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Rime

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1.1— Di Giove nunzio, a voi dal ciel discendo,
1.2prencipe sacro e gloriosi eroi,
1.3ma giunto qui non ben certo mi rendo
1.4s'io son in terra o pur lassù tra noi:
1.5ché tanta maestade in voi comprendo,
1.6tanto lume divin risplende in voi,
1.7che quasi or l'occhio mio di veder pensa
1.8Giove e i suoi numi a la celeste mensa.
1.9Vuol quel gran re ch'a rallegrarmi io vegna
1.10teco, o gran duce, o d'ogni onor ricetto:
1.11ché non fu mai da così illustre e degna
1.12schiera un sì illustre duce eletto.
1.13né quanta or d'alto ben speranza regna
1.14per te, fu mai per altri in ciascun petto,
1.15né spirto più felice in uman velo
1.16fe' più lieta giamai la terra e 'l cielo.
1.17Che poi che, quasi un sole, alto salisti
1.18dov'or più splende tua virtute ardente,
1.19e fortunata primavera apristi
1.20in mezzo 'l verno de l'afflitta gente,
1.21deposti ognuno i pensier gravi e tristi
1.22solo il piacer de la tua vista sente,
1.23e la sua speme in te più dolce prova
1.24che quant'altro il suo cor diletta e giova.
1.25Né meno il ciel ne fa letizia e festa
1.26amando Giove te qual proprio figlio:
1.27ed or che d'Oriente atra tempesta
1.28move fortuna con turbato ciglio,
1.29te per nocchiero aggiunger volse a questa
1.30sua cara nave in così gran periglio,
1.31perché con più tua gloria in tempo corto
1.32salva pervegna al desiato porto. —
1.33— Non per alcun timor di guerra o d'armi
1.34or qua me n' vegno dal mio Cipro amato:
1.35ché può 'l vostro valor sicura farmi
1.36è 'l saper quanto a voi propizio è 'l fato;
1.37ma per venir presente a rallegrarmi
1.38teco, o gran duce in tanta gloria alzato,
1.39e sacrarti ogni cor del mio bel nido,
1.40a te non men ch'a me divoto e fido.
1.41Il qual per gloria di quest'alto impero
1.42stima picciolo don la vita e 'l sangue;
1.43e, quasi Ercole, ognuno invitto e fero
1.44spregia i morsi e 'l venen del perfid'angue:
1.45ché se pochi guerrier in Malta il fero
1.46rimaner vinto, ond'ancor geme e langue,
1.47che devria Cipro far con tante genti
1.48tutte di fede e di virtute ardenti?
1.49Ond'io, c'ho già presente il ben futuro,
1.50teco gioisco, o gran Vinezia mia,
1.51dove, qualora i'son, Cipro non curo
1.52e i gaudi anco del ciel mia mente oblia:
1.53ch'in questo d'ogni ben porto sicuro
1.54tal non può forza aver fortuna ria;
1.55che come in vago amato paradiso,
1.56non vi sia sempre e festa e canto e riso. —
1.57— Noi di ferro le man, d'ardire i cori
1.58armarem pronti a chi 'l Leon difende;
1.59e sian pur del nemico alti i furori,
1.60ché dal nostro favor la palma pende. —
1.61— E noi tranquillarem gli ondosi umori
1.62dove il Leon spiegar le vele intende:
1.63e del nemico abominando mostro
1.64i legni affogherem nel fondo nostro. —
1.65— Dunque il commun poter giungendo insieme
1.66concorriamo tutti a sì felice impresa:
1.67qui 'l nido è di virtù, qui 'l vizio geme,
1.68qui 'l ciel cortese ogni ricchezza ha spesa.
1.69Ma via più 'l proprio onor ne stringe e preme
1.70difender chi ragione ha in sua difesa;
1.71che a' veri dèi conviensi oprar ognora
1.72ché la giustizia viva e 'l torto mora. —
1.73— Ed io qual devrò dar di gaudio pegno
1.74s'al tuo splendor riguardo, amato duce?
1.75Io fin da' tuoi prim'anni a tanto segno
1.76ti volsi per la via ch'al ciel conduce;
1.77io la lingua tornai, t'ornai l'ingegno,
1.78d'alta eloquenza e di divina luce:
1.79e quanto or gusto ben da te produtto
1.80è del mio seme aventuroso frutto.
1.81Tal chi d'imperi e regni il fren governa
1.82quasi publico specchio esser conviene:
1.83ché questa pompa e riverenza esterna
1.84senza onor di virtù, vana si tiene.
1.85Ma chi l'aggiunge a la bellezza interna
1.86luogo simile a Dio quaggiù mantiene:
1.87e questo è 'l vero scettro e 'l vero alloro,
1.88questo è tornar al mondo il secol d'oro.
1.89Debbo dunque ripor lieto il tuo nome
1.90tra le memorie de' più chiari essempi.
1.91Tu perché al Turco sian le forze dome
1.92segui l'alto camino e 'l fato adempi;
1.93ed io preparerò lauri a le chiome,
1.94carmi ai gran gesti e doni ai sacri tempi:
1.95dapoi che 'l ciel vuol farti in pace e 'n guerra
1.96più ch'altro lieto e glorioso in terra. —
1.97— Cantiam fra tanto in tal letizia uniti
1.98e s'addolcisca il ciel de' nostri accenti:
1.99ch'in gioia nati e dal cor nostro usciti
1.100pon rallegrar le più selvagge menti.
1.101Risuonin: Mocenico, intorno i liti;
1.102risuonin: Mocenico, e l'aria e i venti.
1.103Cantiam quel che promette il ciel verace:
1.104vittoria, gaudio, onor, trionfo e pace. —
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