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1.1Fu il vincer sempremai laudabil cosa,
1.2vincasi o per fortuna o per ingegno:
1.3gli è ver che la vittoria sanguinosa
1.4spesso far suole il capitan men degno;
1.5e quella eternamente è gloriosa,
1.6e dei divini onori arriva al segno,
1.7quando, servando i suoi senza alcun danno,
1.8si fa che gl'inimici in rotta vanno.
2.1La vostra, Signor mio, fu degna loda,
2.2quando al Leone, in mar tanto feroce,
2.3ch'avea occupata l'una e l'altra proda
2.4del Po, da Francolin sin alla foce,
2.5faceste sì, ch'ancor che ruggir l'oda,
2.6s'io vedrò voi, non tremerò alla voce.
2.7Come vincer si de', ne dimostraste;
2.8ch'uccideste i nemici, e noi salvaste.
3.1Questo il pagan, troppo in suo danno audace,
3.2non seppe far; che i suoi nel fosso spinse,
3.3dove la fiamma subita e vorace
3.4non perdonò ad alcun, ma tutti estinse.
3.5A tanti non saria stato capace
3.6tutto il gran fosso, ma il fuoco restrinse,
3.7restrinse i corpi e in polve li ridusse,
3.8acciò ch'abile a tutti il luogo fusse.
4.1Undici mila et otto sopra venti
4.2si ritrovâr ne l'affocata buca,
4.3che v'erano discesi mal contenti;
4.4ma così volle il poco saggio duca.
4.5Quivi fra tanto lume or sono spenti,
4.6e la vorace fiamma li manuca:
4.7e Rodomonte, causa del mal loro,
4.8se ne va esente da tanto martoro;
5.1che tra' nemici alla ripa più interna
5.2era passato d'un mirabil salto.
5.3Se con gli altri scendea ne la caverna,
5.4questo era ben il fin d'ogni suo assalto.
5.5Rivolge gli occhi a quella valle inferna;
5.6e quando vede il fuoco andar tant'alto,
5.7e di sua gente il pianto ode e lo strido,
5.8bestemmia il ciel con spaventoso grido.
6.1Intanto il re Agramante mosso avea
6.2impetuoso assalto ad una porta;
6.3che, mentre la crudel battaglia ardea
6.4quivi ove è tanta gente afflitta e morta,
6.5quella sprovista forse esser credea
6.6di guardia, che bastasse alla sua scorta.
6.7Seco era il re d'Arzilla Bambirago,
6.8e Baliverzo, d'ogni vizio vago;
7.1e Corineo di Mulga, e Prusione,
7.2il ricco re de l'Isole beate;
7.3Malabuferso che la regione
7.4tien di Fizan, sotto continua estate;
7.5altri signori et altre assai persone
7.6esperte ne la guerra e bene armate;
7.7e molti ancor senza valore e nudi,
7.8che 'l cor non s'armerian con mille scudi.
8.1Trovò tutto il contrario al suo pensiero
8.2in questa parte il re de' Saracini:
8.3perché in persona il capo de l'Impero
8.4v'era, re Carlo, e de' suoi paladini,
8.5re Salamone et il danese Ugiero,
8.6et ambo i Guidi et ambo gli Angelini,
8.7e 'l duca di Bavera e Ganelone,
8.8e Berlengier e Avolio e Avino e Otone;
9.1gente infinita poi di minor conto,
9.2de' Franchi, de' Tedeschi e de' Lombardi,
9.3presente il suo signor, ciascuno pronto
9.4a farsi riputar fra i più gagliardi.
9.5Di questo altrove io vo' rendervi conto;
9.6ch'ad un gran duca è forza ch'io riguardi,
9.7il qual mi grida, e di lontano accenna,
9.8e priega ch'io nol lasci ne la penna.
10.1Gli è tempo ch'io ritorni ove lasciai
10.2l'aventuroso Astolfo d'Inghilterra,
10.3che 'l lungo esilio avendo in odio ormai,
10.4di desiderio ardea de la sua terra;
10.5come gli n'avea data pur assai
10.6speme colei ch'Alcina vinse in guerra.
10.7Ella di rimandarvilo avea cura
10.8per la via più espedita e più sicura.
11.1E così una galea fu apparechiata,
11.2di che miglior mai non solcò marina;
11.3e perché ha dubbio pur tutta fiata,
11.4che non gli turbi il suo viaggio Alcina,
11.5vuol Logistilla che con forte armata
11.6Andronica ne vada e Sofrosina,
11.7tanto che nel mar d'Arabi, o nel golfo
11.8de' Persi, giunga a salvamento Astolfo.
12.1Più tosto vuol che volteggiando rada
12.2gli Sciti e gl'Indi e i regni nabatei,
12.3e torni poi per così lunga strada
12.4a ritrovare i Persi e gli Eritrei;
12.5che per quel boreal pelago vada,
12.6che turban sempre iniqui venti e rei,
12.7e sì, qualche stagion, pover di sole,
12.8che starne senza alcuni mesi suole.
13.1La fata, poi che vide acconcio il tutto,
13.2diede licenzia al duca di partire,
13.3avendol prima ammaestrato e instrutto
13.4di cose assai, che fôra lungo a dire;
13.5e per schivar che non sia più ridutto
13.6per arte maga, onde non possa uscire,
13.7un bello et util libro gli avea dato,
13.8che per suo amore avesse ognora allato.
14.1Come l'uom riparar debba agl'incanti
14.2mostra il libretto che costei gli diede:
14.3dove ne tratta o più dietro o più inanti,
14.4per rubrica e per indice si vede.
14.5Un altro don gli fece ancor, che quanti
14.6doni fur mai, di gran vantaggio eccede:
14.7e questo fu d'orribil suono un corno,
14.8che fa fugire ognun che l'ode intorno.
15.1Dico che 'l corno è di sì orribil suono,
15.2ch'ovunque s'oda, fa fuggir la gente:
15.3non può trovarsi al mondo un cor sì buono,
15.4che possa non fuggir come lo sente:
15.5rumor di vento e di termuoto, e 'l tuono,
15.6a par del suon di questo, era niente.
15.7Con molto riferir di grazie, prese
15.8da la fata licenzia il buono Inglese.
16.1Lasciando il porto e l'onde più tranquille,
16.2con felice aura ch'alla poppa spira,
16.3sopra le ricche e populose ville
16.4de l'odorifera India il duca gira,
16.5scoprendo a destra et a sinistra mille
16.6isole sparse; e tanto va, che mira
16.7la terra di Tomaso, onde il nocchiero
16.8più a tramontana poi volge il sentiero.
17.1Quasi radendo l'aurea Chersonesso,
17.2la bella armata il gran pelago frange:
17.3e costeggiando i ricchi liti, spesso
17.4vede come nel mar biancheggi il Gange;
17.5e Traprobane vede, e Cori appresso;
17.6e vede il mar che fra i duo liti s'ange.
17.7Dopo gran via furo a Cochino, e quindi
17.8usciro fuor dei termini degl'Indi.
18.1Scorrendo il duca il mar con sì fedele
18.2e sì sicura scorta, intender vuole,
18.3e ne domanda Andronica, se de le
18.4parti c'han nome dal cader del sole,
18.5mai legno alcun che vada a remi e a vele,
18.6nel mare orientale apparir suole;
18.7e s'andar può senza toccar mai terra,
18.8chi d'India scioglia, in Francia o in Inghilterra.
19.1- Tu déi sapere (Andronica risponde)
19.2che d'ogn'intorno il mar la terra abbraccia;
19.3e van l'una ne l'altra tutte l'onde,
19.4sia dove bolle o dove il mar s'aggiaccia;
19.5ma perché qui davante si difonde,
19.6e sotto il mezzodì molto si caccia
19.7la terra d'Etiopia, alcuno ha detto
19.8ch'a Nettunno ir più inanzi ivi è interdetto.
20.1Per questo dal nostro indico levante
20.2nave non è che per Europa scioglia;
20.3né si muove d'Europa navigante
20.4ch'in queste nostre parti arrivar voglia.
20.5Il ritrovarsi questa terra avante,
20.6e questi e quelli al ritornare invoglia;
20.7che credeno, veggendola sì lunga,
20.8che con l'altro emisperio si congiunga.
21.1Ma volgendosi gli anni, io veggio uscire
21.2da l'estreme contrade di ponente
21.3nuovi Argonauti e nuovi Tifi, e aprire
21.4la strada ignota infin al dì presente:
21.5altri volteggiar l'Africa, e seguire
21.6tanto la costa de la negra gente,
21.7che passino quel segno onde ritorno
21.8fa il sole a noi, lasciando il Capricorno;
22.1e ritrovar del lungo tratto il fine,
22.2che questo fa parer dui mar diversi;
22.3e scorrer tutti i liti e le vicine
22.4isole d'Indi, d'Arabi e di Persi:
22.5altri lasciar le destre e le mancine
22.6rive che due per opra Erculea fêrsi;
22.7e del sole imitando il camin tondo,
22.8ritrovar nuove terre e nuovo mondo.
23.1Veggio la santa croce, e veggio i segni
23.2imperial nel verde lito eretti:
23.3veggio altri a guardia dei battuti legni,
23.4altri all'acquisto del paese eletti:
23.5veggio da dieci cacciar mille, e i regni
23.6di là da l'India ad Aragon suggetti;
23.7e veggio i capitan di Carlo quinto,
23.8dovunque vanno, aver per tutto vinto.
24.1Dio vuol ch'ascosa antiquamente questa
24.2strada sia stata, e ancor gran tempo stia;
24.3né che prima si sappia, che la sesta
24.4e la settima età passata sia:
24.5e serba a farla al tempo manifesta,
24.6che vorrà porre il mondo a monarchia,
24.7sotto il più saggio imperatore e giusto,
24.8che sia stato o sarà mai dopo Augusto.
25.1Del sangue d'Austria e d'Aragon io veggio
25.2nascer sul Reno alla sinistra riva
25.3un principe, al valor del qual pareggio
25.4nessun valor, di cui si parli o scriva.
25.5Astrea veggio per lui riposta in seggio,
25.6anzi di morta ritornata viva;
25.7e le virtù che cacciò il mondo, quando
25.8lei cacciò ancora, uscir per lui di bando.
26.1Per questi merti la Bontà suprema
26.2non solamente di quel grande impero
26.3ha disegnato ch'abbia diadema
26.4ch'ebbe Augusto, Traian, Marco e Severo;
26.5ma d'ogni terra e quinci e quindi estrema,
26.6che mai né al sol né all'anno apre il sentiero:
26.7e vuol che sotto a questo imperatore
26.8solo un ovile sia, solo un pastore.
27.1E perch'abbian più facile successo
27.2gli ordini in cielo eternamente scritti,
27.3gli pon la somma Providenzia appresso
27.4in mare e in terra capitani invitti.
27.5Veggio Hernando Cortese, il quale ha messo
27.6nuove città sotto i cesarei editti,
27.7e regni in Oriente sì remoti,
27.8ch'a noi, che siamo in India, non son noti.
28.1Veggio Prosper Colonna, e di Pescara
28.2veggio un marchese, e veggio dopo loro
28.3un giovene del Vasto, che fan cara
28.4parer la bella Italia ai Gigli d'oro:
28.5veggio ch'entrare inanzi si prepara
28.6quel terzo agli altri a guadagnar l'alloro;
28.7come buon corridor ch'ultimo lassa
28.8le mosse, e giunge, e inanzi a tutti passa.
29.1Veggio tanto il valor, veggio la fede
29.2tanta d'Alfonso (che 'l suo nome è questo),
29.3ch'in così acerba età, che non eccede
29.4dopo il vigesimo anno ancora il sesto,
29.5l'imperator l'esercito gli crede,
29.6il qual salvando, salvar non che 'l resto,
29.7ma farsi tutto il mondo ubidiente
29.8con questo capitan sarà possente.
30.1Come con questi, ovunque andar per terra
30.2si possa, accrescerà l'imperio antico;
30.3così per tutto il mar, ch'in mezzo serra
30.4di là l'Europa, e di qua l'Afro aprico,
30.5sarà vittorioso in ogni guerra,
30.6poi ch'Andrea Doria s'avrà fatto amico.
30.7Questo è quel Doria che fa dai pirati
30.8sicuro il vostro mar per tutti i lati.
31.1Non fu Pompeio a par di costui degno,
31.2se ben vinse e cacciò tutti i corsari;
31.3però che quelli al più possente regno
31.4che fosse mai, non poteano esser pari:
31.5ma questo Doria, sol col proprio ingegno
31.6e proprie forze, purgherà quei mari;
31.7sì che da Calpe al Nilo, ovunque s'oda
31.8il nome suo, tremar veggio ogni proda.
32.1Sotto la fede entrar, sotto la scorta
32.2di questo capitan di ch'io ti parlo,
32.3veggio in Italia, ove da lui la porta
32.4gli sarà aperta, alla corona Carlo.
32.5Veggio che 'l premio che di ciò riporta,
32.6non tien per sé, ma fa alla patria darlo:
32.7con prieghi ottien ch'in libertà la metta,
32.8dove altri a sé l'avria forse suggetta.
33.1Questa pietà ch'egli alla patria mostra,
33.2è degna di più onor d'ogni battaglia
33.3ch'in Francia o in Spagna o ne la terra vostra
33.4vincesse Iulio, o in Africa o in Tessaglia.
33.5Né il grande Ottavio, né chi seco giostra
33.6di par, Antonio, in più onoranza saglia
33.7pei gesti suoi; ch'ogni lor laude amorza
33.8l'avere usato alla lor patria forza.
34.1Questi et ogn'altro che la patria tenta
34.2di libera far serva, si arrosisca;
34.3né dove il nome d'Andrea Doria senta,
34.4di levar gli occhi in viso d'uomo ardisca.
34.5Veggio Carlo che 'l premio gli augumenta;
34.6ch'oltre quel ch'in commun vuol che fruisca,
34.7gli dà la ricca terra ch'ai Normandi
34.8sarà principio a farli in Puglia grandi.
35.1A questo capitan non pur cortese
35.2il magnanimo Carlo ha da mostrarsi,
35.3ma a quanti avrà ne le cesaree imprese
35.4del sangue lor non ritrovati scarsi.
35.5D'aver città, d'aver tutto un paese
35.6donato a un suo fedel, più ralegrarsi
35.7lo veggio, e a tutti quei che ne son degni,
35.8che d'acquistar nuov'altri imperii e regni. -
36.1Così de le vittorie le qual, poi
36.2ch'un gran numero d'anni sarà corso,
36.3daranno a Carlo i capitani suoi,
36.4facea col duca Andronica discorso:
36.5e la compagna intanto ai venti eoi
36.6viene allentando e raccogliendo il morso;
36.7e fa ch'or questo or quel propizio l'esce;
36.8e come vuol li minuisce e cresce.
37.1Veduto aveano intanto il mar de' Persi
37.2come in sì largo spazio si dilaghi;
37.3onde vicini in pochi giorni fêrsi
37.4al golfo che nomâr gli antiqui Maghi.
37.5Quivi pigliaro il porto, e fur conversi
37.6con la poppa alla ripa i legni vaghi;
37.7quindi, sicur d'Alcina e di sua guerra,
37.8Astolfo il suo camin prese per terra.
38.1Passò per più d'un campo e più d'un bosco,
38.2per più d'un monte e per più d'una valle;
38.3ove ebbe spesso, all'aer chiaro e al fosco,
38.4i ladroni or inanzi or alle spalle.
38.5Vide leoni, e draghi pien di tòsco,
38.6et altre fere attraversarsi il calle;
38.7ma non sì tosto avea la bocca al corno,
38.8che spaventati gli fuggian d'intorno.
39.1Vien per l'Arabia ch'è detta Felice,
39.2ricca di mirra e d'odorato incenso,
39.3che per suo albergo l'unica fenice
39.4eletto s'ha di tutto il mondo immenso;
39.5fin che l'onda trovò vendicatrice
39.6già d'Israel, che per divin consenso
39.7Faraone sommerse e tutti i suoi:
39.8e poi venne alla terra degli Eroi.
40.1Lungo il fiume Traiano egli cavalca
40.2su quel destrier ch'al mondo è senza pare,
40.3che tanto leggiermente e corre e valca,
40.4che ne l'arena l'orma non n'appare:
40.5l'erba non pur, non pur la nieve calca;
40.6coi piedi asciutti andar potria sul mare;
40.7e sì si stende al corso, e sì s'affretta,
40.8che passa e vento e folgore e saetta.
41.1Questo è il destrier che fu de l'Argalia,
41.2che di fiamma e di vento era concetto;
41.3e senza fieno e biada, si nutria
41.4de l'aria pura, e Rabican fu detto.
41.5Venne, seguendo il duca la sua via,
41.6dove dà il Nilo a quel fiume ricetto;
41.7e prima che giugnesse in su la foce,
41.8vide un legno venire a sé veloce.
42.1Naviga in su la poppa uno eremita
42.2con bianca barba, a mezzo il petto lunga,
42.3che sopra il legno il paladino invita,
42.4e: - Figliuol mio (gli grida da la lunga),
42.5se non t'è in odio la tua propria vita,
42.6se non brami che morte oggi ti giunga,
42.7venir ti piaccia su quest'altra arena;
42.8ch'a morir quella via dritto ti mena.
43.1Tu non andrai più che sei miglia inante,
43.2che troverai la sanguinosa stanza
43.3dove s'alberga un orribil gigante
43.4che d'otto piedi ogni statura avanza.
43.5Non abbia cavallier né viandante
43.6di partirsi da lui, vivo, speranza:
43.7ch'altri il crudel ne scanna, altri ne scuoia,
43.8molti ne squarta, e vivo alcun ne 'ngoia.
44.1Piacer, fra tanta crudeltà, si prende
44.2d'una rete ch'egli ha, molto ben fatta:
44.3poco lontana al tetto suo la tende,
44.4e ne la trita polve in modo appiatta,
44.5che chi prima nol sa, non la comprende,
44.6tanto è sottil, tanto egli ben l'adatta:
44.7e con tai gridi i peregrin minaccia,
44.8che spaventati dentro ve li caccia.
45.1E con gran risa, aviluppati in quella
45.2se li strascina sotto il suo coperto;
45.3né cavallier riguarda né donzella,
45.4o sia di grande o sia di picciol merto:
45.5e mangiata la carne, e le cervella
45.6succhiate e 'l sangue, dà l'ossa al deserto;
45.7e de l'umane pelli intorno intorno
45.8fa il suo palazzo orribilmente adorno.
46.1Prendi quest'altra via, prendila, figlio,
46.2che fin al mar ti fia tutta sicura. -
46.3- Io ti ringrazio, padre, del consiglio
46.4(rispose il cavallier senza paura),
46.5ma non istimo per l'onor periglio,
46.6di ch'assai più che de la vita ho cura.
46.7Per far ch'io passi, invan tu parli meco;
46.8anzi vo al dritto a ritrovar lo speco.
47.1Fuggendo, posso con disnor salvarmi;
47.2ma tal salute ho più che morte a schivo.
47.3S'io vi vo, al peggio che potrà incontrarmi,
47.4fra molti resterò di vita privo;
47.5ma quando Dio così mi drizzi l'armi,
47.6che colui morto, et io rimanga vivo,
47.7sicura a mille renderò la via:
47.8sì che l'util maggior che 'l danno fia.
48.1Metto all'incontro la morte d'un solo
48.2alla salute di gente infinita. -
48.3- Vattene in pace (rispose), figliuolo;
48.4Dio mandi in difension de la tua vita
48.5l'arcangelo Michel dal sommo polo: -
48.6e benedillo il semplice eremita.
48.7Astolfo lungo il Nil tenne la strada,
48.8sperando più nel suon che ne la spada.
49.1Giace tra l'alto fiume e la palude
49.2picciol sentier ne l'arenosa riva:
49.3la solitaria casa lo richiude,
49.4d'umanitade e di commercio priva.
49.5Son fisse intorno teste e membra nude
49.6de l'infelice gente che v'arriva.
49.7Non v'è finestra, non v'è merlo alcuno,
49.8onde penderne almen non si veggia uno.
50.1Qual ne le alpine ville o ne' castelli
50.2suol cacciator che gran perigli ha scorsi,
50.3su le porte attaccar l'irsute pelli,
50.4l'orride zampe e i grossi capi d'orsi;
50.5tal dimostrava il fier gigante quelli
50.6che di maggior virtù gli erano occorsi.
50.7D'altri infiniti sparse appaion l'ossa;
50.8et è di sangue uman piena ogni fossa.
51.1Stassi Caligorante in su la porta;
51.2che così ha nome il dispietato mostro
51.3ch'orna la sua magion di gente morta,
51.4come alcun suol de panni d'oro o d'ostro.
51.5Costui per gaudio a pena si comporta,
51.6come il duca lontan se gli è dimostro;
51.7ch'eran duo mesi, e il terzo ne venìa,
51.8che non fu cavallier per quella via.
52.1Vêr la palude, ch'era scura e folta
52.2di verdi canne, in gran fretta ne viene;
52.3che disegnato avea correre in volta,
52.4e uscire al paladin dietro alle schene;
52.5che ne la rete, che tenea sepolta
52.6sotto la polve, di cacciarlo ha spene,
52.7come avea fatto gli altri peregrini
52.8che quivi tratto avean lor rei destini.
53.1Come venire il paladin lo vede,
53.2ferma il destrier, non senza gran sospetto
53.3che vada in quelli lacci a dar del piede,
53.4di che il buon vecchiarel gli avea predetto.
53.5Quivi il soccorso del suo corno chiede,
53.6e quel sonando fa l'usato effetto:
53.7nel cor fere il gigante che l'ascolta,
53.8di tal timor, ch'a dietro i passi volta.
54.1Astolfo suona, e tuttavolta bada;
54.2che gli par sempre che la rete scocchi.
54.3Fugge il fellon, né vede ove si vada;
54.4che, come il core, avea perduti gli occhi.
54.5Tanta è la tema, che non sa far strada,
54.6che ne li proprii aguati non trabocchi:
54.7va ne la rete; e quella si disserra,
54.8tutto l'annoda, e lo distende in terra.
55.1Astolfo, ch'andar giù vede il gran peso,
55.2già sicuro per sé, v'accorre in fretta;
55.3e con la spada in man, d'arcion disceso,
55.4va per far di mill'anime vendetta.
55.5Poi gli par che s'uccide un che sia preso,
55.6viltà, più che virtù, ne sarà detta;
55.7che legate le braccia, i piedi e il collo
55.8gli vede sì, che non può dare un crollo.
56.1Avea la rete già fatta Vulcano
56.2di sottil fil d'acciar, ma con tal arte,
56.3che saria stata ogni fatica invano
56.4per ismagliarne la più debol parte;
56.5et era quella che già piedi e mano
56.6avea legate a Venere et a Marte:
56.7la fe' il geloso, e non ad altro effetto,
56.8che per pigliarli insieme ambi nel letto.
57.1Mercurio al fabbro poi la rete invola;
57.2che Cloride pigliar con essa vuole,
57.3Cloride bella che per l'aria vola
57.4dietro all'Aurora, all'apparir del sole,
57.5e dal raccolto lembo de la stola
57.6gigli spargendo va, rose e viole.
57.7Mercurio tanto questa ninfa attese,
57.8che con la rete in aria un dì la prese.
58.1Dove entra in mare il gran fiume etiopo,
58.2par che la dea presa volando fosse.
58.3Poi nel tempio d'Anubide a Canopo
58.4la rete molti seculi serbosse.
58.5Caligorante tre mila anni dopo,
58.6di là, dove era sacra, la rimosse:
58.7se ne portò la rete il ladrone empio,
58.8et arse la cittade, e rubò il tempio.
59.1Quivi adattolla in modo in su l'arena,
59.2che tutti quei ch'avean da lui la caccia
59.3vi davan dentro; et era tocca a pena,
59.4che lor legava e collo e piedi e braccia.
59.5Di questa levò Astolfo una catena,
59.6e le man dietro a quel fellon n'allaccia;
59.7le braccia e 'l petto in guisa gli ne fascia,
59.8che non può sciorsi: indi levar lo lascia,
60.1dagli altri nodi avendol sciolto prima,
60.2ch'era tornato uman più che donzella.
60.3Di trarlo seco e di mostrarlo stima
60.4per ville, per cittadi e per castella.
60.5Vuol la rete anco aver, di che né lima
60.6né martel fece mai cosa più bella:
60.7ne fa somier colui ch'alla catena
60.8con pompa trionfal dietro si mena.
61.1L'elmo e lo scudo anche a portar gli diede,
61.2come a valletto, e seguitò il camino,
61.3di gaudio empiendo, ovunque metta il piede,
61.4ch'ir possa ormai sicuro il peregrino.
61.5Astolfo se ne va tanto, che vede
61.6ch'ai sepolcri di Memfi è già vicino,
61.7Memfi per le piramidi famoso:
61.8vede all'incontro il Cairo populoso.
62.1Tutto il popul correndo si traea
62.2per vedere il gigante smisurato.
62.3- Come è possibil (l'un l'altro dicea)
62.4che quel piccolo il grande abbia legato? -
62.5Astolfo a pena inanzi andar potea,
62.6tanto la calca il preme da ogni lato;
62.7e come cavallier d'alto valore
62.8ognun l'ammira, e gli fa grande onore.
63.1Non era grande il Cairo così allora,
63.2come se ne ragiona a nostra etade:
63.3che 'l populo capir, che vi dimora,
63.4non puon diciotto mila gran contrade;
63.5e che le case hanno tre palchi, e ancora
63.6ne dormono infiniti in su le strade;
63.7e che 'l soldano v'abita un castello
63.8mirabil di grandezza, e ricco e bello;
64.1e che quindici mila suoi vasalli,
64.2che son cristiani rinegati tutti,
64.3con mogli, con famiglie e con cavalli
64.4ha sotto un tetto sol quivi ridutti.
64.5Astolfo veder vuole ove s'avalli,
64.6e quanto il Nilo entri nei salsi flutti
64.7a Damiata; ch'avea quivi inteso,
64.8qualunque passa restar morto o preso.
65.1Però ch'in ripa al Nilo in su la foce
65.2si ripara un ladron dentro una torre,
65.3ch'a paesani e a peregrini nuoce,
65.4e fin al Cairo, ognun rubando, scorre.
65.5Non gli può alcun resistere; et ha voce
65.6che l'uom gli cerca invan la vita tôrre:
65.7cento mila ferite egli ha già avuto,
65.8né ucciderlo però mai s'è potuto.
66.1Per veder se può far rompere il filo
66.2alla Parca di lui, sì che non viva,
66.3Astolfo viene a ritrovare Orrilo
66.4(così avea nome), e a Damiata arriva;
66.5et indi passa ove entra in mare il Nilo,
66.6e vede la gran torre in su la riva,
66.7dove s'alberga l'anima incantata
66.8che d'un folletto nacque e d'una fata.
67.1Quivi ritruova che crudel battaglia
67.2era tra Orrilo e dui guerrieri accesa.
67.3Orrilo è solo; e sì que' dui travaglia,
67.4ch'a gran fatica gli puon far difesa:
67.5e quanto in arme l'uno e l'altro vaglia,
67.6a tutto il mondo la fama palesa.
67.7Questi erano i dui figli d'Oliviero,
67.8Grifone il bianco et Aquilante il nero.
68.1Gli è ver che 'l negromante venuto era
68.2alla battaglia con vantaggio grande;
68.3che seco tratto in campo avea una fera,
68.4la qual si truova solo in quelle bande:
68.5vive sul lito e dentro alla rivera;
68.6e i corpi umani son le sue vivande,
68.7de le persone misere et incaute
68.8de viandanti e d'infelici naute.
69.1La bestia ne l'arena appresso al porto
69.2per man dei duo fratei morta giacea;
69.3e per questo ad Orril non si fa torto,
69.4s'a un tempo l'uno e l'altro gli nocea.
69.5Più volte l'han smembrato, e non mai morto,
69.6né, per smembrarlo, uccider si potea;
69.7che se tagliato o mano o gamba gli era,
69.8la rapiccava, che parea di cera.
70.1Or fin a' denti il capo gli divide
70.2Grifone, or Aquilante fin al petto.
70.3Egli dei colpi lor sempre si ride:
70.4s'adiran essi, che non hanno effetto.
70.5Chi mai d'alto cader l'argento vide,
70.6che gli alchimisti hanno mercurio detto,
70.7e spargere e raccor tutti i suo' membri,
70.8sentendo di costui, se ne rimembri.
71.1Se gli spiccano il capo, Orrilo scende,
71.2né cessa brancolar fin che lo truovi;
71.3et or pel crine et or pel naso il prende,
71.4lo salda al collo, e non so con che chiovi.
71.5Piglial talor Grifone, e 'l braccio stende,
71.6nel fiume il getta, e non par ch'anco giovi;
71.7che nuota Orrilo al fondo come un pesce,
71.8e col suo capo salvo alla ripa esce.
72.1Due belle donne onestamente ornate,
72.2l'una vestita a bianco e l'altra a nero,
72.3che de la pugna causa erano state,
72.4stavano a riguardar l'assalto fiero.
72.5Queste eran quelle due benigne fate
72.6ch'avean notriti i figli d'Oliviero,
72.7poi che li trasson teneri citelli
72.8dai curvi artigli di duo grandi augelli,
73.1che rapiti gli avevano a Gismonda,
73.2e portati lontan dal suo paese.
73.3Ma non bisogna in ciò ch'io mi diffonda,
73.4ch'a tutto il mondo è l'istoria palese;
73.5ben che l'autor nel padre si confonda,
73.6ch'un per un altro (io non so come) prese.
73.7Or la battaglia i duo gioveni fanno,
73.8che le due donne ambi pregati n'hanno.
74.1Era in quel clima già sparito il giorno,
74.2all'isole ancor alto di Fortuna;
74.3l'ombre avean tolto ogni vedere a torno
74.4sotto l'incerta e mal compresa luna;
74.5quando alla ròcca Orril fece ritorno,
74.6poi ch'alla bianca e alla sorella bruna
74.7piacque di differir l'aspra battaglia
74.8fin che 'l sol nuovo all'orizzonte saglia.
75.1Astolfo, che Grifone et Aquilante,
75.2et all'insegne e più al ferir gagliardo,
75.3riconosciuto avea gran pezzo inante,
75.4lor non fu altiero a salutar né tardo.
75.5Essi vedendo che quel che 'l gigante
75.6traea legato, era il baron dal pardo
75.7(che così in corte era quel duca detto),
75.8raccolser lui con non minore affetto.
76.1Le donne a riposare i cavallieri
76.2menaro a un lor palagio indi vicino.
76.3Donzelle incontra vennero e scudieri
76.4con torchi accesi, a mezzo del camino.
76.5Diero a chi n'ebbe cura, i lor destrieri,
76.6trassonsi l'arme; e dentro un bel giardino
76.7trovâr ch'apparechiata era la cena
76.8ad una fonte limpida et amena.
77.1Fan legare il gigante alla verdura
77.2con un'altra catena molto grossa
77.3ad una quercia di molt'anni dura,
77.4che non si romperà per una scossa;
77.5e da dieci sergenti averne cura,
77.6che la notte discior non se ne possa,
77.7et assalirli, e forse far lor danno,
77.8mentre sicuri e senza guardia stanno.
78.1All'abondante e sontuosa mensa,
78.2dove il manco piacer fur le vivande,
78.3del ragionar gran parte si dispensa
78.4sopra d'Orrilo e del miracol grande,
78.5che quasi par un sogno a chi vi pensa,
78.6ch'or capo or braccio a terra se gli mande,
78.7et egli lo raccolga e lo raggiugna,
78.8e più feroce ognor torni alla pugna.
79.1Astolfo nel suo libro avea già letto
79.2(quel ch'agl'incanti riparare insegna)
79.3ch'ad Orril non trarrà l'alma del petto
79.4fin ch'un crine fatal nel capo tegna;
79.5ma, se lo svelle o tronca, fia constretto
79.6che suo mal grado fuor l'alma ne vegna.
79.7Questo ne dice il libro; ma non come
79.8conosca il crine in così folte chiome.
80.1Non men de la vittoria si godea,
80.2che se n'avesse Astolfo già la palma;
80.3come chi speme in pochi colpi avea
80.4svellere il crine al negromante e l'alma.
80.5Però di quella impresa promettea
80.6tor sugli omeri suoi tutta la salma:
80.7Orril farà morir, quando non spiaccia
80.8ai duo fratei, ch'egli la pugna faccia.
81.1Ma quei gli dànno volentier l'impresa,
81.2certi che debbia affaticarsi invano.
81.3Era già l'altra aurora in cielo ascesa,
81.4quando calò dai muri Orrilo al piano.
81.5Tra il duca e lui fu la battaglia accesa:
81.6la mazza l'un, l'altro ha la spada in mano.
81.7Di mille attende Astolfo un colpo trarne,
81.8che lo spirto gli sciolga da la carne.
82.1Or cader gli fa il pugno con la mazza,
82.2or l'uno or l'altro braccio con la mano;
82.3quando taglia a traverso la corazza,
82.4e quando il va troncando a brano a brano:
82.5ma ricogliendo sempre de la piazza
82.6va le sue membra Orrilo, e si fa sano.
82.7S'in cento pezzi ben l'avesse fatto,
82.8redintegrarsi il vedea Astolfo a un tratto.
83.1Al fin di mille colpi un gli ne colse
83.2sopra le spalle ai termini del mento:
83.3la testa e l'elmo dal capo gli tolse,
83.4né fu d'Orrilo a dismontar più lento.
83.5La sanguinosa chioma in man s'avolse,
83.6e risalse a cavallo in un momento;
83.7e la portò correndo incontra 'l Nilo,
83.8che riaver non la potesse Orrilo.
84.1Quel sciocco, che del fatto non s'accorse,
84.2per la polve cercando iva la testa:
84.3ma come intese il corridor via tôrse,
84.4portare il capo suo per la foresta;
84.5immantinente al suo destrier ricorse,
84.6sopra vi sale, e di seguir non resta.
84.7Volea gridare: - Aspetta, volta, volta! -
84.8ma gli avea il duca già la bocca tolta.
85.1Pur, che non gli ha tolto anco le calcagna
85.2si riconforta, e segue a tutta briglia.
85.3Dietro il lascia gran spazio di campagna
85.4quel Rabican che corre a maraviglia.
85.5Astolfo intanto per la cuticagna
85.6va da la nuca fin sopra le ciglia
85.7cercando in fretta, se 'l crine fatale
85.8conoscer può, ch'Orril tiene immortale.
86.1Fra tanti e innumerabili capelli,
86.2un più de l'altro non si stende o torce:
86.3qual dunque Astolfo sceglierà di quelli,
86.4che per dar morte al rio ladron raccorce?
86.5- Meglio è (disse) che tutti io tagli o svelli: -
86.6né si trovando aver rasoi né force,
86.7ricorse immantinente alla sua spada,
86.8che taglia sì, che si può dir che rada.
87.1E tenendo quel capo per lo naso,
87.2dietro e dinanzi lo dischioma tutto.
87.3Trovò fra gli altri quel fatale a caso:
87.4si fece il viso allor pallido e brutto,
87.5travolse gli occhi, e dimostrò all'occaso,
87.6per manifesti segni, esser condutto;
87.7e 'l busto che seguia troncato al collo,
87.8di sella cadde, e diè l'ultimo crollo.
88.1Astolfo, ove le donne e i cavallieri
88.2lasciato avea, tornò col capo in mano,
88.3che tutti avea di morte i segni veri,
88.4e mostrò il tronco ove giacea lontano.
88.5Non so ben se lo vider volentieri,
88.6ancor che gli mostrasser viso umano;
88.7che la intercetta lor vittoria forse
88.8d'invidia ai duo germani il petto morse.
89.1Né che tal fin quella battaglia avesse,
89.2credo più fosse alle due donne grato.
89.3Queste, perché più in lungo si traesse
89.4de' duo fratelli il doloroso fato
89.5ch'in Francia par ch'in breve esser dovesse,
89.6con loro Orrilo avean quivi azzuffato,
89.7con speme di tenerli tanto a bada,
89.8che la trista influenzia se ne vada.
90.1Tosto che 'l castellan di Damiata
90.2certificossi ch'era morto Orrilo,
90.3la columba lasciò, ch'avea legata
90.4sotto l'ala la lettera col filo.
90.5Quella andò al Cairo; et indi fu lasciata
90.6un'altra altrove, come quivi è stilo:
90.7sì che in pochissime ore andò l'aviso
90.8per tutto Egitto, ch'era Orrilo ucciso.
91.1Il duca, come al fin trasse l'impresa,
91.2confortò molto i nobili garzoni,
91.3ben che da sé v'avean la voglia intesa,
91.4né bisognavan stimuli né sproni,
91.5che per difender de la santa Chiesa
91.6e del romano Imperio le ragioni,
91.7lasciasser le battaglie d'Oriente,
91.8e cercassino onor ne la lor gente.
92.1Così Grifone et Aquilante tolse
92.2ciascuno da la sua donna licenzia;
92.3le quali, ancor che lor ne 'ncrebbe e dolse,
92.4non vi seppon però far resistenzia.
92.5Con essi Astolfo a man destra si volse;
92.6che si deliberâr far riverenzia
92.7ai santi luoghi ove Dio in carne visse,
92.8prima che verso Francia si venisse.
93.1Potuto avrian pigliar la via mancina,
93.2ch'era più dilettevole e più piana,
93.3e mai non si scostar da la marina;
93.4ma per la destra andaro orrida e strana,
93.5perché l'alta città di Palestina
93.6per questa sei giornate è men lontana.
93.7Acqua si truova et erba in questa via:
93.8di tutti gli altri ben v'è carestia.
94.1Sì che prima ch'entrassero in viaggio,
94.2ciò che lor bisognò, fecion raccorre,
94.3e carcar sul gigante il carriaggio,
94.4ch'avria portato in collo anco una torre.
94.5Al finir del camino aspro e selvaggio,
94.6da l'alto monte alla lor vista occorre
94.7la santa terra, ove il superno Amore
94.8lavò col proprio sangue il nostro errore.
95.1Trovano in su l'entrar de la cittade
95.2un giovene gentil, lor conoscente,
95.3Sansonetto da Meca, oltre l'etade,
95.4ch'era nel primo fior, molto prudente;
95.5d'alta cavalleria, d'alta bontade
95.6famoso, e riverito fra la gente.
95.7Orlando lo converse a nostra fede,
95.8e di sua man battesmo anco gli diede.
96.1Quivi lo trovan che disegna a fronte
96.2del calife d'Egitto una fortezza;
96.3e circondar vuole il Calvario monte
96.4di muro di duo miglia di lunghezza.
96.5Da lui raccolti fur con quella fronte
96.6che può d'interno amor dar più chiarezza,
96.7e dentro accompagnati, e con grande agio
96.8fatti alloggiar nel suo real palagio.
97.1Avea in governo egli la terra, e in vece
97.2di Carlo vi reggea l'imperio giusto.
97.3Il duca Astolfo a costui dono fece
97.4di quel sì grande e smisurato busto,
97.5ch'a portar pesi gli varrà per diece
97.6bestie da soma, tanto era robusto.
97.7Diegli Astolfo il gigante, e diegli appresso
97.8la rete ch'in sua forza l'avea messo.
98.1Sansonetto all'incontro al duca diede
98.2per la spada una cinta ricca e bella;
98.3e diede spron per l'uno e l'altro piede,
98.4che d'oro avean la fibbia e la girella;
98.5ch'esser del cavallier stati si crede,
98.6che liberò dal drago la donzella:
98.7al Zaffo avuti con molt'altro arnese
98.8Sansonetto gli avea, quando lo prese.
99.1Purgati de lor colpe a un monasterio
99.2che dava di sé odor di buoni esempii,
99.3de la passion di Cristo ogni misterio
99.4contemplando n'andâr per tutti i tempii
99.5ch'or con eterno obbrobrio e vituperio
99.6agli cristiani usurpano i Mori empii.
99.7L'Europa è in arme, e di far guerra agogna
99.8in ogni parte, fuor ch'ove bisogna.
100.1Mentre avean quivi l'animo divoto,
100.2a perdonanze e a cerimonie intenti,
100.3un peregrin di Grecia, a Grifon noto,
100.4novelle gli arrecò gravi e pungenti,
100.5dal suo primo disegno e lungo voto
100.6troppo diverse e troppo differenti;
100.7e quelle il petto gl'infiammaron tanto,
100.8che gli scacciâr l'orazion da canto.
101.1Amava il cavallier, per sua sciagura,
101.2una donna ch'avea nome Orrigille:
101.3di più bel volto e di miglior statura
101.4non se ne sceglierebbe una fra mille;
101.5ma disleale e di sì rea natura,
101.6che potresti cercar cittadi e ville,
101.7la terra ferma e l'isole del mare,
101.8né credo ch'una le trovassi pare.
102.1Ne la città di Constantin lasciata
102.2grave l'avea di febbre acuta e fiera.
102.3Or quando rivederla alla tornata
102.4più che mai bella, e di goderla spera,
102.5ode il meschin, ch'in Antiochia andata
102.6dietro un suo nuovo amante ella se n'era,
102.7non le parendo ormai di più patire
102.8ch'abbia in sì fresca età sola a dormire.
103.1Da indi in qua ch'ebbe la trista nuova,
103.2sospirava Grifon notte e dì sempre.
103.3Ogni piacer ch'agli altri aggrada e giova,
103.4par ch'a costui più l'animo distempre:
103.5pensilo ognun, ne li cui danni pruova
103.6Amor, se li suoi strali han buone tempre.
103.7Et era grave sopra ogni martìre,
103.8che 'l mal ch'avea si vergognava a dire.
104.1Questo, perché mille fiate inante
104.2già ripreso l'avea di quello amore,
104.3di lui più saggio, il fratello Aquilante,
104.4e cercato colei trargli del core,
104.5colei ch'al suo giudicio era di quante
104.6femine rie si trovin la peggiore.
104.7Grifon l'escusa, se 'l fratel la danna;
104.8e le più volte il parer proprio inganna.
105.1Però fece pensier, senza parlarne
105.2con Aquilante, girsene soletto
105.3sin dentro d'Antiochia, e quindi trarne
105.4colei che tratto il cor gli avea del petto;
105.5trovar colui che gli l'ha tolta, e farne
105.6vendetta tal, che ne sia sempre detto.
105.7Dirò, come ad effetto il pensier messe,
105.8nell'altro canto, e ciò che ne successe.
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