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1.1Sorgi de l'onde fuor pallido e mesto,
1.2faccia prendendo al mio dolor simìle,
1.3pietoso Febo, e meco a pianger riedi:
1.4questo è 'l dì ch'a rapir l'alma gentile
1.5del mio buon padre, ohimè, fu 'l ciel sì presto,
1.6restando gli occhi miei di pianto eredi.
1.7E ben lagnar mi vedi
1.8a gran ragion: poiché sì fida e cara
1.9scorta a l'entrar di questa selva errante
1.10in un momento mi spario davante.
1.11Cruda mia sorte avara
1.12che la mi tolse; e 'n questa pena acerba
1.13mostra a quant'altre ancor mia vita serba.
1.14Da troppo dura, ingiuriosa parte
1.15ver me fortuna incominciò suo sdegno
1.16e da tropp'erto monte al pian mi stese;
1.17ch'in un punto a' suoi colpi esposto segno
1.18me scorsi, al vento mie speranze sparte,
1.19con troppo debil petto a tante offese.
1.20Dir si potea cortese
1.21sua crudeltà d'ogn'altro acerbo danno,
1.22senza il sangue bramar di questa piaga:
1.23o, s'era pur d'uccider lui sì vaga,
1.24per temprar il su' affanno
1.25far ch'ei vedesse innanzi a l'ore estreme
1.26a vicin frutto in me fiorir sua speme.
1.27Avea duo lustri, e 'l terzo quasi, il sole
1.28volti dal dì ch'a la sua nova luce
1.29nudo parto infelice uscir mi scorse,
1.30che ti partisti, o mio sostegno e duce,
1.31da me: tu 'l sai, e forse ancor te n' dole,
1.32ché ciò grave ferita al cor ti porse.
1.33Né meno al duol concorse,
1.34lasso, che meco ad un tre figli tuoi,
1.35che chiedean latte ancor nel sen materno,
1.36abbandonavi per essilio eterno;
1.37de' quali una dapoi,
1.38pura angioletta con veloci penne,
1.39al ciel per l'orme tue lieta se n' venne.
1.40Oh lei felice, oh dipartir beato!
1.41ché 'n quella età né sua miseria scerse,
1.42né fu serbata a sì penosi guai.
1.43O mie gioie e speranze, ora converse
1.44in doglia e pianto! O caro allor mio stato,
1.45ché ne la vita tua me stesso amai.
1.46Chi più tranquille mai
1.47voglie o dolci pensier chiuse nel petto?
1.48Chi provò de la mia più lieta sorte
1.49finch'a me non ti tolse invida morte?
1.50Ma tal pace e diletto,
1.51lasso, ebbi allor, perché più grave poscia
1.52giungesse al cor la destinata angoscia.
1.53Semplice augello in fortunato nido
1.54mi giacqui un tempo a la tua dolce cura,
1.55e sotto l'ali tue contento vissi.
1.56Quanto ebbi l'aria allor grata e sicura,
1.57mentre innanzi spiegando il volo fido
1.58t'ergevi al ciel, perch'io dietro seguissi;
1.59ed io, gli occhi in te fissi,
1.60volar tentava, il tuo camin servando.
1.61Né perch'io rimanessi assai lontano
1.62eran le penne mie spiegate invano:
1.63ché più sempre avanzando,
1.64in me di pur salir nova vaghezza,
1.65in te sempre crescea speme e dolcezza.
1.66Ma mentre è tutta in noi tua cura intenta,
1.67e in grembo a tua pietà nostri desiri
1.68godean tranquilla e riposata pace,
1.69ecco che, qual arcier ch'ingordo miri
1.70a nova preda, in te suo strale aventa
1.71e ne t'uccide morte empia e rapace.
1.72Né 'n ciò pur si compiace
1.73l'ira del ciel, ché la tua fida moglie,
1.74dolce a noi madre, in cui sola s'accolse
1.75la nostra speme, ancor per sé ritolse.
1.76Ahi, che giamai non coglie
1.77d'un sol colpo fortuna ove fa guerra,
1.78e sol pianto e miseria alberga in terra!
1.79Che dovea far? Donde sperar pietade?
1.80Donde attender soccorso, orbato e solo
1.81de l'uno e l'altro mio dolce parente?
1.82Io, che bisogno avea di scorta al volo,
1.83l'altrui regger convenni, e 'n verde etade
1.84vestir, puro fanciul, canuta mente.
1.85Onde le luci intente
1.86portai sempre a fuggir le reti e 'l visco;
1.87e s'a lor pur piegai, grazia celeste
1.88mi fe' l'ali a scamparne accorte e preste,
1.89membrando in ogni risco
1.90quel che tu presso a morte in me sì pio
1.91già per norma segnasti al viver mio.
1.92Giacevi infermo e per gravarti il ciglio
1.93stendea morte la man l'ultimo giorno
1.94che pose fine a la tua degna vita.
1.95Tacita e mesta al caro letto intorno,
1.96priva d'ogni speranza e di consiglio,
1.97stava la tua famiglia sbigottita;
1.98tu, che di tua partita
1.99alto martir premei nel saggio core,
1.100con fermo viso in parlar dolce accorto
1.101pregavi al nostro duol pace e conforto.
1.102Indi con santo ardore
1.103la tua pietate, in me le luci fisse,
1.104queste parole in mezzo 'l cor mi scrisse:
1.105— Figlio, se questo è pur l'estremo passo
1.106de la mia vita, ond'io son sazio e stanco,
1.107se non per voi, miei cari pegni e spene,
1.108cedi al voler divin, cedi al crin bianco;
1.109e morte scusa in me se 'l corpo lasso,
1.110vincendo omai l'usato stil, mantiene.
1.111Ecco pronta al tuo bene
1.112per me la madre tua fidata e pia:
1.113tu fa del suo voler legge a te stesso,
1.114volto sempre al camin per cui t'ho messo.
1.115E poi che l'alma fia
1.116sciolta da me, di puro ardor ripieno
1.117prega il Signor, che la raccolga in seno. —
1.118Ciò detto a pena, a la già fredda lingua
1.119eterno pose, ohimè, silenzio; e i lumi,
1.120per non aprirgli più, mancando, chiuse.
1.121Fia mai giusto dolor, ch'altrui consumi,
1.122del mio più acerbo? O lume altro s'estingua
1.123di chiare doti in più degn'alma infuse?
1.124Caro a Febo, a le Muse,
1.125caro de le virtuti al santo coro,
1.126spirto d'ogni valor ricco e fecondo,
1.127or del cielo ornamento, e già del mondo.
1.128Ahi mio nobil tesoro,
1.129ché 'l soverchio mio duol tronca il tuo vanto,
1.130ma sempre almen t'onorerò col pianto.
1.131Canzon, vattene in cielo
1.132su l'ali che 'l desio veloce spiega;
1.133e ricercando infra quei santi cori,
1.134tranne il mio genitor col guardo fuori.
1.135Poi riverente il prega
1.136che del duolo ond'io sento il cor piagarmi,
1.137scenda in sogno talora a consolarmi.
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