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1.1La notte già col suo stellato manto
1.2copria l'adorna faccia de la terra,
1.3e tutti gli animali avean ristauro
1.4dal sonno, e tregua al travagliar del giorno,
1.5posando in lei le risolute membra;
1.6sol Belisario da' pensieri involto
1.7non dava luogo al lusingar del sonno,
1.8ma rivolgea più cose entr'a la mente
1.9che a la vittoria sua facean mestieri.
1.10Prima considerava quai dovesse
1.11degnamente preporre a i grandi offici,
1.12e quanta gente ancora e quante navi
1.13fossen bisogno a l'ordinata impresa;
1.14e per qual porto poscia o per qual strada
1.15dovesse entrar ne la nimica terra.
1.16E così andando d'un pensier ne l'altro
1.17era già presso a l'apparir de l'alba,
1.18quando il pensare e la vigilia molta
1.19per viva forza gli aggravaron gli occhi.
1.20Allor l'angel Palladio, che a la cura
1.21di lui fu posto dal voler superno
1.22il primo dì che fu prodotto al mondo,
1.23discese giù dal ciel per darli aiuto;
1.24e sotto forma del canuto Paulo
1.25gli apparve, e disse a lui queste parole:
1.26O valoroso germe di Camillo,
1.27ben si può dir che questo alto passaggio
1.28ti sta fisso nel cuor, poi che ti face
1.29pensare e non dormir tutta la notte.
1.30Pensa pur ben, che ne le gravi imprese
1.31suol meglio elegger quel che meglio pensa;
1.32so che 'n gli offici che ricercan forze
1.33per te fian posti i forti, e dove il senno
1.34sarà mestier, vi saran posti i saggi,
1.35che sono il cuore e 'l spirto de le guerre;
1.36e so che menerai la gente usata,
1.37lasciando i nuovi e male esperti a dietro.
1.38Pur questo voglio dir, che tu diponghi
1.39a Brandizio lo stuol: ne la qual terra
1.40son pochi Gotti, e 'l popol gli è nimico,
1.41onde fia vostra ne la prima giunta;
1.42e 'l prender sì buon porto e tal cittade
1.43sarà d'utile immenso a quest'impresa.
1.44Ma siate presti, acciò che non s'intenda
1.45né vi si possa por presidio alcuno.
1.46Darotti ancora un ottimo ricordo,
1.47che tu abbi cura de i paesi vinti
1.48e de la gente soggiugata, e sempre
1.49onora e temi il Re de l'universo.
1.50Il capitanio al fin de le parole
1.51aperse gli occhi, e vide un gran splendore,
1.52con un odor celeste, onde conobbe
1.53ch'egli era un messaggier del paradiso;
1.54e dietro a lui volgendo ambe le luci
1.55e dolcemente sospirando, disse:
1.56O sustanzia del ciel piena d'amore,
1.57come pietosamente a i miei difetti
1.58supplir ti veggio; ond'io prendo speranza,
1.59poscia che 'l tuo valor non ci abbandona,
1.60che questa impresa arà felice effetto.
1.61Così diss'egli, e subito levossi;
1.62poi si vestì de i consüeti panni,
1.63e accompagnato da la sua famiglia
1.64andò a trovare il buon conte d'Isaura
1.65ch'allora allora se n'uscia del letto;
1.66ed egli come a sé venir lo vide
1.67aperse le sue labbra in tai parole:
1.68O capitanio provido ed eccelso,
1.69voi non volete che si perda il tempo,
1.70andando attorno ne l'aprir de l'alba.
1.71A cui rispose Belisario il grande:
1.72I negozi son molti, e 'l tempo è brieve;
1.73e chi perder lo lascia, o no 'l previene,
1.74i suoi disegni spesse volte vanno
1.75molto diversi al disïato fine:
1.76però ne vengo a voi per consigliarmi,
1.77che 'l fatto è grave, e l'importanza è grande,
1.78ed ha bisogno di consiglio e d'arte.
1.79Così tra lor dicendo, sopragiunse
1.80il buon Narsete, e di comun parere
1.81andaro al porto a riveder le navi;
1.82e ritrovato che ve n'eran tante
1.83quante facean bisogno a quell'impresa,
1.84subito s'avïar verso la corte
1.85per consultar co 'l corretor del mondo
1.86circa gli offici e circa l'altre cose
1.87ch'eran da prepararsi al gran passaggio.
1.88Come fur giunti entr'al regale albergo,
1.89vider l'angel Palladio in forma umana
1.90che con l'imperador facea discorsi;
1.91questi s'assimigliava al buon Marcello,
1.92ch'era il gran cancellier ch'aveva in nota
1.93tutta la gente d'arme e 'l lor valore;
1.94ma dopo 'l salutar di quei baroni
1.95in modo si celò, che solamente
1.96rimase conto a Belisario il grande,
1.97ond'ei divenne oltra misura allegro;
1.98poi si rivolse al correttor del mondo,
1.99e disse umilemente este parole:
1.100Almo signor, s'avete scelti ancora
1.101i capitani e i cavalier pregiati
1.102ch'han da venire a l'ordinata impresa,
1.103non vi sia grave dirli, acciò ch'io possa
1.104tosto essequire il vostro alto volere.
1.105Il savio imperadore a lui rispose:
1.106Or ora con Marcel dicea di questo;
1.107e risguardando poi, non lo rivide,
1.108ché l'angelo ch'avea la sua sembianza
1.109era fatto invisibile a ciascuno;
1.110ned ei per questo il suo parlar ritenne,
1.111anzi seguendo a Belisario disse:
1.112I' vuo' mandare il fior de le mie genti
1.113che qui d'intorno ragunate avemo;
1.114però di quest'essercito sì grande
1.115vi voglio dar due legïon maggiori
1.116ch'aran mille pedoni per coorte:
1.117onde fian più che ventimillia fanti
1.118e che mille e dugento uomini d'arme;
1.119ed arete altretanti de gli aiuti,
1.120e più, che i cavalier saran duo tanti;
1.121darovvi sette poi de i miei compagni
1.122che voi chiamate conti, ed otto regi,
1.123sedeci duchi e principi ventuno,
1.124ed altri valorosi cavalieri
1.125che tutti son descritti in questa carta.
1.126E diè una carta a Belisario in mano,
1.127il qual la prese col genocchio in terra,
1.128e prima la basciò, da poi l'aperse
1.129leggendo ad uno ad un tutti e' baroni.
1.130Ma voi beate Vergini, che foste
1.131nutrici e figlie del divino Omero
1.132ch'i'ammiro tanto, e vo seguendo l'orme
1.133al me' ch'io so de i suoi vestigi eterni;
1.134reggete il faticoso mio viaggio,
1.135ch'io mi son posto per novella strada
1.136non più calcata da terrene piante;
1.137diteci tutti e' capitani eletti
1.138ch'andaro a liberar l'Italia oppressa:
1.139perché il commemorar tutta la turba
1.140saria soverchia e non laudabil opra.
1.141Ben piacciavi narrar primieramente
1.142come stava l'imperio, ed in che modo
1.143le provincie di quello eran divise.
1.144Il grande imperio, ch'era un corpo solo,
1.145avea dui capi: un ne l'antica Roma,
1.146che reggeva i paesi occidentali,
1.147e l'altro ne la nuova, che dal volgo
1.148s'appella la città di Constantino:
1.149questa era capo a tutto l'orïente;
1.150onde l'aquila d'oro in campo rosso,
1.151insegna imperïal, poi si dipinse,
1.152e si dipinge, con due teste, ancora.
1.153L'imperio di levante avea dui capi
1.154maggior de gli altri, e deti eran prefetti,
1.155d'Illiria l'uno e d'Orïente l'altro.
1.156Similemente dui prefetti avea
1.157l'imperio di ponente, l'un de' quali
1.158d'Italia si dicea, l'altro di Francia:
1.159che vice imperador porian nomarsi.
1.160Il prefetto d'Italia, ch'era il primo,
1.161tre dïocesi avea nel suo governo:
1.162l'una era Italia, Illirico era l'altra,
1.163ed Africa la terza; e ognuna d'esse
1.164avea sotto di sé provinzie molte.
1.165L'Italia ve n'avea ben dicesette,
1.166e l'Illirico sei, l'Africa cinque;
1.167ma quel di Francia avea sotto 'l suo scettro
1.168tre dïocesi anch'ei superbe e grandi:
1.169Francia, Spagna, Bertagna, che Inghilterra
1.170da gli Angli di Sassonia poi fu detta;
1.171la Francia, a cui Germania era congiunta,
1.172dicesette provincie aveano insieme,
1.173la Spagna sette e la Bertagna cinque.
1.174Ora, perché poi che fu morto Oreste
1.175l'Imperio occidentale era distrutto,
1.176e le provinzie sue teneansi allora
1.177da' Tedeschi, da' Vandali e da' Gotti
1.178e d'altre nazïon feroci e strane;
1.179però questo che ho detto fia bastante
1.180a la divisïon di quello impero.
1.181Dunque passiamo all'orïente, ch'era
1.182integro e possessor d'ogni suo luogo.
1.183Il prefetto dapoi de l'Orïente
1.184avea cinque dïocesi in governo,
1.185la Tracia, l'Asia, il Ponto e l'Orïente,
1.186e dietro a queste la famosa Egitto.
1.187Quel d'Illirico poi n'avea due sole,
1.188l'un'era Macedonia, e l'altra è Dacia.
1.189La Tracia ha sei provinzie: una è l'Europa,
1.190ove è Constantinopoli la grande,
1.191Tracia, Scitia, Emimonte, e la Seconda
1.192Misia, dapoi vien Rodope sezzaia.
1.193L'Asia minore ha poi dieci provenze,
1.194Lidia, Pamfilia, Caria ed Ellesponto,
1.195Pissidia, Licaonia, Licia e Frigia,
1.196le Ciclade e la Frigia Salutare.
1.197Il Ponto undeci n'ha, Galatia Prima,
1.198Onoriada, Bitinia, Paflagonia,
1.199Cappadocia la Prima e la Seconda,
1.200Ponto Polemoniaco, Elenoponto,
1.201Armenia Prima ed Armenia Seconda:
1.202Galatia Salutar vien dopo queste.
1.203L'Orïente n'ha quindeci: Fenicia,
1.204Palestina, Cilicia, Arabia e Cipro,
1.205Palestina Seconda, Isauria, Siria,
1.206Siria Eufratense e Siria Salutare,
1.207e Fenicia di Libano e Ofroena,
1.208Mesopotamia e Fenicia Seconda;
1.209l'ultima è Palestina Salutare.
1.210L'Egitto aveva poi cinque provenze:
1.211l'un'era Egitto, ove Alessandria è posta,
1.212l'altra è Tebaida, e poscia Arcadia e Libia
1.213Secca, e Libia Pentapoli, che è quinta.
1.214Sei n'ha la Macedonia, e queste sono
1.215Tesalia, Epiro Vecchio, Acaia, Creta
1.216e Macedonia, e poi la Nuova Epiro.
1.217Ma la Dacia n'ha cinque: una è la Dacia
1.218Mediterranea, l'altra è la Ripense,
1.219Dardania, Misia Prima, e dopo questa
1.220vien la Prevalitana ultimamente.
1.221Di queste cinquantotto alme provenze
1.222Isauria aveva per governo un conte,
1.223un proconsule Acaia, Arabia un duca;
1.224quindeci poi di loro erano rette
1.225da duchi consulari, e l'altre poscia
1.226ch'eran quaranta, a presidi fur date,
1.227che prencipi puon dirsi a' nostri tempi:
1.228dodeci de le quali aveano duchi
1.229non consulari, oltra i suoi primi prenci;
1.230e ne l'Egitto si teneva un conte.
1.231Or tempo è di narrare ad uno ad uno
1.232chi furon quelli ch'in Italia andaro:
1.233però, vergini Muse, a voi non spiaccia
1.234di porger mano a tant'alto lavoro.
1.235L'imperador de le mondane genti,
1.236com'ebbe eletto Belisario il grande
1.237per vice imperador dell'occidente:
1.238Belisario, che già presso a Vulturno
1.239nacque di Possidonia e di Camillo;
1.240a costui diede il fior de la sua gente.
1.241e prima era descritto ne la lista
1.242il buon Paulo toscan conte d'Isaura,
1.243d'anni, di senno e d'eloquenzia pieno;
1.244ed avea in mezzo del suo scudo d'oro
1.245un bel specchio d'acciaio per insegna.
1.246Seguiva il buon Longin conte d'Egitto;
1.247questi nel scudo suo pesante e forte
1.248avea scolpita una leggiadra nimfa
1.249che porgea bere ad un leone irsutto
1.250con una tazza d'or ch'aveva in mano.
1.251Attalo è il terzo, conte de i tesori,
1.252che porta per insegna un gran telaro,
1.253con una tela ordita intorno al subbio.
1.254Poi Valentino conte de i cavalli
1.255che stavano a la guardia del signore,
1.256e 'l conte de i pedoni Atenodoro;
1.257ciascun di questi avea nel scudo bianco
1.258un falcon nero, e l'un parea volare,
1.259ma l'altro sopra un tronco si posava.
1.260E Ciro ed Orsicin conti novelli,
1.261d'Africa l'uno e di Sicilia l'altro;
1.262ma Ciro conte d'Africa portava
1.263entr'al suo scudo verde un caval bianco
1.264ch'avea sovr'esso un fanciulletto ignudo,
1.265ed Orsicino avea sola una rosa
1.266rossa nel scudo suo vermiglio e bianco.
1.267Eravi Arato re de' Saraceni
1.268membruto e nero; questi avea per arma
1.269nel campo azzuro una colomba d'oro.
1.270Süarto re de gli Eruli portava
1.271in color bianco un zibellino oscuro.
1.272Zamardo re d'Iberia avea una tigre,
1.273e Zacco re de i Lazi una pantera.
1.274Albino poscia re de' Longobardi
1.275il scudo avea senz'altra cosa dentro:
1.276così portava il re de gli Azumiti,
1.277che Adardo si nomò, ma il scudo è d'oro,
1.278sì come quel d'Albino era d'argento.
1.279Cosmondo re de' Gepidi portava
1.280un bel castel percosso da saetta;
1.281e Gordio re de gli Unni, che fur detti
1.282Ongari poi, portava un fanciullino
1.283che risaldava una corona rotta.
1.284Con lui venia la vergine Nicandra,
1.285savia, gentile e di bellezza immensa,
1.286che figlia fu di suo fratel Boagro;
1.287questa non fece mai tele o ricami,
1.288ma fu nutrita tra cavalli ed armi:
1.289e tanto è destra, e sì feroce e forte,
1.290che non è alcun barone in quel paese
1.291che ardisca aspettar lei con l'armi in mano;
1.292onde per far di sé pruova maggiore
1.293era venuta a la famosa corte
1.294con seimillia disposti e buon guerieri;
1.295poi ne l'Italia ancor volse passare,
1.296per provar la sua forza contra i Gotti,
1.297che le fur causa d'immatura morte:
1.298questa porta nel scudo una medusa
1.299con la feroce chioma di serpenti.
1.300Eravi il gran Bessan duca di Dacia,
1.301possente e fiero, coi capelli attorti
1.302mezzi canuti e con la barba bianca;
1.303questi fu Gotto, ma non volse mai
1.304contra l'imperio andar con gli altri Gotti:
1.305onde l'imperador gli diè in governo
1.306la gran Dacia Ripense; ed ei portava
1.307un veltro bianco entr'al suo scudo nero.
1.308Fuvvi Costanzo, l'anima superba,
1.309duca di Candia e mastro de i pedoni,
1.310uom grande e bruno e di feroce aspetto;
1.311il qual nel scudo suo tenea per arma
1.312un orso fiero uscito de la tana.
1.313Eravi Magno principe di Frigia,
1.314mastro de i cavalieri, uom di gran senno,
1.315maraviglioso ordinator di squadre:
1.316costui portava per antica insegna
1.317in campo rosso una colonna bianca;
1.318ed Innocenzio ancor duca di Cipro,
1.319che nacque di Eliodora e di Pisandro
1.320in su la riva del corrente Lico:
1.321però nel scudo suo portava un fiume.
1.322Ed Aldigieri principe di Rodi,
1.323savio e gentile: questi avea per moglie
1.324la bella Ersilia figlia d'Antonina,
1.325che del gran Belisario era consorte;
1.326questi avea per insegna una liburna
1.327con sei gran rote che solcavan l'onde.
1.328Ennio con essi ancora era descritto,
1.329duca di Macedonia, che portava
1.330un bel camaleonte per insegna;
1.331ed avea seco il suo fratel Tarmuto,
1.332prence di Licaonia, il qual tenea
1.333due gran corne vermiglie in campo d'oro.
1.334Il principe d'Arcadia Erodïano,
1.335il qual di nobiltà volea la palma,
1.336e dicea che gli antiqui suoi maggiori
1.337nacquero in Grecia avanti che la luna:
1.338costui per arma sua portava un drago.
1.339Da poi venia la Compagnia del Sole:
1.340questi eran sempre dodeci compagni,
1.341i miglior cavalier ch'avesse il mondo;
1.342pari eran quasi d'animo e di forze,
1.343e d'età quasi pari: e l'un di questi
1.344era il gran Belisario, il qual portava
1.345nel campo d'oro un fier torello ardente;
1.346e l'altro è l'animoso Corsamonte,
1.347giovane, bello e d'incredibil forza,
1.348ch'era nel correr suo tanto leggiero,
1.349e sì veloce che passava il vento:
1.350onde correa per un fiorito prato
1.351senza calcar con le sue piante i fiori;
1.352questi è duca di Scitia, ed ha nel scudo
1.353un leon d'oro in mezzo il campo azzuro.
1.354Il terzo era Aquilin, l'anima accesa,
1.355di statura quadrata e barba nera,
1.356che duca di Pamfilia era chiamato;
1.357questi avea per insegna in campo verde
1.358un monton bianco con le corna rosse.
1.359Traian duca di Siria, uom giusto e forte
1.360e grande, avea nel suo pesante scudo
1.361in campo rosso una bilancia d'oro.
1.362Dopo costoro era 'l cortese Achille,
1.363giovane ardito e di leggiadro aspetto,
1.364che partorito fu nel bel Trezeno,
1.365città sì grata a la famosa Atene,
1.366da la vaga Ericina ascostamente,
1.367perché avea tolto il giovinetto Alcasto
1.368contra la voglia del superbo padre;
1.369questi nutrito fu tra dure selve,
1.370da poi servì l'imperador Giustino,
1.371che 'l fé duca d'Atene: ond'ei portava
1.372nel campo d'oro tre bei tronchi verdi
1.373ch'avean sovr'essi un saggittario acerbo.
1.374Con questi ancora era il feroce Olando,
1.375duca di Paflagonia, il qual portava
1.376nel color bianco il capricorno nero.
1.377Il duca di Fenicia, che Mundello
1.378si dimandava, porta per insegna
1.379un granchio d'oro in mezzo al campo rosso;
1.380ma 'l principe di Rodope Massenzo
1.381portava il nero scorpio in color bianco.
1.382Eravi ancora il giovane Lucillo,
1.383leggiadro e biondo e di costumi eletti,
1.384già chiamato Fozio; quest'era figlio
1.385de la bella Antonina e di Ramondo,
1.386nipote di Nastagio imperadore:
1.387questa, poi che Ramondo a morte venne,
1.388tolse il gran Belisario per marito,
1.389onde Lucillo a lui si fé privigno;
1.390Lucillo, il qual portava una donzella
1.391ignuda e vaga con due spighe in mano:
1.392che fu segnal che non dopo molt'anni
1.393ornò la vita sua d'abito santo.
1.394Bocco, che poi fu principe di Licia,
1.395avea nel scudo un uom ch'una grand'urna
1.396teneva in spalla, e gìa fondendo l'acque.
1.397Dapoi veniva il principe Catullo,
1.398faceto, acorto e di valore immenso,
1.399principe d'Onoriada, il qual portava
1.400dui fanciulli abbracciati in campo d'oro;
1.401Teogene v'è poi duca d'Arabia:
1.402questi chiudea la Compagnia del Sole,
1.403il qual nel scudo suo tenea dipinti
1.404dui pesci bianchi in un ceruleo mare.
1.405E perché ognun di questi avea ne l'elmo
1.406per suo cimiero il sol, però da tutti
1.407la Compagnia del Sole eran chiamati.
1.408Or è da nominare il forte Arasso,
1.409ch'era un de' primi cavalier di corte,
1.410principe di Galatia; questi un gallo
1.411avea nel scudo con la cresta d'oro.
1.412E dietro a lui veniva il buon Terpandro,
1.413figliuol d'Armonio e di Cillenia nimfa;
1.414Terpandro, caro a le celesti muse,
1.415a cui Febo donò la lira e 'l canto
1.416quand'era in Tespe là press'a Parnaso:
1.417questi fu eletto principe di Epiro,
1.418e nel bel scudo suo portava un cigno.
1.419Vien poi Demetrio duca di Tebaida,
1.420il qual porta per arma un cocodrillo
1.421che piange un pastorel ch'aveva occiso.
1.422Pigripio v'era ancor, figliuol di Mauro,
1.423principe di Pissidia: e questo Mauro
1.424sapea le cose che dovean venire;
1.425onde avea conosciuto per le stelle
1.426che 'n la guerra d'Italia il suo figliuolo
1.427Pigripio moriria per man de' Gotti;
1.428però l'avea più tempo ritenuto
1.429de le guerre lontan: ma volse andarvi,
1.430ché la morte il cacciava e 'l suo destino;
1.431questi nel scudo per insegna avea
1.432un bel cipresso verde in campo d'oro.
1.433Burgenzo poscia prence di Tesaglia
1.434vi fu, ch'avea la luna con l'eclipsi;
1.435questi era guercio, magro, storto e calvo,
1.436e fu sì avaro e scelerato tanto,
1.437che per denari aria tradito il mondo;
1.438ma i tradimenti suoi furon scoperti,
1.439ond'arso fu vicino a la Minerva;
1.440e 'l buon Sertorio duca di Cilicia
1.441avea nel verde una cervetta bianca.
1.442Il principe di Caria, che Olimonte
1.443si dimandava, era unico figliuolo
1.444de la bella Artemisia e di Giordano,
1.445antico capitanio di Damasco;
1.446ed avea per insegna una candela
1.447accesa in mezzo una fenestra oscura.
1.448Teodetto e Cosmo poscia eran fratelli,
1.449figliuoli di Peonio e di Sosandra,
1.450principi de la Frigia Salutare;
1.451questi sapean tutte le piante e l'erbe
1.452che la terra produce, e l'altre cose
1.453degne che puon sanar gli uomini infermi:
1.454onde da tutto 'l mondo eran tenuti
1.455medici eletti, e d'eccellenzia rara;
1.456questi portavan per antica insegna
1.457sei palle rosse poste in campo d'oro.
1.458E Teodorisco figlio di Palmera,
1.459gran regina d'Arabia, ancor fu posto
1.460con gli altri cavalieri in quella lista;
1.461questi portava nel suo scudo un tempio.
1.462Fuvvi anco Olimpo figlio di Clearco,
1.463che già di tutta Scozia ebbe 'l governo:
1.464questi era 'l maggior uom che fosse in corte,
1.465né fu nel campo cavalier sì grande
1.466che con la testa gli aggiungessi al fianco;
1.467esso portava per insegna Atlante
1.468che sosteneva il ciel con le sue spalle.
1.469E Damïan, che di Mesopotamia
1.470principe fu, portava per insegna
1.471in campo azzuro un campanin d'argento.
1.472E dietro a questo Eudocimo era scritto,
1.473principe d'Emimonte, il quale è losco,
1.474e porta in campo rosso i gigli bianchi.
1.475Sindosio andovvi ancor duca d'Europa,
1.476che nacque d'Atamante e di Lisippa:
1.477e la bella Lisippa inamorata
1.478del giovane Atamante sen fuggìo
1.479dal vecchio padre, e se n'andò con lui;
1.480e parturì presso a gli Euganei Colli
1.481il bel Sindosio, e poi non stette quivi,
1.482ma tornar volse a la sua cara madre
1.483co 'l fanciullin ch'aveva, e fu raccolta
1.484da lei con molte lagrime e sospiri:
1.485dapoi fu erede di ricchezza immensa,
1.486ch'altro germe non era in quel legnaggio;
1.487ed avea per insegna un bel ginebro.
1.488Eravi Arato duca di Bitinia,
1.489fratel carnal del callido Narsete;
1.490ed avea in campo azzuro un monte d'oro.
1.491Gualtier di Cappadocia era signore
1.492e principe, e portava per insegna
1.493il quartier nero e bianco entr'al suo scudo:
1.494questi era giovinetto, questi ancora
1.495de l'astuto Salidio era nipote,
1.496ma Belisario amò più che se stesso.
1.497Paucaro Isauro v'è, che Ellenoponto
1.498governa come principe, e che porta
1.499tre gran tresse d'argento in campo azzuro.
1.500Peranio v'era ancor duca di Libia,
1.501savio ed accorto e buon mastro di guerra;
1.502questi nacque in Perugia, e fu figliuolo
1.503de la gentil Cecilia e di Metello,
1.504e per insegna sua portava un pino.
1.505Principe d'Osroena era il buon Grinto,
1.506che in campo azzuro avea la croce bianca;
1.507e Faniteo, che di Prevalitana
1.508principe fu, v'andò, ben che Corinna
1.509sua madre avesse assai tentato indarno
1.510di ritenerlo a casa, perché in sogno
1.511veduto avea che da fatiche stanco
1.512sopra una bella tomba si posava,
1.513che parve annunzio di futura morte;
1.514ma quei spregiando i sogni de la madre
1.515andò dove 'l guidava il suo destino,
1.516che 'l dovea far morir presso a Cesenna:
1.517questi avea un arco d'oro in campo nero.
1.518Eravi Ciprïan principe accorto
1.519di Fenicia di Libano, ed avea
1.520nel scudo un cedro verde per insegna;
1.521e quei che furon duchi di Leone,
1.522Pomponio, Augusto e Cesare fratelli,
1.523e poi da' Borgognoni indi cacciati
1.524vennero in Tracia a l'onorata corte;
1.525questi fur parturiti in un portato
1.526sopra la ripa d'Arari, che poi
1.527nominò Saona la futura gente:
1.528questi ebber tanto una sembianza istessa,
1.529che spesso l'un per l'altro era pigliato
1.530da i lor parenti con süave errore;
1.531e tutti tre teneano per insegna
1.532quattro gran liste d'oro in campo verde.
1.533Con essi andava il valoroso Armano
1.534principe di Dardania, il qual portava
1.535la volpe d'oro entr'al suo scudo ardente.
1.536L'ultimo è Filodemo incantatore,
1.537pallido, bruno e co i capelli attorti,
1.538duca di Palestina, e nel suo scudo
1.539teneva un corbo nero in campo d'oro.
1.540Questi eran scritti tutti ne la carta
1.541che lesse allora il capitanio eccelso.
1.542Ma il sommo imperador mastro di guerra
1.543volse poi che Procopio ancor v'andasse,
1.544figliuol d'Urania e del prudente Iparco:
1.545perciò che essendo astrologo eccellente
1.546co 'l saggio antiveder de l'avenire
1.547potea molto giovare a quell'impresa:
1.548ed ei lieto v'andò; costui portava
1.549una sfera dorata in campo azzuro.
1.550A questa guerra ancor volse passare
1.551Giustin nipote del signor del mondo,
1.552Giustin figliuol d'Aurelio e di Biglienza,
1.553Giustin, ch'era 'l più bel che fosse in terra,
1.554ma nato più per Venere che Marte;
1.555questi avea per insegna un bel Cupido
1.556con l'arco in mano e le saette al fianco.
1.557Poi che fu letta l'onorata lista,
1.558l'imperador fece venirsi avanti
1.559Carterio, Ferventino e Sermonetto
1.560suoi cari, fidi e diligenti araldi,
1.561e disse lor: Ponitevi in camino,
1.562trovate quei baron che son descritti
1.563ad uno ad uno in questa nostra carta;
1.564ditegli come noi gli abbiamo eletti
1.565da dover gir con Belisario il grande
1.566a porre in libertà l'Italia afflitta;
1.567però ciascun di lor si metta in punto,
1.568che partiransi anzi che sian tre giorni.
1.569Trovate ancor le legïon che sono
1.570entr'al gran vallo ragunate insieme;
1.571dite a la Prima Italica, ed a quella
1.572che la Seconda Italica si chiama,
1.573ch'io l'aggio elette per miglior de l'altre
1.574da racquistar la mia perduta sede;
1.575però ciascuna d'esse arditamente
1.576vada a mostrar l'usato suo valore.
1.577Come ebbe detto questo, si rivolse
1.578al vice imperador de l'occidente,
1.579e disse a lui queste parole tali:
1.580Prudente capitan mastro di guerra,
1.581prima ve n'andarete fra gli aiuti
1.582che sono in campo, e prenderete tanti
1.583di lor ch'ascender possano a la summa
1.584de i fanti legionari che v'ho detto,
1.585e 'l doppio ancor de i cavalieri armati.
1.586Disponete dapoi tutti gli offici
1.587ne l'ampio stuol che menerete vosco;
1.588mutate i capi o raffermate quelli
1.589che vi son or come vi pare meglio;
1.590e finalmente fate ogni altra cosa
1.591che vi paia opportuna a tanta impresa.
1.592A cui rispose Belisario il grande:
1.593Signor d'ogni signor che vive al mondo,
1.594così m'aiuti il Re de l'universo
1.595com'io fo volentier ciò che v'aggrada
1.596e non risparmierò fatica alcuna
1.597per satisfare al vostro alto disio:
1.598anzi morrò sotto sì grave pondo,
1.599prima che far vergogna a tant'officio;
1.600ma per fuggir l'invidia, io voglio dirli
1.601che tutti e' maggior gradi furo eletti
1.602da la vostra santissima corona.
1.603E detto questo, gli basciò la mano.
1.604Da l'altra parte, i valorosi araldi
1.605dopo l'imperïal comandamento
1.606si dipartiro e se n'andaro al campo;
1.607e quivi prima a tutti quei baroni
1.608che scritti fur ne l'onorata lista,
1.609poscia a le legïon ch'erano elette
1.610fecion palese ciò che loro imposto
1.611fu dal signore e correttor del mondo:
1.612Il che ciascuno allegramente udio.
1.613Or chi vedesse poi con quanta fretta
1.614s'apparecchiava ognuno al bel passaggio,
1.615giudicherebbe ciò cosa miranda:
1.616chi rivedeva l'armi e chi i destrieri
1.617facea ferrare, e chi pennoni e lance
1.618portava intorno, e chi di lor facea
1.619rassettar briglie e racconciar le selle;
1.620non altrimente in una ricca villa
1.621quando vien la vindemia anzi 'l suo tempo
1.622e l'uva imbruna ne i feraci colli,
1.623chi cinge botte e chi racconcia tini,
1.624chi torcoli apparecchia o appresta scale,
1.625chi sgombra cesti e chi coltelli arruota,
1.626e ciascun gode di non stare indarno:
1.627così parea quell'onorata gente.
1.628Ma poi com'ebbe il capitanio eccelso
1.629preso licenza dal signor del mondo,
1.630se n'andò al campo a riveder le schiere;
1.631e quivi giunto, circondato fue
1.632da tutti quei baron ch'eran descritti
1.633ne la gran lista che portar gli araldi,
1.634e da le legïon che furo elette:
1.635a cui l'eccelso capitanio disse:
1.636Signori e cavalier, vuo' che sappiate
1.637tutti gli onori che ne l'ampio stuolo
1.638v'ha disegnati il correttor del mondo:
1.639acciò ch'ogni baron circa 'l su' officio
1.640sia diligente, e non consumi il tempo.
1.641L'onorato Bessan duca di Dacia
1.642e 'l feroce Costanzo fian legati,
1.643che dopo 'l capitanio è 'l primo onore;
1.644ed ammiraglio fia di tutto il mare
1.645il valoroso principe di Rodi.
1.646Poi vuol che 'l saggio e venerando Paulo
1.647conte d'Isaura sia mastro del campo,
1.648e capitanio de l'artelarie
1.649che si dimandan machine da guerra
1.650fatt'ha il sagace e provido Orsicino.
1.651Ed Attalo, ch'è conte de i tesori,
1.652elegge per questore e camerlingo.
1.653vuol poi ch'in ogni legïon sian poste
1.654dieci coorti, millïarie tutte:
1.655ond'essa legïon fia diecimillia
1.656e dugento e quaranta eletti fanti
1.657e seicento e quaranta uomini d'arme.
1.658I fanti tutti poi saran divisi
1.659in triari, in astati, in principali,
1.660in arcieri, in veloci, in balestrieri,
1.661partendo appresso ogni ordine di questi
1.662ne le sue dieci consüete parti.
1.663gli uomini d'arme, la metà di loro
1.664fian catafrati, e gli altri a la leggiera,
1.665partiti anch'essi in dieci parti equali;
1.666e fa sovr'ogni legïone eletta
1.667sei buon tribuni: e de la prima ha fatti
1.668l'ardito Corsamonte, e poi Mundello,
1.669Longino e Achille con Sertorio e Bocco;
1.670e de l'altra seconda vuol che sia
1.671il possente Aquilino e 'l fier Massenzo,
1.672Traian, Catullo con Olando e Magno.
1.673E lascia poi che tutti gli altri capi
1.674che ne le fantarie si deggion fare
1.675eletti sian da i militi romani:
1.676il cui capo minor sarà il promosso,
1.677ch'arà tre fanti sotto 'l suo governo,
1.678che saran quattro con la sua persona.
1.679Poi dui promossi fian sott'un sergente,
1.680che parimente ancor sarà promosso;
1.681e dui sergenti sott'un caporale,
1.682che fia sergente e caporale insieme;
1.683e poi dui caporali obediranno
1.684l'iconomo, e du' iconomi al squadriero,
1.685e dui squadrieri al contestabil loro
1.686saran suggetti, e questo al colonnello,
1.687che sarà contestabile ancor egli;
1.688e tutti i contestabili averanno
1.689una centuria intiera al lor governo,
1.690che fia centoventotto eletti fanti
1.691col suo luogotenente e 'l banderale;
1.692oltra li quali ancor gli sarà dato
1.693un buon tergiduttore e un tamburino.
1.694Agli onorati cavalier, che sono
1.695e di grave armatura e di leggiera,
1.696per ogni legïon posto ha il suo capo:
1.697l'uno è Sindosio, e l'altro è Valentino;
1.698e ciascun d'essi ha dieci conduttieri,
1.699computando tra quei la sua persona;
1.700ed ogni conduttiero ha la sua squadra,
1.701che son sessantaquattro uomini d'arme,
1.702ed ogni squadra poi sarà due bande,
1.703ogni banda due turme, ed ogni turma
1.704decurie due, di otto uomini per una;
1.705onde averà ciascuna alma coorte
1.706un colonnel di principali ed uno
1.707di astati, una centuria di triari
1.708ed una di veloci, una d'arcieri,
1.709un'altra che averà balestre e fonde;
1.710saravvi anco una squadra di cavalli,
1.711che fian sessantaquattro, e saran parte
1.712con arme gravi e parte a la leggiera.
1.713Questo fia dunque tutto il nostro stuolo,
1.714e questi fian quelli onorati offici
1.715che vi consegna il domator del mondo;
1.716però ciascun gli esserciti, e si mostri
1.717degno di tanto e di più nobil grado.
1.718Così fé noto il capitanio eccelso
1.719a i suoi baroni i deputati onori:
1.720onde ciascun l'udì con gran diletto,
1.721e si rivolse a le commesse genti.
1.722Quivi i tribuni s'accozzaro insieme
1.723per supplir l'ampie legïoni elette;
1.724e tolser tanto numero di fanti
1.725quanto gli bisognava a farle intere;
1.726e quei di lor ch'avean minore etade
1.727posero ne i veloci e sagittari,
1.728ma quei ch'aveano poi qualche più tempo
1.729messero ne gli astati, e gli altri ancora
1.730di età maggiore entror tra i principali,
1.731e i più provetti diedero a i triari.
1.732Come le legïon furon supplite,
1.733e furo eletti ancor tutti quei capi
1.734ch'aver dovea l'essercito romano,
1.735i buon tribuni in su l'imagin sacre
1.736del Re del cielo e del signor del mondo
1.737fecion giurar le genti ad uno ad uno
1.738d'ubidir sempre al capitanio eletto,
1.739e fare a suo poter ciò ch'e' comandi.
1.740Questo gli fecer pria giurare, e poi
1.741gli armaron tutti di finissim'arme:
1.742dando a i triari, a i principi, a gli astati
1.743le lor corazze e le schiniere in gamba,
1.744e i scudi in braccio e le celade in testa,
1.745le spade al fianco e dui veruti in mano;
1.746ma in vece de i veruti a i buon triari
1.747furon date aste co i spontoni in cima.
1.748L'arme poi de i veloci eran rotelle
1.749con mezzeteste e giavarine in pugno;
1.750de i sagittari fur balestre ed archi.
1.751Or mentre si facean questi negozi,
1.752Belisario n'andò verso gli aiuti,
1.753e tolse d'essi un numero di fanti
1.754equale a quel de i legionari primi:
1.755ma volse tor duo tanti cavalieri,
1.756come gli avea commesso il suo signore
1.757e come era anco la romana usanza.
1.758Poi per prefetti de i pedestri aiuti
1.759elesse il re Cosmundo e 'l fiero Albino,
1.760e Gordio re de gli Unni e 'l re Suarto,
1.761e la gentil Nicandra e 'l forte Arasso.
1.762Questi fur de l'un corno; ma de l'altro
1.763fu il re de i Saraceni e 'l re de i Lazi,
1.764e quel d'Iberia e quel de gli Azumiti
1.765con Teodorisco e co 'l gigante Olimpo;
1.766fur poi divisi i cavalieri armati
1.767in squadre, in bande ed in decurie e turme;
1.768ma le genti da piè furon partite
1.769in colonelli, che tenean sott'essi
1.770contestabili, iconomi e squadrieri,
1.771e promossi e sergenti e caporali,
1.772come avean proprio le romane schiere.
1.773D'indi gli armaron di bonissime arme,
1.774tal, che a sì bello e sì onorevol stuolo
1.775non parea che mancasse alcuna cosa;
1.776il che vedendo il venerando Paulo,
1.777per adempire ogni romana usanza
1.778si volse a i regi, e disse in questa forma:
1.779O valorosi ed ottimi prefetti,
1.780scelgete fuor di questa vostra gente
1.781tanti buon cavalier che siano il terzo
1.782o poco men di tutti quei che avete,
1.783e parimente il quinto de i pedoni:
1.784che sempre questi al capitan si danno
1.785strasordinari, acciò che stiano intenti
1.786e preparati a gli alti suoi disegni.
1.787Così diss'egli; e quei gentil signori
1.788donaro al suo parlar cortese effetto:
1.789e tolto tutto il numero richiesto
1.790de i più prestanti e valorosi in arme,
1.791gli appresentaro a Belisario il grande.
1.792Come fu fatto questo, i buon tribuni
1.793diedero un altro giuramento a tutti,
1.794sì liberi qual servi di quel stuolo,
1.795che non rubasser nulla entr'al steccato;
1.796e quel che a caso ritrovasse alcuno,
1.797lo portasse con fede a i suoi tribuni.
1.798Dato che fu quel giuramento a tutti,
1.799fecero che dui segni de gli astati
1.800e dui de i principali avesser cura
1.801di tener netta ed ordinar la piazza
1.802ch'avanti i lor tentori si distende;
1.803e tre segni anco per ciascun tribuno
1.804fur ordinati al ministerio loro,
1.805e che ogni giorno dimorasse un segno
1.806intorno al capitanio a far la guardia
1.807continua ed onorar la sua persona.
1.808Or mentre si facean tali ordinanze
1.809ne l'ampio stuolo, il capitanio eletto
1.810andava intorno e rivedeva il tutto;
1.811e tanto stette in questi alti negozi,
1.812che sopragiunse l'ombra de la notte
1.813e lo impedì: sì che tornar convenne
1.814a riposarsi ne l'usato albergo.
1.815Poi, come apparve fuor la bella aurora
1.816coronata di rose in vesta d'oro,
1.817l'imperador de le città del mondo
1.818si levò su da l'ozïose piume
1.819e si vestì de i consueti panni;
1.820dapoi disse ad Ocipo che chiamasse
1.821Tarsilogo re d'arme, ond'egli andoe
1.822e fece lui venir senza dimora:
1.823a cui l'imperador, come lo vide
1.824ne la camera intrar, parlando disse:
1.825Tarsilogo re d'arme, or che tu sei
1.826l'annunciator de le future guerre,
1.827vattene verso Italia, ed in Ravenna
1.828truova Teodato re de i fieri Gotti;
1.829e digli, che più volte ho chiesto a lui
1.830che si parta d'Italia, e mi rilassi
1.831come è 'l dever l'antico mio paese
1.832ov'è fondata la mia vera sede,
1.833ed ei fatto non l'ha: ma fin qui sempre
1.834con parole cortesi e fatti adversi
1.835cercato ha di menar la cosa a lungo.
1.836Ond'io gli fo saper che son risolto
1.837di far questa richiesta omai con l'arme:
1.838e però s'apparecchi a far difesa,
1.839che tosto gli sarò con l'oste adosso.
1.840Adunque va', ch'io farò darti un grippo
1.841perché tu passi agevolmente il mare.
1.842Così disse il signore, ed ei partissi
1.843con somma diligenzia e con prestezza:
1.844e prima intrando nel fedele albergo
1.845prese la cotta d'arme e l'altre cose
1.846che gli facean mestiero a quel vïaggio;
1.847poi se n'andò subitamente al porto.
1.848Quivi trovò che 'l valoroso Ocipo
1.849gli avea fatto apprestare un bel grippetto;
1.850onde vi salì sopra, e fatto vela
1.851allegro s'avvïò verso Ravenna.
1.852In questo tempo Belisario il grande
1.853non stava indarno, anzi co 'l giorno uscito
1.854di casa e giunto al consüeto vallo,
1.855s'affaticava a rassetar le genti
1.856che furon deputate al gran passaggio.
1.857Vedendo poi come sariano in punto
1.858da potersi imbarcar, se n'andò a corte,
1.859e quivi disse al correttor del mondo:
1.860Altissimo signor, tutte le schiere
1.861che denno andar contra i feroci Gotti
1.862sono parate, e puon montarsi in nave:
1.863né s'aspett'altro che la vostra voce.
1.864Udito questo, il re de gli altri regi
1.865si levò su da la dorata sede
1.866e ingenocchiossi; e tutti gli altri ancora
1.867s'ingenocchiaro, e taciti ed attenti
1.868stavano a udire i suoi divoti prieghi.
1.869Ed ei co 'l capo discoperto volse
1.870le luci in alto, ed umilmente disse:
1.871Signor del ciel, poi che seguendo il cenno
1.872del messaggier che mi mandaste in sogno
1.873son posto a far sì perigliosa impresa,
1.874non mi negare il tuo divin favore,
1.875senza 'l qual non fu mai cosa perfetta;
1.876ché s'ei, come speriam, non ci abbandona,
1.877forse farem qualche laudabil'opra:
1.878perché ogni bene, ogni terrestre onore
1.879piove sopra color che a te son cari.
1.880Deh fa Signor che questa gente ponga
1.881l'Ausonia in libertade, e meni ancora
1.882il re de' Gotti preso in le mie mani.
1.883A questi prieghi il Re de l'universo
1.884volse la mente, e la divina testa
1.885mosse affermando, e fé tremare il mondo;
1.886onde l'imperador levossi in piedi
1.887e lietamente al capitanio disse:
1.888Fate pur imbarcar tutti e' soldati,
1.889acciò che voi diman piacendo a Dio,
1.890che sarà marte a' vintidui d'aprile,
1.891partir possiate, e nel medesmo giorno
1.892ire in Italia, or che vi serve il vento.
1.893Udito questo, Belisario il grande
1.894si dipartì dal correttor del mondo
1.895e venne al porto, e vide già le navi
1.896esser parate, e che ve n'eran tante
1.897che tutta ricoprian l'onda marina;
1.898quindi tornò là dove avea lasciate
1.899le schiere elette, e ragunate insieme,
1.900e disse lor queste parole tali:
1.901Tempo è, fedeli ed ottimi soldati,
1.902che voi prendiate il consüeto cibo,
1.903perciò ch'avete da montare in nave
1.904prima ch'a questo dì s'asconda il sole.
1.905Dunque ciascuno assetti e' suoi cavalli
1.906ed apparecchi l'armi e ogni altra cosa
1.907che vuol portare in quello almo paese;
1.908ove ci converrà combatter spesso,
1.909espugnar terre e far molte fatiche:
1.910ché senza queste non s'acquista onore.
1.911Così diss'egli; e tutte quelle schiere
1.912gridaron forte, che sembravan onde
1.913del mare intorno a un scoglio, che percosse
1.914sian quinci e quindi da rabbiosi venti;
1.915poi si partir con ordine, ed andaro
1.916a prender cibo negli usati alberghi.
1.917Quivi levando ognun le mani in alto
1.918e risguardando al ciel, porgeano prieghi
1.919divoti chi ad un santo e chi ad un altro,
1.920che gl'impetrasser grazia di fuggire
1.921la morte, e con vittoria ritornarsi
1.922carchi di ricca e glorïosa preda.
1.923Ma l'alto Re del ciel concesse a molti
1.924questa tal grazia, e dinegolla a molti:
1.925perché molti di lor dovean restare
1.926morti in Italia, e non tornar più in dietro.
1.927Belisario dapoi ritenne seco
1.928il savio Paulo e 'l principe Aldigieri,
1.929Bessan, Costanzo e Corsamonte il forte;
1.930fece restarvi ancora il buon Traiano
1.931ed Aquilino e l'onorato Achille.
1.932Ma come fur ne l'alto alloggiamento,
1.933il buon sescalco fece che i donzelli
1.934gli dier l'acqua a le man con un bel vaso
1.935che parea d'or sopra un bacil d'argento:
1.936e lavate le man, se le asciugaro
1.937a tovaglie de lin sottili e bianche
1.938che gli fur porte da persone elette;
1.939d'indi assettorsi a la ben posta mensa,
1.940ove fur poste poi di tempo in tempo
1.941i cibi eletti e i dilicati vini
1.942che l'uso militar gli concedeva.
1.943Come la sete e l'importuna fame
1.944fur rintuzzate, il buon conte d'Isaura
1.945cominciò prima, e disse este parole:
1.946Belisario gentil, mastro di guerra,
1.947non è da ritardar più longamente
1.948questo negozio, perché 'l giorno è poco
1.949a dover porre in mar tante persone.
1.950Fate pur che le trombe e che i tamburi
1.951suonino a l'arme, e così in tempo brieve
1.952saran tutti e' soldati a le bandiere;
1.953noi poscia intorno andrem di parte in parte
1.954compartendo le genti entr'a le navi.
1.955Così diss'egli, e 'l capitanio eccelso
1.956lieto seguì quest'ottimo consiglio,
1.957e fece dar subitamente a l'arme:
1.958onde ognun s'adunò con gran prestezza.
1.959Il capitan dapoi con quei signori
1.960gli furo intorno, e separando or questi
1.961or quelli gl'inviavano a le navi.
1.962L'angel Palladio ancora era tra loro
1.963col scudo in braccio di mirabil'arte
1.964e di materia eterna, che tolleva
1.965a chi mirava in lui quasi la vista.
1.966Questi essortava ognuno ad imbarcarsi
1.967arditamente, e poscia in lor poneva
1.968ardire e forza ed animo feroce:
1.969tal ch'a tutti facea parer più dolce
1.970l'armi e la guerra che 'l posarsi a casa.
1.971E come le loquaci irondinelle
1.972ne l'equinozio verno al mar sen vanno,
1.973e non han tema di passar tant'acqua
1.974per trovar temperato e bel paese
1.975u' possan far lor ingegnosi nidi
1.976ed allevar la disïata prole;
1.977così faceano allor quei buon romani
1.978per passare in Italia, e racquistare
1.979l'antico nido a i lor futuri eredi.
1.980Poi come i buon pastor verso la sera
1.981parteno i greggi suoi, che mescolarsi
1.982il giorno insieme ne gli erbosi campi,
1.983e chiudon loro in separati ovili;
1.984così faceano Belisario il grande
1.985e tutti quei baron ch'eran con lui
1.986di quelle armate e valorose schiere
1.987standogli intorno; e mai non si posaro
1.988fin che le compagnie di parte in parte
1.989videro poste in separate navi:
1.990né questa lor solicita fatica
1.991prima ebbe fine, che nel ciel sereno
1.992s'incominciaro a riveder le stelle.
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