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1.1Cerere, poi che da la madre Idea
1.2tornando in fretta alla solinga valle,
1.3là dove calca la montagna Etnea
1.4al fulminato Encelado le spalle,
1.5la figlia non trovò dove l'avea
1.6lasciata fuor d'ogni segnato calle;
1.7fatto ch'ebbe alle guancie, al petto, ai crini
1.8e agli occhi danno, al fin svelse duo pini;
2.1e nel fuoco gli accese di Vulcano,
2.2e diè lor non potere esser mai spenti:
2.3e portandosi questi uno per mano
2.4sul carro che tiravan dui serpenti,
2.5cercò le selve, i campi, il monte, il piano,
2.6le valli, i fiumi, li stagni, i torrenti,
2.7la terra e 'l mare; e poi che tutto il mondo
2.8cercò di sopra, andò al tartareo fondo.
3.1S'in poter fosse stato Orlando pare
3.2all'Eleusina dea, come in disio,
3.3non avria, per Angelica cercare,
3.4lasciato o selva o campo o stagno o rio
3.5o valle o monte o piano o terra o mare,
3.6il cielo, e 'l fondo de l'eterno oblio;
3.7ma poi che 'l carro e i draghi non avea,
3.8la gìa cercando al meglio che potea.
4.1L'ha cercata per Francia: or s'apparecchia
4.2per Italia cercarla e per Lamagna,
4.3per la nuova Castiglia e per la vecchia,
4.4e poi passare in Libia il mar di Spagna.
4.5Mentre pensa così, sente all'orecchia
4.6una voce venir, che par che piagna:
4.7si spinge inanzi; e sopra un gran destriero
4.8trottar si vede inanzi un cavalliero,
5.1che porta in braccio e su l'arcion davante
5.2per forza una mestissima donzella.
5.3Piange ella, e si dibatte, e fa sembiante
5.4di gran dolore; et in soccorso appella
5.5il valoroso principe d'Anglante;
5.6che come mira alla giovane bella,
5.7gli par colei, per cui la notte e il giorno
5.8cercato Francia avea dentro e d'intorno.
6.1Non dico ch'ella fosse, ma parea
6.2Angelica gentil ch'egli tant'ama.
6.3Egli, che la sua donna e la sua dea
6.4vede portar sì addolorata e grama,
6.5spinto da l'ira e da la furia rea,
6.6con voce orrenda il cavallier richiama;
6.7richiama il cavalliero e gli minaccia,
6.8e Brigliadoro a tutta briglia caccia.
7.1Non resta quel fellon, né gli risponde,
7.2all'alta preda, al gran guadagno intento;
7.3e sì ratto ne va per quelle fronde,
7.4che saria tardo a seguitarlo il vento.
7.5L'un fugge, e l'altro caccia; e le profonde
7.6selve s'odon sonar d'alto lamento.
7.7Correndo, usciro in un gran prato; e quello
7.8avea nel mezzo un grande e ricco ostello.
8.1Di vari marmi con suttil lavoro
8.2edificato era il palazzo altiero.
8.3Corse dentro alla porta messa d'oro
8.4con la donzella in braccio il cavalliero.
8.5Dopo non molto giunse Brigliadoro,
8.6che porta Orlando disdegnoso e fiero.
8.7Orlando, come è dentro, gli occhi gira;
8.8né più il guerrier, né la donzella mira.
9.1Subito smonta, e fulminando passa
9.2dove più dentro il bel tetto s'alloggia:
9.3corre di qua, corre di là, né lassa
9.4che non vegga ogni camera, ogni loggia.
9.5Poi che i segreti d'ogni stanza bassa
9.6ha cerco invan, su per le scale poggia;
9.7e non men perde anco a cercar di sopra,
9.8che perdessi di sotto, il tempo e l'opra.
10.1D'oro e di seta i letti ornati vede:
10.2nulla de muri appar né de pareti;
10.3che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
10.4son da cortine ascose e da tapeti.
10.5Di su di giù va il conte Orlando e riede;
10.6né per questo può far gli occhi mai lieti
10.7che riveggiano Angelica, o quel ladro
10.8che n'ha portato il bel viso leggiadro.
11.1E mentre or quinci or quindi invano il passo
11.2movea, pien di travaglio e di pensieri,
11.3Ferraù, Brandimarte e il re Gradasso,
11.4re Sacripante et altri cavallieri
11.5vi ritrovò, ch'andavano alto e basso,
11.6né men facean di lui vani sentieri;
11.7e si ramaricavan del malvagio
11.8invisibil signor di quel palagio.
12.1Tutti cercando il van, tutti gli dànno
12.2colpa di furto alcun che lor fatt'abbia:
12.3del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
12.4ch'abbia perduta altri la donna, arrabbia;
12.5altri d'altro l'accusa: e così stanno,
12.6che non si san partir di quella gabbia;
12.7e vi son molti, a questo inganno presi,
12.8stati le settimane intiere e i mesi.
13.1Orlando, poi che quattro volte e sei
13.2tutto cercato ebbe il palazzo strano,
13.3disse fra sé: - Qui dimorar potrei,
13.4gittare il tempo e la fatica invano:
13.5e potria il ladro aver tratta costei
13.6da un'altra uscita, e molto esser lontano. -
13.7Con tal pensiero uscì nel verde prato
13.8dal qual tutto il palazzo era aggirato.
14.1Mentre circonda la casa silvestra,
14.2tenendo pur a terra il viso chino
14.3per veder s'orma appare, o da man destra
14.4o da sinistra, di nuovo camino;
14.5si sente richiamar da una finestra:
14.6e leva gli occhi; e quel parlar divino
14.7gli pare udire, e par che miri il viso,
14.8che l'ha, da quel che fu, tanto diviso.
15.1Pargli Angelica udir, che supplicando
15.2e piangendo gli dica: - Aita, aita!
15.3la mia virginità ti raccomando
15.4più che l'anima mia, più che la vita.
15.5Dunque in presenzia del mio caro Orlando
15.6da questo ladro mi sarà rapita?
15.7Più tosto di tua man dammi la morte,
15.8che venir lasci a sì infelice sorte. -
16.1Queste parole una et un'altra volta
16.2fanno Orlando tornar per ogni stanza,
16.3con passione e con fatica molta,
16.4ma temperata pur d'alta speranza.
16.5Talor si ferma, et una voce ascolta,
16.6che di quella d'Angelica ha sembianza
16.7(e s'egli è da una parte, suona altronde),
16.8che chieggia aiuto; e non sa trovar donde.
17.1Ma tornando a Ruggier, ch'io lasciai quando
17.2dissi che per sentiero ombroso e fosco
17.3il gigante e la donna seguitando,
17.4in un gran prato uscito era del bosco;
17.5io dico ch'arrivò qui dove Orlando
17.6dianzi arrivò, se 'l loco riconosco.
17.7Dentro la porta il gran gigante passa:
17.8Ruggier gli è appresso, e di seguir non lassa.
18.1Tosto che pon dentro alla soglia il piede,
18.2per la gran corte e per le loggie mira;
18.3né più il gigante né la donna vede,
18.4e gli occhi indarno or quinci or quindi aggira.
18.5Di su di giù va molte volte e riede;
18.6né gli succede mai quel che desira:
18.7né si sa imaginar dove sì tosto
18.8con la donna il fellon si sia nascosto.
19.1Poi che revisto ha quattro volte e cinque
19.2di su di giù camere e loggie e sale,
19.3pur di nuovo ritorna, e non relinque
19.4che non ne cerchi fin sotto le scale.
19.5Con speme al fin che sian ne le propinque
19.6selve, si parte: ma una voce, quale
19.7richiamò Orlando, lui chiamò non manco;
19.8e nel palazzo il fe' ritornar anco.
20.1Una voce medesma, una persona
20.2che paruta era Angelica ad Orlando,
20.3parve a Ruggier la donna di Dordona,
20.4che lo tenea di se medesmo in bando.
20.5Se con Gradasso o con alcun ragiona
20.6di quei ch'andavan nel palazzo errando,
20.7a tutti par che quella cosa sia,
20.8che più ciascun per sé brama e desia.
21.1Questo era un nuovo e disusato incanto
21.2ch'avea composto Atlante di Carena,
21.3perché Ruggier fosse occupato tanto
21.4in quel travaglio, in quella dolce pena,
21.5che 'l mal'influsso n'andasse da canto,
21.6l'influsso ch'a morir giovene il mena.
21.7Dopo il castel d'acciar, che nulla giova,
21.8e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.
22.1Non pur costui, ma tutti gli altri ancora,
22.2che di valore in Francia han maggior fama,
22.3acciò che di lor man Ruggier non mora,
22.4condurre Atlante in questo incanto trama.
22.5E mentre fa lor far quivi dimora,
22.6perché di cibo non patischin brama,
22.7sì ben fornito avea tutto il palagio,
22.8che donne e cavallier vi stanno ad agio.
23.1Ma torniamo ad Angelica, che seco
23.2avendo quell'annel mirabil tanto,
23.3ch'in bocca a veder lei fa l'occhio cieco,
23.4nel dito, l'assicura da l'incanto;
23.5e ritrovato nel montano speco
23.6cibo avendo e cavalla e veste e quanto
23.7le fu bisogno, avea fatto disegno
23.8di ritornare in India al suo bel regno.
24.1Orlando volentieri o Sacripante
24.2voluto avrebbe in compagnia: non ch'ella
24.3più caro avesse l'un che l'altro amante;
24.4anzi di par fu a' lor disii ribella:
24.5ma dovendo, per girsene in Levante,
24.6passar tante città, tante castella,
24.7di compagnia bisogno avea e di guida,
24.8né potea aver con altri la più fida.
25.1Or l'uno or l'altro andò molto cercando,
25.2prima ch'indizio ne trovasse o spia,
25.3quando in cittade, e quando in ville, e quando
25.4in alti boschi, e quando in altra via.
25.5Fortuna al fin là dove il conte Orlando,
25.6Ferraù e Sacripante era, la invia,
25.7con Ruggier, con Gradasso et altri molti
25.8che v'avea Atlante in strano intrico avolti.
26.1Quivi entra, che veder non la può il mago,
26.2e cerca il tutto, ascosa dal suo annello;
26.3e truova Orlando e Sacripante vago
26.4di lei cercare invan per quello ostello.
26.5Vede come, fingendo la sua imago,
26.6Atlante usa gran fraude a questo e a quello.
26.7Chi tor debba di lor, molto rivolve
26.8nel suo pensier, né ben se ne risolve.
27.1Non sa stimar chi sia per lei migliore,
27.2il conte Orlando o il re dei fier Circassi.
27.3Orlando la potrà con più valore
27.4meglio salvar nei perigliosi passi:
27.5ma se sua guida il fa, sel fa signore;
27.6ch'ella non vede come poi l'abbassi,
27.7qualunque volta, di lui sazia, farlo
27.8voglia minore, o in Francia rimandarlo.
28.1Ma il Circasso depor, quando le piaccia,
28.2potrà, se ben l'avesse posto in cielo.
28.3Questa sola cagion vuol ch'ella il faccia
28.4sua scorta, e mostri avergli fede e zelo.
28.5L'annel trasse di bocca, e di sua faccia
28.6levò dagli occhi a Sacripante il velo.
28.7Credette a lui sol dimostrarsi, e avenne
28.8ch'Orlando e Ferraù le sopravenne.
29.1Le sopravenne Ferraù et Orlando;
29.2che l'uno e l'altro parimente giva
29.3di su di giù, dentro e di fuor cercando
29.4del gran palazzo lei, ch'era lor diva.
29.5Corser di par tutti alla donna, quando
29.6nessuno incantamento gli impediva:
29.7perché l'annel ch'ella si pose in mano,
29.8fece d'Atlante ogni disegno vano.
30.1L'usbergo indosso aveano e l'elmo in testa
30.2dui di questi guerrier, dei quali io canto;
30.3né notte o dì, dopo ch'entraro in questa
30.4stanza, l'aveano mai messo da canto;
30.5che facile a portar, come la vesta,
30.6era lor, perché in uso l'avean tanto.
30.7Ferraù il terzo era anco armato, eccetto
30.8che non avea, né volea avere elmetto,
31.1fin che quel non avea, che 'l paladino
31.2tolse Orlando al fratel del re Troiano;
31.3ch'allora lo giurò, che l'elmo fino
31.4cercò de l'Argalia nel fiume invano:
31.5e se ben quivi Orlando ebbe vicino,
31.6né però Ferraù pose in lui mano;
31.7avenne che conoscersi tra loro
31.8non si potêr, mentre là dentro fôro.
32.1Era così incantato quello albergo,
32.2ch'insieme riconoscer non poteansi.
32.3Né notte mai né dì, spada né usbergo
32.4né scudo pur dal braccio rimoveansi.
32.5I lor cavalli con la sella al tergo,
32.6pendendo i morsi da l'arcion, pasceansi
32.7in una stanza, che presso all'uscita,
32.8d'orzo e di paglia sempre era fornita.
33.1Atlante riparar non sa né puote,
33.2ch'in sella non rimontino i guerrieri
33.3per correr dietro alle vermiglie gote,
33.4all'auree chiome et a' begli occhi neri
33.5de la donzella, ch'in fuga percuote
33.6la sua iumenta, perché volentieri
33.7non vede li tre amanti in compagnia,
33.8che forse tolti un dopo l'altro avria.
34.1E poi che dilungati dal palagio
34.2gli ebbe sì, che temer più non dovea
34.3che contra lor l'incantator malvagio
34.4potesse oprar la sua fallacia rea;
34.5l'annel, che le schivò più d'un disagio,
34.6tra le rosate labra si chiudea:
34.7donde lor sparve subito dagli occhi,
34.8e gli lasciò come insensati e sciocchi.
35.1Come che fosse il suo primier disegno
35.2di voler seco Orlando o Sacripante,
35.3ch'a ritornar l'avessero nel regno
35.4di Galafron ne l'ultimo Levante;
35.5le vennero amendua subito a sdegno,
35.6e si mutò di voglia in uno instante:
35.7e senza più obligarsi o a questo o a quello,
35.8pensò bastar per amendua il suo annello.
36.1Volgon pel bosco or quinci or quindi in fretta
36.2quelli scherniti la stupida faccia;
36.3come il cane talor, se gli è intercetta
36.4o lepre o volpe a cui dava la caccia,
36.5che d'improviso in qualche tana stretta
36.6o in folta macchia o in un fosso si caccia.
36.7Di lor si ride Angelica proterva,
36.8che non è vista, e i lor progressi osserva.
37.1Per mezzo il bosco appar sol una strada:
37.2credono i cavallier che la donzella
37.3inanzi a lor per quella se ne vada;
37.4che non se ne può andar, se non per quella.
37.5Orlando corre, e Ferraù non bada,
37.6né Sacripante men sprona e puntella.
37.7Angelica la briglia più ritiene,
37.8e dietro lor con minor fretta viene.
38.1Giunti che fur, correndo, ove i sentieri
38.2a perder si venian ne la foresta,
38.3e cominciâr per l'erba i cavallieri
38.4a riguardar se vi trovavan pesta;
38.5Ferraù, che potea fra quanti altieri
38.6mai fosser, gir con la corona in testa,
38.7si volse con mal viso agli altri dui,
38.8e gridò lor: - Dove venite vui?
39.1Tornate a dietro, o pigliate altra via,
39.2se non volete rimaner qui morti:
39.3né in amar né in seguir la donna mia
39.4si creda alcun, che compagnia comporti. -
39.5Disse Orlando al Circasso: - Che potria
39.6più dir costui, s'ambi ci avesse scorti
39.7per le più vili e timide puttane
39.8che da conocchie mai traesser lane? -
40.1Poi volto a Ferraù, disse: - Uom bestiale,
40.2s'io non guardassi che senza elmo sei,
40.3di quel c'hai detto, s'hai ben detto o male,
40.4senz'altra indugia accorger ti farei. -
40.5Disse il Spagnuol: - Di quel ch'a me non cale,
40.6perché pigliarne tu cura ti déi?
40.7Io sol contra ambidui per far son buono
40.8quel che detto ho, senza elmo come sono. -
41.1- Deh (disse Orlando al re di Circassia),
41.2in mio servigio a costui l'elmo presta,
41.3tanto ch'io gli abbia tratta la pazzia;
41.4ch'altra non vidi mai simile a questa. -
41.5Rispose il re: - Chi più pazzo saria?
41.6Ma se ti par pur la domanda onesta,
41.7prestagli il tuo; ch'io non sarò men atto,
41.8che tu sia forse, a castigare un matto. -
42.1Suggiunse Ferraù: - Sciocchi voi, quasi
42.2che, se mi fosse il portar elmo a grado,
42.3voi senza non ne fosse già rimasi;
42.4che tolti i vostri avrei, vostro mal grado.
42.5Ma per narrarvi in parte li miei casi,
42.6per voto così senza me ne vado,
42.7et anderò, fin ch'io non ho quel fino
42.8che porta in capo Orlando paladino. -
43.1- Dunque (rispose sorridendo il conte)
43.2ti pensi a capo nudo esser bastante
43.3far ad Orlando quel che in Aspramonte
43.4egli già fece al figlio d'Agolante?
43.5Anzi credo io, se tel vedessi a fronte,
43.6ne tremeresti dal capo alle piante;
43.7non che volessi l'elmo, ma daresti
43.8l'altre arme a lui di patto, che tu vesti. -
44.1Il vantator Spagnuol disse: - Già molte
44.2fiate e molte ho così Orlando astretto,
44.3che facilmente l'arme gli avrei tolte,
44.4quante indosso n'avea, non che l'elmetto;
44.5e s'io nol feci, occorrono alle volte
44.6pensier che prima non s'aveano in petto:
44.7non n'ebbi, già fu, voglia; or l'aggio, e spero
44.8che mi potrà succeder di leggiero. -
45.1Non poté aver più pazienzia Orlando,
45.2e gridò: - Mentitor, brutto marrano,
45.3in che paese ti trovasti, e quando,
45.4a poter più di me con l'arme in mano?
45.5Quel paladin, di che ti vai vantando,
45.6son io, che ti pensavi esser lontano.
45.7Or vedi se tu puoi l'elmo levarme,
45.8o s'io son buon per tôrre a te l'altre arme.
46.1Né da te voglio un minimo vantaggio. -
46.2Così dicendo, l'elmo si disciolse,
46.3e lo suspese a un ramuscel di faggio;
46.4e quasi a un tempo Durindana tolse.
46.5Ferraù non perdé di ciò il coraggio:
46.6trasse la spada, e in atto si raccolse,
46.7onde con essa e col levato scudo
46.8potesse ricoprirsi il capo nudo.
47.1Così li duo guerrieri incominciaro,
47.2lor cavalli aggirando, a volteggiarsi;
47.3e dove l'arme si giungeano, e raro
47.4era più il ferro, col ferro a tentarsi.
47.5Non era in tutto 'l mondo un altro paro
47.6che più di questo avessi ad accoppiarsi:
47.7pari eran di vigor, pari d'ardire;
47.8né l'un né l'altro si potea ferire.
48.1Ch'abbiate, Signor mio, già inteso estimo,
48.2che Ferraù per tutto era fatato,
48.3fuor che là dove l'alimento primo
48.4piglia il bambin nel ventre ancor serrato:
48.5e fin che del sepolcro il tetro limo
48.6la faccia gli coperse, il luogo armato
48.7usò portar, dove era il dubbio, sempre
48.8di sette piastre fatte a buone tempre.
49.1Era ugualmente il principe d'Anglante
49.2tutto fatato, fuor che in una parte:
49.3ferito esser potea sotto le piante;
49.4ma le guardò con ogni studio et arte.
49.5Duro era il resto lor più che diamante
49.6(se la fama dal ver non si diparte);
49.7e l'uno e l'altro andò, più per ornato
49.8che per bisogno, alle sue imprese armato.
50.1S'incrudelisce e inaspra la battaglia,
50.2d'orrore in vista e di spavento piena.
50.3Ferraù, quando punge e quando taglia,
50.4né mena botta che non vada piena:
50.5ogni colpo d'Orlando o piastra o maglia
50.6e schioda e rompe et apre e a straccio mena.
50.7Angelica invisibil lor pon mente,
50.8sola a tanto spettacolo presente.
51.1Intanto il re di Circassia, stimando
51.2che poco inanzi Angelica corresse,
51.3poi ch'attaccati Ferraù et Orlando
51.4vide restar, per quella via si messe,
51.5che si credea che la donzella, quando
51.6da lor disparve, seguitata avesse:
51.7sì che a quella battaglia la figliuola
51.8di Galafron fu testimonia sola.
52.1Poi che, orribil come era e spaventosa,
52.2l'ebbe da parte ella mirata alquanto,
52.3e che le parve assai pericolosa
52.4così da l'un come da l'altro canto;
52.5di veder novità voluntarosa,
52.6disegnò l'elmo tor, per mirar quanto
52.7fariano i duo guerrier, vistosel tolto;
52.8ben con pensier di non tenerlo molto.
53.1Ha ben di darlo al conte intenzione;
53.2ma se ne vuole in prima pigliar gioco.
53.3L'elmo dispicca, e in grembio se lo pone,
53.4e sta a mirare i cavallieri un poco.
53.5Di poi si parte, e non fa lor sermone;
53.6e lontana era un pezzo da quel loco,
53.7prima ch'alcun di lor v'avesse mente:
53.8sì l'uno e l'altro era ne l'ira ardente.
54.1Ma Ferraù, che prima v'ebbe gli occhi,
54.2si dispiccò da Orlando, e disse a lui:
54.3- Deh come n'ha da male accorti e sciocchi
54.4trattati il cavallier ch'era con nui!
54.5Che premio fia ch'al vincitor più tocchi,
54.6se 'l bel elmo involato n'ha costui? -
54.7Ritrassi Orlando, e gli occhi al ramo gira:
54.8non vede l'elmo, e tutto avampa d'ira.
55.1E nel parer di Ferraù concorse,
55.2che 'l cavallier che dianzi era con loro
55.3se lo portasse; onde la briglia torse,
55.4e fe' sentir gli sproni a Brigliadoro.
55.5Ferraù che del campo il vide tôrse,
55.6gli venne dietro; e poi che giunti fôro
55.7dove ne l'erba appar l'orma novella
55.8ch'avea fatto il Circasso e la donzella,
56.1prese la strada alla sinistra il conte
56.2verso una valle, ove il Circasso era ito:
56.3si tenne Ferraù più presso al monte,
56.4dove il sentiero Angelica avea trito.
56.5Angelica in quel mezzo ad una fonte
56.6giunta era, ombrosa e di giocondo sito,
56.7ch'ognun che passa, alle fresche ombre invita,
56.8né, senza ber, mai lascia far partita.
57.1Angelica si ferma alle chiare onde,
57.2non pensando ch'alcun le sopravegna;
57.3e per lo sacro annel che la nasconde,
57.4non può temer che caso rio le avegna.
57.5A prima giunta in su l'erbose sponde
57.6del rivo l'elmo a un ramuscel consegna;
57.7poi cerca, ove nel bosco è miglior frasca,
57.8la iumenta legar, perché si pasca.
58.1Il cavallier di Spagna, che venuto
58.2era per l'orme, alla fontana giunge.
58.3Non l'ha sì tosto Angelica veduto,
58.4che gli dispare, e la cavalla punge.
58.5L'elmo, che sopra l'erba era caduto,
58.6ritor non può, che troppo resta lunge.
58.7Come il pagan d'Angelica s'accorse,
58.8tosto vêr lei pien di letizia corse.
59.1Gli sparve, come io dico, ella davante,
59.2come fantasma al dipartir del sonno.
59.3Cercando egli la va per quelle piante,
59.4né i miseri occhi più veder la ponno.
59.5Bestemiando Macone e Trivigante,
59.6e di sua legge ogni maestro e donno,
59.7ritornò Ferraù verso la fonte,
59.8u' ne l'erba giacea l'elmo del conte.
60.1Lo riconobbe, tosto che mirollo,
60.2per lettere ch'avea scritte ne l'orlo;
60.3che dicean dove Orlando guadagnollo,
60.4e come e quando, et a chi fe' deporlo.
60.5Armossene il pagano il capo e il collo;
60.6che non lasciò, pel duol ch'avea, di tôrlo;
60.7pel duol ch'avea di quella che gli sparve,
60.8come sparir soglion notturne larve.
61.1Poi ch'allacciato s'ha il buon elmo in testa,
61.2aviso gli è, che a contentarsi a pieno,
61.3sol ritrovare Angelica gli resta,
61.4che gli appar e dispar come baleno.
61.5Per lei tutta cercò l'alta foresta:
61.6e poi ch'ogni speranza venne meno
61.7di più poterne ritrovar vestigi,
61.8tornò al campo spagnuol verso Parigi;
62.1temperando il dolor che gli ardea il petto,
62.2di non aver sì gran disir sfogato,
62.3col refrigerio di portar l'elmetto
62.4che fu d'Orlando, come avea giurato.
62.5Dal conte, poi che 'l certo gli fu detto,
62.6fu lungamente Ferraù cercato;
62.7né fin quel dì dal capo gli lo sciolse,
62.8che fra duo ponti la vita gli tolse.
63.1Angelica invisibile e soletta
63.2via se ne va, ma con turbata fronte;
63.3che de l'elmo le duol, che troppa fretta
63.4le avea fatto lasciar presso alla fonte.
63.5- Per voler far quel ch'a me far non spetta
63.6(tra sé dicea), levato ho l'elmo al conte:
63.7questo, pel primo merito, è assai buono
63.8di quanto a lui pur ubligata sono.
64.1Con buona intenzione (e sallo Idio),
64.2ben che diverso e tristo effetto segua,
64.3io levai l'elmo: e solo il pensier mio
64.4fu di ridur quella battaglia a triegua;
64.5e non che per mio mezzo il suo disio
64.6questo brutto Spagnuol oggi consegua. -
64.7Così di sé s'andava lamentando
64.8d'aver de l'elmo suo privato Orlando.
65.1Sdegnata e malcontenta la via prese,
65.2che le parea miglior, verso Oriente.
65.3Più volte ascosa andò, talor palese,
65.4secondo era oportuno, infra la gente.
65.5Dopo molto veder molto paese,
65.6giunse in un bosco, dove iniquamente
65.7fra duo compagni morti un giovinetto
65.8trovò, ch'era ferito in mezzo il petto.
66.1Ma non dirò d'Angelica or più inante;
66.2che molte cose ho da narrarvi prima:
66.3né sono a Ferraù né a Sacripante,
66.4sin a gran pezzo per donar più rima.
66.5Da lor mi leva il principe d'Anglante,
66.6che di sé vuol che inanzi agli altri esprima
66.7le fatiche e gli affanni che sostenne
66.8nel gran disio, di che a fin mai non venne.
67.1Alla prima città ch'egli ritruova
67.2(perché d'andare occulto avea gran cura)
67.3si pone in capo una barbuta nuova
67.4senza mirar s'ha debil tempra o dura:
67.5sia qual si vuol, poco gli nuoce o giova;
67.6sì ne la fatagion si rassicura.
67.7Così coperto, séguita l'inchiesta;
67.8né notte, o giorno, o pioggia, o sol l'arresta.
68.1Era ne l'ora, che traea i cavalli
68.2Febo del mar con rugiadoso pelo,
68.3e l'Aurora di fior vermigli e gialli
68.4venìa spargendo d'ogn'intorno il cielo;
68.5e lasciato le stelle aveano i balli,
68.6e per partirsi postosi già il velo;
68.7quando appresso a Parigi un dì passando,
68.8mostrò di sua virtù gran segno Orlando.
69.1In dua squadre incontrossi: e Manilardo
69.2ne reggea l'una, il Saracin canuto,
69.3re di Norizia, già fiero e gagliardo,
69.4or miglior di consiglio che d'aiuto;
69.5guidava l'altra sotto il suo stendardo
69.6il re di Tremisen, ch'era tenuto
69.7tra gli Africani cavallier perfetto:
69.8Alzirdo fu, da chi 'l conobbe, detto.
70.1Questi con l'altro esercito pagano
70.2quella invernata avean fatto soggiorno,
70.3chi presso alla città, chi più lontano,
70.4tutti alle ville o alle castella intorno:
70.5ch'avendo speso il re Agramante invano,
70.6per espugnar Parigi, più d'un giorno,
70.7vòlse tentar l'assedio finalmente,
70.8poi che pigliar non lo potea altrimente.
71.1E per far questo avea gente infinita;
71.2che oltre a quella che con lui giunt'era,
71.3e quella che di Spagna avea seguita
71.4del re Marsilio la real bandiera,
71.5molta di Francia n'avea al soldo unita;
71.6che da Parigi insino alla riviera
71.7d'Arli, con parte di Guascogna (eccetto
71.8alcune ròcche) avea tutto suggetto.
72.1Or cominciando i trepidi ruscelli
72.2a sciorre il freddo giaccio in tiepide onde,
72.3e i prati di nuove erbe, e gli arbuscelli
72.4a rivestirsi di tenera fronde;
72.5ragunò il re Agramante tutti quelli
72.6che seguian le fortune sue seconde,
72.7per farsi rassegnar l'armata torma;
72.8indi alle cose sue dar miglior forma.
73.1A questo effetto il re di Tremisenne
73.2con quel de la Norizia ne venìa,
73.3per là giungere a tempo, ove si tenne
73.4poi conto d'ogni squadra o buona o ria.
73.5Orlando a caso ad incontrar si venne
73.6(come io v'ho detto) in questa compagnia,
73.7cercando pur colei, come egli era uso,
73.8che nel carcer d'Amor lo tenea chiuso.
74.1Come Alzirdo appressar vide quel conte
74.2che di valor non avea pari al mondo,
74.3in tal sembiante, in sì superba fronte,
74.4che 'l dio de l'arme a lui parea secondo,
74.5restò stupito alle fattezze conte,
74.6al fiero sguardo, al viso furibondo;
74.7e lo stimò guerrier d'alta prodezza:
74.8ma ebbe del provar troppa vaghezza.
75.1Era giovane Alzirdo, et arrogante
75.2per molta forza, e per gran cor pregiato.
75.3Per giostrar spinse il suo cavallo inante:
75.4meglio per lui, se fosse in schiera stato;
75.5che ne lo scontro il principe d'Anglante
75.6lo fe' cader per mezzo il cor passato.
75.7Giva in fuga il destrier di timor pieno;
75.8che su non v'era chi reggesse il freno.
76.1Levasi un grido subito et orrendo,
76.2che d'ogn'intorno n'ha l'aria ripiena,
76.3come si vede, il giovene cadendo,
76.4spicciar il sangue di sì larga vena.
76.5La turba verso il conte vien fremendo
76.6disordinata, e tagli e punte mena;
76.7ma quella è più, che con pennuti dardi
76.8tempesta il fior dei cavallier gagliardi.
77.1Con qual rumor la setolosa frotta
77.2correr da monti suole o da campagne,
77.3se 'l lupo uscito di nascosa grotta,
77.4o l'orso sceso alle minor montagne,
77.5un tener porco preso abbia talotta,
77.6che con grugnito e gran stridor si lagne;
77.7con tal lo stuol barbarico era mosso
77.8verso il conte, gridando: - Adosso, adosso! -
78.1Lance, saette e spade ebbe l'usbergo
78.2a un tempo mille, e lo scudo altretante:
78.3chi gli percuote con la mazza il tergo,
78.4chi minaccia da lato, e chi davante.
78.5Ma quel, ch'al timor mai non diede albergo,
78.6estima la vil turba e l'arme tante,
78.7quel che dentro alla mandra, all'aer cupo,
78.8il numer de l'agnelle estimi il lupo.
79.1Nuda avea in man quella fulminea spada
79.2che posti ha tanti Saracini a morte:
79.3dunque chi vuol di quanta turba cada
79.4tenere il conto, ha impresa dura e forte.
79.5Rossa di sangue già correa la strada,
79.6capace a pena a tante genti morte;
79.7perché né targa né capel difende
79.8la fatal Durindana, ove discende,
80.1né vesta piena di cotone, o tele
80.2che circondino il capo in mille vòlti.
80.3Non pur per l'aria gemiti e querele,
80.4ma volan braccia e spalle e capi sciolti.
80.5Pel campo errando va Morte crudele
80.6in molti, varii, e tutti orribil volti;
80.7e tra sé dice: - In man d'Orlando valci
80.8Durindana per cento de mie falci. -
81.1Una percossa a pena l'altra aspetta.
81.2Ben tosto cominciâr tutti a fuggire;
81.3e quando prima ne veniano in fretta
81.4(perch'era sol, credeanselo inghiottire),
81.5non è chi per levarsi de la stretta
81.6l'amico aspetti, e cerchi insieme gire:
81.7chi fugge a piedi in qua, chi colà sprona;
81.8nessun domanda se la strada è buona.
82.1Virtude andava intorno con lo speglio
82.2che fa veder ne l'anima ogni ruga:
82.3nessun vi si mirò, se non un veglio
82.4a cui il sangue l'età, non l'ardir, sciuga.
82.5Vide costui quanto il morir sia meglio,
82.6che con suo disonor mettersi in fuga:
82.7dico il re di Norizia; onde la lancia
82.8arrestò contra il paladin di Francia.
83.1E la roppe alla penna de lo scudo
83.2del fiero conte, che nulla si mosse.
83.3Egli ch'avea alla posta il brando nudo,
83.4re Manilardo al trapassar percosse.
83.5Fortuna l'aiutò; che 'l ferro crudo
83.6in man d'Orlando al venir giù voltosse:
83.7tirare i colpi a filo ognor non lece;
83.8ma pur di sella stramazzar lo fece.
84.1Stordito de l'arcion quel re stramazza:
84.2non si rivolge Orlando a rivederlo;
84.3che gli altri taglia, tronca, fende, amazza:
84.4a tutti pare in su le spalle averlo.
84.5Come per l'aria, ove han sì larga piazza,
84.6fuggon li storni da l'audace smerlo,
84.7così di quella squadra ormai disfatta
84.8altri cade, altri fugge, altri s'appiatta.
85.1Non cessò pria la sanguinosa spada,
85.2che fu di viva gente il campo vòto.
85.3Orlando è in dubbio a ripigliar la strada,
85.4ben che gli sia tutto il paese noto.
85.5O da man destra o da sinistra vada,
85.6il pensier da l'andar sempre è remoto:
85.7d'Angelica cercar, fuor ch'ove sia,
85.8teme, e di far sempre contraria via.
86.1Il suo camin (di lei chiedendo spesso)
86.2or per li campi or per le selve tenne:
86.3e sì come era uscito di se stesso,
86.4uscì di strada; e a piè d'un monte venne,
86.5dove la notte fuor d'un sasso fesso
86.6lontan vide un splendor batter le penne.
86.7Orlando al sasso per veder s'accosta,
86.8se quivi fosse Angelica reposta.
87.1Come nel bosco de l'umil ginepre,
87.2o ne la stoppia alla campagna aperta,
87.3quando si cerca la paurosa lepre
87.4per traversati solchi e per via incerta,
87.5si va ad ogni cespuglio, ad ogni vepre,
87.6se per ventura vi fosse coperta;
87.7così cercava Orlando con gran pena
87.8la donna sua, dove speranza il mena.
88.1Verso quel raggio andando in fretta il conte,
88.2giunse ove ne la selva si diffonde
88.3da l'angusto spiraglio di quel monte,
88.4ch'una capace grotta in sé nasconde;
88.5e truova inanzi ne la prima fronte
88.6spine e virgulti, come mura e sponde,
88.7per celar quei che ne la grotta stanno,
88.8da chi far lor cercasse oltraggio e danno.
89.1Di giorno ritrovata non sarebbe,
89.2ma la facea di notte il lume aperta.
89.3Orlando pensa ben quel ch'esser debbe;
89.4pur vuol saper la cosa anco più certa.
89.5Poi che legato fuor Brigliadoro ebbe,
89.6tacito viene alla grotta coperta;
89.7e fra li spessi rami ne la buca
89.8entra, senza chiamar chi l'introduca.
90.1Scende la tomba molti gradi al basso,
90.2dove la viva gente sta sepolta.
90.3Era non poco spazioso il sasso
90.4tagliato a punte di scarpelli in volta;
90.5né di luce diurna in tutto casso,
90.6ben che l'entrata non ne dava molta;
90.7ma ve ne venìa assai da una finestra
90.8che sporgea in un pertugio da man destra.
91.1In mezzo la spelonca, appresso a un fuoco
91.2era una donna di giocondo viso;
91.3quindici anni passar dovea di poco,
91.4quanto fu al conte, al primo sguardo, aviso:
91.5et era bella sì, che facea il loco
91.6salvatico parere un paradiso;
91.7ben ch'avea gli occhi di lacrime pregni,
91.8del cor dolente manifesti segni.
92.1V'era una vecchia; e facean gran contese
92.2(come uso feminil spesso esser suole),
92.3ma come il conte ne la grotta scese,
92.4finiron le dispùte e le parole.
92.5Orlando a salutarle fu cortese
92.6(come con donne sempre esser si vuole),
92.7et elle si levaro immantinente,
92.8e lui risalutâr benignamente.
93.1Gli è ver che si smarriro in faccia alquanto,
93.2come improviso udiron quella voce,
93.3e insieme entrare armato tutto quanto
93.4vider là dentro un uom tanto feroce.
93.5Orlando domandò qual fosse tanto
93.6scortese, ingiusto, barbaro et atroce,
93.7che ne la grotta tenesse sepolto
93.8un sì gentile et amoroso volto.
94.1La vergine a fatica gli rispose,
94.2interrotta da fervidi signiozzi,
94.3che dai coralli e da le prezïose
94.4perle uscir fanno i dolci accenti mozzi.
94.5Le lacrime scendean tra gigli e rose,
94.6là dove avien ch'alcuna se n'inghiozzi.
94.7Piacciavi udir ne l'altro canto il resto,
94.8Signor, che tempo è omai di finir questo.
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