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1.1S'io vivessi più tempo che 'l disitte,
1.2E avessi più carte ch'un libraro,
1.3E più penne ch'un'oca in corpo fitte;
1.4E avessi più grande il calamaro,
1.5Che non è la Ritonda o 'l Culiseo,
1.6O più sottile ingegno ch'un chiavaro;
1.7E se io avessi la cappa al Giudeo,
1.8E trovassi un che mi volesse dare
1.9Un scudo d'ogni verso, o buono o reo;
1.10Io non vorrei a fatica sognare
1.11Di scriver d'altro mai che di quel legno,
1.12Che m'è fin d'India venuto a salvare.
1.13Duolmi ben ch'io non ho quel bello ingegno
1.14Ch'ebbe in lodar le pesche un sozio mio,
1.15Tal ch'ognun v'ha poi fatto su disegno.
1.16E duolmi che non son sì dotto anch'io,
1.17Com'era il Tibaldeo, quando compose
1.18Non aspettò giamai con tal desio;
1.19Ch'io vi farei con le man toccar cose,
1.20Che non solo alla plebe mal discreta,
1.21Ma parrebbono ai dotti spaventose.
1.22E non crediate che sia la dieta,
1.23Che dopo cento mila guidaleschi
1.24Ci renda la brigata sana e lieta;
1.25Ché se ciò fussi, i principi tedeschi
1.26Che fra lor fan dieta così spesso,
1.27Starebbon tutto l'anno grassi e freschi.
1.28Dunque io mi son 'n un gran pelago messo,
1.29Volendo d'una cosa favellare
1.30Ch'arìa stracco il Britonio, e 'l Casio appresso:
1.31Non di men, sia che vuole, io vo' provare
1.32Se per suo amor so romper una lancia;
1.33O ben o mal ch'io 'l faccia, io lo vo' fare.
1.34E dico in prima in prima, che la Francia
1.35Nimica a dirittura al Taliano,
1.36Mercé di questo legno, è una ciancia.
1.37Sia 'l malfrancioso a modo vostro strano,
1.38Sia brutto e schifo, e siesi nato il giorno
1.39Che' Franciosi albergar nel Garigliano;
1.40Sia ripieno un di piaghe, e suoni il corno,
1.41Non dorma mai la notte per le doglie,
1.42E sia ripien di gomme d'ogni intorno;
1.43Subito che del legno l'acqua toglie,
1.44Ogni suo membro in modo gli dispone,
1.45Che può tornare a dormir con la moglie;
1.46Ben ch'io conosco infinite persone,
1.47Che così vaghe son de' fatti loro,
1.48Che nol vorrian con quella discrezione.
1.49Ma per tornar del legno al buon lavoro,
1.50Che, se ben mi ricorda, vi avisava,
1.51Ch'al malfranzese valeva un tesoro;
1.52Or novamente vi dico, che cava
1.53Di fastidio un che crepi di martello.
1.54Guarda se questa è un'opera brava!
1.55E se i pazzi volessin provar quello,
1.56E conoscessin la lor malattia,
1.57Tutti ritornerebbono in cervello.
1.58Ch'altro non è 'l martel ch'una pazzia:
1.59Sanala il legno; adunque dir potrai,
1.60Che 'l legno ai pazzi un buon rimedio sia.
1.61Quand'un, perch'ha 'l catarro, sputa assai,
1.62E dorme assiso, per non si affogare,
1.63Questo lo fa parer più bel che mai.
1.64A donne, che non possono impregnare,
1.65Avendo attorno un grosso e buon governo,
1.66Apre la madre e falle ingravidare.
1.67E cava delle pene dell'inferno
1.68Le mani e' piè della gente gottosa,
1.69Che v'eran confinati in sempiterno.
1.70Se un non mangia, s'un non si riposa,
1.71Se ha 'l fegato guasto o le budella,
1.72Egli è la man di Dio a ogni cosa.
1.73Ho conosciuta una donna assai bella,
1.74Che aveva portato il mal di madre
1.75Da un anno o poco men, la poverella;
1.76E non era giovato darle il padre,
1.77Né farsele incantar, come è usanza,
1.78Né di medici intorno aver le squadre;
1.79Che 'l mal se l'avea presa per su' amanza,
1.80E quando la credeva esser guarita,
1.81Ei ritornava alla sua antica stanza:
1.82La quale in brevi dì sare' compita,
1.83Se non che 'l suo maestro si dispose
1.84Di darvi drento, e campolle la vita.
1.85Ma ben che sieno in sé meravigliose
1.86Queste pruove che ho detto, non di manco
1.87A rispetto alle mie son debol cose.
1.88Eran ventisei mesi o poco manco,
1.89Ch'attorno avevo avute tre quartane,
1.90Ch'avrian logoro un bufol, non che stanco.
1.91Avevo fatto certe carni strane,
1.92Ch'io parevo un Sanese ritornato
1.93Di Maremma di poche settimane.
1.94Tristo a me, s'io mi fussi addormentato
1.95Tra' frati in chiesa! In sul bel del dormire
1.96E' m'arebbon per morto sotterrato.
1.97Quanti danari ho speso per guarire,
1.98Che meglio era giucarsegli a primiera,
1.99Che tutt'uno alla fin veniva a dire.
1.100Ho logorato una spezieria intera;
1.101Sonmi fatto a' miei dì più serviziali,
1.102Che 'l Vescovo di Scala quando ci era.
1.103Credo aver rotto dugento orinali;
1.104E qui in Roma prima, e poi in Fiorenza,
1.105Ho straccati e maestri principali.
1.106Ho avuto al viver mio grande avertenza
1.107Alla fila alla fila uno e due mesi,
1.108Ed altrettanto vivuto a credenza.
1.109Ho mutato aria, ho mutato paesi,
1.110Or ho abbracciata la poltroneria,
1.111Or in far esercizio i giorni ho spesi.
1.112Ma per non far più lunga diceria,
1.113Conchiuderò, che non pigliando il legno,
1.114Io ero bello e presso andato via.
1.115Ma voi avete a far bene un disegno,
1.116Ch'io ho avuto un medico alla cura,
1.117Ch'aiutato ha quest'opra con lo ingegno.
1.118Non credo che facessi la natura
1.119Né 'l più discreto mai, né 'l più valente,
1.120Né la più amorevol creatura.
1.121Sì che, brigata mia, ponete mente,
1.122Se ho ragion d'operare il cervello,
1.123Per porre il legno in grazia d'ogni gente,
1.124Da poi che m'ha cavato dell'avello.
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