1.1Su le Noriche nevi alta già sparge
1.2le sue rose l'Aurora, e saltellante
1.3di ramo in ramo il passer mattutino
1.4in suo garrire la saluta, e chiama
1.5alle cure campestri il villanello.
1.6Surge Ullin; ma d'amor punta la figlia
1.7già vegliava infelice, e del languente
1.8Terigi tutta notte avea portato
1.9nel pensier le ferite e le parole.
1.10Trovolla il padre su le soglie assisa
1.11della stanza ove giace il giovinetto,
1.12guardiana pietosa, ad ogni lieve
1.13rumor d'aura mettendo alle socchiuse
1.14valve l'orecchio, e palpitando. E quegli,
1.15fatto sicuro della vita, e vinto
1.16dal soave sopor che nelle stanche
1.17membra sì grato la natura infonde,
1.18del perduto vigor prendea ristauro
1.19in dolcissimo obblìo. Sereno intanto
1.20l'almo d'Iperion lucido figlio,
1.21su le pannonie cime i rugiadosi
1.22destrier sferzando, lampeggiava il puro
1.23fulgido riso allegrator del mondo,
1.24e su le vinte d'Ulma eccelse mura
1.25di tremoli baleni illuminava
1.26lo sventolante tricolor vessillo.
1.27Dalle propinque rupi stupefatto
1.28il Tedesco lo vide, e de' futuri
1.29danni presago ne tremò. L'accorto
1.30Tirolese lo vide, e su la speme
1.31di destino miglior sorrise e tacque.
1.32Il Bavaro lo vide, ed alto un grido
1.33di giubilo mandò, che l'adorato
1.34suo Prence richiamava, e i rai divini
1.35della Vergine stella adornatrice
1.36del Vindelico cielo, e non sapea
1.37che ciel più bello glie l'avrìa rapita.
1.38Vid'egli pur la vincitrice insegna
1.39dal romito suo tetto il Bardo Ullino,
1.40e al piagato Guerrier, che al dì novello
1.41in quell'istante i lumi aprìa, ne porse
1.42esultando l'avviso. Ed ei l'infermo
1.43fianco sul letto sollevando, e tutto
1.44tremante di piacere: Oh! ch'io la vegga,
1.45ch'io la vegga, gridava. E sì parlando
1.46barcollante si leva, alla fidata
1.47spalla si folce del buon vecchio, e il passo
1.48move; e di forze povertà non sente:
1.49tanto puote la gioia. In rusticano
1.50acconcio seggio lo compose Ullino
1.51sul varco della soglia, e dirimpetto
1.52coll'accennar del dito il trionfante
1.53vessillo gli mostrò. Corse al Guerriero
1.54tutta l'alma negli occhi a quell'aspetto,
1.55gli tolse il gaudio le parole; e l'atto
1.56della bocca, del ciglio e della fronte,
1.57e tutta la sembianza era un sorriso
1.58del cor che lieto per la vista uscìa.
2.1Da quel dolce spettacolo rimossi
2.2ancor Terigi non avea gli sguardi,
2.3quando cupo da lungi e ognor più spesso
2.4di bellicosi bronzi un tuon sentissi,
2.5che dell'Istro muggir facea le rive
2.6con lugubre rimbombo; a cui gementi
2.7scotendo il peso delle bianche brume
2.8con sordo echeggio rispondean le selve.
2.9Eran pugne novelle, che ne' campi
2.10di Neresemo e Langenò novelli
2.11rapidi lauri raccoglieano al crine
2.12del Magno Bonaparte, a cui, se pure
2.13altro resta da farsi, il fatto è nulla.
2.14Qua finisce un conflitto, e là comincia
2.15l'altro; e veloci d'un sol capo al cenno
2.16per diverso sentiero alla vittoria
2.17volan dovunque delle Franche armate
2.18i magnanimi duci: a quella guisa
2.19che dell'alto Gottardo i fragorosi
2.20liquidi figli dal paterno fianco
2.21con orrendo fracasso si devolvono
2.22per quattro parti, e sbarbicate e lacere
2.23giù rotando le selve a quattro pelaghi
2.24portano le sorelle onde velivole
2.25a nudrir di Nettuno il vasto imperio,
2.26e le procelle risonanti e i turbini.
3.1Come intese Terigi il tuon de' cavi
3.2fulminanti metalli, indizio certo
3.3di calda zuffa, fiammeggiò nel viso,
3.4erse il capo, gli prese il corpo tutto
3.5una smania, un tremor: quale il pugliese
3.6generoso destrier che, delle tube
3.7lo squillo udito e delle spade il cozzo,
3.8vibra incontro al romor gli acuti orecchi
3.9con erto collo e scintillanti sguardi;
3.10scàlpita la sonante ugna il terreno,
3.11spiran foco le nari, e alla battaglia
3.12par che sul dorso il cavaliero inviti.
3.13Tal si fece Terigi. Ed ecco, ei grida
3.14fieramente animoso, ecco sanate
3.15le mie ferite: datemi, rendete
3.16al mio fianco l'acciar: vola il coraggio
3.17de' miei fratelli a nuove palme, ed io,
3.18io qui resto? io che tutto ancor non diedi
3.19alla patria il mio sangue, al mio Signore?
3.20A me l'armi, su via, l'armi. Ed in questa
3.21si rizzò, ricercò con gli occhi il brando,
3.22e verso quello la man stesa, il passo
3.23vacillante tentò; ma non rispose
3.24l'infermo piede alla virtù del core.
4.1Posto a giacer di nuovo, e in lui sedato
4.2quel non saggio desìo, grave lo prese
4.3per la mano il vegliardo, e così disse:
4.4figlio, mal serve al prence suo chi troppo
4.5di servirlo s'adopra. Arsa di vero
4.6zelo hai tu l'alma pel tuo Re? fa stima
4.7d'una vita a lui sacra. I suoi guerrieri
4.8sono i suoi figli: sue pur anco adunque
4.9le tue ferite. E tu le sprezzi? e vanto,
4.10folle! pretendi di fedel soldato?
4.11Figlio, a che questo intempestivo ardore,
4.12questo delirio di valor? Perduto
4.13temi forse il momento di far chiara
4.14la tua prodezza? Della patria tutti
4.15giaccion forse i nemici? Odi vicina
4.16rimuggir la Sarmatica procella,
4.17odi il pianto de' campi, odi le grida,
4.18l'ulular de' fumanti arsi paesi,
4.19e l'alta delle genti ira che chiede
4.20alle Galliche spade memoranda
4.21la vendetta d'Europa, la vendetta
4.22della culta ragion venuta a zuffa
4.23con la barbarie. Allor ben mostro e speso
4.24fia l'ardir che t'accende, allor ben dato
4.25il sangue. Or pensa a rintegrarlo, e in vana
4.26guerresca furia non gittar l'avanzo
4.27d'una vita non tua. - Dimesso e mesto
4.28chinò le ciglia a quel parlar Terigi,
4.29errò col guardo su le sue ferite,
4.30le tentò con la mano, e dal cor pieno
4.31ruppe un sospir, che lo disciolse in pianto.
4.32N'ebbe il Bardo pietà; furtivo un cenno
4.33fe' degli occhi a Malvina, che dell'arpa
4.34lieve lieve si pose fra le dita
4.35le dolcissime corde, e sul dolore
4.36dell'amato garzon sciolse il concento:
5.1Piagato e languido
5.2giace il guerriero,
5.3dal muro pendere
5.4vede il cimiero;
5.5fitta al suol mira
5.6l'asta, e sospira.
6.1Repente scuotelo
6.2il marzio carme;
6.3l'invito intendere
6.4de' prodi all'arme
6.5pargli, e impedito
6.6freme il ferito.
7.1Ma ve' che recagli
7.2il già mertato
7.3lauro la Gloria,
7.4ed al suo lato
7.5dolce s'asside:
7.6l'eroe sorride.
8.1Sorride, e memore
8.2dei dì felici,
8.3racconta agli avidi
8.4pendenti amici
8.5di Marte orrende
8.6alte vicende.
9.1Narra dell'Itale
9.2pugne gli affanni,
9.3del Nilo domiti
9.4narra i tiranni,
9.5e l'omai spenta
9.6patria redenta.
10.1Alle magnanime
10.2narrate imprese
10.3l'orecchio tendono
10.4l'alme sospese;
10.5e qualche core
10.6batte d'amore.
11.1Chinò i begli occhi al fin di sue parole
11.2l'infiammata donzella, e su le gote
11.3le si diffuse del pudor la rosa,
11.4che nata appena impallidì. La vide
11.5l'accorto padre, nel cor imo scese
11.6della fanciulla, e tutta ne conobbe
11.7la ferita. Né già d'ira fe' segno
11.8né di dolor; ché i puri occhi del cielo
11.9cosa non ponno contemplar più bella
11.10d'amor compagno d'onestate. In lui
11.11posa de' padri la speranza; ei dolci
11.12rende i tormenti della vita; ei porge
11.13all'arso labbro de' mortali il sorso
11.14della celeste voluttade, e tutta
11.15gli sorride natura. E anch'ei sorrise
11.16il discreto buon vecchio, e nel pensiero
11.17antiveggente l'avvenir, rifulse
11.18un santo nodo già nel cielo ordito;
11.19ma nella mente lo si chiuse, e tacque.
12.1Che cor fu il tuo, Terigi, che consiglio,
12.2allor che aperto balenar vedesti
12.3tanto arcano d'amor? Fra l'armi e l'ire
12.4crescesti, è ver; ma di Gradivo i duri
12.5studi non fero al cor bennato oltraggio.
12.6Valor da bella cortesia disgiunto
12.7resti al sozzo ladron che dagli eterni
12.8ghiacci d'Arturo a desolar le belle
12.9nostre spiagge calò; resti al crudele
12.10che ne comprò le mercenarie spade;
12.11resti d'Europa all'assassino. Orgoglio
12.12di francese guerriero è un cor gentile.
13.1Come gli accenti, che stupor, rispetto,
13.2desìo, speme, timor gli avean rapito,
13.3poté la lingua ripigliar, si volse
13.4il garzon generoso alla donzella;
13.5e con quel dolce favellar, che care
13.6fa le parole e il parlator, sì disse:
13.7Celeste al par de' tuoi begli occhi è il canto
13.8del tuo labbro, Malvina; ed efficace
13.9ineffabil dolcezza su l'amaro
13.10de' miei pensieri diffondesti. Assai,
13.11assai m'è grave udir di Marte il grido,
13.12saper ch'altri si coglie eterne palme
13.13in illustri perigli, ed io qui starmi,
13.14lasso! inutile peso. Or, poi che tolto
13.15emmi il gran Duce seguitar, né posso,
13.16per lui pugnando e per la patria, un qualche
13.17lauro io pure intrecciarmi a questo crine,
13.18seguirallo il cor mio, dolce mi fia
13.19raccontarne l'imprese, e far più mite,
13.20ragionando di lui, la mia sventura.
13.21Ma che prima dironne, e che dappoi?
13.22Ché tutto nell'Eroe, tutto è portento
13.23di fortezza, di senno e di coraggio;
13.24e i dì son meno che i portenti, e il vero
13.25sì di menzogna le sembianze acquista,
13.26che per fede ottener, forza gli è spesso
13.27la sua luce scemar. - Luce di vivo
13.28limpido sole, l'interruppe Ullino,
13.29fa cieco il guardo, né sostienla il ciglio,
13.30se la man nol soccorre, o temperanza
13.31di frapposti vapori. E tal pur anco
13.32a noi sfavilla la virtù di questo
13.33ammirando mortal, che l'infinita
13.34di lassù provvidenza in travagliosi
13.35tempi concesse al declinato mondo
13.36per emendarlo, e agli arbitri scettrati
13.37della terra insegnar la già perduta,
13.38o ceduta a' malvagi arte del regno.
13.39Dell'ardue cose per lui fatte il grido
13.40a qual non venne orecchio? e chi narrarle
13.41puote od udirle, e serbar freddo il petto?
13.42Ben io molte n'intesi insin d'allora
13.43che dall'alpestre Mondovì comparso
13.44su le balze tremende i primi allori
13.45giovinetto mietea strappati al crine
13.46di canuti nemici. E a me pur anco
13.47d'ogni tumulto cittadin diviso,
13.48a me pur giunse il suon della ruina
13.49che sul lombardo piano si diffuse,
13.50e d'Arcoli al fatal ponte percosse
13.51la tedesca fortuna. - Oh che ricordi?
13.52Interruppe Terigi. Arcoli? oh nome
13.53ch'ogni cor Franco allegri, e il mio confondi!
13.54Oh d'Arcoli crudel notte! tu splendi
13.55nel mio pensiero eterna: le tue sacre
13.56ombre fur conscie del mio fallo, e in uno
13.57del sacramento che giurai di tutto
13.58espiarlo col sangue: e tutto ancora
13.59nol satisfeci. - Risvegliar que' detti
13.60curioso un desìo nell'ascoltante
13.61Bardo, e Malvina palpitò. Ma niuno
13.62farne osava dimanda, e si tacea.
13.63Allor riprese il Cavalier: Porgete,
13.64miei cari, orecchio; e quale e quanto affetto,
13.65quanta fede legar debba d'eterno
13.66nodo quest'alma al mio Signore, udite.
13.67Altri in mezzo alle pugne, o fra l'eccelse
13.68cure del trono, il grande animo cerchi
13.69di Bonaparte: io vo' mostrarne il core.
14.1La notte che seguì d'Arcoli il duro
14.2conflitto, a me, del lungo pugnar lasso,
14.3fu commessa una scolta. Di vergogna
14.4nel rimembrarlo avvampo, e la parola
14.5raccontando mi sfugge. La stanchezza,
14.6ch'anche in mezzo al ruggir delle tempeste
14.7addormenta il nocchier, vinse me pure,
14.8sì che posto in vedetta, immantinente
14.9m'occupa il sonno, e tutti in un profondo
14.10obblìo sommerge i travagliati spirti.
14.11Ma l'indefesso Bonaparte, a cui
14.12par che tempra di membra il ciel conceda
14.13d'ogni uopo intatta di mortal natura,
14.14scorrea tacito, solo, ed in vestire
14.15di gregario guerrier, l'addormentato
14.16campo. Il nemico non lontan rendea
14.17perigliose le veglie, e più la mia,
14.18che più dappresso lo spiava. Ed ecco
14.19vien l'ora delle mute. Un improvviso
14.20scuotemi e desta calpestìo di piedi.
14.21Eran le guardie successive. I lumi
14.22apro, nel sonno ancor natanti; cerco
14.23l'arme caduta, e non la trovo. In giro
14.24meno gli sguardi stupefatti, e veggo
14.25ritto starsi ed armato alla vedetta
14.26vigilante in mia vece altro guerriero.
14.27M'accosto, il guato, il riconosco: è desso,
14.28desso il gran Duce. Me perduto! io grido,
14.29e bramai sotto i piedi una vorago
14.30che m'inghiottisse. Ma con tale un detto
14.31di bontà, che più dolce unqua sul labbro
14.32né di padre s'udì, né di fratello:
14.33Non temer, quel magnanimo riprese;
14.34dopo lunga fatica ad un gagliardo
14.35ben lice il sonno, e a me vegliar pel mio
14.36figlio e compagno. Ma tu scegli, amico,
14.37meglio altra volta i tuoi momenti. E sparve. -
14.38Muto, tremante, attonito, siccome
14.39uom cui cadde la folgore vicina,
14.40mi restai lunga pezza. Alfin del fallo
14.41la conoscenza e del perdon mi fece
14.42impeto al core: alzai le palme, al suolo
14.43mi prostrai su i ginocchi, e per l'orrore
14.44della notte gridai: Dio, che passeggi
14.45per quest'alte tenèbre, e de' mortali
14.46miri le colpe e le virtù, gran Dio,
14.47dammi che un dì per lui morire io possa.
15.1Ecco il cor del mio Duce. - Anzi d'un nume,
15.2riprese Ullino; né stupir più voglio
15.3se tu l'adori, ed ogni faccia affronta
15.4per Lui di rischio in campo il suo soldato.
15.5Or m'odi. Allor che, dissipati e spersi
15.6quattro possenti eserciti, al nemico
15.7fe' tremar la corona in Leobéno,
15.8arsi io pur del desìo di veder questa
15.9di valor maraviglia, e del cospetto
15.10d'un sì famoso satisfar la vista.
15.11Bramai l'armi seguirne, e con quest'occhi
15.12l'opre mirar della sua spada, e poscia
15.13bellicoso cantor porle su l'arpa
15.14eternatrice degli eroi; ché tale
15.15è di Bardo poeta il ministero.
15.16Ma troncò l'ali a quella calda brama
15.17carità di costei, che pargoletta
15.18mal potea le paterne orme seguire.
15.19Volò frattanto quel Tremendo a nuova
15.20audacissima impresa; e, liberando
15.21dal terror delle franche armi Lamagna,
15.22piombò del Nilo su le sponde, e in forse
15.23mise d'Asia il destin. Ma incerta e poca
15.24di sì bel fatto a me giunse la fama.
15.25Or tu verace testimon di tutto,
15.26tu lo mi conta, e qual fortuna, o Dio
15.27dalle libiche rive a salvamento
15.28il ridusse alle vostre; e come poscia
15.29campò la patria inferma, e la rapita
15.30Itala figlia al rapitor ritolse.
15.31Il sol, vedi, a rincontro ti sorride,
15.32e il raggio sanator lungo la sponda
15.33t'invìa del letto a rallegrar la mente,
15.34e porge al labbro narrator la lena.
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