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1.1Taque il Bardo, ciò detto, e più vicina
1.2fece l'orecchia ad ascoltar. Vezzosa
1.3dall'altra sponda la gentil Malvina
1.4della bocca alcun poco aprì la rosa,
1.5e coll'alma dal petto peregrina
1.6il bel viso sporgea, desiderosa
1.7d'udir gli accenti di quel labbro amato,
1.8su cui tutto già vola il cor piagato.
2.1Allor Terigi incominciò: Gran cose,
2.2egregio veglio, a raccontar m'inviti,
2.3come in sua forza Bonaparte pose
2.4l'Egizia terra co' suoi pochi arditi;
2.5e qual propizio Nume a più famose
2.6prove salvo il ridusse ai nostri liti,
2.7ove i furori della patria spense
2.8tutti, e d'Italia il rio destin redense.
3.1Ma chi spinger potrà securo e solo
3.2per tanto mar la temeraria antenna?
3.3Il valor di che parlo, è di tal volo,
3.4che nol può seguitar vela né penna.
3.5Stanca è la tuba della Fama, e solo
3.6qualcun de' fatti memorandi accenna;
3.7e si lamenta che, ognor schietta e vera,
3.8le più volte tenuta è menzognera.
4.1Già l'orgoglio alemanno avea piegato
4.2dinanzi al franco sull'Isonzo il ciglio,
4.3e l'insubre paese trionfato
4.4nuove leggi reggean, nuovo consiglio;
4.5mentre ruggendo e a miglior dì serbato,
4.6il veneto Lion perdea l'artiglio;
4.7ed Europa, che pace ai re chiedea,
4.8già le sue piaghe ristorar parea.
5.1Sol del sangue d'Europa e del suo pianto
5.2cresciuta sempre, e sempre sitibonda,
5.3Anglia feroce dell'ulivo al santo
5.4ramo insultava su l'atlantic'onda,
5.5e comprava delitti, e sol di tanto
5.6si dolea, che non fosse ancor feconda
5.7di tradimenti assai la disleale
5.8quant'era di valor la sua rivale.
6.1Questa di ferro e di sublime ardire,
6.2quella d'oro e di fraudi era possente.
6.3Vide il grande Guerriero che ferire
6.4fea bisogno la cruda in Oriente,
6.5e all'avara su l'Indo inaridire
6.6dell'auro corruttor la rea sorgente:
6.7ché su l'Indo inesausta ed infinita,
6.8non sul Tamigi, è di costei la vita.
7.1Chiude l'alto pensier nel suo gran seno,
7.2fa di forti un'eletta, e al mar s'affida.
7.3Non sì tosto sul dorso hallo il Tirreno,
7.4che giunto al Nilo già la fama il grida.
7.5Salvo uscito sul libico terreno,
7.6l'esercito si volse all'onda infida:
7.7guatò l'immensa liquida pianura,
7.8e ricordossi delle patrie mura.
8.1Allor pronto le schiere a parlamento
8.2raccolse il Magno, e la serena vista
8.3girando intorno, con quel forte accento
8.4ch'ogni volere al suo volere acquista:
8.5Soldati, ei disse, a illustre esperimento,
8.6a famosa io vi guido alta conquista,
8.7che costumi, virtù, commercio abbraccia,
8.8e di quest'orbe cangerà la faccia.
9.1Voi ferirete a morte l'infedele
9.2Anglia, cui tanto il nostro danno alletta.
9.3Di qua si passa al cor della crudele,
9.4di qua vassi di Francia alla vendetta;
9.5qua vi chiamano i pianti e le querele
9.6d'un altro mondo che soccorso aspetta.
9.7Al fulgor della gallica bandiera
9.8l'Indo da lungi alza la fronte, e spera.
10.1Soldati, Europa vi contempla, e grande,
10.2grande è il destino che adempir vi resta.
10.3Rischi, affanni, fatiche, e memorande
10.4pugne, la danza a cui vi meno è questa.
10.5Ma parlo ai forti, a cui già le ghirlande
10.6d'Arcoli e Dego coronar la testa;
10.7parlo al Franco guerrier, parlo a' miei figli
10.8nello stento esultanti e ne' perigli.
11.1Molto voi feste per la patria, molto
11.2per la gloria, per me. D'assai più ancora
11.3farete adesso; ch'io vi scorgo in volto
11.4già la fiamma d'onor che vi divora;
11.5già il suon dell'armi, già le voci ascolto
11.6accusatrici d'ogni vil dimora.
11.7Ma chi vil può mostrarsi in questo lido,
11.8ove ancor suona d'Alessandro il grido?
12.1Quella che incontro torreggiar si mira,
12.2è città da quel Magno un dì fondata.
12.3Colà dentro la grande Ombra sospira
12.4dal molle abitator dimenticata.
12.5Or la sdegnosa, raddolcendo l'ira,
12.6da que' merli contenta ella ne guata,
12.7e impaziente a vendicar ci chiama
12.8l'onor prisco già spento, e la sua fama.
13.1Qui molte troveremo orme profonde
13.2dell'antico valor. Chiaro il Romano
13.3su questo suol fu spesso e su quest'onde,
13.4né il Franco andrà da quello oggi lontano.
13.5L'emulaste finora; or, se risponde
13.6l'usato ardir, l'eguaglierete. Invano
13.7nol vi prometto. Ditelo, se mai,
13.8promettendo vittoria, io v'ingannai.
14.1Fur ignei dardi al sen queste parole:
14.2Armi ognun grida, all'armi ognun si sprona.
14.3L'ali al piè, l'ali al cor, primo esser vuole
14.4a por ne' rischi ognuno la persona.
14.5Tragge lampi e terror dai ferri il sole:
14.6l'allegro canto de' guerrieri intuona
14.7l'esercito volante, e si confonde
14.8l'inno di Marte col fragor dell'onde.
15.1Animoso di ratte orme l'arena
15.2venìa stampando innanzi a tutti il Duce.
15.3Non macchiava vapor l'aria serena;
15.4schietta e larga dal ciel piovea la luce:
15.5quando repente (a me medesmo appena
15.6il credo, e il vidi con quest'occhi) un truce
15.7prodigio apparve. Tu l'ascolta, e al vero
15.8darà fede in segreto il tuo pensiero.
16.1Mugge il mar senza vento, e sopra il mare
16.2da prestissimi vortici sospinta
16.3negra una nube di lontano appare
16.4di vivo sangue tempestata e tinta.
16.5Dal fosco grembo ad or ad or traspare
16.6una forma terribile indistinta.
16.7Dritta vêr noi, veloce, alta, tremenda
16.8venìa dall'Asia l'apparenza orrenda.
17.1Dalla parte onde il nembo a noi procede,
17.2tutto è il ciel buio; dalla nostra è un riso
17.3di purissima luce. Il guardo vede
17.4quinci un inferno, e quindi un paradiso.
17.5Giunta là dove nel mar bagna il piede
17.6degli Arabi la torre, all'improvviso
17.7tuona la nube, squarciasi, e fuor caccia
17.8immenso spettro con aperte braccia.
18.1L'alto capo toccar gli astri parea,
18.2ma il piè sotterra s'inabissa. Stende
18.3su l'Africa una man, l'altra spandea
18.4su l'Asia, e parte ancor d'Europa offende.
18.5Al fianco il brando, al fronte l'elmo avea,
18.6e sotto l'elmo dell'altar le bende.
18.7Scosse un gran libro, e il libro che s'aprìo,
18.8scritto in fronte mostrò: Voce di Dio.
19.1Schifosa, oscena, e per gran piaghe impura
19.2tutta appar la persona. Ha la sembianza
19.3carca di duol, smarrita e mal sicura,
19.4quasi senta mancar la sua possanza.
19.5Mette, e par che riceva la paura
19.6che altrui dar cerca. Cavernosa stanza
19.7di rance zanne la livida bocca
19.8pestifera mefite intorno scocca.
20.1Girò su noi l'orribil guardo, e foco
20.2dagli occhi dardeggiò, ma smorto e tetro;
20.3digrignò i denti spaventosi, e roco
20.4muggì, come spezzata onda, lo spetro;
20.5e udir mi parve questo tuon: Sì poco
20.6temuta è dunque la mia possa? Addietro,
20.7addietro, gente dell'altrui bramosa,
20.8la più di tutte audace e perigliosa.
21.1Se con la spada e co' pensieri ardite
21.2tradurre al culto di ragion la terra
21.3che in mal punto attingeste, e alle meschite
21.4ed ai costumi ch'io fondai, far guerra,
21.5e turbar l'ozio del mio regno, udite
21.6ciò che nel grembo all'avvenir si serra;
21.7Franchi, udite e tremate: mille porte
21.8per tutti esterminarvi apre la morte.
22.1Altri in dure battaglie, altri di stento
22.2e di squallido morbo, altri trafitto
22.3sotto il ferro cadrà del tradimento;
22.4faran bianco le vostre ossa l'Egitto.
22.5Le vele che portar tanto ardimento,
22.6fulminate dall'Anglo in rio conflitto,
22.7d'Abukir lasceranno infame, e bruna
22.8di Franca strage la fatal laguna. -
23.1Mi fêr l'orrende profezie fremire.
23.2Volsi gli occhi al gran Duce, e su la fiera
23.3fronte gli vidi folgorar l'ardire;
23.4li rivolsi allo spettro, e più non v'era.
23.5Ben di lampi e di fumo in Abukire
23.6una striscia mirai, che densa e nera
23.7tra le galliche antenne in frettolose
23.8rote nel mar tuffossi, e si nascose.
24.1Scarco di quel funesto ingombro il cielo
24.2tornò sereno, e tornar lieti i petti.
24.3D'un cor medesmo e d'un medesmo zelo
24.4moviam rapidi, quieti e circospetti.
24.5E già quanto due volte è un trar di telo,
24.6in ordinanza militar ristretti,
24.7d'Alessandro siam sotto alla cittade
24.8scossa al baleno dell'ignote spade.
25.1Qui l'ardua cominciò Nilìaca impresa.
25.2Chi fia che tutta a mano a man la dica?
25.3Il dì primiero combattuta e presa
25.4cadde d'Egitto la reina antica.
25.5Munir le mura e il porto di difesa
25.6fu del secondo rapida fatica;
25.7norma si diede e provvidenza all'uopo
25.8de' cittadini il terzo e l'altro dopo.
26.1In Rosetta nel quinto, in Damanuro
26.2brillò nel sesto di nostr'arme il lampo.
26.3L'altro fe' Rammanìa, l'altro fe' scuro
26.4d'Araba strage di Cebrissa il campo.
26.5De' re alle tombe ne' seguenti un duro
26.6conflitto arse: vincemmo; e senza inciampo
26.7del fortunato Bonaparte al piede
26.8l'Egizie sorti il dì ventesmo vede.
27.1Dietro il volar di sue vittorie è lento
27.2della parola e del pensiero il corso.
27.3Ancor Cinzia col bel carro d'argento
27.4tre giri intégri non avea trascorso,
27.5che sottomesso ogni nemico o spento,
27.6Menfi sentìa del Franco impero il morso
27.7dal Pelusìaco seno alle rimote
27.8spiagge, ove dritta il piè l'ombra percuote.
28.1E sagge furo e salutari e dive
28.2del vincitor le leggi, e dolce il freno.
28.3Sovente conquistar l'Egizie rive
28.4l'Arabo, il Perso, il Turco, il Saraceno;
28.5ma fu crudo il conquisto, e ancor lo scrive
28.6colma d'orror la storia, che sereno
28.7farà il sembiante, e allegrerà gl'inchiostri
28.8l'opre narrando del Cirneo Sesostri.
29.1Oltre Gaza respinti, oltre Siene
29.2del Canopo i tiranni, a far beati
29.3gli abitatori, a sciorne le catene
29.4i pensier tutti dell'Eroe fur dati.
29.5I santi dritti, ond'esce il comun bene,
29.6i costumi, le curie, i magistrati
29.7restituisce; e pien di maraviglia
29.8l'uomo dell'uom la dignità ripiglia.
30.1Con severa bilancia ripartito
30.2regola il carco che la patria impone;
30.3frange i ceppi al commercio che fiorito
30.4l'arti risveglia, a cui la pace è sprone.
30.5Per le vie, per le case al dolce invito
30.6l'industria ferve: ogni squallor depone
30.7il già cangiato Egitto, e sente a prova
30.8la presenza del Dio che lo rinnova.
31.1Vita di tutto Ei tutto osserva, e saggio
31.2dispon dell'opra il mezzo e la maniera.
31.3Tale il re delle pecchie, allor che il raggio
31.4del monton sveglia l'alma primavera,
31.5a riparar del rio verno l'omaggio
31.6desta al lavor del miele e della cera
31.7l'industri ancelle, e, osservator severo,
31.8le fatiche ne scorre e il magistero.
32.1Altre intendono ai favi, altre la manna
32.2van de' fiori a predar cupide e snelle.
32.3Qual le compagne a scaricar s'affanna,
32.4qual del dolce licore empie le celle.
32.5Queste, tratti i pungigli, la tiranna
32.6torma de' fuchi caccian lungi; e quelle
32.7castigano le pigre. Un odor n'esce
32.8che ti ristaura, e il lavorìo più cresce.
33.1Con infinita provvidenza il senno
33.2de' suoi sofi comparte il sommo Duce.
33.3Altri l'ombra del punto fissar denno,
33.4che rompe all'arco meridian la luce.
33.5Altri i portenti investigar, che fenno
33.6chiaro l'Egitto, ovunque ne traluce
33.7l'orma ancor maestosa, alla cui vista
33.8il pensiero stupisce, e il cor s'attrista.
34.1Quei dell'alcali indaga e de' metalli
34.2i segreti covili, arcano obbietto
34.3di maraviglia; per deserte valli
34.4questi raccoglie il peregrino insetto.
34.5Qual pe' freschi del Nilo ampi cristalli
34.6del muto abitator turba il ricetto
34.7ittiologo bramoso, e qual procura
34.8nuove piante all'amor della natura.
35.1Ai lenti ceppi di tenace arena
35.2altri toglie i canali; e quando i cólti
35.3chieggon del Nilo la feconda piena,
35.4corregge i flutti vagabondi e sciolti.
35.5Altri all'aura le late ali disfrena
35.6di ventoso molino; altri per molti
35.7gorghi in severo idraulico travaglio
35.8getta nell'onde il tentator scandaglio.
36.1Sagaci intorno al chimico fornello
36.2sudano intanto d'Esculapio i figli,
36.3che de' morbi a frenar l'atro flagello
36.4d'erbe e nitri facean dotti perigli.
36.5La schiava al fato stirpe d'Ismaello
36.6l'arte che a morte sa troncar gli artigli
36.7stupita impara, e vede alfin che dove
36.8l'uom si guarda, il destin l'urna non move.
37.1Così l'alme scienze ricondotte
37.2alla terra natìa per mano amica,
37.3dopo l'orror di lunga iniqua notte,
37.4salutar liete la lor cuna antica.
37.5E di saper più ricche ed incorrotte,
37.6e con fronte più casta e più pudica,
37.7il delitto espiar d'un esecrando
37.8timor del Vero, che le spinse in bando.
38.1Bello il vederle ai porti, alle bastite
38.2girar tra spade e bronzi, e con le pure
38.3man le seste, gli squadri e le matite
38.4oprar tranquille in mezzo alle paure.
38.5Bello il veder le vie coperte e trite
38.6di guerrieri e di sofi: e le secure
38.7canopie genti intanto dappertutto
38.8raccor dell'armi e della pace il frutto.
39.1Securo punge il suo cammel, né teme
39.2dall'Arabo ladrone onta e rapina
39.3il viator: libera il dorso preme
39.4l'Indica merce all'Eritrea marina.
39.5Di Bonaparte è l'occhio ovunque è speme
39.6dell'utile, o del meglio: in sua divina
39.7mente Ei lo volge ad ogn'istante, e il piede
39.8move rapido e franco ove lo vede.
40.1Tutto discorre il Delta, ed ogni passo
40.2è un beneficio. Intento a ciò che giova,
40.3ode, osserva, provvede, né mai lasso,
40.4o nascendo o morendo il sol, lo trova.
40.5E se talvolta di vigor già casso,
40.6lo spirto no, ma chiede il corpo nuova
40.7di forze emenda, di veder ti pensa
40.8Giove in riposo all'Etiopia mensa.
41.1Ché pari a Giove Ei pur talor discende
41.2alla dolcezza d'ospital convito.
41.3N'esulta in cor l'Egiziano, e pende
41.4da quelle labbra di stupor rapito.
41.5Se in lui veder nelle battaglie orrende
41.6credette il divo d'Iside marito,
41.7or n'udendo il sublime almo sermone,
41.8Pittagora ascoltar pargli e Platone.
42.1De' suoi gravi di senno alti pensieri
42.2fa tesoro la Fama; e sì voi pure
42.3moli eterne di Céope e di Meri
42.4li parlerete coll'età future.
42.5Il maggior de' Potenti e de' guerrieri
42.6qui, direte, s'assise, e le mature
42.7sentenze svolse dal profondo petto,
42.8e fu degno di cedro ogni suo detto.
43.1Gli occhi alzando di Céope al sublime
43.2monumento, dell'arte immenso affanno,
43.3contra cui le già stanche e mute lime
43.4del tempo vorator dente non hanno:
43.5Venti secoli e venti dalle cime
43.6di quella mole a contemplar ci stanno,
43.7sclamò l'Eroe. L'udì la Fama, e disse:
43.8Cadrà quel masso, non quel detto. E scrisse.
44.1Giunto là, dove Neco il gran tragitto
44.2fece alle Rubre nelle Libich'onde,
44.3con lieto grido salutar l'Invitto,
44.4sceso a bearle, quelle chiare sponde.
44.5Ma sdegnoso dell'istmo il derelitto
44.6mar vermiglio, agitò le rubiconde
44.7spume, e cercò, sentendo il fato amico,
44.8pien di nuova speranza il varco antico.
45.1Tutto guardando, e tutto in sé romito
45.2il Magnanimo intanto esaminava
45.3l'acque, le prode, il ben acconcio sito
45.4che le porte al commercio Indo dischiava.
45.5Del figliuol di Psammìtico l'ardito
45.6genio il seguìa dappresso, e gli mostrava
45.7l'orme ancor vaste del canal che spinse
45.8l'orto all'occaso, e in un due Mondi avvinse.
46.1E ben la fiamma al cor gli s'accendea
46.2dell'emula virtù, ben nell'audace
46.3pensier gli lampeggiò la grande idea,
46.4che forse ancora nell'Eroe non tace.
46.5Ma diverso lassù fato volgea.
46.6Già nuove palme gli prepara il Trace
46.7stretto coll'Anglo, a cui la Franca sorte,
46.8arbitra fatta dell'Egitto, è morte.
47.1Sul mar di Siria e in Acri, ove Fortuna
47.2sfida a conflitto la virtù francese,
47.3ondeggia al vento con la turca luna,
47.4ahi vile accordo! il leopardo inglese.
47.5Di Joppe e Gaza la campagna è bruna
47.6di barbari già pronti a inique offese.
47.7Ma tante torme e tante armi son polve
47.8dinanzi a quel valor che tutto solve.
48.1Vide il costoro orribile macello
48.2il monte che l'Ebreo sacra ad Elìa.
48.3L'umil terra lo vide, u' Gabriello,
48.4siccome è scritto, salutò Maria.
48.5E tu il vedesti, tu che d'Israello
48.6apristi all'arca trionfal la via,
48.7retrogrado Giordano, e la seconda
48.8fuga tentasti con la trepid'onda.
49.1E fôra il muro al suol caduto alfine
49.2che in Acri il sommo Vincitor rattenne;
49.3e avrìa rimesso la Fortuna il crine
49.4alla mano che stretto ognora il tenne;
49.5ma il Ciel, che a più mirande e peregrine
49.6prove il chiamava, all'alto ardir le penne
49.7precise, il Ciel che a più levarlo inteso,
49.8due gran fati al suo brando avea sospeso.
50.1D'Asia il fato e d'Europa era pendente
50.2da quella spada, e trepidava il Mondo.
50.3Librò, credo, amendue l'Onnipossente,
50.4e ponderoso in giù scese il secondo.
50.5Sparve l'altro più lieve, e nella mente
50.6si rinchiuse di Dio, che nel profondo
50.7del suo consiglio or forse il fa maturo,
50.8né par che molto restar debba oscuro.
51.1S'offerse agli occhi allor di Bonaparte
51.2grande un prodigio, e qual vulgossi, occulto
51.3nol vi terrò; ch'egli è d'eterne carte
51.4degno, né debbe rimaner sepulto.
51.5Già d'Acri a terra rovinose e sparte
51.6cadean le mura; del superbo insulto
51.7già il fio pagava l'Ottoman, cui resta
51.8solo un riparo, e mal potea far testa.
52.1Tacita uscìa dalle cimmerie grotte
52.2la nemica del dì; ma non del Duce
52.3tacea la cura, che per l'alta notte
52.4in mille parti il suo pensier traduce.
52.5Ed ecco balenando aprir le rotte
52.6ombre a' suoi sguardi un'improvvisa luce;
52.7ecco stargli davanti eccelsa e ritta
52.8l'augusta immago della Patria afflitta.
53.1Avea lacero il crin, smorto il bel viso,
53.2e su la guancia lagrime e squallore.
53.3Guatò muta il Guerriero, e il guardo fiso
53.4parea sul volto gli cercasse il core.
53.5Indi un sospir dal petto imo diviso:
53.6Mi conosci tu? disse: al suo dolore
53.7non ravvisi la madre? e il suo periglio
53.8dunque ancora non parla al cor del figlio?
54.1Tu fra barbare genti, inutil vanto,
54.2cogli d'Asia gli allori; e il fero Scita,
54.3giunto coll'Unno, al crin mi sfronda intanto
54.4quei che lasciasti nella tua partita.
54.5Né questa è tutta la cagion del pianto,
54.6lassa! né sola è questa la ferita
54.7che mi dà morte. I figli, i figli, ahi stolti!
54.8spengon la madre in ree discordie avvolti.
55.1Grande, felice, e di valor precinta
55.2feci io tutti tremar, mentre fui teco.
55.3Or giaccio oppressa, disprezzata e vinta;
55.4ché Bonaparte mio non è più meco.
55.5Il tuo lasciarmi, il tuo partir m'ha spinta,
55.6m'ha, misera! sommersa in questo cieco
55.7di mali abisso, e dell'uscirne è vano
55.8ogni sforzo, se lungi è la tua mano.
56.1Torna, deh! torna a me, figlio, mia speme,
56.2mia speranza, mio tutto. A che ti stai
56.3cercando pur su queste rive estreme
56.4gloria minor del tuo coraggio? e il sai.
56.5Salvar la patria che t'invoca e geme,
56.6pensaci, è gloria più solenne assai.
56.7Deh! non patir ch'empio ladron ne tolga
56.8la vita, e il pugno in queste chiome avvolga.
57.1Non patir che la bella itala figlia
57.2usurpator sarmatico t'involi.
57.3Piange in barbari ceppi, e si scapiglia
57.4l'infelice, e non è chi la consoli.
57.5A te le sue catene, a te le ciglia
57.6alza, pregando che a scamparla voli.
57.7Il promettesti, lo giurasti, e furo
57.8sempre d'un Dio la tua promessa e il giuro.
58.1Vieni dunque, e ne salva. Delle genti
58.2in te gli occhi son fissi. Il mormorìo
58.3del mar che freme è carco de' lamenti
58.4che ti manda l'Europa; odi, per Dio!
58.5se frapponi al soccorso altri momenti,
58.6tu più patria non hai. - Disse, e sparìo
58.7come baleno; e per la via che prese,
58.8di gemiti suonar l'aria s'intese.
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