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Poesie

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1.1Non ebbe tal disio in terra Appollo
1.2di poter giugner Danne, che 'n alloro
1.3si convertì germinante rampollo,
2.1né di trovare alla fonte del moro
2.2Pirramo Tisbe el diputato giorno,
2.3com'io di veder te, signor decoro,
3.1che se' tanto famoso e tanto addorno;
3.2i' dico a te, signore Astor gentile,
3.3che se' da tanti colpi offeso intorno,
4.1per parte della donna signorile
4.2ch'abbi isperanza in Dio e pazïenza
4.3nel loco ove ti truovi infimo e vile;
5.1ché 'n brieve tempo il ciel con suo cremenza
5.2ti darà tanta gloria e tanto onore
5.3che tu trionferai ogni potenza.
6.1Pazïente comporta il gran dolore
6.2e pensa che fortuna non tien fermo
6.3istato di vassal né di signore.
7.1I' ho veduto già più ch'un vil vermo
7.2essere un uomo e poi far salto grande,
7.3e 'n un punto un san corpo farsi infermo.
8.1Questo mondo ci dà d'amare ghiande
8.2e va ciascun che vive or alto or basso
8.3e gusta dolci e ostiche vivande.
9.1Ricordati, signor, che 'n più fracasso
9.2e in maggior affanni e in più mali
9.3e in più crudo e spaventevol passo
10.1son suti imperadori e gran reali,
10.2principi, duchi, marchesi e signori;
10.3or pensa un po' coll'almo a questi tali,
11.1ché ti parranno e tua martir minori,
11.2ché nella aversità l'aver compagni
11.3è alleggeramento de' dolori.
12.1A quanti vir famosi grandi e magni
12.2cascò in un punto già tutta lor gloria,
12.3i' non vi penso mai ched io non piagni.
13.1Deh, recati, signore, un po' a memoria
13.2che il gran re Siface de' Numidi
13.3a' Roman fece trïonfar la storia;
14.1fé mille morti e fra mille micidi
14.2vide la moglie alle man del nimico:
14.3or pensa se metteva urla e stridi!
15.1Ancor, caro signor, ti mostro e dico
15.2che Cadmo, re di Tebe, fu cacciato
15.3della città, che fé; i' tel riprìco.
16.1Perse re del suo regno fu privato,
16.2Vitelio cesare il popolo romano
16.3vide rivolto in sé e nel suo stato;
17.1fu Dario incatenato molto istrano:
17.2or pens'a lui e al fuggir di Nerone
17.3e Ariba de' Molossi re sovrano,
18.1e 'l crudo istento, il duolo e la passione
18.2di Olimpiade e Marco Attilio
18.3e gli altri, a' qual la fortuna s'oppone,
19.1e molti morti e stentati in esilio,
19.2e molti c'han sofferto inique cose,
19.3e con questi, signore, te aumilio.
20.1Teseo fé molt'opere gloriose
20.2e gli Atteniesi per la Grecia spersi
20.3rimisse nelle patrie lor graziose;
21.1e questi tal cogli animi traversi
21.2a cacciarlo d'Attene fecion mossa;
21.3or vedi, signor mio, uomin perversi.
22.1Morì in esilio e non trovò chi l'ossa
22.2volesse che tornassin consentire,
22.3per non dar lor nella patria la fossa.
23.1I' ti potrei di tanti e tanti dire,
23.2c'hanno trovato e lor popoli ingrati
23.3e che vilmente gli han fatti morire.
24.1Iscipïone, avendo soggiogati
24.2Cartagine e Nomanzia e lor superba
24.3e grand'onor della Spagna acquistati,
25.1trovò chi l'accusò con fronte acerba
25.2ch'egli era iscelerato e barattieri;
25.3or vedi quanto mal fortuna serba,
26.1ché fu l'accusa presa volentieri
26.2e fu chiamato nel roman giudizio:
26.3o popolazzi ingrati, istolti e fieri!
27.1La 'ngratitudine è del popol vizio
27.2e di que' che s'aiuton col mal dire
27.3e nel far peggio metton l'essercizio.
28.1I' t'ho voluto queste cose dire
28.2per farti comportar con pazïenza
28.3l'affanno che t'è dato, magno sire.
29.1A te bisogna usare arte e cremenza,
29.2finché fortuna volga la sua rota,
29.3la quale è mossa da 'ngegno e prudenza.
30.1E più, signor mio caro, intendi e nota
30.2che il trovarti tu in cotesto istato
30.3sì ti farà iscoprir più d'una nuota.
31.1Conoscerai chi t'è amico fidato
31.2e chi sono i felloni e i fittizi
31.3e chi t'are' servito e chi 'ngannato,
32.1e potrai giudicar con ver giudizi
32.2gli amici da bonacce e non d'affanni,
32.3perché 'l ver vedi e non giudichi a 'ndizi.
33.1E per util conforto de' tuo danni
33.2ti dico che 'n virtù tu sia secondo
33.3e che 'n virtù tu spenda e futuri anni.
34.1Saratti un grand'onor, signor giocondo,
34.2se con gran zelo e con almo verile
34.3conoscer ti farai al cielo e 'l mondo.
35.1Or fa' che nel tuo petto signorile
35.2non giaccia alcuna nebul di trestizia,
35.3ch'è cosa innorma, iniqua, atroce e vile.
36.1Lo spirto tuo t'empia di letizia
36.2e nelle riprension la caritàe,
36.3e tardo datti e tôti d'amicizia:
37.1la rigidezza mischia d'equitàe,
37.2sobrïetà nel cibo, e nel tuo andare
37.3continüato sia la gravitàe.
38.1Abbi soavità nel tuo parlare,
38.2misura nel dormire, e tardo el riso,
38.3e sia veloce e pronto al premïare.
39.1A tal t'allegra e a tal turba viso,
39.2e sopra tutto abbia freno al tormento
39.3agro punisci, e fa' d'aver conquiso
40.1el superbo nimico; e tardo e lento
40.2punir tuo cittadino a te richiede
40.3e del suo mal ti mostra malcontento.
41.1In ciò che tu consigli usa la fede
41.2e abbi libertà nel giudicare,
41.3ché nell'uom grande l'error più si vede;
42.1e se non vuoi in alcun modo errare,
42.2piglia di tutti e buoni e buoni esempi
42.3e farâti in virtù uom sanza pare.
43.1E a' tuo mali iniqui, atroci e empi
43.2i' ti do per conforto la speranza
43.3che trïonfar faratti e futur tempi.
44.1I' ti consiglio e dicoti in sustanza
44.2ch'abbi isperanza in Dio alto e sovrano,
44.3c'ha d'atar chi lo spera per usanza.
45.1Chi farebbe al villan gittare il grano,
45.2se non fusse isperanza, o a' mercanti
45.3andar per mare, o per poggio o per piano?
46.1Cammillo andò in esilio con gran pianti
46.2e 'n brieve tornò a Roma dittatore
46.3con gran trïonfo di drieto e davanti;
47.1Alcibiade d'Attene a furore
47.2cacciato fu e presto ritornòe
47.3e cogli umani ebbe 'l divino onore.
48.1O quanti esempli da mostrare i' t'hoe,
48.2che chiunche ispera in Dio capita bene!
48.3E però ispera in Lui, ch'atar ti puòe.
49.1La divina bontà infinita ène
49.2e sempre tiene aperte le sua braccia,
49.3che di misericordia istanno piene.
50.1Ispera, signor mio, presto bonaccia
50.2di trïonfare e salire in gran fama,
50.3e ogni odio e dolor lascia e discaccia,
51.1ch'i' veggo el ciel ch'a gran gloria ti chiama,
51.2e vedi che tu se' già 'n tanto onore
51.3ch'ogni potenza italica ti brama.
52.1Tu se' fra tutti e cavalieri il fiore,
52.2e hai fortuna, e fati, el cielo, el mondo,
52.3e gl'imperi e' reali in tuo favore;
53.1e 'n piccol tempo sarai sì giocondo
53.2che non sarà verun sopra la terra
53.3in grado tal che non ti sia secondo,
54.1però che Marte, imperador di guerra,
54.2eletto t'ha per natural figliuolo
54.3e per te mille glorie il giorno incerra;
55.1e Giove, re del cielo, e l'altro stuolo
55.2di tutti quanti e sacri e santi iddei
55.3la grazia lor concedono a te solo.
56.1Adunque, signor mio, lascia gli omei
56.2e rallegrati in festa, in galdio e 'n gioia
56.3con questi tua parenti; e po' vorrei
57.1che, come tu ti senti fuor di noia,
57.2velocemente tu vada a vedere
57.3quella dama gentil, prima che muoia.
58.1E voi, donne e signor, con gran piacere,
58.2quantunch'i' posso, vi suplico e priego
58.3che 'l grande Astore amiate, ch'è dovere,
59.1perché d'amarlo il ciel non gli fa niego,
59.2anzi gli viene ogni sua gloria dando.
59.3Ed io a tutti voi servo mi lego
60.1e umilmente mi vi raccomando.
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