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1.1Gentile augello, che dal mondo errante
1.2Partendo nella tua più verde etade,
1.3Hai 'l viver mio d'ogni ben privo e casso;
1.4Dalle sempre beate alme contrade,
1.5là dove l'alme semplicette e sante
1.6Drizzan, deposto il terren peso, il passo;
1.7Ascolta quel ch'assai vicino al sasso,
1.8Che tien rinchiusa la tua bella spoglia,
1.9Del partir tuo la notte e 'l dì si lagna,
1.10E tutto il petto bagna
1.11Di lagrime, ed il cor colma di doglia:
1.12Ché persi ogni piacer al viver mio
1.13Quel dì ch'al ciel santa piegasti 'l volo.
1.14Da indi in qua né grassa né gentile
1.15Non ebbi cena mai, ma magra e vile,
1.16Tal che sovente al mio desco m'involo,
1.17E son venuto senza te in oblio
1.18Ai pettirossi, ai beccafichi; ond'io
1.19Dire odo poscia, andando tra la gente
1.20– Quel poverel divien magro – sovente.
1.21Oimè, che chiusi son quegli occhi gialli,
1.22Che solean far di scudi e di doppioni
1.23E del ben de' banchier fede fra noi!
1.24Spezzinsi adunque e brucinsi i panioni,
1.25E secur per le fratte e per le valli
1.26I pettirossi se ne volin, poi
1.27Che la civetta mia non è con noi:
1.28Ché con quello smontare e rimontare,
1.29Ed ora in qua ed ora in là voltarsi,
1.30Abbassarsi, e innalzarsi,
1.31Fea tutti iutorno a sé gli augei fermare:
1.32E lieta e vaga ognun tenea sospeso,
1.33E giocolava con tal maraviglia,
1.34Che quasi a marcia forza e lor dispetto
1.35In sul vergon gli fea balzar di netto:
1.36Di poi lieta ver me volgea le ciglia,
1.37Quasi volesse dire: – Un ve n'è preso –.
1.38Mi tenea 'l core in tanta gioia acceso,
1.39Ch'io diceva tra me: – Mentre ella è viva,
1.40Sarà la vita mia dolce e giuliva – .
1.41Non avea ancora il vago animaletto
1.42Visto sei volte ben tonda la luna,
1.43Quando Morte crudele empia l'assalse;
1.44Ed in un tratto con doglia importuna
1.45Cotal le strinse il delicato petto,
1.46Che d'erbe o di parol virtù non valse
1.47A trarla delle mani invide e false:
1.48Ond'ella del suo mal presaga, visto
1.49Venir la Morte a sé con presti passi,
1.50Gli occhi tremanti e bassi
1.51Mi volse, e disse: – Ahi sconsolato e tristo
1.52Sozio, con cui già tanti e tanti augelli
1.53Fatt'abbiam rimaner sopra i vergoni;
1.54Venut'è l'ora ch'io men voli al cielo,
1.55Scarca del mio mortal terrestre velo:
1.56E dove le civette e i civettoni,
1.57Gli allocchi e i gufi leggiadretti e snelli
1.58Si posan lieti, il guiderdon con elli
1.59Delle fatiche mie possa fruire:
1.60Rimanti in pace. – E più non poteo dire.
1.61Qual rimas'io, quando primier m'accorsi
1.62Del caso orrendo, spaventoso e fiero!
1.63E maraviglia è ben com'io sia vivo.
1.64Qual padre vide mai destro e leggiero
1.65Figliuol sopra un destrier feroce pòrse,
1.66D'ogni viltà, d'ogni pigrizia schivo,
1.67Mentre corre più lieto e più giulivo,
1.68Caderne a terra, e rimanerne morto,
1.69Che cangiasse la fronte così presto,
1.70Com'io veggendo questo!
1.71E lungo spazio fuor d'ogni conforto,
1.72E senza al pianto poter dar la via
1.73Stetti; pur poi con voce assai pietosa,
1.74Rivolto al ciel, gridai, chiamai vendetta.
1.75Aimè chi tolto m'ha la mia civetta?
1.76Anzi la mia sorella, anzi la sposa,
1.77Anzi la vita, anzi l'anima mia;
1.78Quella, ch'a fare una buffoneria
1.79Toglieva il vanto ai gufi e barbagianni,
1.80Degna di star fra noi mille e mill'anni.
1.81Che farò, lasso, il giorno adesso, quando
1.82Sono i bei tempi, dopo desinare,
1.83Privato della mia dolce compagna?
1.84Che mi solea con essa sempre andare,
1.85E con un asinel mio diportando
1.86Ora per questa or per quella campagna,
1.87Ed u' cantando il lusignuol si lagna,
1.88E dove sverna il gentil capinero,
1.89E dove il malaccorto pettirosso
1.90Alletta a più non posso,
1.91Ed u' s'ingrassa il beccafico vero,
1.92Tender l'insidie; e mentre io li prendeva,
1.93Un mio servo carcava l'asinello
1.94Di legna, per portar cuocer la sera
1.95La caccia, e far con essa buona cera.
1.96Così lieto passava il tempo; e quello,
1.97Che sopra ogni altra cosa mi piaceva,
1.98Era il ben pazzo ch'ella mi voleva.
1.99Or tutto il mio diporto e 'l mio riparo
1.100È pianger la sua morte col somaro.
1.101Canzon, se ben vedi acceso il desio
1.102A far più lunga la tua rozza tela,
1.103E la civetta mia porgerne 'l filo;
1.104Stanca è la penna, e cotal fatto è 'l stilo,
1.105Com'al soffiar de' venti una candela.
1.106Però vo' poner fine al duro pianto,
1.107Ché ci sarà chi piangerà altrettanto
1.108Con stil più grave, più sonoro, e bello,
1.109Se non m'inganna il mio caro asinello.
1.110Discreto asinel mio, che già portasti
1.111Sopra gli omeri tuoi sì ricche piume,
1.112Ed ogni sua maniera, ogni costume,
1.113E le prodezze sue, tutti i suoi gesti,
1.114Già tante fiate lieto ti godesti;
1.115Con quella voce tua chiara e distesa
1.116Mostra quanto la morte sua ci pesa.
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