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1.1Né fune intorto crederò che stringa
1.2soma così, né così legno chiodo,
1.3come la fé ch'una bella alma cinga
1.4del suo tenace indissolubil nodo.
1.5Né dagli antiqui par che si dipinga
1.6la santa Fé vestita in altro modo,
1.7che d'un vel bianco che la cuopra tutta:
1.8ch'un sol punto, un sol neo la può far brutta.
2.1La fede unqua non debbe esser corrotta,
2.2o data a un solo, o data insieme a mille;
2.3e così in una selva, in una grotta,
2.4lontan da le cittadi e da le ville,
2.5come dinanzi a tribunali, in frotta
2.6di testimon, di scritti e di postille,
2.7senza giurare o segno altro più espresso,
2.8basti una volta che s'abbia promesso.
3.1Quella servò, come servar si debbe
3.2in ogni impresa, il cavallier Zerbino:
3.3e quivi dimostrò che conto n'ebbe,
3.4quando si tolse dal proprio camino
3.5per andar con costei, la qual gl'increbbe,
3.6come s'avesse il morbo sì vicino,
3.7o pur la morte istessa; ma potea,
3.8più che 'l disio, quel che promesso avea.
4.1Dissi di lui, che di vederla sotto
4.2la sua condotta tanto al cor gli preme,
4.3che n'arrabbia di duol, né le fa motto;
4.4e vanno muti e taciturni insieme:
4.5dissi che poi fu quel silenzio rotto,
4.6ch'al mondo il sol mostrò le ruote estreme,
4.7da un cavalliero aventuroso errante,
4.8ch'in mezzo del camin lor si fe' inante.
5.1La vecchia che conobbe il cavalliero,
5.2ch'era nomato Ermonide d'Olanda,
5.3che per insegna ha ne lo scudo nero
5.4attraversata una vermiglia banda,
5.5posto l'orgoglio e quel sembiante altiero,
5.6umilmente a Zerbin si raccomanda,
5.7e gli ricorda quel ch'esso promise
5.8alla guerriera ch'in sua man la mise.
6.1Perché di lei nimico e di sua gente
6.2era il guerrier che contra lor venìa:
6.3ucciso ad essa avea il padre innocente,
6.4e un fratello che solo al mondo avia;
6.5e tuttavolta far del rimanente,
6.6come degli altri, il traditor disia.
6.7- Fin ch'alla guardia tua, donna, mi senti
6.8(dice Zerbin), non vo' che tu paventi. -
7.1Come più presso il cavallier si specchia
7.2in quella faccia che sì in odio gli era:
7.3- O di combatter meco t'apparecchia
7.4(gridò con voce minacciosa e fiera),
7.5o lascia la difesa de la vecchia,
7.6che di mia man secondo il merto pèra.
7.7Se combatti per lei, rimarrai morto;
7.8che così avviene a chi s'appiglia al torto. -
8.1Zerbin cortesemente a lui risponde
8.2che gli è desir di bassa e mala sorte,
8.3et a cavalleria non corrisponde
8.4che cerchi dare ad una donna morte:
8.5se pur combatter vuol, non si nasconde;
8.6ma che prima consideri ch'importe
8.7ch'un cavallier, com'era egli, gentile,
8.8voglia por man nel sangue feminile.
9.1Queste gli disse e più parole invano;
9.2e fu bisogno al fin venire a' fatti.
9.3Poi che preso a bastanza ebbon del piano,
9.4tornârsi incontra a tutta briglia ratti.
9.5Non van sì presti i razzi fuor di mano,
9.6ch'al tempo son de le allegrezze tratti,
9.7come andaron veloci i duo destrieri
9.8ad incontrare insieme i cavallieri.
10.1Ermonide d'Olanda segnò basso,
10.2che per passare il destro fianco attese:
10.3ma la sua debol lancia andò in fracasso,
10.4e poco il cavallier di Scozia offese.
10.5Non fu già l'altro colpo vano e casso:
10.6roppe lo scudo, e sì la spalla prese,
10.7che la forò da l'uno all'altro lato,
10.8e riversar fe' Ermonide sul prato.
11.1Zerbin che si pensò d'averlo ucciso,
11.2di pietà vinto, scese in terra presto,
11.3e levò l'elmo da lo smorto viso;
11.4e quel guerrier, come dal sonno desto,
11.5senza parlar guardò Zerbino fiso;
11.6e poi gli disse: - Non m'è già molesto
11.7ch'io sia da te abbattuto, ch'ai sembianti
11.8mostri esser fior de' cavallieri erranti;
12.1ma ben mi duol che questo per cagione
12.2d'una femina perfida m'avviene,
12.3a cui non so come tu sia campione;
12.4che troppo al tuo valor si disconviene.
12.5E quando tu sapessi la cagione
12.6ch'a vendicarmi di costei mi mene,
12.7avresti, ognor che rimembrassi, affanno
12.8d'aver, per campar lei, fatto a me danno.
13.1E se spirto a bastanza avrò nel petto
13.2ch'io il possa dir (ma del contrario temo),
13.3io ti farò veder ch'in ogni effetto
13.4scelerata è costei più ch'in estremo.
13.5Io ebbi già un fratel che giovinetto
13.6d'Olanda si partì, donde noi semo,
13.7e si fece d'Eraclio cavalliero,
13.8ch'allor tenea de' Greci il sommo impero.
14.1Quivi divenne intrinseco e fratello
14.2d'un cortese baron di quella corte,
14.3che nei confin di Servia avea un castello
14.4di sito ameno e di muraglia forte.
14.5Nomossi Argeo colui di ch'io favello,
14.6di questa iniqua femina consorte,
14.7la quale egli amò sì, che passò il segno
14.8ch'a un uom si convenia, come lui, degno.
15.1Ma costei, più volubile che foglia
15.2quando l'autunno è più priva d'umore,
15.3che 'l freddo vento gli arbori ne spoglia,
15.4e le soffia dinanzi al suo furore;
15.5verso il marito cangiò tosto voglia,
15.6che fisso qualche tempo ebbe nel core;
15.7e volse ogni pensiero, ogni disio
15.8d'acquistar per amante il fratel mio.
16.1Ma né sì saldo all'impeto marino
16.2l'Acrocerauno d'infamato nome,
16.3né sta sì duro incontra borea il pino
16.4che rinovato ha più di cento chiome,
16.5che quanto appar fuor de lo scoglio alpino,
16.6tanto sotterra ha le radici; come
16.7il mio fratello a' prieghi di costei,
16.8nido de tutti i vizii infandi e rei.
17.1Or, come avviene a un cavallier ardito,
17.2che cerca briga e la ritrova spesso,
17.3fu in una impresa il mio fratel ferito,
17.4molto al castel del suo compagno appresso,
17.5dove venir senza aspettare invito
17.6solea, fosse o non fosse Argeo con esso;
17.7e dentro a quel per riposar fermosse
17.8tanto che del suo mal libero fosse.
18.1Mentre egli quivi si giacea, convenne
18.2ch'in certa sua bisogna andasse Argeo.
18.3Tosto questa sfacciata a tentar venne
18.4il mio fratello, et a sua usanza feo;
18.5ma quel fedel non oltre più sostenne
18.6avere ai fianchi un stimulo sì reo:
18.7elesse, per servar sua fede a pieno,
18.8di molti mal quel che gli parve meno.
19.1Tra molti mal gli parve elegger questo:
19.2lasciar d'Argeo l'intrinsichezza antiqua;
19.3lungi andar sì, che non sia manifesto
19.4mai più il suo nome alla femina iniqua.
19.5Ben che duro gli fosse, era più onesto
19.6che satisfare a quella voglia obliqua,
19.7o ch'accusar la moglie al suo signore,
19.8da cui fu amata a par del proprio core.
20.1E de le sue ferite ancora infermo
20.2l'arme si veste, e del castel si parte;
20.3e con animo va constante e fermo
20.4di non mai più tornare in quella parte.
20.5Ma che gli val? ch'ogni difesa e schermo
20.6gli disipa Fortuna con nuova arte:
20.7ecco il marito che ritorna intanto,
20.8e trova la moglier che fa gran pianto,
21.1e scapigliata e con la faccia rossa;
21.2e le domanda di che sia turbata.
21.3Prima ch'ella a rispondere sia mossa,
21.4pregar si lascia più d'una fiata,
21.5pensando tuttavia come si possa
21.6vendicar di colui che l'ha lasciata:
21.7e ben convenne al suo mobile ingegno
21.8cangiar l'amore in subitano sdegno.
22.1"Deh (disse al fine), a che l'error nascondo
22.2c'ho commesso, signor, ne la tua absenzia?
22.3che quando ancora io 'l celi a tutto 'l mondo,
22.4celar nol posso alla mia conscienzia.
22.5L'alma che sente il suo peccato immondo,
22.6pate dentro da sé tal penitenzia,
22.7ch'avanza ogn'altro corporal martire
22.8che dar mi possa alcun del mio fallire;
23.1quando fallir sia quel che si fa a forza:
23.2ma sia quel che si vuol, tu sappil'anco;
23.3poi con la spada da la immonda scorza
23.4scioglie lo spirto imaculato e bianco,
23.5e le mie luci eternamente ammorza;
23.6che dopo tanto vituperio, almanco
23.7tenerle basse ognor non mi bisogni,
23.8e di ciascun ch'io vegga, io mi vergogni.
24.1Il tuo compagno ha l'onor mio distrutto:
24.2questo corpo per forza ha violato;
24.3e perché teme ch'io ti narri il tutto,
24.4or si parte il villan senza commiato".
24.5In odio con quel dir gli ebbe ridutto
24.6colui che più d'ogn'altro gli fu grato.
24.7Argeo lo crede, et altro non aspetta;
24.8ma piglia l'arme e corre a far vendetta.
25.1E come quel ch'avea il paese noto,
25.2lo giunse che non fu troppo lontano;
25.3che 'l mio fratello, debole et egroto,
25.4senza sospetto se ne gìa pian piano:
25.5e brevemente, in un loco remoto
25.6pose, per vendicarsene, in lui mano.
25.7Non trova il fratel mio scusa che vaglia;
25.8ch'in somma Argeo con lui vuol la battaglia.
26.1Era l'un sano e pien di nuovo sdegno,
26.2infermo l'altro, et all'usanza amico:
26.3sì ch'ebbe il fratel mio poco ritegno
26.4contra il compagno fattogli nimico.
26.5Dunque Filandro di tal sorte indegno
26.6(de l'infelice giovene ti dico:
26.7così avea nome), non sofrendo il peso
26.8di sì fiera battaglia, restò preso.
27.1"Non piaccia a Dio che mi conduca a tale
27.2il mio giusto furore e il tuo demerto
27.3(gli disse Argeo), che mai sia omicidiale
27.4di te ch'amava; e me tu amavi certo,
27.5ben che nel fin me l'hai mostrato male:
27.6pur voglio a tutto il mondo fare aperto
27.7che, come fui nel tempo de l'amore,
27.8così ne l'odio son di te migliore.
28.1Per altro modo punirò il tuo fallo,
28.2che le mie man più nel tuo sangue porre".
28.3Così dicendo, fece sul cavallo
28.4di verdi rami una bara comporre,
28.5e quasi morto in quella riportallo
28.6dentro al castello in una chiusa torre,
28.7dove in perpetuo per punizione
28.8condannò l'innocente a star prigione.
29.1Non però ch'altra cosa avesse manco,
29.2che la libertà prima del partire;
29.3perché nel resto, come sciolto e franco
29.4vi commandava e si facea ubidire.
29.5Ma non essendo ancor l'animo stanco
29.6di questa ria del suo pensier fornire,
29.7quasi ogni giorno alla prigion veniva;
29.8ch'avea le chiavi, e a suo piacer l'apriva:
30.1e movea sempre al mio fratello assalti,
30.2e con maggiore audacia che di prima.
30.3"Questa tua fedeltà (dicea) che valti,
30.4poi che perfidia per tutto si stima?
30.5Oh che trionfi gloriosi et alti!
30.6oh che superbe spoglie e preda opima!
30.7oh che merito al fin te ne risulta,
30.8se, come a traditore, ognun t'insulta!
31.1Quanto utilmente, quanto con tuo onore
31.2m'avresti dato quel che da te volli!
31.3Di questo sì ostinato tuo rigore
31.4la gran mercé che tu guadagni, or tolli:
31.5in prigion sei, né crederne uscir fuore,
31.6se la durezza tua prima non molli.
31.7Ma quando mi compiacci, io farò trama
31.8di racquistarti e libertade e fama".
32.1"No, no (disse Filandro) aver mai spene
32.2che non sia, come suol, mia vera fede,
32.3se ben contra ogni debito mi avviene
32.4ch'io ne riporti sì dura mercede,
32.5e di me creda il mondo men che bene:
32.6basta che inanti a quel che 'l tutto vede,
32.7e mi può ristorar di grazia eterna,
32.8chiara la mia innocenzia si discerna.
33.1Se non basta ch'Argeo mi tenga preso,
33.2tolgami ancor questa noiosa vita.
33.3Forse non mi fia il premio in ciel conteso
33.4de la buona opra, qui poco gradita.
33.5Forse egli, che da me si chiama offeso,
33.6quando sarà quest'anima partita,
33.7s'avedrà poi d'avermi fatto torto,
33.8e piangerà il fedel compagno morto".
34.1Così più volte la sfacciata donna
34.2tenta Filandro, e torna senza frutto.
34.3Ma il cieco suo desir, che non assonna
34.4del scelerato amor traer construtto,
34.5cercando va più dentro ch'alla gonna
34.6suoi vizii antiqui, e ne discorre il tutto.
34.7Mille pensier fa d'uno in altro modo,
34.8prima che fermi in alcun d'essi il chiodo.
35.1Stette sei mesi che non messe piede,
35.2come prima facea, ne la prigione;
35.3di che il miser Filandro e spera e crede
35.4che costei più non gli abbia affezione.
35.5Ecco Fortuna, al mal propizia, diede
35.6a questa scelerata occasione
35.7di metter fin con memorabil male
35.8al suo cieco appetito irrazionale.
36.1Antiqua nimicizia avea il marito
36.2con un baron detto Morando il bello,
36.3che, non v'essendo Argeo, spesso era ardito
36.4di correr solo, e sin dentro al castello;
36.5ma s'Argeo v'era, non tenea lo 'nvito,
36.6né s'accostava a dieci miglia a quello.
36.7Or, per poterlo indur che ci venisse,
36.8d'ire in Ierusalem per voto disse.
37.1Disse d'andare; e partesi ch'ognuno
37.2lo vede, e fa di ciò sparger le grida:
37.3né il suo pensier, fuor che la moglie, alcuno
37.4puote saper; che sol di lei si fida.
37.5Torna poi nel castello all'aer bruno,
37.6né mai, se non la notte, ivi s'annida;
37.7e con mutate insegne al nuovo albóre,
37.8senza vederlo alcun, sempre esce fuore.
38.1Se ne va in questa e in quella parte errando,
38.2e volteggiando al suo castello intorno,
38.3pur per veder se credulo Morando
38.4volesse far, come solea, ritorno.
38.5Stava il dì tutto alla foresta; e quando
38.6ne la marina vedea ascoso il giorno,
38.7venìa al castello, e per nascose porte
38.8lo togliea dentro l'infedel consorte.
39.1Crede ciascun, fuor che l'iniqua moglie,
39.2che molte miglia Argeo lontan si trove.
39.3Dunque il tempo oportuno ella si toglie:
39.4al fratel mio va con malizie nuove.
39.5Ha di lagrime a tutte le sue voglie
39.6un nembo che dagli occhi al sen le piove.
39.7"Dove potrò (dicea) trovare aiuto,
39.8che in tutto l'onor mio non sia perduto?
40.1E col mio quel del mio marito insieme,
40.2il qual se fosse qui, non temerei.
40.3Tu conosci Morando, e sai se teme,
40.4quando Argeo non ci sente, òmini e dèi.
40.5Questi or pregando, or minacciando, estreme
40.6prove fa tuttavia, né alcun de' miei
40.7lascia che non contamini, per trarmi
40.8a' suoi disii, né so s'io potrò aitarmi.
41.1Or c'ha inteso il partir del mio consorte,
41.2e ch'al ritorno non sarà sì presto,
41.3ha avuto ardir d'entrar ne la mia corte
41.4senza altra scusa e senz'altro pretesto;
41.5che se ci fosse il mio signor per sorte,
41.6non sol non avria audacia di far questo,
41.7ma non si terria ancor, per Dio, sicuro
41.8d'appressarsi a tre miglia a questo muro.
42.1E quel che già per messi ha ricercato,
42.2oggi me l'ha richiesto a fronte a fronte,
42.3e con tai modi, che gran dubbio è stato
42.4de lo avvenirmi disonore et onte;
42.5e se non che parlar dolce gli ho usato,
42.6e finto le mie voglie alle sue pronte,
42.7saria a forza, di quel suto rapace,
42.8che spera aver per mie parole in pace.
43.1Promesso gli ho, non già per osservargli
43.2(che fatto per timor, nullo è il contratto);
43.3ma la mia intenzion fu per vietargli
43.4quel che per forza avrebbe allora fatto.
43.5Il caso è qui: tu sol pòi rimediargli;
43.6del mio onor altrimenti sarà tratto,
43.7e di quel del mio Argeo, che già m'hai detto
43.8aver o tanto, o più che 'l proprio, a petto.
44.1E se questo mi nieghi, io dirò dunque
44.2ch'in te non sia la fé di che ti vanti;
44.3ma che fu sol per crudeltà, qualunque
44.4volta hai sprezzati i miei supplici pianti;
44.5non per rispetto alcun d'Argeo, quantunque
44.6m'hai questo scudo ognora opposto inanti.
44.7Saria stato tra noi la cosa occulta;
44.8ma di qui aperta infamia mi risulta".
45.1"Non si convien (disse Filandro) tale
45.2prologo a me, per Argeo mio disposto.
45.3Narrami pur quel che tu vuoi, che quale
45.4sempre fui, di sempre essere ho proposto;
45.5e ben ch'a torto io ne riporti male,
45.6a lui non ho questo peccato imposto.
45.7Per lui son pronto andare anco alla morte,
45.8e siami contra il mondo e la mia sorte".
46.1Rispose l'empia: "Io voglio che tu spenga
46.2colui che 'l nostro disonor procura.
46.3Non temer ch'alcun mal di ciò t'avenga;
46.4ch'io te ne mostrerò la via sicura.
46.5Debbe egli a me tornar come rivenga
46.6su l'ora terza la notte più scura;
46.7e fatto un segno de ch'io l'ho avvertito,
46.8io l'ho a tor dentro, che non sia sentito.
47.1A te non graverà prima aspettarme
47.2ne la camera mia dove non luca,
47.3tanto che dispogliar gli faccia l'arme,
47.4e quasi nudo in man te lo conduca".
47.5Così la moglie conducesse parme
47.6il suo marito alla tremenda buca;
47.7se per dritto costei moglie s'appella,
47.8più che furia infernal crudele e fella.
48.1Poi che la notte scelerata venne,
48.2fuor trasse il mio fratel con l'arme in mano;
48.3e ne l'oscura camera lo tenne,
48.4fin che tornasse il miser castellano.
48.5Come ordine era dato, il tutto avvenne;
48.6che 'l consiglio del mal va raro invano.
48.7Così Filandro il buono Argeo percosse,
48.8che si pensò che quel Morando fosse.
49.1Con esso un colpo il capo fesse e il collo;
49.2ch'elmo non v'era, e non vi fu riparo.
49.3Pervenne Argeo, senza pur dare un crollo,
49.4de la misera vita al fine amaro:
49.5e tal l'uccise, che mai non pensollo,
49.6né mai l'avria creduto: oh caso raro!
49.7che cercando giovar, fece all'amico
49.8quel di che peggio non si fa al nimico.
50.1Poscia ch'Argeo non conosciuto giacque,
50.2rende a Gabrina il mio fratel la spada.
50.3Gabrina è il nome di costei, che nacque
50.4sol per tradire ognun che in man le cada.
50.5Ella, che 'l ver fin a quell'ora tacque,
50.6vuol che Filandro a riveder ne vada
50.7col lume in mano il morto ond'egli è reo:
50.8e gli dimostra il suo compagno Argeo.
51.1E gli minaccia poi, se non consente
51.2all'amoroso suo lungo desire,
51.3di palesare a tutta quella gente
51.4quel ch'egli ha fatto, e nol può contradire;
51.5e lo farà vituperosamente
51.6come assassino e traditor morire:
51.7e gli ricorda che sprezzar la fama
51.8non de', se ben la vita sì poco ama.
52.1Pien di paura e di dolor rimase
52.2Filandro, poi che del suo error s'accorse.
52.3Quasi il primo furor gli persuase
52.4d'uccider questa, e stette un pezzo in forse:
52.5e se non che ne le nimiche case
52.6si ritrovò (che la ragion soccorse),
52.7non si trovando avere altr'arme in mano,
52.8coi denti la stracciava a brano a brano.
53.1Come ne l'alto mar legno talora,
53.2che da duo venti sia percosso e vinto,
53.3ch'ora uno inanzi l'ha mandato, et ora
53.4un altro al primo termine respinto,
53.5e l'han girato da poppa e da prora,
53.6dal più possente al fin resta sospinto;
53.7così Filandro, tra molte contese
53.8de' duo pensieri, al manco rio s'apprese.
54.1Ragion gli dimostrò il pericol grande,
54.2oltre il morir, del fine infame e sozzo,
54.3se l'omicidio nel castel si spande;
54.4e del pensare il termine gli è mozzo.
54.5Voglia o non voglia, al fin convien che mande
54.6l'amarissimo calice nel gozzo.
54.7Pur finalmente ne l'afflitto core
54.8più de l'ostinazion poté il timore.
55.1Il timor del supplicio infame e brutto
55.2prometter fece con mille scongiuri,
55.3che faria di Gabrina il voler tutto,
55.4se di quel luogo se partian sicuri.
55.5Così per forza colse l'empia il frutto
55.6del suo desire, e poi lasciâr quei muri.
55.7Così Filandro a noi fece ritorno,
55.8di sé lasciando in Grecia infamia e scorno.
56.1E portò nel cor fisso il suo compagno
56.2che così scioccamente ucciso avea,
56.3per far con sua gran noia empio guadagno
56.4d'una Progne crudel, d'una Medea.
56.5E se la fede e il giuramento, magno
56.6e duro freno, non lo ritenea,
56.7come al sicuro fu, morta l'avrebbe;
56.8ma, quanto più si puote, in odio l'ebbe.
57.1Non fu da indi in qua rider mai visto:
57.2tutte le sue parole erano meste,
57.3sempre sospir gli uscian dal petto tristo;
57.4et era divenuto un nuovo Oreste,
57.5poi che la madre uccise e il sacro Egisto,
57.6e che l'ultrice Furie ebbe moleste.
57.7E senza mai cessar, tanto l'afflisse
57.8questo dolor, ch'infermo al letto il fisse.
58.1Or questa meretrice, che si pensa
58.2quanto a quest'altro suo poco sia grata,
58.3muta la fiamma già d'amore intensa
58.4in odio, in ira ardente et arrabbiata;
58.5né meno è contra al mio fratello accensa,
58.6che fosse contra Argeo la scelerata:
58.7e dispone tra sé levar dal mondo,
58.8come il primo marito, anco il secondo.
59.1Un medico trovò d'inganni pieno,
59.2sufficiente et atto a simil uopo,
59.3che sapea meglio uccider di veneno,
59.4che risanar gl'infermi di silopo;
59.5e gli promesse, inanzi più che meno
59.6di quel che domandò, donargli, dopo
59.7ch'avesse con mortifero liquore
59.8levatole dagli occhi il suo signore.
60.1Già in mia presenza e d'altre più persone
60.2venìa col tòsco in mano il vecchio ingiusto,
60.3dicendo ch'era buona pozione
60.4da ritornare il mio fratel robusto.
60.5Ma Gabrina con nuova intenzione,
60.6pria che l'infermo ne turbasse il gusto,
60.7per tôrsi il consapevole d'appresso,
60.8o per non dargli quel ch'avea promesso,
61.1la man gli prese, quando a punto dava
61.2la tazza dove il tòsco era celato,
61.3dicendo: "Ingiustamente è se 'l ti grava
61.4ch'io tema per costui c'ho tanto amato.
61.5Voglio esser certa che bevanda prava
61.6tu non gli dia, né succo avelenato;
61.7e per questo mi par che 'l beveraggio
61.8non gli abbi a dar, se non ne fai tu il saggio".
62.1Come pensi, signor, che rimanesse
62.2il miser vecchio conturbato allora?
62.3La brevità del tempo sì l'oppresse,
62.4che pensar non poté che meglio fôra;
62.5pur, per non dar maggior sospetto, elesse
62.6il calice gustar senza dimora:
62.7e l'infermo, seguendo una tal fede,
62.8tutto il resto pigliò, che si gli diede.
63.1Come sparvier che nel piede grifagno
63.2tenga la starna, e sia per trarne pasto,
63.3dal can che si tenea fido compagno,
63.4ingordamente è sopragiunto e guasto;
63.5così il medico intento al rio guadagno,
63.6donde sperava aiuto ebbe contrasto.
63.7Odi di summa audacia esempio raro!
63.8e così avvenga a ciascun altro avaro.
64.1Fornito questo, il vecchio s'era messo,
64.2per ritornare alla sua stanza, in via,
64.3et usar qualche medicina appresso,
64.4che lo salvasse da la peste ria;
64.5ma da Gabrina non gli fu concesso,
64.6dicendo non voler ch'andasse pria
64.7che 'l succo ne lo stomaco digesto
64.8il suo valor facesse manifesto.
65.1Pregar non val, né far di premio offerta,
65.2che lo voglia lasciar quindi partire.
65.3Il disperato, poi che vede certa
65.4la morte sua, né la poter fuggire,
65.5ai circonstanti fa la cosa aperta;
65.6né la seppe costei troppo coprire.
65.7E così quel che fece agli altri spesso,
65.8quel buon medico al fin fece a se stesso:
66.1e sequitò con l'alma quella ch'era
66.2già de mio frate caminata inanzi.
66.3Noi circonstanti, che la cosa vera
66.4del vecchio udimmo, che fe' pochi avanzi,
66.5pigliammo questa abominevol fera,
66.6più crudel di qualunque in selva stanzi;
66.7e la serrammo in tenebroso loco,
66.8per condannarla al meritato fuoco. -
67.1Questo Ermonide disse, e più voleva
67.2seguir, com'ella di prigion levossi;
67.3ma il dolor de la piaga sì l'aggreva,
67.4che pallido ne l'erba riversossi.
67.5Intanto duo scudier che seco aveva,
67.6fatto una bara avean di rami grossi:
67.7Ermonide si fece in quella porre;
67.8ch'indi altrimente non si potea tôrre.
68.1Zerbin col cavallier fece sua scusa,
68.2che gl'increscea d'averli fatto offesa;
68.3ma, come pur tra cavallieri s'usa,
68.4colei che venìa seco avea difesa:
68.5ch'altrimente sua fé saria confusa;
68.6perché, quando in sua guardia l'avea presa,
68.7promesse a sua possanza di salvarla
68.8contra ognun che venisse a disturbarla.
69.1E s'in altro potea gratificargli,
69.2prontissimo offeriase alla sua voglia.
69.3Rispose il cavallier, che ricordargli
69.4sol vuol, che da Gabrina si discioglia
69.5prima ch'ella abbia cosa a machinargli,
69.6di ch'esso indarno poi si penta e doglia.
69.7Gabrina tenne sempre gli occhi bassi,
69.8perché non ben risposta al vero dassi.
70.1Con la vecchia Zerbin quindi partisse
70.2al già promesso debito viaggio;
70.3e tra sé tutto il dì la maledisse,
70.4che far gli fece a quel barone oltraggio.
70.5Et or che pel gran mal che gli ne disse
70.6chi lo sapea, di lei fu instrutto e saggio,
70.7se prima l'avea a noia e a dispiacere,
70.8or l'odia sì che non la può vedere.
71.1Ella che di Zerbin sa l'odio a pieno,
71.2né in mala voluntà vuole esser vinta,
71.3un'oncia a lui non ne riporta meno:
71.4la tien di quarta, e la rifà di quinta.
71.5Nel cor era gonfiata di veneno,
71.6e nel viso altrimente era dipinta.
71.7Dunque ne la concordia ch'io vi dico,
71.8tenean lor via per mezzo il bosco antico.
72.1Ecco, volgendo il sol verso la sera,
72.2udiron gridi e strepiti e percosse,
72.3che facean segno di battaglia fiera
72.4che, quanto era il rumor, vicina fosse.
72.5Zerbino, per veder la cosa ch'era,
72.6verso il rumore in gran fretta si mosse:
72.7non fu Gabrina lenta a seguitarlo.
72.8Di quel ch'avvenne, all'altro canto io parlo.
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