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Poesie

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1.1Se 'l Paradiso si formassi in terra,
1.2si converrebbe quell'ordin pigliare
1.3di quel giardin, dove nulla non erra.
2.1I' non vi so lo 'ntero racontare,
2.2ché, non ch'un giorno, chi vi stessi un anno
2.3ridir non lo potrebbe sanza errare.
3.1E nel seder ch'i' fe' sul terzo scanno,
3.2mi feria per la fronte ver levante
3.3un'aura soave sanza affanno,
4.1che faceva ogni fronda tremolante,
4.2non già sì forte che dell'ordin fora
4.3alcuna uscisse o movesse le piante.
5.1E 'n questa forma istando, i' presi allora
5.2el libro ch'i' avea in mano, e sì l'apersi
5.3per legger come sta chi s'innamora.
6.1E com'io n'ebbi letto venti versi,
6.2tre belle donne m'apparvon davante,
6.3e in ciascuna molta biltà scersi.
7.1In prima giunta, i' mi rizzai tremante
7.2e non sapevo che dire o che farmi,
7.3né s'ell'eron mortali o dee sante.
8.1Iscesi gli scaglion de' bianchi marmi
8.2e serrai il libro e fe' le braccia in croce;
8.3allora una di lor prese a parlarmi.
9.1Fu quella ch'era in mezzo, e d'una voce
9.2onesta e bella disse: «Non dubbiare,
9.3ché qui giov'ogni cosa e nulla nuoce!
10.1Così vi potess'io vedere entrare
10.2quello eccelso signore, alto e perfetto,
10.3di cui i' vo' tacer, più che parlare!»
11.1E poi mi disse: «O spirto benedetto,
11.2se Dio ti guardi da ogni micidio,
11.3di' di che tratta el tuo gentil libretto».
12.1I' dissi a lei: «Le pìstole d'Ovidio
12.2sì son qui iscritte e fanno a chi le legge
12.3sentir d'amor talvolta alcun sossidio.
13.1Vedrai com' Amor trionfa e regge
13.2e suo suggetti, e come alcuna volta
13.3l'uno premiato e l'altro fier corregge».
14.1Allor disse costei: «Amico, ascolta:
14.2per quella cosa sola ti scongiuro
14.3che può la negativa averti tolta,
15.1ch'al priego mio tu non ti mostri duro,
15.2ma una pistoletta legghi a noi,
15.3ch'essempro ci possa esser nel futuro
16.1a poter miticar gli affanni e nòi;
16.2e con ogni onestà al tuo piacere
16.3sì ci offeriamo: eleggi qual tu vuoi!»
17.1Ed io sì le risposi: «Egli è dovere
17.2ch'io ubbidisca a voi non com'uom libro,
17.3ma come 'l servo buono el suo messere,
18.1e però di servirvi io mi dilibro;
18.2di questo e d'ogni cosa sono sponte».
18.3E a sorte e fortuna apersi il libro;
19.1e quando Fille iscrisse a Demofonte
19.2la sua mancata fede e i sua guai
19.3fu quella che mi venne in prima fronte.
20.1E quando quello a legger cominciai,
20.2dov'ella si dolea che non tornava,
20.3dicendo: «Qual cagion ti tien? Che fai?»
21.1e poi con seco l'accusa e scusava,
21.2dicendo: «Oggi non vien, doman verràne»,
21.3e non veniva e 'l tempo se n'andava,
22.1i' vi prometto e giuro in veritàne
22.2che, mentre ch'io leggea questi accidenti,
22.3gli vidi a quella donna di biltàne
23.1gittar sospiri e singhiozzi cocenti
23.2e molte volte storcere e piegare
23.3e con silenzio far molti lamenti.
24.1Vidila come cener diventare;
24.2talor vermiglia o bianca la vedea,
24.3e mille forme o più usò mutare.
25.1Infinsi non vederla, e pur leggea
25.2la cominciata pìstola, e al fine
25.3i' dissi: «Al vostro onore», e poi tacea.
26.1La bella donna allor disse: «Meschine
26.2son quelle innamorate come Fille,
26.3e 'ncresce e duolmi di queste tapine».
27.1E poi rivolse a me le sue pupille
27.2e disse con un atto ornato e pio:
27.3«Per parte mia e di queste due ancille
28.1dich'io che tu domandi, amico mio,
28.2con onestà quel ch'a te pare o piace,
28.3ché noi soddisfareno il tuo disio.
29.1Così sien posti e mia tormenti in pace
29.2come noi t'atterren quel ch'io prometto;
29.3se non, ch'i' arda com'un'unta brace!»
30.1Allor dissi, ridendo: «Il dono accetto,
30.2e non vi chieggo terre, oro o argenti,
30.3ma vo' saper perché mentre c'ho letto
31.1gittasti fuor sospir tanto cocenti,
31.2mostrando tanto affanno e tal martiro
31.3a tanti istrani e novelli accidenti».
32.1Allor costei gittò un gran sospiro
32.2e disse: «Ohi me lassa, omè dolente,
32.3a che obrigo m'hai, incrito viro!
33.1I' vorre' 'nnanzi che ciò che presente
33.2ti fusse conceduto, che avere
33.3a dirti la passion, che 'l mio cor sente;
34.1ma intendo di seguir quel ch'è dovere
34.2e soddisfar la tua dimanda intera,
34.3e quel ch'i' ti promissi i' vo' attenere,
35.1perché 'l mio cor da te aiuto ispera
35.2di qualch'util consiglio o buon conforto,
35.3prima che l'alma ispiri e 'l corpo pèra;
36.1se più s'indugia il salutevol porto
36.2a porgermi il soccorso, e mia lamenti
36.3verranno presto al fine e 'l corpo morto».
37.1Io dissi a lei: «Questa pena che senti,
37.2s'egli è onesto, di' donde diriva
37.3e gli amari sospir che fuori avventi;
38.1ed io prometto a te, per quella diva
38.2gloria superna che trïonfa in cielo,
38.3in trinità etternalmente viva,
39.1che con almo severo e veril zelo,
39.2per riparare al tuo crudele strazio,
39.3el sangue metterò, la carne e 'l pelo».
40.1Ella piangendo disse: «I' ti ringrazio;
40.2or odi, e 'ntenderai tutti e mia affanni,
40.3e l'appitito tuo ne farò sazio.
41.1Egli è passato più di quindici anni
41.2ch'i' mi trovai un giorno ad una festa,
41.3che fu 'l principio di tutti e mia danni.
42.1Di Mantova el signor facea questa
42.2per la menata sua novella isposa,
42.3ove fur più signor di magna gesta.
43.1Fra gli altri fu quella vittorïosa
43.2persona del gentil signore Astore,
43.3ch'era a vederlo una mirabil cosa.
44.1E, com'io l'ebbi visto, in mezzo il core
44.2Cupido mi lanciò d'uno stral d'oro;
44.3e questo mi fu 'l primo e 'l sezzo amore.
45.1Costui è quel ch'i' bramo e ch'io adoro,
45.2e quel ch'io chiamo e cerco e ch'io disio,
45.3e quel pel quale i' mi consumo e moro.
46.1E or vo' che tu sappi, amico mio,
46.2ch'i' mi dolgo di lui amaramente
46.3perc'hae la fede sua messa in oblio.
47.1Mentre che 'n Mantua istette il sir possente.
47.2onestamente presi forma e modo,
47.3ch'i' gli pote' parlar segretamente.
48.1Dissigli: «Sir, quand'io ti veggo o odo,
48.2i' mi sento nel petto il cor gioire,
48.3perché col tuo amor n'ha' fatto un nodo».
49.1Ed egli il simigliante m'ebbe a dire,
49.2e più piangendo: «Il mio cor mi martella,
49.3perché forzato son da te partire».
50.1E, com'intesi sì crudel novella,
50.2risposi: «Signor mio, come faròe
50.3s'i' non vedrò la tua persona bella?»
51.1Ed egli allora: «I' ti prometto e doe
51.2per testimon di me tutti gl'iddei
51.3che 'n men d'un anno a te ritorneròe».
52.1Allor, forte piangendo, i' dissi: «Omei!
52.2fa' di me, signor mio, quel che ti piace,
52.3ch'i' non dico altro che: memento mei».
53.1Allor nella mia fronte e' diè la pace,
53.2e di nuovo promisse il far ritorno,
53.3e con questo lascia' 'l signor verace.
54.1E nel proprio apparir dell'altro giorno,
54.2i' lo vidi montar sopr'un corsieri,
54.3e, con molti iscudier ch'egli have intorno,
55.1prese licenza, e verso e sua sentieri
55.2si dirizzò, e me con molta noia
55.3lasciò sospesa e fra vari pensieri,
56.1come sa chi d'amore aspetta gioia.
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