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137

Rime

PoeTree.it

1.1Del bel Giordano in su la sacra riva
1.2solo sedeami, ed al pensoso volto
1.3stanco i' facea de la mia palma letto;
1.4quand'ecco tra splendor che d'alto usciva
1.5un dolce suon: ver cui lo sguardo volto,
1.6e pien di gioia e meraviglia il petto,
1.7scorsi dal cielo in rilucente aspetto
1.8bianca nube apparir d'angioli cinta,
1.9ch'in giù calando al fin sopra me scese
1.10e in aria si sospese.
1.11Restò tutta a que' rai confusa e vinta
1.12l'alma;e, certa che nume ivi s'asconda,
1.13le divote ginocchia a terra inchina.
1.14rotta la nube allor tosto s'aperse
1.15e nel suo cavo sen tre dee scoperse,
1.16tutte in vista sì vaga e pellegrina,
1.17e tanto nel mio cor dolce e gioconda
1.18ch'uman pensier non è ch'a lei risponda;
1.19ma la prima che sparse in me sua luce,
1.20parea de l'altre due reina e duce.
1.21Questa in gonna d'un vel candido e puro
1.22coronato di stelle il crine avea,
1.23co' lumi bassi e tutta in sé romita;
1.24l'altra in verde e bel manto un cor sicuro
1.25mostrando, le man giunte al ciel tenea
1.26con gli occhi e col pensiero in lui rapita;
1.27d'ostro ardente la terza era vestita,
1.28e frutti e fiori ond'avea colmo il seno
1.29spargea con larga e con mai stanca mano.
1.30La prima in sovrumano
1.31parlar disciolse a la sua lingua il freno,
1.32e: — O cieca — a me disse, — o stolta mente
1.33di voi mortali, o miserabil seme,
1.34mentre lunge da Dio ve n' gite errando
1.35ed a' vostri desir pace sperando
1.36ove tra guerra ognor si piange e geme.
1.37Quel sommo eterno amor tanto fervente
1.38in tua salute, or grazia a te consente
1.39che 'l vero ben da noi ti si dimostri:
1.40tu nel cor serba attento i detti nostri.
1.41Apre nascendo l'uom pria quasi al pianto
1.42ch'a l'aria gli occhi: e ben quinci predice
1.43gravi tormenti a' suoi futuri giorni;
1.44né qua giù vive altro animal che tanto
1.45sia di cibo e vestir privo e infelice,
1.46né ch'in corpo più fral di lui soggiorni.
1.47l'accoglie poi tra mille insidie e scorni
1.48il mondo iniquo; e 'n labirinto eterno
1.49di travagli e d'error l'intrica e gira:
1.50ch'ognor brama e sospira
1.51oltra il suo stato, e sente un verme interno
1.52che le midolle ognor consuma e rode.
1.53Chi d'or la sete o di diletti appaga?
1.54Chi mai d'ambizion termine trova?
1.55e se pur dolce in tanto amaro prova,
1.56di soave veleno unge la piaga
1.57e di mortal sirena al canto gode:
1.58ché quel ben torna a maggior danno e frode.
1.59ancor ch'ei ben non sia ma sogno ed ombra,
1.60che non sì tosto appar, che fugge e sgombra.
1.61Ma che dirò de la tremenda e fera
1.62falce onde morte ognor pronta minaccia,
1.63sì ch'aver sol dal cielo un cenno attende?
1.64Ahi quante volte allor ch'altri più spera
1.65la sua man lungi e che più lenta giaccia,
1.66giunge improvisa e 'l crudo ferro stende!
1.67Voi, le cui voglie sazie a pena rende
1.68il mondo tutto, e quasi eterni foste
1.69monti ognor sopra monti in aria ergete,
1.70voi, voi tosto sarete
1.71vil polve ed ossa in scura tomba poste.
1.72E tu ancor che m'ascolti, e 'l fragil vetro
1.73del viver tuo saldo diamante credi,
1.74egro giacendo e di rimedio casso
1.75ti vedrai giunto al duro ultimo passo;
1.76e gli amici più cari e i dolci eredi
1.77con ogni tuo desir lassando adietro,
1.78fredda esangue n'andrai soma in ferètro.
1.79Oltra che spesso avien ch'uom moia come
1.80fera, senza sepolcro e senza nome.
1.81Misera umana vita ove per altra
1.82miglior, nata non fosse; e un sospir solo
1.83de l'aura estrema in lei spegnesse il tutto.
1.84Suo peggio fora aver mente sì scaltra:
1.85ché 'l conoscer il mal raddoppia il duolo,
1.86e buon seme daria troppo reo frutto.
1.87Ma questo divin lume in voi ridutto
1.88giamai non more; in voi l'anima regna,
1.89che del corporeo vel si veste e spoglia.
1.90La qual, s'ogni sua voglia
1.91sprona a virtù, del ciel si rende degna;
1.92e quanto prova al mondo aspro ed acerbo
1.93spregiando fa parer dolce e soave.
1.94Ma com'uom possa a tanta speme alzarsi,
1.95m'ascolta, o figlio; e benché siano scarsi
1.96tutti umani argomenti, ove a dar s'have
1.97luce de l'alto incomprensibil Verbo,
1.98quando umiltà non pieghi il cor superbo,
1.99tu però che di sete ardi a' miei raggi,
1.100vo' che 'l fonte del ver nei rivi assaggi.
1.101Mira del corpo universal del mondo
1.102il vago aspetto e l'animate membra,
1.103e qual han dentro occulto spirto infuso;
1.104mira de l'ampia terra il sen fecondo
1.105quante cose produce e quanto sembra
1.106ricco del bello intorno a lui diffuso;
1.107e teco dì: “Questo mirabil chiuso
1.108vigor ch'in tante e sì diverse forme
1.109tutto crea, tutto avviva e tutto pasce,
1.110onde move? Onde nasce?
1.111Qual fu 'l maestro a tanta opra conforme?
1.112Qual man di questo fior le foglie pinse,
1.113e gli aperse l'odor, la grazia e 'l riso?
1.114Chi l'urna e l'onde a questo fiume presta
1.115e 'l volo e 'l canto in quel bel cigno desta?
1.116Chi dai lidi più bassi ha 'l mar diviso
1.117e per quattro stagion l'anno distinse?
1.118Chi 'l ciel di stelle e chi di raggi cinse
1.119la luna e 'l sole, e con perpetuo errore
1.120sì constante lor diè moto e splendore?”
1.121Non son, non sono il mar, la terra e 'l cielo
1.122altro che di Dio specchi e voci e lingue,
1.123che Sua gloria cantando innalzan sempre;
1.124e ne sia certo ognun che squarci il velo
1.125che degli occhi de l'alma il lume estingue,
1.126e che l'orecchie a suon mortal non stempre.
1.127Ma l'uom più ch'altri in chiare e vive tempre
1.128dee risonar l'alta bontà superna,
1.129se de' suoi propri onor grato s'accorge;
1.130e in sé rivolto scorge
1.131quanto ha splendor de la bellezza eterna.
1.132Ei di questo mondan teatro immenso
1.133nobil re siede in più sublime parte,
1.134anzi del mondo è pur teatro ei stesso,
1.135e del gran re del ciel che mira in esso
1.136la sua sembianza e tante grazie sparte,
1.137tutto ver lui d'amor benigno accenso.
1.138Ahi mal sano intelletto, ahi cieco senso!
1.139com'esser può che sì continua e fosca
1.140notte v'ingombri e 'l sol non si conosca?
1.141Che benché fuor di queste nebbie aperto
1.142scorgerlo invan procuri occhio mortale,
1.143tanto splende però, che giorno apporta.
1.144Questo in ogni camin più oscuro ed erto
1.145è fido lume, e giunge ai piedi l'ale,
1.146e d'ineffabil gioia i cor conforta;
1.147questo ebber già per solo duce e scorta
1.148mille lingue divine e sacri spirti
1.149che 'l fero in voci e 'n carte altrui sì chiaro,
1.150e che 'l mondo spregiaro
1.151tra boschi e grotte in panni rozzi ed irti.
1.152E voi ch'in tanta copia, alme beate,
1.153palma portaste di martirio atroce,
1.154o di che ferma in Dio fede splendeste,
1.155mentr'or sott'empia spada il collo preste
1.156porgete e di tiranno aspro e feroce
1.157col mar del vostro sangue i piè bagnate,
1.158or di gemiti invece inni cantate
1.159fra l'aspre rote e fra le fiamme ardenti,
1.160stancando crudeltà ne' suoi tormenti.
1.161Noi fummo allor vostra fortezza e vostre
1.162dolci compagne in quei supplici tanti:
1.163ché frale e vano ogni altro schermo fora.
1.164Così son giunte ognor le voglie nostre
1.165d'un foco accese in desir giusti e santi:
1.166né l'una senza l'altra unqua dimora.
1.167Dio c'inviò per fide scorte ognora
1.168de l'uom, sì caro a lui diletto figlio:
1.169onde seco per noi si ricongiunga
1.170e in sua patria giunga.
1.171Ma quella i' son ch'al ver gli allumo il ciglio,
1.172e d'aperto mirarlo il rendo degno,
1.173ove cieco salir per sé non basta
1.174e ove giunto ogni altro ben disprezza.
1.175Tu meco dunque a contemplar t'avezza
1.176ed a lodar con mente pura e casta
1.177l'alto Signor di quel celeste regno
1.178dietro a me per la via ch'ora t'insegno;
1.179ma mentre le mie voci orando segui,
1.180fa che 'l mio cor più che la lingua adegui.
1.181O di somma bontate ardente sole,
1.182a par di cui quest'altro è notte oscura!
1.183Vera vita del mondo e vero lume!
1.184Tu, ch'al semplice suon di tue parole
1.185il producesti e n'hai paterna cura;
1.186tu, c'hai il poter quanto il voler presume:
1.187o fonte senza fonte, o immenso fiume
1.188che stando fermo corri e dando abondi
1.189e senza derivar da te derivi!
1.190Tu, ch'eterno in te vivi,
1.191e quanto più ti mostri e più t'ascondi;
1.192tu, che quand'alma ha di tua luce vaghi
1.193i suoi desir, le scorgi al cielo il volo,
1.194rinovata fenice a' raggi tuoi!
1.195Se nulla è fuor di te, che solo puoi
1.196esser premio a te stesso, e se tu solo
1.197dai 'l ben, l'obligo avvivi e 'l merto paghi,
1.198s'ogni opra adempi, ogni desire appaghi,
1.199dal ciel benigno nel mio cor discendi,
1.200e gloria a te con la mia lingua rendi. —
1.201Mentre così cantava e del suo foco
1.202divin m'ardea la bella duce mia,
1.203l'altre ancor la seguian col canto loro
1.204e degli angioli insieme il sacro coro:
1.205del cui concento intorno il ciel gioìa,
1.206sembrando un novo paradiso il loco.
1.207Conobbi allor che 'l saper nostro è un gioco,
1.208e che quel che di Dio si tien per fede
1.209certo è via più di quel che l'occhio vede.
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