1.1Tutti gli altri animai che sono in terra,
1.2o che vivon quieti e stanno in pace,
1.3o se vengono a rissa e si fan guerra,
1.4alla femina il maschio non la face:
1.5l'orsa con l'orso al bosco sicura erra,
1.6la leonessa appresso il leon giace;
1.7col lupo vive la lupa sicura,
1.8né la iuvenca ha del torel paura.
2.1Ch'abominevol peste, che Megera
2.2è venuta a turbar gli umani petti?
2.3che si sente il marito e la mogliera
2.4sempre garrir d'ingiuriosi detti,
2.5stracciar la faccia e far livida e nera,
2.6bagnar di pianto i geniali letti;
2.7e non di pianto sol, ma alcuna volta
2.8di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.
3.1Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia
3.2contra natura e sia di Dio ribello,
3.3che s'induce a percuotere la faccia
3.4di bella donna, o romperle un capello:
3.5ma chi le dà veneno, o chi le caccia
3.6l'alma del corpo con laccio o coltello,
3.7ch'uomo sia quel non crederò in eterno,
3.8ma in vista umana un spirto de l'inferno.
4.1Cotali esser doveano i duoi ladroni
4.2che Rinaldo cacciò da la donzella,
4.3da lor condotta in quei scuri valloni
4.4perché non se n'udisse più novella.
4.5Io lasciai ch'ella render le cagioni
4.6s'apparechiava di sua sorte fella
4.7al paladin, che le fu buono amico:
4.8or, seguendo l'istoria, così dico.
5.1La donna incominciò: - Tu intenderai
5.2la maggior crudeltade e la più espressa,
5.3ch'in Tebe o in Argo o ch'in Micene mai,
5.4o in loco più crudel fosse commessa.
5.5E se rotando il sole i chiari rai,
5.6qui men ch'all'altre region s'appressa,
5.7credo ch'a noi malvolentieri arrivi,
5.8perché veder sì crudel gente schivi.
6.1Ch'agli nemici gli uomini sien crudi,
6.2in ogni età se n'è veduto esempio;
6.3ma dar la morte a chi procuri e studi
6.4il tuo ben sempre, è troppo ingiusto et empio.
6.5E acciò che meglio il vero io ti denudi,
6.6perché costor volessero far scempio
6.7degli anni verdi miei contra ragione,
6.8ti dirò da principio ogni cagione.
7.1Voglio che sappi, signor mio, ch'essendo
7.2tenera ancora, alli servigi venni
7.3de la figlia del re, con cui crescendo,
7.4buon luogo in corte et onorato tenni.
7.5Crudele Amore, al mio stato invidendo,
7.6fe' che seguace, ahi lassa! gli divenni:
7.7fe' d'ogni cavallier, d'ogni donzello
7.8parermi il duca d'Albania più bello.
8.1Perché egli mostrò amarmi più che molto,
8.2io ad amar lui con tutto il cor mi mossi.
8.3Ben s'ode il ragionar, si vede il volto,
8.4ma dentro il petto mal giudicar possi.
8.5Credendo, amando, non cessai che tolto
8.6l'ebbi nel letto, e non guardai ch'io fossi
8.7di tutte le real camere in quella
8.8che più secreta avea Ginevra bella;
9.1dove tenea le sue cose più care,
9.2e dove le più volte ella dormia.
9.3Si può di quella in s'un verrone entrare,
9.4che fuor del muro al discoperto uscia.
9.5Io facea il mio amator quivi montare;
9.6e la scala di corde onde salia,
9.7io stessa dal verron giù gli mandai
9.8qual volta meco aver lo desiai:
10.1che tante volte ve lo fei venire,
10.2quanto Ginevra me ne diede l'agio,
10.3che solea mutar letto, or per fuggire
10.4il tempo ardente, or il brumal malvagio.
10.5Non fu veduto d'alcun mai salire;
10.6però che quella parte del palagio
10.7risponde verso alcune case rotte,
10.8dove nessun mai passa o giorno o notte.
11.1Continuò per molti giorni e mesi
11.2tra noi secreto l'amoroso gioco:
11.3sempre crebbe l'amore; e sì m'accesi,
11.4che tutta dentro io mi sentia di foco:
11.5e cieca ne fui sì, ch'io non compresi
11.6ch'egli fingeva molto, e amava poco;
11.7ancor che li suo' inganni discoperti
11.8esser doveanmi a mille segni certi.
12.1Dopo alcun dì si mostrò nuovo amante
12.2de la bella Ginevra. Io non so appunto
12.3s'allora cominciasse, o pur inante
12.4de l'amor mio, n'avesse il cor già punto.
12.5Vedi s'in me venuto era arrogante,
12.6s'imperio nel mio cor s'aveva assunto;
12.7che mi scoperse, e non ebbe rossore
12.8chiedermi aiuto in questo nuovo amore.
13.1Ben mi dicea ch'uguale al mio non era,
13.2né vero amor quel ch'egli avea a costei;
13.3ma simulando esserne acceso, spera
13.4celebrarne i legitimi imenei.
13.5Dal re ottenerla fia cosa leggiera,
13.6qualor vi sia la volontà di lei;
13.7che di sangue e di stato in tutto il regno
13.8non era, dopo il re, di lu' il più degno.
14.1Mi persuade, se per opra mia
14.2potesse al suo signor genero farsi
14.3(che veder posso che se n'alzeria
14.4a quanto presso al re possa uomo alzarsi),
14.5che me n'avria bon merto, e non saria
14.6mai tanto beneficio per scordarsi;
14.7e ch'alla moglie e ch'ad ogn'altro inante
14.8mi porrebbe egli in sempre essermi amante.
15.1Io, ch'era tutta a satisfargli intenta,
15.2né seppi o vòlsi contradirgli mai,
15.3e sol quei giorni io mi vidi contenta,
15.4ch'averlo compiaciuto mi trovai;
15.5piglio l'occasion che s'appresenta
15.6di parlar d'esso e di lodarlo assai;
15.7et ogni industria adopro, ogni fatica
15.8per far del mio amator Ginevra amica.
16.1Feci col core e con l'effetto tutto
16.2quel che far si poteva, e sallo Idio;
16.3né con Ginevra mai potei far frutto,
16.4ch'io le ponessi in grazia il duca mio:
16.5e questo, che ad amar ella avea indutto
16.6tutto il pensiero e tutto il suo disio
16.7un gentil cavallier, bello e cortese,
16.8venuto in Scozia di lontan paese;
17.1che con un suo fratel ben giovinetto
17.2venne d'Italia a stare in questa corte;
17.3si fe' ne l'arme poi tanto perfetto,
17.4che la Bretagna non avea il più forte.
17.5Il re l'amava, e ne mostrò l'effetto;
17.6che gli donò di non picciola sorte
17.7castella e ville e iuridizioni,
17.8e lo fe' grande al par dei gran baroni.
18.1Grato era al re, più grato era alla figlia
18.2quel cavallier chiamato Ariodante,
18.3per esser valoroso a maraviglia;
18.4ma più, ch'ella sapea che l'era amante.
18.5Né Vesuvio, né il monte di Siciglia,
18.6né Troia avampò mai di fiamme tante,
18.7quante ella conoscea che per suo amore
18.8Ariodante ardea per tutto il core.
19.1L'amar che dunque ella facea colui
19.2con cor sincero e con perfetta fede,
19.3fe' che pel duca male udita fui;
19.4né mai risposta da sperar mi diede:
19.5anzi quanto io pregava più per lui
19.6e gli studiava d'impetrar mercede,
19.7ella, biasmandol sempre e dispregiando,
19.8se gli venìa più sempre inimicando.
20.1Io confortai l'amator mio sovente,
20.2che volesse lasciar la vana impresa;
20.3né si sperasse mai volger la mente
20.4di costei, troppo ad altro amore intesa:
20.5e gli feci conoscer chiaramente,
20.6come era sì d'Ariodante accesa,
20.7che quanta acqua è nel mar, piccola dramma
20.8non spegneria de la sua immensa fiamma.
21.1Questo da me più volte Polinesso
21.2(che così nome ha il duca) avendo udito,
21.3e ben compreso e visto per se stesso
21.4che molto male era il suo amor gradito;
21.5non pur di tanto amor si fu rimesso,
21.6ma di vedersi un altro preferito,
21.7come superbo, così mal sofferse,
21.8che tutto in ira e in odio si converse.
22.1E tra Ginevra e l'amator suo pensa
22.2tanta discordia e tanta lite porre,
22.3e farvi inimicizia così intensa,
22.4che mai più non si possino comporre;
22.5e por Ginevra in ignominia immensa
22.6donde non s'abbia o viva o morta a tôrre:
22.7né de l'iniquo suo disegno meco
22.8vòlse, o con altri, ragionar che seco.
23.1Fatto il pensier: "Dalinda mia, mi dice
23.2(che così son nomata), saper déi,
23.3che come suol tornar da la radice
23.4arbor che tronchi e quattro volte e sei;
23.5così la pertinacia mia infelice,
23.6ben che sia tronca dai successi rei,
23.7di germogliar non resta; che venire
23.8pur vorria a fin di questo suo desire.
24.1E non lo bramo tanto per diletto,
24.2quanto perché vorrei vincer la pruova;
24.3e non possendo farlo con effetto,
24.4s'io lo fo imaginando, anco mi giuova.
24.5Voglio, qual volta tu mi dài ricetto,
24.6quando allora Ginevra si ritruova
24.7nuda nel letto, che pigli ogni vesta
24.8ch'ella posta abbia, e tutta te ne vesta.
25.1Come ella s'orna e come il crin dispone
25.2studia imitarla, e cerca il più che sai
25.3di parer dessa, e poi sopra il verrone
25.4a mandar giù la scala ne verrai.
25.5Io verrò a te con imaginazione
25.6che quella sii, di cui tu i panni avrai:
25.7e così spero, me stesso ingannando,
25.8venir in breve il mio desir sciemando".
26.1Così disse egli. Io che divisa e sevra
26.2e lungi era da me, non posi mente
26.3che questo in che pregando egli persevra,
26.4era una fraude pur troppo evidente;
26.5e dal verron, coi panni di Ginevra,
26.6mandai la scala onde salì sovente;
26.7e non m'accorsi prima de l'inganno,
26.8che n'era già tutto accaduto il danno.
27.1Fatto in quel tempo con Ariodante
27.2il duca avea queste parole o tali
27.3(che grandi amici erano stati inante
27.4che per Ginevra si fesson rivali):
27.5"Mi maraviglio (incominciò il mio amante)
27.6ch'avendoti io fra tutti li mie' uguali
27.7sempre avuto il rispetto e sempre amato,
27.8ch'io sia da te sì mal rimunerato.
28.1Io son ben certo che comprendi e sai
28.2di Ginevra e di me l'antiquo amore;
28.3e per sposa legitima oggimai
28.4per impetrarla son dal mio signore.
28.5Perché mi turbi tu? perché pur vai
28.6senza frutto in costei ponendo il core?
28.7Io ben a te rispetto avrei, per Dio,
28.8s'io nel tuo grado fossi, e tu nel mio".
29.1"Et io (rispose Ariodante a lui)
29.2di te mi maraviglio maggiormente;
29.3che di lei prima inamorato fui,
29.4che tu l'avessi vista solamente:
29.5e so che sai quanto è l'amor tra nui,
29.6ch'esser non può, di quel che sia, più ardente;
29.7e sol d'essermi moglie intende e brama:
29.8e so che certo sai ch'ella non t'ama.
30.1Perché non hai tu dunque a me il rispetto
30.2per l'amicizia nostra, che domande
30.3ch'a te aver debba, e ch'io t'avre' in effetto,
30.4se tu fossi con lei di me più grande?
30.5Né men di te per moglie averla aspetto,
30.6se ben tu sei più ricco in queste bande:
30.7io non son meno al re, che tu sia, grato,
30.8ma più di te da la sua figlia amato".
31.1"Oh (disse il duca a lui), grande è cotesto
31.2errore a che t'ha il folle amor condutto!
31.3Tu credi esser più amato; io credo questo
31.4medesmo: ma si può vedere al frutto.
31.5Tu fammi ciò c'hai seco, manifesto,
31.6et io il secreto mio t'aprirò tutto;
31.7e quel di noi che manco aver si veggia,
31.8ceda a chi vince, e d'altro si proveggia.
32.1E sarò pronto se tu vuoi ch'io giuri
32.2di non dir cosa mai che mi riveli:
32.3così voglio ch'ancor tu m'assicuri
32.4che quel ch'io ti dirò, sempre mi celi".
32.5Venner dunque d'accordo alli scongiuri,
32.6e posero le man sugli Evangeli:
32.7e poi che di tacer fede si diero,
32.8Ariodante incominciò primiero.
33.1E disse per lo giusto e per lo dritto
33.2come tra sé e Ginevra era la cosa;
33.3ch'ella gli avea giurato e a bocca e in scritto,
33.4che mai non saria ad altri, ch'a-llui, sposa;
33.5e se dal re le venìa contraditto,
33.6gli promettea di sempre esser ritrosa
33.7da tutti gli altri maritaggi poi,
33.8e viver sola in tutti i giorni suoi:
34.1e ch'esso era in speranza, pel valore
34.2ch'avea mostrato in arme a più d'un segno,
34.3et era per mostrare a laude, a onore,
34.4a beneficio del re e del suo regno,
34.5di crescer tanto in grazia al suo signore,
34.6che sarebbe da lui stimato degno
34.7che la figliuola sua per moglie avesse,
34.8poi che piacer a lei così intendesse.
35.1Poi disse: "A questo termine son io,
35.2né credo già ch'alcun mi venga appresso:
35.3né cerco più di questo, né desio
35.4de l'amor d'essa aver segno più espresso;
35.5né più vorrei, se non quanto da Dio
35.6per connubio legitimo è concesso:
35.7e saria invano il domandar più inanzi;
35.8che di bontà so come ogn'altra avanzi".
36.1Poi ch'ebbe il vero Ariodante esposto
36.2de la mercé ch'aspetta a sua fatica,
36.3Polinesso, che già s'avea proposto
36.4di far Ginevra al suo amator nemica,
36.5cominciò: "Sei da me molto discosto,
36.6e vo' che di tua bocca anco tu 'l dica;
36.7e del mio ben veduta la radice,
36.8che confessi me solo esser felice.
37.1Finge ella teco, né t'ama né prezza;
37.2che ti pasce di speme e di parole:
37.3oltra questo, il tuo amor sempre a sciochezza,
37.4quando meco ragiona, imputar suole.
37.5Io ben d'esserle caro altra certezza
37.6veduta n'ho, che di promesse e fole;
37.7e tel dirò sotto la fé in secreto,
37.8ben che farei più il debito a star cheto.
38.1Non passa mese, che tre, quattro e sei
38.2e talor diece notti, io non mi truovi
38.3nudo abbracciato in quel piacer con lei,
38.4ch'all'amoroso ardor par che sì giovi:
38.5sì che tu puoi veder s'a' piacer miei
38.6son d'aguagliar le ciance che tu pruovi.
38.7Cedimi dunque, e d'altro ti provedi,
38.8poi che sì inferior di me ti vedi".
39.1"Non ti vo' creder questo (gli rispose
39.2Ariodante), e certo so che menti;
39.3e composto fra te t'hai queste cose
39.4acciò che da l'impresa io mi spaventi:
39.5ma perché a lei son troppo ingiuriose,
39.6questo c'hai detto sostener convienti;
39.7che non bugiardo sol, ma voglio ancora
39.8che tu sei traditor mostrarti or ora".
40.1Suggiunse il duca: "Non sarebbe onesto
40.2che noi volessen la battaglia tôrre
40.3di quel che t'offerisco manifesto,
40.4quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre".
40.5Resta smarrito Ariodante a questo,
40.6e per l'ossa un tremor freddo gli scorre;
40.7e se creduto ben gli avesse a pieno,
40.8venìa sua vita allora allora meno.
41.1Con cor trafitto e con pallida faccia,
41.2e con voce tremante e bocca amara
41.3rispose: "Quando sia che tu mi faccia
41.4veder questa aventura tua sì rara,
41.5prometto di costei lasciar la traccia,
41.6a te sì liberale, a me sì avara:
41.7ma ch'io tel voglia creder, non far stima,
41.8s'io non lo veggio con questi occhi prima".
42.1"Quando ne sarà il tempo, avisarotti",
42.2suggiunse Polinesso, e dipartisse.
42.3Non credo che passâr più di due notti,
42.4ch'ordine fu che 'l duca a me venisse.
42.5Per scoccar dunque i lacci che condotti
42.6avea sì cheti, andò al rivale, e disse
42.7che s'ascondesse la notte seguente
42.8tra quelle case ove non sta mai gente:
43.1e dimostrògli un luogo a dirimpetto
43.2di quel verrone ove solea salire.
43.3Ariodante avea preso sospetto
43.4che lo cercasse far quivi venire,
43.5come in un luogo dove avesse eletto
43.6di por gli aguati, e farvelo morire,
43.7sotto questa finzion, che vuol mostrargli
43.8quel di Ginevra, ch'impossibil pargli.
44.1Di volervi venir prese partito,
44.2ma in guisa che di lui non sia men forte;
44.3perché accadendo che fosse assalito,
44.4si truovi sì, che non tema di morte.
44.5Un suo fratello avea saggio et ardito,
44.6il più famoso in arme de la corte,
44.7detto Lurcanio; e avea più cor con esso,
44.8che se dieci altri avesse avuto appresso.
45.1Seco chiamollo, e vòlse che prendesse
45.2l'arme; e la notte lo menò con lui:
45.3non che 'l secreto suo già gli dicesse;
45.4né l'avria detto ad esso né ad altrui.
45.5Da sé lontano un trar di pietra il messe:
45.6"Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui;
45.7ma se non senti, prima ch'io ti chiami,
45.8non ti partir di qui, frate, se m'ami".
46.1"Va pur, non dubitar", disse il fratello:
46.2e così venne Ariodante cheto,
46.3e si celò nel solitario ostello
46.4ch'era d'incontro al mio verron secreto.
46.5Vien d'altra parte il fraudolente e fello,
46.6che d'infamar Ginevra era sì lieto;
46.7e fa il segno, tra noi solito inante,
46.8a me che de l'inganno era ignorante.
47.1Et io con veste candida, e fregiata
47.2per mezzo a liste d'oro e d'ogn'intorno,
47.3e con rete pur d'or, tutta adombrata
47.4di bei fiocchi vermigli al capo intorno
47.5(foggia che sol fu da Ginevra usata,
47.6non d'alcun'altra), udito il segno, torno
47.7sopra il verron, ch'in modo era locato,
47.8che mi scopria dinanzi e d'ogni lato.
48.1Lurcanio in questo mezzo dubitando
48.2che 'l fratello a pericolo non vada,
48.3o come è pur commun disio, cercando
48.4di spiar sempre ciò che ad altri accada;
48.5l'era pian pian venuto seguitando,
48.6tenendo l'ombre e la più oscura strada:
48.7e a men di dieci passi a lui discosto,
48.8nel medesimo ostel s'era riposto.
49.1Non sappiendo io di questo cosa alcuna,
49.2venni al verron ne l'abito c'ho detto,
49.3sì come già venuta era più d'una
49.4e più di due fiate a buono effetto.
49.5Le veste si vedean chiare alla luna;
49.6né dissimile essendo anch'io d'aspetto
49.7né di persona da Ginevra molto,
49.8fece parere un per un altro il volto:
50.1e tanto più, ch'era gran spazio in mezzo
50.2fra dove io venni e quelle inculte case,
50.3ai dui fratelli, che stavano al rezzo,
50.4il duca agevolmente persuase
50.5quel ch'era falso. Or pensa in che ribrezzo
50.6Ariodante, in che dolor rimase.
50.7Vien Polinesso, e alla scala s'appoggia
50.8che giù manda'gli, e monta in su la loggia.
51.1A prima giunta io gli getto le braccia
51.2al collo, ch'io non penso esser veduta;
51.3lo bacio in bocca e per tutta la faccia,
51.4come far soglio ad ogni sua venuta.
51.5Egli più de l'usato si procaccia
51.6d'accarezzarmi, e la sua fraude aiuta.
51.7Quell'altro al rio spettacolo condutto,
51.8misero sta lontano, e vede il tutto.
52.1Cade in tanto dolor, che si dispone
52.2allora allora di voler morire:
52.3e il pome de la spada in terra pone;
52.4che su la punta si volea ferire.
52.5Lurcanio che con grande ammirazione
52.6avea veduto il duca a me salire,
52.7ma non già conosciuto chi si fosse,
52.8scorgendo l'atto del fratel, si mosse;
53.1e gli vietò che con la propria mano
53.2non si passasse in quel furore il petto.
53.3S'era più tardo o poco più lontano,
53.4non giugnea a tempo, e non faceva effetto.
53.5"Ah misero fratel, fratello insano
53.6(gridò), perc'hai perduto l'intelletto,
53.7ch'una femina a morte trar ti debbia?
53.8Ch'ir possan tutte come al vento nebbia!
54.1Cerca far morir lei, che morir merta,
54.2e serva a più tuo onor tu la tua morte.
54.3Fu d'amar lei, quando non t'era aperta
54.4la fraude sua: or è da odiar ben forte,
54.5poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa,
54.6quanto sia meretrice, e di che sorte.
54.7Serba quest'arme che volti in te stesso,
54.8a far dinanzi al re tal fallo espresso".
55.1Quando si vede Ariodante giunto
55.2sopra il fratel, la dura impresa lascia;
55.3ma la sua intenzion da quel ch'assunto
55.4avea già di morir, poco s'accascia.
55.5Quindi si leva, e porta non che punto,
55.6ma trapassato il cor d'estrema ambascia;
55.7pur finge col fratel, che quel furore
55.8non abbia più, che dianzi avea nel core.
56.1Il seguente matin, senza far motto
56.2al suo fratello o ad altri, in via si messe
56.3da la mortal disperazion condotto;
56.4né di lui per più dì fu chi sapesse.
56.5Fuor che 'l duca e il fratello, ogn'altro indòtto
56.6era chi mosso al dipartir l'avesse.
56.7Ne la casa del re di lui diversi
56.8ragionamenti e in tutta Scozia fêrsi.
57.1In capo d'otto o di più giorni in corte
57.2venne inanzi a Ginevra un viandante,
57.3e novelle arrecò di mala sorte:
57.4che s'era in mar summerso Ariodante
57.5di volontaria sua libera morte,
57.6non per colpa di borea o di levante.
57.7D'un sasso che sul mar sporgea molt'alto
57.8avea col capo in giù preso un gran salto.
58.1Colui dicea: "Pria che venisse a questo,
58.2a me che a caso riscontrò per via,
58.3disse: "Vien meco, acciò che manifesto
58.4per te a Ginevra il mio successo sia;
58.5e dille poi, che la cagion del resto
58.6che tu vedrai di me, ch'or ora fia,
58.7è stato sol perc'ho troppo veduto:
58.8felice, se senza occhi io fossi suto!"
59.1Eramo a caso sopra Capobasso,
59.2che verso Irlanda alquanto sporge in mare.
59.3Così dicendo, di cima d'un sasso
59.4lo vidi a capo in giù sott'acqua andare.
59.5Io lo lasciai nel mare, et a gran passo
59.6ti son venuto la nuova a portare".
59.7Ginevra, sbigottita e in viso smorta,
59.8rimase a quello annunzio mezza morta.
60.1Oh Dio, che disse e fece, poi che sola
60.2si ritrovò nel suo fidato letto!
60.3Percosse il seno, e si stracciò la stola,
60.4e fece all'aureo crin danno e dispetto,
60.5ripetendo sovente la parola
60.6ch'Ariodante avea in estremo detto:
60.7che la cagion del suo caso empio e tristo
60.8tutta venìa per aver troppo visto.
61.1Il rumor scorse di costui per tutto,
61.2che per dolor s'avea dato la morte.
61.3Di questo il re non tenne il viso asciutto,
61.4né cavallier né donna de la corte.
61.5Di tutti il suo fratel mostrò più lutto;
61.6e si sommerse nel dolor sì forte,
61.7ch'ad essempio di lui, contra se stesso
61.8voltò quasi la man per irgli appresso.
62.1E molte volte ripetendo seco,
62.2che fu Ginevra che 'l fratel gli estinse,
62.3e che non fu se non quell'atto bieco
62.4che di lei vide, ch'a morir lo spinse;
62.5di voler vendicarsene sì cieco
62.6venne, e sì l'ira e sì il dolor lo vinse,
62.7che di perder la grazia vilipese,
62.8et aver l'odio del re e del paese.
63.1E inanzi al re, quando era più di gente
63.2la sala piena, se ne venne, e disse:
63.3"Sappi, signor, che di levar la mente
63.4al mio fratel, sì ch'a morir ne gisse,
63.5stata è la figlia tua sola nocente;
63.6ch'a lui tanto dolor l'alma trafisse
63.7d'aver veduta lei poco pudica,
63.8che più che vita ebbe la morte amica.
64.1Erane amante, e perché le sue voglie
64.2disoneste non fur, nol vo' coprire:
64.3per virtù meritarla aver per moglie
64.4da te sperava, e per fedel servire;
64.5ma mentre il lasso ad odorar le foglie
64.6stava lontano, altrui vide salire,
64.7salir su l'arbor riserbato, e tutto
64.8essergli tolto il disiato frutto".
65.1E seguitò, come egli avea veduto
65.2venir Ginevra sul verrone, e come
65.3mandò la scala, onde era a lei venuto
65.4un drudo suo, di chi egli non sa il nome,
65.5che s'avea, per non esser conosciuto,
65.6cambiati i panni e nascose le chiome.
65.7Suggiunse che con l'arme egli volea
65.8provar tutto esser ver ciò che dicea.
66.1Tu puoi pensar se 'l padre addolorato
66.2riman, quando accusar sente la figlia;
66.3sì perché ode di lei quel che pensato
66.4mai non avrebbe, e n'ha gran maraviglia;
66.5sì perché sa che fia necessitato
66.6(se la difesa alcun guerrier non piglia,
66.7il qual Lurcanio possa far mentire)
66.8di condannarla e di farla morire.
67.1Io non credo, signor, che ti sia nuova
67.2la legge nostra che condanna a morte
67.3ogni donna e donzella, che si pruova
67.4di sé far copia altrui ch'al suo consorte.
67.5Morta ne vien, s'in un mese non truova
67.6in sua difesa un cavallier sì forte,
67.7che contra il falso accusator sostegna
67.8che sia innocente e di morire indegna.
68.1Ha fatto il re bandir, per liberarla
68.2(che pur gli par ch'a torto sia accusata),
68.3che vuol per moglie e con gran dote darla
68.4a chi torrà l'infamia che l'è data.
68.5Chi per lei comparisca non si parla
68.6guerriero ancora, anzi l'un l'altro guata;
68.7che quel Lurcanio in arme è così fiero,
68.8che par che di lui tema ogni guerriero.
69.1Atteso ha l'empia sorte, che Zerbino,
69.2fratel di lei, nel regno non si truove;
69.3che va già molti mesi peregrino,
69.4mostrando di sé in arme inclite pruove:
69.5che quando si trovasse più vicino
69.6quel cavallier gagliardo, o in luogo dove
69.7potesse avere a tempo la novella,
69.8non mancheria d'aiuto alla sorella.
70.1Il re, ch'intanto cerca di sapere
70.2per altra pruova, che per arme, ancora,
70.3se sono queste accuse o false o vere,
70.4se dritto o torto è che sua figlia mora;
70.5ha fatto prender certe cameriere
70.6che lo dovrian saper, se vero fôra:
70.7ond'io previdi, che se presa era io,
70.8troppo periglio era del duca e mio.
71.1E la notte medesima mi trassi
71.2fuor de la corte, e al duca mi condussi;
71.3e gli feci veder quanto importassi
71.4al capo d'amendua, se presa io fussi.
71.5Lodommi, e disse ch'io non dubitassi:
71.6a' suoi conforti poi venir m'indussi
71.7ad una sua fortezza ch'è qui presso,
71.8in compagnia di dui che mi diede esso.
72.1Hai sentito, signor, con quanti effetti
72.2de l'amor mio fei Polinesso certo;
72.3e s'era debitor per tai rispetti
72.4d'avermi cara o no, tu 'l vedi aperto.
72.5Or senti il guidardon che io ricevetti,
72.6vedi la gran mercé del mio gran merto;
72.7vedi se deve, per amare assai,
72.8donna sperar d'essere amata mai:
73.1che questo ingrato, perfido e crudele,
73.2de la mia fede ha preso dubbio al fine:
73.3venuto è in sospizion ch'io non rivele
73.4al lungo andar le fraudi sue volpine.
73.5Ha finto, acciò che m'allontane e cele
73.6fin che l'ira e il furor del re decline,
73.7voler mandarmi ad un suo luogo forte;
73.8e mi volea mandar dritto alla morte:
74.1che di secreto ha commesso alla guida,
74.2che come m'abbia in queste selve tratta,
74.3per degno premio di mia fé m'uccida.
74.4Così l'intenzion gli venìa fatta,
74.5se tu non eri appresso alle mie grida.
74.6Ve' come Amor ben chi lui segue, tratta! -
74.7Così narrò Dalinda al paladino,
74.8seguendo tuttavolta il lor camino.
75.1A cui fu sopra ogn'aventura, grata
75.2questa, d'aver trovata la donzella,
75.3che gli avea tutta l'istoria narrata
75.4de l'innocenzia di Ginevra bella.
75.5E se sperato avea, quando accusata
75.6ancor fosse a ragion, d'aiutar quella,
75.7via con maggior baldanza or viene in prova,
75.8poi che evidente la calunnia truova.
76.1E verso la città di Santo Andrea,
76.2dove era il re con tutta la famiglia,
76.3e la battaglia singular dovea
76.4esser de la querela de la figlia,
76.5andò Rinaldo quanto andar potea,
76.6fin che vicino giunse a poche miglia;
76.7alla città vicino giunse, dove
76.8trovò un scudier ch'avea più fresche nuove:
77.1ch'un cavallier istrano era venuto,
77.2ch'a difender Ginevra s'avea tolto,
77.3con non usate insegne, e sconosciuto,
77.4però che sempre ascoso andava molto;
77.5e che dopo che v'era, ancor veduto
77.6non gli avea alcuno al discoperto il volto;
77.7e che 'l proprio scudier che gli servia
77.8dicea giurando: - Io non so dir chi sia. -
78.1Non cavalcaro molto, ch'alle mura
78.2si trovâr de la terra e in su la porta.
78.3Dalinda andar più inanzi avea paura;
78.4pur va, poi che Rinaldo la conforta.
78.5La porta è chiusa, et a chi n'avea cura
78.6Rinaldo domandò: - Questo ch'importa? -
78.7E fugli detto: perché 'l popul tutto
78.8a veder la battaglia era ridutto,
79.1che tra Lurcanio e un cavallier istrano
79.2si fa ne l'altro capo de la terra,
79.3ove era un prato spazioso e piano;
79.4e che già cominciata hanno la guerra.
79.5Aperto fu al signor di Montealbano,
79.6e tosto il portinar dietro gli serra.
79.7Per la vòta città Rinaldo passa;
79.8ma la donzella al primo albergo lassa:
80.1e dice che sicura ivi si stia
80.2fin che ritorni a-llei, che sarà tosto;
80.3e verso il campo poi ratto s'invia,
80.4dove li dui guerrier dato e risposto
80.5molto s'aveano e davan tuttavia.
80.6Stava Lurcanio di mal cor disposto
80.7contra Ginevra; e l'altro in sua difesa
80.8ben sostenea la favorita impresa.
81.1Sei cavallier con lor ne lo steccato
81.2erano a piedi, armati di corazza,
81.3col duca d'Albania, ch'era montato
81.4s'un possente corsier di buona razza.
81.5Come a gran contestabile, a lui dato
81.6la guardia fu del campo e de la piazza:
81.7e di veder Ginevra in gran periglio
81.8avea il cor lieto, et orgoglioso il ciglio.
82.1Rinaldo se ne va tra gente e gente;
82.2fassi far largo il buon destrier Baiardo:
82.3chi la tempesta del suo venir sente,
82.4a dargli via non par zoppo né tardo.
82.5Rinaldo vi compar sopra eminente,
82.6e ben rassembra il fior d'ogni gagliardo;
82.7poi si ferma all'incontro ove il re siede:
82.8ognun s'accosta per udir che chiede.
83.1Rinaldo disse al re: - Magno signore,
83.2non lasciar la battaglia più seguire;
83.3perché di questi dua qualunque more,
83.4sappi ch'a torto tu 'l lasci morire.
83.5L'un crede aver ragione, et è in errore,
83.6e dice il falso, e non sa di mentire;
83.7ma quel medesmo error che 'l suo germano
83.8a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.
84.1L'altro non sa se s'abbia dritto o torto;
84.2ma sol per gentilezza e per bontade
84.3in pericol si è posto d'esser morto,
84.4per non lasciar morir tanta beltade.
84.5Io la salute all'innocenzia porto;
84.6porto il contrario a chi usa falsitade.
84.7Ma, per Dio, questa pugna prima parti,
84.8poi mi dà audienza a quel ch'io vo' narrarti. -
85.1Fu da l'autorità d'un uom sì degno,
85.2come Rinaldo gli parea al sembiante,
85.3sì mosso il re, che disse e fece segno
85.4che non andasse più la pugna inante;
85.5al quale insieme et ai baron del regno
85.6e ai cavallieri e all'altre turbe tante
85.7Rinaldo fe' l'inganno tutto espresso,
85.8ch'avea ordito a Ginevra Polinesso.
86.1Indi s'offerse di voler provare
86.2coll'arme, ch'era ver quel ch'avea detto.
86.3Chiamasi Polinesso; et ei compare,
86.4ma tutto conturbato ne l'aspetto:
86.5pur con audacia cominciò a negare.
86.6Disse Rinaldo: - Or noi vedrem l'effetto. -
86.7L'uno e l'altro era armato, il campo fatto,
86.8sì che senza indugiar vengono al fatto.
87.1Oh quanto ha il re, quanto ha il suo popul caro
87.2che Ginevra aprovar s'abbi innocente!
87.3Tutti han speranza che Dio mostri chiaro
87.4ch'impudica era detta ingiustamente.
87.5Crudel, superbo e riputato avaro
87.6fu Polinesso, iniquo e fraudolente;
87.7sì che ad alcun miracolo non fia,
87.8che l'inganno da lui tramato sia.
88.1Sta Polinesso con la faccia mesta,
88.2col cor tremante e con pallida guancia;
88.3e al terzo suon mette la lancia in resta.
88.4Così Rinaldo inverso lui si lancia,
88.5che disioso di finir la festa,
88.6mira a passargli il petto con la lancia:
88.7né discorde al disir seguì l'effetto;
88.8che mezza l'asta gli cacciò nel petto.
89.1Fisso nel tronco lo transporta in terra,
89.2lontan dal suo destrier più di sei braccia.
89.3Rinaldo smonta subito, e gli afferra
89.4l'elmo, pria che si levi, e gli lo slaccia:
89.5ma quel, che non può far più troppa guerra,
89.6gli domanda mercé con umil faccia,
89.7e gli confessa, udendo il re e la corte,
89.8la fraude sua che l'ha condutto a morte.
90.1Non finì il tutto, e in mezzo la parola
90.2e la voce e la vita l'abandona.
90.3Il re, che liberata la figliuola
90.4vede da morte e da fama non buona,
90.5più s'allegra, gioisce e raconsola,
90.6che, s'avendo perduta la corona,
90.7ripor se la vedesse allora allora;
90.8sì che Rinaldo unicamente onora.
91.1E poi ch'al trar de l'elmo conosciuto
91.2l'ebbe, perch'altre volte l'avea visto,
91.3levò le mani a Dio, che d'un aiuto
91.4come era quel, gli avea sì ben provisto.
91.5Quell'altro cavallier che, sconosciuto,
91.6soccorso avea Ginevra al caso tristo,
91.7et armato per lei s'era condutto,
91.8stato da parte era a vedere il tutto.
92.1Dal re pregato fu di dire il nome,
92.2o di lasciarsi almen veder scoperto,
92.3acciò da lui fosse premiato, come
92.4di sua buona intenzion chiedeva il merto.
92.5Quel, dopo lunghi preghi, da le chiome
92.6si levò l'elmo, e fe' palese e certo
92.7quel che ne l'altro canto ho da seguire,
92.8se grata vi sarà l'istoria udire.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)