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1.1Dunque avrò speso tutti i passati anni,
1.2Donne mie care, ne le vostre lodi,
1.3Per riportarne un giusto odio alla fine?
1.4Giusto, se fusse ver ch'io mai dicessi
1.5Cosa che v'oscurasse pure un crino;
1.6Ma ingiusto, perché mai snodai la lingua
1.7In cosa che non fusse in onor vostro.
1.8Qual orecchia crudele, anzi bugiarda
1.9Fe' fede a voi (ah fede scempia e falsa!)
1.10Donne mie belle, donne oneste e care,
1.11Ch'io mai dicessi che voi fuste brutte?
1.12Io nol dissi giammai, e dirlo allora
1.13N'avea vie men cagion, che s'io dicessi,
1.14Che la mia rozza e gentil pastorella
1.15Fusse ver me benigna, o fusse pia.
1.16La qual quanto più fugge il mio conspetto,
1.17Quanto più gode di vedermi in doglia,
1.18Quanto più ride de' miei dolci pianti,
1.19Quanto più sprezza le mie preci oneste;
1.20Tanto più l'amo, tanto più l'adoro,
1.21E tanto più m'infiammo a seguitarla;
1.22Co' passi no, ch'i' non vo' farle oltraggio,
1.23Ma col pensier, con l'affetto del core:
1.24E dico, s'ella è cruda, ella ha ragione,
1.25Ché crudeltà d'amor vien da bontade.
1.26Chi dirà che 'n la vostra onesta e bella
1.27Compagnia fusse donna, che non sia
1.28Degna di onor, d'esser tenuta cara
1.29Da' più gentili spirti di quel Prato,
1.30Ch'ebbe di belle e sante ninfe sempre
1.31Appresso i Toschi il più gradito seggio;
1.32Ben dirà che la neve è negra, il corvo
1.33Bianco, umil il leon, benigno l'orso,
1.34La lepre ardita, e feroce la damma;
1.35Dirà che la palomba semplicella
1.36Viva di ratto, e l'aquila si pasca
1.37Di quel che le ministra aiuto umano.
1.38Quella ch'era con voi di più freschi anni
1.39M'ha co' begli occhi suoi più volte mostro
1.40Quanto possa la grazia in un bel volto;
1.41Quella che nacque in su la riva d'Arno,
1.42Non porge odor con quella maestade
1.43De la chiarezza de' suoi antichi padri?
1.44Chi non sa, quando guarda un quello aspetto
1.45De l'altra, che de' più famosi cespi
1.46Del verde Prato e de la bella Flora
1.47Uscì lieta, per far lieto il suo nido,
1.48Che v'alberga beltà, che leggiadria
1.49Vi ride ancor, che le Grazie vi scherzano,
1.50Se ben sei lustri gli ha già volti il cielo?
1.51La bella pianta, ch'è vicina al sacro
1.52Tempio del primo martir, con lo aspetto
1.53Pien d'umiltà superba e dolce asprezza,
1.54Non ti fa ella fede, chiunque fusse
1.55L'altra vostra compagna, che molti anni
1.56Ancor serva vestigie de l'impressa
1.57Beltà, ch'ivi era, quando esser dovea?
1.58Di queste dirà mal dunque il pastore?
1.59Il pastor dico, che già mille e mille
1.60Volte con una canna in piana terra
1.61Scrisse, e con punta di coltel su gli orni
1.62E su pe' faggi le lode di tale,
1.63Che se ben parve e se si tenne bella,
1.64Non potrebbe star vosco al paragone.
1.65S'altra vil pica con putrida bocca
1.66Sparse il venen di vile a gli occhi mai,
1.67Farlo dovea verso novella sposa.
1.68Che posso io far? Dunque l'altrui errore
1.69Patir debbo? Per questo tante e tante
1.70Fatiche perder? Per questo esser mostro
1.71A dito per nimico vostro, o donne?
1.72Deh piglivi pietà de' miei troppi anni
1.73Spesi per voi, e da spendersi ancora,
1.74Se ve ne resta: donne, io son quel vostro
1.75Servo, che non snodai la lingua mai,
1.76Se non per vostro onor, né dissi, o dico
1.77Cosa di voi non degna, e nol diria
1.78Per oro, per cittadi o per castella.
1.79Vinca il ver dunque e si rimanga in sella,
1.80E vinta a terra cada la bugia.
1.81Tu sai in me il tutto, Amor; fanne lor fede,
1.82E 'mpetrami pietà, ma non perdono.
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