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1.1Al fuoco! soccorrete, oimè, ch'io ardo!
1.2Sempre nocque esser tardo
2.1o differir codardo — a chi è disposto:
2.2quel ch'esser dee sia tosto,
3.1ché dove è il ver nascosto — e mal ridotto
3.2ne va del par lo scotto.
4.1Poi ci crepiamo sotto — e non si amenda.
4.2Chi ha gusto m'intenda,
5.1e ciascun mi riprenda, — s'io errassi.
5.2E pur pian pei mal passi,
6.1né trasandar si lassi — chi ha sospetto.
6.2Proverbio è comun detto,
7.1che che 'l vulgo iscorretto — cianci o ciarli,
7.2che qual saggio esser parli
8.1ha il cervel pien di tarli — e poco sale
8.2e aggiunge esca al male,
9.1ché diventa bestial, — ma non sel crede.
9.2Chi pur tardi s'avvede,
10.1né più nel mal procede, — è me' che mai,
10.2perch'oggi son gli stai
11.1dei fraudolenti assai, — colmi a malizia,
11.2che bisogna dovizia,
12.1per fuggir lor nequizia, — di riguardi;
12.2e cappionci i bugiardi,
13.1sussurroni e infingardi — in sul pulito,
13.2e quello è mal gradito
14.1che 'l ver porge espedito — e quel conviensi.
14.2Chi più n'ha me' dispensi,
15.1sicch'a' giusti e' compensi — ogni sua cura,
15.2ché chi non si misura
16.1passa presto e non dura. — Questo è certo.
16.2Colui è saggio e sperto
17.1che sa giucar coperto — al fuggir susta;
17.2e se pur non li gusta
18.1di seguir cosa ingiusta, — temporeggi.
18.2Se te vinci e correggi
19.1e bene ai tuoi proveggi, — hai fatto assai;
19.2ma se briga ti dai
20.1d'altrui, guarda che fai, — e sia con modo,
20.2ch'altrimenti io non lodo
21.1questo tanto istar sodo — in ben parere,
21.2contraffar di sapere
22.1sanza esser, per volere — esser tenuto.
22.2E sonmi anche avveduto
23.1che gli cognosco al fiuto — e sì per pruova,
23.2ch'ogni cosa par nuova
24.1s'ella non gusta o giova — a chi la vòle.
24.2L'un dell'altro si dole,
25.1e ciascun con sue fol — vòto ha il cervello.
25.2Chi me' volge mantello,
26.1colui per certo è quel — che gode il tutto.
26.2Il fatto è qui redutto,
27.1che poi mi son condutto — e senza iscorta,
27.2e la materia importa.
28.1Terrò per la più corta — per men dubbio;
28.2e parte ho volto il subbio,
29.1s'io non ma' stessi in dubbio — di mie doglie.
29.2Non correre al tôr moglie,
30.1ché 'l mal vien presto e coglie — e vassen piano,
30.2se non ti senti sano,
31.1perché lo stare invano — a lor rincresce:
31.2poca concordia n'esce
32.1e 'l fuoco ognor più cresce — alle tue spese.
32.2Seguitan poi le imprese
33.1e segreto o palese — ben convienti;
33.2così languisci e stenti,
34.1sicché indarno ti penti — dopo il fatto:
34.2non giova tregua o patto.
35.1Scorgonti mentecatto — e isvemorato;
35.2così male arrivato
36.1infine se' istraziato — da ognuno,
36.2né si ralegri alcuno
37.1se di questo è digiun, s'altro si serba.
37.2Assai strana e acerba
38.1e che corrode e isnerba — è ben l'offesa;
38.2ma più dura intrapresa,
39.1s'ella ti strigne o pesa, — a piggiorarla,
39.2e, credendo ritrarla,
40.1e' sia multiplicarla — a tuo malgrado.
40.2E truovasi di rado
41.1chi ben si scorga al guado — e porti in pace.
41.2Questo mondo è fallace:
42.1sol quel che giova piace — e dà solazzo.
42.2Non dir più ch'io c'impazzo;
43.1propio è d'anitre un guazzo, — a dirvi il vero,
43.2e da meno è ch'un zero
44.1chi 'l crede di leggiero — o chi 'l consente.
44.2Sai chi non vale niente?
45.1Chi si governa a mente — e gusta nulla;
45.2sempre invan si trastulla
46.1come fantin da culla, — e non si avvede
46.2che 'l tempo poi non riede,
47.1ma veloce procede — e passa corto.
47.2E ramarcasi a torto
48.1chi mal n'è istato accorto — e chi il conosce.
48.2Di strane e varie angosce,
49.1a chi non si sconosce, — è il mondo pieno;
49.2ciascuno ha le sue in seno,
50.1e quel par n'aggia men — n'è me' fornito.
50.2S'esser vuoi reverito,
51.1sappi pronto e spedito — contenerti
51.2cogli uomin saggi e sperti,
52.1ma gli occhi tieni aperti — a ogni giuoco;
52.2distingui il tempo e il loco,
53.1e tien che giova poco — il far del grosso.
53.2Ognun ci ha il suo soprosso,
54.1sicch'è il meglio aver dosso — di buffone.
54.2Parti buona ragione
55.1sì far del compagnon, — se non ti costa.
55.2Tien ferma la proposta,
56.1eppur sempre a tua posta — a te ritorna;
56.2non distender le corna
57.1con quel che ti soborna — innanzi tratto.
57.2Attendi e sta' pur quatto;
58.1ma quando e' vien quel fatto, — in pien l'acogli:
58.2accocca e ben raccogli,
59.1ché 'l render poi, se vuogli, — mai non manca.
59.2Molto ben si rifranca
60.1chi regge e non si stanca — nel ben fare;
60.2né vuolsi abandonare,
61.1ché chi sa conservare — avanza assai.
61.2Giammai tanto il gustai
62.1quanto oggi più che mai — il ricognosco;
62.2né di ciò mi scognosco,
63.1ché non pur sol nel bosco — si smarisce
63.2e boccon si patisce,
64.1ché mal poi si smaltisce — all'altrui colpa.
64.2Consuma e nervi e polpa,
64.3né quella che ti scolpa — non ten guarda,
64.4ma divien muta e tarda,
65.1lenta, vile e infingarda — a tua difesa;
65.2né giova far contesa
66.1quand'ella ha la via presa — e 'n piena è volta,
66.2m'aspettar la rivolta
67.1con pazïenza molta — c'è forzato.
67.2Quello è superbo e ingrato,
68.1malviso e allevato, — al parer mio,
68.2che non cognosce Iddio
69.1e sé mette in oblio, — né fa tale opra
69.2che' falli suoi ricopra,
70.1per conseguir di sopra — etterna grazia.
70.2N'è maggior la disgrazia
71.1che 'l stare in pertinazia; — è mai riparo
71.2l'amenda e 'l viver chiaro.
72.1Fare il mal tardo e raro — è quel che merta.
72.2Chi truova la via aperta
73.1e va cercando l'erta — è om leggieri.
73.2Di folli e van pensieri
74.1siàn pien più oggi ch'ieri — insino agli occhi.
74.2Non aspettar che scocchi
75.1se puoi, innanzi trabocchi, — reparare,
75.2ché folle è lo 'ndugiare
76.1per averlo amendar, — ch'è più tuo danno.
76.2Quei c'han provato il sanno.
77.1S'a chi coglie il malan — n'ha per più mesi.
77.2E qui par sien compresi
78.1quei c'han se istessi offesi, — al mio parere.
78.2Dicesi che 'l tacere,
79.1né altrui dispiacer — non nocque mai.
79.2Questo so che ti sai,
80.1ma del contrario assai — si son pentuti.
80.2Molti son conosciuti,
81.1ma pochi e proveduti — al far la mostra;
81.2l'effetto cel dimostra
82.1se in questa terra nostra — n'ha dovizia,
82.2c'han del senno notizia.
83.1Ma fanne maserizia — perché basti.
83.2Tu ben mi tocchi i tasti;
84.1non ci mordiamo i basti, — io te ne priego;
84.2basta! ch'io non tel niego
85.1che n'han ridotti in piego — e in pellicino.
85.2Ognun vuole il fiorino
86.1e il resto a buttino — è buona usanza.
86.2Parti bella civanza?
87.1Sì, mentre c'è abondanza — di balocchi.
87.2Guardisi a chiunche e' tocchi,
88.1ché parrà che rintocchi — allo sbucare.
88.2Che ti parrà da fare?
89.1Che sanza più indugiar — chi può provegga;
89.2chi presiede ben regga
90.1e gli altri si corregga: — questo è il modo.
90.2Tu mi parli in sul sodo;
91.1ma chi scio' questo nodo? — Ignun nol vuole
91.2Questo è quel che mi duole,
92.1che così di cazzuole — ci pasciamo;
92.2però poco possiamo
93.1e 'n fumo ce ne andiam: — questo è l'efetto.
93.2Pur, se non fosse accetto,
94.1s'intenda per non detto — a voi patrizî,
94.2ma vorria che i giudizi
95.1fusson qual son gli ofizî — buoni; e spesso
95.2parria altro processo,
96.1né saria compromesso — a perder piato.
96.2E, s'io mi perdo il fiato
97.1e non sarò imborsato, — io non mi sia.
97.2Qualche cosa pur fia,
98.1s'io levo ricadia — a me e a essi.
98.2Qual sarièno i processi,
99.1chi ritrar gli volessi — tutti appieno?
99.2Infiniti sarièno,
100.1ch'ogni lingua vien meno — a tale ofizio.
100.2Mercantile esercizio
101.1saria, al mio giudizio, — il camin ritto,
101.2e farà più profitto
102.1che star tutto il dì fitto — a imbeccar fave.
102.2Questo mi saria grave,
103.1però ch'ella è la chiave — a far quel fatto.
103.2Ver di' se 'l montar ratto
104.1e lo scender di tratto — van del pari;
104.2assai ben mi dichiari
105.1che nei superchi erari — ell'è aguagliata.
105.2Ahi, misera brigata!
106.1Voi fate gran derrata — a sì car pegni.
106.2Ognun s'adesca e ingegni,
107.1ma il giuoco non s'insegni — a chi nol sa.
107.2Abbisi il mal chi l'ha,
108.1ché molto ben gli sta, — s'ha quel che vuole.
108.2E se 'l comun si duole,
109.1spaccial pur di parole — e lascia andare,
109.2ché sciocchezza è istentare
110.1per aversi a guardar — pe' fatti altrui.
110.2Vuolsi por mente a cui,
111.1perché chi serve a lui — non serve a niuno;
111.2el meschin ch'è digiuno
112.1sanza riguardo alcun gli ha sormontati.
112.2Cresciuti e allevati,
113.1gli truova così grati — ai suo bisogni;
113.2né alcun par si vergogni
114.1a pascerlo di sogni — o d'ordir sette.
114.2Tal c'ha ancor le scarpette,
115.1con che pur ier ristette — uscir di villa,
115.2né sa né può disdilla,
116.1e le parole istilla — pel lambicco
116.2Quest'è di ch'io m'impicco,
117.1ché mai più non mi spicco — da' bizzarri
117.2né fa mestier ch'io narri
118.1come nei lor bazzarri — e' rigan ritto
118.2quanto dura il profitto
119.1né più si stende o è iscritto — in lor rubrica.
119.2Fu sempre usanza antica,
120.1donde il mal si nutrica, — al mio parere,
120.2ch'assai ghiotti a tagliere
121.1fan quistione al seder — pur per migliore
121.2contribuir l'onore.
122.1A chi 'l merta maggiore, — in ogni lato
122.2debba esser commendato,
123.1e 'l contrar biasimato — in chi l'abusa,
123.2ché 'l ben non vuole scusa
124.1ma al mal si pon l'accusa. — Chi è ribaldo
124.2istà pur fermo e saldo.
125.1Né per freddo o per caldo — non piegare,
125.2ma tienti nel ben fare,
126.1ch'egli è dolze imparare — a l'altrui spese.
126.2Guardati dalle 'mprese,
127.1e mantienti cortese — e vivrai lieto,
127.2pacifico e quïeto,
128.1e non ti affoltar drieto — alla brigata,
128.2ché spesso s'ha ghignata
129.1chi cerca gran derrata — a picciol pregio.
129.2Sai chi n'ha previlegio?
130.1Chi i buoni ha in dispregio — e in compromesso,
130.2Mastica il senno spesso,
131.1per tre polizze espresso — v'è imborsato,
131.2benché sia svemorato
132.1e publico aventato — In suoi processi
132.2E bench'io nol dicessi,
133.1pur da questi inframessi — esce la pesta:
133.2chi può gli altri calpesta
134.1e tanto la rimesta — che si assetta.
134.2Chi pur d'altrui cinguetta
135.1più che non se gli aspetta, — a dir fra noi,
135.2si sciopera ne' suoi,
136.1sicché gli adoppia poi — di gran misura.
136.2Chi troppo s'asicura
137.1e nulla o poco cura — ha gran tempiate,
137.2e anche alle fïate,
138.1perché ben la intendiate, — ne dà altrui.
138.2Bene è sciocco colui
139.1che va drieto al già fui — per darsi briga,
139.2perché 'l mal suo non striga,
140.1ma e' cresce fatica — sanza frutto.
140.2Quel ch'è disposto al tutto
141.1di governarsi e in tutto — e' fa a suo modo
141.2e mantienvisi sodo;
142.1se si cruccia i' nol lodo, — ch'egli ha il torto.
142.2Parlami schietto e scorto
143.1col parente, consorto e con l'amico;
143.2ma con resto non dico,
144.1ch'ognun diven nimico — a chi l'afibbie.
144.2Questo spesso con bibbie
145.1convien ch'apra e disfibbie — e guasti ogni arte,
145.2per seguire in disparte
146.1quelle non osa sparte — discoprire.
146.2Io parlo per ver dire,
147.1sol per quel può seguir, — non per disprezzo.
147.2Così mi sono avezzo,
148.1e notai, già buon pezzo — chi son quelli;
148.2e m'intende bene elli.
149.1S'alcun c'è, non favelli — e stia alla posta
149.2con la bocca composta,
150.1ché non ti faria sosta, — se potesse,
150.2pur che non si credesse,
151.1e vie più se sapesse — il danno grave.
151.2Malvagie anime prave,
152.1ch'avete in man la chiave, — ora è quel tempo;
152.2lavorate col tempo,
153.1ché sempre non per tempo — si dispensa
153.2per chi più grave il pensa
154.1e lo 'ndugio compensa — col suplizio!
154.2Assai è comune vizio
155.1biasmar l'altrui giudizio — e no il suo stesso,
155.2né lodo il cader spesso,
156.1o simile anche apresso — il pender sempre.
156.2Le sode e buone tempre
157.1reggon 'nanzi si stempre — maggior botte,
157.2ma sono oggi corrotte
158.1e fracide ridotte, — o preme il basto.
158.2E tal gugna è da pasto,
159.1c'ha 'l guidalesco guasto — e la farsata.
159.2Ahi, turba scellerata,
160.1s'ognun comporta e guata — il mal suo stesso!
160.2E chi in te il tutto ha messo,
161.1nelle Stinche o nel cesso — usi sua vita.
161.2E truovasi smarrita
162.1in te grazia espedita — e buon soccorso,
162.2ché troppo è duro il morso
163.1a spacciar per l'accorso — ognun che langue.
163.2Tra' fior sta ascosto l'angue,
164.1che ne consuma il sangue — e fin non ha.
164.2Dovria bastar chi fa
165.1quel che può, né più là — è l'uom tenuto;
165.2se chi può t'è in aiuto,
166.1fagli sempre il dovuto — acconcio e presto,
166.2né stimar troppo il resto,
167.1pur che sia pronto e desto — a mantenerlo
167.2onorare e temerlo,
168.1per potere riaverlo — volentieri.
168.2Chi crede di leggieri
169.1non riesce il pensieri — il più fïate;
169.2e nelle gran tirate
170.1si colgon le ghignate — allo infornare.
170.2Però meglio è l'andare
171.1rattenuto al tagliar, — più ch'al disegno,
171.2per non rimaner pegno
172.1o di favole pregno — con suo danno.
172.2Forse ch'alcun diranno
173.1che 'l darmi troppo afanno — mi diletta;
173.2altri che non si aspetta
174.1o troppo m'inframetta — a dire il vero.
174.2Or fusse ognuno intero,
175.1come e' saria mestiero, — a chi 'l conosce
175.2far che chi si sconosce
176.1gusti che son l'angosce — e torni a lega.
176.2Ma chi può ce la frega,
177.1e così preso ha piega — il ciambellotto.
177.2Quel che caccia al di sotto,
178.1o troppo mette a scotto — e poco acquista
178.2dove il tutto consista
179.1se si lamenta e atrista, — e' n'ha ragione.
179.2Chi non mète a stagione
180.1per nessuna cagion — seminar giova.
180.2E bestial si ritruova
181.1quel che si strazia in pruova — e piace altrui.
181.2Guardati da colui,
182.1ch'or d'altri, or di costui — ciance rapporta,
182.2che non ti spacci in sorta,
183.1perché 'l sacco che porta — ha tristo fondo.
183.2Chi in questo cieco mondo
184.1non sa notar va a fondo, — e sassi i danni;
184.2ma chi si pasce a inganni
185.1tosto convien che appanni — nella rete:
185.2perché, come sapete,
186.1quale asin dà in parete —, tal riceve.
186.2Nessun peso è sì greve,
187.1quanto quel strigner deve — coscïenza,
187.2sì ch'abbiate avertenza
188.1di scaricarla e senza — furia o fretta,
188.2ch'assai mal vi s'asetta
189.1chi pur l'estremo aspetta — e quivi è giunto.
189.2Vuolsi star sempre a punto,
190.1perché giugne in un punto — chi Dio manda.
190.2Fornisce e non domanda
191.1quel che ragion comanda e i suoi precetti.
191.2Guarda dove ti metti;
192.1esamina i suspetti — e 'l tempo e 'l modo
192.2e fondati in sul sodo,
193.1né mai, per frodo o lodo, — andrai a ricorso,
193.2perché troppo è trascorso
194.1dar botte d'orbo o d'orso — a occhi aperti;
194.2e quei ne sono esperti,
195.1c'hanno i colpi sofferti — e fatto prova.
195.2Chi in bisogno si truova
196.1e vuol far la ripruova — delli amici
196.2fuor de' tempi filici,
197.1presto, più che nol dici, — si chiarisce;
197.2ma chi in grado salisce,
198.1beato chi supplisce — al proferersi!
198.2E chi in prosa e chi in versi,
199.1chi me' sa vuol valersi — di frittelle.
199.2Passa pur colle belle,
200.1ma, se t'esce di quelle — ed ha' danari,
200.2guida il giuoco de' pari
201.1e sanza indugiar guar — rispondi a coppe,
201.2resecando le troppe;
202.1e spaccia le faloppe — per lo corso,
202.2sicché non sia rincorso,
203.1ma saldo tieni il morso — e va' imbrigliato.
203.2Quello è male avisato
204.1che 'l giuoco ha dimostrato, — ov'elli è colto;
204.2è spiacevole istolto
205.1chi imbizzarrisce molto — e tardi riede.
205.2Quel che l'altrui possiede,
206.1s'al dover poco accede — e fanne archimia,
206.2giuocola più che scimia;
207.1né giova arte di scrimia — a render poi.
207.2E se alcun n'è fra noi,
208.1questo pe' fatti suoi — non si contende;
208.2basta, se vilipende,
209.1che a cerchio riprende — i suoi seguaci,
209.2sol per farli capaci
210.1che' colpi son fallaci — a far da senno.
210.2Quel che 'ntende per cenno
211.1o sta sodo al tentenno — ha buona testa;
211.2l'opra tel manifesta,
212.1se corrisponde a sesta — o se indovina.
212.2Chi fa danno in cucina
213.1s'afibia cappelina che s'accosta,
213.2né ricuopre a sua posta
214.1quel che caro li costa — alcuna volta.
214.2Ahi, gente ingrata e istolta!
215.1La vostra non fia colta, — ma gravezza;
215.2se nel mal fare avezza,
216.1ch'assai vi dà gramezza, — ignun s'amenda,
216.2di voi pietà vi prenda,
217.1né più ci si contenda — e poserete.
217.2Gustate ove che sète,
218.1ch'a tempo ancor sarete — a ciò disporre,
218.2sanza più contrapporre,
219.1perché chi più trascorre ha maggior botto.
219.2Ricordivi quel motto,
220.1ch'a ogni esperto e dotto si rapporti.
220.2ch'altro non se ne porta
221.1alla partita corta — che la fama.
221.2Amianci; ama chi t'ama.
222.1La ragion vi ci chiama — onestamente
222.2e natura il consente.
223.1Adunche vi stia a mente — istar provisti;
223.2scegli dai buoni i tristi,
224.1così l'onor n'acquisti — e te rifranchi.
224.2E riservinsi i granchi,
225.1ché grascia non ci manchi — per quaresima
225.2a chi gli tenne a cresima,
226.1ché con quella medesima — si spassi,
226.2sicché 'l fummo s'abbassi,
227.1spacciandoli per cassi — alla lucchese.
227.2Se così fai palese,
228.1fien le virtù raccese, — e non per prezzo.
228.2Né creder ch'or da sezzo
229.1l'asino muti il vezzo — ma sì il pelo.
229.2Io ti canto il Vangelo,
230.1e, s'io son tuo, nol celo, — e tu lo sai;
230.2sempre tel dimostrai,
231.1ch'a buon'ora provai — morsi del mozzo.
231.2Parmisi al mento e al gozzo,
232.1sicché ancor pel singhiozo — il mal mi preme.
232.2Sia benedetto il seme
233.1e chi 'l produsse insieme — a far tal frutto,
233.2che 'l fatto ha sì ridutto
234.1che n'ha rifranchi in tutto — e da gran male.
234.2Poco si gusta e vale,
235.1né in Firenze è spezial — che schietto il tenga.
235.2Per dio, che si mantenga,
236.1che guai per quei si spenga — o si rovescia!
236.2ché n'uscirà tal vescia
237.1che in tutto ci arovescia — e tardi sana.
237.2Nel pel si freghi a piana
238.1a chi cerca mattana — o contrapporsi;
238.2ma co' calci e coi morsi,
239.1innanzi che si smorsi, gli si aricci,
239.2fornendolo a tre licci,
240.1sicché si raccapricci — chiunque l'ode.
240.2Né smozzicate code
241.1o vi fate alle prode, — ma nel mezzo;
241.2e rimbuchivi al rezzo,
242.1sicché s'esca di lezzo — e vitupèro.
242.2Amor mi strigne intero
243.1a ricordarvi il ver — né mai fu' ingrato;
243.2e, s'io sono biasmato,
244.1forse anche commendato — da qualcuno.
244.2Il ver conosce ognuno;
245.1pur se non fusse alcun — chi me' il sa fare
245.2riprendi, ché è men dare
246.1o più tosto abbaiar — che parlar motto,
246.2o metter del suo a scotto.
247.1Sappia ch'io ho altro sotto — ch'io non mostro
247.2e scorgo il paternostro,
248.1meglio assai nol dimostro, — da quel fatto.
248.2E così di bel patto
249.1chi mi vòl mal sia fatto — e ben gli venga
249.2quanto par si convenga;
250.1e in quel proprio il mantenga come vòle,
250.2sicché, s'alcun si dole
251.1e le giuste parole a torto accusa,
251.2chi gusta e intende faccia la mia scusa.
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