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Rime

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1.1— David son io, dal sommo re mandato
1.2con altri ancor di sua celeste corte,
1.3prencipe degno e tu nobil Senato,
1.4per onorar vostra felice sorte;
1.5ché poi che tanto suo favor v'ha dato
1.6e tante grazie in sì brev'ore e corte,
1.7vuol darvi ancor che i santi eletti suoi
1.8vegnan dal cielo a conversar tra voi.
1.9Oh come è 'l vostro essempio a quel conforme
1.10ch'io di me diedi già vivendo in terra!
1.11Ch'un nuovo empio Golia, mostro deforme,
1.12ancor da voi, mercé di Dio, s'atterra.
1.13E com'io del Signor seguendo l'orme
1.14giungeva a lieto fin d'ogni mia guerra,
1.15così voi d'ogni mal, ma più felici,
1.16trovaste fin, di Dio servi ed amici.
1.17Che se dianzi turbato il mar solcaste,
1.18fu perché fosse poi più dolce il porto;
1.19e ché ne l'ira del Signor provaste
1.20che mortal uom di sé confida a torto,
1.21ma che ne l'opre e voglie pure e caste
1.22ha radice quel don che Dio v'ha porto.
1.23Così con maggior frutto ognun or crede
1.24che quanto ha qui di ben da lui procede.
1.25Ma quante veggio ancor palme e trofei
1.26apparecchiar di Dio cortese mano!
1.27veggio il valor dei veri semidei
1.28tutti i liti frenar de l'oceàno;
1.29veggio Selim co' suoi seguaci rei
1.30preda e trionfo del poter cristiano;
1.31veggiolo a l'uom simil che d'alto sasso
1.32spinto ruini in precipizio basso.
1.33Benedetto sia dunque il pianto e 'l duolo
1.34e di quest'alto imperio i corsi affanni,
1.35se sì pietoso poi di Dio 'l figliuolo
1.36cangiar doveva in tanto acquisto i danni:
1.37che di questa dolcezza un giorno solo
1.38l'amaro ristorar può di mill'anni.
1.39Benedetto sia sempre il sangue e l'alme
1.40che v'acquistar sì gloriose palme. —
1.41— O di Dio gran bontade
1.42o sopra ogni altra aventurosa etade
1.43che sarà specchio ad ogni età futura!
1.44Chi l'altezza misura
1.45di grazia così immensa
1.46ne l'infinito ed impossibil pensa. —
1.47— Meraviglia non è che Dio di tante
1.48grazie far voglia questo secol degno
1.49se Pio Quinto, ma primo a l'opre sante,
1.50vicario è qui del suo celeste regno;
1.51di cui nessun mio successor si vante
1.52dato aver di bontà più chiaro segno:
1.53ch'in virtù di sua fé poriano i fonti
1.54seccar lor vene e cangiar loco i monti. —
1.55— Non men l'Ispano re d'onor riluce
1.56dov'ha suo protettor tempi ed altari:
1.57ei col degno fratel frutti produce
1.58sempre al gusto di Dio soavi e cari,
1.59e l'un e l'altro aggiunge vita e luce
1.60ai gesti del gran Padre eterni e chiari;
1.61onde può farsi ognun per sua virtute
1.62terreno sol di gloria e di salute. —
1.63— E tu, diletta mia vergine altera,
1.64sotto prencipe tal beata a pieno,
1.65tempio di carità, di fede vera,
1.66d'ogni pregio e valor nido ripieno:
1.67godi, ché quanto il tuo cor brama e spera
1.68in mille doppi il ciel ti piove in seno,
1.69e ché 'l tuo merto incontra 'l perfid'angue
1.70si sigillò con glorioso sangue. —
1.71— Preghiam pur Dio che mai sua man non scioglia
1.72quel che questi congiunge, amico laccio;
1.73anzi la ferma loro ardente voglia
1.74cangi negli altrui petti in foco il ghiaccio
1.75deh, pronto ognuno in man la spada toglia!
1.76Dove di Dio combatte il forte braccio,
1.77chi fia ch'al suo chiamar il cor non pieghi
1.78e che d'esser compagno a Cristo neghi?
1.79O del popol suo fido indegno scorno,
1.80lasciar il suo sepolcro in man de' cani,
1.81e 'l loco dov'ei nacque e fe' soggiorno
1.82patir che nido sia d'empi e profani!
1.83Ma tosto, tosto apparirà quel giorno
1.84che 'l vedrem ricovrar da le lor mani;
1.85e Cristo a chi difeso avrà 'l suo nome
1.86d'eterne stelle incoronar le chiome. —
1.87— Com'or d'ogni uso fuori
1.88nel verno il ghiaccio si converte in fiori,
1.89così per queste sponde
1.90si cangin l'alghe in rose, in or l'arene,
1.91in dolci le sals'onde
1.92e i muti pesci in cigni ed in sirene.
1.93Ricca, lieta e festosa
1.94s'avanzi in meglio ogni terrena cosa. —
1.95— Nel giorno sacro a me tanta ventura
1.96a voi non senza magisterio giunse:
1.97ché i figli miei da l'antenoree mura,
1.98a cui per guardia fida il ciel m'aggiunse,
1.99di fondar qui Venezia ebber già cura
1.100sì come alto voler di Dio gli punse;
1.101onde, s'io già le fui madre e nutrice,
1.102dovea 'l mio giorno ancor farla felice. —
1.103— O santa alma Giustina,
1.104nel cui bel dì giocondo
1.105quasi rinacque il mondo!
1.106O ministra cortese e pellegrina
1.107de la bontà divina,
1.108degna ch'in tutti i tempi
1.109mille ti sian sacrati alatri e tempi! —
1.110— A Dio lode, a Dio lode! A Cristo, a Cristo,
1.111a lo Spirito Santo eterna gloria!
1.112A lui s'ascriva il glorioso acquisto
1.113di sì rara, felice, alta vittoria:
1.114che simil don tra i suoi mai non fu visto
1.115per quanto puote il mondo aver memoria,
1.116d'allor in poi ch'a trar l'uom di periglio
1.117Dio mandar volse il suo diletto figlio.
1.118Questi fu 'l vincitor, questi conviene
1.119com'or qui trionfar negli altrui cori;
1.120e prigion fatti in gravi aspre catene,
1.121far gir innanzi i ciechi umani errori;
1.122dietro poi Fede, Caritate e Spene
1.123guidin de le virtuti i santi cori:
1.124ché così si trionfa in mortal velo
1.125da chi vuol poi trionfo eterno in cielo.
1.126Cantian, dunque, cantiam con mente pia
1.127di Dio sì rara incomparabil grazia;
1.128ne lingua d'uomo, o pensi o vada o stia,
1.129sia di lodar l'alta bontà mai sazia:
1.130benché quanto da ognun dir si potria,
1.131rispetto al suo dever nulla ringrazia.
1.132Rendiamo a te con vivo affetto interno
1.133grazie e gloria mai sempre, o Padre eterno. —
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