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1.1Dovunque el sol suoi raggi chiari porge
1.2dal loco ove si leva e poi si pone,
1.3del nostro ben per pochi el ver si scorge.
2.1E del contradio ancor vera ragione
2.2comprender non si sa, tanto è accecato
2.3ciascuno in seguitar sua oppinione.
3.1Che ci è di quanto ha om disiderato
3.2che non si pent' alfin d'averlo avuto,
3.3ben che l'abbi felice dimostrato?
4.1Guarda qualunche mai possente è suto
4.2per favor popolare o per milizia
4.3che danno e che dolor n'ha ricevuto.
5.1Chi d'eloquenzia avuto ha gran perizia,
5.2per esser ben facundo in saper dire,
5.3morto n'è suto con sua gran tristizia.
6.1E chi in fortezza ancor pose el desire,
6.2per voler dimostrar quanto sia forte,
6.3miseramente s'è visto morire.
7.1Chi di molti denar s'ha fatto scorte
7.2ed ha piena la borsa al suo volere,
7.3quanta dolente poi stata è sua sorte!
8.1Mira Longin, che volse molto avere,
8.2al tempo di Neron Seneca ancora,
8.3come si veggon nulla possedere.
9.1Non passa mai del giorno solo un'ora
9.2che non abbi ogni ricco mille pene,
9.3veggendo sì come altri el lor divora.
10.1La dolce povertà sempre sta bene,
10.2né mai d'alcun rapace è vicitata;
10.3non bisogna a guardalla uscio o catene.
11.1Se mai sarà da te gioia portata,
11.2bench'ella poca sia, temenza arai
11.3sol d'una canna dal vento agitata.
12.1Ma quando nulla teco porterai,
12.2se infra mille ladron pigli el cammino,
12.3ben che solo tu sia, cantar porrai.
13.1El primo voto, ch'al Signor divino
13.2si faccia per ciascuno, è che lui possa
13.3sempre trovar denari al suo dimino.
14.1Ma col veleno non si fa la fossa
14.2chi con un vetro vol spenger la sete
14.3come chi in oro aver sua mente ha mossa?
15.1Qual più de' duo prudenti loderete:
15.2Democrito, ch'ognor che 'l piè moveva
15.3ridea, vedendo 'l tempo ove 'l perdete;
16.1o Diogene, il qual sempre piangeva,
16.2considerando tanta vanitade
16.3ove 'l mondo imbrattato ognor vedeva?
17.1Quanta è, Fortuna, la tua varietade,
17.2ché chi grande tu fai è in sommo onore
17.3e, se l'abassi, mai truova piatade!
18.1Caio Seian, che fu di gran valore,
18.2ricco, magno, onorato e ben possente
18.3come si vede star con disonore!
19.1Volgi a Crasso e a Pompeo ancor la mente
19.2ed a colui che fé suddita Roma,
19.3come lor vita finîr tristamente.
20.1Chi di corona mai ornò sua chioma,
20.2pochi son suti che di morte oscura
20.3non abbi alfin portata crudel soma.
21.1Quanto fu ria, Demosten, tua ventura,
21.2e la tua, Ciceron, che nel più caro
21.3tempo ti venne di morir paura!
22.1Le vostre orazion veneno amaro
22.2diêr alla vostra vita inanzi al tempo,
22.3né contra lui potesti aver riparo.
23.1Or vi levate a studiare per tempo
23.2per morte guadagnar vituperosa,
23.3perdendo ogni sustanza e anco il tempo.
24.1Quanto Fortuna ti fu grazïosa,
24.2magnanimo e gentil Cartaginese,
24.3quando desti a' Roman doglia angosciosa!
25.1Tu ti movesti di lontan paese,
25.2ornato di trïunfi e gran vittoria,
25.3seguitando pur lei a te cortese;
26.1e quando t'ebbe posto in tanta gloria
26.2che rompevi i monti alla tua voglia,
26.3sì che Italia di te fa ancor memoria,
27.1in un momento d'ogni ben ti spoglia,
27.2togliendoti onoranza e signoria,
27.3mandandoti in esilio con gran doglia.
28.1E, non trovando al tuo scampo altra via,
28.2morir volesti, pigliando il veleno,
28.3più tosto ch'esser d'altri in sua balìa.
29.1Vedi Alessandro, a cui il ciel sereno
29.2tanto si dimostrò ch'al tutto volle,
29.3sì come Dio, tenere il mondo a freno,
30.1come di tante onoranze il tolle
30.2piccola sepoltura. O vita nostra,
30.3quanto ch'in te si fida è vano e folle!
31.1La morte è quella ch'al fin ci dimostra
31.2quanto sien questi corpi da stimare,
31.3per li qua' sempre facciàn festa e giostra.
32.1Ove se' Serse, che potesti fare
32.2de' monti mare e del mar come terra,
32.3sì che coi carri si poté passare?
33.1El popol, che menavi teco in guerra,
33.2era sì grande che seccava i fiumi,
33.3quando ciascun di loro al ber s'atterra.
34.1Tu sa' ben che di rabbia ti consumi,
34.2ché, sendo rotto presso a Salamina,
34.3perdesti tutti i tuoi real costumi.
35.1E fu sì grande allor la tua ruina
35.2che solo una barchetta aver potesti,
35.3per poterti fuggir da tal rapina.
36.1Perché l'animo tuo dunche ponesti
36.2a voler tanta gloria, or pensa al fine
36.3e alla pena che per essa avesti.
37.1Alzate gli occhi alle parte divine,
37.2o miseri mortali, e non cercate
37.3cose vi sien cagion di ta' ruine!
38.1E voi, che lo 'nvecchiar desiderate,
38.2a quel che vi conduce la vecchiezza
38.3e i suoi lunghi martir considerate.
39.1Quando omo è vecchio, ciascuno il disprezza
39.2e non ch'ad altri, ma a se stesso spiace.
39.3Con le gengive sole il pane spezza;
40.1triemagli il capo, che ma' truova pace,
40.2el naso a ciascun tempo gli distilla,
40.3el sapor del mangiar più non gli piace.
41.1Del caldo natural non ha scintilla,
41.2e, ben ch'un gridi forte, non lo intende:
41.3non sa s'è voce umana o pur di squilla.
42.1E quando per mangiare el cibo prende,
42.2pelle man d'altri convien che s'imbocchi
42.3e, come rondinino, el collo stende.
43.1Perduto ha 'l sentimento e 'l lum degli occhi,
43.2non conosce famiglia né figliuolo,
43.3muovesi com'un sasso, quando 'l tocchi.
44.1Di giorno in giorno più gli acresce 'l duolo
44.2o per morte di figlio o di sua donna
44.3o di fratelli o d'altri di suo stuolo.
45.1Ogni anno si rinuova nera gonna,
45.2la casa ha piena ognor di nuovi pianti
45.3chi vuol vecchiezza aver per sua madonna.
46.1Mettiti, prego, il re Pilio davanti,
46.2ch'altro non fa se non forte dolerse,
46.3veggendo gli anni suoi già esser tanti.
47.1Quando Antiloco suo car figlio perse,
47.2chiamavasi infilice e bestemiava
47.3la morte, perché inanzi nol somerse.
48.1Così il padre d'Acchille ancor gridava,
48.2così Laerte pel suo figlio Ulisse,
48.3quando per mar secretamente andava.
49.1Che guadagnò Priàmo, se lui visse
49.2molti e molti anni, veggendosi morto
49.3Ettorre inanzi a sé, se 'l ver si scrisse?
50.1E poscia, per trovar qualche conforto,
50.2morti molti figliuol in sua presenza,
50.3vidde Polite essere ucciso a torto.
51.1Non bastò al ciel questa crudel sentenza,
51.2ché vidde la sua Troia esser disfatta
51.3e lui ancor aver tal penitenza.
52.1Non fu, Solone, di persona matta
52.2la voce tua, quando tu dicevi:
52.3«Solo nel fin filicità s'accatta».
53.1O caro cittadin Marco, ch'avevi
53.2sottomesso Cartagine a' Romani,
53.3grandissima ragion se ti dolevi,
54.1ché ti convenne tra popoli strani,
54.2i qua' da te fùr già fatti suggetti,
54.3gir mendicando 'l pan con prieghi vani!
55.1E tu, Pompeo, che pur meglio aspetti
55.2per viver lungo tempo, or che vergogna
55.3t'è ora che 'n due parti il corpo getti?
56.1Non fu macchiato di sì trista rogna
56.2Lentul, che 'n gioventù finì 'l suo corso,
56.3degno d'ogni gran mal, se 'l ver s'agogna.
57.1Cetego e Catellina ancor tal morso
57.2fuggiron di fortuna, e non troncati
57.3finîr lor vita sanza alcun soccorso.
58.1Voltatev'ora a que' che onorati
58.2son suti di bellezza in quanti affanni
58.3per lor bellezze si son consumati!
59.1O Lucrezia gentil, che ne' prim'anni
59.2della tua gioventù con propria mano
59.3pigliasti morte per mostrar gl'inganni
60.1ricevuti da chi con pensier vano
60.2corromper volse la tua casta vita,
60.3mostrando ne' suoi atti esser villano!
61.1E tu, Virginea, ch'eri sì gradita
61.2di tua bellezza, guarda che 'l tuo padre
61.3vuol che non servi, ma che sia servita.
62.1Quant'era meglio che tua cara madre
62.2non avessi pregato ognor gli dei
62.3che le bellezze tue fusson leggiadre!
63.1Non aresti gustati tanti omei
63.2che 'l tuo buon genitor t'avessi uccisa
63.3per finir la quistion de' falsi e rei.
64.1Sempre sarà e sempre fu divisa
64.2beltà da pudicizia, e quest'è certo;
64.3però non vestir mai simil divisa.
65.1E ben che 'l tuo dottor sia stato sperto
65.2in dimostrarti ogni moral virtute
65.3e come del ben far s'ha ancor buon merto,
66.1per questo non arai la tua salute
66.2perché 'n tal modo el mondo è omai corrotto
66.3che le lingue de' padri om sa far mute.
67.1Lo spendere abbondante e buono scotto,
67.2che doni ad altri, ti fa sempre ardito
67.3a corromper ciascun, ben che sia dotto.
68.1Or vedi come puoi esser gradito
68.2del tuo figliuol, vedendol tu somesso,
68.3per sua beltà ad ogni mal partito.
69.1Degli adulterî ne farà sì spesso,
69.2o costretto d'Amor o per denari,
69.3ch'altro sperar ne puoi che tristo messo.
70.1E se i pensier suoi fusson pur vari
70.2da ogni corrutela e cosa vana,
70.3fuggendo d'Amor sempre e morsi amari,
71.1verranne quella che con mente strana
71.2Ipolito mandò a' lochi oscuri,
71.3perché non seguitò sua voglia insana.
72.1Quanto son falsi e quanto son duri
72.2i pensier d'una donna, quando vole
72.3ch'alle sue triste voglie om sempre duri!
73.1Quand'Amor la costringe, onde si dole,
73.2non è cosa sì aspra e sì crudele
73.3quanto essa, né sarà mai sotto el sole.
74.1Non cura onestà né esser fedele;
74.2spécchiati in Messalina e sta' qui fermo,
74.3ch'alla mia barca più non vo' dar vele;
75.1e pensa che col mondo om non ha schermo
75.2e che son vani e prieghi al sommo Giove
75.3che facciàn col pensier fallace e infermo.
76.1Lascia adunque el governo a lui, che piove
76.2le grazie tutte, e lui solo sia quello
76.3che provvegga al bisogno che ti muove.
77.1Non dubitare che filice ostello
77.2troverrai nel suo regno imperïale,
77.3e secondo il bisogno ogni mantello.
78.1Ma tu, che nella zucca ha' poco sale,
78.2cieco e da cupidigia ancor commosso,
78.3cerchi quel che non sai s'è bene o male.
79.1Non vo' però lasciarti tanto scosso
79.2che non abbi da me qualche buon detto,
79.3se pur al dimandar fussi percosso.
80.1Se oferisci al Signor benedetto
80.2per grazia aver da lui, non esser lento
80.3a dirgli che ti dia buono intelletto,
81.1e che 'l corpo sia sano e ben contento
81.2coll'animo gentil, che mai non tema
81.3di morte alcuna suo crudel pavento.
82.1Ma credi veramente l'ora estrema
82.2esser don di natura; e gran fatiga
82.3portar ben possa, che niente il prema;
83.1e che nell'ira mai non facci riga,
83.2o desideri nulla, e ch'è meglio
83.3d'Ercole le fatiche ed ogni briga
84.1che con lussuria avere in man lo speglio
84.2e viver con vivande, come fece
84.3Sardanapal, lussurïoso veglio;
85.1e che vogli virtù aver per vece
85.2d'ogni mondana cosa,c'ha possanza
85.3a liberarti d'ogni trista pece.
86.1Chi vuole aver Prudenza per sua 'manza
86.2i fatti tutti a lui propizî vede,
86.3ben che si dichi che Fortuna avanza
87.1e come dea nel cielo abbi sua sede.
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