avea nel petto
1.664e la natura acerba di Aquilino,
1.665sì dubitava assai che queste cose
1.666parturissero ancor qualche disconcio;
1.667però si volse a Belisario, e disse:
1.668Eccelso capitanio de le genti,
1.669poi che s'è fatta la mirabil scelta
1.670de tutti quei signor che prender puonsi
1.671da l'onorata Elpidia per mariti,
1.672perciò che l'alta Compagnia del Sole
1.673tiene i miglior guerrier che portin arme,
1.674fia bene ancor che mitighiate l'ire
1.675del fiero Corsamonte e di Aquilino,
1.676da cui nascer poria qualche disturbo.
1.677No no, rispose Corsamonte ardito;
1.678Lasciateci pur star come noi semo,
1.679ché in brieve tempo vuo' chiarirlo al tutto
1.680qual sia miglior di noi con l'armi in mano.
1.681Allora disse Belisario il grande:
1.682Corsamonte gentil, molto mi piace
1.683che tu vogli chiarir qual sia migliore,
1.684od Aquilino o tu, con l'armi in mano:
1.685ma cotesto chiarir vuo' che si facia
1.686per amor mio contra la gente Gotta,
1.687e non si volga verso i nostri petti:
1.688che quel che fia miglior contra costoro
1.689possederà la disïata donna,
1.690la qual non si può aver per altro modo;
1.691ed io voglio esser giudice di questo.
1.692Appresso i' priego voi che mi doniate
1.693per questa volta le querele vostre,
1.694e che vi piaccia a me lasciar la cura,
1.695ed a l'imperador, di rassettarle:
1.696a cui vuo' dar di questa cosa avviso.
1.697Così diss'egli, ed ambe due le parti
1.698restor di ciò contente, e fu promesso
1.699da ciascun d'essi di non farsi offesa.
1.700Come fornite fur queste parole,
1.701il capitanio volse che tornasse
1.702la bella Elpidia a star dentr'a Tarento,
1.703e con lei fece andare il buon Terpandro
1.704con una compagnia di eletti fanti:
1.705poi mandò a Leccie il provido Marullo;
1.706ma Calisteo se n'andò verso Idrunto,
1.707avendo tutti le centurie loro.
1.708Belisario, dapoi si volse, e disse
1.709a quegli altri baron ch'avea dintorno:
1.710Signori, è ben ch'andiate entr'a le tende
1.711e che vi prepariate al gran vïaggio:
1.712ché domattina i' vuo' partirmi quinci
1.713per essequir l'incominciata impresa.
1.714Come udir questo, tutti si partiro
1.715e se n'andaro a i consüeti alberghi,
1.716e quivi preparor le cose loro
1.717ed aspettaron la futura luce.
1.718Ma come apparve il dì sopra la terra,
1.719il capitanio si levò del letto,
1.720e tosto si vestì di panni e d'arme;
1.721d'indi uscì fuor del padiglione armato,
1.722avendo udita una divota messa
1.723da l'onorato vescovo di Tebe:
1.724poi fece por la bocca a gli oricalchi
1.725e dare il primo segno al dipartirsi.
1.726Ma quei soldati, come lo sentiro,
1.727prima abbassaro il padiglion superbo
1.728di Belisario, e poscia lo legaro,
1.729e legar anco quei de i lor tribuni;
1.730d'indi legate fur trabacche e tende
1.731di tutti gli altri cavalieri e fanti
1.732con gran destrezza e con prestezza immensa:
1.733che pareano i messor, quando un bel piano
1.734han posto in terra di matura biada,
1.735che, sopragiunta una profonda nube
1.736piena di pioggia e di crudel tempesta,
1.737ciascun a pruova lega le sue faglie
1.738per porle in cappe o per condurle a casa
1.739prima che l'acqua le corrompa o guasti;
1.740così faceano allor quei buon romani
1.741legando in fretta careaggi e salme
1.742per porle sopra le carrette e i muli
1.743dietro a la voce di quell'altro suono.
1.744Or, fatto questo, le sonore trombe
1.745mandaro il grido del secondo segno:
1.746onde la salmaria fu posta tutta
1.747sopra i lor validissimi giumenti.
1.748Ma come carghe fur tutte le some,
1.749il capitan fé ragunar le schiere,
1.750e subito salì sopra un sugesto
1.751e la sua bocca in tai parole aperse:
1.752Io penso, valorosi almi guerrieri,
1.753che tutti quei di voi ch'han qualche etade
1.754sian stati in molte perigliose imprese,
1.755ed abbian combattuto co i nimici,
1.756ma nondimeno mai non sono usciti
1.757con sì gran stuolo e con sì gran possanza,
1.758come or condutta avemo in queste parti:
1.759perciò che andremo a pendere un paese
1.760che è posseduto da feroci genti.
1.761Vogliate adunque dimostrarvi equali
1.762a voi medesmi, e non parer men forti
1.763di quel che foste ancor ne l'altre guerre.
1.764La bella Italia è sollevata tutta,
1.765e spera di veder felice fine
1.766al buon principio che mostrato avemo
1.767per l'odio grande ch'ella porta a i Gotti.
1.768Però bisogna ben che siamo cauti
1.769nel nostro andare ed avvisati molto,
1.770ed aver cura che i nimici nostri
1.771non ci facesser poi qualche vergogna
1.772che c'impedisse il già sperato onore.
1.773Adunque i duchi, i cavalieri e i fanti
1.774si stiano a l'erta, in ordine e parati
1.775come s'avessen da combatter ora,
1.776ché i tempi de le guerre sono ascosi,
1.777e da lieve principio, o da qualch'ira,
1.778si fan più volte i fatti d'arme orrendi;
1.779e spesso i pochi proveduti e cauti
1.780vincono i molti che non han paura
1.781de i lor nimici, e sproveduti vansi.
1.782Sempre color che ne i terreni ostili
1.783fan guerra, denno aver le menti audaci,
1.784ma star con l'opre timide e sicure;
1.785perciò che quei che fanno a questo modo
1.786sono ne l'assalir sempre animosi,
1.787e se sono assaliti da i nimici
1.788si truovano anco preparati e forti.
1.789Pensate poi che andiam contra persone
1.790possenti, ed atte a far diffesa grande:
1.791e se non sono or fuori a la campagna,
1.792non gli crediate neghitosi o lenti;
1.793anzi pensate che verranno a l'arme,
1.794quando si veggian ribellar le terre
1.795e tòr le mogli e saccheggiar le case:
1.796perché tutti color che veggion farsi
1.797avanti gli occhi vituperio e danno
1.798s'accendon d'ira, e più furrore han quelli
1.799ne le cui menti men raggione alberga;
1.800e tanto più s'addireranno i Gotti,
1.801quanto son usi a non patire oltraggi,
1.802ma soglion depredar gli altrui paesi
1.803e le lor terre conservare intatte.
1.804Seguiamo adunque l'onorata impresa:
1.805state continui a l'ordine e provisti,
1.806e pronti ad essequir ciò ch'io comandi.
1.807Così parlò quel capitanio eccelso;
1.808e poscia descendeo giù del suggesto
1.809e montò sopra il suo destrier Vallarco:
1.810d'indi fece sonar le terze trombe,
1.811e tutto 'l campo cominciò avviarsi.
1.812Il primo avanti gli altri era Costanzo
1.813duca di Candia e mastro de i pedoni,
1.814con quattro re superbi in compagnia,
1.815Cosmondo, Albino, Gordio e 'l fier Suarto;
1.816e la gentil Nicandra e 'l forte Arasso
1.817e gli strasordinari ivan con essi.
1.818Dopo costoro andava il destro corno,
1.819che dietro a sè tenea le proprie some;
1.820d'indi seguìa l'ardito Corsamonte
1.821con cinque buon tribuni: e fur Mundello,
1.822Longino e Achille con Sertorio e Bocco,
1.823soli a cavallo; e tutti gli altri capi
1.824con la lor legïon seguianli a piedi,
1.825la qual menava i carrïaggi dopo;
1.826e dietro a quella il provido Orsicino
1.827venia con fabri e machine eccellenti,
1.828dapoi si mosse Belisario il grande
1.829con cinquecento alabardieri eletti
1.830che d'ogni parte lo cingeano intorno;
1.831e 'l feroce Aquilino il seguitava
1.832con cinque buon tribuni, e fur Massenzo,
1.833Traian, Catullo con Olando e Magno,
1.834soli a cavallo; e tutti gli altri capi
1.835con la lor legïon veniano a piedi,
1.836la quale avea gli 'mpedimenti dopo.
1.837L'ultimo loco ebbe il sinistro corno,
1.838che sol mandava i carrïaggi avanti,
1.839ed il suo capo gli veniva dietro:
1.840quest'era il gran Bessan duca di Dacia,
1.841co 'l re de i Saraceni e 'l re de i Lazi
1.842e quel de Iberia e quel de gli Azumiti,
1.843con Teodorisco e co 'l gigante Olimpo.
1.844I cavalieri poi seguiano parte
1.845gli ordini loro, e parte ivan da i lati,
1.846per sicurezza de i giumenti carghi.
1.847E così andando, giunsero in un piano
1.848venti miglia lontan, presso a un bel fiume;
1.849allora il vecchio e venerando Paulo
1.850mastro del campo, ch'era andato avanti
1.851con Ennio, con Procopio e con Lucillo,
1.852volto a Procopio disse este parole:
1.853Procopio mio, quest'è un mirabil piano
1.854da porvi il campo: ecco qui presso il fiume,
1.855ecco quel lato poi che guarda a l'ostro
1.856quant'atto è a girne a saccomano, e quanto
1.857è destro a l'acqua e buon da far la fronte
1.858e collocarvi la pretoria porta.
1.859Così parlava il buon conte d'Isaura;
1.860a cui Procopio rispondendo disse:
1.861Gentil signor d'ogni virtute adorno,
1.862che dite poi de l'eminente loco
1.863posto nel mezzo, e che vagheggia il tutto?
1.864Non vi par egli che potremo porvi
1.865sicuramente il bel pretorio nostro?.
1.866Queste parole a l'onorato vecchio
1.867non spiacquer punto, e se n'andò sovr'esso:
1.868e come l'ebbe contemplato alquanto
1.869scese giù del cavallo, e di sua mano
1.870vi piantò sopra una bandiera bianca.
1.871Poi fece misurar da ciascun lato
1.872de la predetta candida bandiera
1.873piè cento, che venian per ogni fianco
1.874ducento piedi, e quel quadrato scelse
1.875e deputollo a Belisario il grande:
1.876nel quale ancora, a l'ultime confine,
1.877verso l'aspetto attissimo a gir fuori,
1.878fé porre un altro bel stendardo rosso;
1.879d'indi passò cinquanta piedi inanzi,
1.880e tirovvi una linea equidistante
1.881al gran quadrato, e qui doveano porsi
1.882i padiglion de gli ottimi tribuni:
1.883però piantovvi una vermiglia insegna.
1.884Poi fece misurar cent'altri piedi,
1.885per far la bella piazza avanti ad essi:
1.886ove una linea lunga fu distesa
1.887parallela a quell'altra, e posto un segno
1.888ch'era il principio da locar le genti.
1.889Or questa linea in mezzo fu divisa,
1.890e fecer quinci la primiera strada,
1.891larga cinquanta piedi, e lunga poi
1.892quasi due millia piè verso la porta,
1.893signando quella con notabil aste;
1.894ne la qual strada deputati foro
1.895gli alloggiamenti a i cavalieri armati
1.896che ne le legïoni eran descritti,
1.897facendo tutti i contuberni loro
1.898cent'e cinquanta piè per ogni banda;
1.899dietro a costoro stavano i trïari,
1.900che guardavano poi sovr'altre vie
1.901tutte segnate con notabil aste:
1.902ma i contuberi loro erano larghi
1.903la metà sola i quegl'altri primi,
1.904quantunque fosser di lunghezza equali.
1.905Poi di rimpetto a questi era l'albergo
1.906de i principai, che rietro avean gli astati,
1.907con le lor tende in su le estreme calli;
1.908e furo i contuberni di costoro
1.909cent'e cinquanta piè per ogni lato,
1.910come eran quei de i cavalier ch'io dissi;
1.911ed era ognuna de le cinque strade
1.912larga cinquanta piè come la prima.
1.913Dirimpetto a gli astati avean gli alberghi
1.914i cavaliar descritti ne gli aiuti;
1.915e dietro a questi erano i fanti loro,
1.916che avean l'entrata sua verso 'l steccato,
1.917ch'era lontano almen dugento piedi;
1.918e tutti i contuberni de gli aiuti
1.919avean la lor lunghezza equale agli altri,
1.920ma ne l'altezza poscia eran maggiori:
1.921perciò che i cavalieri avean d'altezza
1.922dugento piedi, ed i pedon trecento.
1.923Forniti i cinque contuberni primi,
1.924così divisi per ciascuna strige,
1.925fece una strada che partiva questi
1.926da gli altri cinque, e si dicea quintana,
1.927che le strige partìa tutte a traverso:
1.928e quivi essercitavano i soldati.
1.929Da l'un de i lati poi del padiglione
1.930del capitanio era una piazza grande
1.931pretoria, e l'altra dal sinistro canto
1.932questoria, ch'era data al camerlingo.
1.933Da i capi de le piazze erano stanze
1.934di quei baron che non avean condotta,
1.935e di molt'altri cavalieri eletti
1.936ch'eran venuti in campo ad onorare
1.937il capitanio e quella bella impresa.
1.938Ma lungo la larghezza de le piazze
1.939confinava una via di cento piedi,
1.940partita in mezzo da una corta strada
1.941larga cinquanta piè, che se n'andava
1.942a la postrema parte del steccato.
1.943Sopra quell'ampia via verso le piazze
1.944stavano i cavalier strasordinari,
1.945e dietro i fanti de l'istesso grado,
1.946ch'avean l'entrata loro inver la fossa
1.947che sostenea la decumana porta:
1.948ed erano le stanze di costoro
1.949cent'e cinquanta piè per ciascun lato.
1.950Or, fatto tutto quest'alto dissegno,
1.951sonor le trombe; e subito fu posto
1.952il padiglion del capitanio eccelso
1.953nel mezzo, ov'era la bandiera bianca,
1.954D'indi i soldati con prestezza immensa
1.955cinser di fossa poi tutto 'l steccato,
1.956ch'era quadrato, e quella fossa larga
1.957fecer cubiti dieci ed alta cinque;
1.958dapoi drizzate fur tutte le tende
1.959in brieve spazio di pochissime ore.
1.960E come quando in un teatro grande,
1.961che i spettator sono assettati, e vaghi
1.962d'udir qualche amenissimo poema,
1.963il buon corago fa callar le vele
1.964che nascondeano l'onorata scena,
1.965subitamente a gli occhi di ciascuno
1.966appar che nasca una città novella
1.967con piazze e tempi e con teatri e logge,
1.968onde cupidamente ognun la mira
1.969e nota il bel che si ritruova in essa;
1.970così, munito quello aperto piano,
1.971subito nacque una città miranda
1.972che dava albergo a tutta quella gente.
1.973Poi messi fanti a guardia de le porte
1.974ed ordinate le vigilie tutte,
1.975si stetter quivi ad aspettare il giorno.
1.976Or mentre si facea questo vïaggio
1.977da l'onorato essercito romano,
1.978Tarsilogo re d'arme, che partissi
1.979già da Durazzo, e se n'andava in fretta
1.980ad intimar la guerra al re de' Gotti,
1.981giunse in Ancona, e ritrovollo a caso
1.982far dimoranza in quell'alma cittade;
1.983onde smontò del suo veloce grippo,
1.984e si vestì la bella cotta d'arme
1.985di veluto rosin cosperso d'oro
1.986che un'aquila dorata avea nel petto
1.987ed un'altra n'avea dopo le spalle:
1.988così vestito andò verso 'l palazzo
1.989ove alloggiava il re con le sue genti,
1.990e quivi giunto l'animoso araldo
1.991a lui non fece riverenza alcuna,
1.992ma disse audacemente in questo modo:
1.993L'imperador de le mondane genti
1.994vi fa saper che v'ha più volte chiesto
1.995ch'usciate fuor d'Italia, e rilasciate,
1.996come è 'l dever, l'antico suo paese;
1.997ma sin qui fatto non l'avete, e sempre
1.998con parole cortesi e fatti avversi
1.999cercaste di menar la cosa in lungo.
1.1000Però vi dice ch'egli s'è rissolto
1.1001di far questa richiesta omai con l'arme:
1.1002preparatevi adunque a far diffesa,
1.1003che tosto vi sarà con l'oste adosso.
1.1004Come Teodato udì l'aspra proposta,
1.1005si cangiò tutto quanto di colore:
1.1006e stando un poco poi prese ardimento,
1.1007e con molta arroganza gli rispose:
1.1008Superbo messaggier, che tanto ardire
1.1009hai di venir a minacciarmi guerra,
1.1010se non ti parti fuor di questi luochi
1.1011farò che tu darai de' calzi al vento.
1.1012Porta poi per risposta al tuo signore
1.1013ch'io vuo' l'Italia per la gente Gotta,
1.1014che posseduta l'ha presso a cent'anni;
1.1015e s'egli ci verrà con l'oste adosso,
1.1016non potrà forse più tornarlo indietro:
1.1017ché rimarrà da noi sconfitto e morto.
1.1018Così parlò quel re feroce in vista,
1.1019ma dentro a l'alma travagliato e mesto;
1.1020onde il re d'arme ritornossi al grippo,
1.1021e tosto lo drizzò verso Durazzo.
1.1022Ma non era anco diece miglia in mare,
1.1023che da Brandizio sopravenne un messo
1.1024nativo Gotto, e nominato Alfano,
1.1025che disse avanti il re queste parole:
1.1026Signore, i' porto a voi novelle amare:
1.1027Brandizio è perso, e la figliuola vostra
1.1028co 'l suo marito son partiti quindi,
1.1029ed han seguito le nemiche insegne.
1.1030Poi ch'a Teodato la novella amara
1.1031fu manifesta interamente tutta,
1.1032divenne prima pallido nel volto,
1.1033e dentr'al petto gli tremava il cuore:
1.1034e poco stando, poscia si rinchiuse
1.1035ne la camera sua, traendo fuori
1.1036dal cuor profondo altissimi sospiri.
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