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1.1Chi darà a gli ochi mei d'acqua mai tanto,
1.2ch'io possa lacrimar sì longamente,
1.3che adequi al mio gran duol l'assiduo pianto?
1.4Unde averò mai voce sì dolente,
1.5che esprimer possa pur la minor parte
1.6de la grave passion che 'l mio cuor sente?
1.7Se mai chiesi a cantar ingegno e arte,
1.8o biondo Apollo, or prego che m'aiti
1.9a lacrimar in queste flebil carte,
1.10però che ho i spirti mei così smarriti
1.11como quelli a chi el fulmen presso ha dato,
1.12che restan senza senso impauriti.
1.13Ehimè! Milan de la sua gloria è orbato:
1.14simel par ora a un prezïoso anello
1.15che de la cara gemma sia privato;
1.16perso ha il figliol diletto e io un fratello:
1.17lui del suo cuor, io d'un conforto privo,
1.18che mai più troverò simil a quello.
1.19Ah! morto è il magno mio Vesconte divo,
1.20errario di virtù e ornamento
1.21de la patria sua mentre fu vivo:
1.22ben se conviene un publico lamento
1.23a così grave e publica iattura,
1.24e tenebre da poi che un sol è spento.
1.25Che d'altro ha mai peccato in lui Natura,
1.26se non in darli così breve vita?
1.27Matre, perché gli fusti in questo dura?
1.28Fortunato era cun bontà infinita
1.29e virtù sempre gli abitava in petto,
1.30che raro cun fortuna vien unita.
1.31La Parca cun un colpo maledetto
1.32ha troncato quel fil donde pendea
1.33tutti i ben che pon far un uom perfetto.
1.34Ma fa, se sai, o dispietata e rea,
1.35ché 'l tuo furor contra Virtù non vale:
1.36tu sei profana e lei sacrata dea.
1.37Morto hai el mio Vesconte e le'immortale
1.38li farà el nome, e a l'alma glorïosa
1.39per salir sin al ciel ha dato l'ale.
1.40Ma, lasso, ehimè! partita dolorosa
1.41non già per te, Gaspàr, ma per chi resta
1.42a lacrimarte in questa via fangosa.
1.43Vedo la patria lacrimosa e mesta
1.44e i spirti gentil pianger dispersi
1.45qual grege spaventato da tempesta:
1.46e chi non sa d'una passion dolersi,
1.47gli ascolti, e se non lacrima cun loro
1.48più che Niobe certo ha i sensi persi.
1.49Sento le Grazie e di Parnaso il coro
1.50pianger e col figliol Venere afflitta
1.51e Minerva dolerse cun costoro;
1.52Febo ha la lira sua rotta e sconfitta
1.53e piange per Gaspàr qual per Fetonte
1.54pianse, quando smarrì la via diritta.
1.55Amici vedo poi del mio Vesconte
1.56se avvien che un tempo non se sian veduti,
1.57pianger inseme cun le man congionte
1.58e per superchio duol restati muti,
1.59guardarsi lacrimosi ambi nel volto
1.60e dar suspiri in cambio di saluti.
1.61E quando queste cose e vedo e ascolto,
1.62ch'ognor fan più crudel la piaga mia,
1.63dico: - Deh fuss'io ancor teco sepolto! -.
1.64Almen, ahi tristo me! non vederia
1.65questi eiulati e questi accenti orrendi,
1.66qual vedendo, Pluton se attristeria.
1.67E se io sento da poi che alcun commendi
1.68l'opere sante e sue parolle accorte
1.69e quei gesti suavi e reverendi,
1.70vero è che ogni suo onor me piace forte,
1.71ma pur alor rinova il mio dolore,
1.72che io vedo quanto ben m'ha tolto morte.
1.73Né vado in loco alcun, né vengon l'ore
1.74dove e quando il vedea, che non se impiaghi
1.75per la memoria in mille parte il cuore.
1.76Ehimè! non trovo cosa che me apaghi,
1.77ehimè! la metà ho perso di me stesso:
1.78sempre di pianti gli occhi mei fien vaghi,
1.79per fin ch'io non ti sia, Gaspàr, apresso.
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