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1.1Se inclinar ti può miseria umana,
1.2giusto Signor, plecaro Redentore,
1.3fa' la disgrazia tua a me lontana,
2.1sì che 'l servo fedel con tutto il core,
2.2che devote oblazion porge compiute,
2.3benigno essaudi; trâlo d'afanno fore.
3.1Drizza i miei gressi e l'ore invan perdute
3.2nel mio peregrinar; placido piaccia
3.3ridurre al fin d'etterna mia salute;
4.1né all'essito mio, Signor, dispiaccia,
4.2ma in quello e suprema ora assister voglia,
4.3sì ch'io possa fruirti a faccia a faccia,
5.1né ti ricordi in sulla estrema soglia
5.2di mie iniquità fragili e 'nferme,
5.3sì che 'l danno s'acresca oltre alla doglia.
6.1Ma quando del corpo esce 'l spirto inerme,
6.2placato acogli e 'n tua grazia raccetta,
6.3sì che in perenne gaudio lo conferme.
7.1Non intrare in giudizio a far vendetta
7.2col servo tuo, di grazia o vivo fonte,
7.3favorevol ricuopri, atta e rassetta;
8.1e mie deformità, ingiurie e onte
8.2nel novissimo dì, per tua clemenza,
8.3fa' oltre a' merti miei delet'e sciolte.
9.1Né patisca la tua magnificenza
9.2questa alma, opera propia di tue mani,
9.3pervenga al mio inimico a mia impotenza,
10.1né esser ludibrio a' famelichi cani,
10.2o di spiriti immundi strana preda,
10.3sì che, Signor, da te mai m'alontani,
11.1altro ch'i' speri in te trino e un creda.
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