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1.1Nei molti assalti e nei crudel conflitti,
1.2ch'avuti avea con Francia, Africa e Spagna,
1.3morti erano infiniti, e derelitti
1.4al lupo, al corvo, all'aquila griffagna;
1.5e ben che i Franchi fossero più afflitti,
1.6che tutta avean perduta la campagna,
1.7più si doleano i Saracin, per molti
1.8principi e gran baron ch'eran lor tolti.
2.1Ebbon vittorie così sanguinose,
2.2che lor poco avanzò di che allegrarsi.
2.3E se alle antique le moderne cose,
2.4invitto Alfonso, denno assimigliarsi;
2.5la gran vittoria, onde alle virtuose
2.6opere vostre può la gloria darsi,
2.7di ch'aver sempre lacrimose ciglia
2.8Ravenna debbe, a queste s'assimiglia:
3.1quando, cedendo Morini e Picardi,
3.2l'esercito normando e l'aquitano,
3.3voi nel mezzo assaliste li stendardi
3.4del quasi vincitor nimico ispano,
3.5seguendo voi quei gioveni gagliardi,
3.6che meritâr con valorosa mano
3.7quel dì da voi, per onorati doni,
3.8l'else indorate e gl'indorati sproni.
4.1Con sì animosi petti che vi fôro
4.2vicini o poco lungi al gran periglio,
4.3crollaste sì le ricche Giande d'oro,
4.4sì rompeste il baston giallo e vermiglio,
4.5ch'a voi si deve il trionfale alloro,
4.6che non fu guasto né sfiorato il Giglio.
4.7D'un'altra fronde v'orna anco la chioma
4.8l'aver servato il suo Fabrizio a Roma.
5.1La gran Colonna del nome romano,
5.2che voi prendeste, e che servaste intera,
5.3vi dà più onor che se di vostra mano
5.4fosse caduta la milizia fiera,
5.5quanta n'ingrassa il campo ravegnano,
5.6e quanta se n'andò senza bandiera
5.7d'Aragon, di Castiglia e di Navarra,
5.8veduto non giovar spiedi né carra.
6.1Quella vittoria fu più di conforto
6.2che d'allegrezza; perché troppo pesa
6.3contra la gioia nostra il veder morto
6.4il capitan di Francia e de l'impresa;
6.5e seco avere una procella absorto
6.6tanti principi illustri, ch'a difesa
6.7dei regni lor, dei lor confederati,
6.8di qua da le fredd'Alpi eran passati.
7.1Nostra salute, nostra vita in questa
7.2vittoria suscitata si conosce,
7.3che difende che 'l verno e la tempesta
7.4di Giove irato sopra noi non crosce:
7.5ma né goder potiam, né farne festa,
7.6sentendo i gran ramarichi e l'angosce,
7.7ch'in veste bruna e lacrimosa guancia
7.8le vedovelle fan per tutta Francia.
8.1Bisogna che proveggia il re Luigi
8.2di nuovi capitani alle sue squadre,
8.3che per onor de l'aurea Fiordaligi
8.4castighino le man rapaci e ladre,
8.5che suore, e frati e bianchi e neri e bigi
8.6violato hanno, e sposa e figlia e madre;
8.7gittato in terra Cristo in sacramento,
8.8per torgli un tabernaculo d'argento.
9.1O misera Ravenna, t'era meglio
9.2ch'al vincitor non fêssi resistenza;
9.3far ch'a te fosse inanzi Brescia speglio,
9.4che tu lo fossi a Arimino e a Faenza.
9.5Manda, Luigi, il buon Traulcio veglio,
9.6ch'insegni a questi tuoi più continenza,
9.7e conti lor quanti per simil torti
9.8stati ne sian per tutta Italia morti.
10.1Come di capitani bisogna ora
10.2che 'l re di Francia al campo suo proveggia,
10.3così Marsilio et Agramante allora,
10.4per dar buon reggimento alla sua greggia,
10.5dai lochi dove il verno fe' dimora
10.6vuol ch'in campagna all'ordine si veggia;
10.7perché vedendo ove bisogno sia,
10.8guida e governo ad ogni schiera dia.
11.1Marsilio prima, e poi fece Agramante
11.2passar la gente sua schiera per schiera.
11.3I Catalani a tutti gli altri inante
11.4di Dorifebo van con la bandiera.
11.5Dopo vien, senza il suo re Folvirante,
11.6che per man di Rinaldo già morto era,
11.7la gente di Navarra; e lo re ispano
11.8halle dato Isolier per capitano.
12.1Balugante del popul di Leone,
12.2Grandonio cura degli Algarbi piglia;
12.3il fratel di Marsilio, Falsirone,
12.4ha seco armata la minor Castiglia.
12.5Seguon di Madarasso il gonfalone
12.6quei che lasciato han Malaga e Siviglia,
12.7dal mar di Gade a Cordova feconda
12.8le verdi ripe ovunque il Beti inonda.
13.1Stordilano e Tesira e Baricondo,
13.2l'un dopo l'altro, mostra la sua gente:
13.3Granata al primo, Ulisbona al secondo,
13.4e Maiorica al terzo è ubidiente.
13.5Fu d'Ulisbona re (tolto dal mondo
13.6Larbin) Tesira, di Larbin parente.
13.7Poi vien Gallizia, che sua guida, in vece
13.8di Maricoldo, Serpentino fece.
14.1Quei di Tolledo e quei di Calatrava,
14.2di ch'ebbe Sinagon già la bandiera,
14.3con tutta quella gente che si lava
14.4in Guadiana e bee della riviera,
14.5l'audace Matalista governava;
14.6Bianzardin quei d'Asturga in una schiera
14.7con quei di Salamanca e di Piagenza,
14.8d'Avila, di Zamora e di Palenza.
15.1Di quei di Saragosa e de la corte
15.2del re Marsilio ha Ferraù il governo:
15.3tutta la gente è ben armata e forte.
15.4In questi è Malgarino, Balinverno,
15.5Malzarise e Morgante, ch'una sorte
15.6avea fatto abitar paese esterno;
15.7che, poi che i regni lor lor furon tolti,
15.8gli avea Marsilio in corte sua raccolti.
16.1In questa è di Marsilio il gran bastardo,
16.2Follicon d'Almeria, con Doriconte,
16.3Bavarte e Largalifa et Analardo,
16.4et Archidante il sagontino conte,
16.5e Lamirante e Langhiran gagliardo,
16.6e Malagur ch'avea l'astuzie pronte,
16.7et altri et altri, di quai penso, dove
16.8tempo sarà, di far veder le pruove.
17.1Poi che passò l'esercito di Spagna
17.2con bella mostra inanzi al re Agramante,
17.3con la sua squadra apparve alla campagna
17.4il re d'Oran, che quasi era gigante.
17.5L'altra che vien, per Martasin si lagna,
17.6il qual morto le fu da Bradamante;
17.7e si duol ch'una femina si vanti
17.8d'aver ucciso il re de' Garamanti.
18.1Segue la terza schiera di Marmonda,
18.2ch'Argosto morto abbandonò in Guascogna:
18.3a questa un capo, come alla seconda
18.4e come anco alla quarta, dar bisogna.
18.5Quantunque il re Agramante non abonda
18.6di capitani, pur ne finge e sogna:
18.7dunque Buraldo, Ormida, Arganio elesse,
18.8e dove uopo ne fu, guida li messe.
19.1Diede ad Arganio quei di Libicana,
19.2che piangean morto il negro Dudrinasso.
19.3Guida Brunello i suoi di Tingitana,
19.4con viso nubiloso e ciglio basso;
19.5che, poi che ne la selva non lontana
19.6dal castel ch'ebbe Atlante in cima al sasso,
19.7gli fu tolto l'annel da Bradamante,
19.8caduto era in disgrazia al re Agramante:
20.1e se 'l fratel di Ferraù, Isoliero,
20.2ch'a l'arbore legato ritrovollo,
20.3non facea fede inanzi al re del vero,
20.4avrebbe dato in su le forche un crollo.
20.5Mutò, a' prieghi di molti, il re pensiero,
20.6già avendo fatto porgli il laccio al collo:
20.7gli lo fece levar, ma riserbarlo
20.8pel primo error; che poi giurò impiccarlo:
21.1sì ch'avea causa di venir Brunello
21.2col viso mesto e con la testa china.
21.3Seguia poi Farurante, e dietro a quello
21.4eran cavalli e fanti di Maurina.
21.5Venìa Libanio appresso, il re novello:
21.6la gente era con lui di Constantina;
21.7però che la corona e il baston d'oro
21.8gli ha dato il re, che fu di Pinadoro.
22.1Con la gente d'Esperia Soridano,
22.2e Dorilon ne vien con quei di Setta;
22.3ne vien coi Nasamoni Puliano.
22.4Quelli d'Amonia il re Agricalte affretta;
22.5Malabuferso quelli di Fizano.
22.6Da Finadurro è l'altra squadra retta,
22.7che di Canaria viene e di Marocco;
22.8Balastro ha quei che fur del re Tardocco.
23.1Due squadre, una di Mulga, una d'Arzilla,
23.2seguono: e questa ha 'l suo signore antico;
23.3quella n'è priva; e però il re sortilla,
23.4e diella a Corineo suo fido amico.
23.5E così de la gente d'Almansilla,
23.6ch'ebbe Tanfirion, fe' re Caico;
23.7diè quella di Getulia a Rimedonte.
23.8Poi vien con quei di Cosca Balinfronte.
24.1Quell'altra schiera è la gente di Bolga:
24.2suo re è Clarindo, e già fu Mirabaldo.
24.3Vien Baliverzo, il qual vuo' che tu tolga
24.4di tutto il gregge pel maggior ribaldo.
24.5Non credo in tutto il campo si disciolga
24.6bandiera ch'abbia esercito più saldo
24.7de l'altra, con che segue il re Sobrino,
24.8né più di lui prudente Saracino.
25.1Quei di Bellamarina, che Gualciotto
25.2solea guidare, or guida il re d'Algieri
25.3Rodomonte, e di Sarza, che condotto
25.4di nuovo avea pedoni e cavallieri;
25.5che mentre il sol fu nubiloso sotto
25.6il gran centauro e i corni orridi e fieri,
25.7fu in Africa mandato da Agramante,
25.8onde venuto era tre giorni inante.
26.1Non avea il campo d'Africa più forte,
26.2né Saracin più audace di costui;
26.3e più temean le parigine porte,
26.4et avean più cagion di temer lui,
26.5che Marsilio, Agramante, e la gran corte
26.6ch'avea seguito in Francia questi dui:
26.7e più d'ogni altro che facesse mostra,
26.8era nimico de la fede nostra.
27.1Vien Prusione, il re de l'Alvaracchie;
27.2poi quel de la Zumara, Dardinello.
27.3Non so s'abbiano o nottole o cornacchie,
27.4o altro manco et importuno augello,
27.5il qual dai tetti e da le fronde gracchie
27.6futuro mal, predetto a questo e a quello,
27.7che fissa in ciel nel dì seguente è l'ora
27.8che l'uno e l'altro in quella pugna muora.
28.1In campo non aveano altri a venire,
28.2che quei di Tremisenne e di Norizia;
28.3né si vedea alla mostra comparire
28.4il segno lor, né dar di sé notizia.
28.5Non sapendo Agramante che si dire,
28.6né che pensar di questa lor pigrizia,
28.7uno scudiero al fin gli fu condutto
28.8del re di Tremisen, che narrò il tutto.
29.1E gli narrò ch'Alzirdo e Manilardo
29.2con molti altri de' suoi giaceano al campo.
29.3- Signor (diss'egli), il cavallier gagliardo
29.4ch'ucciso ha i nostri, ucciso avria il tuo campo,
29.5se fosse stato a tôrsi via più tardo
29.6di me, ch'a pena ancor così ne scampo.
29.7Fa quel de' cavallieri e de' pedoni,
29.8che 'l lupo fa di capre e di montoni. -
30.1Era venuto pochi giorni avante
30.2nel campo del re d'Africa un signore;
30.3né in Ponente era, né in tutto Levante,
30.4di più forza di lui, né di più core.
30.5Gli facea grande onore il re Agramante,
30.6per esser costui figlio e successore
30.7in Tartaria del re Agrican gagliardo:
30.8suo nome era il feroce Mandricardo.
31.1Per molti chiari gesti era famoso,
31.2e di sua fama tutto il mondo empìa;
31.3ma lo facea più d'altro glorioso,
31.4ch'al castel de la fata di Soria
31.5l'usbergo avea acquistato luminoso
31.6ch'Ettor troian portò mille anni pria,
31.7per strana e formidabile aventura,
31.8che 'l ragionarne pur mette paura.
32.1Trovandosi costui dunque presente
32.2a quel parlar, alzò l'ardita faccia;
32.3e si dispose andare immantinente,
32.4per trovar quel guerrier, dietro alla traccia.
32.5Ritenne occulto il suo pensiero in mente,
32.6o sia perché d'alcun stima non faccia,
32.7o perché tema, se 'l pensier palesa,
32.8ch'un altro inanzi a lui pigli l'impresa.
33.1Allo scudier fe' dimandar come era
33.2la sopravesta di quel cavalliero.
33.3Colui rispose: - Quella è tutta nera,
33.4lo scudo nero, e non ha alcun cimiero. -
33.5E fu, Signor, la sua risposta vera,
33.6perché lasciato Orlando avea il quartiero;
33.7che come dentro l'animo era in doglia,
33.8così imbrunir di fuor vòlse la spoglia.
34.1Marsilio a Mandricardo avea donato
34.2un destrier baio a scorza di castagna,
34.3con gambe e chiome nere; et era nato
34.4di frisa madre e d'un villan di Spagna.
34.5Sopra vi salta Mandricardo armato,
34.6e galoppando va per la campagna;
34.7e giura non tornare a quelle schiere,
34.8se non truova il campion da l'arme nere.
35.1Molta incontrò de la paurosa gente
35.2che da le man d'Orlando era fuggita,
35.3chi del figliuol, chi del fratel dolente,
35.4ch'inanzi agli occhi suoi perdé la vita.
35.5Ancora la codarda e trista mente
35.6ne la pallida faccia era sculpita;
35.7ancor, per la paura che avuta hanno,
35.8pallidi, muti et insensati vanno.
36.1Non fe' lungo camin, che venne dove
36.2crudel spettaculo ebbe et inumano,
36.3ma testimonio alle mirabil pruove
36.4che fur raconte inanzi al re africano.
36.5Or mira questi, or quelli morti, e muove,
36.6e vuol le piaghe misurar con mano,
36.7mosso da strana invidia ch'egli porta
36.8al cavallier ch'avea la gente morta.
37.1Come lupo o mastin ch'ultimo giugne
37.2al bue lasciato morto da' villani,
37.3che truova sol le corna, l'ossa e l'ugne,
37.4del resto son sfamati augelli e cani;
37.5riguarda invano il teschio che non ugne:
37.6così fa il crudel barbaro in que' piani.
37.7Per duol bestemmia, e mostra invidia immensa
37.8che venne tardi a così ricca mensa.
38.1Quel giorno e mezzo l'altro segue incerto
38.2il cavallier dal negro, e ne domanda.
38.3Ecco vede un pratel d'ombre coperto,
38.4che sì d'un alto fiume si ghirlanda,
38.5che lascia a pena un breve spazio aperto,
38.6dove l'acqua si torce ad altra banda.
38.7Un simil luogo con girevol onda
38.8sotto Ocricoli il Tevere circonda.
39.1Dove entrar si potea, con l'arme indosso
39.2stavano molti cavallieri armati.
39.3Chiede il pagan, chi gli avea in stuol sì grosso,
39.4et a che effetto insieme ivi adunati.
39.5Gli fe' risposta il capitano, mosso
39.6dal signoril sembiante e da' fregiati
39.7d'oro e di gemme arnesi di gran pregio,
39.8che lo mostravan cavalliero egregio.
40.1- Dal nostro re siàn (disse) di Granata
40.2chiamati in compagnia de la figliuola,
40.3la quale al re di Sarza ha maritata,
40.4ben che di ciò la fama ancor non vola.
40.5Come appresso la sera racchetata
40.6la cicaletta sia, ch'or s'ode sola,
40.7avanti al padre fra l'ispane torme
40.8la condurremo: intanto ella si dorme. -
41.1Colui, che tutto il mondo vilipende,
41.2disegna di veder tosto la pruova,
41.3se quella gente o bene o mal difende
41.4la donna, alla cui guardia si ritruova.
41.5Disse: - Costei, per quanto se n'intende,
41.6è bella; e di saperlo ora mi giova.
41.7A·llei mi mena, o falla qui venire;
41.8ch'altrove mi convien subito gire. -
42.1- Esser per certo déi pazzo solenne, -
42.2rispose il Granatin, né più gli disse.
42.3Ma il Tartaro a ferir tosto lo venne
42.4con l'asta bassa, e il petto gli trafisse;
42.5che la corazza il colpo non sostenne,
42.6e forza fu che morto in terra gisse.
42.7L'asta ricovra il figlio d'Agricane,
42.8perché altro da ferir non gli rimane.
43.1Non porta spada né baston; che quando
43.2l'arme acquistò, che fur d'Ettor troiano,
43.3perché trovò che lor mancava il brando,
43.4gli convenne giurar (né giurò invano)
43.5che fin che non togliea quella d'Orlando,
43.6mai non porrebbe ad altra spada mano:
43.7Durindana ch'Almonte ebbe in gran stima,
43.8e Orlando or porta, Ettor portava prima.
44.1Grande è l'ardir del Tartaro, che vada
44.2con disvantaggio tal contra coloro,
44.3gridando: - Chi mi vuol vietar la strada? -
44.4E con la lancia si cacciò tra loro.
44.5Chi l'asta abbassa, e chi tra' fuor la spada;
44.6e d'ogn'intorno subito gli fôro.
44.7Egli ne fece morire una frotta,
44.8prima che quella lancia fosse rotta.
45.1Rotta che se la vede, il gran troncone,
45.2che resta intero, ad ambe mani afferra;
45.3e fa morir con quel tante persone,
45.4che non fu vista mai più crudel guerra.
45.5Come tra' Filistei l'ebreo Sansone
45.6con la mascella che levò di terra,
45.7scudi spezza, elmi schiaccia, e un colpo spesso
45.8spenge i cavalli ai cavallieri appresso.
46.1Correno a morte que' miseri a gara,
46.2né perché cada l'un, l'altro andar cessa;
46.3che la maniera del morire, amara
46.4lor par più assai che non è morte istessa.
46.5Patir non ponno che la vita cara
46.6tolta lor sia da un pezzo d'asta fessa,
46.7e sieno sotto alle picchiate strane
46.8a morir giunti, come biscie o rane.
47.1Ma poi ch'a spese lor si furo accorti
47.2che male in ogni guisa era morire,
47.3sendo già presso alli duo terzi morti,
47.4tutto l'avanzo cominciò a fuggire.
47.5Come del proprio aver via se gli porti,
47.6il Saracin crudel non può patire
47.7ch'alcun di quella turba sbigottita
47.8da lui partir si debba con la vita.
48.1Come in palude asciutta dura poco
48.2stridula canna, o in campo àrrida stoppia
48.3contra il soffio di borea e contra il fuoco
48.4che 'l cauto agricultore insieme accoppia,
48.5quando la vaga fiamma occupa il loco,
48.6e scorre per li solchi, e stride e scoppia;
48.7così costor contra la furia accesa
48.8di Mandricardo fan poca difesa.
49.1Poscia ch'egli restar vede l'entrata,
49.2che mal guardata fu, senza custode;
49.3per la via che di nuovo era segnata
49.4ne l'erba, e al suono dei ramarchi ch'ode,
49.5viene a veder la donna di Granata,
49.6se di bellezze è pari alle sue lode:
49.7passa tra i corpi de la gente morta,
49.8dove gli dà, torcendo, il fiume porta.
50.1E Doralice in mezzo il prato vede
50.2(che così nome la donzella avea),
50.3la qual, suffolta da l'antico piede
50.4d'un frassino silvestre, si dolea.
50.5Il pianto, come un rivo che succede
50.6di viva vena, nel bel sen cadea;
50.7e nel bel viso si vedea che insieme
50.8de l'altrui mal si duole, e del suo teme.
51.1Crebbe il timor, come venir lo vide
51.2di sangue brutto e con faccia empia e oscura,
51.3e 'l grido sin al ciel l'aria divide,
51.4di sé e de la sua gente per paura;
51.5che, oltre i cavallier, v'erano guide
51.6che de la bella infante aveano cura,
51.7maturi vecchi, e assai donne e donzelle
51.8del regno di Granata, e le più belle.
52.1Come il Tartaro vede quel bel viso
52.2che non ha paragone in tutta Spagna,
52.3e c'ha nel pianto (or ch'esser de' nel riso?)
52.4tesa d'Amor l'inestricabil ragna;
52.5non sa se vive o in terra o in paradiso:
52.6né de la sua vittoria altro guadagna,
52.7se non che in man de la sua prigioniera
52.8si dà prigione, e non sa in qual maniera.
53.1A·llei però non si concede tanto,
53.2che del travaglio suo le doni il frutto;
53.3ben che piangendo ella dimostri, quanto
53.4possa donna mostrar, dolore e lutto.
53.5Egli, sperando volgerle quel pianto
53.6in sommo gaudio, era disposto al tutto
53.7menarla seco; e sopra un bianco ubino
53.8montar la fece, e tornò al suo camino.
54.1Donne e donzelle e vecchi et altra gente,
54.2ch'eran con lei venuti di Granata,
54.3tutti licenziò benignamente,
54.4dicendo: - Assai da me fia accompagnata;
54.5io mastro, io balia, io le sarò sergente
54.6in tutti i suoi bisogni: a Dio, brigata. -
54.7Così, non gli possendo far riparo,
54.8piangendo e sospirando se n'andaro;
55.1tra lor dicendo: - Quanto doloroso
55.2ne sarà il padre, come il caso intenda!
55.3quanta ira, quanto duol ne avrà il suo sposo!
55.4oh come ne farà vendetta orrenda!
55.5Deh, perché a tempo tanto bisognoso
55.6non è qui presso a far che costui renda
55.7il sangue illustre del re Stordilano,
55.8prima che se lo porti più lontano? -
56.1De la gran preda il Tartaro contento,
56.2che fortuna e valor gli ha posta inanzi,
56.3di trovar quel dal negro vestimento
56.4non par ch'abbia la fretta ch'avea dianzi.
56.5Correva dianzi: or viene adagio e lento;
56.6e pensa tuttavia dove si stanzi,
56.7dove ritruovi alcun commodo loco,
56.8per esalar tanto amoroso foco.
57.1Tuttavolta conforta Doralice,
57.2ch'avea di pianto e gli occhi e 'l viso molle:
57.3compone e finge molte cose, e dice
57.4che per fama gran tempo ben le volle;
57.5e che la patria, e il suo regno felice
57.6che 'l nome di grandezza agli altri tolle,
57.7lasciò, non per vedere o Spagna o Francia,
57.8ma sol per contemplar sua bella guancia.
58.1- Se per amar, l'uom debbe essere amato,
58.2merito il vostro amor; che v'ho amat'io:
58.3se per stirpe, di me chi è meglio nato?
58.4che 'l possente Agrican fu il padre mio:
58.5se per richezza, chi ha di me più stato?
58.6che di dominio io cedo solo a Dio:
58.7se per valor, credo oggi aver esperto
58.8ch'essere amato per valore io merto. -
59.1Queste parole et altre assai, ch'Amore
59.2a Mandricardo di sua bocca ditta,
59.3van dolcemente a consolare il core
59.4de la donzella di paura afflitta.
59.5Il timor cessa, e poi cessa il dolore
59.6che le avea quasi l'anima trafitta.
59.7Ella comincia con più pazienza
59.8a dar più grata al nuovo amante udienza;
60.1poi con risposte più benigne molto
60.2a mostrarsegli affabile e cortese,
60.3e non negargli di fermar nel volto
60.4talor le luci di pietade accese:
60.5onde il pagan, che da lo stral fu colto
60.6altre volte d'Amor, certezza prese,
60.7non che speranza, che la donna bella
60.8non saria a' suo' desir sempre ribella.
61.1Con questa compagnia lieto e gioioso,
61.2che sì gli satisfà, sì gli diletta,
61.3essendo presso all'ora ch'a riposo
61.4la fredda notte ogni animale alletta,
61.5vedendo il sol già basso e mezzo ascoso,
61.6comminciò a cavalcar con maggior fretta;
61.7tanto ch'udì sonar zuffoli e canne,
61.8e vide poi fumar ville e capanne.
62.1Erano pastorali alloggiamenti,
62.2miglior stanza e più commoda, che bella.
62.3Quivi il guardian cortese degli armenti
62.4onorò il cavalliero e la donzella,
62.5tanto che si chiamâr da lui contenti;
62.6che non pur per cittadi e per castella,
62.7ma per tugurii ancora e per fenili
62.8spesso si trovan gli uomini gentili.
63.1Quel che fosse dipoi fatto all'oscuro
63.2tra Doralice e il figlio d'Agricane,
63.3a punto racontar non m'assicuro;
63.4sì ch'al giudicio di ciascun rimane.
63.5Creder si può che ben d'accordo furo;
63.6che si levâr più allegri la dimane,
63.7e Doralice ringraziò il pastore,
63.8che nel suo albergo l'avea fatto onore.
64.1Indi d'uno in un altro luogo errando,
64.2si ritrovaro al fin sopra un bel fiume
64.3che con silenzio al mar va declinando,
64.4e se vada o se stia, mal si prosume;
64.5limpido e chiaro sì, ch'in lui mirando,
64.6senza contesa al fondo porta il lume.
64.7In ripa a quello, a una fresca ombra e bella,
64.8trovâr dui cavallieri e una donzella.
65.1Or l'alta fantasia, ch'un sentier solo
65.2non vuol ch'i' segua ognor, quindi mi guida,
65.3e mi ritorna ove il moresco stuolo
65.4assorda di rumor Francia e di grida,
65.5d'intorno il padiglione ove il figliuolo
65.6del re Troiano il santo Imperio sfida,
65.7e Rodomonte audace se gli vanta
65.8arder Parigi e spianar Roma santa.
66.1Venuto ad Agramante era all'orecchio,
66.2che già l'Inglesi avean passato il mare:
66.3però Marsilio e il re del Garbo vecchio
66.4e gli altri capitan fece chiamare.
66.5Consiglian tutti a far grande apparecchio,
66.6sì che Parigi possino espugnare.
66.7Ponno esser certi che più non s'espugna,
66.8se nol fan prima che l'aiuto giugna.
67.1Già scale innumerabili per questo
67.2da' luoghi intorno avea fatto raccorre,
67.3et asse e travi, e vimine contesto,
67.4che lo poteano a diversi usi porre;
67.5e navi e ponti: e più facea che 'l resto,
67.6il primo e il secondo ordine disporre
67.7a dar l'assalto; et egli vuol venire
67.8tra quei che la città denno assalire.
68.1L'imperatore il dì che 'l dì precesse
68.2de la battaglia, fe' dentro a Parigi
68.3per tutto celebrare uffici e messe
68.4a preti, a frati bianchi, neri e bigi;
68.5e le gente che dianzi eran confesse,
68.6e di man tolte agl'inimici stigi,
68.7tutti communicâr, non altramente
68.8ch'avessino a morire il dì seguente.
69.1Et egli tra baroni e paladini,
69.2principi et oratori, al maggior tempio
69.3con molta religione a quei divini
69.4atti intervenne, e ne diè agli altri esempio.
69.5Con le man giunte e gli occhi al ciel supini,
69.6disse: - Signor, ben ch'io sia iniquo et empio,
69.7non voglia tua bontà, pel mio fallire,
69.8che 'l tuo popul fedele abbia a patire.
70.1E se gli è tuo voler ch'egli patisca,
70.2e ch'abbia il nostro error degni supplìci,
70.3almen la punizion si differisca
70.4sì, che per man non sia de' tuoi nemici;
70.5che quando lor d'uccider noi sortisca,
70.6che nome avemo pur d'esser tuo' amici,
70.7i pagani diran che nulla puoi,
70.8che perir lasci i partigiani tuoi.
71.1E per un che ti sia fatto ribelle,
71.2cento ti si faran per tutto il mondo;
71.3tal che la legge falsa di Babelle
71.4caccierà la tua fede e porrà al fondo.
71.5Difendi queste genti, che son quelle
71.6che 'l tuo sepulcro hanno purgato e mondo
71.7da' brutti cani, e la tua santa Chiesa
71.8con li vicarii suoi spesso difesa.
72.1So che i meriti nostri atti non sono
72.2a satisfare al debito d'un'oncia;
72.3né devemo sperar da te perdono,
72.4se riguardiamo a nostra vita sconcia:
72.5ma se vi aggiugni di tua grazia il dono,
72.6nostra ragion fia ragguagliata e concia;
72.7né del tuo aiuto disperar possiamo,
72.8qualor di tua pietà ci ricordiamo. -
73.1Così dicea l'imperator devoto,
73.2con umiltade e contrizion di core.
73.3Giunse altri prieghi e convenevol voto
73.4al gran bisogno e all'alto suo splendore.
73.5Non fu il caldo pregar d'effetto vòto;
73.6però che 'l genio suo, l'angel migliore,
73.7i prieghi tolse, e spiegò al ciel le penne,
73.8et a narrare al Salvator li venne.
74.1E furo altri infiniti in quello instante
74.2da tali messaggier portati a Dio;
74.3che come gli ascoltâr l'anime sante,
74.4dipinte di pietade il viso pio,
74.5tutte miraro il sempiterno Amante,
74.6e gli mostraro il commun lor disio,
74.7che la giusta orazion fosse esaudita
74.8del populo cristian che chiedea aita.
75.1E la Bontà ineffabile, ch'invano
75.2non fu pregata mai da cor fedele,
75.3leva gli occhi pietosi, e fa con mano
75.4cenno che venga a sé l'angel Michele.
75.5- Va (gli disse) all'esercito cristiano
75.6che dianzi in Picardia calò le vele,
75.7e al muro di Parigi l'appresenta
75.8sì, che 'l campo nimico non lo senta.
76.1Truova prima il Silenzio, e da mia parte
76.2gli di' che teco a questa impresa venga;
76.3ch'egli ben proveder con ottima arte
76.4saprà di quanto proveder convenga.
76.5Fornito questo, subito va in parte
76.6dove il suo seggio la Discordia tenga:
76.7dille che l'esca e il fucil seco prenda,
76.8e nel campo de' Mori il fuoco accenda;
77.1e tra quei che vi son detti più forti
77.2sparga tante zizzanie e tante liti,
77.3che combattano insieme; et altri morti,
77.4altri ne sieno presi, altri feriti,
77.5e fuor del campo altri lo sdegno porti,
77.6sì che il lor re poco di lor s'aiti. -
77.7Non replica a tal detto altra parola
77.8il benedetto augel, ma dal ciel vola.
78.1Dovunque drizza Michel angel l'ale,
78.2fuggon le nubi, e torna il ciel sereno.
78.3Gli gira intorno un aureo cerchio, quale
78.4veggiàn di notte lampeggiar baleno.
78.5Seco pensa tra via, dove si cale
78.6il celeste corrier per fallir meno
78.7a trovar quel nimico di parole,
78.8a cui la prima commission far vuole.
79.1Vien scorrendo ov'egli abiti, ov'egli usi;
79.2e se accordaro infin tutti i pensieri,
79.3che de frati e de monachi rinchiusi
79.4lo può trovare in chiese e in monasteri,
79.5dove sono i parlari in modo esclusi,
79.6che 'l Silenzio, ove cantano i salteri,
79.7ove dormeno, ove hanno la piatanza,
79.8e finalmente è scritto in ogni stanza.
80.1Credendo quivi ritrovarlo, mosse
80.2con maggior fretta le dorate penne;
80.3e di veder ch'ancor Pace vi fosse,
80.4Quiete e Carità, sicuro tenne.
80.5Ma da la opinion sua ritrovosse
80.6tosto ingannato, che nel chiostro venne:
80.7non è Silenzio quivi; e gli fu ditto
80.8che non v'abita più, fuor che in iscritto.
81.1Né Pietà, né Quiete, né Umiltade,
81.2né quivi Amor, né quivi Pace mira.
81.3Ben vi fur già, ma ne l'antiqua etade;
81.4che le cacciâr Gola, Avarizia et Ira,
81.5Superbia, Invidia, Inerzia e Crudeltade.
81.6Di tanta novità l'angel si ammira:
81.7andò guardando quella brutta schiera,
81.8e vide ch'anco la Discordia v'era.
82.1Quella che gli avea detto il Padre eterno,
82.2dopo il Silenzio, che trovar dovesse.
82.3Pensato avea di far la via d'Averno,
82.4che si credea che tra' dannati stesse;
82.5e ritrovolla in questo nuovo inferno
82.6(chi 'l crederia?) tra santi ufficii e messe.
82.7Par di strano a Michel ch'ella vi sia,
82.8che per trovar credea di far gran via.
83.1La conobbe al vestir di color cento,
83.2fatto a liste inequali et infinite,
83.3ch'or la cuoprono or no; che i passi e 'l vento
83.4le gìano aprendo, ch'erano sdrucite.
83.5I crini avea qual d'oro e qual d'argento,
83.6e neri e bigi, e aver pareano lite;
83.7altri in treccia, altri in nastro eran raccolti,
83.8molti alle spalle, alcuni al petto sciolti.
84.1Di citatorie piene e di libelli,
84.2d'essamine e di carte di procure
84.3avea le mani e il seno, e gran fastelli
84.4di chiose, di consigli e di letture;
84.5per cui le facultà de' poverelli
84.6non sono mai ne le città sicure.
84.7Avea dietro e dinanzi e d'ambi i lati,
84.8notai, procuratori et avocati.
85.1La chiama a sé Michele, e le commanda
85.2che tra i più forti Saracini scenda,
85.3e cagion truovi, che con memoranda
85.4ruina insieme a guerreggiar gli accenda.
85.5Poi del Silenzio nuova le domanda:
85.6facilmente esser può ch'essa n'intenda,
85.7sì come quella ch'accendendo fochi
85.8di qua e di là, va per diversi lochi.
86.1Rispose la Discordia: - Io non ho a mente
86.2in alcun loco averlo mai veduto:
86.3udito l'ho ben nominar sovente,
86.4e molto commendarlo per astuto.
86.5Ma la Fraude, una qui di nostra gente,
86.6che compagnia talvolta gli ha tenuto,
86.7penso che dir te ne saprà novella; -
86.8e verso una alzò il dito, e disse: - È quella. -
87.1Avea piacevol viso, abito onesto,
87.2un umil volger d'occhi, un andar grave,
87.3un parlar sì benigno e sì modesto,
87.4che parea Gabriel che dicesse: Ave.
87.5Era brutta e deforme in tutto il resto:
87.6ma nascondea queste fattezze prave
87.7con lungo abito e largo; e sotto quello,
87.8attosicato avea sempre il coltello.
88.1Domanda a costei l'angelo, che via
88.2debba tener, sì che 'l Silenzio truove.
88.3Disse la Fraude: - Già costui solia
88.4fra virtudi abitare, e non altrove,
88.5con Benedetto e con quelli d'Elia
88.6ne le badie, quando erano ancor nuove:
88.7fe' ne le scuole assai de la sua vita
88.8al tempo di Pitagora e d'Archita.
89.1Mancati quei filosofi e quei santi
89.2che lo solean tener pel camin ritto,
89.3dagli onesti costumi ch'avea inanti,
89.4fece alle sceleraggini tragitto.
89.5Comminciò andar la notte con gli amanti,
89.6indi coi ladri, e fare ogni delitto.
89.7Molto col Tradimento egli dimora:
89.8veduto l'ho con l'Omicidio ancora.
90.1Con quei che falsan le monete ha usanza
90.2di ripararsi in qualche buca scura.
90.3Così spesso compagni muta e stanza,
90.4che 'l ritrovarlo ti saria ventura;
90.5ma pur ho d'insegnartelo speranza:
90.6se d'arrivare a mezza notte hai cura
90.7alla casa del Sonno, senza fallo
90.8potrai (che quivi dorme) ritrovallo. -
91.1Ben che soglia la Fraude esser bugiarda,
91.2pur è tanto il suo dir simile al vero,
91.3che l'angelo le crede; indi non tarda
91.4a volarsene fuor del monastero.
91.5Tempra il batter de l'ale, e studia e guarda
91.6giungere in tempo al fin del suo sentiero,
91.7ch'alla casa del Sonno (che ben dove
91.8era sapea) questo Silenzio truove.
92.1Giace in Arabia una valletta amena,
92.2lontana da cittadi e da villaggi,
92.3ch'all'ombra di duo monti è tutta piena
92.4d'antiqui abeti e di robusti faggi.
92.5Il sole indarno il chiaro dì vi mena;
92.6che non vi può mai penetrar coi raggi,
92.7sì gli è la via da folti rami tronca:
92.8e quivi entra sotterra una spelonca.
93.1Sotto la negra selva una capace
93.2e spaziosa grotta entra nel sasso,
93.3di cui la fronte l'edera seguace
93.4tutta aggirando va con storto passo.
93.5In questo albergo il grave Sonno giace;
93.6l'Ozio da un canto corpulento e grasso,
93.7da l'altro la Pigrizia in terra siede,
93.8che non può andare, e mal reggersi in piede.
94.1Lo smemorato Oblio sta su la porta:
94.2non lascia entrar, né riconosce alcuno;
94.3non ascolta imbasciata, né riporta;
94.4e parimente tien cacciato ognuno.
94.5Il Silenzio va intorno, e fa la scorta:
94.6ha le scarpe di feltro, e 'l mantel bruno;
94.7et a quanti n'incontra, di lontano,
94.8che non debban venir, cenna con mano.
95.1Se gli accosta all'orecchio, e pianamente
95.2l'angel gli dice: - Dio vuol che tu guidi
95.3a Parigi Rinaldo con la gente
95.4che per dar, mena, al suo signor sussidi:
95.5ma che lo facci tanto chetamente,
95.6ch'alcun de' Saracin non oda i gridi;
95.7sì che più tosto che ritruovi il calle
95.8la Fama d'avisar, gli abbia alle spalle. -
96.1Altrimente il Silenzio non rispose,
96.2che col capo accennando che faria;
96.3e dietro ubidiente se gli pose;
96.4e furo al primo volo in Picardia.
96.5Michel mosse le squadre coraggiose,
96.6e fe' lor breve un gran tratto di via;
96.7sì che in un dì a Parigi le condusse,
96.8né alcun s'avide che miracol fusse.
97.1Discorreva il Silenzio, e tuttavolta,
97.2e dinanzi alle squadre e d'ogn'intorno,
97.3facea girare un'alta nebbia in volta,
97.4et avea chiaro ogn'altra parte il giorno;
97.5e non lasciava questa nebbia folta,
97.6che s'udisse di fuor tromba né corno:
97.7poi n'andò tra' pagani, e menò seco
97.8un non so che, ch'ognun fe' sordo e cieco.
98.1Mentre Rinaldo in tal fretta venìa,
98.2che ben parea da l'angelo condotto,
98.3e con silenzio tal, che non s'udia
98.4nel campo saracin farsene motto;
98.5il re Agramante avea la fanteria
98.6messo ne' borghi di Parigi, e sotto
98.7le minacciate mura in su la fossa,
98.8per far quel dì l'estremo di sua possa.
99.1Chi può contar l'esercito che mosso
99.2questo dì contra Carlo ha 'l re Agramante,
99.3conterà ancora in su l'ombroso dosso
99.4del silvoso Apennin tutte le piante;
99.5dirà quante onde, quando è il mar più grosso,
99.6bagnano i piedi al mauritano Atlante;
99.7e per quanti occhi il ciel le furtive opre
99.8degli amatori a mezza notte scuopre.
100.1Le campane si sentono a martello
100.2di spessi colpi e spaventosi tocche;
100.3si vede molto, in questo tempio e in quello,
100.4alzar di mano e dimenar di bocche.
100.5Se 'l tesoro paresse a Dio sì bello,
100.6come alle nostre openioni sciocche,
100.7questo era il dì che 'l santo consistoro
100.8fatto avria in terra ogni sua statua d'oro.
101.1S'odon ramaricare i vecchi giusti,
101.2che s'erano serbati in quelli affanni,
101.3e nominar felici i sacri busti
101.4composti in terra già molti e molt'anni.
101.5Ma gli animosi gioveni robusti
101.6che miran poco i lor propinqui danni,
101.7sprezzando le ragion de' più maturi,
101.8di qua di là vanno correndo a' muri.
102.1Quivi erano baroni e paladini,
102.2re, duci, cavallier, marchesi e conti,
102.3soldati forestieri e cittadini,
102.4per Cristo e pel suo onore a morir pronti;
102.5che per uscire adosso ai Saracini,
102.6pregan l'imperator ch'abbassi i ponti.
102.7Gode egli di veder l'animo audace,
102.8ma di lasciarli uscir non li compiace.
103.1E li dispone in oportuni lochi,
103.2per impedire ai barbari la via:
103.3là si contenta che ne vadan pochi,
103.4qua non basta una grossa compagnia;
103.5alcuni han cura maneggiare i fuochi,
103.6le machine altri, ove bisogno sia.
103.7Carlo di qua di là non sta mai fermo:
103.8va soccorrendo, e fa per tutto schermo.
104.1Siede Parigi in una gran pianura,
104.2ne l'ombilico a Francia, anzi nel core;
104.3gli passa la riviera entro le mura,
104.4e corre, et esce in altra parte fuore.
104.5Ma fa un'isola prima, e v'assicura
104.6de la città una parte, e la migliore;
104.7l'altre due (ch'in tre parti è la gran terra)
104.8di fuor la fossa, e dentro il fiume serra.
105.1Alla città, che molte miglia gira,
105.2da molte parti si può dar battaglia:
105.3ma perché sol da un canto assalir mira,
105.4né volentier l'esercito sbarraglia,
105.5oltre il fiume Agramante si ritira
105.6verso ponente, acciò che quindi assaglia;
105.7però che né cittade né campagna
105.8ha dietro, se non sua, fin alla Spagna.
106.1Dovunque intorno il gran muro circonda,
106.2gran munizioni avea già Carlo fatte,
106.3fortificando d'argine ogni sponda
106.4con scannafossi dentro e case matte;
106.5onde entra ne la terra, onde esce l'onda,
106.6grossissime catene aveva tratte:
106.7ma fece, più ch'altrove, provedere
106.8là dove avea più causa di temere.
107.1Con occhi d'Argo il figlio di Pipino
107.2previde ove assalir dovea Agramante;
107.3e non fece disegno il Saracino,
107.4a cui non fosse riparato inante.
107.5Con Ferraù, Isoliero, Serpentino,
107.6Grandonio, Falsirone e Balugante,
107.7e con ciò che di Spagna avea menato,
107.8restò Marsilio alla campagna armato.
108.1Sobrin gli era a man manca in ripa a Senna,
108.2con Pulian, con Dardinel d'Almonte,
108.3col re d'Oran, ch'esser gigante accenna,
108.4lungo sei braccia dai piedi alla fronte.
108.5Deh perché a muover men son io la penna,
108.6che quelle genti a muover l'arme pronte?
108.7che 'l re di Sarza, pien d'ira e di sdegno,
108.8grida e bestemmia, e non può star più a segno.
109.1Come assalire o vasi pastorali,
109.2o le dolci reliquie de' convivi
109.3soglion con rauco suon di stridule ali
109.4le impronte mosche a' caldi giorni estivi;
109.5come li storni a' rosseggianti pali
109.6vanno de mature uve: così quivi,
109.7empiendo il ciel di grida e di rumori,
109.8veniano a dare il fiero assalto i Mori.
110.1L'esercito cristian sopra le mura
110.2con lancie, spade e scure e pietre e fuoco
110.3difende la città senza paura,
110.4e il barbarico orgoglio estima poco;
110.5e dove Morte uno et un altro fura,
110.6non è chi per viltà ricusi il loco.
110.7Tornano i Saracin giù ne le fosse
110.8a furia di ferite e di percosse.
111.1Non ferro solamente vi s'adopra,
111.2ma grossi massi, e merli integri e saldi,
111.3e muri dispiccati con molt'opra,
111.4tetti di torri, e gran pezzi di spaldi.
111.5L'acque bollenti che vengon di sopra,
111.6portano a' Mori insupportabil caldi;
111.7e male a questa pioggia si resiste,
111.8ch'entra per gli elmi, e fa acciecar le viste.
112.1E questa più nocea che 'l ferro quasi:
112.2or che de' far la nebbia di calcine?
112.3or che doveano far li ardenti vasi
112.4con olio e zolfo e peci e trementine?
112.5I cerchii in munizion non son rimasi,
112.6che d'ogn'intorno hanno di fiamma il crine:
112.7questi, scagliati per diverse bande,
112.8mettono a' Saracini aspre ghirlande.
113.1Intanto il re di Sarza avea cacciato
113.2sotto le mura la schiera seconda,
113.3da Buraldo, da Ormida accompagnato,
113.4quel Garamante, e questo di Marmonda.
113.5Clarindo e Soridan gli sono allato,
113.6né par che 'l re di Setta si nasconda;
113.7segue il re di Marocco e quel di Cosca,
113.8ciascun perché il valor suo si conosca.
114.1Ne la bandiera, ch'è tutta vermiglia,
114.2Rodomonte di Sarza il leon spiega,
114.3che la feroce bocca ad una briglia
114.4che gli pon la sua donna, aprir non niega.
114.5Al leon se medesimo assimiglia;
114.6e per la donna che lo frena e lega,
114.7la bella Doralice ha figurata,
114.8figlia di Stordilan re di Granata:
115.1quella che tolto avea, come io narrava,
115.2re Mandricardo, e dissi dove e a cui.
115.3Era costei che Rodomonte amava
115.4più che 'l suo regno e più che gli occhi sui;
115.5e cortesia e valor per lei mostrava,
115.6non già sapendo ch'era in forza altrui:
115.7se saputo l'avesse, allora allora
115.8fatto avria quel che fe' quel giorno ancora.
116.1Sono appoggiate a un tempo mille scale,
116.2che non han men di dua per ogni grado.
116.3Spinge il secondo quel ch'inanzi sale;
116.4che 'l terzo lui montar fa suo mal grado.
116.5Chi per virtù, chi per paura vale:
116.6convien ch'ognun per forza entri nel guado;
116.7che qualunche s'adagia, il re d'Algiere,
116.8Rodomonte crudele, uccide o fere.
117.1Ognun dunque si sforza di salire
117.2tra il fuoco e le ruine in su le mura.
117.3Ma tutti gli altri guardano, se aprire
117.4veggiano passo ove sia poca cura:
117.5sol Rodomonte sprezza di venire,
117.6se non dove la via meno è sicura.
117.7Dove nel caso disperato e rio
117.8gli altri fan voti, egli bestemmia Dio.
118.1Armato era d'un forte e duro usbergo,
118.2che fu di drago una scagliosa pelle.
118.3Di questo già si cinse il petto e 'l tergo
118.4quello avol suo ch'edificò Babelle,
118.5e si pensò cacciar de l'aureo albergo,
118.6e tôrre a Dio il governo de le stelle:
118.7l'elmo e lo scudo fece far perfetto,
118.8e il brando insieme; e solo a questo effetto.
119.1Rodomonte non già men di Nembrotte
119.2indomito, superbo e furibondo,
119.3che d'ire al ciel non tarderebbe a notte,
119.4quando la strada si trovasse al mondo,
119.5quivi non sta a mirar s'intere o rotte
119.6sieno le mura, o s'abbia l'acqua fondo:
119.7passa la fossa, anzi la corre e vola,
119.8ne l'acqua e nel pantan fin alla gola.
120.1Di fango brutto, e molle d'acqua vanne
120.2tra il foco e i sassi e gli archi e le balestre,
120.3come andar suol tra le palustri canne
120.4de la nostra Mallea porco silvestre,
120.5che col petto, col grifo e con le zanne
120.6fa, dovunque si volge, ample finestre.
120.7Con lo scudo alto il Saracin sicuro
120.8ne vien sprezzando il ciel, non che quel muro.
121.1Non sì tosto all'asciutto è Rodomonte,
121.2che giunto si sentì su le bertresche
121.3che dentro alla muraglia facean ponte
121.4capace e largo alle squadre francesche.
121.5Or si vede spezzar più d'una fronte,
121.6far chieriche maggior de le fratesche,
121.7braccia e capi volare; e ne la fossa
121.8cader da' muri una fiumana rossa.
122.1Getta il pagan lo scudo, e a duo man prende
122.2la crudel spada, e giunge il duca Arnolfo.
122.3Costui venìa di là dove discende
122.4l'acqua del Reno nel salato golfo.
122.5Quel miser contra lui non si difende
122.6meglio che faccia contra il fuoco il zolfo;
122.7e cade in terra, e dà l'ultimo crollo,
122.8dal capo fesso un palmo sotto il collo.
123.1Uccise di rovescio in una volta
123.2Anselmo, Oldrado, Spineloccio e Prando:
123.3il luogo stretto e la gran turba folta
123.4fece girar sì pienamente il brando.
123.5Fu la prima metade a Fiandra tolta,
123.6l'altra scemata al populo normando.
123.7Divise appresso da la fronte al petto,
123.8et indi al ventre, il maganzese Orghetto.
124.1Getta da' merli Andropono e Moschino
124.2giù ne la fossa: il primo è sacerdote;
124.3non adora il secondo altro che 'l vino,
124.4e le bigonce a un sorso n'ha già vuote.
124.5Come veneno e sangue viperino
124.6l'acque fuggia quanto fuggir si puote:
124.7or quivi muore; e quel che più l'annoia,
124.8è 'l sentir che ne l'acqua se ne muoia.
125.1Tagliò in due parti il provenzal Luigi,
125.2e passò il petto al tolosano Arnaldo.
125.3Di Torse Oberto, Claudio, Ugo e Dionigi
125.4mandâr lo spirto fuor col sangue caldo;
125.5e presso a questi, quattro da Parigi,
125.6Gualtiero, Satallone, Odo et Ambaldo,
125.7et altri molti: et io non saprei come
125.8di tutti nominar la patria e il nome.
126.1La turba dietro a Rodomonte presta
126.2le scale appoggia, e monta in più d'un loco.
126.3Quivi non fanno i Parigin più testa;
126.4che la prima difesa lor val poco.
126.5San ben ch'agli nemici assai più resta
126.6dentro da fare, e non l'avran da gioco;
126.7perché tra il muro e l'argine secondo
126.8discende il fosso orribile e profondo.
127.1Oltra che i nostri facciano difesa
127.2dal basso all'alto, e mostrino valore;
127.3nuova gente succede alla contesa
127.4sopra l'erta pendice interiore,
127.5che fa con lancie e con saette offesa
127.6alla gran moltitudine di fuore,
127.7che credo ben, che saria stata meno,
127.8se non v'era il figliuol del re Ulieno.
128.1Egli questi conforta, e quei riprende,
128.2e lor mal grado inanzi se gli caccia:
128.3ad altri il petto, ad altri il capo fende,
128.4che per fuggir veggia voltar la faccia.
128.5Molti ne spinge et urta; alcuni prende
128.6pei capelli, pel collo e per le braccia:
128.7e sozzopra là giù tanti ne getta,
128.8che quella fossa a capir tutti è stretta.
129.1Mentre lo stuol de' barbari si cala,
129.2anzi trabocca al periglioso fondo,
129.3et indi cerca per diversa scala
129.4di salir sopra l'argine secondo;
129.5il re di Sarza (come avesse un'ala
129.6per ciascun de' suoi membri) levò il pondo
129.7di sì gran corpo e con tant'arme indosso,
129.8e netto si lanciò di là dal fosso.
130.1Poco era men di trenta piedi, o tanto,
130.2et egli il passò destro come un veltro,
130.3e fece nel cader strepito, quanto
130.4avesse avuto sotto i piedi il feltro:
130.5et a questo et a quello affrappa il manto,
130.6come sien l'arme di tenero peltro,
130.7e non di ferro, anzi pur sien di scorza:
130.8tal la sua spada, e tanta è la sua forza!
131.1In questo tempo i nostri, da chi tese
131.2l'insidie son ne la cava profonda,
131.3che v'han scope e fascine in copia stese,
131.4intorno a quai di molta pece abonda
131.5(né però alcuna si vede palese,
131.6ben che n'è piena l'una e l'altra sponda
131.7dal fondo cupo insino all'orlo quasi),
131.8e senza fin v'hanno appiattati vasi,
132.1qual con salnitro, qual con oglio, quale
132.2con zolfo, qual con altra simil esca;
132.3i nostri in questo tempo, perché male
132.4ai Saracini il folle ardir riesca,
132.5ch'eran nel fosso, e per diverse scale
132.6credean montar su l'ultima bertresca;
132.7udito il segno da oportuni lochi,
132.8di qua e di là fenno avampare i fochi.
133.1Tornò la fiamma sparsa, tutta in una,
133.2che tra una ripa e l'altra ha 'l tutto pieno;
133.3e tanto ascende in alto, ch'alla luna
133.4può d'appresso asciugar l'umido seno.
133.5Sopra si volve oscura nebbia e bruna,
133.6che 'l sole adombra, e spegne ogni sereno.
133.7Sentesi un scoppio in un perpetuo suono,
133.8simile a un grande e spaventoso tuono.
134.1Aspro concento, orribile armonia
134.2d'alte querele, d'ululi e di strida
134.3de la misera gente che peria
134.4nel fondo per cagion de la sua guida,
134.5istranamente concordar s'udia
134.6col fiero suon de la fiamma omicida.
134.7Non più, Signor, non più di questo canto;
134.8ch'io son già rauco, e vo' posarmi alquanto.
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