about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

LXXXVII

Rime

PoeTree.it

1.1Candido spirto, che 'l terrestre velo
1.2D'esta candida donna così fai
1.3Candido e bel, ch'al mondo ha invidia il cielo;
1.4Deh tu, che sol la tempra intendi e sai
1.5De la rozza mia cetra, fa che fòre
1.6Possa da l'aspre selve trarla omai.
1.7Struggi la nebbia, asciuga il tristo umore.
1.8Che ne rende il veder debil e manco;
1.9Ond'io mal poi conosco il tuo valore:
1.10Che 'n sul Meandro non fu forse unquanco,
1.11Se vèr me volti punta di tuoi sguardi,
1.12Cigno visto com'io canoro e bianco.
1.13Beato core, in cui sì degni dardi
1.14D'Amor di te passar, di te, ch'al mondo
1.15Non è chi più gentil contempli o guardi,
1.16Che forza gli è spiccarsi dal profondo
1.17Del terrestre saver, e fin nel cielo
1.18Volarne scarco d'ogni fango e mondo,
1.19O bella donna, io rozzo, io non tel celo,
1.20Vorrei poter venir tuo servo o amante;
1.21Ma me lo nega Amore, abito e pelo.
1.22Le stelle non m'alzaro tanto avante,
1.23Non è il mio cor degno del vostro foco,
1.24Non puon tant'alto andar mie debil piante.
1.25Ché s'io fussi per voi pur punto un poco
1.26D'un degli strai del vostro amor, io giuro
1.27Che poggiar sin nel ciel parriemi un gioco;
1.28E come un nuovo Orfeo saldo e sicuro,
1.29Anzi al gran Giove cantare ardirei
1.30Le lodi vostre in stil candido e puro;
1.31E la mercé del ver, cotal farei
1.32Il ciel vago di te, che tutti in terra
1.33Verrebbon per vederti i sacri dèi.
1.34O caro amico, a chi dolce Amor guerra
1.35Co' suoi begli occhi move, adunque quale
1.36Pigra cagion nel sen la voce serra?
1.37Suscita il bel, da Dio datoti uguale
1.38Ingegno a' suoi gran merti, e con la penna
1.39Falla, ad onta del vil tempo, immortale:
1.40Ché se colei, che vicina a Gebenna
1.41Nacque in vil casa men bella, mercede
1.42Del gran Toscan, per viva ancor s'accenna;
1.43Perché non hai tu, pigro, ferma fede,
1.44Essendo ella di lei più bella e saggia
1.45(E questo chi nol sa, chi non sel vede?)
1.46Ch'ella più di lei viva, e ch'ogni spiaggia
1.47Susciti un'Ecco nuova, ch'a' tuo' accenti
1.48Risponda, ancor che la voce non caggia;
1.49E che le nostre e le più stranie genti,
1.50O vuoi quelle ch'or sono, o che verranno,
1.51Veggin le lodi sue sempre presenti?
1.52E se i pigri pensier tuoi ti diranno:
1.53– Taci, ché mal può penna di pensiero
1.54Non che di stil poggiar a sì gran scanno, –
1.55Rispondi lor che ad inalzar il vero
1.56Ogni picciola man vi basta; al finto
1.57Sì ben che grand'industria è di mestiero.
1.58Durò fatica Omer, che fe' che 'l vinto
1.59Greco apparisse al mondo vincitore,
1.60Ancor che fusse intorno al Xanto estinto;
1.61E 'l già detto Toscan logrò molt'ore,
1.62Per far parer una vil franciosetta
1.63Cosa degna del ciel co 'l suo favore:
1.64E fu mestier ad ala più perfetta
1.65Alzar lo stil di lor, che la menzogna
1.66Co 'l vel del ver volean tener ristretta.
1.67A chi loda Alessandro non bisogna
1.68Soverchia industria usar, che in ogni parte
1.69Che fusse grande, il sa chi non l'agogna:
1.70Ma chi vuol far parer con le sue carte
1.71O buon Nerone, o fedele Anniballe,
1.72Oh qui fa d'uopo aver l'ingegno e l'arte.
1.73E però china meco ambe le spalle
1.74Al dolce peso, a te sol dato in sorte:
1.75Leval tra le viole rosse e gialle.
1.76E basti alle tue forze, o lunghe o corte,
1.77Che 'nvolar cerchi la più saggia e bella
1.78Donna che fusse mai di man di Morte.
1.79Non bella come questa, o come quella,
1.80Con le vermiglie guance, o eburneo petto,
1.81O con gli occhi che splendan come stella:
1.82Ben che anco in questo, ad onta ed a dispetto
1.83E di questa e di quella, s'io 'l dicesse
1.84Ch'ell'è di lor più bella, avrei ben detto.
1.85Ma vadin pur gonfiate ed in se stesse
1.86Oggi altere e superbe; e poi domane
1.87Domandi tu lo specchio se son desse.
1.88Sol quella è bella, e sempre mai rimane
1.89Bella un dì più che l'altro di cui l'ostro
1.90De le virtù covre le parti vane.
1.91E qual'alma fu donna al tempo nostro
1.92Veduta o scritta ne l'antica etade,
1.93Simile, o 'n l'alto o in questo basso chiostro?
1.94E l'intelletto in lei de le più rade
1.95Cose ch'appaian oggi, e 'l più perfetto
1.96Di tutti gli altri è 'l disio che 'n lei cade.
1.97La sua memoria ha in mente chiuso e stretto
1.98Tutto quel ch'è nel cielo, il buono e il bello;
1.99Anzi lo vede qual puro angeletto.
1.100E chi arde per lei forza è che quello
1.101Foco ov'arde conosca, sì che poi
1.102Pingerlo possa altrui con bel pennello.
1.103Adunque, amico, il carco tocca a voi,
1.104Che conoscete le virtuti interne
1.105Ne la lor propria essenzia più che noi;
1.106Ed a me basti sin qui detto averne,
1.107Per satisfarvi, e s'io n'ho detto poco,
1.108È perché poco l'occhio mio discerne.
1.109Poco l'ingegno, e 'l mio stil rozzo e roco
1.110S'alza vie meno, e più basso soggetto
1.111Ne le mie basse forze appena ha loco.
1.112Stommi d'allor 'n una selva soletto,
1.113Con la mia rozza zampognetta, e chiamo
1.114Con essa or questo or quell'altro augelletto;
1.115E li prego, che quella ch'io sol amo
1.116In mia vece salutin qualche volta,
1.117Senza temer del vulgo onta o richiamo.
1.118Ed ella gli ode sì, ma non gli ascolta.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)