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1.1Firenze mia, ben che' rimedi iscarsi
1.2a tua disposizion languida e inferma
1.3veggia pel lungo istrazio, oltraggio e danno,
1.4e' figli antichi affaticati e sparsi
1.5col miserabil popol che si scherma,
1.6sì gli aventizî tuoi condotti gli hanno,
1.7l'occulto odio e lo inganno
1.8vicin s'apressa a spelagar suo corso,
1.9po' che tanto è trascorso
1.10che in tutto è fuor del civil rito antico;
1.11gnun ti riserbi amico
1.12drento o di fuor, da' tuoi propri negletta,
1.13di libera suggetta;
1.14fatto hai pur sì ch'alfin ti se' ridotta
1.15scelerata e corrotta
1.16ch'assai ne spacci e pochi ne nutrichi.
1.17Né par che si disdichi
1.18nulla ch'al proprio commodo si stenda,
1.19vedova scapigliata in negra benda.
2.1Quante costituzioni, ordini e leggi
2.2han già rimosso e rinovato a posta
2.3di chi, più sormontando, ognor ti prieme!
2.4E gl'intimi e fedel sempre più aspreggi,
2.5rigida, istrana, ingrata e mal disposta
2.6co' 'ndegno merto a chi più t'ama e teme,
2.7onde copioso geme
2.8da sì viziosi estremi il mesto seno,
2.9ch'è già sì colmo e pieno
2.10che più non regge, e quel convien che scoppi;
2.11e tuoi prieghi adoppi
2.12come a Numanzia per Tiresio avenne,
2.13che, divisa, convenne
2.14mutar vita, costume, ordine e segno;
2.15né creder che disegno
2.16mai ben rïesca, male oprando l'arte,
2.17per condurre in disparte
2.18quel che conviensi a molti e 'n pochi agogni.
2.19Vuolsi al vero accostar, lasciando i sogni.
3.1Già non è questo il consüeto antico
3.2de' tuoi patrizî! Onde pigliasti il vizio,
3.3ch'or sì sfacciata al vïolar consenti?
3.4Ché se lor dritto oprâr, tu per oblìco
3.5conculchi ogni virtù, sormonti il vizio;
3.6pe' satelliti tuoi far più contenti,
3.7come ben t'argomenti!
3.8S'alla miseria tua cumuli affanni,
3.9già venzettesimi anni
3.10ch'a chi me' pasce più se' data in preda;
3.11né credo ch'altri il creda
3.12che me' ne incontri che l'opra si merti.
3.13Solenni, utili e certi
3.14spendevi i giorni; or par che ti rincresca
3.15cosa che ben rïesca,
3.16se non recalcitrare a tua salute.
3.17L'altre opre son perdute,
3.18ch'abito fatto tardi muta il vezzo;
3.19e parlo il ver, non per odio o disprezzo.
4.1D'ogni terribil più l'ultimo è morte,
4.2privazion necessaria, che spaventa
4.3chi piu s'inganna; agli altri è men noiosa.
4.4E ben che tôr quel ch'è dato per sorte
4.5natural puossi, ognun pur s'argomenta,
4.6mentre che può cercar pur qualche posa;
4.7ma tu, sempre ambiziosa,
4.8fai peggio a' tuoi ch'a' suoi non fé Giugurta,
4.9onde spesso è resurta
4.10confusa trasgression ne' membri tuoi,
4.11sicch'a' rimedi poi
4.12giugnesi al tempo sempre dopo il fatto.
4.13Rinnuovi ogni dì patto,
4.14gli altri riprendi e' tuoi non par che regga;
4.15credi tu ch'uom non vegga
4.16a che fin sempre a' buon cresci soverchi
4.17sol che non si ricerchi
4.18quel che ti preme e dal dover ti stoglie?
4.19Ma presto chi Dio manda a punto coglie.
5.1Non credi tu che nulla sia di sopra,
5.2po' che di sotto ogni atto vilipendi
5.3dagli appetiti infuor lascivi e insani?
5.4Dubiti tu che 'l merto esca dell'opra?
5.5E s'altrimenti, a che dunque intraprendi
5.6d'esser ognor co' tuoi propri alle mani?
5.7Questi tuoi modi istrani
5.8credo, s'a pochi giova, assai ne incresca
5.9e maggior danno acresca,
5.10perché le some son male agguagliate;
5.11son le sue riservate
5.12a chi si sa adattar, quand'egli è in volta.
5.13M'a chi va a briglia isciolta
5.14spesso ben gl'intervien; a chi mal, pensa!
5.15Per chi poi ne dispensa,
5.16né dorme ognor, che vegghia i fatti tuoi,
5.17provedi or mentre puoi,
5.18ché 'l tardar dubbio e 'l cominciar per tempo
5.19l'un nuoce e l'altro mai fu contro a tempo.
6.1Virtù circa il difficile consiste,
6.2ch'all'altro facilmente ognun s'asetta,
6.3secondo che 'l Filosafo discrive;
6.4e chi pel proprio al comun ben resiste,
6.5usurpator più che civil s'aspetta,
6.6chi così scellerato al mondo vive.
6.7Queste voglie lascive
6.8troppo hai lasciato andar destro e leggiero;
6.9io ti ricordo il vero:
6.10chi l'avesse per male a lui ben venga,
6.11pur che' vizî si spenga
6.12e tu in salute pristina ritorni.
6.13Filici e lieti giorni
6.14virtù partorirà se fia tua scorta,
6.15ch'altro non se ne porta
6.16alla partita nostra che la fama,
6.17ch'altrove poi ci chiama
6.18secondo l'opre meritorie e degne,
6.19salendo al ciel con trïonfali insegne.
7.1Se ben l'antiche e le moderne carte
7.2tratte ricercherai, tutto raccolto,
7.3da questa insino alla primiera etate,
7.4sempre in colmo vedrai lo 'ngegno e l'arte,
7.5niün violento diüturno molto,
7.6e 'l mondo pien di pessime derrate,
7.7che le cose passate
7.8con le presenti circular ci mostra.
7.9Inclita madre nostra,
7.10faccinsi al corpo i membri e l'alma unita,
7.11ché, se chi può ci aita,
7.12chi ne può nuocer poi, tegnendo il fermo?
7.13Ogni altro è scarso e infermo.
7.14E ch'i' 'l ricordi, amor mi strigne e scorge;
7.15ma s'altro ne resorge,
7.16ben ch'io sia scuso e pur commisi il danno,
7.17qui sta il dubbio e l'afanno,
7.18di che forse altri e me proprio affatico.
7.19Giudica or tu che 'l sai, se 'l ver ti dico.
7.20— Canzon, convienti aver senno e maniera
7.21altra che l'usitate tue sorelle,
7.22considerato ben quel porti in seno.
7.23Grave, modesta e con benigna cera
7.24guarti dal suon di fraüde mascelle,
7.25delle quali al dì d'oggi il mondo è pieno;
7.26risega il troppo e 'l meno,
7.27co' virtüosi e' buon sempre t'accosta;
7.28agli altri ista' nascosta,
7.29ch'oggi partorisce odio andar col vero.
7.30Ma se fia quel ch'i' spero,
7.31allor dimostrerrai qual drento giace,
7.32ch'or per lo me' si tace,
7.33ch'ogni cosa esplicar non si commenda,
7.34ma basta che chi gusta ognor t'intenda.
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