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1.1Ingiustissimo Amor, perché sì raro
1.2corrispondenti fai nostri desiri?
1.3onde, perfido, avvien che t'è sì caro
1.4il discorde voler ch'in duo cor miri?
1.5Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
1.6e nel più cieco e maggior fondo tiri:
1.7da chi disia il mio amor tu mi richiami,
1.8e chi m'ha in odio vuoi ch'adori et ami.
2.1Fai ch'a Rinaldo Angelica par bella,
2.2quando esso a lei brutto e spiacevol pare:
2.3quando le parea bello e l'amava ella,
2.4egli odiò lei quanto si può più odiare.
2.5Ora s'affligge indarno e si flagella;
2.6così renduto ben gli è pare a pare:
2.7ella l'ha in odio, e l'odio è di tal sorte,
2.8che più tosto che lui vorria la morte.
3.1Rinaldo al Saracin con molto orgoglio
3.2gridò: - Scendi, ladron, del mio cavallo!
3.3Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,
3.4ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:
3.5e levar questa donna anco ti voglio;
3.6che sarebbe a lasciartela gran fallo.
3.7Sì perfetto destrier, donna sì degna
3.8a un ladron non mi par che si convegna. -
4.1- Tu te ne menti che ladrone io sia
4.2(rispose il Saracin non meno altiero):
4.3chi dicesse a te ladro, lo diria
4.4(quanto io n'odo per fama) più con vero.
4.5La pruova or si vedrà, chi di noi sia
4.6più degno de la donna e del destriero;
4.7ben che, quanto a lei, teco io mi convegna
4.8che non è cosa al mondo altra sì degna. -
5.1Come soglion talor duo can mordenti,
5.2o per invidia o per altro odio mossi,
5.3avicinarsi digrignando i denti,
5.4con occhi bieci e più che bracia rossi;
5.5indi a' morsi venir, di rabbia ardenti,
5.6con aspri ringhi e ribuffati dossi:
5.7così alle spade e dai gridi e da l'onte
5.8venne il Circasso e quel di Chiaramonte.
6.1A piedi è l'un, l'altro a cavallo: or quale
6.2credete ch'abbia il Saracin vantaggio?
6.3Né ve n'ha però alcun; che così vale
6.4forse ancor men ch'uno inesperto paggio;
6.5che 'l destrier per instinto naturale
6.6non volea fare al suo signore oltraggio:
6.7né con man né con spron potea il Circasso
6.8farlo a voluntà sua muover mai passo.
7.1Quando crede cacciarlo, egli s'arresta;
7.2e se tener lo vuole, o corre o trotta:
7.3poi sotto il petto si caccia la testa,
7.4giuoca di schiene, e mena calci in frotta.
7.5Vedendo il Saracin ch'a domar questa
7.6bestia superba era mal tempo allotta,
7.7ferma le man sul primo arcione e s'alza,
7.8e dal sinistro fianco in piede sbalza.
8.1Sciolto che fu il pagan con leggier salto
8.2da l'ostinata furia di Baiardo,
8.3si vide cominciar ben degno assalto
8.4d'un par di cavallier tanto gagliardo.
8.5Suona l'un brando e l'altro, or basso or alto:
8.6il martel di Vulcano era più tardo
8.7ne la spelunca affumicata, dove
8.8battea all'incude i folgori di Giove.
9.1Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi
9.2colpi veder che mastri son del giuoco:
9.3or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi,
9.4ora coprirsi, ora mostrarsi un poco,
9.5ora crescere inanzi, ora ritrarsi,
9.6ribatter colpi e spesso lor dar loco,
9.7girarsi intorno; e donde l'uno cede,
9.8l'altro aver posto immantinente il piede.
10.1Ecco Rinaldo con la spada adosso
10.2a Sacripante tutto s'abbandona;
10.3e quel porge lo scudo, ch'era d'osso,
10.4con la piastra d'acciar temprata e buona.
10.5Taglial Fusberta, ancor che molto grosso:
10.6ne geme la foresta e ne risuona.
10.7L'osso e l'acciar ne va che par di ghiaccio,
10.8e lascia al Saracin stordito il braccio.
11.1Quando vide la timida donzella
11.2dal fiero colpo uscir tanta ruina,
11.3per gran timor cangiò la faccia bella,
11.4qual il reo ch'al supplicio s'avvicina;
11.5né le par che vi sia da tardar, s'ella
11.6non vuol di quel Rinaldo esser rapina,
11.7di quel Rinaldo ch'ella tanto odiava,
11.8quanto esso lei miseramente amava.
12.1Volta il cavallo, e ne la selva folta
12.2lo caccia per un aspro e stretto calle:
12.3e spesso il viso smorto a dietro volta;
12.4che le par che Rinaldo abbia alle spalle.
12.5Fuggendo non avea fatto via molta,
12.6che scontrò un eremita in una valle,
12.7ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,
12.8devoto e venerabile d'aspetto.
13.1Dagli anni e dal digiuno attenuato,
13.2sopra un lento asinel se ne veniva;
13.3e parea, più ch'alcun fosse mai stato,
13.4di conscienza scrupolosa e schiva.
13.5Come egli vide il viso delicato
13.6de la donzella che sopra gli arriva,
13.7debil quantunque e mal gagliarda fosse,
13.8tutta per carità se gli commosse.
14.1La donna al fraticel chiede la via
14.2che la conduca ad un porto di mare,
14.3perché levar di Francia si vorria
14.4per non udir Rinaldo nominare.
14.5Il frate, che sapea negromanzia,
14.6non cessa la donzella confortare
14.7che presto la trarrà d'ogni periglio;
14.8et ad una sua tasca diè di piglio.
15.1Trassene un libro, e mostrò grande effetto;
15.2che legger non finì la prima faccia,
15.3ch'uscir fa un spirto in forma di valletto,
15.4e gli commanda quanto vuol ch'el faccia.
15.5Quel se ne va, da la scrittura astretto,
15.6dove i dui cavallieri a faccia a faccia
15.7eran nel bosco, e non stavano al rezzo;
15.8fra' quali entrò con grande audacia in mezzo.
16.1- Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,
16.2quando anco uccida l'altro, che gli vaglia:
16.3che merto avrete alle fatiche vostre,
16.4finita che tra voi sia la battaglia,
16.5se 'l conte Orlando, senza liti o giostre,
16.6e senza pur aver rotta una maglia,
16.7verso Parigi mena la donzella
16.8che v'ha condotti a questa pugna fella?
17.1Vicino un miglio ho ritrovato Orlando
17.2che ne va con Angelica a Parigi,
17.3di voi ridendo insieme, e motteggiando
17.4che senza frutto alcun siate in litigi.
17.5Il meglio forse vi sarebbe, or quando
17.6non son più lungi, a seguir lor vestigi;
17.7che s'in Parigi Orlando la può avere,
17.8non ve la lascia mai più rivedere. -
18.1Veduto avreste i cavallier turbarsi
18.2a quel annunzio, e mesti e sbigottiti,
18.3senza occhi e senza mente nominarsi,
18.4che gli avesse il rival così scherniti;
18.5ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsi
18.6con sospir che parean del fuoco usciti,
18.7e giurar per isdegno e per furore,
18.8se giungea Orlando, di cavargli il core.
19.1E dove aspetta il suo Baiardo, passa,
19.2e sopra vi si lancia, e via galoppa,
19.3né al cavallier, ch'a piè nel bosco lassa,
19.4pur dice a Dio, non che lo 'nviti in groppa.
19.5L'animoso cavallo urta e fracassa,
19.6punto dal suo signor, ciò ch'egli 'ntoppa:
19.7non ponno fosse o fiumi o sassi o spine
19.8far che dal corso il corridor decline.
20.1Signor, non voglio che vi paia strano
20.2se Rinaldo or sì tosto il destrier piglia,
20.3che già più giorni ha seguitato invano,
20.4né gli ha possuto mai toccar la briglia.
20.5Fece il destrier, ch'avea intelletto umano,
20.6non per vizio seguirsi tante miglia,
20.7ma per guidar dove la donna giva,
20.8il suo signor, da chi bramar l'udiva.
21.1Quando ella si fuggì dal padiglione,
21.2la vide et appostolla il buon destriero,
21.3che si trovava aver vòto l'arcione,
21.4però che n'era sceso il cavalliero
21.5per combatter di par con un barone,
21.6che men di lui non era in arme fiero;
21.7poi ne seguitò l'orme di lontano,
21.8bramoso porla al suo signore in mano.
22.1Bramoso di ritrarlo ove fosse ella,
22.2per la gran selva inanzi se gli messe;
22.3né lo volea lasciar montare in sella,
22.4perché ad altro camin non lo volgesse.
22.5Per lui trovò Rinaldo la donzella
22.6una e due volte, e mai non gli successe;
22.7che fu da Ferraù prima impedito,
22.8poi dal Circasso, come avete udito.
23.1Ora al demonio che mostrò a Rinaldo
23.2de la donzella li falsi vestigi,
23.3credette Baiardo anco, e stette saldo
23.4e mansueto ai soliti servigi.
23.5Rinaldo il caccia, d'ira e d'amor caldo,
23.6a tutta briglia, e sempre invêr Parigi;
23.7e vola tanto col disio, che lento,
23.8non ch'un destrier, ma gli parrebbe il vento.
24.1La notte a pena di seguir rimane,
24.2per affrontarsi col signor d'Anglante:
24.3tanto ha creduto alle parole vane
24.4del messaggier del cauto negromante.
24.5Non cessa cavalcar sera e dimane,
24.6che si vede apparir la terra avante,
24.7dove re Carlo, rotto e mal condutto,
24.8con le reliquie sue s'era ridutto:
25.1e perché dal re d'Africa battaglia
25.2et assedio v'aspetta, usa gran cura
25.3a raccor buona gente e vettovaglia,
25.4far cavamenti e riparar le mura.
25.5Ciò ch'a difesa spera che gli vaglia,
25.6senza gran diferir, tutto procura:
25.7pensa mandare in Inghilterra, e trarne
25.8gente onde possa un novo campo farne;
26.1che vuole uscir di nuovo alla campagna,
26.2e ritentar la sorte de la guerra.
26.3Spaccia Rinaldo subito in Bretagna,
26.4Bretagna che fu poi detta Inghilterra.
26.5Ben de l'andata il paladin si lagna:
26.6non ch'abbia così in odio quella terra;
26.7ma perché Carlo il manda allora allora,
26.8né pur lo lascia un giorno far dimora.
27.1Rinaldo mai di ciò non fece meno
27.2volentier cosa; poi che fu distolto
27.3di gir cercando il bel viso sereno
27.4che gli avea il cor di mezzo il petto tolto:
27.5ma, per ubidir Carlo, nondimeno
27.6a quella via si fu subito volto,
27.7et a Calesse in poche ore trovossi;
27.8e giunto, il dì medesimo imbarcossi.
28.1Contra la voluntà d'ogni nocchiero,
28.2pel gran desir che di tornare avea,
28.3entrò nel mar ch'era turbato e fiero,
28.4e gran procella minacciar parea.
28.5Il Vento si sdegnò, che da l'altiero
28.6sprezzar si vide; e con tempesta rea
28.7sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
28.8che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.
29.1Calano tosto i marinari accorti
29.2le maggior vele, e pensano dar volta,
29.3e ritornar ne li medesmi porti
29.4donde in mal punto avean la nave sciolta.
29.5- Non convien (dice il Vento) ch'io comporti
29.6tanta licenzia che v'avete tolta; -
29.7e soffia e grida e naufragio minaccia,
29.8s'altrove van, che dove egli li caccia.
30.1Or a poppa, or all'orza hann'il crudele,
30.2che mai non cessa, e vien più ognor crescendo:
30.3essi di qua di là con umil vele
30.4vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo.
30.5Ma perché varie fila a varie tele
30.6uopo mi son, che tutte ordire intendo,
30.7lascio Rinaldo e l'agitata prua,
30.8e torno a dir di Bradamante sua.
31.1Io parlo di quella inclita donzella,
31.2per cui re Sacripante in terra giacque,
31.3che di questo signor degna sorella,
31.4del duca Amone e di Beatrice nacque.
31.5La gran possanza e il molto ardir di quella
31.6non meno a Carlo e tutta Francia piacque
31.7(che più d'un paragon ne vide saldo),
31.8che 'l lodato valor del buon Rinaldo.
32.1La donna amata fu da un cavalliero
32.2che d'Africa passò col re Agramante,
32.3che partorì del seme di Ruggiero
32.4la disperata figlia d'Agolante:
32.5e costei, che né d'orso né di fiero
32.6leone uscì, non sdegnò tal amante;
32.7ben che concesso, fuor che vedersi una
32.8volta e parlarsi, non ha lor Fortuna.
33.1Quindi cercando Bradamante gìa
33.2l'amante suo, ch'avea nome dal padre,
33.3così sicura senza compagnia,
33.4come avesse in sua guardia mille squadre:
33.5e fatto ch'ebbe il re di Circassia
33.6battere il volto de l'antiqua madre,
33.7traversò un bosco, e dopo il bosco un monte,
33.8tanto che giunse ad una bella fonte.
34.1La fonte discorrea per mezzo un prato,
34.2d'arbori antiqui e di bell'ombre adorno,
34.3ch'i viandanti col mormorio grato
34.4a ber invita e a far seco soggiorno:
34.5un culto monticel dal manco lato
34.6le difende il calor del mezzo giorno.
34.7Quivi, come i begli occhi prima torse,
34.8d'un cavallier la giovane s'accorse;
35.1d'un cavallier, ch'all'ombra d'un boschetto,
35.2nel margin verde e bianco e rosso e giallo
35.3sedea pensoso, tacito e soletto
35.4sopra quel chiaro e liquido cristallo.
35.5Lo scudo non lontan pende e l'elmetto
35.6dal faggio, ove legato era il cavallo;
35.7et avea gli occhi molli e 'l viso basso,
35.8e si mostrava addolorato e lasso.
36.1Questo disir, ch'a tutti sta nel core,
36.2de' fatti altrui sempre cercar novella,
36.3fece a quel cavallier del suo dolore
36.4la cagion domandar da la donzella.
36.5Egli l'aperse e tutta mostrò fuore,
36.6dal cortese parlar mosso di quella,
36.7e dal sembiante altier, ch'al primo sguardo
36.8gli sembrò di guerrier molto gagliardo.
37.1E cominciò: - Signor, io conducea
37.2pedoni e cavallieri, e venìa in campo
37.3là dove Carlo Marsilio attendea,
37.4perch'al scender del monte avesse inciampo;
37.5e una giovane bella meco avea,
37.6del cui fervido amor nel petto avampo:
37.7e ritrovai presso a Rodonna armato
37.8un che frenava un gran destriero alato.
38.1Tosto che 'l ladro, o sia mortale, o sia
38.2una de l'infernali anime orrende,
38.3vede la bella e cara donna mia;
38.4come falcon che per ferir discende,
38.5cala e poggia in uno atimo, e tra via
38.6getta le mani, e lei smarrita prende.
38.7Ancor non m'era accorto de l'assalto,
38.8che de la donna io senti' il grido in alto.
39.1Così il rapace nibio furar suole
39.2il misero pulcin presso alla chioccia,
39.3che di sua inavvertenza poi si duole,
39.4e invan gli grida, e invan dietro gli croccia.
39.5Io non posso seguir un uom che vole,
39.6chiuso tra' monti, a piè d'un'erta roccia:
39.7stanco ho il destrier, che muta a pena i passi
39.8ne l'aspre vie de' faticosi sassi.
40.1Ma, come quel che men curato avrei
40.2vedermi trar di mezzo il petto il core,
40.3lasciai lor via seguir quegli altri miei,
40.4senza mia guida e senza alcun rettore:
40.5per li scoscesi poggi e manco rei
40.6presi la via che mi mostrava Amore,
40.7e dove mi parea che quel rapace
40.8portassi il mio conforto e la mia pace.
41.1Sei giorni me n'andai matina e sera
41.2per balze e per pendici orride e strane,
41.3dove non via, dove sentier non era,
41.4dove né segno di vestigie umane;
41.5poi giunse in una valle inculta e fiera,
41.6di ripe cinta e spaventose tane,
41.7che nel mezzo s'un sasso avea un castello
41.8forte e ben posto, a maraviglia bello.
42.1Da lungi par che come fiamma lustri,
42.2né sia di terra cotta, né di marmi.
42.3Come più m'avicino ai muri illustri,
42.4l'opra più bella e più mirabil parmi.
42.5E seppi poi, come i demoni industri,
42.6da suffumigi tratti e sacri carmi,
42.7tutto d'acciaio avean cinto il bel loco,
42.8temprato all'onda et allo stigio foco.
43.1Di sì forbito acciar luce ogni torre,
43.2che non vi può né ruggine né macchia.
43.3Tutto il paese giorno e notte scorre,
43.4e poi là dentro il rio ladron s'immacchia.
43.5Cosa non ha ripar che voglia tôrre:
43.6sol dietro invan se li bestemia e gracchia.
43.7Quivi la donna, anzi il mio cor mi tiene,
43.8che di mai ricovrar lascio ogni spene.
44.1Ah lasso! che poss'io più che mirare
44.2la ròcca lungi, ove il mio ben m'è chiuso?
44.3come la volpe, che 'l figlio gridare
44.4nel nido oda de l'aquila di giuso,
44.5s'aggira intorno, e non sa che si fare,
44.6poi che l'ali non ha da gir là suso.
44.7Erto è quel sasso sì, tale è il castello,
44.8che non vi può salir chi non è augello.
45.1Mentre io tardava quivi, ecco venire
45.2duo cavallier ch'avean per guida un nano,
45.3che la speranza aggiunsero al desire;
45.4ma ben fu la speranza e il desir vano.
45.5Ambi erano guerrier di sommo ardire:
45.6era Gradasso l'un, re sericano;
45.7era l'altro Ruggier, giovene forte,
45.8pregiato assai ne l'africana corte.
46.1"Vengon (mi disse il nano) per far pruova
46.2di lor virtù col sir di quel castello,
46.3che per via strana, inusitata e nuova
46.4cavalca armato il quadrupede augello".
46.5"Deh, signor (dissi io lor), pietà vi muova
46.6del duro caso mio spietato e fello!
46.7Quando, come ho speranza, voi vinciate,
46.8vi prego la mia donna mi rendiate".
47.1E come mi fu tolta lor narrai,
47.2con lacrime affermando il dolor mio.
47.3Quei, lor mercé, mi proferiro assai,
47.4e giù calaro il poggio alpestre e rio.
47.5Di lontan la battaglia io riguardai,
47.6pregando per la lor vittoria Dio.
47.7Era sotto il castel tanto di piano,
47.8quanto in due volte si può trar con mano.
48.1Poi che fur giunti a piè de l'alta ròcca,
48.2l'uno e l'altro volea combatter prima;
48.3pur a Gradasso, o fosse sorte, tocca,
48.4o pur che non ne fe' Ruggier più stima.
48.5Quel Serican si pone il corno a bocca:
48.6rimbomba il sasso e la fortezza in cima.
48.7Ecco apparire il cavalliero armato
48.8fuor de la porta, e sul cavallo alato.
49.1Cominciò a poco a poco indi a levarse,
49.2come suol far la peregrina grue,
49.3che corre prima, e poi vediamo alzarse
49.4alla terra vicina un braccio o due;
49.5e quando tutte sono all'aria sparse,
49.6velocissime mostra l'ale sue.
49.7Sì ad alto il negromante batte l'ale,
49.8ch'a tanta altezza a pena aquila sale.
50.1Quando gli parve poi, volse il destriero,
50.2che chiuse i vanni e venne a terra a piombo,
50.3come casca dal ciel falcon maniero
50.4che levar veggia l'anitra o il colombo.
50.5Con la lancia arrestata il cavalliero
50.6l'aria fendendo vien d'orribil rombo.
50.7Gradasso a pena del calar s'avede,
50.8che se lo sente addosso e che lo fiede.
51.1Sopra Gradasso il mago l'asta roppe;
51.2ferì Gradasso il vento e l'aria vana:
51.3per questo il volator non interroppe
51.4il batter l'ale, e quindi s'allontana.
51.5Il grave scontro fa chinar le groppe
51.6sul verde prato alla gagliarda alfana.
51.7Gradasso avea una alfana, la più bella
51.8e la miglior che mai portasse sella.
52.1Sin alle stelle il volator trascorse;
52.2indi girossi e tornò in fretta al basso,
52.3e percosse Ruggier che non s'accorse,
52.4Ruggier che tutto intento era a Gradasso.
52.5Ruggier del grave colpo si distorse,
52.6e 'l suo destrier più rinculò d'un passo:
52.7e quando si voltò per lui ferire,
52.8da sé lontano il vide al ciel salire.
53.1Or su Gradasso, or su Ruggier percote
53.2ne la fronte, nel petto e ne la schiena,
53.3e le botte di quei lascia ognor vòte,
53.4perché è sì presto, che si vede a pena.
53.5Girando va con spaziose rote,
53.6e quando all'uno accenna, all'altro mena:
53.7all'uno e all'altro sì gli occhi abbarbaglia,
53.8che non ponno veder donde gli assaglia.
54.1Fra duo guerrieri in terra et uno in cielo
54.2la battaglia durò sin a quella ora,
54.3che spiegando pel mondo oscuro velo,
54.4tutte le belle cose discolora.
54.5Fu quel ch'io dico, e non v'aggiungo un pelo:
54.6io 'l vidi, i' 'l so; né m'assicuro ancora
54.7di dirlo altrui; che questa maraviglia
54.8al falso più ch'al ver si rassimiglia.
55.1D'un bel drappo di seta avea coperto
55.2lo scudo in braccio il cavallier celeste.
55.3Come avesse, non so, tanto sofferto
55.4di tenerlo nascosto in quella veste;
55.5ch'immantinente che lo mostra aperto,
55.6forza è, chi 'l mira, abbarbagliato reste,
55.7e cada come corpo morto cade,
55.8e venga al negromante in potestade.
56.1Splende lo scudo a guisa di piropo,
56.2e luce altra non è tanto lucente.
56.3Cadere in terra allo splendor fu d'uopo
56.4con gli occhi abbacinati, e senza mente.
56.5Perdei da lungi anch'io li sensi, e dopo
56.6gran spazio mi riebbi finalmente;
56.7né più i guerrier né più vidi quel nano,
56.8ma vòto il campo, e scuro il monte e il piano.
57.1Pensai per questo che l'incantatore
57.2avesse amendui colti a un tratto insieme,
57.3e tolto per virtù de lo splendore
57.4la libertade a-lloro, e a me la speme.
57.5Così a quel loco, che chiudea il mio core,
57.6dissi, partendo, le parole estreme.
57.7Or giudicate s'altra pena ria,
57.8che causi Amor, può pareggiar la mia. -
58.1Ritornò il cavallier nel primo duolo,
58.2fatta che n'ebbe la cagion palese.
58.3Questo era il conte Pinabel, figliuolo
58.4d'Anselmo d'Altaripa, maganzese;
58.5che tra sua gente scelerata, solo
58.6leale esser non vòlse né cortese,
58.7ma ne li vizii abominandi e brutti
58.8non pur gli altri adeguò, ma passò tutti.
59.1La bella donna con diverso aspetto
59.2stette ascoltando il Maganzese cheta;
59.3che come prima di Ruggier fu detto,
59.4nel viso si mostrò più che mai lieta:
59.5ma quando sentì poi ch'era in distretto,
59.6turbossi tutta d'amorosa pieta;
59.7né per una o due volte contentosse
59.8che ritornato a replicar le fosse.
60.1E poi ch'al fin le parve esserne chiara,
60.2gli disse: - Cavallier, datti riposo;
60.3che ben può la mia giunta esserti cara,
60.4parerti questo giorno aventuroso.
60.5Andiam pur tosto a quella stanza avara,
60.6che sì ricco tesor ci tiene ascoso;
60.7né spesa sarà invan questa fatica,
60.8se Fortuna non m'è troppo nemica. -
61.1Rispose il cavallier: - Tu vòi ch'io passi
61.2di nuovo i monti, e mostriti la via?
61.3A me molto non è perdere i passi,
61.4perduta avendo ogni altra cosa mia;
61.5ma tu per balze e ruinosi sassi
61.6cerchi entrar in pregione; e così sia.
61.7Non hai di che dolerti di me, poi
61.8ch'io tel predìco, e tu pur gir vi vòi. -
62.1Così dice egli, e torna al suo destriero,
62.2e di quella animosa si fa guida,
62.3che si mette a periglio per Ruggiero,
62.4che la pigli quel mago o che la ancida.
62.5In questo, ecco alle spalle il messaggiero,
62.6ch': - Aspetta, aspetta! - a tutta voce grida,
62.7il messaggier da chi il Circasso intese
62.8che costei fu ch'all'erba lo distese.
63.1A Bradamante il messaggier novella
63.2di Mompolier e di Narbona porta,
63.3ch'alzato li stendardi di Castella
63.4avean, con tutto il lito d'Acquamorta;
63.5e che Marsilia, non v'essendo quella
63.6che la dovea guardar, mal si conforta,
63.7e consiglio e soccorso le domanda
63.8per questo messo, e se le raccomanda.
64.1Questa cittade, e intorno a molte miglia
64.2ciò che fra Varo e Rodano al mar siede,
64.3avea l'imperator dato alla figlia
64.4del duca Amon, in ch'avea speme e fede;
64.5però che 'l suo valor con maraviglia
64.6riguardar suol, quando armeggiar la vede.
64.7Or, com'io dico, a domandar aiuto
64.8quel messo da Marsilia era venuto.
65.1Tra sì e no la giovane suspesa,
65.2di voler ritornar dubita un poco:
65.3quinci l'onore e il debito le pesa,
65.4quindi l'incalza l'amoroso foco.
65.5Fermasi al fin di seguitar l'impresa,
65.6e trar Ruggier de l'incantato loco;
65.7e quando sua virtù non possa tanto,
65.8almen restargli prigioniera a canto.
66.1E fece iscusa tal, che quel messaggio
66.2parve contento rimanere e cheto.
66.3Indi girò la briglia al suo viaggio,
66.4con Pinabel che non ne parve lieto;
66.5che seppe esser costei di quel lignaggio
66.6che tanto ha in odio in publico e in secreto:
66.7e già s'avisa le future angosce,
66.8se lui per maganzese ella conosce.
67.1Tra casa di Maganza e di Chiarmonte
67.2era odio antico e inimicizia intensa;
67.3e più volte s'avean rotta la fronte,
67.4e sparso di lor sangue copia immensa:
67.5e però nel suo cor l'iniquo conte
67.6tradir l'incauta giovane si pensa;
67.7o, come prima commodo gli accada,
67.8lasciarla sola, e trovar altra strada.
68.1E tanto gli occupò la fantasia
68.2il nativo odio, il dubbio e la paura,
68.3ch'inavedutamente uscì di via:
68.4e ritrovossi in una selva oscura,
68.5che nel mezzo avea un monte che finia
68.6la nuda cima in una pietra dura;
68.7e la figlia del duca di Dordona
68.8gli è sempre dietro, e mai non l'abandona.
69.1Come si vide il Maganzese al bosco,
69.2pensò tôrsi la donna da le spalle.
69.3Disse: - Prima che 'l ciel torni più fosco,
69.4verso uno albergo è meglio farsi il calle.
69.5Oltra quel monte, s'io lo riconosco,
69.6siede un ricco castel giù ne la valle.
69.7Tu qui m'aspetta; che dal nudo scoglio
69.8certificar con gli occhi me ne voglio. -
70.1Così dicendo, alla cima superna
70.2del solitario monte il destrier caccia,
70.3mirando pur s'alcuna via discerna,
70.4come lei possa tor da la sua traccia.
70.5Ecco nel sasso truova una caverna,
70.6che si profonda più di trenta braccia.
70.7Tagliato a picchi et a scarpelli il sasso
70.8scende giù al dritto, et ha una porta al basso.
71.1Nel fondo avea una porta ampla e capace,
71.2ch'in maggior stanza largo adito dava;
71.3e fuor n'uscia splendor, come di face
71.4ch'ardesse in mezzo alla montana cava.
71.5Mentre quivi il fellon suspeso tace,
71.6la donna, che da lungi il seguitava
71.7(perché perderne l'orme si temea),
71.8alla spelonca gli sopragiungea.
72.1Poi che si vide il traditore uscire,
72.2quel ch'avea prima disegnato, invano,
72.3o da sé torla, o di farla morire,
72.4nuovo argumento imaginossi e strano.
72.5Le si fe' incontra, e su la fe' salire
72.6là dove il monte era forato e vano;
72.7e le disse ch'avea visto nel fondo
72.8una donzella di viso giocondo,
73.1ch'a' bei sembianti et alla ricca vesta
73.2esser parea di non ignobil grado;
73.3ma, quanto più potea, turbata e mesta,
73.4mostrava esservi chiusa suo mal grado:
73.5e per saper la condizion di questa,
73.6ch'avea già cominciato a entrar nel guado;
73.7e che era uscito de l'interna grotta
73.8un che dentro a furor l'avea ridotta.
74.1Bradamante, che come era animosa,
74.2così mal cauta, a Pinabel diè fede;
74.3e d'aiutar la donna disiosa,
74.4si pensa come por colà giù il piede.
74.5Ecco d'un olmo alla cima frondosa
74.6volgendo gli occhi, un lungo ramo vede;
74.7e con la spada quel subito tronca,
74.8e lo declina giù ne la spelonca.
75.1Dove è tagliato, in man lo raccomanda
75.2a Pinabello, e poscia a quel s'apprende:
75.3prima giù i piedi ne la tana manda,
75.4e su le braccia tutta si suspende.
75.5Sorride Pinabello, e le domanda
75.6come ella salti; e le man apre e stende,
75.7dicendole: - Qui fosser teco insieme
75.8tutti li tuoi, ch'io ne spegnessi il seme! -
76.1Non come vòlse Pinabello avenne
76.2de l'innocente giovane la sorte;
76.3perché, giù diroccando, a ferir venne
76.4prima nel fondo il ramo saldo e forte.
76.5Ben si spezzò, ma tanto la sostenne,
76.6che 'l suo favor la liberò da morte.
76.7Giacque stordita la donzella alquanto,
76.8come io vi seguirò ne l'altro canto.
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