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1.1Or, se mi mostra la mia carta il vero,
1.2non è lontano a discoprirsi il porto;
1.3sì che nel lito i voti scioglier spero
1.4a chi nel mar per tanta via m'ha scorto;
1.5ove, o di non tornar col legno intero,
1.6o d'errar sempre, ebbi già il viso smorto.
1.7Ma mi par di veder, ma veggo certo,
1.8veggo la terra, e veggo il lito aperto.
2.1Sento venir per allegrezza un tuono
2.2che fremer l'aria e rimbombar fa l'onde:
2.3odo di squille, odo di trombe un suono
2.4che l'alto popular grido confonde.
2.5Or comincio a discernere chi sono
2.6questi che empion del porto ambe le sponde.
2.7Par che tutti s'allegrino ch'io sia
2.8venuto a fin di così lunga via.
3.1Oh di che belle e saggie donne veggio,
3.2oh di che cavallieri il lito adorno!
3.3Oh di ch'amici, a chi in eterno deggio
3.4per la letizia c'han del mio ritorno!
3.5Mamma e Ginevra e l'altre da Correggio
3.6veggo del molo in su l'estremo corno:
3.7Veronica da Gambera è con loro,
3.8sì grata a Febo e al santo aonio coro.
4.1Veggo un'altra Genevra, pur uscita
4.2del medesimo sangue, e Iulia seco;
4.3veggo Ippolita Sforza, e la notrita
4.4Damigella Trivulzia al sacro speco:
4.5veggo te, Emilia Pia, te, Margherita,
4.6ch'Angela Borgia e Graziosa hai teco.
4.7Con Ricciarda da Este ecco le belle
4.8Bianca e Diana, e l'altre lor sorelle.
5.1Ecco la bella, ma più saggia e onesta,
5.2Barbara Turca, e la compagna è Laura:
5.3non vede il sol di più bontà di questa
5.4coppia da l'Indo all'estrema onda maura.
5.5Ecco Genevra che la Malatesta
5.6casa col suo valor sì ingemma e inaura,
5.7che mai palagi imperiali o regi
5.8non ebbon più onorati e degni fregi.
6.1S'a quella etade ella in Arimino era,
6.2quando superbo de la Gallia doma
6.3Cesar fu in dubbio, s'oltre alla riviera
6.4dovea passando inimicarsi Roma;
6.5crederò che piegata ogni bandiera,
6.6e scarca di trofei la ricca soma,
6.7tolto avria leggi e patti a voglia d'essa,
6.8né forse mai la libertade oppressa.
7.1Del mio signor di Bozolo la moglie,
7.2la madre, le sirocchie e le cugine,
7.3e le Torelle con le Bentivoglie,
7.4e le Visconte e le Palavigine;
7.5ecco chi a quante oggi ne sono, toglie,
7.6e a quante o greche o barbere o latine
7.7ne furon mai, di quai la fama s'oda,
7.8di grazia e di beltà la prima loda,
8.1Iulia Gonzaga, che dovunque il piede
8.2volge, e dovunque i sereni occhi gira,
8.3non pur ogn'altra di beltà le cede,
8.4ma, come scesa dal ciel dea, l'ammira.
8.5La cognata è con lei, che di sua fede
8.6non mosse mai, perché l'avesse in ira
8.7Fortuna che le fe' lungo contrasto.
8.8Ecco Anna d'Aragon, luce del Vasto;
9.1Anna, bella, gentil, cortese e saggia,
9.2di castità, di fede e d'amor tempio.
9.3La sorella è con lei, ch'ove ne irraggia
9.4l'alta beltà, ne pate ogn'altra scempio.
9.5Ecco chi tolto ha da la scura spiaggia
9.6di Stige, e fa con non più visto esempio,
9.7mal grado de le Parche e de la Morte,
9.8splender nel ciel l'invitto suo consorte.
10.1Le Ferrarese mie qui sono, e quelle
10.2de la corte d'Urbino; e riconosco
10.3quelle di Mantua, e quante donne belle
10.4ha Lombardia, quante il paese tósco.
10.5Il cavallier che tra lor viene, e ch'elle
10.6onoran sì, s'io non ho l'occhio losco,
10.7da la luce offuscato de' bei volti,
10.8è 'l gran lume aretin, l'Unico Accolti.
11.1Benedetto, il nipote, ecco là veggio,
11.2c'ha purpureo il capel, purpureo il manto,
11.3col cardinal di Mantua e col Campeggio,
11.4gloria e splendor del consistorio santo:
11.5e ciascun d'essi noto (o ch'io vaneggio)
11.6al viso e ai gesti rallegrarsi tanto
11.7del mio ritorno, che non facil parmi
11.8ch'io possa mai di tanto obligo trarmi.
12.1Con lor Lattanzio e Claudio Tolomei,
12.2e Paulo Pansa e 'l Dresino e Latino
12.3Iuvenal parmi, e i Capilupi miei,
12.4e 'l Sasso e 'l Molza e Florian Montino;
12.5e quel che per guidarci ai rivi ascrei
12.6mostra piano e più breve altro camino,
12.7Iulio Camillo; e par ch'anco io ci scerna
12.8Marco Antonio Flaminio, il Sanga, il Berna.
13.1Ecco Alessandro, il mio signor, Farnese:
13.2oh dotta compagnia che seco mena!
13.3Fedro, Capella, Porzio, il bolognese
13.4Filippo, il Volterano, il Madalena,
13.5Blosio, Pierio, il Vida cremonese,
13.6d'alta facondia inessicabil vena,
13.7e Lascari e Mussuro e Navagero,
13.8e Andrea Marone e 'l monaco Severo.
14.1Ecco altri duo Alessandri in quel drappello,
14.2dagli Orologi l'un, l'altro il Guarino.
14.3Ecco Mario d'Olvito, ecco il flagello
14.4de' principi, il divin Pietro Aretino.
14.5Duo Ieronimi veggo, l'uno è quello
14.6di Veritade, e l'altro il Cittadino.
14.7Veggo il Mainardo, veggo il Leoniceno,
14.8il Pannizzato, e Celio e il Teocreno.
15.1Là Bernardo Capel, là veggo Pietro
15.2Bembo, che 'l puro e dolce idioma nostro,
15.3levato fuor del volgare uso tetro,
15.4quale esser dee, ci ha col suo esempio mostro.
15.5Guasparro Obizi è quel che gli vien dietro,
15.6ch'ammira e osserva il sì ben speso inchiostro.
15.7Io veggo il Fracastorio, il Bevazano,
15.8Trifon Gabriele, e il Tasso più lontano.
16.1Veggo Nicolò Tiepoli, e con esso
16.2Nicolò Amanio in me affissar le ciglia;
16.3Anton Fulgoso ch'a vedermi appresso
16.4al lito mostra gaudio e maraviglia.
16.5Il mio Valerio è quel che là s'è messo
16.6fuor de le donne; e forse si consiglia
16.7col Barignan c'ha seco, come, offeso
16.8sempre da lor, non ne sia sempre acceso.
17.1Veggo sublimi e soprumani ingegni
17.2di sangue e d'amor giunti, il Pico e il Pio.
17.3Colui che con lor viene, e da' più degni
17.4ha tanto onor, mai più non conobbi io;
17.5ma, se me ne fur dati veri segni,
17.6è l'uom che di veder tanto desio,
17.7Iacobo Sanazar, ch'alle Camene
17.8lasciar fa i monti et abitar l'arene.
18.1Ecco il dotto, il fedele, il diligente
18.2secretario Pistofilo, ch'insieme
18.3con gli Acciaiuoli e con l'Angiar mio sente
18.4piacer, che più del mar per me non teme.
18.5Annibal Malaguzzo, il mio parente,
18.6veggo con l'Adoardo, che gran speme
18.7mi dà, ch'ancor del mio nativo nido
18.8udir farà da Calpe agli Indi il grido.
19.1Fa Vittor Fausto, fa il Tancredi festa
19.2di rivedermi, e la fanno altri cento.
19.3Veggo le donne e gli uomini di questa
19.4mia ritornata ognun parer contento.
19.5Dunque a finir la breve via che resta,
19.6non sia più indugio, or c'ho propizio il vento;
19.7e torniamo a Melissa, e con che aita
19.8salvò, diciamo, al buon Ruggier la vita.
20.1Questa Melissa, come so che detto
20.2v'ho molte volte, avea sommo desire
20.3che Bradamante con Ruggier di stretto
20.4nodo s'avesse in matrimonio a unire;
20.5e d'ambi il bene e il male avea sì a petto,
20.6che d'ora in ora ne volea sentire.
20.7Per questo spirti avea sempre per via,
20.8che quando andava l'un, l'altro venìa.
21.1In preda del dolor tenace e forte
21.2Ruggier tra le scure ombre vide posto,
21.3il qual di non gustar d'alcuna sorte
21.4mai più vivanda fermo era e disposto,
21.5e col digiun si volea dar la morte:
21.6ma fu l'aiuto di Melissa tosto;
21.7che, del suo albergo uscita, la via tenne
21.8ove in Leone ad incontrar si venne:
22.1il qual mandato, l'un a l'altro appresso,
22.2sua gente avea per tutti i luoghi intorno;
22.3e poscia era in persona andato anch'esso
22.4per trovare il guerrier dal liocorno.
22.5La saggia incantatrice, la qual messo
22.6freno e sella a uno spirto avea quel giorno,
22.7e l'avea sotto in forma di ronzino,
22.8trovò questo figliuol di Costantino.
23.1- Se de l'animo è tal la nobiltate,
23.2qual fuor, signor (diss'ella), il viso mostra;
23.3se la cortesia dentro e la bontate
23.4ben corrisponde alla presenzia vostra,
23.5qualche conforto, qualche aiuto date
23.6al miglior cavallier de l'età nostra;
23.7che s'aiuto non ha tosto e conforto,
23.8non è molto lontano a restar morto.
24.1Il miglior cavallier, che spada a lato
24.2e scudo in braccio mai portassi o porti;
24.3il più bello e gentil ch'al mondo stato
24.4mai sia di quanti ne son vivi o morti,
24.5sol per un'alta cortesia c'ha usato,
24.6sta per morir, se non ha chi 'l conforti.
24.7Per Dio, signor, venite, e fate prova
24.8s'allo suo scampo alcun consiglio giova. -
25.1Ne l'animo a Leon subito cade
25.2che 'l cavallier di chi costei ragiona,
25.3sia quel che per trovar fa le contrade
25.4cercare intorno, e cerca egli in persona;
25.5sì ch'a lei dietro, che gli persuade
25.6sì pietosa opra, in molta fretta sprona:
25.7la qual lo trasse (e non fêr gran camino)
25.8ove alla morte era Ruggier vicino.
26.1Lo ritrovâr che senza cibo stato
26.2era tre giorni, e in modo lasso e vinto,
26.3ch'in piè a fatica si saria levato,
26.4per ricader, se ben non fosse spinto.
26.5Giacea disteso in terra tutto armato,
26.6con l'elmo in testa, e de la spada cinto;
26.7e guancial de lo scudo s'avea fatto,
26.8in che 'l bianco liocorno era ritratto.
27.1Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia
27.2fatto alla donna, e quanto ingrato e quanto
27.3isconoscente le sia stato, arrabbia,
27.4non pur si duole; e se n'affligge tanto,
27.5che si morde le man, morde le labbia,
27.6sparge le guancie di continuo pianto;
27.7e per la fantasia che v'ha sì fissa,
27.8né Leon venir sente né Melissa;
28.1né per questo interrompe il suo lamento,
28.2né cessano i sospir, né il pianto cessa.
28.3Leon si ferma, e sta ad udire intento;
28.4poi smonta del cavallo, e se gli appressa.
28.5Amore esser cagion di quel tormento
28.6conosce ben; ma la persona espressa
28.7non gli è, per cui sostien tanto martìre;
28.8ch'anco Ruggier non glie l'ha fatto udire.
29.1Più inanzi, e poi più inanzi i passi muta,
29.2tanto che se gli accosta a faccia a faccia;
29.3e con fraterno affetto lo saluta,
29.4e se gli china a lato, e al collo abbraccia.
29.5Io non so quanto ben questa venuta
29.6di Leone improvisa a Ruggier piaccia;
29.7che teme che lo turbi e gli dia noia,
29.8e se gli voglia oppor, perché non muoia.
30.1Leon con le più dolci e più soavi
30.2parole che sa dir, con quel più amore
30.3che può mostrar, gli dice: - Non ti gravi
30.4d'aprirmi la cagion del tuo dolore;
30.5che pochi mali al mondo son sì pravi,
30.6che l'uomo trar non se ne possa fuore,
30.7se la cagion si sa; né debbe privo
30.8di speranza esser mai, fin che sia vivo.
31.1Ben mi duol che celar t'abbi voluto
31.2da me, che sai s'io ti son vero amico,
31.3non sol dipoi ch'io ti son sì tenuto,
31.4che mai dal nodo tuo non mi districo,
31.5ma fin allora ch'avrei causa avuto
31.6d'esserti sempre capital nimico;
31.7e déi sperar ch'io sia per darti aita
31.8con l'aver, con gli amici e con la vita.
32.1Di meco conferir non ti rincresca
32.2il tuo dolore, e lasciami far prova,
32.3se forza, se lusinga, acciò tu n'esca,
32.4se gran tesor, s'arte, s'astuzia giova.
32.5Poi, quando l'opra mia non ti riesca,
32.6la morte sia ch'al fin te ne rimuova:
32.7ma non voler venir prima a quest'atto,
32.8che ciò che si può far, non abbi fatto. -
33.1E seguitò con sì efficaci prieghi,
33.2e con parlar sì umano e sì benigno,
33.3che non può far Ruggier che non si pieghi;
33.4che né di ferro ha il cor né di macigno,
33.5e vede, quando la risposta nieghi,
33.6che farà discortese atto e maligno.
33.7Risponde; ma due volte o tre s'incocca
33.8prima il parlar, ch'uscir voglia di bocca.
34.1- Signor mio (disse al fin), quando saprai
34.2colui ch'io son (che son per dirtel ora),
34.3mi rendo certo che di me sarai
34.4non men contento, e forse più, ch'io muora.
34.5Sappi ch'io son colui che sì in odio hai:
34.6io son Ruggier ch'ebbi te in odio ancora;
34.7e che con intenzion di porti a morte,
34.8già son più giorni, usci' di questa corte;
35.1acciò per te non mi vedessi tolta
35.2Bradamante, sentendo esser d'Amone
35.3la voluntade a tuo favor rivolta.
35.4Ma perché ordina l'uomo, e Dio dispone,
35.5venne il bisogno ove mi fe' la molta
35.6tua cortesia mutar d'opinione;
35.7e non pur l'odio ch'io t'avea, deposi,
35.8ma fe' ch'esser tuo sempre io mi disposi.
36.1Tu mi pregasti, non sapendo ch'io
36.2fossi Ruggier, ch'io ti facessi avere
36.3la donna; ch'altretanto saria il mio
36.4cor fuor del corpo, o l'anima volere.
36.5Se sodisfar più tosto al tuo disio,
36.6ch'al mio, ho voluto, t'ho fatto vedere.
36.7Tua fatta è Bradamante; abbila in pace:
36.8molto più che 'l mio bene, il tuo mi piace.
37.1Piaccia a te ancora, se privo di lei
37.2mi son, ch'insieme io sia di vita privo;
37.3che più tosto senz'anima potrei,
37.4che senza Bradamante restar vivo.
37.5Appresso, per averla tu non sei
37.6mai legitimamente, fin ch'io vivo;
37.7che tra noi sponsalizio è già contratto,
37.8né duo mariti ella può avere a un tratto. -
38.1Riman Leon sì pien di maraviglia,
38.2quando Ruggiero esser costui gli è noto,
38.3che senza muover bocca o batter ciglia
38.4o mutar piè, come una statua, è immoto:
38.5a statua, più ch'ad uomo, s'assimiglia,
38.6che ne le chiese alcun metta per voto.
38.7Ben sì gran cortesia questa gli pare,
38.8che non ha avuto e non avrà mai pare.
39.1E conosciutol per Ruggier, non solo
39.2non scema il ben che gli voleva pria;
39.3ma sì l'accresce, che non men del duolo
39.4di Ruggiero egli, che Ruggier, patia.
39.5Per questo, e per mostrarsi che figliuolo
39.6d'imperator meritamente sia,
39.7non vuol, se ben nel resto a Ruggier cede,
39.8ch'in cortesia gli metta inanzi il piede.
40.1E dice: - Se quel dì, Ruggier, ch'offeso
40.2fu il campo mio dal valor tuo stupendo,
40.3ancor ch'io t'avea in odio, avessi inteso
40.4che tu fossi Ruggier, come ora intendo;
40.5così la tua virtù m'avrebbe preso,
40.6come fece anco allor, non lo sapendo;
40.7e così spinto dal cor l'odio, e tosto
40.8questo amor ch'io ti porto, v'avria posto.
41.1Che prima il nome di Ruggiero odiassi,
41.2ch'io sapessi che tu fosse Ruggiero,
41.3non negherò; ma ch'or più inanzi passi
41.4l'odio ch'io t'ebbi, t'esca del pensiero.
41.5E se, quando di carcere io ti trassi,
41.6n'avesse, come or n'ho, saputo il vero,
41.7il medesimo avrei fatto anco allora,
41.8ch'a benefizio tuo son per far ora.
42.1E s'allor volentier fatto l'avrei,
42.2ch'io non t'era, come or sono, obligato;
42.3quant'or più farlo debbo, che sarei,
42.4non lo facendo, il più d'ogn'altro ingrato;
42.5poi che negando il tuo voler, ti sei
42.6privo d'ogni tuo bene, e a me l'hai dato.
42.7Ma te lo rendo, e più contento sono
42.8renderlo a te, ch'aver io avuto il dono.
43.1Molto più a te, ch'a me, costei conviensi,
43.2la qual, ben ch'io per li suoi merit'ami,
43.3non è però, s'altri l'avrà, ch'io pensi,
43.4come tu, al viver mio romper li stami.
43.5Non vo' che la tua morte mi dispensi,
43.6che possi, sciolto ch'ella avrà i legami
43.7che son del matrimonio ora fra voi,
43.8per legitima moglie averla io poi.
44.1Non che di lei, ma restar privo voglio
44.2di ciò c'ho al mondo, e de la vita appresso,
44.3prima che s'oda mai ch'abbia cordoglio
44.4per mia cagion tal cavalliero oppresso.
44.5De la tua difidenzia ben mi doglio;
44.6che tu che puoi, non men che di te stesso,
44.7di me dispor, più tosto abbi voluto
44.8morir di duol, che da me avere aiuto. -
45.1Queste parole et altre suggiungendo,
45.2che tutte saria lungo riferire,
45.3e sempre le ragion redarguendo,
45.4ch'in contrario Ruggier gli potea dire;
45.5fe' tanto, ch'al fin disse: - Io mi ti rendo,
45.6e contento sarò di non morire.
45.7Ma quando ti sciorrò l'obligo mai,
45.8che due volte la vita dato m'hai? -
46.1Cibo soave e precioso vino
46.2Melissa ivi portar fece in un tratto;
46.3e confortò Ruggier, ch'era vicino,
46.4non s'aiutando, a rimaner disfatto.
46.5Sentito in questo tempo avea Frontino
46.6cavalli quivi, e v'era accorso ratto.
46.7Leon pigliar da li scudieri suoi
46.8lo fe' e sellare, et a Ruggier dar poi;
47.1il qual con gran fatica, ancor ch'aiuto
47.2avesse da Leon, sopra vi salse:
47.3così quel vigor manco era venuto,
47.4che pochi giorni inanzi in modo valse,
47.5che vincer tutto un campo avea potuto,
47.6e far quel che fe' poi con l'arme false.
47.7Quindi partiti, giunser, che più via
47.8non fêr di mezza lega, a una badia:
48.1ove posaro il resto di quel giorno,
48.2e l'altro appresso, e l'altro tutto intero,
48.3tanto che 'l cavallier dal liocorno
48.4tornato fu nel suo vigor primiero.
48.5Poi con Melissa e con Leon ritorno
48.6alla città real fece Ruggiero,
48.7e vi trovò che la passata sera
48.8l'imbasciaria de' Bulgari giunt'era.
49.1Che quella nazion, la qual s'avea
49.2Ruggiero eletto re, quivi a chiamarlo
49.3mandava questi suoi, che si credea
49.4d'averlo in Francia appresso al magno Carlo:
49.5perché giurargli fedeltà volea,
49.6e dar di sé dominio, e coronarlo.
49.7Lo scudier di Ruggier, che si ritrova
49.8con questa gente, ha di lui dato nuova.
50.1De la battaglia ha detto, ch'in favore
50.2de' Bulgari a Belgrado egli avea fatta,
50.3ove Leon col padre imperatore
50.4vinto, e sua gente avea morta e disfatta;
50.5e per questo l'avean fatto signore,
50.6messo da parte ogni uomo di sua schiatta:
50.7e come a Novengrado era poi stato
50.8preso da Ungiardo, e a Teodora dato:
51.1e che venuta era la nuova certa,
51.2che 'l suo guardian s'era trovato ucciso,
51.3e lui fuggito, e la prigione aperta:
51.4che poi ne fosse, non v'era altro avviso.
51.5Entrò Ruggier per via molto coperta
51.6ne la città, né fu veduto in viso.
51.7La seguente mattina egli e 'l compagno
51.8Leone appresentossi a Carlo Magno.
52.1S'appresentò Ruggier con l'augel d'oro
52.2che nel campo vermiglio avea due teste,
52.3e come disegnato era fra loro,
52.4con le medesme insegne e sopraveste
52.5che, come dianzi ne la pugna fôro,
52.6eran tagliate ancor, forate e peste;
52.7sì che tosto per quel fu conosciuto,
52.8ch'avea con Bradamante combattuto.
53.1Con ricche vesti e regalmente ornato
53.2Leon senz'arme a par con lui venìa;
53.3e dinanzi e di dietro e d'ogni lato
53.4avea onorata e degna compagnia.
53.5A Carlo s'inchinò, che già levato
53.6se gli era incontra; e avendo tuttavia
53.7Ruggier per man, nel qual intente e fisse
53.8ognuno avea le luci, così disse:
54.1- Questo è il buon cavalliero il qual difeso
54.2s'è dal nascer del giorno al giorno estinto;
54.3e poi che Bradamante o morto o preso
54.4o fuor non l'ha de lo steccato spinto,
54.5magnanimo signor, se bene inteso
54.6ha il vostro bando, è certo d'aver vinto,
54.7e d'aver lei per moglie guadagnata;
54.8e così viene, acciò che gli sia data.
55.1Oltre che di ragion, per lo tenore
55.2del bando, non v'ha altr'uom da far disegno:
55.3se s'ha da meritarla per valore,
55.4qual cavallier più di costui n'è degno?
55.5s'aver la dee chi più le porta amore,
55.6non è chi 'l passi o ch'arrivi al suo segno.
55.7Et è qui presto contra a chi s'oppone,
55.8per difender con l'arme sua ragione. -
56.1Carlo e tutta la corte stupefatta,
56.2questo udendo, restò; ch'avea creduto
56.3che Leon la battaglia avesse fatta,
56.4non questo cavallier non conosciuto.
56.5Marfisa, che con gli altri quivi tratta
56.6s'era ad udire, e ch'a pena potuto
56.7avea tacer fin che Leon finisse
56.8il suo parlar, si fece inanzi e disse:
57.1- Poi che non c'è Ruggier, che la contesa
57.2de la moglier fra sé e costui discioglia;
57.3acciò per mancamento di difesa
57.4così senza rumor non se gli toglia,
57.5io che gli son sorella, questa impresa
57.6piglio contra a ciascun, sia chi si voglia,
57.7che dica aver ragione in Bradamante,
57.8o di merto a Ruggiero andare inante. -
58.1E con tant'ira e tanto sdegno espresse
58.2questo parlar, che molti ebber sospetto,
58.3che senza attender Carlo che le desse
58.4campo, ella avesse a far quivi l'effetto.
58.5Or non parve a Leon che più dovesse
58.6Ruggier celarsi, e gli cavò l'elmetto;
58.7e rivolto a Marfisa: - Ecco lui pronto
58.8a rendervi di sé (disse) buon conto. -
59.1Quale il canuto Egeo rimase, quando
59.2si fu alla mensa scelerata accorto
59.3che quello era il suo figlio, al quale, instando
59.4l'iniqua moglie, avea il veneno pòrto;
59.5e poco più che fosse ito indugiando
59.6di conoscer la spada, l'avria morto:
59.7tal fu Marfisa, quando il cavalliero
59.8ch'odiato avea, conobbe esser Ruggiero.
60.1E corse senza indugio ad abbracciarlo,
60.2né dispiccar se gli sapea dal collo.
60.3Rinaldo, Orlando, e di lor prima Carlo
60.4di qua e di là con grand'amor baciollo.
60.5Né Dudon né Olivier d'accarezzarlo,
60.6né 'l re Sobrin si può veder satollo.
60.7Dei paladini e dei baron nessuno
60.8di far festa a Ruggier restò digiuno.
61.1Leone, il qual sapea molto ben dire,
61.2finiti che si fur gli abbracciamenti,
61.3cominciò inanzi a Carlo a riferire,
61.4udendo tutti quei ch'eran presenti,
61.5come la gagliardia, come l'ardire
61.6(ancor che con gran danno di sue genti)
61.7di Ruggier, ch'a Belgrado avea veduto,
61.8più d'ogni offesa avea di sé potuto;
62.1sì ch'essendo dipoi preso e condutto
62.2a colei ch'ogni strazio n'avria fatto,
62.3di prigione egli, mal grado di tutto
62.4il parentado suo, l'aveva tratto;
62.5e come il buon Ruggier, per render frutto
62.6e mercede a Leon del suo riscatto,
62.7fe' l'alta cortesia che sempre a quante
62.8ne furo o saran mai, passarà inante.
63.1E seguendo narrò di punto in punto
63.2ciò che per lui fatto Ruggiero avea;
63.3e come poi da gran dolor compunto,
63.4che di lasciar la moglie gli premea,
63.5s'era disposto di morire; e giunto
63.6v'era vicin, se non si soccorrea.
63.7E con sì dolci affetti il tutto espresse,
63.8che quivi occhio non fu ch'asciutto stesse.
64.1Rivolse poi con sì efficaci preghi
64.2le sue parole all'ostinato Amone,
64.3che non sol che lo muova, che lo pieghi,
64.4che lo faccia mutar d'opinione;
64.5ma fa ch'egli in persona andar non nieghi
64.6a supplicar Ruggier che gli perdone,
64.7e per padre e per suocero l'accette:
64.8e così Bradamante gli promette.
65.1A cui là dove, de la vita in forse,
65.2piangea i suoi casi in camera segreta,
65.3con lieti gridi in molta fretta corse
65.4per più d'un messo la novella lieta:
65.5onde il sangue ch'al cor, quando lo morse
65.6prima il dolor, fu tratto da la pieta,
65.7a questo annunzio il lasciò solo in guisa,
65.8che quasi il gaudio ha la donzella uccisa.
66.1Ella riman d'ogni vigor sì vòta,
66.2che di tenersi in piè non ha balìa;
66.3ben che di quella forza ch'esser nota
66.4vi debbe, e di quel grande animo sia.
66.5Non più di lei, chi a ceppo, a laccio, a ruota
66.6sia condannato o ad altra morte ria,
66.7e che già agli occhi abbia la benda negra,
66.8gridar sentendo grazia, si rallegra.
67.1Si rallegra Mongrana e Chiaramonte,
67.2di nuovo nodo i dui raggiunti rami:
67.3altretanto si duol Gano col conte
67.4Anselmo, e con Falcon, Gini e Ginami;
67.5ma pur coprendo sotto un'altra fronte
67.6van lor pensieri invidiosi e grami;
67.7e occasione attendon di vendetta,
67.8come la volpe al varco il lepre aspetta.
68.1Oltre che già Rinaldo e Orlando ucciso
68.2molti in più volte avean di quei malvagi;
68.3ben che l'ingiurie fur con saggio avviso
68.4dal re acchetate, et i commun disagi;
68.5avea di nuovo lor levato il riso
68.6l'ucciso Pinabello e Bertolagi:
68.7ma pur la fellonia tenean coperta,
68.8dissimulando aver la cosa certa.
69.1Gli imbasciatori bulgari che in corte
69.2di Carlo eran venuti, come ho detto,
69.3con speme di trovare il guerrier forte
69.4del liocorno, al regno loro eletto;
69.5sentendol quivi, chiamâr buona sorte
69.6la lor, che dato avea alla speme effetto;
69.7e riverenti ai piè se gli gittaro,
69.8e che tornassi in Bulgheria il pregaro;
70.1ove in Adrianopoli servato
70.2gli era lo scettro e la real corona:
70.3ma venga egli a difendersi lo stato;
70.4ch'a danni lor di nuovo si ragiona
70.5che più numer di gente apparecchiato
70.6ha Costantino, e torna anco in persona:
70.7et essi, se 'l suo re ponno aver seco,
70.8speran di tôrre a lui l'imperio greco.
71.1Ruggiero accettò il regno, e non contese
71.2ai preghi loro, e in Bulgheria promesse
71.3di ritrovarsi dopo il terzo mese,
71.4quando Fortuna altro di lui non fêsse.
71.5Leone Augusto che la cosa intese,
71.6disse a Ruggier, ch'alla sua fede stesse,
71.7che, poi ch'egli de' Bulgari ha il domìno,
71.8la pace è tra lor fatta e Costantino:
72.1né da partir di Francia s'avrà in fretta,
72.2per esser capitan de le sue squadre;
72.3che d'ogni terra ch'abbiano suggetta,
72.4far la rinunzia gli farà dal padre.
72.5Non è virtù che di Ruggier sia detta,
72.6ch'a muover sì l'ambiziosa madre
72.7di Bradamante, e far che 'l genero ami,
72.8vaglia, come ora udir, che re si chiami.
73.1Fansi le nozze splendide e reali,
73.2convenienti a chi cura ne piglia:
73.3Carlo ne piglia cura, e le fa quali
73.4farebbe, maritando una sua figlia.
73.5I merti de la donna erano tali,
73.6oltre a quelli di tutta sua famiglia,
73.7ch'a quel signor non parria uscir del segno,
73.8se spendesse per lei mezzo il suo regno.
74.1Libera corte fa bandire intorno,
74.2ove sicuro ognun possa venire;
74.3e campo franco sin al nono giorno
74.4concede a chi contese ha da partire.
74.5Fe' alla campagna l'apparato adorno
74.6di rami intesti e di bei fiori ordire,
74.7d'oro e di seta poi, tanto giocondo,
74.8che 'l più bel luogo mai non fu nel mondo.
75.1Dentro a Parigi non sariano state
75.2l'innumerabil genti peregrine,
75.3povare e ricche e d'ogni qualitate,
75.4che v'eran, greche, barbare e latine.
75.5Tanti signori, e imbascierie mandate
75.6di tutto 'l mondo, non aveano fine:
75.7erano in padiglion, tende e frascati
75.8con gran commodità tutti alloggiati.
76.1Con eccellente e singulare ornato
76.2la notte inanzi avea Melissa maga
76.3il maritale albergo apparecchiato,
76.4di ch'era stata già gran tempo vaga.
76.5Già molto tempo inanzi desiato
76.6questa copula avea quella presaga:
76.7de l'avvenir presaga, sapea quanta
76.8bontade uscir dovea da la lor pianta.
77.1Posto avea il genial letto fecondo
77.2in mezzo un padiglione amplo e capace,
77.3il più ricco, il più ornato, il più giocondo
77.4che già mai fosse o per guerra o per pace,
77.5o prima o dopo, teso in tutto 'l mondo;
77.6e tolto ella l'avea dal lito trace:
77.7l'avea di sopra a Costantin levato,
77.8ch'a diporto sul mar s'era attendato.
78.1Melissa di consenso di Leone,
78.2o più tosto per dargli maraviglia,
78.3e mostrargli de l'arte paragone,
78.4ch'al gran vermo infernal mette la briglia,
78.5e che di lui, come a lei par, dispone,
78.6e de la a Dio nimica empia famiglia;
78.7fe' da Costantinopoli a Parigi
78.8portare il padiglion dai messi stigi.
79.1Di sopra a Costantin ch'avea l'impero
79.2di Grecia, lo levò da mezzo giorno,
79.3con le corde e col fusto, e con l'intero
79.4guernimento ch'avea dentro e d'intorno:
79.5lo fe' portar per l'aria, e di Ruggiero
79.6quivi lo fece alloggiamento adorno.
79.7Poi, finite le nozze, anco tornollo
79.8miraculosamente onde levollo.
80.1Eran degli anni appresso che duo milia
80.2che fu quel ricco padiglion trapunto.
80.3Una donzella de la terra d'Ilia,
80.4ch'avea il furor profetico congiunto,
80.5con studio di gran tempo e con vigilia
80.6lo fece di sua man di tutto punto.
80.7Cassandra fu nomata, et al fratello
80.8inclito Ettòr fece un bel don di quello.
81.1Il più cortese cavallier che mai
81.2dovea del ceppo uscir del suo germano
81.3(ben che sapea, da la radice assai
81.4che quel per molti rami era lontano)
81.5ritratto avea nei bei ricami gai
81.6d'oro e di varia seta, di sua mano.
81.7L'ebbe, mentre che visse, Ettorre in pregio
81.8per chi lo fece, e pel lavoro egregio.
82.1Ma poi ch'a tradimento ebbe la morte,
82.2e fu 'l popul troian da' Greci afflitto;
82.3che Sinon falso aperse lor le porte,
82.4e peggio seguitò, che non è scritto;
82.5Menelao ebbe il padiglione in sorte,
82.6col quale a capitar venne in Egitto,
82.7ove al re Proteo lo lasciò, se vòlse
82.8la moglie aver, che quel tiràn gli tolse.
83.1Elena nominata era colei
83.2per cui lo padiglione a Proteo diede;
83.3che poi successe in man de' Tolomei,
83.4tanto che Cleopatra ne fu erede.
83.5Da le genti d'Agrippa tolto a lei
83.6nel mar Leucadio fu con altre prede:
83.7in man d'Augusto e di Tiberio venne,
83.8e in Roma sin a Costantin si tenne;
84.1quel Costantin di cui doler si debbe
84.2la bella Italia, fin che giri il cielo.
84.3Costantin, poi che 'l Tevero gl'increbbe,
84.4portò in Bisanzio il prezioso velo:
84.5da un altro Costantin Melissa l'ebbe.
84.6Oro le corde, avorio era lo stelo;
84.7tutto trapunto con figure belle,
84.8più che mai con pennel facesse Apelle.
85.1Quivi le Grazie in abito giocondo
85.2una regina aiutavano al parto:
85.3sì bello infante n'apparia, che 'l mondo
85.4non ebbe un tal dal secol primo al quarto.
85.5Vedeasi Iove, e Mercurio facondo,
85.6Venere e Marte, che l'aveano sparto
85.7a man piene e spargean d'eterei fiori,
85.8di dolce ambrosia e di celesti odori.
86.1Ippolito diceva una scrittura
86.2sopra le fasce in lettere minute.
86.3In età poi più ferma l'Aventura
86.4l'avea per mano, e inanzi era Virtute.
86.5Mostrava nòve genti la pittura
86.6con veste e chiome lunghe, che venute
86.7a domandar da parte di Corvino
86.8erano al padre il tenero bambino.
87.1Da Ercole partirsi riverente
87.2si vede, e da la madre Leonora;
87.3e venir sul Danubio, ove la gente
87.4corre a vederlo, e come un dio l'adora.
87.5Vedesi il re degli Ungari prudente,
87.6che 'l maturo sapere ammira e onora
87.7in non matura età tenera e molle,
87.8e sopra tutti i suoi baron l'estolle.
88.1V'è che negli infantili e teneri anni
88.2lo scettro di Strigonia in man gli pone:
88.3sempre il fanciullo se gli vede a' panni,
88.4sia nel palagio, sia nel padiglione:
88.5o contra Turchi, o contra gli Alemanni
88.6quel re possente faccia espedizione,
88.7Ippolito gli è appresso, e fiso attende
88.8a' magnanimi gesti, e virtù apprende.
89.1Quivi si vede, come il fior dispensi
89.2de' suoi primi anni in disciplina et arte.
89.3Fusco gli è appresso, che gli occulti sensi
89.4chiari gli espone de l'antiche carte.
89.5- Questo schivar, questo seguir conviensi,
89.6se immortal brami e glorioso farte, -
89.7par che gli dica: così avea ben finti
89.8i gesti lor chi già gli avea dipinti.
90.1Poi cardinale appar, ma giovinetto,
90.2sedere in Vaticano a consistoro,
90.3e con facondia aprir l'alto intelletto,
90.4e far di sé stupir tutto quel coro.
90.5- Qual fia dunque costui d'età perfetto?
90.6(parean con maraviglia dir tra loro).
90.7Oh se di Pietro mai gli tocca il manto,
90.8che fortunata età! che secol santo! -
91.1In altra parte i liberali spassi
91.2erano e i giuochi del giovene illustre.
91.3Or gli orsi affronta sugli alpini sassi,
91.4ora i cingiali in valle ima e palustre:
91.5or s'un gianetto par che 'l vento passi,
91.6seguendo o caprio o cerva multilustre,
91.7che giunta par che bipartita cada
91.8in parti uguali a un sol colpo di spada.
92.1Di filosofi altrove e di poeti
92.2si vede in mezzo un'onorata squadra.
92.3Quel gli dipinge il corso de' pianeti,
92.4questi la terra, quello il ciel gli squadra:
92.5questi meste elegie, quel versi lieti,
92.6quel canta eroici, o qualche oda leggiadra.
92.7Musici ascolta, e varii suoni altrove;
92.8né senza somma grazia un passo muove.
93.1In questa prima parte era dipinta
93.2del sublime garzon la puerizia.
93.3Cassandra l'altra avea tutta distinta
93.4di gesti di prudenzia, di iustizia,
93.5di valor, di modestia, e de la quinta
93.6che tien con lor strettissima amicizia,
93.7dico de la virtù che dona e spende;
93.8de le qual tutte illuminato splende.
94.1In questa parte il giovene si vede
94.2col duca sfortunato degl'Insubri,
94.3ch'ora in pace a consiglio con lui siede,
94.4or armato con lui spiega i colubri;
94.5e sempre par d'una medesma fede,
94.6o ne' felici tempi o nei lugubri:
94.7ne la fuga lo segue, lo conforta
94.8ne l'afflizion, gli è nel periglio scorta.
95.1Si vede altrove, a gran pensieri intento
95.2per salute d'Alfonso e di Ferrara,
95.3che va cercando per strano argumento,
95.4e trova, e fa veder per cosa chiara
95.5al giustissimo frate il tradimento
95.6che gli usa la famiglia sua più cara:
95.7e per questo si fa del nome erede,
95.8che Roma a Ciceron libera diede.
96.1Vedesi altrove in arme relucente,
96.2ch'ad aiutar la Chiesa in fretta corre;
96.3e con tumultuaria e poca gente
96.4a un esercito instrutto si va opporre;
96.5e solo il ritrovarsi egli presente
96.6tanto agli Ecclesiastici soccorre,
96.7che 'l fuoco estingue pria ch'arder comince:
96.8sì che può dir, che viene e vede e vince.
97.1Vedesi altrove da la patria riva
97.2pugnar incontra la più forte armata,
97.3che contra Turchi o contra gente argiva
97.4da' Veneziani mai fosse mandata:
97.5la rompe e vince, et al fratel captiva
97.6con la gran preda l'ha tutta donata;
97.7né per sé vedi altro serbarsi lui,
97.8che l'onor sol, che non può dare altrui.
98.1Le donne e i cavallier mirano fisi,
98.2senza trarne construtto, le figure;
98.3perché non hanno appresso che gli avvisi
98.4che tutte quelle sien cose future.
98.5Prendon piacere a riguardare i visi
98.6belli e ben fatti, e legger le scritture.
98.7Sol Bradamante da Melissa instrutta
98.8gode tra sé; che sa l'istoria tutta.
99.1Ruggiero, ancor ch'a par di Bradamante
99.2non ne sia dotto, pur gli torna a mente
99.3che fra i nipoti suoi gli solea Atlante
99.4commendar questo Ippolito sovente.
99.5Chi potria in versi a pieno dir le tante
99.6cortesie che fa Carlo ad ogni gente?
99.7Di varii giochi è sempre festa grande,
99.8e la mensa ognor piena di vivande.
100.1Vedesi quivi chi è buon cavalliero;
100.2che vi son mille lancie il giorno rotte:
100.3fansi battaglie a piedi et a destriero,
100.4altre accoppiate, altre confuse in frotte.
100.5Più degli altri valor mostra Ruggiero,
100.6che vince sempre, e giostra il dì e la notte;
100.7e così in danza, in lotta et in ogni opra
100.8sempre con molto onor resta di sopra.
101.1L'ultimo dì, ne l'ora che 'l solenne
101.2convito era a gran festa incominciato;
101.3che Carlo a man sinistra Ruggier tenne,
101.4e Bradamante avea dal destro lato;
101.5di verso la campagna in fretta venne
101.6contra le mense un cavalliero armato,
101.7tutto coperto egli e 'l destrier di nero,
101.8di gran persona, e di sembiante altiero.
102.1Quest'era il re d'Algier, che per lo scorno
102.2che gli fe' sopra il ponte la donzella,
102.3giurato avea di non porsi arme intorno,
102.4né stringer spada, né montare in sella,
102.5fin che non fosse un anno, un mese e un giorno
102.6stato, come eremita, entro una cella.
102.7Così a quel tempo solean per se stessi
102.8punirsi i cavallier di tali eccessi.
103.1Se ben di Carlo in questo mezzo intese
103.2e del re suo signore ogni successo;
103.3per non disdirsi, non più l'arme prese,
103.4che se non pertenesse il fatto ad esso.
103.5Ma poi che tutto l'anno e tutto 'l mese
103.6vede finito, e tutto 'l giorno appresso,
103.7con nuove arme e cavallo e spada e lancia
103.8alla corte or ne vien quivi di Francia.
104.1Senza smontar, senza chinar la testa,
104.2e senza segno alcun di riverenzia,
104.3mostra Carlo sprezzar con la sua gesta,
104.4e de tanti signor l'alta presenzia.
104.5Maraviglioso e attonito ognun resta,
104.6che si pigli costui tanta licenzia.
104.7Lasciano i cibi e lascian le parole
104.8per ascoltar ciò che 'l guerrier dir vuole.
105.1Poi che fu a Carlo et a Ruggiero a fronte,
105.2con alta voce et orgoglioso grido:
105.3- Son (disse) il re di Sarza, Rodomonte,
105.4che te, Ruggiero, alla battaglia sfido;
105.5e qui ti vo', prima che 'l sol tramonte,
105.6provar ch'al tuo signor sei stato infido;
105.7e che non merti, che sei traditore,
105.8fra questi cavallieri alcuno onore.
106.1Ben che tua fellonia si vegga aperta,
106.2perché essendo cristian non pòi negarla;
106.3pur per farla apparere anco più certa,
106.4in questo campo vengoti a provarla:
106.5e se persona hai qui che faccia offerta
106.6di combatter per te, voglio accettarla.
106.7Se non basta una, e quattro e sei n'accetto;
106.8e a tutte manterrò quel ch'io t'ho detto. -
107.1Ruggiero a quel parlar ritto levosse,
107.2e con licenzia rispose di Carlo,
107.3che mentiva egli, e qualunqu' altro fosse,
107.4che traditor volesse nominarlo;
107.5che sempre col suo re così portosse,
107.6che giustamente alcun non può biasmarlo;
107.7e ch'era apparecchiato sostenere
107.8che verso lui fe' sempre il suo dovere:
108.1e ch'a difender la sua causa era atto,
108.2senza tôrre in aiuto suo veruno;
108.3e che sperava di mostrargli in fatto,
108.4ch'assai n'avrebbe e forse troppo d'uno.
108.5Quivi Rinaldo, quivi Orlando tratto,
108.6quivi il marchese, e 'l figlio bianco e 'l bruno,
108.7Dudon, Marfisa, contra il pagan fiero
108.8s'eran per la difesa di Ruggiero;
109.1mostrando ch'essendo egli nuovo sposo,
109.2non dovea conturbar le proprie nozze.
109.3Ruggier rispose lor: - State in riposo;
109.4che per me fôran queste scuse sozze. -
109.5L'arme che tolse al Tartaro famoso,
109.6vennero, e fur tutte le lunghe mozze.
109.7Gli sproni il conte Orlando a Ruggier strinse,
109.8e Carlo al fianco la spada gli cinse.
110.1Bradamante e Marfisa la corazza
110.2posta gli aveano, e tutto l'altro arnese.
110.3Tenne Astolfo il destrier di buona razza,
110.4tenne la staffa il figlio del Danese.
110.5Feron d'intorno far subito piazza
110.6Rinaldo, Namo et Olivier marchese:
110.7cacciaro in fretta ognun de lo steccato
110.8a tal bisogni sempre apparecchiato.
111.1Donne e donzelle con pallida faccia
111.2timide a guisa di columbe stanno,
111.3che da' granosi paschi ai nidi caccia
111.4rabbia de' venti che fremendo vanno
111.5con tuoni e lampi, e 'l nero aer minaccia
111.6grandine e pioggia, e a' campi strage e danno:
111.7timide stanno per Ruggier; che male
111.8a quel fiero pagan lor parea uguale.
112.1Così a tutta la plebe e alla più parte
112.2dei cavallieri e dei baron parea;
112.3che di memoria ancor lor non si parte
112.4quel ch'in Parigi il pagan fatto avea;
112.5che, solo, a ferro e a fuoco una gran parte
112.6n'avea distrutta, e ancor vi rimanea,
112.7e rimarrà per molti giorni il segno:
112.8né maggior danno altronde ebbe quel regno.
113.1Tremava, più ch'a tutti gli altri, il core
113.2a Bradamante; non ch'ella credesse
113.3che 'l Saracin di forza, e del valore
113.4che vien dal cor, più di Ruggier potesse;
113.5né che ragion, che spesso dà l'onore
113.6a chi l'ha seco, Rodomonte avesse:
113.7pur stare ella non può senza sospetto;
113.8che di temere, amando, ha degno effetto.
114.1Oh quanto volentier sopra sé tolta
114.2l'impresa avria di quella pugna incerta,
114.3ancor che rimaner di vita sciolta
114.4per quella fosse stata più che certa!
114.5Avria eletto a morir più d'una volta,
114.6se può più d'una morte esser sofferta,
114.7più tosto che patir che 'l suo consorte
114.8si ponesse a pericol de la morte.
115.1Ma non sa ritrovar priego che vaglia,
115.2perché Ruggiero a lei l'impresa lassi.
115.3A riguardare adunque la battaglia
115.4con mesto viso e cor trepido stassi.
115.5Quinci Ruggier, quindi il pagan si scaglia,
115.6e vengonsi a trovar coi ferri bassi.
115.7Le lancie all'incontrar parver di gielo;
115.8i tronchi, augelli a salir verso il cielo.
116.1La lancia del pagan, che venne a côrre
116.2lo scudo a mezzo, fe' debole effetto:
116.3tanto l'acciar, che pel famoso Ettorre
116.4temprato avea Vulcano, era perfetto.
116.5Ruggier la lancia parimente a porre
116.6gli andò allo scudo, e gliele passò netto;
116.7tutto che fosse appresso un palmo grosso,
116.8dentro e di fuor d'acciaro, e in mezzo d'osso.
117.1E se non che la lancia non sostenne
117.2il grave scontro, e mancò al primo assalto,
117.3e rotta in scheggie e in tronchi aver le penne
117.4parve per l'aria, tanto volò in alto;
117.5l'osbergo apria (sì furiosa venne),
117.6se fosse stato adamantino smalto,
117.7e finia la battaglia; ma si roppe:
117.8posero in terra ambi i destrier le groppe.
118.1Con briglia e sproni i cavallieri instando,
118.2risalir feron subito i destrieri;
118.3e donde gittâr l'aste, preso il brando,
118.4si tornaro a ferir crudeli e fieri:
118.5di qua di là con maestria girando
118.6gli animosi cavalli atti e leggieri,
118.7con le pungenti spade incominciaro
118.8a tentar dove il ferro era più raro.
119.1Non si trovò lo scoglio del serpente,
119.2che fu sì duro, al petto Rodomonte,
119.3né di Nembrotte la spada tagliente,
119.4né 'l solito elmo ebbe quel dì alla fronte;
119.5che l'usate arme, quando fu perdente
119.6contra la donna di Dordona al ponte,
119.7lasciato avea sospese ai sacri marmi,
119.8come di sopra avervi detto parmi.
120.1Egli avea un'altra assai buona armatura,
120.2non come era la prima già perfetta:
120.3ma né questa né quella né più dura
120.4a Balisarda si sarebbe retta;
120.5a cui non osta incanto né fattura,
120.6né finezza d'acciar né tempra eletta.
120.7Ruggier di qua di là sì ben lavora,
120.8ch'al pagan l'arme in più d'un loco fora.
121.1Quando si vide in tante parti rosse
121.2il pagan l'arme, e non poter schivare
121.3che la più parte di quelle percosse
121.4non gli andasse la carne a ritrovare;
121.5a maggior rabbia, a più furor si mosse,
121.6ch'a mezzo il verno il tempestoso mare:
121.7getta lo scudo, e a tutto suo potere
121.8su l'elmo di Ruggiero a due man fere.
122.1Con quella estrema forza che percuote
122.2la machina ch'in Po sta su due navi,
122.3e levata con uomini e con ruote
122.4cader si lascia su le aguzze travi;
122.5fere il pagan Ruggier, quanto più puote,
122.6con ambe man sopra ogni peso gravi:
122.7giova l'elmo incantato; che senza esso,
122.8lui col cavallo avria in un colpo fesso.
123.1Ruggiero andò due volte a capo chino,
123.2e per cadere e braccia e gambe aperse.
123.3Raddoppia il fiero colpo il Saracino,
123.4che quel non abbia tempo a riaverse:
123.5poi vien col terzo ancor; ma il brando fino
123.6sì lungo martellar più non sofferse;
123.7che volò in pezzi, et al crudel pagano
123.8disarmata lasciò di sé la mano.
124.1Rodomonte per questo non s'arresta,
124.2ma s'aventa a Ruggier che nulla sente;
124.3in tal modo intronata avea la testa,
124.4in tal modo offuscata avea la mente.
124.5Ma ben dal sonno il Saracin lo desta:
124.6gli cinge il collo col braccio possente;
124.7e con tal nodo e tanta forza afferra,
124.8che de l'arcion lo svelle, e caccia in terra.
125.1Non fu in terra sì tosto, che risorse,
125.2via più che d'ira, di vergogna pieno;
125.3però che a Bradamante gli occhi torse,
125.4e turbar vide il bel viso sereno.
125.5Ella al cader di lui rimase in forse,
125.6e fu la vita sua per venir meno.
125.7Ruggiero ad emendar presto quell'onta,
125.8stringe la spada, e col pagan s'affronta.
126.1Quel gli urta il destrier contra, ma Ruggiero
126.2lo cansa accortamente, e si ritira,
126.3e nel passare, al fren piglia il destriero
126.4con la man manca, e intorno lo raggira;
126.5e con la destra intanto al cavalliero
126.6ferire il fianco o il ventre o il petto mira;
126.7e di due punte fe' sentirgli angoscia,
126.8l'una nel fianco, e l'altra ne la coscia.
127.1Rodomonte, ch'in mano ancor tenea
127.2il pome e l'elsa de la spada rotta,
127.3Ruggier su l'elmo in guisa percotea,
127.4che lo potea stordire all'altra botta.
127.5Ma Ruggier ch'a ragion vincer dovea,
127.6gli prese il braccio, e tirò tanto allotta,
127.7aggiungendo alla destra l'altra mano,
127.8che fuor di sella al fin trasse il pagano.
128.1Sua forza o sua destrezza vuol che cada
128.2il pagan sì, ch'a Ruggier resti al paro:
128.3vo' dir che cadde in piè; che per la spada
128.4Ruggiero averne il meglio giudicaro.
128.5Ruggier cerca il pagan tenere a bada
128.6lungi da sé, né di accostarsi ha caro:
128.7per lui non fa lasciar venirsi adosso
128.8un corpo così grande e così grosso.
129.1E insanguinargli pur tuttavia il fianco
129.2vede e la coscia e l'altre sue ferite.
129.3Spera che venga a poco a poco manco,
129.4sì che al fin gli abbia a dar vinta la lite.
129.5L'elsa e 'l pome avea in mano il pagan anco,
129.6e con tutte le forze insieme unite
129.7da sé scagliolli, e sì Ruggier percosse,
129.8che stordito ne fu più che mai fosse.
130.1Ne la guancia de l'elmo, e ne la spalla
130.2fu Ruggier colto, e sì quel colpo sente,
130.3che tutto ne vacilla e ne traballa,
130.4e ritto se sostien difficilmente.
130.5Il pagan vuole entrar, ma il piè gli falla,
130.6che per la coscia offesa era impotente:
130.7e 'l volersi affrettar più del potere,
130.8con un ginocchio in terra il fa cadere.
131.1Ruggier non perde il tempo, e di grande urto
131.2lo percuote nel petto e ne la faccia;
131.3e sopra gli martella, e tien sì curto,
131.4che con la mano in terra anco lo caccia.
131.5Ma tanto fa il pagan, che gli è risurto;
131.6si stringe con Ruggier sì, che l'abbraccia:
131.7l'uno e l'altro s'aggira, e scuote e preme,
131.8arte aggiungendo alle sue forze estreme.
132.1Di forza a Rodomonte una gran parte
132.2la coscia e 'l fianco aperto aveano tolto.
132.3Ruggiero avea destrezza, avea grande arte,
132.4era alla lotta esercitato molto:
132.5sente il vantaggio suo, né se ne parte;
132.6e donde il sangue uscir vede più sciolto,
132.7e dove più ferito il pagan vede,
132.8puon braccia e petto, e l'uno e l'altro piede.
133.1Rodomonte pien d'ira e di dispetto
133.2Ruggier nel collo e ne le spalle prende:
133.3or lo tira, or lo spinge, or sopra il petto
133.4sollevato da terra lo sospende,
133.5quinci e quindi lo ruota, e lo tien stretto,
133.6e per farlo cader molto contende.
133.7Ruggier sta in sé raccolto, e mette in opra
133.8senno e valor, per rimaner di sopra.
134.1Tanto le prese andò mutando il franco
134.2e buon Ruggier, che Rodomonte cinse:
134.3calcògli il petto sul sinistro fianco,
134.4e con tutta sua forza ivi lo strinse.
134.5La gamba destra a un tempo inanzi al manco
134.6ginocchio e all'altro attraversògli e spinse;
134.7e da la terra in alto sollevollo,
134.8e con la testa in giù steso tornollo.
135.1Del capo e de le schene Rodomonte
135.2la terra impresse; e tal fu la percossa,
135.3che da le piaghe sue, come da fonte,
135.4lungi andò il sangue a far la terra rossa.
135.5Ruggier, c'ha la Fortuna per la fronte,
135.6perché levarsi il Saracin non possa,
135.7l'una man col pugnal gli ha sopra gli occhi,
135.8l'altra alla gola, al ventre gli ha i ginocchi.
136.1Come talvolta, ove si cava l'oro
136.2là tra' Pannoni o ne le mine ibere,
136.3se improvisa ruina su coloro
136.4che vi condusse empia avarizia, fere,
136.5ne restano sì oppressi, che può il loro
136.6spirto a pena, onde uscire, adito avere:
136.7così fu il Saracin non meno oppresso
136.8dal vincitor, tosto ch'in terra messo.
137.1Alla vista de l'elmo gli appresenta
137.2la punta del pugnal ch'avea già tratto;
137.3e che si renda, minacciando, tenta,
137.4e di lasciarlo vivo gli fa patto.
137.5Ma quel, che di morir manco paventa,
137.6che di mostrar viltade a un minimo atto,
137.7si torce e scuote, e per por lui di sotto
137.8mette ogni suo vigor, né gli fa motto.
138.1Come mastin sotto il feroce alano
138.2che fissi i denti ne la gola gli abbia,
138.3molto s'affanna e si dibatte invano
138.4con occhi ardenti e con spumose labbia,
138.5e non può uscire al predator di mano,
138.6che vince di vigor, non già di rabbia:
138.7così falla al pagano ogni pensiero
138.8d'uscir di sotto al vincitor Ruggiero.
139.1Pur si torce e dibatte sì, che viene
139.2ad espedirsi col braccio migliore;
139.3e con la destra man che 'l pugnal tiene,
139.4che trasse anch'egli in quel contrasto fuore,
139.5tenta ferir Ruggier sotto le rene:
139.6ma il giovene s'accorse de l'errore
139.7in che potea cader, per differire
139.8di far quel empio Saracin morire.
140.1E due e tre volte ne l'orribil fronte,
140.2alzando, più ch'alzar si possa, il braccio,
140.3il ferro del pugnale a Rodomonte
140.4tutto nascose, e si levò d'impaccio.
140.5Alle squalide ripe d'Acheronte,
140.6sciolta dal corpo più freddo che giaccio,
140.7bestemmiando fuggì l'alma sdegnosa,
140.8che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa.
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