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29

Rime

PoeTree.it

1.1Chi di lagrime un fiume agli occhi presta
1.2e mille lingue, onde si lagni, al core?
1.3Chi segue il mio dolore
1.4a celebrar la nobil donna estinta?
1.5Versi, meco piangendo, eterno umore
1.6il ciel, con faccia nubilosa e mesta;
1.7sia di lugubre vesta
1.8l'aria, l'acqua e la terra intorno cinta;
1.9pianga ogni alma gentil, dal dolor vinta;
1.10in pietà si distilli ogni aspro petto;
1.11piangan le fere ancor, piangano i sassi;
1.12ed ogni stil trapassi
1.13il mondo, in segno dar di tristo affetto:
1.14ché, se di tanto ben morte lo spoglia,
1.15dritt'è che senza fin pianga e si doglia.
1.16Era quella il suo lume, e 'n questa etate
1.17d'antico onor nova Fenice apparse;
1.18ch'in altra mai non arse
1.19di più saggi desir più nobil mente.
1.20Seguian suo volo, in larga schiera sparte,
1.21innanzi iva onestate,
1.22e cortesia, per farle scorta intente;
1.23nel mezzo ella poggiando alteramente
1.24con umiltà compagna ir si vedea,
1.25pien di gioia e splendor l'aere d'intorno.
1.26Indi nel rogo adorno
1.27del cor, dove pensier santi l'accogliea,
1.28ai rai del sommo sole ardendo il velo,
1.29si rinovava ognor più bella al cielo.
1.30Con l'alma, in lei, de la corporea scorza
1.31la grazia tanto e la beltà rilusse,
1.32che qual più chiara fusse,
1.33mentre verdi fur gli anni, in dubbio pose.
1.34Amor suo seggio in lei dal ciel ridusse
1.35con l'arco sol, ch'i cor leggiadri sforza;
1.36e la più nobil forza
1.37del foco suo nel bel volto ripose:
1.38ove fiorian ancor sì fresche rose
1.39nel verno di su' età, ch'in privilegio
1.40lor, del tempo parea ferma la rota.
1.41Ma, qual in parte ignota
1.42ben ricca gemma altrui cela il suo pregio,
1.43o fior ch'alta virtute ha in sé riposta,
1.44visse nel sen di castità nascosta.
1.45In sua virtute e 'n Dio contenta visse,
1.46lunge dal visco mondan che l'alme intrica;
1.47e se provò nemica
1.48fortuna, in vincer lei sue palme accrebbe.
1.49Ma bastò ben che le concesse, amica,
1.50parto gentil, per cui ricca se n' gisse
1.51e gioia ognor sentisse,
1.52quanta forse per figlio altra non ebbe.
1.53Ch'eterno vanto a lui non men si debbe,
1.54di senno e di valor raro e sovrano,
1.55specchio d'ogni real, santo costume.
1.56Da cui splende tal lume
1.57di mente pia, ch'abbaglia ogni occhio umano,
1.58poich'a lei, che 'l creò, l'aspra infelice
1.59morte ancor fe' sembrar dolce e felice.
1.60Premea, d'inferno uscita, orrida peste
1.61del bel sen d'Adria la cittade altera,
1.62spargendo, in vista fera,
1.63a lei dentro e d'intorno, e tosco e morte.
1.64Cadean l'afflitte genti in folta schiera,
1.65fremendo il ciel di pianti e voci meste;
1.66e le bare funeste
1.67porgean spavento ad ogni cor più forte.
1.68Oh quanti, chiuse a la pietà le porte,
1.69fuggian la patria e ciò ch'avean più caro,
1.70giunti fra via dal loro empio destino!
1.71Quanti vide il mattino
1.72salvi, ch'a sera poi l'alma spiraro!
1.73Tutto era strage, e di pallor dipinti,
1.74pareano i vivi, a par de' morti, estinti.
1.75Mentre in sì strana guisa il crudel angue
1.76fa la rabbia sentir del suo veleno,
1.77ecco che 'l casto seno
1.78di lei ch'or piango, ahi duro fato, impiaga.
1.79L'abbandona ciascun, di tema pieno;
1.80sol resta il fido parto ov'egra, esangue,
1.81la genitrice langue;
1.82e di seco morir l'anima ha vaga.
1.83Sol ei, pronto a curar l'orribil piaga,
1.84porge l'invitta man, pietoso e grato,
1.85al dolce petto, onde già 'l latte prese.
1.86Fa quella alte contese,
1.87pregando s'allontani il pegno amato;
1.88l'un di suo ben oprar morte procaccia,
1.89l'altra cui più desia da sé discaccia.
1.90— Deh non voler che ti dian morte, o figlio,
1.91queste poppe — dicea, — che ti nodriro.
1.92Non far doppio il martiro;
1.93che vita avendo tu, nulla m'annoia.
1.94Io più nel tuo che nel mio petto spiro,
1.95e te veggendo almen fuor di periglio,
1.96chiuderò lieta il ciglio;
1.97salva in te la mia speme e la mia gioia.
1.98Là son già corsa ove 'l gir oltra è noia,
1.99e felice per te, mentre al ciel piacque,
1.100vissi; e per tua pietà, felice or moro.
1.101Sol la mia sorte i' ploro
1.102che d'altro morbo il mio mortal non giacque:
1.103ch'in queste braccia, ov'or per te ne temo,
1.104ti darei de' miei baci il pegno estremo. —
1.105Vita ricusa il nobil germe, e molle
1.106il materno rigor col pianto rende.
1.107A prieghi, a forza scende,
1.108sì ch'al fin amor vinto ad amor cede.
1.109Ahi, che tutto a suo scampo invan si spende,
1.110e contra morte ogni riparo è folle!
1.111Ma già non ti si tolle,
1.112del magnanimo cor ch'in te si vede,
1.113raro spirto, d'onor larga mercede.
1.114Fama inalza il Troian perch'ei, dal foco
1.115fuggendo, se n' portò l'antico padre;
1.116tu per salvar la madre
1.117tra le fiamme il perir prendesti in gioco.
1.118Ma fece forza al ciel tanta virtute,
1.119morte cangiando in tua gloria e salute.
1.120E tu che te n' volasti, alma gradita,
1.121da le tenebre nostre al sommo sole,
1.122ch'or visibil si cole
1.123da te, non più tra nebbie in fragil manto;
1.124pregalo umil ch'a la tua dolce prole
1.125tempri l'aspro dolor di tua partita,
1.126e così degna vita
1.127difenda ognor sotto 'l suo scudo santo.
1.128Acciò il valor di lui, ch'in pregio tanto
1.129già s'innalza e fiorisce, a la diletta
1.130patria per lunga età risponda il frutto;
1.131e poscia, in ciel ridutto,
1.132n'abbia il premio divin ch'ivi l'aspetta:
1.133onde ambo, al fin del desir vostro giunti,
1.134pace eterna godiate in un congiunti.
1.135Canzon, su verde riva un sacro tempio
1.136in onor del materno amato nome
1.137erge il pio figlio a chi trovar fu degna
1.138la gloriosa insegna
1.139che di morte per noi le forze ha dome;
1.140colà te n' vola, e ne' bei marmi impressa,
1.141alme sì degne ornando, orna te stessa.
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