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Rime

PoeTree.it

1.1Pien di lagrime gli occhi e 'l cor di doglia,
1.2avara, invida tomba, a te ritorno
1.3che del saggio Venier l'ossa rinchiudi,
1.4per rinovar nel suo funesto giorno
1.5debite essequie a l'onorata spoglia
1.6fra pensier di sua morte acerbi e crudi.
1.7Qui Febo e 'l coro suo tutti i lor studi
1.8pongano in celebrar l'amato nome,
1.9fatta di sé corona al mesto sasso;
1.10qui di letizia casso
1.11il lauro sfrondi le sue verdi chiome;
1.12qui Venere e le Grazie e degna schiera
1.13di sacri spirti ad un pianga e si lagni,
1.14e in lodar lui la propria lingua onori.
1.15Vestasi il ciel, sì come i nostri cori,
1.16d'oscuro velo, e 'l mio pianto accompagni;
1.17pianga il figlio diletto in benda nera
1.18questa d'Adria gentil reina altera:
1.19e 'l suon di così giusti, aspri lamenti
1.20portin pietosi in ogni parte i venti.
1.21Giunt'era ei già con gli anni a quella etate
1.22che più maturi e più perfetti rende
1.23de l'alme nostre in questa vita i frutti,
1.24quando più la ragion de' sensi prende
1.25l'imperio, e gode in propria libertate
1.26de' suoi desiri al vero ben ridutti;
1.27e colmo qui fra noi se n' gia di tutti
1.28quei doni onde virtù beato uom face
1.29e di quanti bei fregi ornan la mente.
1.30Cor di bontate ardente,
1.31di Natura e di Dio fedel seguace;
1.32sublime ingegno, ti cui felice volo
1.33dovunque giunger brama ha facil varco,
1.34tanto umil più, quanto più in alto sale;
1.35nobil costume a cui d'onor sol cale,
1.36d'ogni men degna e bassa voglia scarco;
1.37senno e valor nel mondo o raro o solo
1.38e di bell'opre un glorioso stuolo:
1.39furon doti di lui ricche e superbe;
1.40or con lui spente, a noi son piaghe acerbe.
1.41scorgeasi fuor dal suo benigno aspetto
1.42un vivo raggio del bel lume interno
1.43che d'amor riverente i cori empia;
1.44e da la dotta lingua un fiume eterno
1.45d'alta eloquenza e di saper perfetto,
1.46che rendea sazia l'altrui sete, uscia.
1.47Gentilezza, modestia e cortesia
1.48eran fide compagne al caro fianco:
1.49che non avean più dolce albergo altrove.
1.50Quando fia ch'uom si trove
1.51di giovar più bramoso e meno stanco?
1.52Ben sapea che per farsi a Dio simìle
1.53non tenta studio uman via più sicura,
1.54né che di questa più l'innalzi al cielo;
1.55ma ver la cara patria arse di zelo
1.56tal, che sembra di ghiaccio ogn'altra cura,
1.57tutto a lei dopo Dio divoto umìle.
1.58O sol di scettro degna alma gentile
1.59e ch'aprissero a lei per gloria loro
1.60la terra e 'l mar tutte le gemme e l'oro!
1.61Chi poi spiegar poria le lodi a pieno
1.62de' dolci carmi suoi senza il soccorso
1.63de la medesma sua famosa lira?
1.64Nacque in grembo a le Muse; e prese il corso
1.65là 've Parnaso il proprio aspetto ameno
1.66nel chiaro specchio del suo fonte mira;
1.67e giunto al colmo, ov'altri indarno aspira,
1.68de l'onde sacre ebbe; e lieto il lauro
1.69piegò suoi rami in premio al degno crine.
1.70Poi di lui le divine
1.71rime Febo raccolse, alto tesauro:
1.72le quai, se per temprar il duol talora
1.73di sua perdita amara o legge o canta,
1.74via più 'l cor turba e 'l sen di pianto bagna.
1.75Né men tristo ad ogn'or per lui si lagna
1.76che già per quei più chiari, ond'ei si vanta,
1.77e che più 'l suo bel colle e 'l mondo onora.
1.78Questo don, per cui sol mirabil fora
1.79il pregio suo, può dirsi un raggio in lui
1.80che fu sì chiaro sole agli occhi altrui.
1.81E benché a' piedi infermi: aspra, importuna
1.82doglia la notte e i dì facesse oltraggio,
1.83che per tant'anni in cruda guerra il tenne,
1.84non però cesse il franco animo e saggio
1.85a l'iniquo furor di ria fortuna:
1.86anzi più chiaro il suo valor divenne.
1.87Tal fertil pianta, a cui dura bipenne
1.88la scorza incida o tronchi intorno i rami,
1.89più vigor prende e si rinova e cresce;
1.90ché 'l danno util riesce
1.91in cor che sol virtute apprezzi ed ami.
1.92Pigra, inerme chiamar vita si deve
1.93che senza oprar l'interne forze passi
1.94contra quel che combatte i sensi e l'alma;
1.95né s'agguagli alcun'altra a quella palma
1.96che 'l dolor che le membra e 'l cor trapassi,
1.97soffrendo vince, e frutto indi riceve.
1.98Così fe' 'l peso intolerabil leve,
1.99l'invitto spirto; e sovra i forti eroi
1.100chiuse con doppia gloria i giorni suoi.
1.101Però d'ogni virtù lucente e puro
1.102specchio non sol tra noi vivendo apparse,
1.103ma fuor lungi diffuse altrove il lume;
1.104tal che 'l suo nome in ogni clima sparse
1.105la Fama, né da lei spiegate furo
1.106per alcun mai più volentier le piume.
1.107E quasi il tempio in cui d'Apollo il nume
1.108riverì Delo era il suo proprio nido:
1.109ove stuol suo divoto ognor concorse,
1.110che stupido in lui scorse
1.111per prova il vero assai maggior del grido.
1.112Ivi fioria non men ch'in Elicona
1.113coro gentil di saggi, eletti spirti,
1.114d'ogni valor, d'ogni bel vanto amici;
1.115ivi assai più ch'altrove i dì felici
1.116menava Febo, e di lauri e di mirti
1.117per man di lui porgeva ai crin corona;
1.118e mentre del lor canto il ciel risuona,
1.119Nettuno, allor che più fremean le sponde,
1.120quetava per udirlo i venti e l'onde.
1.121Giace or estinto; e qual rifugio o scudo
1.122trovar, lasso, io potrò contra l'assalto
1.123del duol che 'l cor m'opprime insano e cieco?
1.124Ma poiché 'l mio valor non va tant'alto,
1.125vivrò di pace e di conforto ignudo,
1.126spento chi di mia speme il meglio ha seco.
1.127Quanto ben, quanta gioia allor fu meco
1.128mentre in terra albergasti, alma felice!
1.129Quanto più chiari il sol m'aperse i rai!
1.130E me stesso pregiai
1.131ne la tua grazia, mia vera beatrice;
1.132né di cotanto onor mi fece degno
1.133altro più che mia fede: in cui scorgesti
1.134voler che mai dal tuo non torse il ciglio.
1.135Tu la voce, la man, l'opra e 'l consiglio
1.136pronti al mio ben, più ch'al tuo proprio, avesti,
1.137dolce di mia fortuna alto sostegno;
1.138tu fido lume al mio debile ingegno;
1.139tu mio ricco ornamento: ed è tuo dono
1.140quel ch'io so, quel ch'io vaglio e quel ch'io sono.
1.141Ahi cruda morte e ria, quanto in un punto
1.142Prezioso tesoro al vento hai sparso!
1.143Che più di caro a me nel mondo avanza?
1.144Ahi, come il ciel di quel che dona è scarso,
1.145e poco dolce a molto amaro è giunto!
1.146Come ha 'l dolor vicin nostra speranza!
1.147Misera umana vita, oscura stanza
1.148di pena e pianto; in cui se pur riluce
1.149qualche raggio di ben ch'appaghi il core,
1.150è sol per far maggiore
1.151il mal, ché doppio poi tormento adduce.
1.152Ma se spogliato di tutt'altro io vivo,
1.153tor già non mi potrà l' empio destino
1.154ch'ad onta e scorno de' suoi colpi acerbi
1.155dentro il mio petto in mezzo 'l cor non serbi
1.156l'amato nome, il suo valor divino
1.157e 'l foco di mia fé più sempre vivo.
1.158E quando anco i' sarò di spirto privo,
1.159sfavillerà di grato affetto e pio
1.160verso la sua memoria il cener mio.
1.161Or tu dal ciel dove beata siedi,
1.162anima eletta, i miei sospiri ascolta,
1.163e fra lor gli onor tuoi sparsi e confusi.
1.164E se la lingua a celebrarti volta
1.165lungi è dal merto ond'ogni segno eccedi,
1.166pronto voler la debil forza iscusi.
1.167Né qual poveri sian miei versi esclusi:
1.168Ch'adorna ancora il ciel minuta stella,
1.169né sdegna i picciol rii l'immenso mare.
1.170Tu, Febo, tu fa chiare
1.171l'alte sue lodi, e tu, pregiata e bella
1.172schiera che qui col mio mesci il tuo pianto,
1.173fate illustre vendetta incontra morte
1.174del colpo reo che 'l cor tanto v'offese.
1.175E com'ei tutto ad onorarvi intese,
1.176così lauro più bel non si riporte
1.177tra voi che per cantar suo nobil vanto:
1.178e risuoni il suo nome in ogni canto
1.179finché d'intorno a la terrena mole
1.180avrà girando e corso e luce il sole.
1.181Ecco Febo, canzon, che del su' alloro
1.182corona sceglie e 'l bel sepolcro n'orna;
1.183e le compagne dee spiegando il grembo
1.184versan sul marmo un odorato nembo
1.185di quanti fiori è primavera adorna;
1.186segui l'essempio e tu del sacro coro:
1.187ch'io de l'ossa in onor ch'amo ed adoro
1.188verserò qui da l'aspre piaghe interne,
1.189quasi sangue del cor, lagrime eterne.
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