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55

Rime

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1.1A che dagli occhi, Amor, vaghi e sereni,
1.2dove come in tuo ciel ti giri e movi,
1.3folgorando in me piovi
1.4sì minaccioso eterne fiamme e strali?
1.5Ben Giove irato al mio pensier rinovi,
1.6allor che sovra i mostri empi terreni
1.7tra sì spessi baleni
1.8fulminando atterrò lor posse frali;
1.9benché, per tante tue piaghe mortali
1.10saette a ministrar, verrebbon manchi
1.11d'Etna i martelli, allor bastanti e forti.
1.12Non cerco insidie ond'io voglia deporti
1.13del regno tuo, né che tua gloria manchi;
1.14ma se quest'occhi stanchi
1.15non vedi mai pur nel tuo nido intenti,
1.16n'incolpa solo, e non inganno od arte:
1.17ch'acquetar non si sanno in altra parte.
1.18Anzi io t'adoro, Amor, nel santo lume
1.19di quel bel ciglio ond'hai cura e governo;
1.20e prego il ciel ch'eterno
1.21duri il tuo seggio in sì gradito loco.
1.22Ma, lasso, altro nemico occulto scerno,
1.23ch'indi scacciarti, e non invan, presume;
1.24e già suo rio costume
1.25opra in te sordamente a poco a poco:
1.26ch'or un stral ti rintuzza, or del tuo foco
1.27un carbon spegne, or un lacciuol ti solve,
1.28e l'or del vago crin ti fura il ladro;
1.29or un spirito ardente, almo e leggiadro
1.30di quel bel viso estingue e 'n fumo solve,
1.31perch'al fin ombra e polve
1.32rimanga il corpo in cui tu regni e vivi;
1.33e te non solo privi
1.34d'ogni tuo ben, ma 'l secol nostro indegno,
1.35che non have dal ciel più caro pegno.
1.36Deh, perché mentre a far oltraggio intende
1.37al bel volto leggiadro, a laurea testa,
1.38ed al tuo mal s'appresta,
1.39non è 'l crudel ne le tue forze colto?
1.40Perché dentro il suo cor fiamma non desta
1.41il bel guardo divin, ch'un ghiaccio accende?
1.42Perché, s'ogni alma prende,
1.43e lui quel vago crin non tiene involto?
1.44Talché d'ogni altra cura in tutto sciolto
1.45fermasse il corso, e in un col ciel si stesse
1.46immoto a contemplar l'alta beltade;
1.47e chiudendo al morir tutte le strade,
1.48sol una faccia sempre il mondo avesse,
1.49né più tornar potesse
1.50in braccio al suo Titon la bella Aurora;
1.51e tal dì fosse allora
1.52ch'anch'io mi ritrovassi intento e fiso
1.53a l'eterno piacer del vago viso.
1.54Ma, stolto, che bram'io? Se nulla vale
1.55dal suo corso fatal punto ritrarlo?
1.56Ecco, mentr'or ti parlo,
1.57ch'ei pur se n' vola, al tuo danno passando.
1.58E già mi par di vincitor mirarlo,
1.59rotto a te l'arco e spennacchiate l'ale,
1.60e con doglia immortale
1.61dal tuo nido gentil tenerti in bando.
1.62Né ciò tanto devria dolerti quando
1.63potessi altrove riparar tuo stato
1.64e 'n sì begli occhi aver sì caro albergo;
1.65ma come nulla, s'io mi volgo a tergo,
1.66donna veggio simil nel tempo andato,
1.67così non fa beato
1.68altra di tai bellezze il secol nostro;
1.69né di sì nobil mostro,
1.70di sì raro miracol di natura
1.71si vanterà giamai l'età futura.
1.72Misero, che farai? Tosto al tuo danno
1.73giungerà 'l tuo nemico empio ed avaro;
1.74né v'ha schermo o riparo
1.75che te dal suo furor difenda e copra.
1.76Ma qual grazia or m'inspira e 'l modo chiaro
1.77mi mostra da temprar tuo duro affanno?
1.78E con illustre inganno
1.79farti a quel crudo rimaner di sopra?
1.80Qual destin vuol ch'io per tuo ben lo scopra?
1.81Né perché così pronto a' miei martiri
1.82ti provi, Amor, ciò ti nascondo e taccio;
1.83là come tuo fedel, palese il faccio,
1.84perché tu quinci a tua salute aspiri.
1.85Non ha, se dritto miri,
1.86più bel don da natura umana mente
1.87od arte più possente
1.88a cosa oprar meravigliose e nove,
1.89di quella che le muse al canto move.
1.90Leva questa di terra alto e sublime
1.91nostro intelletto a più beata sorte,
1.92e con soavi scorte
1.93la via gl'insegna onde se n' poggi a Dio;
1.94questa con voci ognor leggiadre e scorte,
1.95vaghi pensier tessendo in versi e 'n rime,
1.96di qual tormento opprime
1.97più l'alma, induce dilettoso oblio;
1.98questa col canto suo frenar s'udio
1.99spesso i fiumi nel corso, e i monti e i sassi
1.100seguaci far di sua rara dolcezza;
1.101questa di morte ancor le leggi sprezza
1.102e ne l'inferno aperta strada fassi.
1.103quinci agli spirti lassi
1.104da le cure del mondo have ristoro
1.105Giove nel sommo coro,
1.106mentre Febo cantando in dolci note
1.107l'armonia tempra a le celesti rote.
1.108Di quei ch'a tal favor degnan le stelle
1.109un solo scegli e tel procaccia amico;
1.110ché del tempo nemico
1.111ei sol darti potrà vittoria e palma.
1.112E lodando i begli occhi e 'l cor pudico,
1.113e gli atti e le parole, e queste e quelle
1.114doti pregiate e belle
1.115di così gloriosa e nobil alma,
1.116farà soggetto a la tua dolce salma
1.117per fama eterna ogni cor empio e duro,
1.118e rinovando andrà le tue faville
1.119sempre negli altrui petti a mille a mille.
1.120E saria pronto ancor con piè sicuro
1.121scender nel regno oscuro
1.122poich'ella fosse estinta, e lieto duce
1.123qua su tornarla in luce:
1.124se non che come sua cara e diletta
1.125per darle ampia corona il ciel l'aspetta.
1.126Ma pria che sovra alcun sentenza cada
1.127ch'a tanta impresa dar debba di piglio,
1.128apra la mente il ciglio,
1.129ed al deliberar spazio consenta.
1.130Perché, s'al ver si mira, ogni consiglio
1.131che prenda frettoloso incerta strada
1.132raro avien che non vada
1.133in precipizio e del su' error si penta.
1.134Quanti ne sono al tuo pensier rammenta:
1.135quei però che t'apriro i petti suoi
1.136e che 'l guardo di tua donna infiamma:
1.137ché chi non arde a l'amorosa fiamma
1.138scema grazia cantando a' pregi tuoi.
1.139Colui s'elegga poi
1.140ch'in amar primo ha più per te sofferto;
1.141né curar ch'altri a merto
1.142di prove e di valor gli vada innanzi,
1.143sol ch'in ciò glorioso ogni altro avanzi.
1.144Scalda ogni fredda lingua ardente voglia,
1.145e di steril fa l'alme feconde;
1.146né mai deriva altronde
1.147soave fiume d'eloquenza rara.
1.148Quinci altri col suo dir ne' petti infonde
1.149allegrezza, timor, speranza e doglia;
1.150e come al vento foglia,
1.151le menti a suo voler volge e prepara.
1.152Ma non si tenga in ria prigione amara
1.153qualunque avrai per sì bel vanto eletto,
1.154né mercé lagrimando indarno chieda:
1.155ch'ingegno in cui gran duol continuo fieda,
1.156par che 'l canto e le rime aggia in dispetto;
1.157e dal gravoso affetto
1.158che respirar nol lascia, oppresso e stanco,
1.159sul cominciar vien manco;
1.160o se descrive pur suo duro scempio,
1.161è di tua crudeltate indegno essempio.
1.162Fa ch'anzi lieto ognor gridando ei chiami
1.163te signor grato e sé felice amante;
1.164e che d'aver si vante
1.165guanto puote venir d'onesto dono.
1.166Volgi pietoso in lui le luci sante,
1.167con cui da morte a vita altrui richiami;
1.168rendi a lui dolci gli ami
1.169ove i cor presi a tanto strazio sono.
1.170Da quel saggio parlar cortese suono
1.171e rinverdirla a più soave frutto:
1.172talché sempre lontan da doglia e lutto
1.173con l'ardor senta il refrigerio insieme.
1.174E ciò fecondo seme
1.175in lui sarà del tuo sperato onore:
1.176ché dolcezza e stupore
1.177versando in cantar lei, sua gran beltate
1.178porterà viva ancor per ogni etate.
1.179Deh t'avess'io, canzon, più ch'altra adorna:
1.180onde tua vista a pien cara e gradita
1.181fosse ad Amor, ch'in que' begli occhi ha vita.
1.182Pur ti rassetta e ripolisci ed orna,
1.183ed a lo specchio torna
1.184finch'ogni macchia tua l'arte corregga;
1.185indi, perch'ei ti vegga,
1.186movi sicura, ove 'l mio cor comprenda:
1.187ch'a suo poeta me destini e prenda.
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