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1.1Lungo sarebbe, se i diversi casi
1.2volessi dir di quel naval conflitto;
1.3e raccontarlo a voi mi parria quasi,
1.4magnanimo figliuol d'Ercole invitto,
1.5portar, come si dice, a Samo vasi,
1.6nottole ' Atene, e crocodili a Egitto;
1.7che quanto per udita io ve ne parlo,
1.8Signor, miraste, e fêste altrui mirarlo.
2.1Ebbe lungo spettacolo il fedele
2.2vostro popul la notte e 'l dì che stette,
2.3come in teatro, l'inimiche vele
2.4mirando in Po tra ferro e fuoco astrette.
2.5Che gridi udir si possano e querele,
2.6ch'onde veder di sangue umano infette,
2.7per quanti modi in tal pugna si muora
2.8vedeste, e a molti il dimostraste allora.
3.1Nol vide io già, ch'era sei giorni inanti,
3.2mutando ogn'ora altre vetture, corso
3.3con molta fretta e molta ai piedi santi
3.4del gran Pastore a domandar soccorso:
3.5poi né cavalli bisognâr né fanti;
3.6ch'intanto al Leon d'or l'artiglio e 'l morso
3.7fu da voi rotto sì, che più molesto
3.8non l'ho sentito da quel giorno a questo.
4.1Ma Alfonsin Trotto il qual si trovò in fatto,
4.2Annibal e Pier Moro e Afranio e Alberto,
4.3e tre Ariosti, e il Bagno e il Zerbinatto
4.4tanto me ne contâr, ch'io ne fui certo:
4.5me ne chiarîr poi le bandiere affatto,
4.6vistone al tempio il gran numero offerto,
4.7e quindice galee ch'a queste rive
4.8con mille legni star vidi captive.
5.1Chi vide quelli incendii e quei naufragi,
5.2le tante uccisioni e sì diverse,
5.3che, vendicando i nostri arsi palagi,
5.4fin che fu preso ogni navilio, fêrse;
5.5potrà veder le morti anco e i disagi
5.6che 'l miser popul d'Africa sofferse
5.7col re Agramante in mezzo l'onde salse,
5.8la scura notte che Dudon l'assalse.
6.1Era la notte, e non si vedea lume,
6.2quando s'incominciâr l'aspre contese:
6.3ma poi che 'l zolfo e la pece e 'l bitume
6.4sparso in gran copia, ha prore e sponde accese,
6.5e la vorace fiamma arde e consume
6.6le navi e le galee poco difese;
6.7sì chiaramente ognun si vedea intorno,
6.8che la notte parea mutata in giorno.
7.1Onde Agramante che per l'aer scuro
7.2non avea l'inimico in sì gran stima,
7.3né aver contrasto si credea sì duro,
7.4che, resistendo, al fin non lo reprima;
7.5poi che rimosse le tenèbre furo,
7.6e vide quel che non credeva in prima,
7.7che le navi nimiche eran duo tante,
7.8fece pensier diverso a quel d'avante.
8.1Smonta con pochi, ove in più lieve barca
8.2ha Brigliadoro e l'altre cose care.
8.3Tra legno e legno taciturno varca,
8.4fin che si trova in più sicuro mare
8.5da' suoi lontan, che Dudon preme e carca,
8.6e mena a condizioni acri et amare.
8.7Gli arde il foco, il mar sorbe, il ferro strugge:
8.8egli che n'è cagion, via se ne fugge.
9.1Fugge Agramante, et ha con lui Sobrino,
9.2con cui si duol di non gli aver creduto,
9.3quando previde con occhio divino,
9.4e 'l mal gli annunziò, ch'or gli è avvenuto.
9.5Ma torniamo ad Orlando paladino,
9.6che, prima che Biserta abbia altro aiuto,
9.7consiglia Astolfo che la getti in terra,
9.8sì che a Francia mai più non faccia guerra.
10.1E così fu publicamente detto
10.2che 'l campo in arme al terzo dì sia instrutto.
10.3Molti navili Astolfo a questo effetto
10.4tenuti avea, né Dudon n'ebbe il tutto;
10.5di quai diede il governo a Sansonetto,
10.6sì buon guerrier al mar come all'asciutto:
10.7e quel si pose, in su l'ancore sorto,
10.8contra a Biserta, un miglio appresso al porto.
11.1Come veri cristiani Astolfo e Orlando,
11.2che senza Dio non vanno a rischio alcuno,
11.3ne l'esercito fan publico bando,
11.4che sieno orazion fatte e digiuno;
11.5e che si trovi il terzo giorno, quando
11.6si darà il segno, apparecchiato ogniuno
11.7per espugnar Biserta, che data hanno,
11.8vinta che s'abbia, a fuoco e a saccomanno.
12.1E così, poi che le astinenzie e i voti
12.2devotamente celebrati fôro,
12.3parenti, amici, e gli altri insieme noti
12.4si cominciaro a convitar tra loro.
12.5Dato restauro a' corpi esausti e vòti,
12.6abbracciandosi insieme lacrimoro,
12.7tra loro usando i modi e le parole
12.8che tra i più cari al dipartir si suole.
13.1Dentro a Biserta i sacerdoti santi
13.2supplicando col populo dolente,
13.3battonsi il petto, e con dirotti pianti
13.4chiamano il lor Macon che nulla sente.
13.5Quante vigilie, quante offerte, quanti
13.6doni promessi son privatamente!
13.7quanto in publico templi, statue, altari,
13.8memoria eterna de' lor casi amari!
14.1E poi che dal Cadì fu benedetto,
14.2prese il populo l'arme, e tornò al muro.
14.3Ancor giacea col suo Titon nel letto
14.4la bella Aurora, et era il cielo oscuro,
14.5quando Astolfo da un canto, e Sansonetto
14.6da un altro, armati agli ordini lor furo:
14.7e poi che 'l segno che diè il conte udiro,
14.8Biserta con grande impeto assaliro.
15.1Avea Biserta da duo canti il mare,
15.2sedea dagli altri duo nel lito asciutto.
15.3Con fabrica eccellente e singulare
15.4fu antiquamente il suo muro construtto.
15.5Poco altro ha che l'aiuti o la ripare;
15.6che poi che 'l re Branzardo fu ridutto
15.7dentro da quella, pochi mastri, e poco
15.8poté aver tempo a riparare il loco.
16.1Astolfo dà l'assunto al re de' Neri,
16.2che faccia a' merli tanto nocumento
16.3con falariche, fonde e con arcieri,
16.4che levi d'affacciarsi ogni ardimento;
16.5sì che passin pedoni e cavallieri
16.6fin sotto la muraglia a salvamento,
16.7che vengon, chi di pietre e chi di travi,
16.8chi d'asce e chi d'altra materia gravi.
17.1Chi questa cosa e chi quell'altra getta
17.2dentro alla fossa, e vien di mano in mano;
17.3di cui l'acqua il dì inanzi fu intercetta,
17.4sì che in più parte si scopria il pantano.
17.5Ella fu piena et atturata in fretta,
17.6e fatto uguale insin al muro il piano.
17.7Astolfo, Orlando et Olivier procura
17.8di far salir i fanti in su le mura.
18.1I Nubi d'ogni indugio impazienti,
18.2da la speranza del guadagno tratti,
18.3non mirando a' pericoli imminenti,
18.4coperti da testuggini e da gatti,
18.5con arieti e loro altri instrumenti
18.6a forar torri, e porte rompere atti,
18.7tosto si fêro alla città vicini;
18.8né trovaro sprovisti i Saracini:
19.1che ferro e fuoco e merli e tetti gravi
19.2cader facendo a guisa di tempeste,
19.3per forza aprian le tavole e le travi
19.4de le machine in lor danno conteste.
19.5Ne l'aria oscura e nei principii pravi
19.6molto patîr le battezzate teste;
19.7ma poi che 'l sole uscì del ricco albergo,
19.8voltò Fortuna ai Saracini il tergo.
20.1Da tutti i canti risforzar l'assalto
20.2fe' il conte Orlando e da mare e da terra.
20.3Sansonetto ch'avea l'armata in alto,
20.4entrò nel porto e s'accostò alla terra;
20.5e con frombe e con archi facea d'alto,
20.6e con varii tormenti estrema guerra;
20.7e facea insieme espedir lance e scale,
20.8ogni apparecchio e munizion navale.
21.1Facea Oliviero, Orlando e Brandimarte,
21.2e quel che fu sì dianzi in aria ardito,
21.3aspra e fiera battaglia da la parte
21.4che lungi al mare era più dentro al lito.
21.5Ciascun d'essi venìa con una parte
21.6de l'oste che s'avean quadripartito.
21.7Quale a mur, quale a porte, e quale altrove,
21.8tutti davan di sé lucide prove.
22.1Il valor di ciascun meglio si puote
22.2veder così, che se fosser confusi:
22.3chi sia degno di premio e chi di note,
22.4appare inanzi a mill'occhi non chiusi.
22.5Torri di legno trannosi con ruote,
22.6e gli elefanti altre ne portano usi,
22.7che su lor dossi così in alto vanno,
22.8che i merli sotto a molto spazio stanno.
23.1Vien Brandimarte, e pon la scala a' muri,
23.2e sale, e di salir altri conforta:
23.3lo seguon molti intrepidi e sicuri;
23.4che non può dubitar chi l'ha in sua scorta.
23.5Non è chi miri, o chi mirar si curi,
23.6se quella scala il gran peso comporta.
23.7Sol Brandimarte agli nimici attende;
23.8pugnando sale, e al fine un merlo prende.
24.1E con mano e con piè quivi s'attacca,
24.2salta sui merli, e mena il brando in volta,
24.3urta, riversa e fende e fora e ammacca,
24.4e di sé mostra esperienzia molta.
24.5Ma tutto a un tempo la scala si fiacca,
24.6che troppa soma e di soperchio ha tolta:
24.7e for che Brandimarte, giù nel fosso
24.8vanno sozzopra, e l'uno all'altro adosso.
25.1Per ciò non perde il cavallier l'ardire,
25.2né pensa riportare a dietro il piede;
25.3ben che de' suoi non vede alcun seguire,
25.4ben che berzaglio alla città si vede.
25.5Pregavan molti (e non vòlse egli udire)
25.6che ritornasse; ma dentro si diede:
25.7dico che giù ne la città d'un salto
25.8dal muro entrò, che trenta braccia era alto.
26.1Come trovato avesse o piume o paglia,
26.2presse il duro terren senza alcun danno;
26.3e quei c'ha intorno affrappa e fora e taglia,
26.4come s'affrappa e taglia e fora il panno.
26.5Or contra questi, or contra quei si scaglia;
26.6e quelli e questi in fuga se ne vanno.
26.7Pensano quei di fuor, che l'han veduto
26.8dentro saltar, che tardo fia ogni aiuto.
27.1Per tutto 'l campo alto rumor si spande
27.2di voce in voce, e 'l mormorio e 'l bisbiglio.
27.3La vaga Fama intorno si fa grande,
27.4e narra, et accrescendo va il periglio.
27.5Ove era Orlando (perché da più bande
27.6si dava assalto), ove d'Otone il figlio,
27.7ove Olivier, quella volando venne,
27.8senza posar mai le veloci penne.
28.1Questi guerrier, e più di tutti Orlando,
28.2ch'amano Brandimarte e l'hanno in pregio,
28.3udendo che se van troppo indugiando,
28.4perderanno un compagno così egregio,
28.5piglian le scale, e qua e là montando,
28.6mostrano a gara animo altiero e regio,
28.7con sì audace sembiante e sì gagliardo,
28.8che i nimici tremar fan con lo sguardo.
29.1Come nel mar che per tempesta freme,
29.2assaglion l'acque il temerario legno,
29.3ch'or da la prora, or da le parti estreme
29.4cercano entrar con rabbia e con isdegno;
29.5il pallido nocchier sospira e geme,
29.6ch'aiutar deve, e non ha cor né ingegno;
29.7una onda viene al fin, ch'occupa il tutto,
29.8e dove quella entrò, segue ogni flutto:
30.1così dipoi ch'ebbono presi i muri
30.2questi tre primi, fu sì largo il passo,
30.3che gli altri ormai seguir ponno sicuri,
30.4che mille scale hanno fermate al basso.
30.5Aveano intanto gli arieti duri
30.6rotto in più lochi, e con sì gran fraccasso,
30.7che si poteva in più che in una parte
30.8soccorrer l'animoso Brandimarte.
31.1Con quel furor che 'l re de' fiumi altiero,
31.2quando rompe talvolta argini e sponde,
31.3e che nei campi Ocnei s'apre il sentiero,
31.4e i grassi solchi e le biade feconde,
31.5e con le sue capanne il gregge intero,
31.6e coi cani i pastor porta ne l'onde;
31.7guizzano i pesci agli olmi in su la cima,
31.8ove solean volar gli augelli in prima:
32.1con quel furor l'impetuosa gente,
32.2là dove avea in più parti il muro rotto,
32.3entrò col ferro e con la face ardente
32.4a distrugere il popul mal condotto.
32.5Omicidio, rapina e man violente
32.6nel sangue e ne l'aver, trasse di botto
32.7la ricca e trionfal città a ruina,
32.8che fu di tutta l'Africa regina.
33.1D'uomini morti pieno era per tutto;
33.2e de le innumerabili ferite
33.3fatto era un stagno più scuro e più brutto
33.4di quel che cinge la città di Dite.
33.5Di casa in casa un lungo incendio indutto
33.6ardea palagi, portici e meschite.
33.7Di pianti e d'urli e di battuti petti
33.8suonano i vòti e depredati tetti.
34.1I vincitori uscir de le funeste
34.2porte vedeansi di gran preda onusti,
34.3chi con bei vasi e chi con ricche veste,
34.4chi con rapiti argenti a' dèi vetusti:
34.5chi traea i figli, e chi le madri meste:
34.6fur fatti stupri e mille altri atti ingiusti,
34.7dei quali Orlando una gran parte intese,
34.8né lo poté vietar, né 'l duca inglese.
35.1Fu Bucifar de l'Algazera morto
35.2con esso un colpo da Olivier gagliardo.
35.3Perduta ogni speranza, ogni conforto,
35.4s'uccise di sua mano il re Branzardo.
35.5Con tre ferite, onde morì di corto,
35.6fu preso Folvo dal duca dal Pardo.
35.7Questi eran tre ch'al suo partir lasciato
35.8avea Agramante a guardia de lo stato.
36.1Agramante ch'intanto avea deserta
36.2l'armata, e con Sobrin n'era fuggito,
36.3pianse da lungi e sospirò Biserta,
36.4veduto sì gran fiamma arder sul lito.
36.5Poi più d'appresso ebbe novella certa
36.6come de la sua terra il caso era ito:
36.7e d'uccider se stesso in pensier venne,
36.8e lo facea; ma il re Sobrin lo tenne.
37.1Dicea Sobrin: - Che più vittoria lieta
37.2signor, potrebbe il tuo inimico avere,
37.3che la tua morte udire, onde quieta
37.4si speraria poi l'Africa godere?
37.5Questo contento il viver tuo gli vieta:
37.6quindi avrà cagion sempre di temere.
37.7Sa ben che lungamente Africa sua
37.8esser non può, se non per morte tua.
38.1Tutti i sudditi tuoi, morendo, privi
38.2de la speranza, un ben che sol ne resta.
38.3Spero che n'abbi a liberar, se vivi,
38.4e trar d'affanno e ritornarne in festa.
38.5So che, se muori, siàn sempre captivi,
38.6Africa sempre tributaria e mesta.
38.7Dunque, s'in util tuo viver non vuoi,
38.8vivi, signor, per non far danno ai tuoi.
39.1Dal soldano d'Egitto, tuo vicino,
39.2certo esser puoi d'aver danari e gente:
39.3malvolentieri il figlio di Pipino
39.4in Africa vedrà tanto potente.
39.5Verrà con ogni sforzo Norandino
39.6per ritornarti in regno, il tuo parente:
39.7Armeni, Turchi, Persi, Arabi e Medi,
39.8tutti in soccorso avrai, se tu li chiedi. -
40.1Con tali e simil detti il vecchio accorto
40.2studia tornare il suo signore in speme
40.3di racquistarsi l'Africa di corto;
40.4ma nel suo cor forse il contrario teme:
40.5sa ben quanto è a mal termine e a mal porto,
40.6e come spesso invan sospira e geme
40.7chiunque il regno suo si lascia tôrre,
40.8e per soccorso a' barbari ricorre.
41.1Annibal e Iugurta di ciò fôro
41.2buon testimoni, et altri al tempo antico:
41.3al tempo nostro Ludovico il Moro,
41.4dato in poter d'un altro Ludovico.
41.5Vostro fratello Alfonso da costoro
41.6ben ebbe esempio (a voi, Signor mio, dico),
41.7che sempre ha riputato pazzo espresso
41.8chi più si fida in altri ch'in se stesso.
42.1E però ne la guerra che gli mosse
42.2del pontifice irato un duro sdegno,
42.3ancor che ne le deboli sue posse
42.4non potessi egli far molto disegno,
42.5e chi lo difendea, d'Italia fosse
42.6spinto, e n'avesse il suo nimico il regno;
42.7né per minaccie mai né per promesse
42.8s'indusse che lo stato altrui cedesse.
43.1Il re Agramante all'oriente avea
43.2volta la prora, e s'era spinto in alto,
43.3quando da terra una tempesta rea
43.4mosse da banda impetuoso assalto.
43.5Il nocchier ch'al governo vi sedea:
43.6- Io veggo (disse alzando gli occhi ad alto)
43.7una procella apparecchiar sì grave,
43.8che contrastar non le potrà la nave.
44.1S'attendete, signori, al mio consiglio,
44.2qui da man manca ha un'isola vicina,
44.3a cui mi par ch'abbiamo a dar di piglio,
44.4fin che passi il furor de la marina. -
44.5Consentì il re Agramante; e di periglio
44.6uscì, pigliando la spiaggia mancina,
44.7che per salute de' nocchieri giace
44.8tra gli Afri e di Vulcan l'alta fornace.
45.1D'abitazioni è l'isoletta vòta,
45.2piena d'umil mortelle e di ginepri,
45.3ioconda solitudine e remota
45.4a cervi, a daini, a capriuoli, a lepri;
45.5e fuor ch'a piscatori, è poco nota,
45.6ove sovente a rimondati vepri
45.7sospendon, per seccar, l'umide reti:
45.8dormeno intanto i pesci in mar quieti.
46.1Quivi trovâr che s'era un altro legno,
46.2cacciato da fortuna, già ridutto:
46.3il gran guerrier ch'in Sericana ha regno,
46.4levato d'Arli, avea quivi condutto.
46.5Con modo riverente e di sé degno
46.6l'un re con l'altro s'abbracciò all'asciutto;
46.7ch'erano amici, e poco inanzi furo
46.8compagni d'arme al parigino muro.
47.1Con molto dispiacer Gradasso intese
47.2del re Agramante le fortune avverse:
47.3poi confortollo, e, come re cortese,
47.4con la propria persona se gli offerse:
47.5ma che egli andasse all'infedel paese
47.6d'Egitto, per aiuto, non sofferse.
47.7- Che vi sia (disse) periglioso gire,
47.8dovria Pompeio i profugi ammonire.
48.1E perché detto m'hai che con l'aiuto
48.2degli Etiopi, sudditi al Senapo,
48.3Astolfo a tôrti l'Africa è venuto,
48.4e ch'arsa ha la città che n'era capo;
48.5e ch'Orlando è con lui, che diminuito
48.6poco inanzi di senno aveva il capo;
48.7mi pare al tutto un ottimo rimedio
48.8aver pensato a farti uscir di tedio.
49.1Io piglierò per amor tuo l'impresa
49.2d'entrar col conte a singular certame.
49.3Contra me so che non avrà difesa,
49.4se tutto fosse di ferro o di rame.
49.5Morto lui, stimo la cristiana Chiesa,
49.6quel che l'agnelle il lupo ch'abbia fame.
49.7Ho poi pensato (e mi fia cosa lieve)
49.8di fare i Nubi uscir d'Africa in breve.
50.1Farò che gli altri Nubi che da loro
50.2il Nilo parte e la diversa legge,
50.3e gli Arabi e i Macrobi, questi d'oro
50.4ricchi e di gente, e quei d'equino gregge,
50.5Persi e Caldei (perché tutti costoro
50.6con altri molti il mio scettro corregge);
50.7farò ch'in Nubia lor faran tal guerra,
50.8che non si fermeran ne la tua terra. -
51.1Al re Agramante assai parve oportuna
51.2del re Gradasso la seconda offerta;
51.3e si chiamò obligato alla Fortuna,
51.4che l'avea tratto all'isola deserta:
51.5ma non vuol tôrre a condizione alcuna,
51.6se racquistar credesse indi Biserta,
51.7che battaglia per lui Gradasso prenda;
51.8che 'n ciò gli par che l'onor troppo offenda.
52.1- S'a disfidar s'ha Orlando, son quell'io
52.2(rispose) a cui la pugna più conviene:
52.3e pronto vi sarò; poi faccia Dio
52.4di me, come gli pare, o male o bene. -
52.5- Facciàn (disse Gradasso) al modo mio,
52.6a un nuovo modo ch'in pensier mi viene:
52.7questa battaglia pigliamo ambedui
52.8incontra Orlando, e un altro sia con lui. -
53.1- Pur ch'io non resti fuor, non me ne lagno
53.2(disse Agramante), o sia primo o secondo:
53.3ben so ch'in arme ritrovar compagno
53.4di te miglior non si può in tutto 'l mondo. -
53.5- Et io (disse Sobrin) dove rimagno?
53.6E se vecchio vi paio, vi rispondo
53.7ch'io debbo esser più esperto; e nel periglio
53.8presso alla forza è buono aver consiglio. -
54.1D'una vecchiezza valida e robusta
54.2era Sobrino, e di famosa prova;
54.3e dice ch'in vigor l'età vetusta
54.4si sente pari alla già verde e nuova.
54.5Stimata fu la sua domanda giusta;
54.6e senza indugio un messo si ritrova,
54.7il qual si mandi agli africani lidi,
54.8e da lor parte il conte Orlando sfidi;
55.1che s'abbia a ritrovar con numer pare
55.2di cavallieri armati in Lipadusa.
55.3Una isoletta è questa, che dal mare
55.4medesmo che li cinge, è circonfusa.
55.5Non cessa il messo a vela e a remi andare,
55.6come quel che prestezza al bisogno usa,
55.7che fu a Biserta; e trovò Orlando quivi,
55.8ch'a' suoi le spoglie dividea e i captivi.
56.1Lo 'nvito di Gradasso e d'Agramante
56.2e di Sobrino in publico fu espresso,
56.3tanto giocondo al principe d'Anglante,
56.4che d'ampli doni onorar fece il messo.
56.5Avea dai suoi compagni udito inante,
56.6che Durindana al fianco s'avea messo
56.7il re Gradasso: onde egli, per desire
56.8di racquistarla, in India volea gire,
57.1stimando non aver Gradasso altrove,
57.2poi ch'udì che di Francia era partito.
57.3Or più vicin gli è offerto luogo, dove
57.4spera che 'l suo gli fia restituito.
57.5Il bel corno d'Almonte anco lo muove
57.6ad accettar sì volentier lo 'nvito,
57.7e Brigliador non men; che sapea in mano
57.8esser venuti al figlio di Troiano.
58.1Per compagno s'elegge alla battaglia
58.2il fedel Brandimarte e 'l suo cognato.
58.3Provato ha quanto l'uno e l'altro vaglia;
58.4sa che da trambi è sommamente amato.
58.5Buon destrier, buona piastra e buona maglia,
58.6e spade cerca e lancie in ogni lato
58.7a sé e a' compagni: che sappiate parme,
58.8che nessun d'essi avea le solite arme.
59.1Orlando (come io v'ho detto più volte)
59.2de le sue sparse per furor la terra:
59.3agli altri ha Rodomonte le lor tolte,
59.4ch'or alta torre in ripa un fiume serra.
59.5Non se ne può per Africa aver molte;
59.6sì perché in Francia avea tratto alla guerra
59.7il re Agramante ciò ch'era di buono,
59.8sì perché poche in Africa ne sono.
60.1Ciò che di ruginoso e di brunito
60.2aver si può, fa ragunare Orlando;
60.3e coi compagni intanto va pel lito
60.4de la futura pugna ragionando.
60.5Gli avvien ch'essendo fuor del campo uscito
60.6più di tre miglia, e gli occhi al mare alzando,
60.7vide calar con le vele alte un legno
60.8verso il lito african senza ritegno.
61.1Senza nocchieri e senza naviganti,
61.2sol come il vento e sua fortuna il mena,
61.3venìa con le vele alte il legno avanti,
61.4tanto che se ritenne in su l'arena.
61.5Ma prima che di questo più vi canti,
61.6l'amor ch'a Ruggier porto mi rimena
61.7alla sua istoria, e vuol ch'io vi racconte
61.8di lui e del guerrier di Chiaramonte.
62.1Di questi duo guerrier dissi che tratti
62.2s'erano fuor del marziale agone,
62.3viste convenzion rompere e patti,
62.4e turbarsi ogni squadra e legione.
62.5Chi prima i giuramenti abbia disfatti,
62.6e stato sia di tanto mal cagione,
62.7o l'imperator Carlo, o il re Agramante,
62.8studian saper da chi lor passa avante.
63.1Un servitor intanto di Ruggiero,
63.2ch'era fedele e pratico et astuto,
63.3né pel conflitto dei duo campi fiero
63.4avea di vista il patron mai perduto,
63.5venne a trovarlo, e la spada e 'l destriero
63.6gli diede, perché a' suoi fosse in aiuto.
63.7Montò Ruggiero e la sua spada tolse,
63.8ma ne la zuffa entrar non però vòlse.
64.1Quindi si parte; ma prima rinuova
64.2la convenzion che con Rinaldo avea;
64.3che se pergiuro il suo Agramante trova,
64.4lo lascierà con la sua setta rea.
64.5Per quel giorno Ruggier fare altra prova
64.6d'arme non vòlse; ma solo attendea
64.7a fermar questo e quello, e a domandarlo
64.8chi prima roppe, o 'l re Agramante, o Carlo.
65.1Ode da tutto 'l mondo, che la parte
65.2del re Agramante fu, che roppe prima.
65.3Ruggiero ama Agramante, e se si parte
65.4da lui per questo, error non lieve stima.
65.5Fur le gente africane e rotte e sparte
65.6(questo ho già detto inanzi), e da la cima
65.7de la volubil ruota tratte al fondo,
65.8come piacque a colei ch'aggira il mondo.
66.1Tra sé volve Ruggiero e fa discorso,
66.2se restar deve, o il suo signor seguire.
66.3Gli pon l'amor de la sua donna un morso
66.4per non lasciarlo in Africa più gire:
66.5lo volta e gira, et a contrario corso
66.6lo sprona, e lo minaccia di punire,
66.7se 'l patto e 'l giuramento non tien saldo,
66.8che fatto avea col paladin Rinaldo.
67.1Non men da l'altra parte sferza e sprona
67.2la vigilante e stimulosa cura,
67.3che s'Agramante in quel caso abbandona,
67.4a viltà gli sia ascritto et a paura.
67.5Se del restar la causa parrà buona
67.6a molti, a molti ad accettar fia dura.
67.7Molti diran che non si de' osservare
67.8quel ch'era ingiusto e illicito a giurare.
68.1Tutto quel giorno e la notte seguente
68.2stette solingo, e così l'altro giorno,
68.3pur travagliando la dubbiosa mente,
68.4se partir deve o far quivi soggiorno.
68.5Pel signor suo conclude finalmente
68.6di fargli dietro in Africa ritorno.
68.7Potea in lui molto il coniugale amore,
68.8ma vi potea più il debito e l'onore.
69.1Torna verso Arli; che trovarvi spera
69.2l'armata ancor, ch'in Africa il transporti:
69.3né legno in mar né dentro alla rivera,
69.4né Saracini vede, se non morti.
69.5Seco al partire ogni legno che v'era
69.6trasse Agramante, e 'l resto arse nei porti.
69.7Fallitogli il pensier, prese il camino
69.8verso Marsilia pel lito marino.
70.1A qualche legno pensa dar di piglio,
70.2ch'a prieghi o forza il porti all'altra riva.
70.3Già v'era giunto del Danese il figlio
70.4con l'armata de' barbari captiva.
70.5Non si avrebbe potuto un gran di miglio
70.6gittar ne l'acqua: tanto la copriva
70.7la spessa moltitudine de navi,
70.8di vincitori e di prigioni, gravi.
71.1Le navi de' pagani, ch'avanzaro
71.2dal fuoco e dal naufragio quella notte,
71.3eccetto poche ch'in fuga n'andaro,
71.4tutte a Marsilia avea Dudon condotte.
71.5Sette di quei ch'in Africa regnaro,
71.6che, poi che le lor genti vider rotte,
71.7con sette legni lor s'eran renduti,
71.8stavan dolenti, lacrimosi e muti.
72.1Era Dudon sopra la spiaggia uscito,
72.2ch'a trovar Carlo andar volea quel giorno;
72.3e de' captivi e de lor spoglie ordito
72.4con lunga pompa avea un trionfo adorno.
72.5Eran tutti i prigion stesi nel lito,
72.6e i Nubi vincitori allegri intorno,
72.7che faceano del nome di Dudone
72.8intorno risonar la regione.
73.1Venne in speranza di lontan Ruggiero,
73.2che questa fosse armata d'Agramante;
73.3e, per saperne il vero, urtò il destriero:
73.4ma riconobbe, come fu più inante,
73.5il re de Nasamona prigionero,
73.6Baliverzo, Agricalte e Farurante,
73.7Manilardo e Clarindo e Rimedonte,
73.8che piangendo tenean bassa la fronte.
74.1Ruggier che gli ama, sofferir non puote
74.2che stian ne la miseria in che li trova.
74.3Quivi sa ch'a venir con le man vòte,
74.4senza usar forza, il pregar poco giova.
74.5La lancia abbassa, e chi li tien percuote;
74.6e fa del suo valor l'usata prova:
74.7stringe la spada, e in un piccol momento
74.8ne fa cadere intorno più di cento.
75.1Dudone ode il rumor, la strage vede
75.2che fa Ruggier, ma chi sia non conosce.
75.3Vede i suoi c'hanno in fuga volto il piede
75.4con gran timor, con pianto e con angosce.
75.5Presto il destrier, lo scudo e l'elmo chiede;
75.6che già avea armato e petto e braccia e cosce:
75.7salta a cavallo e si fa dar la lancia,
75.8e non oblia ch'è paladin di Francia.
76.1Grida che si ritiri ognun da canto,
76.2spinge il cavallo e fa sentir gli sproni.
76.3Ruggier cent'altri n'avea uccisi intanto,
76.4e gran speranza dato a quei prigioni:
76.5e come venir vide Dudon santo
76.6solo a cavallo, e gli altri esser pedoni,
76.7stimò che capo e che signor lor fosse;
76.8e contra lui con gran desir si mosse.
77.1Già mosso prima era Dudon; ma quando
77.2senza lancia Ruggier vide venire,
77.3lunge da sé la sua gittò, sdegnando
77.4con tal vantaggio il cavallier ferire.
77.5Ruggiero, al cortese atto riguardando,
77.6disse fra sé: - Costui non può mentire,
77.7ch'uno non sia di quei guerrier perfetti
77.8che paladin di Francia sono detti.
78.1S'impetrar lo potrò, vo' che 'l suo nome,
78.2inanzi che segua altro, mi palese; -
78.3e così domandollo: e seppe come
78.4era Dudon figliuol d'Uggier danese.
78.5Dudon gravò Ruggier poi d'ugual some,
78.6e parimente lo trovò cortese.
78.7Poi che i nomi tra lor s'ebbono detti,
78.8si disfidaro, e vennero agli effetti.
79.1Avea Dudon quella ferrata mazza
79.2ch'in mille imprese gli diè eterno onore:
79.3con essa mostra ben ch'egli è di razza
79.4di quel Danese pien d'alto valore.
79.5La spada ch'apre ogni elmo, ogni corazza,
79.6di che non era al mondo la migliore,
79.7trasse Ruggiero, e fece paragone
79.8di sua virtude al paladin Dudone.
80.1Ma perché in mente ogniora avea di meno
80.2offender la sua donna, che potea;
80.3et era certo, se spargea il terreno
80.4del sangue di costui, che la offendea
80.5(de le case di Francia instrutto a pieno,
80.6la madre di Dudone esser sapea
80.7Armelina sorella di Beatrice,
80.8ch'era di Bradamante genitrice):
81.1per questo mai di punta non gli trasse,
81.2e di taglio rarissimo ferìa.
81.3Schermiasi, ovunque la mazza calasse,
81.4or ribattendo, or dandole la via.
81.5Crede Turpin che per Ruggier restasse,
81.6che Dudon morto in pochi colpi avria:
81.7né mai, qualunque volta si scoperse,
81.8ferir, se non di piatto, lo sofferse.
82.1Di piatto usar potea, come di taglio,
82.2Ruggier la spada sua ch'avea gran schena;
82.3e quivi a strano giuoco di sonaglio
82.4sopra Dudon con tanta forza mena,
82.5che spesso agli occhi gli pon tal barbaglio,
82.6che si ritien di non cadere a pena.
82.7Ma per esser più grato a chi m'ascolta,
82.8io differisco il canto a un'altra volta.
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