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351

Rime

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1.1Già fu che, stolto, io non credea possente
1.2volto di bel fanciullo ardermi il core,
1.3mentre amor feminil chiusa la mente,
1.4da pria mi tenne in troppo cieco errore;
1.5or che, mercé del ciel, l'anima sente
1.6le forze al fin di sì soave ardore,
1.7l'altro dispregia, e stupor anzi prende
1.8come per donne Amor suo foco accende.
1.9Tal chi prima gustò, di Bacco amico,
1.10spremendo l'uve il nettar dolce e grato,
1.11de l'acqua diventò schivo e nemico
1.12ch'era a mensa bramar pur dianzi usato;
1.13così trovando in cavo tronco antico
1.14famelic'orso il mel non più gustato,
1.15le ghiande lascia e 'n tutto a sdegno l'have,
1.16accorto fatto del licor soave.
1.17Donna, voi, ch'io già tenni angel celeste
1.18sceso a farmi qua giù beato a pieno,
1.19cedete il vanto pur ch'allor n'aveste
1.20al volto del mio Tirsi almo e sereno;
1.21perché quanto or di ben dar mi potreste
1.22lo stimerei d'un sol suo guardo meno:
1.23e nel suo amor più tosto aver tormento
1.24che nel vostro, torrei, viver contento.
1.25Quanto m'è dolce più che 'l cor mi leghi
1.26a la sua chioma inanellata e bionda;
1.27e che sue forze in me tutte dispieghi
1.28da quella fronte Amor chiara e gioconda;
1.29e ch'indi spesso i miei cocenti prieghi
1.30cortese ascolti, e lor grato risponda.
1.31Quanto m'è più soave, in lui da presso
1.32mirando, tutto in lui perder me stesso.
1.33Vince il mio Tirsi al bel purpureo viso,
1.34agli occhi vaghi ed al gentil sembiante,
1.35Ales, Adon, Giacinto, Ila e Narciso
1.36con qualunque altro di beltà si vante.
1.37ancor direi che Giove in paradiso
1.38di men degno fanciul si gode amante:
1.39ma temo a lui non scenda in novo augello
1.40per farne sé più lieto e 'l ciel più bello.
1.41Dolce mio caro aventuroso foco,
1.42luce degli occhi miei sola e gradita,
1.43che 'l mio cor sollevando in nobil loco
1.44mi rinovasti a più felice vita,
1.45e in cambio d'un piacer fallace e poco,
1.46gioia mi fai provar vera infinita:
1.47scorgi tu dentro in me quel ch'or desio
1.48dirti, e spiegar non puote il canto mio.
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