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1.1Chi mi darà la voce e le parole
1.2convenienti a sì nobil suggetto?
1.3chi l'ale al verso presterà, che vole
1.4tanto ch'arrivi all'alto mio concetto?
1.5Molto maggior di quel furor che suole,
1.6ben or convien che mi riscaldi il petto;
1.7che questa parte al mio signor si debbe,
1.8che canta gli avi onde l'origine ebbe:
2.1di cui fra tutti li signori illustri,
2.2dal ciel sortiti a governar la terra,
2.3non vedi, o Febo, che 'l gran mondo lustri,
2.4più gloriosa stirpe o in pace o in guerra;
2.5né che sua nobiltade abbia più lustri
2.6servata, e servarà (s'in me non erra
2.7quel profetico lume che m'inspiri)
2.8fin che d'intorno al polo il ciel s'aggiri.
3.1E volendone a pien dicer gli onori,
3.2bisogna non la mia, ma quella cetra
3.3con che tu dopo i gigantei furori
3.4rendesti grazia al regnator de l'etra.
3.5S'instrumenti avrò mai da te migliori,
3.6atti a sculpire in così degna pietra,
3.7in queste belle imagini disegno
3.8porre ogni mia fatica, ogni mio ingegno.
4.1Levando intanto queste prime rudi
4.2scaglie n'andrò con lo scarpello inetto:
4.3forse ch'ancor con più solerti studi
4.4poi ridurrò questo lavor perfetto.
4.5Ma ritorniamo a quello, a cui né scudi
4.6potran né usberghi assicurare il petto:
4.7parlo di Pinabello di Maganza,
4.8che d'uccider la donna ebbe speranza.
5.1Il traditor pensò che la donzella
5.2fosse ne l'alto precipizio morta;
5.3e con pallida faccia lasciò quella
5.4trista e per lui contaminata porta,
5.5e tornò presto a rimontare in sella:
5.6e come quel ch'avea l'anima torta,
5.7per giunger colpa a colpa e fallo a fallo,
5.8di Bradamante ne menò il cavallo.
6.1Lasciàn costui, che mentre all'altrui vita
6.2ordisce inganno, il suo morir procura;
6.3e torniamo alla donna che, tradita,
6.4quasi ebbe a un tempo e morte e sepoltura.
6.5Poi ch'ella si levò tutta stordita,
6.6ch'avea percosso in su la pietra dura,
6.7dentro la porta andò, ch'adito dava
6.8ne la seconda assai più larga cava.
7.1La stanza, quadra e spaziosa, pare
7.2una devota e venerabil chiesa,
7.3che su colonne alabastrine e rare
7.4con bella architettura era suspesa.
7.5Surgea nel mezzo un ben locato altare,
7.6ch'avea dinanzi una lampada accesa;
7.7e quella di splendente e chiaro foco
7.8rendea gran lume all'uno e all'altro loco.
8.1Di devota umiltà la donna tocca,
8.2come si vide in loco sacro e pio,
8.3incominciò col core e con la bocca,
8.4inginocchiata, a mandar prieghi a Dio.
8.5Un picciol uscio intanto stride e crocca,
8.6ch'era all'incontro, onde una donna uscìo
8.7discinta e scalza, e sciolte avea le chiome,
8.8che la donzella salutò per nome.
9.1E disse: - O generosa Bradamante,
9.2non giunta qui senza voler divino,
9.3di te più giorni m'ha predetto inante
9.4il profetico spirto di Merlino,
9.5che visitar le sue reliquie sante
9.6dovevi per insolito camino:
9.7e qui son stata acciò ch'io ti riveli
9.8quel c'han di te già statuito i cieli.
10.1Questa è l'antiqua e memorabil grotta
10.2ch'edificò Merlino, il savio mago
10.3che forse ricordare odi talotta,
10.4dove ingannollo la Donna del Lago.
10.5Il sepolcro è qui giù, dove corrotta
10.6giace la carne sua; dove egli, vago
10.7di sodisfare a lei, che glil suase,
10.8vivo corcossi, e morto ci rimase.
11.1Col corpo morto il vivo spirto alberga,
11.2sin ch'oda il suon de l'angelica tromba
11.3che dal ciel lo bandisca o che ve l'erga,
11.4secondo che sarà corvo o colomba.
11.5Vive la voce; e come chiara emerga,
11.6udir potrai da la marmorea tomba,
11.7che le passate e le future cose
11.8a chi gli domandò, sempre rispose.
12.1Più giorni son ch'in questo cimiterio
12.2venni di remotissimo paese,
12.3perché circa il mio studio alto misterio
12.4mi facesse Merlin meglio palese:
12.5e perché ebbi vederti desiderio,
12.6poi ci son stata oltre il disegno un mese;
12.7che Merlin, che 'l ver sempre mi predisse,
12.8termine al venir tuo questo dì fisse. -
13.1Stassi d'Amon la sbigottita figlia
13.2tacita e fissa al ragionar di questa;
13.3et ha sì pieno il cor di maraviglia,
13.4che non sa s'ella dorme o s'ella è desta:
13.5e con rimesse e vergognose ciglia
13.6(come quella che tutta era modesta)
13.7rispose: - Di che merito son io,
13.8ch'antiveggian profeti il venir mio? -
14.1E lieta de l'insolita aventura,
14.2dietro alla maga subito fu mossa,
14.3che la condusse a quella sepoltura
14.4che chiudea di Merlin l'anima e l'ossa.
14.5Era quella arca d'una pietra dura,
14.6lucida e tersa, e come fiamma rossa;
14.7tal ch'alla stanza, ben che di sol priva,
14.8dava splendore il lume che n'usciva.
15.1O che natura sia d'alcuni marmi
15.2che muovin l'ombre a guisa di facelle,
15.3o forza pur di suffumigi e carmi
15.4e segni impressi all'osservate stelle
15.5(come più questo verisimil parmi),
15.6discopria lo splendor più cose belle
15.7e di scultura e di color, ch'intorno
15.8il venerabil luogo aveano adorno.
16.1A pena ha Bradamante da la soglia
16.2levato il piè ne la secreta cella,
16.3che 'l vivo spirto da la morta spoglia
16.4con chiarissima voce le favella:
16.5- Favorisca Fortuna ogni tua voglia,
16.6o casta e nobilissima donzella,
16.7del cui ventre uscirà il seme fecondo
16.8che onorar deve Italia e tutto il mondo.
17.1L'antiquo sangue che venne da Troia,
17.2per li duo miglior rivi in te commisto,
17.3produrrà l'ornamento, il fior, la gioia
17.4d'ogni lignaggio ch'abbi il sol mai visto
17.5tra l'Indo e 'l Tago e 'l Nilo e la Danoia,
17.6tra quanto è 'n mezzo Antartico e Calisto.
17.7Ne la progenie tua con sommi onori
17.8saran marchesi, duci e imperatori.
18.1I capitani e i cavallier robusti
18.2quindi usciran, che col ferro e col senno
18.3ricuperar tutti gli onor vetusti
18.4de l'arme invitte alla sua Italia denno.
18.5Quindi terran lo scettro i signor giusti,
18.6che, come il savio Augusto e Numa fenno,
18.7sotto il benigno e buon governo loro
18.8ritorneran la prima età de l'oro.
19.1Acciò dunque il voler del ciel si metta
19.2in effetto per te, che di Ruggiero
19.3t'ha per moglier fin da principio eletta,
19.4segue animosamente il tuo sentiero;
19.5che cosa non sarà che s'intrometta
19.6da poterti turbar questo pensiero,
19.7sì che non mandi al primo assalto in terra
19.8quel rio ladron ch'ogni tuo ben ti serra. -
20.1Tacque Merlino avendo così detto,
20.2et agio all'opre de la maga diede,
20.3ch'a Bradamante dimostrar l'aspetto
20.4si preparava di ciascun suo erede.
20.5Avea de spirti un gran numero eletto,
20.6non so se da l'inferno o da qual sede,
20.7e tutti quelli in un luogo raccolti
20.8sotto abiti diversi e varii volti.
21.1Poi la donzella a sé richiama in chiesa,
21.2là dove prima avea tirato un cerchio
21.3che la potea capir tutta distesa,
21.4et avea un palmo ancora di superchio.
21.5E perché da li spirti non sia offesa,
21.6le fa d'un gran pentacolo coperchio;
21.7e le dice che taccia e stia a mirarla:
21.8poi scioglie il libro, e coi demoni parla.
22.1Eccovi fuor de la prima spelonca,
22.2che gente intorno al sacro cerchio ingrossa;
22.3ma, come vuole entrar, la via l'è tronca,
22.4come lo cinga intorno muro e fossa.
22.5In quella stanza, ove la bella conca
22.6in sé chiudea del gran profeta l'ossa,
22.7entravan l'ombre, poi ch'avean tre volte
22.8fatto d'intorno lor debite volte.
23.1- Se i nomi e i gesti di ciascun vo' dirti
23.2(dicea l'incantatrice a Bradamante),
23.3di questi ch'or per gl'incantati spirti,
23.4prima che nati sien, ci sono avante,
23.5non so veder quando abbia da espedirti;
23.6che non basta una notte a cose tante:
23.7sì ch'io te ne verrò scegliendo alcuno,
23.8secondo il tempo, e che sarà oportuno.
24.1Vedi quel primo che ti rassimiglia
24.2ne' bei sembianti e nel giocondo aspetto:
24.3capo in Italia fia di tua famiglia,
24.4del seme di Ruggiero in te concetto.
24.5Veder del sangue di Pontier vermiglia
24.6per mano di costui la terra aspetto,
24.7e vendicato il tradimento e il torto
24.8contra quei che gli avranno il padre morto.
25.1Per opra di costui sarà deserto
25.2il re de' Longobardi Desiderio:
25.3d'Este e di Calaon per questo merto
25.4il bel domìno avrà dal sommo Imperio.
25.5Quel che gli è dietro, è il tuo nipote Uberto,
25.6onor de l'arme e del paese esperio:
25.7per costui contra barbari difesa
25.8più d'una volta fia la santa Chiesa.
26.1Vedi qui Alberto, invitto capitano
26.2ch'ornerà di trofei tanti delubri:
26.3Ugo il figlio è con lui, che di Milano
26.4farà l'acquisto, e spiegherà i colubri.
26.5Azzo è quell'altro, a cui resterà in mano,
26.6dopo il fratello, il regno degl'Insubri.
26.7Ecco Albertazzo, il cui savio consiglio
26.8torrà d'Italia Beringario e il figlio;
27.1e sarà degno a cui Cesare Otone
27.2Alda, sua figlia, in matrimonio aggiunga.
27.3Vedi un altro Ugo: oh bella successione,
27.4che dal patrio valor non si dislunga!
27.5Costui sarà, che per giusta cagione
27.6ai superbi Roman l'orgoglio emunga,
27.7che 'l terzo Otone e il pontefice tolga
27.8de le man loro, e 'l grave assedio sciolga.
28.1Vedi Folco, che par ch'al suo germano,
28.2ciò che in Italia avea, tutto abbi dato,
28.3e vada a possedere indi lontano
28.4in mezzo agli Alamanni un gran ducato;
28.5e dia alla casa di Sansogna mano,
28.6che caduta sarà tutta da un lato;
28.7e per la linea de la madre, erede,
28.8con la progenie sua la terrà in piede.
29.1Questo ch'or a nui viene è il secondo Azzo,
29.2di cortesia più che di guerre amico,
29.3tra dui figli, Bertoldo et Albertazzo.
29.4Vinto da l'un sarà il secondo Enrico,
29.5e del sangue tedesco orribil guazzo
29.6Parma vedrà per tutto il campo aprico;
29.7de l'altro la contessa gloriosa,
29.8saggia e casta Matilde, sarà sposa.
30.1Virtù il farà di tal connubio degno;
30.2ch'a quella età non poca laude estimo
30.3quasi di mezza Italia in dote il regno,
30.4e la nipote aver d'Enrico primo.
30.5Ecco di quel Bertoldo il caro pegno,
30.6Rinaldo tuo, ch'avrà l'onor opimo
30.7d'aver la Chiesa de le man riscossa
30.8de l'empio Federico Barbarossa.
31.1Ecco un altro Azzo, et è quel che Verona
31.2avrà in poter col suo bel tenitorio;
31.3e sarà detto marchese d'Ancona
31.4dal quarto Otone e dal secondo Onorio.
31.5Lungo sarà s'io mostro ogni persona
31.6del sangue tuo, ch'avrà del consistorio
31.7il confalone, e s'io narro ogni impresa
31.8vinta da lor per la romana Chiesa.
32.1Obizzo vedi e Folco, altri Azzi, altri Ughi,
32.2ambi gli Enrichi, il figlio al padre a canto;
32.3duo Guelfi, di quai l'uno Umbria suggiughi,
32.4e vesta di Spoleti il ducal manto.
32.5Ecco che 'l sangue e le gran piaghe asciughi
32.6d'Italia afflitta, e volga in riso il pianto:
32.7di costui parlo (e mostrolle Azzo quinto)
32.8onde Ezellin fia rotto, preso, estinto.
33.1Ezellino, immanissimo tiranno,
33.2che fia creduto figlio del demonio,
33.3farà, troncando i sudditi, tal danno,
33.4e distruggendo il bel paese ausonio,
33.5che pietosi apo lui stati saranno
33.6Mario, Silla, Neron, Caio et Antonio.
33.7E Federico imperator secondo
33.8fia per questo Azzo rotto e messo al fondo.
34.1Terrà costui con più felice scettro
34.2la bella terra che siede sul fiume
34.3dove chiamò con lacrimoso plettro
34.4Febo il figliuol ch'avea mal retto il lume,
34.5quando fu pianto il fabuloso elettro,
34.6e Cigno si vestì di bianche piume;
34.7e questa di mille oblighi mercede
34.8gli donerà l'Apostolica sede.
35.1Dove lascio il fratel Aldrobandino?
35.2che per dar al pontefice soccorso
35.3contra Oton quarto e il campo ghibellino
35.4che sarà presso al Campidoglio corso,
35.5et avrà preso ogni luogo vicino,
35.6e posto agli Umbri e alli Piceni il morso;
35.7né potendo prestargli aiuto senza
35.8molto tesor, ne chiederà a Fiorenza;
36.1e non avendo gioie o miglior pegni,
36.2per sicurtà daralle il frate in mano.
36.3Spiegherà i suoi vittoriosi segni,
36.4e romperà l'esercito germano;
36.5in seggio riporrà la Chiesa, e degni
36.6darà supplicii ai conti di Celano;
36.7et al servizio del sommo Pastore
36.8finirà gli anni suoi nel più bel fiore.
37.1Et Azzo, il suo fratel, lascierà erede
37.2del dominio d'Ancona e di Pisauro,
37.3d'ogni città che da Troento siede
37.4tra il mare e l'Apenin fin all'Isauro,
37.5e di grandezza d'animo e di fede,
37.6e di virtù, miglior che gemme et auro:
37.7che dona e tolle ogn'altro ben Fortuna;
37.8sol in virtù non ha possanza alcuna.
38.1Vedi Rinaldo, in cui non minor raggio
38.2splenderà di valor, pur che non sia
38.3a tanta essaltazion del bel lignaggio
38.4Morte o Fortuna invidiosa e ria.
38.5Udirne il duol fin qui da Napoli aggio,
38.6dove del padre allor statico fia.
38.7Or Obizzo ne vien, che giovinetto
38.8dopo l'avo sarà principe eletto.
39.1Al bel dominio accrescerà costui
39.2Reggio giocondo e Modona feroce.
39.3Tal sarà il suo valor, che signor lui
39.4domanderanno i populi a una voce.
39.5Vedi Azzo sesto, un de' figliuoli sui,
39.6confalonier de la cristiana croce:
39.7avrà il ducato d'Andria con la figlia
39.8del secondo re Carlo di Siciglia.
40.1Vedi in un bello et amichevol groppo
40.2de li principi illustri l'eccellenza:
40.3Obizzo, Aldrobandin, Nicolò zoppo,
40.4Alberto, d'amor pieno e di clemenza.
40.5Io tacerò, per non tenerti troppo,
40.6come al bel regno aggiungeran Favenza,
40.7e con maggior fermezza Adria, che valse
40.8da sé nomar l'indomite acque salse;
41.1come la terra, il cui produr di rose
41.2le diè piacevol nome in greche voci,
41.3e la città ch'in mezzo alle piscose
41.4paludi, del Po teme ambe le foci,
41.5dove abitan le genti disiose
41.6che 'l mar si turbi e sieno i venti atroci.
41.7Taccio d'Argenta, di Lugo e di mille
41.8altre castella e populose ville.
42.1Ve' Nicolò, che tenero fanciullo
42.2il popul crea signor de la sua terra,
42.3e di Tideo fa il pensier vano e nullo,
42.4che contra lui le civil arme afferra.
42.5Sarà di questo il pueril trastullo
42.6sudar nel ferro e travagliarsi in guerra;
42.7e da lo studio del tempo primiero
42.8il fior riuscirà d'ogni guerriero.
43.1Farà de' suoi ribelli uscire a vòto
43.2ogni disegno, e lor tornare in danno;
43.3et ogni stratagema avrà sì noto,
43.4che sarà duro il poter fargli inganno.
43.5Tardi di questo s'avedrà il Terzo Oto,
43.6e di Reggio e di Parma aspro tiranno,
43.7che da costui spogliato a un tempo fia
43.8e del dominio e de la vita ria.
44.1Avrà il bel regno poi sempre augumento
44.2senza torcer mai piè dal camin dritto;
44.3né ad alcuno farà mai nocumento,
44.4da cui prima non sia d'ingiuria afflitto:
44.5et è per questo il gran Motor contento
44.6che non gli sia alcun termine prescritto;
44.7ma duri prosperando in meglio sempre,
44.8fin che si volga il ciel ne le sue tempre.
45.1Vedi Leonello, e vedi il primo duce,
45.2fama de la sua età, l'inclito Borso,
45.3che siede in pace, e più trionfo adduce
45.4di quanti in altrui terre abbino corso.
45.5Chiuderà Marte ove non veggia luce,
45.6e stringerà al Furor le mani al dorso.
45.7Di questo signor splendido ogni intento
45.8sarà che 'l popul suo viva contento.
46.1Ercole or vien, ch'al suo vicin rinfaccia,
46.2col piè mezzo arso e con quei debol passi,
46.3come a Budrio col petto e con la faccia
46.4il campo volto in fuga gli fermassi;
46.5non perché in premio poi guerra gli faccia,
46.6né, per cacciarlo, fin nel Barco passi.
46.7Questo è il signor, di cui non so esplicarme
46.8se fia maggior la gloria o in pace o in arme.
47.1Terran Pugliesi, Calabri e Lucani
47.2de' gesti di costui lunga memoria,
47.3là dove avrà dal re de' Catalani
47.4di pugna singular la prima gloria;
47.5e nome tra gl'invitti capitani
47.6s'acquisterà con più d'una vittoria:
47.7avrà per sua virtù la signoria
47.8più di trenta anni, a lui debita pria.
48.1E quanto più aver obligo si possa
48.2a principe, sua terra avrà a costui;
48.3non perché fia de le paludi mossa
48.4tra campi fertilissimi da lui;
48.5non perché la farà con muro e fossa
48.6meglio capace a' cittadini sui,
48.7e l'ornarà di templi e di palagi,
48.8di piazze, di teatri e di mille agi;
49.1non perché dagli artigli de l'audace
49.2aligero Leon terrà difesa;
49.3non perché, quando la gallica face
49.4per tutto avrà la bella Italia accesa,
49.5si starà sola col suo stato in pace,
49.6e dal timore e dai tributi illesa;
49.7non sì per questi et altri benefici
49.8saran sue genti ad Ercol debitrici:
50.1quanto che darà lor l'inclita prole,
50.2il giusto Alfonso e Ippolito benigno,
50.3che saran quai l'antiqua fama suole
50.4narrar de' figli del Tindareo cigno,
50.5ch'alternamente si privan del sole
50.6per trar l'un l'altro de l'aer maligno.
50.7Sarà ciascuno d'essi e pronto e forte
50.8l'altro salvar con sua perpetua morte.
51.1Il grande amor di questa bella coppia
51.2renderà il popul suo via più sicuro,
51.3che se, per opra di Vulcan, di doppia
51.4cinta di ferro avesse intorno il muro.
51.5Alfonso è quel che col saper accoppia
51.6sì la bontà, ch'al secolo futuro
51.7la gente crederà che sia dal cielo
51.8tornata Astrea dove può il caldo e il gielo.
52.1A grande uopo gli fia l'esser prudente,
52.2e di valore assimigliarsi al padre;
52.3che si ritroverà, con poca gente,
52.4da un lato aver le veneziane squadre,
52.5colei da l'altro, che più giustamente
52.6non so se devrà dir matrigna o madre;
52.7ma se pur madre, a lui poco più pia,
52.8che Medea ai figli o Progne stata sia.
53.1E quante volte uscirà giorno o notte
53.2col suo popul fedel fuor de la terra,
53.3tante sconfitte e memorabil rotte
53.4darà a' nimici o per acqua o per terra.
53.5Le genti di Romagna mal condotte,
53.6contra i vicini e lor già amici, in guerra,
53.7se n'avedranno, insanguinando il suolo
53.8che serra il Po, Santerno e Zanniolo.
54.1Nei medesmi confini anco saprallo
54.2del gran Pastore il mercenario Ispano,
54.3che gli avrà dopo con poco intervallo
54.4la Bastia tolta, e morto il castellano,
54.5quando l'avrà già preso; e per tal fallo
54.6non fia, dal minor fante al capitano,
54.7che del racquisto e del presidio ucciso
54.8a Roma riportar possa l'aviso.
55.1Costui sarà, col senno e con la lancia,
55.2ch'avrà l'onor, nei campi di Romagna,
55.3d'aver dato all'esercito di Francia
55.4la gran vittoria contra Iulio e Spagna.
55.5Nuoteranno i destrier fin alla pancia
55.6nel sangue uman per tutta la campagna;
55.7ch'a sepelire il popul verrà manco
55.8tedesco, ispano, greco, italo e franco.
56.1Quel ch'in pontificale abito imprime
56.2del purpureo capel la sacra chioma,
56.3è il liberal, magnanimo, sublime,
56.4gran cardinal de la Chiesa di Roma
56.5Ippolito, ch'a prose, a versi, a rime
56.6darà materia eterna in ogni idioma;
56.7la cui fiorita età vuol il ciel iusto
56.8ch'abbia un Maron, come un altro ebbe Augusto.
57.1Adornerà la sua progenie bella,
57.2come orna il sol la machina del mondo
57.3molto più de la luna e d'ogni stella;
57.4ch'ogn'altro lume a lui sempre è secondo.
57.5Costui con pochi a piedi e meno in sella
57.6veggio uscir mesto, e poi tornar iocondo;
57.7che quindici galee mena captive,
57.8oltra mill'altri legni, alle sue rive.
58.1Vedi poi l'uno e l'altro Sigismondo.
58.2Vedi d'Alfonso i cinque figli cari,
58.3alla cui fama ostar, che di sé il mondo
58.4non empia, i monti non potran né i mari:
58.5gener del re di Francia, Ercol secondo
58.6è l'un; quest'altro (acciò tutti gl'impari)
58.7Ippolito è, che non con minor raggio
58.8che 'l zio, risplenderà nel suo lignaggio;
59.1Francesco, i terzo; Alfonsi gli altri dui
59.2ambi son detti. Or, come io dissi prima,
59.3s'ho da mostrarti ogni tuo ramo, il cui
59.4valor la stirpe sua tanto sublima,
59.5bisognerà che si rischiari e abbui
59.6più volte prima il ciel, ch'io te li esprima:
59.7e sarà tempo ormai, quando ti piaccia,
59.8ch'io dia licenzia all'ombre, e ch'io mi taccia. -
60.1Così con voluntà de la donzella
60.2la dotta incantatrice il libro chiuse.
60.3Tutti gli spirti allora ne la cella
60.4spariro in fretta, ove eran l'ossa chiuse.
60.5Qui Bradamante, poi che la favella
60.6le fu concessa usar, la bocca schiuse,
60.7e domandò: - Chi son li dua sì tristi,
60.8che tra Ippolito e Alfonso abbiamo visti?
61.1Veniano sospirando, e gli occhi bassi
61.2parean tener d'ogni baldanza privi;
61.3e gir lontan da loro io vedea i passi
61.4dei frati sì, che ne pareano schivi. -
61.5Parve ch'a tal domanda si cangiassi
61.6la maga in viso, e fe' degli occhi rivi,
61.7e gridò: - Ah sfortunati, a quanta pena
61.8lungo instigar d'uomini rei vi mena!
62.1O bona prole, o degna d'Ercol buono,
62.2non vinca il lor fallir vostra bontade:
62.3di vostro sangue i miseri pur sono:
62.4qui ceda la iustizia alla pietade. -
62.5Indi soggiunse con più basso suono:
62.6- Di ciò dirti più inanzi non accade.
62.7Statti col dolcie in bocca, e non ti doglia
62.8ch'amareggiare al fin non te la voglia.
63.1Tosto che spunti in ciel la prima luce,
63.2piglierai meco la più dritta via
63.3ch'al lucente castel d'acciai' conduce,
63.4dove Ruggier vive in altrui balìa.
63.5Io tanto ti sarò compagna e duce,
63.6che tu sia fuor de l'aspra selva ria:
63.7t'insegnerò, poi che saren sul mare,
63.8sì ben la via, che non potresti errare. -
64.1Quivi l'audace giovane rimase
64.2tutta la notte, e gran pezzo ne spese
64.3a parlar con Merlin, che le suase
64.4rendersi tosto al suo Ruggier cortese.
64.5Lasciò di poi le sotterranee case,
64.6che di nuovo splendor l'aria s'accese,
64.7per un camin gran spazio oscuro e cieco,
64.8avendo la spirtal femina seco.
65.1E riusciro in un burrone ascoso
65.2tra monti inaccessibili alle genti;
65.3e tutto 'l dì senza pigliar riposo
65.4saliron balze e traversâr torrenti.
65.5E perché men l'andar fosse noioso,
65.6di piacevoli e bei ragionamenti,
65.7di quel che fu più conferir soave,
65.8l'aspro camin facean parer men grave:
66.1di quali era però la maggior parte,
66.2ch'a Bradamante vien la dotta maga
66.3mostrando con che astuzia e con qual arte
66.4proceder de', se di Ruggiero è vaga.
66.5- Se tu fossi (dicea) Pallade o Marte,
66.6e conducessi gente alla tua paga
66.7più che non ha il re Carlo e il re Agramante,
66.8non dureresti contra il negromante;
67.1che, oltre che d'acciar murata sia
67.2la ròcca inespugnabile, e tant'alta;
67.3oltre che 'l suo destrier si faccia via
67.4per mezzo l'aria, ove galoppa e salta;
67.5ha lo scudo mortal, che come pria
67.6si scopre, il suo splendor sì gli occhi assalta,
67.7la vista tolle, e tanto occupa i sensi,
67.8che come morto rimaner conviensi.
68.1E se forse ti pensi che ti vaglia
68.2combattendo tener serrati gli occhi,
68.3come potrai saper ne la battaglia
68.4quando ti schivi, o l'aversario tocchi?
68.5Ma per fuggire il lume ch'abbarbaglia,
68.6e gli altri incanti di colui far sciocchi,
68.7ti mostrerò un rimedio, una via presta;
68.8né altra in tutto 'l mondo è se non questa.
69.1Il re Agramante d'Africa uno annello,
69.2che fu rubato in India a una regina,
69.3ha dato a un suo baron detto Brunello,
69.4che poche miglia inanzi ne camina;
69.5di tal virtù, che chi nel dito ha quello,
69.6contra il mal degl'incanti ha medicina.
69.7Sa de furti e d'inganni Brunel, quanto
69.8colui, che tien Ruggier, sappia d'incanto.
70.1Questo Brunel sì pratico e sì astuto,
70.2come io ti dico, è dal suo re mandato
70.3acciò che col suo ingegno e con l'aiuto
70.4di questo annello, in tal cose provato,
70.5di quella ròcca dove è ritenuto,
70.6traggia Ruggier, che così s'è vantato,
70.7et ha così promesso al suo signore,
70.8a cui Ruggiero è più d'ogn'altro a core.
71.1Ma perché il tuo Ruggiero a te sol abbia,
71.2e non al re Agramante, ad obligarsi
71.3che tratto sia de l'incantata gabbia,
71.4t'insegnerò il remedio che de' usarsi.
71.5Tu te n'andrai tre dì lungo la sabbia
71.6del mar, ch'è oramai presso a dimostrarsi;
71.7il terzo giorno in un albergo teco
71.8arriverà costui c'ha l'annel seco.
72.1La sua statura, acciò tu lo conosca,
72.2non è sei palmi; et ha il capo ricciuto;
72.3le chiome ha nere, et ha la pelle fosca;
72.4pallido il viso, oltre il dover barbuto;
72.5gli occhi gonfiati e guardatura losca;
72.6schiacciato il naso, e ne le ciglia irsuto;
72.7l'abito, acciò ch'io lo dipinga intero,
72.8è stretto e corto, e sembra di corriero.
73.1Con esso lui t'accaderà soggetto
73.2di ragionar di quelli incanti strani:
73.3mostra d'aver, come tu avra' in effetto,
73.4disio che 'l mago sia teco alle mani;
73.5ma non monstrar che ti sia stato detto
73.6di quel suo annel che fa gl'incanti vani.
73.7Egli t'offerirà mostrar la via
73.8fin alla ròcca, e farti compagnia.
74.1Tu gli va dietro: e come t'avicini
74.2a quella ròcca sì ch'ella si scopra,
74.3dàgli la morte; né pietà t'inchini
74.4che tu non metta il mio consiglio in opra.
74.5Né far ch'egli il pensier tuo s'indovini,
74.6e ch'abbia tempo che l'annel lo copra;
74.7perché ti spariria dagli occhi, tosto
74.8ch'in bocca il sacro annel s'avesse posto. -
75.1Così parlando, giunsero sul mare,
75.2dove presso a Bordea mette Garonna.
75.3Quivi, non senza alquanto lagrimare,
75.4si dipartì l'una da l'altra donna.
75.5La figliuola d'Amon, che per slegare
75.6di prigione il suo amante non assonna,
75.7caminò tanto, che venne una sera
75.8ad uno albergo, ove Brunel prim'era.
76.1Conosce ella Brunel come lo vede,
76.2di cui la forma avea sculpita in mente:
76.3onde ne viene, ove ne va, gli chiede;
76.4quel le risponde, e d'ogni cosa mente.
76.5La donna, già prevista, non gli cede
76.6in dir menzogne, e simula ugualmente
76.7e patria e stirpe e setta e nome e sesso;
76.8e gli volta alle man pur gli occhi spesso.
77.1Gli va gli occhi alle man spesso voltando,
77.2in dubbio sempre esser da lui rubata;
77.3né lo lascia venir troppo accostando,
77.4di sua condizion bene informata.
77.5Stavano insieme in questa guisa, quando
77.6l'orecchia da un rumor lor fu intruonata.
77.7Poi vi dirò, Signor, che ne fu causa,
77.8ch'avrò fatto al cantar debita pausa.
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