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86

Rime

PoeTree.it

1.1Me stesso piango, e de la propria morte
1.2apparecchio l'essequie anzi ch'io pera:
1.3Ch'ognor in vista fera
1.4m'appar davanti e 'l cor di tema agghiaccia,
1.5chiaro indicio che già l'ultima sera
1.6s'appressi e 'l fin di mie giornate apporte.
1.7Né piango perché sorte
1.8larga e benigna abbandonar mi spiaccia:
1.9anzi or con più che mai turbata faccia
1.10fortuna provo a farmi oltraggio intenta;
1.11ma se in cotal pensier l'anima immersa
1.12geme, e lagrime versa,
1.13e del su' amato nido uscir paventa,
1.14Natura il fa che per usata norma
1.15l'imagine di morte orribil forma.
1.16Lasso me che quest'alma e dolce luce,
1.17questo bel ciel, quest'aere onde respiro
1.18lasciar convegno; e miro
1.19fornito il corso di mia vita omai.
1.20E l'esalar d'un sol breve sospiro
1.21a' languid'occhi eterna notte adduce,
1.22né per lor mai più luce
1.23Febo, o scopre per lor più Cinzia i rai;
1.24e tu lingua, e tu cor, chi vostri lai
1.25spargete or meco in dolorose note,
1.26e voi piè giunti a' vostri ultimi passi:
1.27non pur di spirto cassi
1.28sarete, e membra d'ogni senso vote,
1.29ma dentro a la funesta, oscura fossa
1.30cangiati in massa vil di polve e d'ossa.
1.31O di nostre fatiche empio riposo
1.32e d'ogni uman sudor meta infelice:
1.33da cui torcer non lice
1.34pur orma, né sperar pietade alcuna.
1.35Che val, perch'altri sia chiaro e felice
1.36di gloria d'avi, o d'oro in arca ascoso,
1.37e d'ogni don gioioso
1.38che natura può dar larga e fortuna,
1.39se tutto è falso ben sotto la luna?
1.40E la vita sparisce, a lampo eguale
1.41che subito dal cielo esca e s'asconda?
1.42e s'ove è più gioconda
1.43più acerbo scocca morte il crudo strale?
1.44pur ier misero io nacqui; ed oggi il crine
1.45di neve ho sparso, e già son giunto al fine.
1.46Né per sì corta via vestigio impressi
1.47senz'aver di mia sorte onde lagnarme:
1.48ché da l'empia assaltarme
1.49vidi con alte ingiurie a ciascun varco.
1.50contra la qual da pria non ebbi altr'arme
1.51che lagrime e sospir da l'alma espressi;
1.52poi de' miei danni stessi
1.53l'uso a portar m'agevolò l'incarco;
1.54quinci a studio non suo per forza l'arco
1.55rivolto fu del mio debile ingegno
1.56tra 'l roco suon di strepitose liti:
1.57ove i dì più fioriti
1.58spesi; e par che 'l prendesse Apollo a sdegno,
1.59ché se fosser già sacri al suo bel nome,
1.60forse or di lauro andrei cinto le chiome.
1.61Ma qual colpa n'ebb'io se 'l cielo averso
1.62par che mai sempre a' bei desir contenda?
1.63e virtù poco splenda
1.64se luce a lei non dan le gemme e l'oro?
1.65Né quanto il dritto e la natura offenda
1.66s'accorge il mondo in tal error sommerso;
1.67al qual anch'io converso,
1.68de le fortune mie cercai ristoro,
1.69benché parco bramar fu 'l mio tesoro,
1.70con l'alma in sé di libertà sol vaga
1.71e d'onest'ozio più che d'altro ardente:
1.72resa talor la mente,
1.73quasi per furto, infra le Muse paga;
1.74che de' prim'anni miei dolci nodrici
1.75fur poi conforto a' miei giorni infelici.
1.76Un ben ch'ogni mal vinse il ciel mi diede,
1.77quando degnò de la sua grazia ornarmi
1.78l'alta mia patria, e farmi
1.79servo a sé, noto altrui, caro a me stesso.
1.80Onde umil corsi ov'io senti' chiamarmi
1.81a più nobil camin volgendo il piede.
1.82Così a l'ardente fede
1.83pari ingegno e valor fosse concesso,
1.84o pria sì degno peso a me commesso:
1.85che saldo almen sarebbe in qualche parte
1.86l'infinito dever che l'alma preme.
1.87Quinci in quest'ore estreme
1.88ella con maggior duol da me si parte;
1.89ch'ove a l'obligo scior la patria invita,
1.90non pon mille bastar, non ch'una vita.
1.91Dunque s'ora il mio fil tronca la dura
1.92Parca, quanti ho de' miei più cari e fidi
1.93Amor cortese guidi
1.94al marmo in ch'io sarò tosto sepolto;
1.95e la pietà ch'in lor mai sempre vidi,
1.96qualche lagrima doni a mia sventura.
1.97E se pur di me cura
1.98ebbe mai Febo, anch'ei con mesto volto
1.99degni mostrarsi ad onorar rivolto
1.100un fedel servo onde rea morte il priva;
1.101prestin le Muse ancor benigno e pio
1.102officio al cener mio;
1.103e su la tomba il mio nome si scriva:
1.104acciò, se 'l tacerà d'altro onor casso
1.105la fama, almen ne parli il muto sasso.
1.106Andresti e tu, più ch'altri afflitto e smorto,
1.107a versar sovra me tuo pianto amaro,
1.108mio germe unico e caro,
1.109s'in tua tenera età capisse il duolo.
1.110Ahi, che simile al mio destino avaro
1.111provi: ch'a pena anch'io nel mondo scorto,
1.112piansi infelice il morto
1.113mio genitor, restando orbato e solo.
1.114misero erede, a cui sol largo stuolo
1.115d'affanni io lascio in dura povertade,
1.116chiudendo gli occhi, ohimè, da te lontano!
1.117Porgi, o Padre sovrano,
1.118per me soccorso a l'innocente etade,
1.119ond'ei securo da' miei colpi acerbi
1.120viva, e de l'ossa mie memoria serbi.
1.121Ahi, ch'anzi pur, Signor, pregar devrei
1.122per le mie gravi colpe al varco estremo;
1.123dove pavento e tremo
1.124da la giust'ira tua, mentre a lor guardo.
1.125Tu, cui condusse in terra amor supremo
1.126a lavar col tuo sangue i falli miei,
1.127tu che fattor mio sei,
1.128volgi ne l'opra tua pietoso il guardo.
1.129Ch'or è pronto il pentir, se fu 'l cor tardo
1.130per la tua strada e volto a' propri danni:
1.131e con lagrime amare il duol ne mostro.
1.132tu da l'infernal mostro
1.133l'alma difendi e da' perpetui affanni;
1.134tal che d'ogni suo peso e nodo sciolta
1.135di tua grazia gioisca in ciel raccolta.
1.136Là su, là su, canzon, la vera eterna
1.137patria n'aspetta: a Dio se n' torni l'alma
1.138che sol bear la può d'ogni sua brama.
1.139E poiché già mi chiama
1.140a depor questa fral, corporea salma,
1.141prestimi grazia a la partita innanzi:
1.142ch'almen qualch'ora a ben morir m'avanzi.
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