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1.1Quella abbundante grazia, che procede
1.2da chi governa e regge l'universo,
1.3che d'ogni parte ai suoi sempre provede,
2.1e l'aer ciniger, pulito e terso
2.2fa nubiloso e l'emisperio anotta,
2.3quando volto è Feton dal canto averso,
3.1e d'Elicona voi tutte a un'otta
3.2prestate ingegno e guidate a buon fine
3.3la salma, insin che sia salva ridotta!
4.1Ché chi co' poi le rose e chi le spine
4.2conduce il tempo, e non chi porta o merta,
4.3né tardi fien già mai grazie divine.
5.1Vecchiezza è mal che volentier si cerca,
5.2e chi la pruova a fin mal si contenta,
5.3come 'l figliuol fa di mala noverca.
6.1Però a voi ch'entrate si ramenta:
6.2s'è 'l venir dubbio e lo stare angoscioso,
6.3perché l'andarsen poi sì vi tormenta?
7.1Dovrievi esser assai men faticoso
7.2di noia uscir ch'acumulare affanni
7.3chi non volgesse in su l'acqua a ritroso,
8.1perché son tanti incarchi agli ultimi anni
8.2che mille volte il dì muorsi vivendo:
8.3chi se ne spaccia par che gli altri inganni.
9.1Onde, poi ch'a scoprir di lei mi stendo
9.2i proprî effetti e quel ch'ella contenga,
9.3venir parte per parte intendo aprendo.
10.1La virtù manca al corpo, e chi 'l sostenga
10.2trastullando si va coll'intelletto,
10.3sicché nulla che fa par si convenga.
11.1Ogni piacer rincresce, ogni diletto,
11.2e dibattesi tanto che si stanca,
11.3ché non che gli altri, se stesso ha in dispetto;
12.1né di dolersi mai cagion gli manca,
12.2ma 'l proprio suo riposo è 'l condolere.
12.3Barba ha canuta e la cervice imbianca,
13.1gocciola il naso e raccorcia il vedere,
13.2rigonfia il fiato e colla voce d'Ecco
13.3fa maraviglie, standosi a giacere.
14.1Lezzisce e fastidioso è come becco;
14.2crespa ha la fronte e grottose le ciglia
14.3con l'avanzo del cuoio arido e secco,
15.1e sentesi isfrullar parecchi miglia
15.2quando elli incorda e va palpando i tasti;
15.3vedelisi il cervel quando isbadiglia.
16.1E que' pochi avanzati denti guasti
16.2necessità converte in distruzione
16.3perché quasi a pigion gli son rimasti.
17.1Facile a ogni cosa s'interpone,
17.2perch'ode male e peggio udir gl'incresce
17.3quel ch'è d'ogni suo mal giusta cagione.
18.1Alle volte gl'incontra, e chi perde esce,
18.2che, perché la faccenda il serve bene,
18.3l'acoglie in tre, rizzando a spina pesce.
19.1Dolgongli i lombi e deboli ha le schiene,
19.2paralitico, atratto, sghembo e storto,
19.3mastica il morso; e, come si conviene,
20.1imbizzarisce ispesso; il collo ha corto.
20.2È mal chi gli aconsente ciò che vuole,
20.3e chi non gliel consente ha sempre il torto.
21.1Biasima il poco e dell'assai si duole,
21.2perch'ogni dì maggior sete s'accende,
21.3sì che sente altro caldo che di sole.
22.1Quando botta o madrone o fianco il prende,
22.2nulla si può che gli piaccia o rïesca,
22.3ma sempre loda e vuol quel più l'offende.
23.1Se dorme o vegghia, e par che gli rincresca,
23.2perch'ogni dì risurgon cose nuove,
23.3onde convien che la soma s'acresca.
24.1E come chi smarisce, e non sa dove,
24.2si radrizza e, ben che torni al segno,
24.3non li par desso e stima essere altrove,
25.1così rïesce al vecchio ogni disegno,
25.2perché natura manca e 'l fin s'apressa,
25.3né giova incanti o forza, arte o ingegno.
26.1E par ch'ogni giuntura sia sconnessa
26.2e' membri tutti lacerati e rotti;
26.3rinfresca un nuovo mal, se l'altro cessa.
27.1Non cade, ma rovina maggior botti
27.2ed è più vago, al modo bolognese,
27.3che non el ramaiuol di male notti.
28.1Sempre isquaderna e sta con l'anche tese
28.2e caccia l'unghie fra 'l concavo e 'l tondo,
28.3cercando le ginie di quel paese.
29.1E pel gran peso che carica il fondo
29.2fa grembo il pantacchiume rigonfiato,
29.3che par con quelle vene un mappamondo.
30.1A rincrescer comincia nel celato
30.2e nel palese ancor più d'una volta;
30.3Sinigallia ha in commenda e 'l censo ha dato.
31.1Se caso alcun gli occorre, ognun s'afolta,
31.2perché par lor mille anni uscir di noia
31.3pur che sia sì coral che faccia colta.
32.1Ognun prega e disidera che muoia;
32.2acresce il dubbio e mal può riparare,
32.3perché presto ha lasciar di qua le cuoia.
33.1Cogliesi il pan cornuto allo infornare
33.2e dolze è lo 'mparare a l'altrui spese,
33.3saper col tempo i suoi ben governare,
34.1guardar da l'ozio e dalle male imprese:
34.2così si cessan gli accidenti rei,
34.3né rincrescon po' lor l'erte o le scese.
35.1Torniamo a quel ch'è il miserere mei,
35.2con gravi accenti risonando a doppia,
35.3che propio par la zolfa delli ebrei.
36.1E questo è quel di che più criepa e scoppia
36.2che rimediar non può, penter non giova,
36.3sì che l'un mal coll'altro male acoppia.
37.1Amor ci è peggio ,
37.2ché il perder tempo a madonna non piace,
37.3perché l'ozio già mai fece util pruova;
38.1e come 'l coglie un tratto in contumace,
38.2e' può sonar di berta o di pipino
38.3che mai s'accordi a far quel che gli piace.
39.1E, per me' contraffare il libriccino,
39.2rivolge spesso, e, se l'amico grida,
39.3chiude gli orecchi e stassi a capo chino.
40.1E, meschin!, ché 'l conosce e non si affida
40.2scoprir gli aguati; al me' che può s'asetta
40.3per uscir dalle branche a mala guida.
41.1Così fa l'un dell'altro ognun vendetta,
41.2né creda alcun che, se non fa il dovere,
41.3che 'l giudizio di Dio presto l'aspetta.
42.1Vuolsi aguagliar con la voglia il potere
42.2e l'uno e l'altro poi usare onesto
42.3chi si vuol sempre in grado mantenere.
43.1Se vela gli occhi, egli è subito desto;
43.2ognuno alla carogna si dibatte
43.3insin ch'acconci a lor modo quel resto.
44.1Or morte, or coscïenza lo combatte,
44.2e, s'altrimenti e' volesse disporre,
44.3presi gli sono i dadi e parti fatte,
45.1così inanzi che caggia a chi 'l soccorre,
45.2dandogli a creder che sogna e vagilla,
45.3e ch'ogni sua ragion fa per apporre;
46.1onde dentro si rode e fuor distilla
46.2voci interrotte, e, voltosi al pimaccio,
46.3rimembra miglior vita e più tranquilla.
47.1Tapino a noi, quant'è greve l'impaccio
47.2a che nostra miseria ci riduce,
47.3sudditi a fame a sete a caldo e ghiaccio!
48.1Però chi presso al termin si conduce
48.2o si provegga avanti o e' s'assetti
48.3a sopportar quel ch'ella ci produce,
49.1perché quando i contrarî son ricetti,
49.2preso il partito e passato l'afanno,
49.3fatt'hai che dei e sia che vòl s'aspetti.
50.1Vendica mal chi pur aroge al danno,
50.2e peggio incetta chi vi si mantiene,
50.3perché 'nsieme col mal cresce lo 'nganno.
51.1Niuno ardisca o presuma, or noti bene,
51.2recalcitrar, perché chi è di sopra
51.3dispensa a' tempi quel che s'appartiene;
52.1e mercenarî suoi secondo l'opra
52.2meritansi che chi ha far non dorma,
52.3perché convien ch'alfin tutto si scopra.
53.1O tu che reggi gli altri e vuoi dar l'orma,
53.2va' più ristretto al taglio, ché il disegno
53.3è di quel che non sai metere in forma!
54.1Così Matusalem, ch'è carco e pregno,
54.2il tristo sacco fra l'orlo e la sponda
54.3si truova, e non vi giova alcun disegno.
55.1L'ira, la tosse e la rema gli abonda;
55.2ognuno al brancolar destro s'ingegna,
55.3e può bene affogar che niun risponda.
56.1Manca lo spirto e l'alma si rasegna
56.2presto dove 'l processo suo chiarisce
56.3ch'altro per l'util suo non si disegna,
57.1se non chi pò per farsa si squittisce.
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