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1.1VNel tempo che Saturno regnò in terra,
1.2regnava Pudicizia e Castitade,
1.3e con grande onestade
1.4viveva il mondo, or pien d'ogni bruttura.
1.5Fin che del ferro poi venne l'etade
1.6durò tal viver lieto senza guerra
1.7e, se 'l mio dir non erra,
1.8casa non era a quel tempo con mura.
1.9Viveva ciaschedun senza paura
1.10d'adulterî, di furti e di rapina
1.11e d'infiniti mal, ch'al mondo or veggio.
1.12Solo lochi selvaggi era a lor seggio,
1.13con dolci canti senza scoglio o spina.
1.14Parea cosa divina
1.15el senno e la bontà ch'a quel tempo era;
1.16ogni parola vera
1.17si ritrovava con dolcezza e pace,
1.18facendosi al ben fare ogni om sequace.
2.1Ma poi che venne la pessima usanza
2.2de l'argento e de l'oro al mondo tristo,
2.3omo non fu mai visto
2.4che fusse di virtù perfetto amico.
2.5Chi di tesoro fa maggiore acquisto
2.6di senno e di bontà ciascuno avanza,
2.7ben che tenghi per 'manza
2.8qualunche vizio a Dio sia più nemico.
2.9Egli è per certo, ancor più ch'io non dico,
2.10che questo fragil mondo è sì imbrattato
2.11che non se trova più chi guardi el cielo.
2.12Prima vede uom cangiarsi el viso e 'l pelo
2.13che gastigar se vogli dal peccato;
2.14misero e tristo stato
2.15d'ogni mortal, che non cognosce e crede
2.16quel che più chiaro vede,
2.17ché per ben far s'acquista eterna vita
2.18e per mal operar doglia infinita!
3.1Giustizia è gita via, Prudenza ancora,
3.2uomo né donna non cura vergogna:
3.3deh, quanto è trista rogna
3.4che se chiama el mal far maggior sapere!
3.5Ciascun, per far quanto al corpo bisogna,
3.6niente cura e vuol che l'alma mora,
3.7né mai non fa dimora
3.8a far quanto mal può per più tenere.
3.9Se mai la tua ragion cercassi avere,
3.10se non t'aiti con molta moneta,
3.11grida quanto più puoi, mai serai inteso.
3.12El povero uom, facendo bene, è offeso;
3.13per lui sta ogni legge sempre queta
3.14ed ègli posto meta
3.15che non possi parlar più ch'altri voglia.
3.16Ma chi ha buona scoglia
3.17di molto argento può ben far gran male,
3.18ché legge alcuna contra lui non vale.
4.1Non ci è più Pudicizia né Fortezza:
4.2ciascuna omai perduto ha il suo valore;
4.3non se curan d'onore
4.4sonno fuggite e veramente morte.
4.5Superbia è fatta del mondo signore,
4.6e, quanto più se regge con asprezza,
4.7è maggior gentilezza,
4.8pur che Ira e Sdegno tenghi per sue scorte.
4.9Solo colui è tenuto uom forte
4.10che può per forza far quanto ha in disio,
4.11non guardando a ragion né cosa onesta.
4.12Beato è chi del mal far non si resta
4.13e chi vedere el ciel posto ha in oblio!
4.14Devenir falso e rio
4.15è tenuto virtù e gran prudenza,
4.16e con questa sentenza
4.17se regge el mondo e vol ch'ogni ria cosa
4.18se possi far per dare al corpo posa.
5.1Se volessi trovar donna pudica,
5.2fara'ne una scolpir di marmo fino,
5.3ché chi beve acqua o vino,
5.4quando uom la vuol, al suo voler la piglia.
5.5Chi ha denari sempre al suo dimino
5.6qualunche donna, ancora a lui nimica,
5.7se la farà sì amica
5.8che non che lei, ma gli darà la figlia.
5.9Quanto potrai pensare e alzar le ciglia,
5.10già mai non troverai chi casta sia,
5.11pur che tu voglia al tuo piacer condulla.
5.12Sia donna antica, giovene o fanciulla,
5.13ciascuna a fare il male è falsa e ria;
5.14non giova gelosia
5.15né in guardia grande star per farle oneste;
5.16sonno ognor sì moleste
5.17e nel peccato tanto fiere e pronte
5.18che tutto fanno con sfacciata fronte.
5.19Misero è ben colui che è sì 'gnorante
6.1che per figliuoli aver vol pigliar moglie,
6.2e per uscir di doglie
6.3entra in pena eternale e crudel foco.
6.4Lo sfortunato convien che se spoglie
6.5d'onor, de libertà, e per astante
6.6arà sempre davante
6.7la morte, sì che in pace starà poco;
6.8in chiamando merzé diverrà fioco,
6.9né mai porrà sì far ch'ella si mova
6.10a confortarlo d'un piccol sospiro.
6.11Contenta serà ben del suo martiro,
6.12volendo che di sé facci ogni prova
6.13e, perché più gli giova
6.14el mutar spesse volte novo isposo
6.15che star con lui in riposo,
6.16il farà far per forza cieco e muto:
6.17meglio serìa non fusse mai veduto.
7.1Temperanza se trova sal dipinta
7.2che con misura l'acqua e il vin dimostra,
7.3ma questa gente nostra
7.4vuol pure il corpo impir più che non tiene.
7.5Nel spender troppo ogni uom, fa festa e giostra,
7.6poi che ragione dal mal fare è vinta
7.7ed in tal modo estinta
7.8che tôr la robba altrui già se conviene.
7.9Amico né parente uom non retiene
7.10per poter ben saziar sua voglia estrana,
7.11libidinosa, adultera e perversa.
7.12La gloria d'esta donna è sì somersa
7.13e lei fatta è da noi tanto lontana
7.14che casa iniqua e vana
7.15se può ben fare amai senza alcun freno.
7.16Non è più el ciel sereno,
7.17ma tanto oscuro e sì di nebbia carco
7.18ch'a suo volere ogni uom trapassa el varco.
8.1O potenzia de Dio, quanto è dolente
8.2chi spera, stando al mondo, esser felice,
8.3essendo esso radice
8.4di pianto e doglia e venenoso frutto!
8.5Di lui per ciascheduno il ver se dice
8.6ch'esso è cagion che le virtù sien spente
8.7e dal primo parente
8.8non generò già mai altra che lutto.
8.9Conviensi adunque abandonarlo in tutto
8.10per potere acquistar vita beata
8.11e non veder ben mille morte il giorno.
8.12De inganni e tradimenti ha tanti intorno
8.13che, seco stando, l'anima è dannata
8.14veder chi l'ha creata
8.15e gire ad abitare al foco eterno,
8.16ove, se 'l ver discerno,
8.17modo non è a minuir la pena,
8.18la quale a maggior morte ognor ci mena.
8.19— Canzon, che vedi questa vita attiva
8.20alla nostra salute esser contraria
8.21e chi la segue al fine esser disfatto,
8.22dirai che Colui che el mondo ha fatto
8.23e giorno e notte in mille modi varia
8.24per cosa necessaria,
8.25comanda a chi vuol seco esser giocondo
8.26ch'egli abandoni el mondo
8.27e che contempli lui che è Signor vero,
8.28ponendo al suo servigio ogni pensero.
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