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1.1Molti consigli de le donne sono
1.2meglio improviso, ch'a pensarvi, usciti;
1.3che questo è speziale e proprio dono
1.4fra tanti e tanti lor dal ciel largiti.
1.5Ma può mal quel degli uomini esser buono,
1.6che maturo discorso non aiti,
1.7ove non s'abbia a ruminarvi sopra
1.8speso alcun tempo e molto studio et opra.
2.1Parve, e non fu però buono il consiglio
2.2di Malagigi, ancor che (come ho detto)
2.3per questo di grandissimo periglio
2.4liberassi il cugin suo Ricciardetto.
2.5A levare indi Rodomonte e il figlio
2.6del re Agrican, lo spirto avea constretto,
2.7non avvertendo che sarebbon tratti
2.8dove i cristian ne rimarrian disfatti.
3.1Ma se spazio a pensarvi avesse avuto,
3.2creder si può che dato similmente
3.3al suo cugino avria debito aiuto,
3.4né fatto danno alla cristiana gente.
3.5Commandare allo spirto avria potuto,
3.6ch'alla via di levante o di ponente
3.7sì dilungata avesse la donzella,
3.8che non n'udisse Francia più novella.
4.1Così gli amanti suoi l'avrian seguita,
4.2come a Parigi, anco in ogn'altro loco;
4.3ma fu questa avvertenza inavvertita
4.4da Malagigi, per pensarvi poco:
4.5e la Malignità dal ciel bandita,
4.6che sempre vorria sangue e strage e fuoco,
4.7prese la via donde più Carlo afflisse,
4.8poi che nessuna il mastro gli prescrisse.
5.1Il palafren ch'avea il demonio al fianco,
5.2portò la spaventata Doralice,
5.3che non poté arrestarla fiume, e manco
5.4fossa, bosco, palude, erta o pendice;
5.5fin che per mezzo il campo inglese e franco,
5.6e l'altra moltitudine fautrice
5.7de l'insegne di Cristo, rassegnata
5.8non l'ebbe al padre suo re di Granata.
6.1Rodomonte col figlio d'Agricane
6.2la seguitaro il primo giorno un pezzo,
6.3che le vedean le spalle, ma lontane:
6.4di vista poi perderonla da sezzo,
6.5e venner per la traccia, come il cane
6.6la lepre o il capriol trovare avezzo;
6.7né si fermâr, che furo in parte, dove
6.8di lei ch'era col padre ebbono nuove.
7.1Guardati, Carlo, che 'l ti viene adosso
7.2tanto furor, ch'io non ti veggo scampo:
7.3né questi pur, ma 'l re Gradasso è mosso
7.4con Sacripante a danno del tuo campo.
7.5Fortuna, per toccarti fin all'osso,
7.6ti tolle a un tempo l'uno e l'altro lampo
7.7di forza e di saper, che vivea teco;
7.8e tu rimaso in tenebre sei cieco.
8.1Io ti dico d'Orlando e di Rinaldo;
8.2che l'uno al tutto furioso e folle,
8.3al sereno, alla pioggia, al freddo, al caldo,
8.4nudo va discorrendo il piano e 'l colle:
8.5l'altro, con senno non troppo più saldo,
8.6d'appresso al gran bisogno ti si tolle;
8.7che non trovando Angelica in Parigi,
8.8si parte, e va cercandone vestigi.
9.1Un fraudolente vecchio incantatore
9.2gli fe' (come a principio vi si disse)
9.3creder per un fantastico suo errore,
9.4che con Orlando Angelica venisse:
9.5onde di gelosia tocco nel core,
9.6de la maggior ch'amante mai sentisse,
9.7venne a Parigi, e come apparve in corte,
9.8d'ire in Bretagna gli toccò per sorte.
10.1Or fatta la battaglia onde portonne
10.2egli l'onor d'aver chiuso Agramante,
10.3tornò a Parigi, e monister di donne
10.4e case e ròcche cercò tutte quante.
10.5Se murata non è tra le colonne,
10.6l'avria trovata il curioso amante.
10.7Vedendo al fin ch'ella non v'è né Orlando,
10.8amenduo va con gran disio cercando.
11.1Pensò che dentro Anglante o dentro a Brava
11.2se la godesse Orlando in festa e in giuoco;
11.3e qua e là per ritrovarla andava,
11.4né in quel la ritrovò né in questo loco.
11.5A Parigi di nuovo ritornava,
11.6pensando che tardar dovesse poco
11.7di capitare il paladino al varco;
11.8che 'l suo star fuor non era senza incarco.
12.1Un giorno o duo ne la città soggiorna
12.2Rinaldo; e poi ch'Orlando non arriva,
12.3or verso Anglante, or verso Brava torna,
12.4cercando se di lui novella udiva.
12.5Cavalca e quando annotta e quando aggiorna,
12.6alla fresca alba e all'ardente ora estiva;
12.7e fa al lume del sole e de la luna
12.8dugento volte questa via, non ch'una.
13.1Ma l'antiquo aversario, il qual fece Eva
13.2all'interdetto pome alzar la mano,
13.3a Carlo un giorno i lividi occhi leva,
13.4che 'l buon Rinaldo era da lui lontano;
13.5e vedendo la rotta che poteva
13.6darsi in quel punto al populo cristiano,
13.7quanta eccellenzia d'arme al mondo fusse
13.8fra tutti i Saracini, ivi condusse.
14.1Al re Gradasso e al buon re Sacripante,
14.2ch'eran fatti compagni all'uscir fuore
14.3de la piena d'error casa d'Atlante,
14.4di venire in soccorso messe in core
14.5alle genti assediate d'Agramante,
14.6e a distruzion di Carlo imperatore:
14.7et egli per l'incognite contrade
14.8fe' lor la scorta e agevolò le strade.
15.1Et ad un altro suo diede negozio
15.2d'affrettar Rodomonte e Mandricardo
15.3per le vestigie donde l'altro sozio
15.4a condur Doralice non è tardo.
15.5Ne manda ancora un altro, perché in ozio
15.6non stia Marfisa né Ruggier gagliardo;
15.7ma chi guidò l'ultima coppia tenne
15.8la briglia più, né quando gli altri venne.
16.1La coppia di Marfisa e di Ruggiero
16.2di mezza ora più tarda si condusse;
16.3però ch'astutamente l'angel nero,
16.4volendo agli cristian dar de le busse,
16.5provide che la lite del destriero
16.6per impedire il suo desir non fusse,
16.7che rinovata si saria, se giunto
16.8fosse Ruggiero e Rodomonte a un punto.
17.1I quattro primi si trovaro insieme
17.2onde potean veder gli alloggiamenti
17.3de l'esercito oppresso e di chi 'l preme,
17.4e le bandiere in che feriano i venti.
17.5Si consigliaro alquanto; e fur l'estreme
17.6conclusion dei lor ragionamenti
17.7di dare aiuto, mal grado di Carlo,
17.8al re Agramante, e de l'assedio trarlo.
18.1Stringonsi insieme, e prendono la via
18.2per mezzo ove s'alloggiano i cristiani,
18.3gridando Africa e Spagna tuttavia;
18.4e si scopriro in tutto esser pagani.
18.5Pel campo, arme, arme risonar s'udia;
18.6ma menar si sentîr prima le mani:
18.7e de la retroguardia una gran frotta,
18.8non ch'assalita sia, ma fugge in rotta.
19.1L'esercito cristian mosso a tumulto
19.2sozzopra va senza sapere il fatto.
19.3Estima alcun che sia un usato insulto
19.4che Svizzari o Guasconi abbino fatto.
19.5Ma perch'alla più parte è il caso occulto,
19.6s'aduna insieme ogni nazion di fatto,
19.7altri a suon di tamburo, altri di tromba:
19.8grande è 'l rumore, e fin al ciel rimbomba.
20.1Il magno imperator, fuor che la testa,
20.2è tutto armato, e i paladini ha presso;
20.3e domandando vien che cosa è questa
20.4che le squadre in disordine gli ha messo;
20.5e minacciando, or questi or quelli arresta;
20.6e vede a molti il viso o il petto fesso,
20.7ad altri insanguinare o il capo o il gozzo,
20.8alcun tornar con mano o braccio mozzo.
21.1Giunge più inanzi, e ne ritrova molti
21.2giacere in terra, anzi in vermiglio lago
21.3nel proprio sangue orribilmente involti,
21.4né giovar lor può medico né mago;
21.5e vede dagli busti i capi sciolti
21.6e braccia e gambe con crudele imago;
21.7e ritrova dai primi alloggiamenti
21.8agli ultimi per tutto uomini spenti.
22.1Dove passato era il piccol drappello,
22.2di chiara fama eternamente degno,
22.3per lunga riga era rimaso quello
22.4al mondo sempre memorabil segno.
22.5Carlo mirando va il crudel macello,
22.6maraviglioso, e pien d'ira e di sdegno,
22.7come alcuno, in cui danno il fulgur venne,
22.8cerca per casa ogni sentier che tenne.
23.1Non era agli ripari anco arrivato
23.2del re african questo primiero aiuto,
23.3che con Marfisa fu da un altro lato
23.4l'animoso Ruggier sopravenuto.
23.5Poi ch'una volta o due l'occhio aggirato
23.6ebbe la degna coppia, e ben veduto
23.7qual via più breve per soccorrer fosse
23.8l'assediato signor, ratto si mosse.
24.1Come quando si dà fuoco alla mina,
24.2pel lungo solco de la negra polve
24.3licenziosa fiamma arde e camina
24.4sì ch'occhio a dietro a pena se le volve;
24.5e qual si sente poi l'alta ruina
24.6che 'l duro sasso o il grosso muro solve:
24.7così Ruggiero e Marfisa veniro,
24.8e tai ne la battaglia si sentiro.
25.1Per lungo e per traverso a fender teste
25.2incominciaro, e tagliar braccia e spalle
25.3de le turbe che male erano preste
25.4ad espedire e sgombrar loro il calle.
25.5C'ha notato il passar de le tempeste,
25.6ch'una parte d'un monte o d'una valle
25.7offende, e l'altra lascia, s'appresenti
25.8la via di questi duo fra quelle genti.
26.1Molti che dal furor di Rodomonte
26.2e di quegli altri primi eran fuggiti,
26.3Dio ringraziavan ch'avea lor sì pronte
26.4gambe concesse, e piedi sì espediti;
26.5e poi, dando del petto e de la fronte
26.6in Marfisa e in Ruggier, vedean scherniti,
26.7come l'uom né per star né per fuggire,
26.8al suo fisso destin può contradire.
27.1Chi fugge l'un pericolo, rimane
27.2ne l'altro, e paga il fio d'ossa e di polpe.
27.3Così cader coi figli in bocca al cane
27.4suol, sperando fuggir, timida volpe,
27.5poi che la caccia de l'antique tane
27.6il suo vicin che le dà mille colpe,
27.7e cautamente con fumo e con fuoco
27.8turbata l'ha da non temuto loco.
28.1Negli ripari entrò de' Saracini
28.2Marfisa con Ruggiero a salvamento.
28.3Quivi tutti con gli occhi al ciel supini
28.4Dio ringraziâr del buono avvenimento.
28.5Or non v'è più timor de' paladini:
28.6il più tristo pagan ne sfida cento;
28.7et è concluso che senza riposo
28.8si torni a fare il campo sanguinoso.
29.1Corni, bussoni, timpani moreschi
29.2empieno il ciel di formidabil suoni:
29.3ne l'aria tremolare ai venti freschi
29.4si veggon le bandiere e i gonfaloni.
29.5Da l'altra parte i capitan carleschi
29.6stringon con Alamanni e con Britoni
29.7quei di Francia, d'Italia e d'Inghilterra;
29.8e si mesce aspra e sanguinosa guerra.
30.1La forza del terribil Rodomonte,
30.2quella di Mandricardo furibondo,
30.3quella del buon Ruggier, di virtù fonte,
30.4del re Gradasso, sì famoso al mondo,
30.5e di Marfisa l'intrepida fronte,
30.6col re circasso a nessun mai secondo,
30.7feron chiamar san Gianni e san Dionigi
30.8al re di Francia, e ritrovar Parigi.
31.1Di questi cavallieri e di Marfisa
31.2l'ardire invitto e la mirabil possa
31.3non fu, Signor, di sorte, non fu in guisa
31.4ch'imaginar, non che descriver possa.
31.5Quindi si può stimar che gente uccisa
31.6fosse quel giorno, e che crudel percossa
31.7avesse Carlo. Arroge poi con loro,
31.8con Ferraù più d'un famoso Moro.
32.1Molti per fretta s'affogaro in Senna
32.2(che 'l ponte non potea supplire a tanti),
32.3e desiâr, come Icaro, la penna,
32.4perché la morte avean dietro e davanti.
32.5Eccetto Uggieri e il marchese di Vienna,
32.6i paladin fur presi tutti quanti.
32.7Olivier ritornò ferito sotto
32.8la spalla destra, Uggier col capo rotto.
33.1E se, come Rinaldo e come Orlando,
33.2lasciato Brandimarte avesse il giuoco,
33.3Carlo n'andava di Parigi in bando,
33.4se potea vivo uscir di sì gran fuoco.
33.5Ciò che poté, fe' Brandimarte, e quando
33.6non poté più, diede alla furia loco.
33.7Così Fortuna ad Agramante arrise,
33.8ch'un'altra volta a Carlo assedio mise.
34.1Di vedovelle i gridi e le querele,
34.2e d'orfani fanciulli e di vecchi orbi,
34.3ne l'eterno seren dove Michele
34.4sedea, salîr fuor di questi aer torbi;
34.5e gli fecion veder come il fedele
34.6popul preda de' lupi era e de' corbi,
34.7di Francia, d'Inghilterra e di Lamagna,
34.8che tutta avea coperta la campagna.
35.1Nel viso s'arrossì l'angel beato,
35.2parendogli che mal fosse ubidito
35.3al Creatore, e si chiamò ingannato
35.4da la Discordia perfida e tradito.
35.5D'accender liti tra i pagani dato
35.6le avea l'assunto, e mal era esequito;
35.7anzi tutto il contrario al suo disegno
35.8parea aver fatto, a chi guardava al segno.
36.1Come servo fedel, che più d'amore
36.2che di memoria abondi, e che s'aveggia
36.3aver messo in oblio cosa ch'a core
36.4quanto la vita e l'anima aver deggia,
36.5studia con fretta d'emendar l'errore,
36.6né vuol che prima il suo signor lo veggia;
36.7così l'angelo a Dio salir non vòlse,
36.8se de l'obligo prima non si sciolse.
37.1Al monister, dove altre volte avea
37.2la Discordia veduta, drizzò l'ali.
37.3Trovolla ch'in capitulo sedea
37.4a nuova elezion degli ufficiali;
37.5e di veder diletto si prendea,
37.6volar pel capo a' frati i breviali.
37.7Le man le pose l'angelo nel crine,
37.8e pugna e calci le diè senza fine.
38.1Indi le roppe un manico di croce
38.2per la testa, pel dosso e per le braccia.
38.3Mercé grida la misera a gran voce,
38.4e le genocchia al divin nunzio abbraccia.
38.5Michel non l'abandona, che veloce
38.6nel campo del re d'Africa la caccia;
38.7e poi le dice: - Aspettati aver peggio,
38.8se fuor di questo campo più ti veggio. -
39.1Come che la Discordia avesse rotto
39.2tutto il dosso e le braccia, pur temendo
39.3un'altra volta ritrovarsi sotto
39.4a quei gran colpi, a quel furor tremendo,
39.5corre a pigliare i mantici di botto,
39.6et agli accesi fuochi esca aggiungendo,
39.7et accendendone altri, fa salire
39.8da molti cori un alto incendio d'ire.
40.1E Rodomonte e Mandricardo e insieme
40.2Ruggier n'infiamma sì, che inanzi al Moro
40.3li fa tutti venire, or che non preme
40.4Carlo i pagani, anzi il vantaggio è loro.
40.5Le differenzie narrano, et il seme
40.6fanno saper, da cui produtte fôro;
40.7poi del re si rimettono al parere,
40.8chi di lor prima il campo debba avere.
41.1Marfisa del suo caso anco favella,
41.2e dice che la pugna vuol finire,
41.3che cominciò col Tartaro; perch'ella
41.4provocata da lui vi fu a venire:
41.5né, per dar loco all'altre, volea quella
41.6un'ora, non che un giorno, differire;
41.7ma d'esser prima fa l'instanzia grande,
41.8ch'alla battaglia il Tartaro domande.
42.1Non men vuol Rodomonte il primo campo
42.2da terminar col suo rival l'impresa,
42.3che per soccorrer l'africano campo
42.4ha già interrotta, e fin a qui sospesa.
42.5Mette Ruggier le sue parole a campo,
42.6e dice che patir troppo gli pesa
42.7che Rodomonte il suo destrier gli tenga,
42.8e ch'a pugna con lui prima non venga.
43.1Per più intricarla il Tartaro viene anche,
43.2e niega che Ruggiero ad alcun patto
43.3debba l'aquila aver da l'ale bianche;
43.4e d'ira e di furore è così matto,
43.5che vuol, quando dagli altri tre non manche,
43.6combatter tutte le querele a un tratto.
43.7Né più dagli altri ancor saria mancato,
43.8se 'l consenso del re vi fosse stato.
44.1Con prieghi il re Agramante e buon ricordi
44.2fa quanto può, perché la pace segua;
44.3e quando al fin tutti li vede sordi
44.4non volere assentire a pace o a triegua,
44.5va discorrendo come almen gli accordi
44.6sì, che l'un dopo l'altro il campo assegua:
44.7e pel miglior partito al fin gli occorre
44.8ch'ognuno a sorte il campo s'abbia a tôrre.
45.1Fe' quattro brevi porre: un Mandricardo
45.2e Rodomonte insieme scritto avea;
45.3ne l'altro era Ruggiero e Mandricardo;
45.4Rodomonte e Ruggier l'altro dicea;
45.5dicea l'altro Marfisa e Mandricardo.
45.6Indi all'arbitrio de l'instabil dea
45.7li fece trarre: e 'l primo fu il signore
45.8di Sarza a uscir con Mandricardo fuore.
46.1Mandricardo e Ruggier fu nel secondo;
46.2nel terzo fu Ruggiero e Rodomonte;
46.3restò Marfisa e Mandricardo in fondo,
46.4di che la donna ebbe turbata fronte.
46.5Né Ruggier più di lei parve giocondo:
46.6sa che le forze dei duo primi pronte
46.7han tra lor da finir le liti, in guisa
46.8che non ne fia per sé né per Marfisa.
47.1Giacea non lungi da Parigi un loco,
47.2che volgea un miglio o poco meno intorno:
47.3lo cingea tutto un argine non poco
47.4sublime, a guisa d'un teatro adorno.
47.5Un castel già vi fu, ma a ferro e a fuoco
47.6le mura e i tetti et a ruina andorno.
47.7Un simil può vederne in su la strada,
47.8qual volta a Borgo il Parmigiano vada.
48.1In questo loco fu la lizza fatta,
48.2di brevi legni d'ogn'intorno chiusa,
48.3per giusto spazio quadra, al bisogno atta,
48.4con due capaci porte, come s'usa.
48.5Giunto il dì ch'al re par che si combatta
48.6tra i cavallier che non ricercan scusa,
48.7furo appresso alle sbarre in ambi i lati
48.8contra i rastrelli i padiglion tirati.
49.1Nel padiglion ch'è più verso ponente
49.2sta il re d'Algier, c'ha membra di gigante.
49.3Gli pon lo scoglio indosso del serpente
49.4l'ardito Ferraù con Sacripante.
49.5Il re Gradasso e Falsiron possente
49.6sono in quell'altro al lato di levante,
49.7e metton di sua man l'arme troiane
49.8indosso al successor del re Agricane.
50.1Sedeva in tribunale amplo e sublime
50.2il re d'Africa, e seco era l'Ispano;
50.3poi Stordilano, e l'altre genti prime
50.4che riveria l'esercito pagano.
50.5Beato a chi pôn dare argini e cime
50.6d'arbori stanza che gli alzi dal piano!
50.7Grande è la calca, e grande in ogni lato
50.8populo ondeggia intorno al gran steccato.
51.1Eran con la regina di Castiglia
51.2regine e principesse e nobil donne
51.3d'Aragon, di Granata e di Siviglia,
51.4e fin di presso all'atlantee colonne:
51.5tra quai di Stordilan sedea la figlia,
51.6che di duo drappi avea le ricche gonne,
51.7l'un d'un rosso mal tinto, e l'altro verde;
51.8ma 'l primo quasi imbianca e il color perde.
52.1In abito succinta era Marfisa,
52.2qual si convenne a donna et a guerriera.
52.3Termoodonte forse a quella guisa
52.4vide Ippolita ornarsi e la sua schiera.
52.5Già, con la cotta d'arme alla divisa
52.6del re Agramante, in campo venut'era
52.7l'araldo a far divieto e metter leggi,
52.8che né in fatto né in detto alcun parteggi.
53.1La spessa turba aspetta disiando
53.2la pugna, e spesso incolpa il venir tardo
53.3dei duo famosi cavallieri; quando
53.4s'ode dal padiglion di Mandricardo
53.5alto rumor che vien moltiplicando.
53.6Or sappiate, Signor, che 'l re gagliardo
53.7di Sericana e 'l Tartaro possente
53.8fanno il tumulto e 'l grido che si sente.
54.1Avendo armato il re di Sericana
54.2di sua man tutto il re di Tartaria,
54.3per porgli al fianco la spada soprana
54.4che già d'Orlando fu, se ne venìa;
54.5quando nel pome scritto Durindana
54.6vide, e 'l quartier ch'Almonte aver solia,
54.7ch'a quel meschin fu tolto ad una fonte
54.8dal giovenetto Orlando in Aspramonte.
55.1Vedendola, fu certo ch'era quella
55.2tanto famosa del signor d'Anglante,
55.3per cui con grande armata, e la più bella
55.4che giamai si partisse di Levante,
55.5soggiogato avea il regno di Castella,
55.6e Francia vinta esso pochi anni inante:
55.7ma non può imaginarsi come avenga
55.8ch'or Mandricardo in suo poter la tenga.
56.1E dimandògli se per forza o patto
56.2l'avesse tolta al conte, e dove e quando.
56.3E Mandricardo disse ch'avea fatto
56.4gran battaglia per essa con Orlando;
56.5e come finto quel s'era poi matto,
56.6così coprire il suo timor sperando,
56.7ch'era d'aver continua guerra meco,
56.8fin che la buona spada avesse seco.
57.1E dicea ch'imitato avea il castore,
57.2il qual si strappa i genitali sui,
57.3vedendosi alle spalle il cacciatore,
57.4che sa che non ricerca altro da lui.
57.5Gradasso non udì tutto il tenore,
57.6che disse: - Non vo' darla a te né altrui:
57.7tanto oro, tanto affanno e tanta gente
57.8ci ho speso, che è ben mia debitamente.
58.1Cercati pur fornir d'un'altra spada,
58.2ch'io voglio questa, e non ti paia nuovo.
58.3Pazzo o saggio ch'Orlando se ne vada,
58.4averla intendo, ovunque io la ritrovo.
58.5Tu senza testimoni in su la strada
58.6te l'usurpasti: io qui lite ne muovo.
58.7La mia ragion dirà mia scimitarra,
58.8e faremo il giudicio ne la sbarra.
59.1Prima, di guadagnarla t'apparecchia,
59.2che tu l'adopri contra a Rodomonte.
59.3Di comprar prima l'arme è usanza vecchia,
59.4ch'alla battaglia il cavallier s'affronte. -
59.5- Più dolce suon non mi viene all'orecchia
59.6(rispose alzando il Tartaro la fronte),
59.7che quando di battaglia alcun mi tenta;
59.8ma fa che Rodomonte lo consenta.
60.1Fa che sia tua la prima, e che si tolga
60.2il re di Sarza la tenzon seconda;
60.3e non ti dubitar ch'io non mi volga,
60.4e ch'a te et ad ogni altro io non risponda. -
60.5Ruggier gridò: - Non vo' che si disciolga
60.6il patto, o più la sorte si confonda:
60.7o Rodomonte in campo prima saglia,
60.8o sia la sua dopo la mia battaglia.
61.1Se di Gradasso la ragion prevale,
61.2prima acquistar che porre in opra l'arme;
61.3né tu l'aquila mia da le bianche ale
61.4prima usar déi, che non me ne disarme:
61.5ma poi ch'è stato il mio voler già tale,
61.6di mia sentenza non voglio appellarme,
61.7che sia seconda la battaglia mia,
61.8quando del re d'Algier la prima sia.
62.1Se turbarete voi l'ordine in parte,
62.2io totalmente turbarollo ancora.
62.3Io non intendo il mio scudo lasciarte,
62.4se contra me non lo combatti or ora. -
62.5- Se l'uno e l'altro di voi fosse Marte
62.6(rispose Mandricardo irato allora),
62.7non saria l'un né l'altro atto a vietarme
62.8la buona spada o quelle nobili arme. -
63.1E tratto da la còlera, aventosse
63.2col pugno chiuso al re di Sericana;
63.3e la man destra in modo gli percosse,
63.4ch'abandonar gli fece Durindana.
63.5Gradasso, non credendo ch'egli fosse
63.6di così folle audacia e così insana,
63.7colto improviso fu, che stava a bada,
63.8e tolta si trovò la buona spada.
64.1Così scornato, di vergogna e d'ira
64.2nel viso avampa, e par che getti fuoco;
64.3e più l'afflige il caso e lo martira,
64.4poi che gli accade in sì palese loco.
64.5Bramoso di vendetta si ritira,
64.6a trar la scimitarra, a dietro un poco.
64.7Mandricardo in sé tanto si confida,
64.8che Ruggiero anco alla battaglia sfida.
65.1- Venite pure inanzi amenduo insieme,
65.2e vengane pel terzo Rodomonte,
65.3Africa e Spagna e tutto l'uman seme;
65.4ch'io son per sempremai volger la fronte. -
65.5Così dicendo, quel che nulla teme
65.6mena d'intorno la spada d'Almonte;
65.7lo scudo imbraccia, disdegnoso e fiero,
65.8contra Gradasso e contra il buon Ruggiero.
66.1- Lascia la cura a me (dicea Gradasso),
66.2ch'io guarisca costui de la pazzia. -
66.3- Per Dio (dicea Ruggier), non te la lasso,
66.4ch'esser convien questa battaglia mia. -
66.5- Va indietro tu! - Vavvi pur tu! - né passo
66.6però tornando, gridan tuttavia;
66.7et attaccossi la battaglia in terzo,
66.8et era per uscirne un strano scherzo,
67.1se molti non si fossero interposti
67.2a quel furor, non con troppo consiglio;
67.3ch'a spese lor quasi imparâr che costi
67.4voler altri salvar con suo periglio.
67.5Né tutto 'l mondo mai gli avria composti,
67.6se non venìa col re d'Ispagna il figlio
67.7del famoso Troiano, al cui conspetto
67.8tutti ebbon riverenzia e gran rispetto.
68.1Si fe' Agramante la cagione esporre
68.2di questa nuova lite così ardente:
68.3poi molto affaticossi per disporre
68.4che per quella giornata solamente
68.5a Mandricardo la spada d'Ettorre
68.6concedesse Gradasso umanamente,
68.7tanto ch'avesse fin l'aspra contesa
68.8ch'avea già incontra a Rodomonte presa.
69.1Mentre studia placarli il re Agramante,
69.2et or con questo et or con quel ragiona;
69.3da l'altro padiglion tra Sacripante
69.4e Rodomonte un'altra lite suona.
69.5Il re circasso (come è detto inante)
69.6stava di Rodomonte alla persona,
69.7et egli e Ferraù gli aveano indotte
69.8l'arme del suo progenitor Nembrotte.
70.1Et eran poi venuti ove il destriero
70.2facea, mordendo, il ricco fren spumoso;
70.3io dico il buon Frontin, per cui Ruggiero
70.4stava iracondo e più che mai sdegnoso.
70.5Sacripante ch'a por tal cavalliero
70.6in campo avea, mirava curioso
70.7se ben ferrato e ben guernito e in punto
70.8era il destrier, come doveasi a punto.
71.1E venendo a guardargli più a minuto
71.2i segni, le fattezze isnelle et atte,
71.3ebbe, fuor d'ogni dubbio, conosciuto
71.4che questo era il destrier suo Frontalatte,
71.5che tanto caro già s'avea tenuto,
71.6per cui già avea mille querele fatte;
71.7e poi che gli fu tolto, un tempo vòlse
71.8sempre ire a piedi: in modo gliene dolse.
72.1Inanzi Albracca glie l'avea Brunello
72.2tolto di sotto quel medesmo giorno
72.3ch'ad Angelica ancor tolse l'annello,
72.4al conte Orlando Balisarda e 'l corno,
72.5e la spada a Marfisa: et avea quello,
72.6dopo che fece in Africa ritorno,
72.7con Balisarda insieme a Ruggier dato,
72.8il qual l'avea Frontin poi nominato.
73.1Quando conobbe non si apporre in fallo,
73.2disse il Circasso, al re d'Algier rivolto:
73.3- Sappi, signor, che questo è mio cavallo,
73.4ch'ad Albracca di furto mi fu tolto.
73.5Bene avrei testimoni da provallo;
73.6ma perché son da noi lontani molto,
73.7s'alcun lo niega, io gli vo' sostenere
73.8con l'arme in man le mie parole vere.
74.1Ben son contento, per la compagnia
74.2in questi pochi dì stata fra noi,
74.3che prestato il cavallo oggi ti sia,
74.4ch'io veggo ben che senza far non puoi;
74.5però con patto, se per cosa mia
74.6e prestata da me conoscer vuoi:
74.7altrimente d'averlo non far stima,
74.8o se non lo combatti meco prima. -
75.1Rodomonte, del quale un più orgoglioso
75.2non ebbe mai tutto il mestier de l'arme;
75.3al quale in esser forte e coraggioso
75.4alcuno antico d'uguagliar non parme;
75.5rispose: - Sacripante, ogn'altro ch'oso,
75.6fuor che tu, fosse in tal modo a parlarme,
75.7con suo mal si saria tosto avveduto
75.8che meglio era per lui di nascer muto.
76.1Ma per la compagnia che, come hai detto,
76.2novellamente insieme abbiamo presa,
76.3ti son contento aver tanto rispetto,
76.4ch'io t'ammonisca a tardar questa impresa,
76.5fin che de la battaglia veggi effetto,
76.6che fra il Tartaro e me tosto fia accesa:
76.7dove porti uno esempio inanzi spero,
76.8ch'avrai di grazia a dirmi: Abbi il destriero. -
77.1- Gli è teco cortesia l'esser villano
77.2(disse il Circasso pien d'ira e di isdegno);
77.3ma più chiaro ti dico ora e più piano,
77.4che tu non faccia in quel destrier disegno:
77.5che te lo defendo io, tanto ch'in mano
77.6questa vindice mia spada sostegno;
77.7e metteròvi insino l'ugna e il dente,
77.8se non potrò difenderlo altrimente. -
78.1Venner da le parole alle contese,
78.2ai gridi, alle minaccie, alla battaglia,
78.3che per molt'ira in più fretta s'accese,
78.4che s'accendesse mai per fuoco paglia.
78.5Rodomonte ha l'osbergo et ogni arnese,
78.6Sacripante non ha piastra né maglia;
78.7ma par (sì ben con lo schermir s'adopra)
78.8che tutto con la spada si ricuopra.
79.1Non era la possanza e la fierezza
79.2di Rodomonte, ancor ch'era infinita,
79.3più che la providenza e la destrezza
79.4con che sue forze Sacripante aita.
79.5Non voltò ruota mai con più prestezza
79.6il macigno sovran che 'l grano trita,
79.7che faccia Sacripante or mano or piede
79.8di qua di là, dove il bisogno vede.
80.1Ma Ferraù, ma Serpentino arditi
80.2trasson le spade, e si cacciâr tra loro,
80.3dal re Grandonio, da Isolier seguiti,
80.4da molt'altri signor del popul Moro.
80.5Questi erano i romori, i quali uditi
80.6ne l'altro padiglion fur da costoro,
80.7quivi per accordar venuti invano
80.8col Tartaro, Ruggiero e 'l Sericano.
81.1Venne chi la novella al re Agramante
81.2riportò certa, come pel destriero
81.3avea con Rodomonte Sacripante
81.4incominciato un aspro assalto e fiero.
81.5Il re, confuso di discordie tante,
81.6disse a Marsilio: - Abbi tu qui pensiero
81.7che fra questi guerrier non segua peggio,
81.8mentre all'altro disordine io proveggio. -
82.1Rodomonte, che 'l re, suo signor, mira,
82.2frena l'orgoglio, e torna indietro il passo;
82.3né con minor rispetto si ritira
82.4al venir d'Agramante il re circasso.
82.5Quel domanda la causa di tant'ira
82.6con real viso e parlar grave e basso:
82.7e cerca, poi che n'ha compreso il tutto,
82.8porli d'accordo; e non vi fa alcun frutto.
83.1Il re circasso il suo destrier non vuole
83.2ch'al re d'Algier più lungamente resti,
83.3se non s'umilia tanto di parole,
83.4che lo venga a pregar che glie lo presti.
83.5Rodomonte, superbo come suole,
83.6gli risponde: - Né 'l ciel, né tu faresti
83.7che cosa che per forza aver potessi,
83.8da altri, che da me, mai conoscessi. -
84.1Il re chiede al Circasso, che ragione
84.2ha nel cavallo, e come gli fu tolto:
84.3e quel di parte in parte il tutto espone,
84.4et esponendo s'arrossisce in volto,
84.5quando gli narra che 'l sottil ladrone,
84.6ch'in un alto pensier l'aveva colto,
84.7la sella su quattro aste gli suffolse,
84.8e di sotto il destrier nudo gli tolse.
85.1Marfisa che tra gli altri al grido venne,
85.2tosto che 'l furto del cavallo udì,
85.3in viso si turbò, che le sovenne
85.4che perdé la sua spada ella quel dì:
85.5e quel destrier che parve aver le penne
85.6da lei fuggendo, riconobbe qui:
85.7riconobbe anco il buon re Sacripante,
85.8che non avea riconosciuto inante.
86.1Gli altri ch'erano intorno, e che vantarsi
86.2Brunel di questo aveano udito spesso,
86.3verso lui cominciaro a rivoltarsi,
86.4e far palesi cenni ch'era desso;
86.5Marfisa sospettando, ad informarsi
86.6da questo e da quell'altro ch'avea appresso,
86.7tanto che venne a ritrovar che quello
86.8che le tolse la spada era Brunello:
87.1e seppe che pel furto onde era degno
87.2che gli annodasse il collo un capestro unto,
87.3dal re Agramante al tingitano regno
87.4fu, con esempio inusitato, assunto.
87.5Marfisa, rinfrescando il vecchio sdegno,
87.6disegnò vendicarsene a quel punto,
87.7e punir scherni e scorni che per strada
87.8fatti l'avea sopra la tolta spada.
88.1Dal suo scudier l'elmo allacciar si fece;
88.2che del resto de l'arme era guernita.
88.3Senza osbergo io non trovo che mai diece
88.4volte fosse veduta alla sua vita,
88.5dal giorno ch'a portarlo assuefece
88.6la sua persona, oltre ogni fede ardita.
88.7Con l'elmo in capo andò dove fra i primi
88.8Brunel sedea negli argini sublimi.
89.1Gli diede a prima giunta ella di piglio
89.2in mezzo il petto, e da terra levollo,
89.3come levar suol col falcato artiglio
89.4talvolta la rapace aquila il pollo;
89.5e là dove la lite inanzi al figlio
89.6era del re Troian, così portollo.
89.7Brunel, che giunto in male man si vede,
89.8pianger non cessa e domandar mercede.
90.1Sopra tutti i rumor, strepiti e gridi,
90.2di che 'l campo era pien quasi ugualmente,
90.3Brunel, ch'ora pietade ora sussidi
90.4domandando venìa, così si sente,
90.5ch'al suono de' ramarichi e de' stridi
90.6si fa d'intorno accor tutta la gente.
90.7Giunta inanzi al re d'Africa, Marfisa
90.8con viso altier gli dice in questa guisa:
91.1- Io voglio questo ladro tuo vasallo
91.2con le mie mani impender per la gola,
91.3perché il giorno medesmo che 'l cavallo
91.4a costui tolle, a me la spada invola.
91.5Ma se gli è alcun che voglia dir ch'io fallo,
91.6facciasi inanzi e dica una parola;
91.7ch'in tua presenzia gli vo' sostenere
91.8che se ne mente, e ch'io fo il mio dovere.
92.1Ma perché si potria forse imputarme
92.2c'ho atteso a farlo in mezzo a tante liti,
92.3mentre che questi più famosi in arme
92.4d'altre querele son tutti impediti;
92.5tre giorni ad impiccarlo io vo' indugiarme:
92.6intanto o vieni, o manda chi l'aiti;
92.7che dopo, se non fia chi me lo vieti,
92.8farò di lui mille uccellacci lieti.
93.1Di qui presso a tre leghe a quella torre
93.2che siede inanzi ad un piccol boschetto,
93.3senza più compagnia mi vado a porre,
93.4che d'una mia donzella e d'un valletto.
93.5S'alcuno ardisce di venirmi a tôrre
93.6questo ladron, là venga, ch'io l'aspetto. -
93.7Così disse ella; e dove disse, prese
93.8tosto la via, né più risposta attese.
94.1Sul collo inanzi del destrier si pone
94.2Brunel, che tuttavia tien per le chiome.
94.3Piange il misero e grida, e le persone,
94.4in che sperar solia, chiama per nome.
94.5Resta Agramante in tal confusione
94.6di questi intrichi, che non vede come
94.7poterli sciorre; e gli par via più greve
94.8che Marfisa Brunel così gli leve.
95.1Non che l'apprezzi o che gli porti amore,
95.2anzi più giorni son che l'odia molto;
95.3e spesso ha d'impiccarlo avuto in core,
95.4dopo che gli era stato l'annel tolto.
95.5Ma questo atto gli par contra il suo onore,
95.6sì che n'avampa di vergogna in volto.
95.7Vuole in persona egli seguirla in fretta,
95.8e a tutto suo poter farne vendetta.
96.1Ma il re Sobrino, il quale era presente,
96.2da questa impresa molto il dissuade,
96.3dicendogli che mal conveniente
96.4era all'altezza di sua maestade,
96.5se ben avesse d'esserne vincente
96.6ferma speranza e certa sicurtade:
96.7più ch'onor, gli fia biasmo, che si dica
96.8ch'abbia vinta una femina a fatica.
97.1Poco l'onore, e molto era il periglio
97.2d'ogni battaglia che con lei pigliasse;
97.3e che gli dava per miglior consiglio,
97.4che Brunello alle forche aver lasciasse;
97.5e se credesse ch'uno alzar di ciglio
97.6a torlo dal capestro gli bastasse,
97.7non dovea alzarlo, per non contradire
97.8che s'abbia la giustizia ad esequire.
98.1- Potrai mandare un che Marfisa prieghi
98.2(dicea) ch'in questo giudice ti faccia,
98.3con promission ch'al ladroncel si leghi
98.4il laccio al collo, e a lei si sodisfaccia;
98.5e quando anco ostinata te lo nieghi,
98.6se l'abbia, e il suo desir tutto compiaccia:
98.7pur che da tua amicizia non si spicchi,
98.8Brunello e gli altri ladri tutti impicchi. -
99.1Il re Agramante volentier s'attenne
99.2al parer di Sobrin discreto e saggio:
99.3e Marfisa lasciò, che non le venne,
99.4né patì ch'altri andasse a farle oltraggio;
99.5né di farla pregare anco sostenne:
99.6e tolerò, Dio sa con che coraggio,
99.7per poter acchetar liti maggiori,
99.8e del suo campo tor tanti romori.
100.1Di ciò si ride la Discordia pazza,
100.2che pace o triegua omai più teme poco.
100.3Scorre di qua e di là tutta la piazza,
100.4né può trovar per allegrezza loco.
100.5La Superbia con lei salta e gavazza,
100.6e legne et esca va aggiungendo al fuoco:
100.7e grida sì, che fin ne l'alto regno
100.8manda a Michel de la vittoria segno.
101.1Tremò Parigi e turbidossi Senna
101.2all'alta voce, a quello orribil grido;
101.3rimbombò il suon fin alla selva Ardenna
101.4sì che lasciâr tutte le fiere il nido.
101.5Udiron l'Alpi e il monte di Gebenna,
101.6di Blaia e d'Arli e di Roano il lido;
101.7Rodano e Sonna udì, Garonna e il Reno:
101.8si strinsero le madri i figli al seno.
102.1Son cinque cavallier c'han fisso il chiodo
102.2d'essere i primi a terminar sua lite,
102.3l'una ne l'altra aviluppata in modo,
102.4che non l'avrebbe Apolline espedite.
102.5Commincia il re Agramante a sciorre il nodo
102.6de le prime tenzon ch'aveva udite,
102.7che per la figlia del re Stordilano
102.8eran tra il re di Scizia e il suo Africano.
103.1Il re Agramante andò per porre accordo
103.2di qua e di là più volte a questo e a quello,
103.3e a questo e a quel più volte diè ricordo
103.4da signor giusto e da fedel fratello:
103.5e quando parimente trova sordo
103.6l'un come l'altro, indomito e rubello
103.7di volere esser quel che resti senza
103.8la donna da cui vien lor differenza;
104.1s'appiglia al fin, come a miglior partito,
104.2di che amendui si contentâr gli amanti,
104.3che de la bella donna sia marito
104.4l'uno de' duo, quel che vuole essa inanti;
104.5e da quanto per lei sia stabilito,
104.6più non si possa andar dietro né avanti.
104.7All'uno e all'altro piace il compromesso,
104.8sperando ch'esser debbia a favor d'esso.
105.1Il re di Sarza, che gran tempo prima
105.2di Mandricardo amava Doralice,
105.3et ella l'avea posto in su la cima
105.4d'ogni favor ch'a donna casta lice;
105.5che debba in util suo venire estima
105.6la gran sentenzia che 'l può far felice:
105.7né egli avea questa credenza solo,
105.8ma con lui tutto il barbaresco stuolo.
106.1Ognun sapea ciò ch'egli avea già fatto
106.2per essa in giostre, in torniamenti, in guerra;
106.3e che stia Mandricardo a questo patto,
106.4dicono tutti che vaneggia et erra.
106.5Ma quel che più fiate e più di piatto
106.6con lei fu mentre il sol stava sotterra,
106.7e sapea quanto avea di certo in mano,
106.8ridea del popular giudicio vano.
107.1Poi lor convenzion ratificaro
107.2in man del re quei duo prochi famosi,
107.3et indi alla donzella se n'andaro.
107.4Et ella abbassò gli occhi vergognosi,
107.5e disse che più il Tartaro avea caro:
107.6di che tutti restâr maravigliosi;
107.7Rodomonte sì attonito e smarrito,
107.8che di levar non era il viso ardito.
108.1Ma poi che l'usata ira cacciò quella
108.2vergogna che gli avea la faccia tinta,
108.3ingiusta e falsa la sentenzia appella;
108.4e la spada impugnando, ch'egli ha cinta,
108.5dice, udendo il re e gli altri, che vuol ch'ella
108.6gli dia perduta questa causa o vinta,
108.7e non l'arbitrio di femina lieve
108.8che sempre inchina a quel che men far deve.
109.1Di nuovo Mandricardo era risorto,
109.2dicendo: - Vada pur come ti pare: -
109.3sì che prima che 'l legno entrasse in porto,
109.4v'era a solcare un gran spazio di mare:
109.5se non che 'l re Agramante diede torto
109.6a Rodomonte, che non può chiamare
109.7più Mandricardo per quella querela;
109.8e fe' cadere a quel furor la vela.
110.1Or Rodomonte che notar si vede
110.2dinanzi a quei signor di doppio scorno,
110.3dal suo re, a cui per riverenzia cede,
110.4e da la donna sua, tutto in un giorno,
110.5quivi non vòlse più fermare il piede;
110.6e de la molta turba ch'avea intorno
110.7seco non tolse più che duo sergenti,
110.8et uscì dei moreschi alloggiamenti.
111.1Come, partendo, afflitto tauro suole,
111.2che la giuvenca al vincitor cesso abbia,
111.3cercar le selve e le rive più sole
111.4lungi dai paschi, o qualche àrrida sabbia;
111.5dove muggir non cessa all'ombra e al sole,
111.6né però scema l'amorosa rabbia:
111.7così sen va di gran dolor confuso
111.8il re d'Algier da la sua donna escluso.
112.1Per riavere il buon destrier si mosse
112.2Ruggier, che già per questo s'era armato;
112.3ma poi di Mandricardo ricordosse,
112.4a cui de la battaglia era ubligato:
112.5non seguì Rodomonte, e ritornosse
112.6per entrar col re tartaro in steccato
112.7prima che 'ntrasse il re di Sericana,
112.8che l'altra lite avea di Durindana.
113.1Veder tôrsi Frontin troppo gli pesa
113.2dinanzi agli occhi, e non poter vietarlo;
113.3ma dato ch'abbia fine a questa impresa,
113.4ha ferma intenzion di ricovrarlo.
113.5Ma Sacripante, che non ha contesa,
113.6come Ruggier, che possa distornarlo,
113.7e che non ha da far altro che questo,
113.8per l'orme vien di Rodomonte presto.
114.1E tosto l'avria giunto, se non era
114.2un caso strano che trovò tra via,
114.3che lo fe' dimorar fin alla sera,
114.4e perder le vestigie che seguia.
114.5Trovò una donna che ne la riviera
114.6di Senna era caduta, e vi peria,
114.7s'a darle tosto aiuto non veniva:
114.8saltò ne l'acqua e la ritrasse a riva.
115.1Poi quando in sella vòlse risalire,
115.2aspettato non fu dal suo destriero,
115.3che fin a sera si fece seguire,
115.4e non si lasciò prender di leggiero:
115.5preselo al fin, ma non seppe venire
115.6più, donde s'era tolto dal sentiero:
115.7ducento miglia errò tra piano e monte,
115.8prima che ritrovasse Rodomonte.
116.1Dove trovollo, e come fu conteso
116.2con disvantaggio assai di Sacripante,
116.3come perdé il cavallo e restò preso,
116.4or non dirò; c'ho da narrarvi inante
116.5di quanto sdegno e di quanta ira acceso
116.6contra la donna e contra il re Agramante
116.7del campo Rodomonte si partisse,
116.8e ciò che contra all'uno e all'altro disse.
117.1Di cocenti sospir l'aria accendea
117.2dovunque andava il Saracin dolente:
117.3Ecco, per la pietà che gli n'avea,
117.4da' cavi sassi rispondea sovente.
117.5- Oh feminile ingegno (egli dicea),
117.6come ti volgi e muti facilmente,
117.7contrario oggetto proprio de la fede!
117.8Oh infelice, oh miser chi ti crede!
118.1Né lunga servitù, né grand'amore
118.2che ti fu a mille prove manifesto,
118.3ebbono forza di tenerti il core,
118.4che non fossi a cangiarsi almen sì presto.
118.5Non perch'a Mandricardo inferiore
118.6io ti paressi, di te privo resto;
118.7né so trovar cagione ai casi miei,
118.8se non quest'una, che femina sei.
119.1Credo che t'abbia la Natura e Dio
119.2produtto, o scelerato sesso, al mondo
119.3per una soma, per un grave fio
119.4de l'uom, che senza te saria giocondo:
119.5come ha produtto anco il serpente rio
119.6e il lupo e l'orso, e fa l'aer fecondo
119.7e di mosche e di vespe e di tafani,
119.8e loglio e avena fa nascer tra i grani.
120.1Perché fatto non ha l'alma Natura,
120.2che senza te potesse nascer l'uomo,
120.3come s'inesta per umana cura
120.4l'un sopra l'altro il pero, il sorbo e 'l pomo?
120.5Ma quella non può far sempre a misura:
120.6anzi, s'io vo' guardar come io la nomo,
120.7veggo che non può far cosa perfetta,
120.8poi che Natura femina vien detta.
121.1Non siate però tumide e fastose,
121.2donne, per dir che l'uom sia vostro figlio;
121.3che de le spine ancor nascon le rose,
121.4e d'una fetida erba nasce il giglio:
121.5importune, superbe, dispettose,
121.6prive d'amor, di fede e di consiglio,
121.7temerarie, crudeli, inique, ingrate,
121.8per pestilenzia eterna al mondo nate. -
122.1Con queste et altre et infinite appresso
122.2querele il re di Sarza se ne giva,
122.3or ragionando in un parlar sommesso,
122.4quando in un suon che di lontan s'udiva,
122.5in onta e in biasmo del femineo sesso:
122.6e certo da ragion si dipartiva;
122.7che per una o per due che trovi ree,
122.8che cento buone sien creder si dee.
123.1Se ben di quante io n'abbia fin qui amate,
123.2non n'abbia mai trovata una fedele,
123.3perfide tutte io non vo' dir né ingrate,
123.4ma darne colpa al mio destin crudele.
123.5Molte or ne sono, e più già ne son state,
123.6che non dan causa ad uom che si querele;
123.7ma mia fortuna vuol che s'una ria
123.8ne sia tra cento, io di lei preda sia.
124.1Pur vo' tanto cercar prima ch'io mora,
124.2anzi prima che 'l crin più mi s'imbianchi,
124.3che forse dirò un dì, che per me ancora
124.4alcuna sia che di sua fé non manchi.
124.5Se questo avvien (che di speranza fuora
124.6io non ne son), non fia mai ch'io mi stanchi
124.7di farla, a mia possanza, gloriosa
124.8con lingua e con inchiostro, e in verso e in prosa.
125.1Il Saracin non avea manco sdegno
125.2contra il suo re, che contra la donzella;
125.3e così di ragion passava il segno,
125.4biasmando lui, come biasmando quella.
125.5Ha disio di veder che sopra il regno
125.6gli cada tanto mal, tanta procella,
125.7ch'in Africa ogni casa si funesti,
125.8né pietra salda sopra pietra resti;
126.1e che spinto del regno, in duolo e in lutto
126.2viva Agramante misero e mendico:
126.3e ch'esso sia che poi gli renda il tutto,
126.4e lo riponga nel suo seggio antico,
126.5e de la fede sua produca il frutto;
126.6e gli faccia veder ch'un vero amico
126.7a dritto e a torto esser dovea preposto,
126.8se tutto 'l mondo se gli fosse opposto.
127.1E così quando al re, quando alla donna
127.2volgendo il cor turbato, il Saracino
127.3cavalca a gran giornate, e non assonna,
127.4e poco riposar lascia Frontino.
127.5Il dì seguente o l'altro in su la Sonna
127.6si ritrovò, ch'avea dritto il camino
127.7verso il mar di Provenza, con disegno
127.8di navigare in Africa al suo regno.
128.1Di barche e di sottil legni era tutto
128.2fra l'una ripa e l'altra il fiume pieno,
128.3ch'ad uso de l'esercito condutto
128.4da molti lochi vettovaglie avieno;
128.5perché in poter de' Mori era ridutto,
128.6venendo da Parigi al lito ameno
128.7d'Acquamorta, e voltando invêr la Spagna,
128.8ciò che v'è da man destra di campagna.
129.1Le vettovaglie in carra et in iumenti,
129.2tolte fuor de le navi, erano carche,
129.3e tratte con la scorta de le genti,
129.4ove venir non si potea con barche.
129.5Avean piene le ripe i grassi armenti
129.6quivi condotti da diverse marche;
129.7e i conduttori intorno alla riviera
129.8per varii tetti albergo avean la sera.
130.1Il re d'Algier, perché gli sopravenne
130.2quivi la notte e l'aer nero e cieco,
130.3d'un ostier paesan lo 'nvito tenne,
130.4che lo pregò che rimanesse seco.
130.5Adagiato il destrier, la mensa venne
130.6di varii cibi e di vin corso e greco;
130.7che 'l Saracin nel resto alla moresca,
130.8ma vòlse far nel bere alla francesca.
131.1L'oste con buona mensa e miglior viso
131.2studiò di fare a Rodomonte onore;
131.3che la presenzia gli diè certo aviso
131.4ch'era uomo illustre e pien d'alto valore:
131.5ma quel che da se stesso era diviso,
131.6né quella sera avea ben seco il core
131.7(che mal suo grado s'era ricondotto
131.8alla donna già sua), non facea motto.
132.1Il buono ostier, che fu dei diligenti
132.2che mai si sien per Francia ricordati,
132.3quando tra le nimiche e strane genti
132.4l'albergo e' beni suoi s'avea salvati,
132.5per servir quivi, alcuni suoi parenti,
132.6a tal servigio pronti, avea chiamati;
132.7de' quai non era alcun di parlar oso,
132.8vedendo il Saracin muto e pensoso.
133.1Di pensiero in pensiero andò vagando
133.2da se stesso lontano il pagan molto,
133.3col viso a terra chino, né levando
133.4sì gli occhi mai, ch'alcun guardasse in volto.
133.5Dopo un lungo star cheto, suspirando,
133.6sì come d'un gran sonno allora sciolto,
133.7tutto si scosse, e insieme alzò le ciglia,
133.8e voltò gli occhi all'oste e alla famiglia.
134.1Indi roppe il silenzio, e con sembianti
134.2più dolci un poco e viso men turbato,
134.3domandò all'oste e agli altri circonstanti
134.4se d'essi alcuno avea mogliere a lato.
134.5Che l'oste e che quegli altri tutti quanti
134.6l'aveano, per risposta gli fu dato.
134.7Domanda lor quel che ciascun si crede
134.8de la sua donna nel servargli fede.
135.1Eccetto l'oste, fêr tutti risposta,
135.2che si credeano averle e caste e buone.
135.3Disse l'oste: - Ognun pur creda a sua posta;
135.4ch'io so ch'avete falsa opinione.
135.5Il vostro sciocco credere vi costa
135.6ch'io stimi ognun di voi senza ragione;
135.7e così far questo signor deve anco,
135.8se non vi vuol mostrar nero per bianco.
136.1Perché, sì come è sola la fenice,
136.2né mai più d'una in tutto il mondo vive,
136.3così né mai più d'uno esser si dice,
136.4che de la moglie i tradimenti schive.
136.5Ognun si crede d'esser quel felice,
136.6d'esser quel sol ch'a questa palma arrive.
136.7Come è possibil che v'arrivi ognuno,
136.8se non ne può nel mondo esser più d'uno?
137.1Io fui già ne l'error che siete voi,
137.2che donna casta anco più d'una fusse.
137.3Un gentilomo di Vinegia poi,
137.4che qui mia buona sorte già condusse,
137.5seppe far sì con veri esempi suoi,
137.6che fuor de l'ignoranza mi ridusse.
137.7Gian Francesco Valerio era nomato;
137.8che 'l nome suo non mi s'è mai scordato.
138.1Le fraudi che le mogli e che l'amiche
138.2sogliano usar, sapea tutte per conto:
138.3e sopra ciò moderne istorie e antiche,
138.4e proprie esperienze avea sì in pronto,
138.5che mi mostrò che mai donne pudiche
138.6non si trovaro, o povere o di conto;
138.7e s'una casta più de l'altra parse,
138.8venìa, perché più accorta era a celarse.
139.1E fra l'altre (che tante me ne disse,
139.2che non ne posso il terzo ricordarmi),
139.3sì nel capo una istoria mi si scrisse,
139.4che non si scrisse mai più saldo in marmi:
139.5e ben parria a ciascuno che l'udisse,
139.6di queste rie quel ch'a me parve e parmi.
139.7E se, signor, a voi non spiace udire,
139.8a lor confusion ve la vo' dire. -
140.1Rispose il Saracin: - Che puoi tu farmi,
140.2che più al presente mi diletti e piaccia,
140.3che dirmi istoria e qualche esempio darmi
140.4che con l'opinion mia si confaccia?
140.5Perch'io possa udir meglio, e tu narrarmi,
140.6siedemi incontra, ch'io ti vegga in faccia. -
140.7Ma nel canto che segue io v'ho da dire
140.8quel che fe' l'oste a Rodomonte udire.
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